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Inviato

Volentieri condivido l’ultimo esemplare veneziano recentemente entrato in collezione.

Si tratta dell’unica Osella che il Doge Sebastiano Veniero poté far coniare nel suo brevissimo Dogato.

Ho ripreso, al riguardo, quanto riporta il Manin nel suo lavoro sulle Oselle, e di seguito lo ritrascrivo:

Nel giugno dell'anno 1576 Sebastiano Veniero, Procuratore di S. Marco, succedette al defunto  Mocenigo, ma un solo anno sulla sede ducale rimase. Questo Doge, che era stato capitano generale sulla flotta, e il quale col suo valore con tributo, aveva all'esito fortunato della battaglia di Lepanto in cui il centro comandava, la ricompensa più grande dalla patria ottenne pe' suoi sparsi sudori. Distribuendo a' nobili il consueto dono, volle, che nel diritto inciso fosse il protettore S. Marco in atto di benedire, con la sinistra allo stendardo appoggiata, mentre il Doge genuflesso gli presenta un ramo di palma in omaggio per la ottenuta vittoria, ed un Angelo a volo discende dal cielo col ducale berretto apparecchiato a collocarglielo sul capo col motto : SEB. VENERIO. P. MVNVS., e sotto ANNO.1., e tutto ciò in memoria di essere stato
dal suo Angelo tutelare nella famosa giornata salvato. Nel rovescio poi ricorda la protezione del cielo accordata alla città nella pestifera mortalità passata, dall'alto mostrandosi il Signore che la sottoposta città benedice, ed alla quale varie galere approdano con la epigrafe : 1577. MAGNA . DEI. MISERICORDIA.SVP. NOS. Parve al Palazzi di vedere in questo rovescio nuovamente rammentata la battaglia dei Curzolari, sognando esservi le flotte che s'incontrano; ma chiaramente risulta essere al di sotto del Signore raffigurata una città, ed anzi da’ suoi edifizii puossi Venezia riconoscere, alla piazzetta della quale, non già nemiche flotte s'incontrano, ma tranquille navi onerarie approdano, e danno fondo; oltre a che lo stesso motto che vi si legge appalesa piuttosto la liberazione di un flagello, che non una vittoria per la Dio grazia ottenuta.”

Qualche ulteriore info sul Doge:

(Da: https://www.treccani.it/enciclopedia/sebastiano-venier_(Enciclopedia-Italiana)/)

Doge (86°) dall'11 giugno 1577 al 3 marzo 1578. Impersona, con Agostino Barbarigo morto combattendo, la gloria veneziana di Lepanto. Nato da Mosè Venier e da Elena Donà intorno al 1496, sposatosi, nel 1544, con Cecilia Contarini, di Natale, fu eletto nel 1548 duca di Candia dove restò fino al 1551; quindi capitano a Brescia (1561-62), deputato alla definizione di vertenze confinarie nel Friuli (1564), podestà a Verona (1566-68), avogador di Comun, Savio Grande, provveditore generale alle fortezze, procuratore di San Marco (1570). Nel marzo dello stesso anno, essendo aperte già le ostilità col Turco, fu designato provveditore a Corfù, nella qual carica diede prova di audace spirito aggressivo, sì che, delineandosi sempre più nettamente la minaccia turca su Cipro, il V. venne eletto provveditore generale di quell'isola, ma fu impedito di recarsi colà soprattutto dalle tergiversazioni di Giannandrea Doria. Il 13 dicembre 1570 fu nominato capitano general da mar (aveva 75 anni). Provvide subito al riordinamento dell'armata e iniziò l'assedio di Durazzo. Conclusa la Lega Santa (1571, 25 maggio) organizzò la campagna navale contro il Turco, in unione agli alleati, non senza violenti attriti con don Giovanni d'Austria. Alla battaglia di Lepanto il V. si trovò al centro, a sinistra della reale dì Don Giovanni. Il contegno del V. in quella memoranda giornata fu ammirato da tutti. Risorsero, dopo la vittoria, gli antagonismi fra don Giovanni e il V., per cui il Senato gli mise a fianco (gennaio 1572) un altro capitano generale, Iacopo Foscarini, per dare soddísfazione alla Spagna. L'ulteriore azione navale fu fiacca e inconcludente, né impedì che la pace col Turco si dovesse fare sulla base della cessione di Cipro. L'elezione del V. a doge, in tardissima età, suonava riabilitazione del ferreo combattente ed esaltazione delle sue gesta. Il suo breve dogado venne funestato dal grande incendio del palazzo ducale (dicembre 1577), che distrusse tanti capolavori pittorici. Fu sepolto a Santa Maria degli Angeli di Murano, di dove le sue ceneri vennero trasportate (1907) nella chiesa dei Ss. Giovanni e Paolo, accanto alla Cappella del Rosario, eretta per commemorare Lepanto.

 

Saluti, 
Domenico

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Inviato

Sebastiano Venier nove mesi prima di morire venne eletto, al primo scrutinio, Doge delle Serenissima. 
Il condottiero rimane nella storia per un solo fondamentale episodio, decisivo per il suo tempo. Egli vinse la più grande battaglia navale della marina a remi. In poche ore, dall'alba al tramonto del 7 ottobre 1571, nelle acque di Lepanto egli annientò la flotta di Alì Pascià, impedendo che il mediterraneo diventasse un lago turco e salvando la cristianità da un disastro irreparabile. Aveva 75 anni.
Amante della vita gaia e spensierata, soltanto nell'età matura sposò Cecilia Contarini e così cominciò la sua brillante carriera pubblica. Due anni dopo le nozze venne eletto Duca di Candia, dove rimase sino al 1551. Divenne quindi, Capitano a Brescia, Podestà di Verona, Avogador de Comun a Venezia, Provveditore Generale di Cipro. 
Il 13 dicembre 1570 fu nominato Capitano Generale da Mar e senza indugio si mise all'opera. Preparò la sua arma segreta, le Galeazze, autentiche fortezze galleggianti, armate di 70 pezzi di artiglieria.
Su iniziativa di Pio V si creò la Lega Santa tra Chiesa, Spagna, Venezia ed alleati minori, con il Trattato del 20 maggio 1571; il comando generale toccò a Don Giovanni d'Austria, il ventiduenne figlio naturale di Carlo V.
La flotta Turca comprendeva 222 galee e 60 galeotte, con 750 cannoni e 30 navi minori. Meno uomini, circa 74000, ma più cannoni, 1815, Venier comandava 105 galee e le 6 galeazze veneziane e rappresentava la forza centrale della flotta cristiana.
La battaglia fu cruenta, ma alla fine, la cristianità prevalse a Lepanto sui Turchi, perchè Venier seppe dare un senso unitario alla lotta ed il resto lo fece la sua maestria di Capitano da Mar. 
A Venezia si celebrò la vittoria nella Chiesa di Santa Giustina con un solenne Te Deum, dove la vicina Calle Te Deum ne ricorda l'evento.
La sua casa si trova in Campo Santa Maria Formosa, una splendida costruzione gotica, sopra l'attuale Farmacia dell'Orso.
Alla morte la sua salma fu sepolta a Murano, nella Chiesa di Santa Maria degli Angeli, pianto dai marinai e dai soldati ch'egli aveva guidato alla più luminosa delle vittorie. In epoca moderna (1907) le spoglie sono state traslate nella Basilica dei Santi Giovanni e Paolo, accanto alla Cappella del Rosario, eretta per pertuare la mamoria di Lepanto.
Rimane celebre il ritratto di Sebastiano Venier, quando ancora non si erano spenti gli echi della battaglia vinta, che il Tintoretto ha effigiato con il suo magico pennello nel 1571-72, dipinto conservato presso il Kunsthistorisches Museum di Vienna.

https://venicewiki.org/wiki/Sebastiano_Venier


Inviato (modificato)

L’esemplare da me postato si avvicina alla variante n. 2 del Correr citata dal Werdnig, però, salvo errori, al D/ non compare il punto dopo DEI ma compare dopo MISERICORDIA.

Un’altra particolarità è la P di SVP al R/. Avete notato? Pare anche che l’analoga lettera dell’esemplare del Werdnig sia similare.

d

Modificato da Oppiano
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Inviato

Bellissima osella e magnifica la storia e gli eventi raccontati. 

  • Grazie 1

Inviato

Ciao!

Tomba del Doge all'interno della Basilica dei SS Giovanni e Paolo, fotografata lo scorso novembre.

Complimenti per l'osella, decisamente "parlante"

saluti

luciano

Sebastiano Venier.jpg

  • Mi piace 1

Inviato
5 minuti fa, 417sonia dice:

Ciao!

Tomba del Doge all'interno della Basilica dei SS Giovanni e Paolo, fotografata lo scorso novembre.

Complimenti per l'osella, decisamente "parlante"

saluti

luciano

Sebastiano Venier.jpg

 


Dovrò andare, prima o poi!


Inviato

Sicuramente una visita da fare. Prima o poi andrò anch'io a vederla. 


Inviato

Complimenti per la stupenda osella e per le notizie a corredo.

  • Grazie 1

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