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Il primo Nerone... non si scorda mai!


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Inviato (modificato)

Sapete tutti ormai che la mia grande passione riguarda l'impero gallico e in generale il III secolo... tuttavia non rimango indifferente di fronte alla "moneta romana" in generale e in particolar modo a quelle figure un po' iconiche che in qualche misura la rappresentano e la rendono nota ai più.

Ed è proprio per questo che ieri, un po' per gioco e un po' per caso, ho acquistato il mio primo Nerone. Niente di che, una moneta piuttosto comune e nemmeno in grande conservazione ma con una storia alle spalle interessante e da approfondire (almeno per me che del periodo so assai poco).

Ve la presento:

nero_dritto_genio.jpgnero_rovescio_genio.jpg

dovrebbe trattarsi del RIC I 215 (uso il condizionale perché la legenda al dritto non offre una gran leggibilità, almeno da foto):

Asse in oricalco, Zecca di Roma, 64 d.C.
D\ NERO CLAVD CAESAR AVG GER P M TR IMP P P, testa di Nerone radiata a destra.
R\ GENIO AVGVSTI S|C/I, il Genio stante a sinistra con patera nella mano destra sopra un altare e cornucopia nella sinistra. 
Ex Lanz Numismatik

La moneta è nota anche in altre versioni: senza la sigla SC, senza il segno di valore I (o I con barretta sopra come nel mio esemplare), ma soprattutto in versione laureata e radiata.

Per tutte queste "varianti" il RIC parla di assi e si assiste a una variabilità ponderale che oscilla tra i 5 e gli 11 grammi circa.

Sappiamo che tra il 63 e il 64 Nerone attuò una importante riforma monetaria e che è in questo contesto che la corona radiata inizia a "marcare" come segno di distinzione il duopondio. 

Inoltre Nerone introdusse anche la lega di oricalco per la coniazione di assi di peso ridotto in oricalco rispetto la consueta lega di rame/bronzo: la riduzione di peso veniva "compensata" da una lega più "nobile".

Tuttavia non mi sembra, facendo una panoramica sui pesi, che la corona radiata accompagni in maniera chiara una qualche scelta riformista nel panorama degli assi: esistono assi radiati e assi laureati del medesimo peso ed entrambi con il segno di valore I (indifferentemente con o senza barretta superiore). 

Ho analizzato le combinazioni di corona laureata/radiata, SC/no SC, I/no I, I con barretta/I senza barretta... ma non sono riuscito a dipanare una logica per mettere ordine a questo, per me, caos.

Se la presenza/assenza della sigla SC può avere una valenza per lo più politica che va a sottolineare il controllo diretto dell'imperatore sull'emissione in questione a discapito del controllo senatoriale, analogamente non posso ritenere figlio del caso l'uso indiscriminato della corona radiata o laureata. E vorrei aggiungere che nemmeno il segno di valore "I" o "I barrato" sia solo frutto della scelta dell'incisore di turno.

Se il concetto di "standardizzazione" è un concetto per lo più moderno e contemporaneo (mi riferisco all'esattezza dei dati ponderali o alla serialità della composizione di una certa tipologia di lega associata a un preciso nominale ecc) e pur vero che il "romano" è concreto e pratico e quindi doveva esserci una precisa ragione alla base di una determinata scelta.

I miei sono dubbi da neofita, ho cercato un po' all'interno del forum e in rete qualcosa per far un po' di luce sulla questione, ma - lo ammetto - avendo la "fregola" e l'entusiasmo dell'acquisto del mio primo Nerone da condividere con voi... mi son fatto prendere la mano e ho deciso di fare il collezionista alle prime armi e chiedere aiuto a voi che, di certo, ne saprete più di me di sicuro sull'organizzazione delle emissioni di Nerone!

Modificato da grigioviola
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Inviato

Grazie dei link. Interessante il contributo di Lo Cascio.

Tuttavia non trovo un riscontro "visivo" che deve in qualche misura rispecchiare la riforma messa in atto (anche progressivamente) da Nerone in corrispondenza degli elementi che ho sottolineato nella mia discussione (mi riferisco in particolare al tipo di corona e all'uso e non uso del segno di valore all'esergo). Uno stesso taglio monetale non può avere segni distintivi casuali, la presenza/assenza deve accompagnarsi per forza a una qualche logica d'uso.

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Inviato

DE GREGE EPICURI

Adriano Savio ha scritto un lavoro "Tre imperatori, tre riforme" (Augusto, Nerone, Diocleziano), uscito su Cronaca Numismatica, num. speciale, gennaio 2000. La parte di Nerone sulla monetazione enea è a p. 28, a cura di Tomaso Lucchelli, ed è piuttosto complessa. Ci furono 7 emissioni diverse a Roma, e almeno 5 a Lugdunum. La SC manca solo in alcune di queste emissioni. Nella emissione III del 64 d.C. di Roma era presente la SC ed anche le marche di valore. La cosa singolare è che furono emessi in oricalco anche molti quadranti.

Non credo che l'articolo sia reperibile in rete, ma non sono bravo in queste ricerche.


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