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Britannia Romana: le emissioni numismatiche imperiali nel periodo tra Claudio e i Severi. Prologo e parte 1.


Illyricum65

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Buongiorno,

la presentazione che Vi propongo è un piccolo lavoro incentrato sulla Britannia e i suoi riflessi nella monetazione imperiale romana. Non è definitiva (alcune monete sono difficili da reperire come immagine) ma ritengo di aver raccolto un discreto catalogo tematico. Buona lettura!

 Britannia Romana: le emissioni numismatiche imperiali nel  periodo tra Claudio e ai Severi.

PROLOGO:

   L’esistenza della Britannia era nota alle popolazioni mediterranee fin dall’antichità classica grazie alle rotte commerciali di greci e cartaginesi finalizzate al reperimento di minerali ricchi di stagno   di cui l’isola britannica era ricca. Le imbarcazioni, una volta superate le Colonne d’Ercole (Stretto di Gibilterra), costeggiavano le coste atlantiche spagnole e francesi e raggiungevano la Manica. Per i Greci le isole britanniche infatti avevano assunto il nome di Cassiteridi (Κασσίτερος / Kassiteros = isole dello stagno) e vari geografi greci ne diedero descrizioni perlopiù vaghe o riportate. Le prime citazioni nei testi latini riferite all’isola britannica risalgono al De bello Gallico di Giulio Cesare dove è riportato che durante la campagna gallica le popolazioni isolane fornivano appoggio alle tribù galliche continentali contro i Romani. E’ tuttavia verosimile ritenere che le motivazioni che spinsero Cesare ad invadere la Britannia fossero molteplici e tra queste la ricerca di fama e gloria personale e la possibilità di ottenere magari ulteriori richezze. Cesare condusse a scopo intimidatorio due spedizioni sull’isola, una con forze militari contenute (quasi una sorta di esplorazione) nel 55 a.C. e una seconda l’anno seguente con l’impiego di ben 5 legioni, 2000 cavalieri e 800 navi da guerra e da carico. In quest’ultima, dopo una prima vittoria romana i Britanni attaccarono il campo romano; il contrattacco portò i Romani ad avanzare nei territori britannici, conquistando anche un oppidum locale. Alla luce della malparata, il principe britanno Cassivellauno comandante della coalizione fu costretto a mediare la pace con Giulio Cesare, raggiunta con l’aiuto di alcuni capitribù filo-romani. Fu stipulato il pagamento di un tributo annuale e la consegna di ostaggi; oltre a ciò fu sancito che le tribù britanniche alleate di Roma non venissero attaccate dalla fazione anti-romana pena un intervento militare da parte di Roma. Stabilito ciò, Cesare rientrò in Gallia: l’isola britannica era entrata nella sfera d’influenza romana pur senza alcuna reale conquista territoriale ma mediante la creazione di una serie di clientele e di rapporti diplomatici e commerciali. Questo sistema resse per un po’ di tempo, con l’invio di ambasciatori tra le due parti e il rafforzamento degli scambi commerciali: Ottaviano pianificò più invasioni mai messe in pratica e lo stesso accadde per Caligola (40 d.C.).

LE CAMPAGNE MILITARI ROMANE

Parte 1 – da Claudio a Commodo

43 d.C. – La conquista romana della Britannia

   Nel tempo le frizioni ed i contrasti tra tribù britanniche si acuirono anche con appelli all’intervento militare di Roma da parte di principi tribali alleati; le richieste d’intervento rimasero inascoltate dagli Imperatori romani fino a che queste divennero il comodo casus belli per Claudio. Questi, desideroso di celebrare la propria gloria con una conquista militare prestigiosa (si trattava pur sempre di una terra lontana e poco conosciuta ma la cui conquista era sfuggita a vari suoi famosi predecessori) accolse l’esortazione all’intervento militare romano posta da Verica, principe britannico della tribù degli Atrebati, già alleati di Giulio Cesare, deposto ed espulso da Caratacus, capotribù dei Catuvellauni. Il grosso dell’esercito romano costituito un contingente militare composto da quattro rodate legioni (II Augusta, IX Hispania, XIV Gemina e XX Valeria Victrix) affiancate da circa 20.000 truppe ausiliarie batave sbarcò nelle coste meridionali dell’isola al comando di Aulus Platius (Alio Plauzio) e di altri comandanti tra i quali Titus Flavius Vespasianus, il futuro imperatore. Le truppe romane sconfissero i Britanni guidati da Caratacus e dal fratello Togodumnus (Togodumno) nei pressi dei fiumi Medway e Tamigi, conquistarono la capitale cateuvellauna Camulodunum (Colchester) ed imposero il dominio romano nel sud dell’isola britannica. Per avanzamenti successivi nei successivi quattro anni di conflitto Roma potè vantare la conquista di tutta la Britannia meridionale esclusi i territori dell’attuale Galles che vennero acquisiti successivamente con varie campagne militari (nel periodo 60 - 78 d.C.).

 

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MONETE DI CLAUDIO (41-54 d.C.)

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Claudio AV Aureus (19mm, 7.77 g, 5h). Zecca di Roma. Emesso nel 46-47 d.C.. TI CLAVD CAESAR AVG P M TR P VI IMP XI, testa laureata rivolta a destra/ DE BRITANN su architrave di un arco trionfale sormontato da una statua equestre di Claudio rivolta verso sinistra, in mezzo a due trofei. R4. RIC I 33; von Kaenel Type 27, 591, 732 (V493/R510 – this coin, illustrated); Lyon 52 (Lugdunum); Calicó 349; SCBC 633; BMCRE 32-4; BN 54-6 (Lugdunum). (www.cngcoins.com)

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Claudio AR Denarius (3.41 g, 3h). Zecca di Roma. Emesso nel 46-47 d.C. . testa laureate verso destra/ DE BRITANN su architrave di un arco trionfale sormontato da una statua equestre di Claudio rivolta verso sinistra, in mezzo a due trofei. R2. RIC I 34; von Kaenel Type 27; RSC 18. (www.cngcoins.com)

Si tratta delle rappresentazioni degli archi trionfali dedicati alla vittoriosa spedizione contro i Britanni eretti dal Senato a Roma e in Gallia (presso Bononia, porto di partenza della flotta romana). A Bononia (attuale Boulogne) non si hanno attualmente resti noti così come a Roma, salvo un frammento di iscrizione conservata presso i Musei Capitolini (CIL VI.920923 = 312034). La legenda sull’arco va completata come DE(VICTIS) BRITANN(IS).

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Claudio AR Didracma (23mm, 7.69 g, 12h). Zecca di Cesarea-Eusebia. Emesso tra il 43 e il 48 d.C.  TI • CLAVD • CAESAR AVG GERM P M TR P, testa laureate a sinistra /Imperatore guidante una quadriga verso destra; cocchio decorato con una Vittoria stante verso destra, DE BRITANNIS in esergo. RIC I 122 var. ; RPC 3625; Sydenham, Caesarea 55; BMCRE 237-239 var. (holding eagle-tipped scepter); 15a corr. ; SNG Hunterian 2201. (www.cngcoins.com)

Rappresentazione di Claudio che guida la quadriga trionfale durante la celebrazione della vittoria in Britannia. Si tratta dell’unica evidenza monetale riferibile all’evento bellico non emessa a Roma.

 

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60-61 d.C. - La rivolta britannica e la riconquista romana

  Attorno al 60-61 d.C. le popolazioni locali si ribellarono al giogo romano sotto la guida di Boudicca, la Regina degli Iceni, figura quasi mitica. Questa regina era la moglie del re Prasutago, già alleato dei Romani ai tempi dell’invasione di Aulo Plauzio che al fine della sua successione aveva ingenuamente nominato coeredi alla guida del regno le figlie e l’Imperatore romano. Ciò fornì ai romani un pretesto per occupare militarmente le terre degli Iceni vessando la popolazione locale. La stessa regina fu flagellata e le figlie violentate, provocando l’insurrezione degli Iceni a cui si unì la tribù dei Trinovanti ed altre. La colonia romana di Camulodunum fu assediata e distrutta quindi analoga sorte toccò a Londinium (Londra), sviluppatasi come emporio commerciale sul fiume Thamesis (Tamigi) e abbandonata dalle truppe romane, ritiratesi quando si resero conto di esser insufficienti numericamente per provvedere ad una efficace difesa cittadina; analoga sorte toccò a Verulamium (St.Albans). Nel 61 d.C. le truppe romane riorganizzatesi sotto la guida di Gaio Svetonio Paolino, sebbene nettamente inferiori per numero ma meglio organizzate tatticamente, sconfissero i ribelli nella battaglia di Waitling Street. La stessa Boudicca per evitare di cadere in mano nemica si avvelenò: il sogno britannico dell’insurrezione era crollato. Il ricordo della regina rimase comunque vivo nelle popolazioni tanto da esser ripreso sia nelle tradizioni popolari britanniche sia nell’iconografia moderna come simbolo di fiera indipendenza e di ribellione verso il nemico oppressore. Da questo momento la parte centro-meridionale dell’isola entrò saldamente sotto il controllo romano e crebbero città che promulgarono i valori propri della romanitas; ben presto l’aristocrazia locale accettò l’assimilazione culturale e fece propri gli usi e costumi romani. Nel campo religioso si assistette al sincretismo tra divinità di origine locale e quella romana. I valori della romanitas non furono accettati da tutte le popolazioni locali: vari gruppi tribali britannici rimasero spiccatamente ostili ai Romani e tra questi si mise in luce quello dei Brigantes, una bellicosa tribù che occupava un’ampia area territoriale corrispondente all’Inghilterra settentrionale. Guidata al momento dell’invasione dalla Regina Cartimandua ebbe inizialmente rapporti di alleanza con i Romani tanto che nel 51 d.C. questa consegnò Caratacus (fuggito all’offensiva romana contro i ribelli del Galles Nord-Orientale e rifugiatosi presso i Briganti) al governatore romano Ostio Scapula. Ben presto però la fazione anti-romana presente nella stessa tribù crebbe per importanza e con a capo l’ex marito Venuzio tentò il rovesciamento della regina, sventato grazie all’intervento militare di soldati ausiliari romani. In un secondo momento collocabile nel periodo successivo alla morte di Nerone (69 d.C.) Venuzio ritentò con successo di prendere il potere ottenendo la destituzione di Cartimandua.

79-84 d.C. - Britannia perdomita et olim missa

  A partire da questo momento i Briganti si distinsero per azioni di rivolta antiromana, spesso non documentate chiaramente dagli storici latini. In questa ottica sorse in epoca neroniana o flavia Eburacum (York), sviluppatasi progressivamente attorno al forte legionario della IX Legio Hispanica (71 d.C., dapprima attestata presso Lindum, attuale Lincoln) che costituiva una base strategicamente importante sia per azioni militari contro le popolazioni del Nord che di controllo e di intervento in caso di moti rivoltosi da parte dei Briganti stessi. La politica espansionista dei Flavi raggiunse il suo acme con Tito che incaricò Gneo Giulio Agricola della conquista della totalità dell’isola britannica; il governatore durante sette anni di azioni militari conquistò gran parte della Caledonia (attuale Scozia) scontrandosi con le popolazioni alloctone guidate da Calgacus e sconfitte nella battaglia del Mons Graupius. A questo capo caledone Tacito attribuisce un famoso discorso tenuto prima dello scontro militare e che ben esprime ciò che provavano le popolazioni locali nei confronti dei Romani: “… voi tutti qui accorsi in massa, che non sapete cosa significhi servitù, non c'è altra terra oltre questa e neanche il mare è sicuro, da quando su di noi incombe la flotta romana. Perciò combattere con le armi in pugno, scelta gloriosa dei forti, è sicura difesa anche per i meno coraggiosi… Noi, al limite estremo del mondo e della libertà, siamo stati fino a oggi protetti dall'isolamento e dall'oscurità del nome... [I Romani] Predatori del mondo intero, adesso che mancano terre alla loro sete di totale devastazione, vanno a frugare anche il mare: avidi se il nemico è ricco, arroganti se povero, gente che né l'oriente né l'occidente possono saziare; loro soli bramano possedere con pari smania ricchezze e miseria. Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto, dicono che è la pace” (Tacito, Agricola, 29-32). Quando la vittoria sembrava essere ormai prossima, la conquista della Caledonia non si completò: nell’84 d.C. Agricola rientrò a Roma per richiedere a Domiziano un ulteriore contingente militare utile a concludere la campagna. L’imperatore, probabilmente infastidito dalla gloria militare che stava procurandosi il generale, non solo lo negò ma anzi ordinò l’abbandonò dei territori conquistati nella Caledonia settentrionale e l’attestamento sulle posizioni da cui era partita l’offensiva. Famosa in merito fu la frase Britannia perdomita et olim missa (la Britannia conquistata fu subito persa) con cui Tacito commentò la vicenda sul suo “Agricola”.

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MONETE DI TITO (79-81 d.C.)

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Tito. AR Aureus (19mm, 7.10 g, 7h). Zecca di Roma. Emesso nella prima metà degli anni 80 d.C. IMP TITVS CAES VESPASIAN AVG P M, testa laureata a sinistra / TR P IX IMP XV COS VIII P P Trofeo, ai piedi nemici catturati. RIC II 21a; Calicó 778; C. 305. (www.cngcoins.com)

 

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Tito. AR Denarius (17 mm, 3.32 g, 6 h). Zecca di Roma. Emesso nella prima metà degli anni 80 d.C. IMP TITVS CAES VESPASIAN AVG P M, testa laureate a destra / TR P IX IMP XV COS VIII P P Trofeo, a piedi nemici (a destra la Britannia?) catturati. RIC II 21 b; RSC 307. (www.cngcoins.com)

Aureo e denario emessi da Tito in onore delle vittorie conseguite da Agricola in Britannia del Nord.

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I costruttori di frontiere: Adriano e Antonino Pio

  Nel 105 d.C. durante il regno di Traiano vi fu un’invasione da parte di una tribù del nord (Selgovi?) che comportò l’abbandono di alcuni forti settentrionali poi riconquistati: sembra che le onoreficenze ottenute dalla Cohors I Cugernorum e dal prefetto della Cohors I Asturum siano legate a successi conseguiti contro le tribù del nord.  Nel 118 d.C. ci fu una rivolta forse congiunta di Briganti, Novanti e Selgovi che venne fronteggiata dal neo-governatore della Britannia Quintus Pompeius Falco (Quinto Pompeo Falcone), inviato dalla Moesia Inferior appositamente con il compito di ripristinare il controllo dei confini settentrionale; l’anno seguente la Provincia fu visitata dall’Imperatore Adriano ed è probabile che il conflitto non fosse ancora terminato. Durante il periodo adrianeo si assistono ad alcuni modifiche nell’assetto militare isolano: la sostituzione a Eburacum della Legio IX Hispania con la Legio VI Victrix, la “scomparsa” dalle fonti storiche della prima e la costruzione del Vallum Hadriani. Sulla sorte della IX Legioni, gli studiosi non sono concordi: taluni ritengono che sia stata annientata durante una spedizione nei territori settentrionali (o nelle fasi iniziali del conflitto di cui sopra del 118 d.C.), sostituita dalla Legio VI e che le fonti ne abbiano volutamente tralasciato l’infamante esito. Altri invece più recentemente imputano tale sparizione dallo scacchiere britannico ai consueti spostamenti di truppe in altri settori (dapprima a Noviomagus Bataviorum – Germania Inferior fino al 131 e quindi in Oriente). Quale sia stata la sorte della IX Legio, seppure non ci siano testimonianze scritte in merito, la situazione nella Britannia del Nord non doveva essere del tutto tranquilla se Adriano dopo la sua ispezione al Limes Britannicus decise nel 122 d.C. la costruzione del già citato Vallum Hadriani (Vallo di Adriano) ad opera del neo governatore Platorio Nepote. La costruzione di questa barriera muraria collima con l’obiettivo di consolidamento dei confini imperiali dopo gli ampliamenti territoriali seguenti alle campagne traianee e inaugurava una nuova fase difensiva romana dopo quella basata sulla creazione di regni-cuscinetto gestiti su base clientelare e tipica del I secolo d.C. Nell’area britannica questo progetto aveva retto fino a quando il potere presso i Briganti era stato in mano alla fazione filo-romana guidata da Cartimandua; destituita quest’ultima si era provveduto all’occupazione militare e all’annessione del territorio tribale esponendo direttamente la nuova frontiera imperiale alle incursioni da parte delle popolazioni del nord. D’altra parte lo spirito ribelle dei Briganti non si era sopito: il Vallo tagliava trasversalmente la parte settentrionale del loro territorio tribale e verosimilmente veniva a ostacolare i rapporti tra popolazioni da sempre in contatto tra loro. L’assenza di grossi centri urbani romani nella Britannia settentrionale, se si escludono Deva ed Eburacum (collegate però alla forte presenza militare), è forse buona testimone del fallimento della romanizzazione di quest’area e dall’altra parte, di una certa riottosità dei locali ad assimilare il nuovo stile di vita. Stile di vita che arrivava seppur sfumato sino a Eburacum, vuoi per la presenza della legione (così come per Deva) e soprattutto di quei legionari che una volta congedati dal servizio investivano i loro averi nella costruzione di una villa rurale nei pressi della città. E’ un fatto non da poco se si considera che lo stesso Agricola aveva spronato la costruzione di opere pubbliche in quanto simboli della romanizzazione e per mezzo delle quali le popolazione autoctone avrebbero di buon grado accettato la assimilazione ai costumi romani, godendone dei benefici, smettendo quelli tradizionali celtici: [Agricola] aiutava [i Britanni] poi in forma ufficiale a costruire templi, piazze, case … così che la gara per la conquista della lode veniva a sostituire efficacemente la costrizione. Prese, inoltre, a istruire nelle arti liberali i figli dei capi … in modo che coloro, i quali prima disprezzavano la cultura dei Romani, aspirarono, poi, a possedere la loro arte oratoria. Di qui venne ai Britanni l'abitudine alla nostra foggia di vestire e l'uso frequente della toga; a poco a poco essi si abbandonarono anche alla seduzione dei vizi, alle raffinatezze dei portici, dei bagni, dei conviti: ignari, essi chiamavano civiltà tutto questo, che null'altro era se non un aspetto della loro servitù." (Tacito, Agricola, 20).

Tornando in merito al Vallo, si trattava comunque di un’opera imponente: 120 km di murature larghe tra i 3 e i 2,5 metri e alte 4-5 che tagliavano l’isola trasversalmente, intervallate da quattordici forti ausiliari e ottanta fortini posizionati presso i varchi. Presidiato da truppe ausiliarie e vexillationes legionarie poteva contare sul rapido afflusso delle legioni posizionate più a sud (presso la già citata Eburacum e Deva–Chester) utilizzando strade di una certa portata quale la Dere Street (da Eburacum verso nord) oltre a quelle come la Stanegate, caratterizzata da un decorso lungo il Vallum.

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MONETE DI ADRIANO (117-138 d.C.)

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Adriano. Æ Asse (27mm, 9.65 g, 6h). Zecca di Roma. Emesso attorno al 119-120 d.C. IMP CAESAR TRAIANVS HADRIANVS AVG, testa laureata a destra / PONT MAX TR POT COS III, S C nei campi, BRITANNIA in esergo, Britannia seduta leggermente rivolta a sinistra, testa retta dalla mano destra, lancia nella sinistra e piede destro appoggiato su un gruppo di pietre; scudo a destra. RIC II 577a; Strack -; SCBC 635; BMCRE 1174. (www.cngcoins.com)

(NESSUNA IMMAGINE DISPONIBILE)

Adriano. Æ Asse. Zecca di Roma. Emesso attorno al 119-120 d.C. IMP CAESAR TRAIANVS HADRIANVS AVG, busto laureato rivolto a destra, drappeggio sulla spalla sinistra / PONT MAX TR POT COS III, S C nei campi, FORT RED in esergo, Fortuna, drappeggiata, seduta rivolta a sinistra reggente un timone nella mano destra e una cornucopia nella sinistra. RIC II 578.

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Adriano. Æ Sestertius (27mm, 9.65 g, 6h). Zecca di Roma. Emesso attorno al 121 d.C. HADRIANVS AVG COS III PP, testa laureata e drappeggiata a destra / ADVENTVI AVG BRITANNIAE, S C in esergo, Adriano stante verso destra reggente un rotolo e alzante la mano destra in segno di saluto rivolto verso la Britannia rivolta verso sinistra, indossante una veste lunga e sacrificante su un altare posto tra i due, vittima sacrificale ai piedi. RIC II 882; Strack -; Cohen 28. Rated R2. (www.wildwinds.com)

There is an ADVENTVI AVG BRITANNIAE recorded (RIC 882) but RIC is unable to provide a description of the personification of Britannia. In fact, this coin type is very rare. The British Museum does not have an example and I have only been able to find two illustrations. The woodcut shown below is from Akerman’s Coins of the Romans related to Britain and an illustration of an actual coin is shown on Guy de la Bedoyere’s website. (http://www.hookmoor.com/home/?p=290).

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Hadrian, Sestertius, reverse, ADVENTVS AVG BRITANNIAE, RIC (882), Askew (17)

(http://www.yorkcoins.com)

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Adriano. Æ Sestertius ( 25.5 g, 6h). Zecca di Roma. Emesso attorno al 134 e il 138 d.C. HADRIANVS AVG COS III P P,, testa laureata a destra / BRITANNIA, Britannia seduta leggermente rivolta a sinistra, testa retta dalla mano destra, lancia nella sinistra e piede destro appoggiato su un gruppo di pietre; scudo a destra. S C in esergo. RIC II 845; Banti 115; BMCRE 1723. (www.cngcoins.com)

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Adriano. Æ dupondius ( 14.24 g, 12 h). Zecca di Roma. Emesso attorno al 134 e il 138 d.C. HADRIANVS AVG COS III P P,, testa laureata a destra / BRITANNIA, Britannia seduta leggermente rivolta a sinistra, testa retta dalla mano destra, lancia nella sinistra e piede destro appoggiato su un gruppo di pietre; scudo a destra. S C in esergo. RIC II 846; Cohen 195; BMCRE 1724. (www.cngcoins.com)

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Adriano. Æ sestertius (19,81 g, 32.00 mm). Zecca di Roma. Emesso attorno al 134 e il 138 d.C. HADRIANVS AVG COS III P P,, testa laureata a destra / EXERCITVS BRITANNICVS, Adriano avanzante a cavallo verso destra con la mano destra sollevata in segno di saluto; a destra dei soldati avanzano verso di lui con il primo che regge le insegne.  BRITANNIA in esergo, S C tra i campi. RIC II 912. Asta “The Collection Of An English Gentleman”, lotto 236, 9 febbraio 2014 (http://www.deamoneta.com/auctions/view/198/236)

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Adriano. Æ sestertius ( 31,24 g, 45 mm [?!]). Zecca di Roma. Emesso attorno al 134 e il 138 d.C. HADRIANVS AVG COS III P P,, testa laureata a destra / EXERCITVS BRITANNI / CVS, Adriano su un lieve rialzo indirizza le truppe legionarie, reggenti gli stendardi, verso la Britannia . S C tra i campi. RIC II 913; Strack 789; Hill 874. Numismatik Lanz, Asta 94, lotto 504,  22 novembre 1999 (http://www.lanzauctions.com)

 

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Ad Adriano succedette Antonino Pio (138 d.C.) il quale l’anno seguente nominò governatore della Britannia Quintus Lollius Urbicus (Quinto Lollio Urbico), un capace ed esperto generale proveniente dalla Germania Inferior. L’ imperatore proseguiva la politica del predecessore e perseguiva come obiettivo il rafforzamento delle frontiere: in questo caso però decise di procedere alla “pacificazione” (ovvero alla conquista militare) dei territori scozzesi meridionali occupati da tribù (Votadini, Selgovae, Dumnoni e Novantae) che probabilmente aveva tradizionalmente legami con i Briganti. Nel 139 d.C. fu costruito il forte di Corstopitum (Corbridge) con l’obiettivo di farne la testa di ponte per le campagne al nord. L’avanzata proseguì l’anno successivo seguendo il percorso utilizzato quasi 50 anni prima da Agricola e portando alla creazione (142 d.C.) di un nuovo vallo più avanzato: il Vallo Antonino. Sorto 160 chilometri a nord di quello adrianeo e lungo 60 chilometri fu costruito in soli due anni; comprendeva 19 forti. Vi è testimonianza della sua costruzione nella Historia Augusta: "attraverso Quinto Lollio Urbico, un suo legato, vinse i Britanni e costruì un secondo vallo dopo aver ridotto all'obbedienza i barbari"( Antoninus Pius 5.4).

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MONETAZIONE TEMATICA DI ANTONINO PIO (138-161 d.C.)

(NESSUNA IMMAGINE DISPONIBILE)

Antonino Pio. AV Aureus. Zecca di Roma. Emesso nel 143 d.C.. ? ANTONINVS AVG PIVS PP TR P COS III, testa laureata a destra / IMPER-A-TOR II, Vittoria stante su un globo rivolta a sinistra reggente corona e palma. S C e BRI-TAN tra i campi. RIC III 113; Cohen 113. R.

Aureo commemorante le conquiste di Q. Lollius Urbicus. Il riferimento a IMPERATOR omaggia Antonino Pio come condottiero dell’esercito. Va segnalato che comunque in realtà il suo coinvolgimento fu limitato e non direttamente in loco: infatti non fu insignito del titolo di BRITANNICVS.

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Antonino Pio. Æ sestertius. (31 mm, 22.99 g, 5 h). Zecca di Roma. Emesso nel 143-144 d.C. ANTONINVS AVG PI-VS P P TR P COS III, testa laureata a destra / IMPERA-T-OR II, Vittoria alata e drappeggiata, stante verso sinistra su un globo, reggente una corona con il braccio destro steso e ramo di palma retto con il sinistro. BRI-TAN e S- C nei campi. R.  RIC III 719; Strack 928; Banti 45; SCBC 643; BMCRE 1614. (www.cngcoins.com)

Sesterzio chiaramente richiamante l’iconografia dell’aureo di cui al RIC 113.

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Antonino Pio. AV Aureus. Zecca di Roma. Emesso nel 143 d.C.. ? ANTONINVS AVG PIVS PP TR P COS III, testa laureata a destra / IMPERA-TOR II, Vittoria stante rivolta a destra reggente trofeo. RIC III 109a; Calicò 1548. Aura Numismatika Praha, auction 57, 6 dicembre 2014.   (https://www.numisbids.com/n.php?p=lot&sid=928&lot=359)

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Antonino Pio. Æ sestertius. (33 mm, 23.17 g, 1 h). Zecca di Roma. Emesso nel 143-144 d.C. ANTONINVS AVG PI-VS P P TR P COS III, busto laureato e drappeggiato a destra / IMPERA-TOR II, Vittoria che vola verso destra reggente un trionfo con le due mani. S- C nei campi. C.  RIC III 717 b; Banti 179, SCBC 643. (www.cngcoins.com)

Seppure in assenza di un chiaro riferimento alla Britannia è verosimile ritenere che la Vittoria cui fa riferimento la moneta sia quella ottenuta contro le popolazioni settentrionali della Britannia.

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Antonino Pio. Æ as. (11.74 g, 12 h). Zecca di Roma. Emesso nel 143-144 d.C. ANTONINVS AVG PIVS P P TR P COS III, busto laureato e drappeggiato a destra / IMPERA-TOR II, Vittoria che avanzante verso sinistra regge unoscudo che reca inciso BRI-TAN. S- C nei campi. S.  RIC III 732; Strack 939; BMCRE 1623 var. (obv. legend break); Cohen 442. (www.cngcoins.com)

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Antonino Pio. Æ sestertius ( 20.08 g, 12 h). Zecca di Roma. Emesso nel 143-144 d.C. ANTONINVS AVG PI-VS P P TR P COS III, testa laureata a destra / BRITA-N-NIA, S • C in esergo, Britannia seduta verso sinistra su cumulo di rocce, reggente signum nella destra e lancia nella mano sinistra, appoggiata su uno scudo posto su un elmo. R2.  RIC III 742; Strack 825; Banti 44; BMCRE 1637; Mazzini 116.  (www.cngcoins.com)

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Antonino Pio. Æ sestertius. Zecca di Roma. Emesso nel 143-144 d.C. ANTONINVS AVG PIVS P P TR P COS III, testa laureata a destra / IMPERATOR II, Britannia elmata seduta verso sinistra piede destro appoggiato su pietre(?), reggente lancia e braccio sinistro appoggiata su uno scudo. BRI – TAN trai campi, S  C in esergo. R2.  RIC III 743; Cohen 115. Ex Gorny & Mosch, Auction 185, lotto  258, 8 marzo 2010 (http://www.acsearch.info/search.html?id=749094)

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Antonino Pio. Æ sestertius (27.15 g). Zecca di Roma. Emesso nel 143-144 d.C. ANTONINVS AVG PIVS P P TR P COS III, testa laureata a destra / IMPERATOR II, Britannia a testa scoperta seduta verso sinistra su globo reggente stendardo nella mano destra e nella sinistra la lancia; gomito sinistro appoggiato sul globo. Sotto il globo, onde. S C nei campi. R3. RIC III 744, BMC 1640. Ex Numismatica Ars Classica, Auction Q, lotto 1869, 6 aprile 2006. (http://www.acsearch.info/search.html?id=288797) 

Antonino Pio ric 745.jpg

Antonino Pio. Æ sestertius ( 24,83 g, 33 mm). Zecca di Roma. Emesso nel 143-144 d.C. ANTONINVS AVG PI-VS P P TR P COS III, testa laureata a destra / BRITA-N-NIA, S • C in esergo, Britannia seduta verso sinistra su cumulo di rocce, reggente signum nella destra e lancia nella mano sinistra, appoggiata su uno scudo posto su un elmo. R2.  RIC III 745; Strack 926; BMCRE pg. 264, † var. (no cuirass); Cohen 119. (www.cngcoins.com)

Due emissioni bronzee che celebrano la repressione della rivolta del 154-155 d.C.

Antonino Pio ric 745 dup.jpg

Antonino Pio. Æ dupondius ( 10,96 g, 24 mm). Zecca di Roma. Emesso nel 154-155 d.C. ANTONINVS AVG PIVS P P TR P XVIII, testa radiata verso destra / BRITANNIA COS IIII, S C in esergo, Britannia seduta verso sinistra su cumulo di rocce, testa appoggiata alla mano destra; scudo e vexillum (?) sullo sfondo. S.  RIC III 930; Cohen 118. (www.cngcoins.com)Antonino Pio ric 934.jpg

Antonino Pio. Æ as ( 11,26 g, 23 mm, 5 h). Zecca di Roma. Emesso nel 154-155 d.C. ANTONINVS AVG PIVS P P TR P XVIII, testa radiata verso destra / BRITANNIA COS IIII, S C in esergo, Britannia seduta verso sinistra su cumulo di rocce, testa appoggiata alla mano destra; scudo e vexillum (?) sullo sfondo. S.  RIC III 934; Strack 1102; SCBC 646; BMCRE 1971.(www.cngcoins.com)

Asse simile al precedente dupondio RIC 930. Molti esemplari risultano esser stati coniati senza troppa cura su tondelli non adeguati. Ne sono stati rinvenuti in quantità significative nei siti romano-britannici, tra tutti a Coventina’s Well presso il forte di Carrawburgh sul Vallo di Adriano e pertanto è stato proposto che si tratti di una emissione dovuta ad una zecca militare presente in Britannia. Lo stile è abbastanza ortodosso e potrebbe indicare, in caso di conferma dell’ipotesi di cui sopra, che i conii siano stati inviati appositamente da Roma per la produzione locale.

Antonino Pio ric 653.jpg

Antonino Pio. Æ sestertius ( 20,82 g, 31 mm, 12 h). Zecca di Roma. Emesso nel 140-144 d.C. ANTONINVS AVG PI-VS P P TR P COS III, testa laureata a destra / Vittoria che guida una quadriga verso destra reggente le redini. VICTORIAAVG, S C su due righe, in esergo. S.  RIC III 653; Banti 508; Cohen 1082. (www.cngcoins.com)

Sebbene non presenti alcun riferimento stretto alla Britannia il periodo di emissione ha fatto formulare agli studiosi l’ipotesi che l’esemplare sia quella riferibile alla vittoriosa campagna britannica di Quintus Lollius Urbicus.

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Per una dozzina di anni la tregua imposta da Antonino Pio resse ma attorno al 155 d.C. vi fu l’ennesima rivolta dei Briganti (158 d.C.) che costrinsero i difensori romani, nonostante i rinforzi guidati da C. Giulio Vero, a ripiegare sul Vallo di Adriano; un anno dopo furono temporaneamente rioccupate le posizioni settentrionali (testimonianza ne è l’iscrizione di Kirkandrews on Eden che commemora la vittoria trans vallum riportata da L. Giunio Vittorino Flavio Celiano, legato della VI Legione). Nel 161 venne inviato come Governatore un comandante esperto di controguerriglia, M. Stazio Prisco Italico e successivamente Sesto Calpurnio Agricola che attorno al 163-164 d.C. abbandonò definitivamente la linea più avanzata del Vallo Antonino, attestandosi su quello Adrianeo e mantenendo il controllo di alcuni forti avanzati nei territori settentrionali a mo’ di teste di ponte. Sembra che in questo periodo la politica romana locale sia stata quella di esercitare un controllo indiretto delle popolazioni extra vallum, comprando con tributi e doni l’amicizia di alcune tribù locali ed alimentando i dissidi intertribali tra i vari gruppi. In questo modo i due Governatori Q. Antistio Advento e Cerellio Prisco riuscirono a mantenere lo status quo. L’interesse dell’Imperatore era infatti rivolto prevalentemente ad altri settori e tra tutti quello danubiano contro le tribù germaniche; inoltre l’Impero era flagellato dalla Peste antonina che causò ampie perdite umane anche nello stesso esercito. Nella fase finale del regno di Marco Aurelio vennero inviati (175 d.C.) in Britannia 5500 cavalieri sarmati a protezione dei confini (una parte dei quali probabilmente di stanza al forte di Ribchester già occupato dalla ala II Asturum- RIB, 586). Guidò le operazioni militari il legatus Ulpio Marcello e la collocazione temporale è dedotta da una iscrizione (RIB 1463-1464)  che lo indica come “legatus dell’Augusto” e quindi antecedente all’associazione di Commodo a Marco Aurelio (176 d.C.). Alcuni anni dopo (attorno al 182 d.C.?), nella fase iniziale del regno di Commodo vi fu un’invasione da parte dei Picti (Pitti) che sfondarono il vallum e portarono all’uccisione di un alto comandante romano: lo stesso Cassio Dione segnala la gravità di questo evento indicandolo come “il più difficile dell’intero regno di Commodo”. L’imperatore inviò nuovamente in Britannia l’esperto e capace Ulpio Marcello (184-185 d.C.?) che sconfisse nel 185 d.C. le popolazioni del Nord. La rigore disciplinare dimostrato da Ulpio Marcello spinse le truppe ad un tentativo di ammutinamento delle truppe presenti in Britannia, risolto con l’invio ad interim di Anzio Crescente come Governatore e quindi con quello del futuro imperatore Pertinace. Secondo Dione Cassio sembra anche in un primo momento fosse stato proclamato dai soldati di stanza imperatore tale Prisco (forse il T. Caunio Prisco praepositus legionum III Britannicarum dell’iscrizione AE 1995, 231=CIL VI, 41127) che rifiutò la carica. Non esistono emissioni numismatiche riferibili agli eventi militari sotto Marco Aurelio, al contrario di quelli nel regno di Commodo (che si fregia anche del titolo di Britannicus). La situazione rimase comunque instabile.

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MONETAZIONE TEMATICA DI COMMODO (180-192 d.C.)

Commodus RIC 437.jpg

Commodo. Æ sestertius ( 19.27 g, 30 mm, 12 h). Zecca di Roma. Emesso nel 184 d.C. M COMMODVS ANTONINVS  AVG PIVS, testa laureata a destra / BRITT PM TR P VIIII IMP VII COS IIII PP Britannia stante verso sinistra reggente spada curva e corona (o patera), S  C tra i campi. S.  RIC III 437; Banti 20. (www.cngcoins.com)

commodus RIC 440.jpg

Commodo. Æ sestertius ( 27.47 g, 30 mm, 12 h). Zecca di Roma. Emesso nel 184 d.C. M COMMODVS ANTONINVS  AVG PIVS BRIT, testa laureata a destra / PM T R P X IMP VII COS VIII P P Vittoria seduta verso destra su alcuni scudi,incide su uno scudo appoggiato sul ginocchio. VICT BRIT in esergo, S  C tra i campi. S.  RIC III 440; Banti 484; Cohen 945. (www.cngcoins.com)

commodus RIC 452.jpg

Commodo. Æ sestertius ( 26.43 g, 30 mm, 1 h). Zecca di Roma. Emesso nel 185 d.C. M COMMODVS ANTONINVS  AVG PIVS BRIT, testa laureata a destra / PM T R P X IMP VII COS VIII P P Vittoria seduta verso destra, inscrive con uno stilo su uno scudo appoggiato sul ginocchio. VICT BRIT in esergo, S  C tra i campi. S.  RIC III 452; Banti 485. (www.cngcoins.com)

Monete emesse da Commodo in commemorazione della vittoriosa campagna britannica condotta da Ulpio Marcello. A partire dal 184 d.C. aggiunge il titolo di Britannicus Maximus (BRIT) alla legenda del dritto.

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  • Illyricum65 ha rinominato il titolo in Britannia Romana: le emissioni numismatiche imperiali nel periodo tra Claudio e i Severi. Prologo e parte 1.
Supporter

Innanzi tutto esprimo con piacere i miei complimenti all'amico @Illyricum65per questo lavoro di ampio respiro, di vero approfondimento, che arricchisce la nostra sezione (e non solo).

Mi ha incuriosito quel punto in cui si parla delle emissioni bronzee per Antonino Pio che si ipotizzano prodotte da una zecca militare locale probabilmente con conii ufficiali.  Guardando l'esempio postato noto un esemplare con modulo ed effigi compatibili con una moneta ufficiale, ma con un aspetto generale un po' più grezzo, meno curato se così si può dire.

Buona serata da Stilicho

 

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