Vai al contenuto

Risposte migliori

Supporter
Inviato

Buonasera,

Ben volentieri condivido questo recente esemplare acquisito, e ben conosciuto dai più.

Non c’è molto da dire su questa moneta sia per quanto riguarda la sua generale bellezza sia, soprattutto, per la carica storica che esprime, laddove essa possa essere colta da chi va oltre la forma e si pone in un’ottica di ricostruzione storica.

Ad ogni buon conto, la mia curiosità (e sorpresa) riguarda quanto mi è stato recapitato a latere dell’esemplare. Niente di che, naturalmente. Ma la vita è fatta anche di piccole cose che possono apparire insignificanti, ma che ben valutate, appagano.

Si tratta del cartellino di origine con scritture a mano.

Pare quindi che l’esemplare abbia avuto a che fare con il noto numismatico americano Mark M. Salton di New York e con Isaac Maurogonato che è stato Senatore della nostra Repubblica.

http://notes9.senato.it/web/senregno.nsf/8c58c55c1230e7f8c125703d002fe257/7d86d6daf31647334125646f005d4cd6?OpenDocument
 

Leggiamo dalla Treccani https://www.treccani.it/enciclopedia/isacco-maurogonato-pesaro_(Dizionario-Biografico)/

MAUROGONATO PESARO, Isacco. – Nacque a Venezia il 26 nov. 1817, ultimo dei quattro figli di Israel Pesaro e Allegra Mulli di Corfù. 

Il padre proveniva da Ferrara. Adottato da un cugino della madre, David Maurogonato, eminente esponente della Fraterna generale israelitica di culto e beneficenza di Venezia, il M. premise al cognome del padre naturale quello del padre adottivo.

Avviato agli studi di giurisprudenza presso l’Università di Padova, il M. si laureò giovanissimo, nel 1838, discutendo una tesi subito pubblicata (Intorno al duello, Venezia 1839) che meritò il massimo dei voti. Nel 1839 tornò a vivere a Venezia, dove prese casa in campo S. Maria del Giglio, avviandosi alla professione presso l’ufficio legale delle Assicurazioni generali e lavorando, al contempo, nella ditta commerciale del padre. Approfondì nel frattempo gli studi di finanza ed economia politica e, tramite il fratello David che andava compiendo i suoi anni di praticantato legale presso lo studio di D. Manin, entrò in contatto con quest’ultimo e con N. Tommaseo. 

Il M. si trovò a vivere un periodo particolarmente delicato della storia veneziana. Appartenente alla comunità israelitica, egli percepiva la duplice esigenza di assicurare un futuro di completa emancipazione alla propria comunità religiosa, e di lavorare per una rinnovata indipendenza politica che sottraesse Venezia e il Veneto dalla sfera di dominazione austriaca. Condivideva, in tal senso, con numerosi altri giovani del tempo le aspirazioni politiche che nel giro di pochi anni sfociarono nell’esperienza della Repubblica Veneta del 1848-49. Non che condividesse la scelta della forma di governo repubblicana: nonostante gli insegnamenti e i consigli che gli provenivano da vari ambienti – non ultimo quello ebraico nella figura del professore del collegio rabbinico di Padova S.D. Luzzatto – il M. mantenne costantemente nel tempo una visione filomonarchica, conservatrice e paternalistica del potere politico. Tuttavia questi suoi convincimenti non gli impedirono di partecipare attivamente all’episodio rivoluzionario quarantottesco, pur se da posizioni critiche. 

Durante la rivoluzione del 1848 il M. fu nominato direttore delle Poste venete e fu eletto deputato all’Assemblea che votò l’annessione al Piemonte. Due giorni prima della battaglia di Novara (23 marzo 1849), che mise fine alle speranze di vedere in breve sconfitto l’Impero asburgico, Manin nominò il M. ministro delle Finanze, con il compito di reperire le risorse necessarie a sostenere l’impari sforzo bellico. Il M. assolse in maniera ottimale il suo compito contribuendo a sostenere la resistenza di Venezia assediata con espedienti finanziari e amministrando poi le medesime risorse – ricoprendo la carica di direttore dei servizi annonari – in modo esemplare. Alla caduta di Venezia, dopo un accurato esame dei conti della Municipalità, il generale austriaco K. Gorzkowski dovette ammettere che la gestione finanziaria della Repubblica era stata tenuta con onestà e rigore. 

Partito volontariamente per l’esilio e rifugiatosi a Corfù, il M. ritornò a Venezia dietro richiesta del governo austriaco sotto pena della confisca dei beni.

Nel 1850 sposò – grazie alla mediazione di Luzzatto – la goriziana Bersabea (Betty) Ascoli, sorella del linguista Graziadio Isaia. Dal loro matrimonio nacquero Letizia (1851), Elena (1852), Ernesta (1854, poi andata in sposa a Marco Besso) e Adele (1858). Nello stesso anno morì la moglie. Nel 1852 il M. entrò nel consiglio di amministrazione della Civica Cassa di risparmio e divenne uno fra i direttori dello Stabilimento mercantile veneto, una banca privata che scontava le cambiali dei commercianti e dava sovvenzioni sulle merci depositate nei suoi magazzini. 

Dopo l’annessione del Veneto al Regno d’Italia, nel 1866 il M. fu eletto deputato per la IX legislatura nel collegio di Mirano, dove fu confermato dalla X alla XII legislatura; successivamente dalla XIII alla XVI legislatura rappresentò il collegio di Venezia I. Dopo il 1870 l’attività parlamentare lo spinse a trasferirsi con la famiglia a Roma. Considerato un conservatore, sedette a destra e partecipò attivamente ai lavori della Camera intervenendo spesso su questioni finanziarie e operando in diverse giunte e commissioni, fra cui quella generale del Bilancio, fino a divenire vicepresidente dell’Assemblea, carica che ricoprì dalla XII alla XVI legislatura (1874-90).

Il suo impegno parlamentare fu caratterizzato da una discreta autonomia. A volte critico con il governo, fu tuttavia accusato dall’opposizione di tenere un atteggiamento incoerente dal momento che non fece mai mancare il suo voto di fiducia ai governi della Destra. Nella sua attività politica e parlamentare il M. si oppose costantemente agli eccessi del fiscalismo, che egli considerava contrario a ogni prospettiva di sviluppo industriale e produttivo. A esso il M. contrapponeva lo strumento della buona amministrazione, che si sarebbe dovuta concretizzare in una costante opera di riduzione degli sprechi, razionalizzazione delle risorse e taglio della spesa pubblica superflua. Il suo lavoro parlamentare fu costantemente caratterizzato da un doppio registro: da un lato collaborò da tecnico (rispettato e valorizzato anche dall’opposizione) alle commissioni incaricate di predisporre le relazioni di bilancio, e dall’altro si impegnò a favorire la creazione di un gruppo di pressione per indirizzare interventi e risorse a favore del suo collegio elettorale veneziano. In particolare la sua attenzione andava allo sviluppo del sistema di comunicazione ferroviario, alla ristrutturazione delle banchine portuali di Venezia, allo scavo e alla pulizia dei canali interni e alla bonifica delle aree acquitrinose dell’entroterra veneto.

Il M. collaborò a lungo con Q. Sella, pur non condividendo in pieno la tendenza a raggiungere a ogni costo il pareggio di bilancio sacrificando una più efficace politica di sviluppo, e propose a più riprese relazioni di bilancio favorevoli all’attività del governo. Tale collaborazione entrò parzialmente in crisi quando nel 1873 Sella, allora ministro delle Finanze, favorì la concessione per la costruzione della ferrovia Padova-Cittadella-Bassano preferendola al tratto Mestre-Bassano, fortemente voluto dal Maurogonato. Caduto il governo Lanza nel giugno del 1873 (lo stesso M. aveva disertato l’aula di Montecitorio quando la Camera negò la fiducia ai provvedimenti finanziari presentati da Sella), il successivo presidente del Consiglio M. Minghetti invitò formalmente il M. ad assumere il portafoglio delle Finanze, ma egli rifiutò come aveva già fatto nel 1869. 

Nel 1873 il M. motivò il rifiuto dapprima adducendo motivi familiari (la malattia di una figlia). Successivamente scrisse al re Vittorio Emanuele II spiegando con argomenti politici più convincenti il senso della sua decisione: «Non avrei certamente saputo disobbedire agli ordini di Vostra Maestà se non avessi sentito nella mia coscienza l’inopportunità che un uomo di fede non cattolica sia chiamato ad eseguire la legge intorno alle corporazioni religiose in Roma» (cit. in Pascolato, p. 37). Su quella legge, e sulla liquidazione dell’asse ecclesiastico, il M. aveva peraltro già avuto modo di esprimersi da posizioni moderate dai banchi della Camera. Successivamente, a rifiuto avvenuto, il deputato liberale di Vicenza F. Pasqualigo inviò un telegramma al re per raccomandare di non nominare il M. al ministero poiché a suo giudizio gli ebrei costituivano uno Stato nello Stato e non erano quindi atti ad assumere incarichi governativi. Il caso divenne di dominio pubblico e viene registrato dalla storiografia come uno dei primi episodi di un montante antisemitismo che – soprattutto attraverso mirate campagne di stampa – contribuiva anche in Italia a creare un clima di insicurezza e di tensione per la minoranza ebraica. 

Il M. non fece comunque mancare il suo contributo ai governi successivi, collaborando attivamente con Minghetti, del quale divenne una sorta di consigliere tecnico (così traspare dal ricco epistolario di quest’ultimo) anche tramite il parlamentare veneziano L. Luzzatti, al quale il M. era legato da lunga amicizia. Anche questa collaborazione, tuttavia, non mancò di conoscere momenti di crisi nel momento in cui lo stesso M. non riuscì a ottenere (1876) che la legge di finanziamento delle banchine portuali di Venezia venisse approvata dal Parlamento.

Dopo la vittoria della Sinistra del marzo 1876 egli si fece propugnatore del rinnovato fermento politico che animò la Destra sconfitta: fu infatti parte attiva dell’Associazione costituzionale fondata nel 1876 da Minghetti e Sella con l’intento di creare il primo nucleo di un partito di destra organizzato, e si adoperò personalmente percorrendo l’Italia per diffonderne l’idea e tentando di strutturare in tutta la penisola una rete di sostenitori. L’intensa attività politica e parlamentare non gli impedì peraltro di assumere importanti impegni professionali, fra cui spiccava dal 1875 la direzione delle Assicurazioni generali, carica che il M. mantenne fino al 1890, quando dovette rinunciarvi per motivi di salute.

Fu nominato senatore il 27 ott. 1890 per la 3ª categoria e convalidato il 13 novembre dello stesso anno. Il M. morì a Roma il 5 apr. 1892. La sua salma fu tumulata nel cimitero ebraico del Lido di Venezia.

Saluti,

Domenico

 

79B565BF-D2C6-4E17-BD75-69783D3D5BCB.jpeg

1D7AEC6A-7E15-4D58-9587-37AFCE8231AB.jpeg

5DC12EE7-9EAD-43E3-A7F2-FFEE65B9B0FD.jpeg

AEBE98D3-59A2-45EA-90EF-B5E4B1A15FD1.jpeg

  • Mi piace 4
  • Grazie 1

Unisciti alla discussione

Puoi iniziare a scrivere subito, e completare la registrazione in un secondo momento. Se hai già un account, accedi al Forum con il tuo profilo utente..

Ospite
Rispondi a questa discussione...

×   Hai incollato il contenuto con la formattazione.   Rimuovere la formattazione

  Only 75 emoji are allowed.

×   Il tuo collegamento è stato incorporato automaticamente.   Mostra come un collegamento

×   Il tuo contenuto precedente è stato ripristinato..   Cancella editor

×   You cannot paste images directly. Upload or insert images from URL.

Caricamento...
×
  • Crea Nuovo...

Avviso Importante

Il presente sito fa uso di cookie. Si rinvia all'informativa estesa per ulteriori informazioni. La prosecuzione nella navigazione comporta l'accettazione dei cookie, dei Terms of Use e della Privacy Policy.