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Il biglietto-invito per l'inaugurazione della ferrovia elettrica Milano-Monza avvenuta l'8 febbraio 1899 riportava la stessa illustrazione della cartolina.

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Nel 1900 arriva il tram elettrico! L'ultima corsa dell'Ippovia, la prima della Tramvia elettrica.

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La sera del 30 dicembre del 1900 terminano le corse del TRAMWAY A CAVALLO, o ippovia, e la mattina del 31 dicembre cominciano le corse della TRAMVIA ELETTRICA.

Lo storico evento è illustrato da questa cartolina dell’epoca dal titolo FINE DEL SECOLO XIX. Una cartolina tutta monzese che mostra l'ultimo biglietto della sera e la sottostante foto del tram a cavalli fermo all'Arengario. Di fianco, lo splendido e avveniristico tram elettrico “al Real Parco di Monza“ con il biglietto corrispondente.

Notare l’aumento del prezzo di una corsa, e non di poco. Alla sera con i cavalli la spesa era di 15 Cent. per tratta (presuppongo di sola andata) mentre la mattina dopo l'andata e ritorno Milano Monza costava ben Lire 1,10, sempre in prima classe. Bisogna tener conto della fortissima riduzione del tempo di percorrenza: un altro servizio. Il biglietto è “bucato” solo per la corsa ascendente.

Da https://arengario.net/cartoline/cart027.html di Alfredo Viganò, 26 settembre 2005.

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Possibilità di una passeggiata da Milano al Parco di Monza con l’ippovia il 30 dicembre del 1900 e con il modernissimo tram elettrico che sbarcava di fronte alla Villa Reale in poco più di mezz'ora da Milano il giorno dopo.

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Da https://arengario.net/cartoline/cart027.html di Alfredo Viganò, 26 settembre 2005.

 


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Dopo l’ippovia, in funzione dal 1835, e prima del tram elettrico era attivo dall'agosto del 1840 il treno a vapore con corse Milano-Monza di 19 minuti. La ferrovia che unisce tuttora la città di Milano a quella di Monza è una linea ferroviaria storica, in ordine di tempo la seconda ferrovia costruita in Italia dopo la Napoli-Portici.

Fu inaugurata il 17 agosto 1840 e per l’occasione furono emessi dei biglietti ferroviari metallici che potevano essere utilizzati per un viaggio di andata e ritorno solo per quel giorno. La loro funzione era principalmente commemorativa, come quella dei biglietti analoghi emessi l’anno precedente per l’inaugurazione della Napoli-Portici.

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Metallo bianco: 32,2 g, 55x30 mm.

Dall’articolo ‘un lungo viaggio…’ di Bartolomeo Fiorilla sul sito http://www.unferrovieremacchinista.it/stazioni.html

Circa un mese prima dell'inaugurazione, il 23 luglio 1840, furono fatte numerose corse di prova tra Monza e Milano usando le prime due locomotive Milano e Lombardia (o Lombarda secondo alcuni). D'una di queste, le cronache ci riferiscono che il 23 luglio a Milano alla stazione ferroviaria fuori Porta Nuova, ebbe luogo la mattina la prova della caldaia della locomotiva "Milano" per Milano - Monza, con corsa di prova; e alle 7 pomeridiane tra una folla straordinaria lungo tutta la linea, ebbe luogo la prima corsa totale di prova, essendo una settantina di persone nel treno, che impiega dal ponte delle Gabelle a Sesto, minuti 16 (metri 6870,70) con sosta a Sesto di 8 minuti: da Sesto a Monza 17 minuti (metri 6010). La scoperta più interessante è che, se le locomotive provenivano dalla Gran Bretagna, le carrozze erano invece un prodotto completamente meneghino, come scopriamo dal "Figaro" del 15 agosto 1840. I prezzi dei biglietti in lire austriache erano 1,5 lire per la prima classe, 1 lira per la seconda e 75 centesimi per la terza.

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Le locomotive a vapore sul tratto Milano - Monza rimasero a lungo in funzione anche dopo che circolavano le vetture elettriche. I Milanesi avevano soprannominato il tram a vapore "gamba di legno".

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Il tram a due piani, detto “a imperiale”, nelle vie di Monza.

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Dopo pochi anni dall’arrivo del tram elettrico entra in funzione il tram a due piani o “a imperiale”. La prima cartolina presenta piazza Roma con l'Arengario, capolinea di un tram “a imperiale” a due carrozze.

Da https://arengario.net/cartoline/cart028.html di Alfredo Viganò, 5 ottobre 2005.


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Il tram “a imperiale” arrivava fino al Parco di Monza.

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Da https://arengario.net/cartoline/cart028.html di Alfredo Viganò, 5 ottobre 2005.


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La cartolina con l’Arengario sullo sfondo mostra che nell'altra direzione il tram imboccava via Italia.

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Da https://arengario.net/cartoline/cart028.html di Alfredo Viganò, 5 ottobre 2005.

 

Schizzo a biro della stessa via fatto da mio padre.

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Si arrivava così a largo Mazzini, come mostra questa cartolina dove compare anche un cavallo davanti alle Frette che trascina un carretto carico a destra del tram a due piani e a sinistra una signora che passeggia proteggendosi dal sole con un ombrello.

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Da  https://arengario.net/cartoline/cart028.html di Alfredo Viganò, 5 ottobre 2005.

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Il tram poi, per andare a Milano, passava dal grande Corso, appunto Corso Milano, e questa cartolina ne mostra la immanente presenza nei due sensi.

La frequenza dei tram è notevole, come dimostra l’altro tram a due piani in corsa più in fondo, verso l'attuale largo Mazzini.

Notare che a sinistra il tram a due piani rimorchia una carrozza a un piano dove molti stanno assiepati sul terrazzino posteriore, anche una signora con un grande cappellino bianco.

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Da  https://arengario.net/cartoline/cart028.html di Alfredo Viganò, 5 ottobre 2005.


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La primavera al real Parco di Monza. Domenica del Corriere aprile 1902.

 

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Il tram “a imperiale” in un acquerello di mio padre.

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La leggendaria “carrozzetta” – 1920

La cartolina del '20 rappresenta l'Arengario con l'edicola “storica” e il bellissimo piccolo tram che durerà per molti anni. Non vi è ancora la simpatica e piacevole fontana. La piccola ed elegante vettura che si vede passare dev’essere il tram “Edison” del primo decennio del secolo scorso e poi più volte adattato per i successivi decenni e molto più conosciuto come “la carrozzetta” che è durato fino agli anni '50.

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Sull’altro lato la cartolina narra la storia dell’Arengario e dice: “Antico Palazzo del Comune. La tradizione popolare ne attribuisce la fondazione a Federico Barbarossa, ma venne innalzato negli ultimi anni del sec. XIII su modello del Palazzo della Ragione di Milano, per le adunanze della “Camera Comunis”. Nel principio del sec. XIV in avanti vi tenne adunanza anche “l'Università dei Mercanti”, … La famosa “ Parlera “ è della fine del '300. L'Arengario venne restaurato nel 1882 – 1886 dagli Architetti Archimede Sacchi e Giovanni Ceruti”.

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Da https://arengario.net/cartoline/cart029.html di Alfredo Viganò, 13 ottobre 2005.

 


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Cartolina spedita nel '24 che mostra la piazza Roma e l'Arengario pieni di gente, con due militari in primo piano e il tram “Imperiale” di fianco all'edicola.

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Da https://arengario.net/cartoline/cart070.html Alfredo Viganò, 5 marzo 2008.


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In questa cartolina di Piazza Roma la fontana ha definitivamente sostituito l'edicola.

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Sulla destra, ancora negli anni '30, due signori passano col carrozzino, “ul Biroccin”; sotto l'Arengario si intravedono manifesti, bandiere e una lucida automobile (una Balilla?) in mostra. A sinistra l'esposizione di cartoline, libretti d'opera e testi di canzonette della “Lisa”, come ci racconta Dante Fossati nel suo classico “Vecchia Monza”.

Scrive Alfredo Viganò:

Nel '37 l'Italia di Mussolini aderisce al Patto Anticomintern di Germania e Giappone, dando avvio a quello dell'anno successivo, il Patto d'Acciaio e alla tragedia della Seconda Guerra Mondiale. In quegli anni a Monza, come ricordano Diligenti e Pozzi nel loro “La Brianza in un secolo di storia d'Italia”, si organizzava il centro di attività antifascista che troverà poi compimento nella Resistenza. I punti di riferimento erano il caffè “Romano” e la farmacia “Casanova” oltre che ovviamente alcune case private. Luoghi frequentati anche da quegli esponenti della cultura e nuova politica della Brianza e che ancora oggi ricordiamo: Ferrari, Citterio, Casanova, Gambacorti Passerini, Pini,  Arpini,  Stucchi, Scali, Farè, Longoni, Fossati e mi scuso se ne ho dimenticati o non citati altri.

Da https://arengario.net/cartoline/cart029.html di Alfredo Viganò, 13 ottobre 2005.


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Uno schizzo a penna di mio padre della piazza con la Fontana delle Rane.

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La Fontana delle Rane

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Da non molto la fontana ha sostituito l'edicola dei giornali. La cartolina riprende Piazza Roma con un certo movimento di persone e mezzi: gente indaffarata che cammina o sosta ai tavolini del bar e sotto l'Arengario. Uno rimira la fontana e gli spruzzi delle rane. Nessuno sembra accorgersi di una giovane donna nuda che si rinfresca in pubblico al centro della città. Un carretto col cavallo convive, di fianco all'Arengario, con un camioncino.

Da https://arengario.net/cartoline/cart070.html Alfredo Viganò, 5 marzo 2008.


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La cartolina spedita nel '38 mostra più da vicino la giovane nuda al bagno che si spruzza con un getto dalla mano alzata.

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Sembra quasi che per strana e pudica censura tutte le cartoline riprendano da lontano questo unico nudo femminile in città, o da posizioni che non mostrano il davanti di questa giovane donna in delicata posizione naturale, quasi intima, leggermente piegata nel freddo dello spruzzo di acqua diretta e degli spruzzi laterali delle rane.

Anche il basamento della statua è piacevole e con modanature di memoria classicheggiante così come la bella e divertente vasca a lobi con una rana ciascuno e con due aiuole laterali a falce di luna.

Piacevole il motivo degli spruzzi delle rane, convergenti sulla piattaforma e piccola vasca che contiene il piedestallo della statua e dove l'acqua poi ricade in quella sottostante. In questa geometria perfetta è introdotto il motivo eccentrico e stimolante dello spruzzo dalla mano che tiene la rana verso l'inguine della giovane. La capigliatura a caschetto, il taglio dei capelli, esprime con sorpresa la piena contemporaneità dell'opera quando fu ideata, dando ancor più un delicato sapore erotico all'immagine.

Tutto sommato, una statua interessante per il centro della città, per il tema irrituale e non retorico, per la delicatezza e naturalezza della statua, del basamento e della vasca che ancor oggi è punto di sosta di tutte le età per chi si siede in centro.

Alfredo Viganò conclude la descrizione con una nota (e un disegno) personale.

Quando passo a piedi, in una giornata calda, sento il richiamo della frescura dello scroscio e se socchiudo gli occhi anche il gracidio delle rane.

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Con un po' di gigioneria mostro anche un mio disegno di quando avevo quindici anni e mi piaceva ritrarre aspetti della città girando con album e carboncino.

Da https://arengario.net/cartoline/cart070.html Alfredo Viganò, 5 marzo 2008.


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Il tram bianco – 1929

Siamo in Largo Mazzini che in un'altra cartolina viene pomposamente definito anche Mazzini Square.

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C'è un fatto nuovo e importante: un tram “moderno”, composto da tre lunghe carrozze bianche svolta per via Manzoni. Si aggiungeva ad altri che facevano, in Monza e Brianza, un fitto tessuto di linee ferrate con treni e tram e molti passavano o si irradiavano da Monza.

Da https://arengario.net/cartoline/cart030.html Alfredo Viganò 5 marzo 2008

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La cartolina mostra in Largo Mazzini l'edificio che distrusse parte del parco e l'ingresso principale della Villa Scanzi. L'edificio nacque come garage per la manutenzione e vendita di automobili e moto (Automobili Bianchi, come dice la vetrina).

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Le macchine esposte sulla strada sono belle e affascinanti. In fondo in fondo si vede il bianco tram.

Da https://arengario.net/cartoline/cart030.html Alfredo Viganò 5 marzo 2008

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Questa cartolina mostra il tram “bianco” al capolinea, anni '50/60.

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Il traffico è sempre modesto: qualche bicicletta e radi pedoni.

A differenza di altre cartoline in cui di fronte al giardino delle Frette c'erano le carrozze di piazza, in questa vi sono delle belle e tondeggianti automobili di piazza in attesa dei clienti.

Da https://arengario.net/cartoline/cart030.html Alfredo Viganò 5 marzo 2008

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Via Italia 1906

La cartolina viaggiata il 19 maggio 1906 e chiamata pomposamente "Fotocromo", è titolata Monza - via Italia e la foto è presa dall'inizio di corso Milano e largo Mazzini.

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Fotocromo perchè il tram a due piani che si vede di fianco alla Frette è colorato. Ad esso fa da contrappunto il parcheggio con due carrozze da piazza in attesa di clienti (in basso a destra). In mezzo alla strada delle persone trainano a mano due carrettini carichi.

Qui c'era la Porta Nova o di Milano poi distrutta, come distrutto di fianco il Castello dove sorsero le Frette con forma planivolumetrica che ricorda il sedime del Castello originario, di cui rimangono vestigia sia lungo via Italia (una parte di muro con bifore), sia lungo il Lambro con una Torre.

Da https://arengario.net/cartoline/cart030.html Alfredo 30 novembre 2004

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Stampa della Porta di Milano e del Castello da cui si nota che la distruzione del Castello e di una parte delle mura della Città è già purtroppo in corso (furono demoliti per recuperare il materiale edile).

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Nell’estratto della mappa del ‘700 si nota la pianta del Castello, la Porta Nova (o porta di Milano), le mura che corrono anche lungo l'arco della attuale via Manzoni; poco sopra il Castello la chiesetta di Santa Maddalena. Confuso ma da rilevare l'incontro tra il Lambro e il Lambretto, dove ancora si vedono le chiuse viscontee per il controllo dell'acqua lungo le mura della Città.

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Da https://arengario.net/cartoline/cart030.html Alfredo 30 novembre 2004

 


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La cartolina più recente, “viaggiata” nel 1952, mostra in Largo Mazzini un impettito un vigile che sorveglia, di fianco al quale si riconoscono ancora le rotaie del tram. Diverso il lampione, i soliti fili ovunque, poche macchine. Si intuisce l'edicola a destra davanti al giardino della Frette, ancora recintato (la recinzione sparirà poi alla fine degli anni '60, primi '70).

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Alfredo Viganò aggiunge un suo disegno pubblicato dalla rivista di Monza nei primi anni '60, che rappresenta Largo Mazzini in un futuribile caos di macchine, "animali" che avrebbero poi invaso la Città. Il povero vigile ha tante braccia quanto la dea Kaly. Il tram è chiuso nel mare di auto (dove si va anche in barca) ed i pedoni fanno una specie di salto triplo per superare l'ostacolo del traffico. Un vigile si impicca dalla disperazione ed un altro fa saltare con la dinamite un’auto in sosta non consentita.

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Da https://arengario.net/cartoline/cart030.html Alfredo 30 novembre 2004


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Monza: via Italia e via Carlo Alberto

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Lasciando la Stazione ferroviaria alle spalle, subito dopo Largo Mazzini, si trova via Italia, la medievale “strata”, cioè via lastricata, che anticamente collegava la città a Milano. Una via pedonale sempre animata dove, tra i tanti negozi e caffè, sorgono la chiesa ottocentesca di S. Maria Maddalena e S. Teresa, e poco oltre, la Chiesa di S. Maria in Strada, fondata nel 1348.

Dall’Arengario, in Piazza Roma, la via prosegue verso nord col nome di via Carlo Alberto, direttrice che porta verso la Villa Reale, delimitata da una cortina di edifici prevalentemente ottocenteschi. Lungo la via si incontra la chiesa medievale di San Pietro Martire e più avanti nella appartata Piazza Carrobiolo, la chiesa di Santa Maria al Carrobiolo.

L’asse via Italia - via Carlo Alberto divide in due il centro storico. Quel compatto tessuto edilizio prevalentemente costruito tra ottocento e novecento. Da un lato il polo civile di Piazza Trento e Trieste con il Palazzo del Comune, dall’altro quello religioso di Piazza Duomo.

Da https://turismo.monza.it/it/cosa-fare/3055-italia-e-carlo-alberto

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Nel tratto di via Italia tra la chiesa di S. Maria Maddalena e S. Teresa (detta anche Chiesa delle Sacramentine) e, poco oltre nella direzione verso l’Arengario, la Chiesa di S. Maria in Strada (in un disegno a penna di mio padre), ho abitato con la mia famiglia dagli anni ’40 alla fine degli anni ’50.

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La via Italia tra le due chiese.

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Mamma gestiva un negozio di generi alimentari al numero civico 22 (se ben ricordo), tra la pasticceria Beretta e un negozio di profumi, il Rinnovamento, dopo il quale c’era la storica Carnelli. Di fronte al nostro negozio c’era una drogheria tra la polleria Calloni e un negozio di abbigliamento.

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