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Storia e monete di Gens repubblicane "minori"


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Inviato

 

                                                               Gens Sestia

Della Gens Sestia si e’ gia’ parlato in questo articolo :


                                                              Gens Silia

La Gens Silia era una famiglia plebea dell' antica Roma . I membri di questa Gens sono menzionati già nel V secolo a.C. , ma il primo a detenere il consolato fu Publio Silio Nerva al tempo di Augusto . I Silii rimasero prominenti fino al tempo della dinastia dei Severi all' inizio del III secolo .

Il nomen Silius deriva da Silus e faceva parte di una grande classe di cognomina derivata dalle caratteristiche fisiche di un individuo . Chase classifica Silio tra quei gentilizi che o hanno avuto origine a Roma o non si può dimostrare che provengano da nessun' altra parte .

Nerva era il cognomen della famiglia più importante dei Silii ed e’ l' unico cognome di questa Gens che si trova sulle monete . Questa Famiglia fu importante dall' età di Cicerone al tempo di Nerone . Un ramo di questa famiglia discendeva da un membro che fu adottato da Aulo Licinio Nerva ; ma poiché le due Famiglie condividevano un cognome prima di questa adozione , potrebbero forse essere state imparentate .

Altri cognomi dei Silii che non divennero ereditari includevano Bassus , Italicus , riferendosi a qualcuno dell' Italia", e Messala o Messalla , un cognome solitamente associato all' antica Gens Valeria . Questo nome deriva dalla città di Messana in Sicilia , che fu salvata da un blocco navale cartaginese da Manio Valerio Massimo durante la seconda guerra punica ; il nome fu tramandato ai suoi discendenti , forse tra cui Marco Silio Messala .

Publio Silio , Propretore di Bitinia e Ponto nel 51 a.C., fu amico sia di Attico che di Cicerone . Fu probabilmente il padre di Publio Silio Nerva , Console nel 20 a.C.

Un Silio , di cui e’ sconosciuto il prenome , forse il figlio o il nipote del precedente Silio , chiamato Caio o Gaius P. f. P. n. , emise piccoli bronzi insieme ai colleghi Triumviri Q. Aelius Lamia e Annius , costui fu Console nel 13 a.C. insieme a L. Munazio Planco e combatte insieme a Germanico nella famosa spedizione in Germania per vendicare Teutoburgo , questo C. Silio e’ nominato spesso anche negli Annali di Tacito .

Quadrante , al D/ : SILIUS , ANNIUS , LAMIA , due mani incrociate tengono un caduceo , al R/ : III VIR. A.A.A.F.F. al centro S.C.

Quadrante , al D/ : SILIUS , ANNIUS , LAMIA , Simpulum e Lituus , al R/ : III VIR. A.A.A.F.F. , al centro S.C.

Quadrante , al D/ : SILIUS , ANNIUS , LAMIA , cornucopia e S.C. al R/ : III VIR. A.A.A.F.F. , al centro incudine da monetario .

Un disegno della moneta relativo al solo secondo Quadrante , e’ presente nel Babelon

Fonte : Tacito , wikipedia , babelon

 

                                                          Gens Spurilia


La Gens Spurilia era un' oscura Famiglia plebea dell' antica Roma . Quasi nessun membro di questa Gens è menzionato dagli scrittori antichi , poiché lo Spurilio menzionato in alcuni manoscritti di Tito Livio come Tribuno della plebe nel 422 a.C. è modificato da alcune autorità in Spurio Icilio , mentre è incerto se il Triumviro monetale che emise denari nel 139 a.C. si chiamasse Spurio , Spurilio o Spurinna . Nonostante questo molti Spurilii sono noti dalle iscrizioni . 

Il nomen Spurilius è formato dal praenomen Spurius , usando il suffisso diminutivo -ilius, che è stato spesso usato per formare nuove gentilizi da nomi esistenti .  Spurio era un nome comune nel primo periodo della storia romana e favorito da un certo numero di Famiglie di spicco , ma divenne più scarso verso la fine della Repubblica , probabilmente a causa della confusione con l' aggettivo spurius , "illegittimo". L' origine e il significato di Spurio sono incerti , ma Deecke propone che il nome sia di derivazione etrusca e potrebbe aver significato qualcosa di simile a "abitante della città", essendo sinonimo del praenomen latino Publius .

Aulo Spurilio , dovrebbe aver coniato denari nel 139 a.C. con la testa di Roma al dritto , e sul rovescio Luna che guida una biga . Il suo nomen è incerto e potrebbe invece essere di Spurio o Spurinna .

Denario , al D/ : testa elmata e alata della dea Roma , dietro X , al R/ : A. SPURI. ROMA , Diana su biga al galoppo a destra tiene una bacchetta , sopra la testa luna crescente .

Moneta presente in disegno nel Babelon e nel libro del Varesi .

Bronzo , Triente , al D/ : testa elmata della dea Roma a destra , quattro globi , al R/ : A. SPURI. ROMA , prua di nave a destra , davanti quattro globi .

Monete presente in disegno nel Babelon

Fonte : Livio , wikipedia , babelon 


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                                                            Gens Statia


La Gens Statia era una Famiglia plebea minore dell' antica Roma . I membri di questa Gens sono menzionati per la prima volta nei primi decenni della Repubblica , ma il nome non appare più nella storia fino al tempo di Cicerone . Tutti gli Statii rimasero relativamente indistinti fino al regno di Traiano , quando Lucio Stazio Aquila fu elevato al consolato . 

Il nomen Statius è di origine osca e la maggior parte degli Statii che appaiono nella storia prima della tarda Repubblica provenivano dal Sannio o dalla Lucania . Statius è un cognome patronimico , derivato dal praenomen osco  Statius , senza alcun cambiamento nella morfologia . 

Il primo Statio conosciuto fu Tito Statio , Tribuno della plebe nel 475 a.C. , ci fu in seguito nel 305 a.C. un generale sannita a nome Statio Gellio , mentre l’ ultimo Statio storico documentato fu Statius Tullianus , forse un adottato , autore di diversi libri sul significato delle parole , Il periodo in cui visse è incerto , ma certamente non più tardi della prima metà del IV secolo , nel mezzo una lunga lista di Statii che coprono quasi 800 anni di presenza nella vita di Roma antica . Interessante questa ricostruzione del nome Statio , passo sottostante tratto da : https://www.bing.com/ck/a?!&&p=0862a06033483727a5b2f6d58a34d8b100c92a8405dd958b3c9efa6156b216c0JmltdHM9MTY1MjY5MjY1MiZpZ3VpZD01Y2JkYjdmZC00OWZjLTRkMjItOWI1MC1lZWE2ZGNhOTA4ZGImaW5zaWQ9NTE1MA&ptn=3&fclid=03f20c4e-d4f9-11ec-bbf9-406916b90d71&u=a1aHR0cDovL3d3dy5hc212cGllZGltb250ZS5hbHRlcnZpc3RhLm9yZy9DaW1pbm9fTHVpZ2kvTGEtdG9wb25vbWFzdGljYS1ydXJhbGUtYW50aWNhLWRpLVZhbGxlLUFncmljb2xhLmh0bWw&ntb=1 

<“Starza , l’indagine sull’origine dei toponimi, elementi essenziali della connotazione auto-referenziale di ogni carta geografica, consente pertanto di procedere all’analisi di una molteplice varietà di aspetti e di assetti territoriali; al contempo può far rivivere, attraverso il significato dei loro nomi, lo spirito dei luoghi che sono da sempre teatro della vita e del cammino di un popolo.

Starza indica un luogo sannita di stazionamento ed è quello dove sono venute alla luce alla fine del 1800 e negli anni 1926  le tombe sannite valligiane. Secondo M. De Maio,infatti, il termine starza, ricorrente nella toponomastica sannita, indica un luogo di stazionamento[8]. L’individuazione di una necropoli del IV sec. a.C. nel territorio di Valle Agricola ci fa ritenere che l’area fosse abitata da sanniti in fattorie poste nelle vicinanze di una via, dediti all’agricoltura, appunto nell’area de La Starza[9]  ed all’allevamento, con l’utilizzo della via come via della transumanza. Gli spostamenti sanniti avvenivano, come già ricordato,  secondo l’usanza del ver sacrum (primavera sacra), una manifestazione divinatoria basata su emigrazioni forzate per diminuire la pressione demografica, favorendo così la colonizzazione delle aree limitrofe. In base a questo rito, al verificarsi di particolari eventi negativi, i primogeniti nati in primavera (definiti “sacrati”) dovevano essere sacrificati, nel senso che avrebbero vissuto fino all’età adulta come persone destinate a lasciare il gruppo di appartenenza per cercare nuove terre dove insediarsi sotto la guida di un animale sacro.

Il termine starza da statio/stazio/stazza/starza, dalla radice indoeuropea *sta-, “spazio fissato” può indicare sia un luogo di stazionamento che un luogo di terreno arbustato (alberi da frutto) e seminativo (coltivato a grano e legumi). Potrebbe, altresì, riferirsi, ad un podere della gens Statia ovvero, della gens Terentia. Iscrizioni riferite alle predette gens sono a Capua, Atella, Nola, Misenum, Paestum e Pompeii, gli Statii, a Capua, Atella, Cumae, Puteoli, Pompeii, Salernum e Venafrum, i Terentii.[10]

La zona della Starza, toponimo diffuso in Campania, deve il suo nome al termine medioevale starcia "terreno da seminare"; nel gergo napoletano acquisì in seguito anche sinonimo di fattoria. Il significato primitivo del nome rimane comunque alquanto oscuro, in quanto alcuni studiosi lo inquadrano come indicante un vigneto con le viti sposate all’olmo. Va ricordato che in Campania si è rinvenuto il termine starza particolarmente nei seguenti comuni: Solofra, testimonianza di un insediamento sannita;  Casapulla  (CE)  in cui il Principe Roberto II dona al Monastero di S. Giovanni di Dame Monache la Starza di Majano, che ha per confine il Territorio di S. Elpidio in Casapulla; Le starze di Prata Sannita nei pressi della località Savarone;  La Starza di Ariano Irpino(AV) è,invece, luogo di pascolo per le pecore, i buoi ed i vitelli; nel Lazio,invece, si riscontra l’ insediamento produttivo d’età romana in località Starza di Roccasecca (FR)”>

Un Denario e un piccolo bronzo vengono attribuiti alla Gens Statia a causa del cognome Murcus : Lucio Statio , o Staio , Murco , fu Legato di Giulio Cesare in Gallia tra il 48 e il 46 a.C. Nel 44 a.C. gli fu dato il proconsolato della Siria . Dopo l' assassinio di Cesare fu proclamato Imperatore sul campo nel 43 a.C. in seguito alla resa di Basso ad Apamea . Si unì quindi agli assassini e prese il comando di una flotta sotto Bruto e Cassio . Dopo la sconfitta delle forze di Bruto a Filippi , Murco fuggì insieme a molti altri , incluso il figlio di Cicerone . Riuscirono ad arrivare in Sicilia dove si unirono al figlio di Pompeo Magno , Sesto . Per qualche ragione a noi sconosciuta , Murco cadde in disgrazia verso Sesto e fu assassinato nel 40 o 39 a.C.

Denario , al D/ : testa di Nettuno a destra , dietro tridente , al R/ : MURCUS IMP. , in mezzo un trofeo , alla sua sinistra l’ Asia , alla sua destra Murcus tiene un parazonium e tende una mano all’ Asia

Piccolo bronzo , al D/ : testa elmata di Vulcano a destra , al R/ : STATI TREBO , Vittoria su quadriga al galoppo a destra . Moneta presente in disegno nel Babelon .

Fonte : Cesare , Appiano , Cassio Dione , wikipedia , rete , babelon

 

                                                              Gens Statilia


La Gens Statilia era una famiglia plebea di origine lucana nell' antica Roma. I membri di questa Gens sono menzionati per la prima volta nel III secolo a.C. quando uno di loro guidò l' assalto lucano alla città di Thurii , e un altro comandò una truppa di cavalleria alleata durante la seconda guerra punica ; ma a Roma gli Statilii giunsero per la prima volta all' attenzione al tempo di Cicerone , a quel punto ricoprirono il rango equestre . Il primo della Famiglia a raggiungere il consolato fu Tito Statilio Toro nel 37 a.C. e i suoi discendenti continuarono a ricoprire le più alte cariche dello stato romano fino al tempo di Marco Aurelio . Il nomen Statilius appartiene ad una classe di gentilizi che termina con il suffisso -ilius , derivato da altri nomi che terminano nel suffisso diminutivo -ulus . Statilius è un derivato del comune praenomen osco Statius , il cui diminutivo potrebbe essere stato Statulus . Lo stesso praenomen diede origine anche alla Gens Statia .

Il ramo più importante degli Statilii portava il cognomen Toro e appartenente a una grande classe di cognomi derivati dai nomi di animali o da oggetti di uso quotidiano . Questa Famiglia rimase prominente dalla fine della Repubblica al regno di Claudio e il suo nome appare sulle monete dell' epoca repubblicana .

Il cognome Corvino , portato come cognome da uno degli Statilii consolari , fu ereditato dal nonno materno , Marco Valerio Messalla Corvino , Console nel 31 a.C. , discendente dell' illustre casa dei Valerii Messallae e di Marco Valerio Corvo , che ottenne il suo cognomen quando da giovane soldato sconfisse una Gallo gigante in combattimento singolo , vittoria ottenuta con l' intervento apparentemente divino di un corvo , da qui il cognome Corvo – Corvino .

Una successiva Famiglia degli Statilii portava i cognomina Maximus e Severus , entrambi cognomi comuni in tutta la storia romana . Tito Statilio Massimo Severo Adriano , Console nel 115 d.C. , era discendente da ricchi coloni siriani . Il cognome Massimo , il superlativo di Magnus , "grande” avrebbe potuto descrivere qualcuno di grande statura o di alto successo , ma era più spesso usato per designare il maggiore di diversi fratelli . Il cognome Severo era usato per descrivere qualcuno il cui modo di fare era "severo" o "serio" .

Molti Statilii , nei vari rami familiari , sono noti nella loro lunga presenza nella storia di Roma , molti di loro ricoprirono cariche pubbliche importanti .

A Roma esiste una Via , la Via Statilia , cosi’ chiamata a ricordo di questa antica Famiglia romana che in questa zona ebbe grandi possedimenti ed anche un’ Anfiteatro , quello di Tito Statilio Tauro costruito nel 16 a.C. quando Tauro fu Prefetto di Roma , monumento poi inglobato da Aureliano nelle Mura Aureliane :

https://www.bing.com/ck/a?!&&p=344575bf07ffb08f7dc89d261b9eaf8736175608931831febc2acc43251ddf7bJmltdHM9MTY1MjY5MzExNSZpZ3VpZD1hM2M3OGI5Ni1lZmJlLTRiZDYtYWM2YS1jNjQyMWU2YTM4MzcmaW5zaWQ9NTIwMA&ptn=3&fclid=17cb0c58-d4fa-11ec-b711-afad5d1dcdc8&u=a1aHR0cHM6Ly93d3cucm9tYXNlZ3JldGEuaXQvZXNxdWlsaW5vL3ZpYS1zdGF0aWxpYS5odG1s&ntb=1

Di Tito Statilio Tauro esistono tre piccoli bronzi che portano il suo nome insieme a quelli degli altri due Triumviri monetali .

Bronzo , al D/ : TAURUS , REGULUS , PULCHER , simpulum e lituus , al R/ : III VIR A.A.A. F.F. al centro S.C.

Bronzo , al D/ : TAURUS , REGULUS , PULCHER , due mani intorno al caduceo , al R/ : III VIR A.A.A. F.F. al centro S.C.

Bronzo , al D/ : TAURUS , REGULUS , PULCHER , cornucopia ,nel campo s.c. al R/ : III VIR A.A.A. F.F. al centro incudine da monetiere .

Monete presenti in disegno nel Babelon

Fonte : Appiano , Cassio Dione , wikipedia , rete , babelon


 


 

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                                                         Gens Tarquitia

 

La Gens Tarquitia era una famiglia appartenente al patriziato  dell' antica Roma . Pochi membri di questa Gens appaiono nella storia , di cui il più illustre fu Lucio Tarquitio Fiacco , che fu Magister equitum nel 458 a.C. sotto il dittatore Lucio Quinzio Cincinnato , nel 458 a.C.

Altri Tarquitii sono menzionati verso la fine della Repubblica , ma erano probabilmente plebei , piuttosto che discendenti diretti del patriziato dei Tarquitii .

Si pensa che il nomen Tarquitius  derivi da Tarquinius , la forma latina dell' etrusco gentilizio Tarchna . I Tarquitii sarebbero quindi di origine etrusca , forse provenienti dalla città di Tarquinia .

Alcuni Tarquitii conosciuti :

Tarquitius , tradusse in latino un' opera etrusca sui prodigi , con il titolo di “Ostenturium Tuscum” , questo sembra confermare la discendenza etrusca di questa Gens .

Gaio Tarquitio L. f. Prisco ,Legato di Sertorio in Spagna durante la guerra di Sertorio .

Gaio Tarquitio P. f. , Questore nell' 81 a.C. , servì sotto Gaio Annio Lusco in Spagna durante la guerra contro Sertorio . 

Quinto Tarquitio , nominato su una moneta che commemora il servizio di Gaio Annio Luscus nella guerra di Sertorio , raffigurante la Vittoria che guida una biga . Dalla sua somiglianza con una moneta di Lucio Fabio , uno dei questori di Annio , si suppone che Quinto Tarquitio fosse un altro questore .

Lucio Tarquitio , consegnò una lettera di Cicerone ad Attico, riguardante l' imminente guerra civile tra Cesare e Pompeo , nel 50 a.C. 

Marco Tarquitio Prisco , un Legato di Statilio Tauro in Africa , accusò il Tauro di estorsione e stregoneria . Il Senato lo espulse come delatore . Nerone ripristinò il suo rango e lo nominò Governatore della Bitinia , ma nel 61 d.C. fu lui stesso condannato per estorsione .

Tarquitius Crescens , un Centurione al servizio di Lucio Cesenio Petato in Armenia . Morì in battaglia contro i Parti nel 62 d.C. 

Quinto Tarquitio Catulo , Governatore della Germania Inferiore qualche tempo prima del 184 d.C.

Si conosce un solo Denario emessa dalla Gens Annia , che reca il nome della Gens Tarquitia , emesso in Spagna dal Questore C. Tarquitius , figlio di Publio , quando Caio Tarquitio era Questore con L. Fabius Hispaniensis , entrambi al seguito delle Legioni del Proconsole Caius Annius Luscus nella guerra spagnola contro Sertorio .

Denario , al D/ : C. ANNIUS T. F. T. N. PRO COS. EX S.C. , busto diademato di Anna Perenna a destra , dietro una bilancia , al R/ : C. TARQUITI P. F. , nel campo Q , la Vittoria su una biga a destra tiene una palma e nel campo un numero che varia

Fonte : Livio , Dionigi , wikipedia , babelon

 

                                                                     Gens Thoria

 

La Gens Thoria era una famiglia plebea minore dell' antica Roma . Solo pochi membri di questa Gens sono menzionati nella storia , ma un certo numero è noto dalle iscrizioni .

Il nomen Thorius può derivare dal latino torus , in questo caso riferendosi ad individuo forte , muscoloso . Chase elenca il nomen tra quelli che hanno avuto origine a Roma , oppure che non possono essere dimostrati provenire da nessun' altra parte . 

L' unica Famiglia distinta dei Thorii Balbi , orinaria di Lanuvium , sotto la Repubblica portava il cognomen Balbo . Questo cognome appartiene ad una grande classe di cognomi originariamente derivata dalle caratteristiche del portatore e indicava una persona balbuziente . 

Un ritratto storico di Lucio Thorio Balbo :

https://www.bing.com/ck/a?!&&p=b117a3d19c9d9c4c0b46af172f41a23967274a3a6a1391f518c0ba855d5a1f3fJmltdHM9MTY1Mjc5MDY5MyZpZ3VpZD0wNWVlOWM2Yy1jNGY4LTQ2NDEtOWJiOC1kMjg0ZGNlZDMzZjAmaW5zaWQ9NTE1Ng&ptn=3&fclid=48b02f9e-d5dd-11ec-9f6b-5f7a902eece3&u=a1aHR0cDovL3d3dy5jb211bmUubGFudXZpby5ybS5pdC9ob21lL2VzcGxvcmFyZS90dXJpc21vLWUtcmljZXR0aXZpdGEvbGFudXZpbmktbmVsbGEtc3RvcmlhL2x1Y2lvLXRvcmlvLWJhbGJvLWNvbnNvbGUtbWFnaXN0cmF0by1yb21hbm8v&ntb=1

Denario , al D/ : I.S.M.R. , testa di Giunone Lanuvia a destra cperta di una pelle di capra , al R/ : L. THORIUS BALBUS , toro che scalpita a destra , nel campo una lettera che varia .

Fonte : Cicerone , wikipedia , Varesi , babelon

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                                                                  Gens Trebania


La Gens Trebania o Trebana era un' oscura famiglia plebea dell' antica Roma . Solo pochissimi membri di questa Gens sono noti , principalmente dalle iscrizioni .

Trebanius sembra derivare dalla città di Treba in Sabinum , vicino al confine con il Lazio . Lucio Trebanio , fu Triumviro monetale ad un certo punto tra il 135 e il 126 a.C. circa . Le sue monete presentano una testa di Roma sul dritto , mentre il rovescio raffigura Giove che guida una quadriga .

Emissione molto semplice che denota la mancanza di antenati illustri .

Alcuni Trebanii :

Gaio Trebanio Rufo , così chiamato in un' iscrizione in bronzo da Neapolis .

Publio Trebano Salistiano , sepolto a Trebula Mutusca , all' età di trent' anni , in una tomba del I secolo costruita dalla moglie , Ulpia Sabina .

Trebula Mutusca , presunta citta’ di origine della Gens , era un' antica città dei Sabini , una delle due che portano il nome di Trebula , Plinio è l' unico autore che menziona entrambi i luoghi : Trebulani qui cognominantur Mutuscaei , et qui Suffenates . Il suo sito è chiaramente fissato a Monteleone Sabino , un paese a circa 3 km sulla destra della via Salaria , tra Osteria Nuova e Poggio San Lorenzo . Ci sono notevoli rovine qui tra cui quelle di un teatro , di terme o bagni e porzioni dell' antico marciapiede . Qui sono state trovate anche diverse iscrizioni , alcune delle quali portano il nome del suo popolo , Plebs Trebulana , Trebulani Mutuscani e Trebulani Mut., in modo che non possa rimanere alcun dubbio sulla loro attribuzione .

Un’ altra alternativa circa la provenienza della Gens Trebania potrebbe essere l’ attuale Trevi nel Lazio , un antichissimo oppidum degli Equi , In epoca tardo repubblicana fu un Municipio , come attesta un' iscrizione con il primitivo nome di Treba , poi in epoca imperiale divenne Treba Augusta . Nel suo territorio aveva origine l' acquedotto dell' Acqua Marcia ; e’ ipotizzabile che la Famiglia possa provenire da qui , gli abitanti di ieri come di oggi sono chiamati Trebani e il nome della Gens Trebania potrebbe giocare a favore di questa seconda ipotesi .

Lucio Trebanio , Triumviro monetale , emise questo Denario e bronzi : al D/ : testa elmata e alata della dea Roma a destra , dietro X , al R/ : L. TREBANI ROMA , Giove che lancia la folgore su quadriga al galoppo a destra

Bronzo , Semisse , al D/ : testa di Saturno a destra , dietro S , al R/ : L. TREBANI ROMA , prua di nave , davanti S

Seguono Trienti , Quadranti e Sestanti , con le stesse legende , simboli e divinita’ tipici di queste emissioni

ll Triente e Sestante sono in disegno nel Babelon

Fonte : wikipedia , rete, babelon

 

                                                                 Gens Tullia

 

La Gens Tullia era una famiglia dell' antica Roma con rami sia patrizi che plebei . Il primo di questa Gens ad ottenere il consolato fu Manio Tullio Longo nel 500 a.C. , ma il più illustre della famiglia fu senza dubbio Marco Tullio Cicerone , statista , oratore e studioso del I secolo a.C. 

I primi Tullii che appaiono nella storia erano patrizi , ma tutti i Tullii menzionati in tempi successivi erano plebei , e alcuni di loro discendevano da liberti . 

Il nomen Tullius è un cognome patronimico , derivato dall' antico latino praenomen Tullus , probabilmente da una radice che significa sostenere , sopportare o aiutare . I Tullii della Repubblica a volte rivendicavano la discendenza da Servio Tullio , il sesto re di Roma , che secondo alcune tradizioni era figlio di Servio Tullio , un principe di Corniculum che fu ucciso in battaglia contro i Romani sotto Lucio Tarquinio Prisco , il quinto re romano . Tuttavia, gli storici romani riportano che i Tullii erano una delle famiglie nobili albane che arrivarono a Roma dopo la distruzione della loro città durante il regno di Tullo Ostilio , il terzo re di Roma . Questo probabilmente renderebbe i Tullii una delle gentes minores , le case patrizie minori della Repubblica . 

Il patrizio Tullio portava il cognomen Longus , alto , ma solo uno di loro appare nella storia . Le notevoli famiglie plebee portavano i cognomi Decula e Cicerone . Quest' ultima , tra le più famose dei cognomi romani appartiene ad una classe comune di cognomi derivati da oggetti familiari .  Questa famiglia proveniva da Arpinum , i cui abitanti ottennero la cittadinanza romana nel 188 a.C. Plutarco riferisce che il cognome fu dato a un antenato dell' oratore, che aveva una fessura nella punta del naso a forma di cece , o cicer. All' inizio della sua carriera , Cicerone fu esortato ad adottare un cognome più propizio , ma rifiutò , affermando che avrebbe reso famoso il nome . La maggior parte degli altri cognomi trovati con i Tullii della Repubblica appartenevano a liberti , ma un certo numero della famiglia non portava cognomen .

Forse il monetiere che emise il Denario conosciuto , dovrebbe essere stato Marco Tullio Decula , Console nell’ 81 a.C. , costui è stato un politico della Repubblica romana .

Fu Console nell' 81 a.C. insieme al collega Gneo Cornelio Dolabella , durante il periodo della dittatura di Lucio Cornelio Silla . Per tale motivo il potere dei due Consoli fu solo nominale , dato che il potere era solo nelle mani di Silla .

Denario , al D/ : testa elmata e alata della dea Roma a destra , dietro ROMA , al R/ : M. TULLI , la Vittoria su quadriga a destra tiene una palma , sopra una corona , sotto i cavalli X

Fonte : Dionigi , wikipedia , babelon

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                                                  Gens Turillia

Notizie storiche sull’ origine di questa Gens non ne ho trovate , anche il nome in anagramma TUR che compare sulle monete bronzee e in argento suscita discussioni circa l’ appartenenza a questa Famiglia .

Si attribuiscono a questa Gens alcune monete col monogramma TVR che può anche essere letto come Turius .

Queste monete si attribuiscono a due monetari .

1) L. Turillius , Magistrato monetario verso l' 87 a.C. che battè bronzi con la prua e la legenda L. TVR. ROMA

2) Decimus (o Publius) Turillius , Luogotenente di Marco Antonio , fu uno degli assassini di Cesare , poi fu Questore di Cassius Longinus ; dopo Filippi Turillius si sottomette a Marco Antonio di cui divenne uno dei Prefetti . Caduto ostaggio nelle mani di Ottaviano dopo Azio fu messo a morte nel 31 . Le sue monete furono battute nel 43 e 31 a.C.

Un certo Publio Turillius compare in questo link che viene automaticamente tradotto in italiano :

https://www.bing.com/ck/a?!&&p=fe19f4572651b6bbacd8f00f249d71b6246c3c2eba6afcceca3622bb470618a8JmltdHM9MTY1Mjk1MTMzOCZpZ3VpZD01NDkxMzc0My00Y2FhLTQzNjgtOWNhMC05NjE2NWRiYzU0N2EmaW5zaWQ9NTE2MA&ptn=3&fclid=50c7aca3-d753-11ec-a0cb-423f4888c2b0&u=a1aHR0cHM6Ly93d3cuYWNhZGVtaWEuZWR1Lzk3Mjg5MzcvQXNrbGVwaWVpb25fYW5kX1BoeXNpY2lhbnNfYV9wcmVmZXJlbnRpYWxfdG9vbF9vZl9Lb2FuX2RpcGxvbWFjeV9pbl9OX1N0YW1wb2xpZGlzX1lfVGFzc291bGFzX2Vkc19IWUdJRUlBX0hlYWx0aF9JbGxuZXNzX1RyZWF0ZW1lbnRfZnJvbV9Ib21lcl90b19HYWxlbl9BdGhlbnNfMjAxNF82MF83NQ&ntb=1

Esiste anche un vecchio passo su un discusso Asse emesso forse dalla Gens Turillia , passo estratto dal Bollettino Archeologico Napoletano del 1856/57 a cura di C. Cavedoni

"Turillia , il preteso Asse semionciale del Sig. Riccio , con la scritta TURIL sopra la mezza nave , credo sia anzi un Asse di L. TITURI L. f. , la cui epigrafe sia difettiva da principio . Il Sig. Riccio dice quel suo Asse a fior di conio , ma l' impressione datane nel suo catalogo nol mostra altrimenti tale . L' antico scalptor pote' anche scrivere L. TITURI L. omettendo l' F. per fretta o disattenzione" (cf. Cavedoni , appendice al saggio n* 186)

Due sarebbero quindi i Triumviri monetali della Gens Turillia : Lucio Turillio nell’ 87 a.C. e Decimo o Publio Turillio nel 31 a.C.

Il primo emise Semissi , Trienti e Quadranti con il monogramma al rovescio L.TUR , con divinita’ e simboli tipici di queste tipologie , molto rari .

Il secondo emise un Denario a nome della Gens Antonia con al D/ : M. ANTONIUS AUG. IMP. IIII COS. TER. III V.R.P.C. , testa nuda di Marco Antonio a destra , al R/ : D. (o P.) TUR. , la Vittoria volta a sinistra tiene in una mano una lunga palma , nell’ altra mano una corona di alloro ornata con due nastri , il tutto dentro una corona di alloro .

Fonte : rete , babelon

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                                                 Gens Vargunteia

Misteriosa e’ l’ origine di questa Gens e ancora piu’ il nome del Triumviro monetale che emise monete probabilmente nel 129 a.C. circa , M. Vargunteius , sconosciuto alle fonti antiche , per essere piu’ esatti , a quelle sopravvissute .

Forse questo M.(arcus) Vargunteius dovrebbe essere stato il padre di L.(ucius) che fu uno dei complici di Catilina citato da Sallustio nella congiura di Catilina ; un’ altro Vargunteius fu Luogotenente di Crasso nella disastrosa campagna contro i Parti , ucciso dai Parti durante la ritirata dopo Carre .

Infine un’ ultimo Q.(uinto)Vargunteio e’ citato da Svetonio , dopo di che piu’ nulla .

Di M. Vargunteius si conoscono Denari e Bronzi .

Denario , al D/ : M. VARG , testa elmata e alata della dea Roma , sotto il mento asterisco o stella , al R/ : Giove su quadriga al passo a destra tiene un fulmine e un ramo di alloro

Bronzi conosciuti : Semissi , Trienti , Quadranti , Sestanti .

Tutti portano in alto sopra la prua di nave M. VARG in monogramma , per il resto i soliti simboli e figure di queste tipologie di monete .

Fonte : babelon , rete

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                                                    Gens Ventidia

La storia di questa Gens ruota tutta intorno alla vita e alla figura storica di Publio Ventidio Basso , tratti simili a quelli del personaggio postumo pre imperiale Marco Vipsanio Agrippa , due meteore che apparvero improvvisamente nel firmamento storico per poi eclissarsi sia individualmente sia come genia . In verita’ la meteora di Agrippa si tramando’ per un po’ nella vita dell’ Impero fino ad estinguersi nel secondo decennio della nostra era con la morte del nipote Agrippa Postumo . Entrambe le forti figure , e come genia , scompaiono dalla storia come improvvisamente erano apparse .

Ritratto storico di Publio Ventidio Basso , da Wikipedia :

Publio Ventidio Basso (in latino Publius Ventidius Bassus; Asculum, 90 a.C. circa ; prima del 27 a.C. è stato un politico e generale della Repubblica romana .

Originario del Piceno, divenne uno dei principali luogotenenti di Marco Antonio, dimostrando ottime qualità militari soprattutto durante la guerra di Modena e la campagna partica del 39-38 a.C. durante la quale inflisse ripetute e pesanti sconfitte ai Parti, vendicando la sconfitta di Crasso a Carre del 53 a.C.

Publio Ventidio Basso, originario del Piceno, era un cittadino ascolano come riferisce lo storico Sebastiano Andreantonelli, nel Libro IV della Historiae Asculane, testo in cui dedica una particolare attenzione alla sua figura. L'autore lo identifica come il figlio del comandante militare Publio Ventidio Basso Senior e cita un passo del "de pudicitia" di Antonio Bonfini in cui questi dice che Ventidio ebbe la cittadinanza ascolana. La tradizione antica ha spesso evidenziato le presunte oscure e modeste origini del futuro capo militare, ma Sebastiano Andreantonelli nella sua opera dichiara di voler correggere chi attribuì al generale "umili origini" poiché egli in realtà avrebbe avuto natali distinti quale figlio di un pretore dell'esercito italico durante la guerra sociale.

Secondo Balena ha descritto il profilo del padre Publio Ventidio Basso Senior, definendolo come «originario di Osimo ed ascolano di elezione», luogotenente di Quinto Poppedio Silone e Gaio Papio Mutilo, i due comandanti in capo degli eserciti italici durante la guerra contro Roma. Il padre di Ventidio Basso avrebbe preso parte, sotto il comando di Tito Lafrenio e Gaio Judacilio ai combattimenti nel Piceno durante i quali venne inizialmente sconfitto nei pressi di Falerone nel 90 a.C. da Gneo Pompeo Strabone che fu costretto a ripiegare nella città di Fermo.

Giuseppe Marinelli riferisce di come nelle fonti latine sia raccontato che Ventidio, catturato ancora bambino dopo la distruzione di Ascoli Piceno, fu fatto sfilare insieme alla madre vedova durante il trionfo di Pompeo Strabone dell'89 a.C. A Roma visse la sua infanzia nella povertà, condizione che non gli impedì l'apprendimento di una buona educazione e dell'erudizione. Durante il periodo adolescenziale la sua occupazione fu quella del modesto garzone addetto allo stallaggio, seguita da quella del mulattiere; commerciò muli, animali utili per gli equipaggi degli ufficiali dell'esercito, e si dedicò all'attività di trasporto. Queste nuove circostanze lavorative determinarono un progressivo miglioramento delle sue possibilità economiche. Fu in questo periodo che entrò in contatto con Giulio Cesare, che lo notò e lo arruolò fra gli uomini per la conquista della Gallia. Ventidio Basso si guadagnò la stima di Cesare e combatté al suo fianco anche durante la guerra civile; tale amicizia gli consentì l'accesso al rango senatorio. In seguito, fu tribuno della plebe ed anche pretore , pontefice e console.

L'Andreantonelli ricorda, inoltre, che il trionfo sui Parti di Ventidio fu celebrato da innumerevoli autori, tra cui Plutarco ed Appiano, ma che la sua figura fu anche criticata Cestio Pio e da Cicerone. Quest'ultimo nelle Filippiche lo cita più volte come chi visse in uno stato d'indigenza e fu “mulattiere militare addetto ai rifornimenti”. Planco, a sua volta, criticò Cicerone per queste affermazioni ritenendo che egli lo considerasse suo nemico. Ventidio, infatti, fu l'unico che pensò e tentò di arrestarlo durante la campagna denigratoria che questi ordì nella città di Roma contro Antonio, dopo la morte di Cesare. Di ciò riferisce solo Appiano.

Lo storico ascolano riporta, inoltre, che Ventidio era anche noto per le ricchezze accumulate durante la vita e di avere la fama della signorilità unita al fasto delle sue residenze di Roma e nell'agro di Tivoli. Quest'ultima villa appartenne anche al figlio Caio Basso.

Dagli scritti di Cassio Dione si apprende che il console visse nella città di Roma in un elegante palazzo che ristrutturò dopo la devastazione di un incendio. Ne arricchì il pregio sistemandovi molte statue avute in prestito da Cesare. Dione precisa che Ventidio non le rese indietro quando Cesare stesso (Ottaviano: Dione sistematicamente lo chiama Cesare, spiegandone le ragioni) ne chiese la restituzione adducendo di non avere schiavi sufficienti per il trasporto e lo invitò a provvedere con i suoi servitori. Cesare lasciò che Ventidio le trattenesse e rinunciò a riaverle per il timore di essere accusato di peculato.

Entrò a far parte dell'esercito di Gaio Giulio Cesare durante la conquista della Gallia. Fu in seguito favorito prima da Cesare diventando pretore nel 44 a.C., per essersi messo in mostra durante la guerra civile e poi da Marco Antonio  dopo la morte del dittatore.

Divenne console suffetto per volere di Antonio, nel 43 a.C., Ma partito Antonio per l'Egitto nel 41 a.C. fece poco per prestare aiuto al fratello, Lucio Antonio o alla moglie Fulvia contro Ottaviano durante la seconda guerra civile.

«Che altro infatti, fuori della strage di Crasso, compensata dalla perdita di Pacoro, ci potrebbe contrapporre l'Oriente, piegato sotto i piedi di un Ventidio?»

(Tacito, Germania, XXXVII, 4)


Chiamato in Oriente da Antonio nel 39 a.C., condusse una campagna militare contro i Parti con notevole successo. Si racconta che Ventidio, percorsa l'Asia romana, venne a contatto con le armate di Quinto Labieno e dei Parti, che riuscì a battere separatamente presso il monte Tauro: prima la cavalleria parta poi Labieno. Ottenuta questa importante vittoria, inviò la cavalleria romana, guidata da un certo Pompedio Silo, fino al passo del Mons Amanus (l'attuale Giaour Dagh, che separa la Cilicia dalla Siria) dove si trovava un'importante guarnigione nemica, ma questi fu sorpreso dalle truppe dei Parti guidate da Franapate, luogotenente di Pacoro I, che per poco non ne avrebbero fatto strage se Ventidio non fosse intervenuto per tempo. Anche questa volta il generale romano riuscì a battere le truppe dei Parti ed a respingere il loro nuovo attacco. Ventidio riuscì poco dopo a riconquistare la Siria e la Palestina ed a trascorrervi l'inverno del 39-38 a.C., senza ricevere nessun riconoscimento ufficiale da parte del Senato.

L'anno successivo Ventidio continuò la campagna contro i Parti riuscendo a battere, in occasione dell'anniversario della battaglia di Carre (9 giugno del 38 a.C.), Pacoro I ed il suo luogotenente Franapate, presso Gindaro  (Cyrrhestica), a 50 km ad est di Antiochia. Così scrive Plutarco:

«Il suo successo, che diventò uno dei più celebrati, diede ai Romani piena soddisfazione per il disastro subito con Crasso, e colpì i Parti ancora fino ai confini con la Media e la Mesopotamia, dopo averli sconfitti in tre successive battaglie. Ventidio decise comunque di non inseguire ulteriormente i Parti, perché temeva di suscitare la gelosia di Antonio; e così decise di attaccare e sottomettere le popolazioni che si erano ribellate a Roma, e di assediare  Antioco I di Commagene nella città di Samosata [...] Ventidio è l'unico generale romano che ad oggi abbia celebrato un trionfo sui Parti.»

(Plutarco, Vite parallele - Marco Antonio, 34)

In seguito a questa nuova disfatta, i Parti furono costretti a riportare il confine al fiume Eufrate, rinunciando così alle sponde del mar Mediterraneo, mentre Ventidio fu mandato a Roma per celebrare il meritato trionfo.

Dopo la vittoria sui Parti, Ventidio si allontanò dalle cose pubbliche e si ritirò a vita privata. La sua morte fu accolta da tutti con dolore e fu onorato con un funerale pubblico, le dame romane, per l'accaduto, vestirono il colore del lutto.

Del generale romano, come ricorda Sebastiano Andreantonelli, colpisce la particolare singolarità del destino, che lo volle trionfatore nella stessa Roma che da bambino lo vide prigioniero ed umiliato in catene davanti al carro di Strabone.

Ad Ascoli Piceno la memoria di Ventidio Basso è stata ricordata da Antonio Migliori, uomo erudito ed antiquario, che commissionò la realizzazione di una statua di marmo dedicata al vincitore dei Parti. Alla base dell'opera aggiunse il testo di questo epigramma:

«A Publio Ventidio Basso, figlio di Publio Ventidio, che iniziò la carriera militare sotto Giulio Cesare nelle Gallie, pontefice massimo, contemporaneamente pretore e nel medesimo anno console sostituto in luogo di Ottaviano Augusto, legato al triumviro Marco Antonio, vendicatore della morte di Licinio Crasso, uccisore di Pacoro, figlio di Orode, primo gloriosissimo trionfatore sui Parti, Antonio Migliori ascolano, per rinnovare la memoria di un così grande generale e per incitare gli animi dei cittadini all'emulazione, eresse questa statua marmorea nell'anno del Signore 1615.»

Questa statua non esiste piu’ .

L'Andreantonelli narra anche dell'esistenza di un simulacro che aveva visto custodito presso la chiesa di Sant'Ilario in cui erano ritratti i consoli Ventidio Basso e Lucio Tario Rufo, anch'egli ascolano, con le mani unite. La pietra monumentale fu spezzata e distrutta da ignoti che credevano che al suo interno si celasse un tesoro. Lo storico riporta il testo dell'iscrizione che vi si leggeva: «P. VENTIDIVS. L. TARIVS» «Publio Ventidio, Lucio Tario».

Nella Pinacoteca civica di Ascoli è conservato ed esposto il busto del generale romano eseguito, in marmo bicolore, dallo scultore Serafino Tramezzini e donato alla galleria comunale nell'anno 1883. Si tratta di un'opera giovanile dell'artista che volle celebrare la memoria di Ventidio Basso ritraendolo con la toga e connotando la sua espressione dei tratti che egli intuì con la sua immaginazione.

Al ricordo del tribuno che salì i gradi della gerarchia militare romana la città di Ascoli Piceno ha intitolato a suo nome una piazza del centro storico ed il teatro comunale.

Di Ventidio Basso è noto un denario emesso dalla Gens Antonia : al dritto è raffigurata la testa di Marco Antonio e c'è la legenda M. ANT. IMP. III V. R. P. C. , cioè Marco Antonio, imperatore, triumviro per la restaurazione della repubblica, che era la carica ricoperta in quel momento da Marco Antonio. A sinistra è raffigurato un lituo. Il lituo fa riferimento alla appartenenza al collegio degli auguri ed è presente anche in altre monete del triumviro.

Al rovescio la legenda P. VENTIDI PONT. IMP. è intorno a una figura giovanile che indossa una clamide: Nella mano sinistra tiene uno scettro e nella mano destra un ramo di ulivo . La figura al rovescio è interpretata da alcuni autori come Iuppiter Victor. Gaetano De Minicis, un autore che ha scritto nel XIX secolo un testo sulla Numismatica ascolana ipotizza che la figura raffigurata al rovescio sia Antonio stesso.

La coniazione dovrebbe aver avuto luogo in una zecca al seguito dell'esercito al comando di Ventidio nell'oriente, nel 39 a.C.

Questa moneta è stata oggetto di una monografia pubblicata nel 1960 da Theodore V. Buttrey Jr., un numismatico statunitense, nella serie Museum Notes della American Numismatic Society.

Nel XVI e XVII secolo sono state anche attribuite a Ventidio Basso alcune medaglie di cui però non si hanno notizie posteriori.

Fonte : Appiano , Gellio , Dione , Plutarco , Babelon


 


 

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                                                    Gens Vergilia


La Gens Vergilia o Verginia era di probabile origine etrusca ma di significato ignoto , le origini etrusche della Gens vengono confermate dallo stesso poeta latino Vergilio in un passo della sua opera Eneide : “Mantua dives avis....ipsa caput populis : Tusco de sanguine vires"  . Secondo alcune fonti la Gens Vergilia deriverebbe il suo nome dalla costellazione delle Pleiadi , conosciute presso i Romani come Vergiliae : le Pleiadi , in epoca antica, erano un punto di riferimento per i marinai durante i loro viaggi notturni , forse probabile attivita’ di questa Gens .

La Gens Vergilia , diffusa in tutta Italia , era attestata in particolare a Verona , Aquileia , Cremona e Brescia .

Per maggiori informazioni su questa Famiglia e sui loro componenti :

https://www.bing.com/ck/a?!&&p=c66eddff1cd2097cd1bbf6505de3a2f7766da8ed5593ae7faa31a8087f53317cJmltdHM9MTY1MzEyNDI3MSZpZ3VpZD1mODc2OTFjZC0yZmI5LTRjYWUtYmVjOC1kMGZkN2JlYmZiMjAmaW5zaWQ9NTE5MA&ptn=3&fclid=f4f3c119-d8e5-11ec-a0f6-7ef629e3d44b&u=a1aHR0cHM6Ly93d3cucm9tYW5vaW1wZXJvLmNvbS8yMDEyLzA2L2dlbnMtdmVyZ2luaWEuaHRtbA&ntb=1

Il Triumviro monetale Vergilius batte’ monete insieme ai colleghi Gargilius e Ogulnius circa nell’ 81 a.C. ; lo stesso Vergilius fu poi tra i proscritti nel 43 a.C.

Un C. Vergilius fu Pretore nel 62 a.C. e Governatore della Sicilia , poi pompeiano nell’ armata di Pompeo .

Le monete di questo monetiere Vergilius sono tutte con i nomi dei colleghi , quindi prendo ad esempio un Denario , gli altri Denari presentano i nomi dei monetali invertiti :

Denario , al D/ : testa coronata di quercia di Apollo Veiove a destra , sotto un fulmine , al R/ : VER. GAR. OCUL. , Giove su quadriga al galoppo a destra tiene un fulmine , nel campo una lettera che varia .

Prima di completare questa Gens mi sembra doveroso dare un accenno sulla fine del poeta romano Virgilio .

Virgilio morì a Brindisi il 21 settembre del 19 a.C. , di ritorno da un importante viaggio in Grecia , forse per ricevere alcuni pareri tecnici sull' Eneide , secondo i biografi mori' per le conseguenze di un colpo di sole , ma non è l' unica ipotesi accreditata .

Prima di morire , Virgilio raccomandò ai suoi compagni di studio Plozio Tucca e Vario Rufo di distruggere il manoscritto dell’ Eneide, perché per quanto l' avesse quasi terminata , non aveva fatto in tempo a rivederla : i due però consegnarono il manoscritto all' imperatore , cosicché l' Eneide , pur recando tuttora evidenti tracce di incompiutezza , divenne in breve il poema nazionale romano .

I resti del grande poeta furono poi trasportati a Napoli , dove erano custoditi in un tumulo tuttora visibile nel quartiere di Piedigrotta . Pero l' urna che conteneva i suoi resti mortali andò dispersa nel Medioevo . Sulla tomba fu posto il celebre epitaffio :

«Mantua me genuit , Calabri rapuere , tenet nunc Parthenope ; cecini pascua rura duces»

<<Mi ha generato Mantova , il Salento mi rapì la vita , ora Napoli mi conserva ; cantai pascoli , campagne e comandanti >>

In foto la tomba di Virgilio a Piedigrotta

Fonte : rete , wikipedia , babelon

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                                                  Gens Vettia

La Gens Vettia o Vezia , Vezzia , Vetia , era una Famiglia plebea di Roma conosciuta verso la fine della Repubblica . I Vettii crebbero poi di importanza durante l' Impero , quando il loro nome comparve sovente nei Fasti . Un ramo dei Vettii visse nel paese di Vezza d' Alba , che infatti ne prese il nome . Anche a Pompei ci sono tracce di proprietari appartenenti alla Gens : Aulo Vettio Caprasio Felice era padrone di due proprietà , mentre Aulo Vettio Restituto e Aulo Vettio Conviva , erano ricchi liberti , abitarono la famosa casa dei Vettii , uno dei massimi esempi di arte e architettura romana del I secolo . A Pompei la famiglia dei Vettii era una delle più facoltose nel 79 d.C. , l’ anno dell' eruzione del Vesuvio che distrusse la città . Nella città di Teramo è invece stata rinvenuta un' iscrizione sepolcrale che parla di un Gaius Vettius C. f. Laetus e di sua madre Vitellia C. f. Taertia . Un' ipotesi etimologica fa risalire l' origine del nome della città di Avezzano al prediale Ad Vetianum o Ad Vettianum . Il luogo infatti sarebbe stato frequentato in epoca romana dalla Gens Vettia - Vezzia .

Tra i Vettii storici si ricordano un P. Vettius che fu Questore di Verre in Sicilia , un altro L. Vettius cavaliere romano nominato da Cicerone ; mentre per le monete sono conosciuti un P. Vettius Sabinus e un T. Vettius Sabinus .

Si suppone che il primo P. Vettius Sabinus sia stato il padre di P. Vettius , il Questore in Sicilia tra il 73/71 a.C. , colui che emise il Quinario che al D/ : testa laureata di Giove e nel campo una lettera variante , al R/ : P. SABIN. In mezzo le due figure : la Vittoria girata a destra che incorona un trofeo e in esergo Q (quinario) , nel seguente link storia del ritrovamento del Quinario in foto :

https://www.bing.com/ck/a?!&&p=eec36186826bab2d60cb68b923108aec95ef4ad3aa452e5bdd58c60b888c4140JmltdHM9MTY1MzIwNjU5MSZpZ3VpZD01ODNjMTBiNi1mMzczLTQyNmUtOWE2Mi0zNmNhY2U1N2VjZWMmaW5zaWQ9NTIyNA&ptn=3&fclid=9f8d9c4b-d9a5-11ec-845c-875f8c38f5a6&u=a1aHR0cDovL3d3dy5hcmNoZW9kb21hbmkuY29tL3NpdGUvP3A9MTM3Mg&ntb=1

Di T. Vettius Sabinus , ne parla Cicerone come di un Pretore nel 59 a.C. , che divenne Governatore della Provincia d’ Africa ; dovrebbe essere colui che emise il Denario con al D/ : SABINUS , testa nuda e barbuta a destra di Tatius Sabinus re dei Sabini , sotto la barba TA in monogramma , davanti S.C. , al R/ : T. VETTIUS IUDEX , l’ interrex Sp. Vettius su biga al passo a sinistra , togato tiene in mano uno scettro , dietro la biga una spiga di grano .

Fonte : rete , wikipedia , Cicerone , Babelon 

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                                                   Gens Veturia

La Gens Veturia , in origine Vetusia , era un' antica Famiglia patrizia della Repubblica Romana . Secondo la tradizione , l' armaiolo Mamurius Veturius  visse al tempo di Numa Pompilio  e forgio’ i sacri ancilia , gli scudi piovuti dal cielo . I Veturii sono regolarmente presenti nei Fasti Consulares della prima Repubblica , con Gaio Veturius Geminus Cicurinus che detenne il consolato nel 499 a.C. 

Come altre antiche gentes patrizie , anche i Veturii svilupparono rami plebei . La Famiglia declinò nella tarda Repubblica , con l' ultimo Veturius consolare in carica nel 206 a.C. durante la seconda guerra punica . 

Il nomen Veturius appartiene a una classe di gentilizi in cui l' antica 's' mediale è stata sostituita dalla 'r' , come in Valesius , Fusius , Papisius e Numesius , che in tempi successivi furono Valerio, Furius , papirius e numerius . Alcuni studiosi suppongono , sia dal fatto che Mamurius Veturius aveva due nomi gentili , sia dal suo legame con Numa , che i Veturii fossero di origine sabina ; ma Chase classifica il nome con quelli che erano o di origine latina , o che non si può dimostrare di aver avuto origine altrove ; deriva il nome da vetus , "vecchio" .

Veturia era una delle 35 tribù di Roma , principalmente dal nome di antiche famiglie patrizie , ma in origine si scriveva Voturia , forse una variante iniziale del nome . Lily Ross Taylor afferma che la Gens proveniva dalla regione di Ostia , sulla riva sinistra del Tevere , poiché vi era un santuario dei Veturii .

La Famiglia principale dei Veturii portava il cognomen Cicurinus , che l' antiquario Varrone derivò da cicur , tranquillo o paziente . I Veturii che ricorrono nei fasti dall' inizio della Repubblica fino alla metà del V secolo a.C. portavano il cognome aggiuntivo di Geminus , gemello . Dai tempi dei Decemviri , questo cognome fu sostituito da Crasso , grosso , a volte con l' implicazione di "ottuso" o "stupido". I Veturii Cicurini fiorirono fino alla metà del IV secolo a.C. . Il cognome Calvino , calvo , ricorre nell' ultima parte del IV secolo a.C. , dopodiché i Veturii caddero nell' oscurità fino alla seconda guerra punica , quando compare brevemente il cognome Filone , uno dei primi cognomina mutuati dal greco . Dopo questo , i Veturii svaniscono dai fasti consolari probabilmente per l' onta subita dall' esercito romano alle forche caudine nel 321 a.C.

Gli ultimi Veturii apparsi nella storia provenivano dai Sempronii Gracchi , di cui adottarono il cognomen ; erano quindi plebei .

Le monete di questa gens non portano cognomen . Un curioso esempio , rilasciato da Tiberio Veturius Gracco , raffigura la testa di un uomo con l' elmo sul dritto e sul verso due uomini con bastoni e spade , ai lati di un uomo inginocchiato che tiene un maiale . La moneta sembra commemorare un trattato , ma l' occasione precisa è dubbia . Michael Crawford suggerisce che la moneta rappresenti un giuramento , aggiungendo che potrebbe essere un riferimento al trattato stipulato da Tito Veturius Calvinus con i Sanniti alle Caudine , come esempio di integrità romana . Collega anche la scena raffigurata al trattato del 137 negoziato da Tiberio Sempronio Gracco , durante la guerra Numantina , sebbene questa opinione sia contestata .

La decadenza della Gens Veturia ebbe inizio dopo il fatto storico delle forche caudine , quando Tiberio Viturio Calvino venne eletto console nel 334 a.C. con Spurio Postumio Albino Caudino[1]. Inviati per combattere i Sidicini, non portarono a termine la campagna militare, per il timore che i Sanniti stessero per prendere le armi contro i romani .

Fu eletto console nel 321 a.C. con Spurio Postumio Albino Caudino , entrambi al secondo consolato . I due Consoli condussero l' esercito romano in territorio sannita , fino all'imboscata presso Caudio , passata alla storia come la battaglia delle Forche Caudine . I Romani vennero attirati da finti pastori verso un passo che i Sanniti avevano fortificato e si trovarono in una situazione di difficoltà . I Consoli decisero allora di trattare con i Sanniti per uscire dalla situazione di stallo così creatasi , ma il comandante degli avversari obbligò i Romani a passare nudi sotto un giogo di lance per aver salva la vita .

Eletti i due nuovi Consoli , Lucio Papirio Cursore e Quinto Publilio Filone , il Senato prese a discutere delle condizioni di pace accettata dai consoli Romani , Tiberio Veturio e Spurio Postumio , alle Forche caudine . Fu il Console Spurio a parlare perché le condizioni fossero rigettate e che lui e Tiberio fossero consegnati ai Sanniti . Condotti nei pressi di Caudio per essere consegnati ai Sanniti , furono rimandati indietro liberi da Gaio Ponzio .

La figura di Tiberio Veturio Calvino non venne mai riabilitata e la Gens Veturia , a causa della sua sconfitta , non ebbe più il consolato per cento anni , da cui subì una forte decadenza .

Probabilmente a ricordo del fatto T(ito) o T(iberio) Veturio , discendente dell’ avo , emise nel 129 a.C. un Denario che raffigura la pace tra Romani e Sanniti dopo la disfatta delle forche caudine , oppure riferibile al trattato di pace nella terza guerra sannitica .

Denario , al D/ : TI. VET. , busto elmato di Marte a destra , dietro X , al R/ : due guerrieri con armatura reggono una lancia con la sinistra e con la destra una spada indirizzata verso un maialino tenuto in braccio da un sacerdote feziale inginocchiato , sopra ROMA

Denario , al D/ : TI. VET (anagramma) , testa elmata di Marte , dietro X , al R/ : il pastore Faustolo in piedi a destra e rivolto verso l’ albero di fico dove ci sono tre uccelli , sotto la lupa che allatta i due gemelli , in esergo ROMA .

Conosciuto anche un Quadrante con al D/ : testa di Ercole con pelle di leone e tre globetti , al R/ : TI. VETU. ROMA , strigile e vaso uniti con una cinghia .


Con questa Gens termina l’ articolo sulle “minori Gens” .

Lo scopo di questa ricerca e' stato quello di racchiudere in un solo articolo quelle Gens romane che tramite un solo magistrato monetale tramandarono il loro nome nelle monete alla posterita' , evitando in tal modo di accedere ogni volta alla rete Internet , da cui ho tratto quasi completamente le informazioni necessarie all' articolo , un aiuto e' arrivato anche dai classici e soprattutto dall' opera del Babelon che , seppur datata , la reputo fondamentale per la monetazione repubblicana , in particolare per la storia delle Famiglie . Sinceramente speravo in una partecipazione di commenti ed anche di aiuti , sia da parte dei meno esperti sulla monetazione repubblicana , sia da parte dei professionisti della materia con commenti atti a migliorare o completare questa ricerca . Con l’ occasione ringrazio in particolare @gpittini che mi ha stimolato a completare la ricerca in un momento di riflessione e @Rapax per i suoi preziosi consigli . Un particolare grazie a "somebody" , "uno qualunque" a cui avevo inviato anche un messaggio , non ricevuto a causa del nome nascosto , che ha spesso gratificato i miei interventi .


 


 


 

Modificato da Cremuzio
@
  • Grazie 1

Inviato

Mi sono accorto solo ora che nel terminare l' elenco delle Gens "minori" relativa alla Veturia , ho dimenticato l' inserimento delle tre monete descritte , provvedo ora e scusate la dimenticanza .

Veturius,_denarius,_137_BC,_RRC_234-1.jpg

veturia1_pompeia1_mule.jpg

veturia2.jpg


Inviato

Buonasera  a tutti, mi complimento con @Cremuzio, per questa interessante discussione, così ricca di informazioni,  un data base di tutto rispetto ed alla portata di tutti.  Un lavoro minuzioso  fatto con Amore e Passione Storico Numismatica .

Grazie

Saluti 

Alberto

  • Grazie 1

  • 2 settimane dopo...
Inviato

Questo lavoro sulle Gens "minori" e' lungi dall' essere completo , nella ricerca mi sono fermato a sole 85 Gens , per lo piu' plebee , quelle che nella maggior parte dei casi giunsero a Roma verso la fine della guerra sociale e che diedero alla storia un solo Triumviro monetale .

Tralasciando quindi le Famiglie nobili , le storiche piu' antiche , in pratica le "fondatrici" dello Stato romano , tante Gens sarebbero ancora da trattare .

Se qualche anima volenterosa volesse continuare il lavoro da me tracciato , verrebbe fuori un bel racconto storico numismatico .

  • Mi piace 2

  • 4 settimane dopo...
Inviato

Bel lavoro grazie per averlo postato e complimenti per l'impegno: un saluto da nonno Cesare

  • Grazie 1

Inviato

ma non ti fermare sei unico chi può continuare? Forza e con tanti auguri


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