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Bronzi provinciali romani e mitologia greca


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«Poi Zeus sposò la lucente Themis, che diede alla luce Horai (Ora) ed Eunomia (Ordine), Dike (Giustizia) e la fiorente Eirene (Pace), colei che dà significato ai travagli degli uomini mortali.»

(Esiodo, Teogonia, 901)

Eirene o Irene (in greco antico: Eἰρήνη, Eirḕnē) era nella mitologia greca la dea della pace, di cui costituisce la personificazione. Figlia di Zeus e di Temi, era una delle Ore. Il corrispondente nella mitologia romana era Pax.

La dea era raffigurata da una giovane donna recante, in una mano, un ramoscello d'olivo con la cornucopia e nell'altra Pluto, simboli di quella ricchezza e dell'abbondanza che solo la pace può donare.

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Helmeted head of Athena with traces of drapery, right / ΑΘΗΝ-ΑΙΩΝ, Eirene standing, right, holding long sceptre and infant Plutos with cornucopia.

Famosa la statua della dea di Cefisodoto il Vecchio, della quale oggi possediamo una copia romana. Interessante notare che lo storico dell'arte Roberto Longhi paragonava l'elegante figura della Madonna di Loreto (Caravaggio) proprio a questa scultura.

Alla dea furono eretti altari e statue ad Atene e a Roma. In quest'ultima città Vespasiano e Domiziano fecero erigere un tempio con portici e giardini (Tempio della Pace, più tardi considerato uno dei Fori Imperiali). La dea venne rappresentata anche sulle monete.

La divinità dà il titolo a una famosa commedia di Aristofane, Εἰρήνη, di cui è protagonista. È citata da Euripide nelle Baccanti (419/420) : "... la Dea che dispensa ricchezza e fa crescere i giovani..."

Da https://it.wikipedia.org/wiki/Eirene

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Bronzo di Antonino Pio (Alessandria d’Egitto) che raffigura al rovescio Apollo Didymaios in piedi, di fronte, che tiene un piccolo cervo nella mano destra e un arco con la sinistra; a sinistra e a destra le due Nemesi, entrambe rivolte verso di lui con una mano alzata per indicare la bocca; quella a sinistra riceve il cervo da Apollo (Nomos 24).

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Bronzo di Antonino Pio (Alessandria d’Egitto) che raffigura al rovescio Apollo Didymaios in piedi, di fronte, che tiene un piccolo cervo nella mano destra e un arco con la sinistra; a sinistra e a destra le due Nemesi, entrambe rivolte verso di lui con una mano alzata per indicare la bocca; quella a sinistra riceve il cervo da Apollo (Nomos 24).

EGYPT. Alexandria. Antoninus Pius, 138-161. Drachm (Bronze, 34.00 mm, 24.95 g, 12 h), year 11 = 147-148. ΑYΤ Κ Τ ΑΙΛ ΑΔΡ ΑΝΤωΝΙΝΟC CEB EYC Laureate, draped and cuirassed bust of Antoninus Pius to right. Rev. L ENΔEKΑΤΟY Apollo Didymaios standing facing, holding a tiny stag in his right hand and a bow with his left; to left and right, the Two Nemeses, both turned to face him, both raising a hand to point at her mouth, and the one on the left receiving the stag from Apollo. Dattari (Savio) 8313. Meissen 1573. K&G 35.399. RPC IV.4 Online temp. 14897.10 (this coin, chosen to illustrate the type). Bold, very attractive and with a fine brown patina. Good very fine.

From the collection of Jean-Pierre Righetti, ex Roma E2, 2 November 2013, 397.

Estimate: 850 CHF. Hammer Price: 1600 CHF.

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Altro bronzo con due Nemesi (twin Nemeses) a fianco di Apollo Didymeus. Le due Nemesi erano venerate a Smirne ma non ho trovato nulla sul perché questo tipo sia stato usato ad Alessandria, ed evidentemente solo per pochi anni durante il regno di Antonino Pio.

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ANTONINUS PIUS AE Drachm. 24.25g, 33.5mm. EGYPT, Alexandria, RY 10 = AD 146/7. RPC Online temp 13590; Emmett 1457; Dattari Savio 8311-12. O: ΑVΤ Κ Τ ΑΙΛ ΑΔΡ ΑΝΤωΝƐΙΝΟС СƐΒ ƐVС, laureate head right. R: Apollo Didymeus (of Miletus) standing, facing, holding stag and bow, tripod at feet; between the Nemeseis of Smyrna, one on right holding cubit-rule; L ΔƐΚΑΤΟV in exergue. Ex Dr Walter Neussel Collection.

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A Smirne, colonia greca dell’Asia Minore, c’era un santuario dove si veneravano addirittura due Nemesi identiche, probabilmente legate al duplice aspetto di questa potenza divina, riparatrice dei torti e vendicatrice funesta. Le monete di questa regione raffigurano spesso le due Nemesi come il rovescio di questo bronzo di Marco Aurelio (Leu Web Auction 11).

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Roman Provincial
IONIA. Smyrna. Marcus Aurelius, as Caesar, 139-161. Hexassarion (Bronze, 35 mm, 21.82 g, 12 h), Theudianos, strategos, circa 147-161. ΑYΡΗΛΙΟϹ ΚΑΙϹΑΡ Bare head of Marcus Aurelius to left. Rev. ΘЄYΔΙΑΝΟϹ ϹΤΡΑΤ ΑΝЄΘΗΚЄ ϹΜYΡΝΑΙΟΙϹ Alexander the Great reclining to left, sleeping, under a plane-tree, leaning his back against shield and supporting his head with his right hand; behind, the two Nemeses of Smyrna standing vis-à-vis, each holding out fold of drapery; the left also holding a bridle, the right a rule. BMC 346. Klose XLIX, Serie A, 1-12. RPC IV.2 online 239. Very rare and of great historical interest. Minor flan crack and the obverse somewhat smoothed, otherwise, very fine.

 

Alessandro Magno sdraiato a sinistra, addormentato, sotto un platano, con la schiena appoggiata allo scudo e la testa sostenuta dalla mano destra; dietro, le due Nemesi di Smirne in piedi vis-à-vis, ciascuna con una piega del panneggio in mano; la Nemesi a sinistra tiene anche una briglia, quella a destra un regolo.

Base d’asta: 250 CHF. Risultato: 1.200 CHF.

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ll rovescio della prcedente emissione allude alla presunta rifondazione di Smirne da parte di Alessandro "il Grande", una leggenda popolare locale emersa in epoca imperiale. Pausania, il grande scrittore di viaggi del II secolo, riporta la seguente versione della storia: "Alessandro stava cacciando sul monte Pagos e, terminata la caccia, giunse a un santuario delle Nemesi e vi trovò una sorgente e un platano che cresceva sopra l'acqua di fronte al santuario. Mentre dormiva sotto il platano, si dice che le Nemesi gli apparsero in sogno e gli ordinarono di fondare lì una città e di trasferirvi gli abitanti della vecchia città di Smirne... Così essi migrarono di loro spontanea volontà e credettero in due Nemesi anzichè in una sola, dicendo che la loro madre è la Notte...". Questa scena è raffigurata sulla moneta dove si vede Alessandro sdraiato a sinistra sotto un platano, con alle spalle le due Nemesi che gli appaiono in sogno e gli ordinano di (ri)costruire la città.

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Bronzo di Geta (Phlius, PHLIASIA) che raffigura al rovescio Ecate Triforme: la sinistra e la destra tengono fiaccole in ciascuna mano e la centrale una phiale nella mano destra; a sinistra un albero con frutti (Leu WEB AUCTION 16).

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Lotto 2735. PHLIASIA. Phlius. Geta, as Caesar, 198-209. Diassarion (Bronze, 22 mm, 5.69 g, 3 h). Λ CЄΠT[I ΓЄTAC KAICAP] Bare-headed, draped and cuirassed bust of Geta to right, seen from behind. Rev. ΦΛIAC[IⲰN] Hekate Triformis: the left and right one holding torches in each hand; the middle one a phiale in her right hand; to left, tree with fruit.

BCD Peloponnesos -. BMC -. NCP -. SNG Righetti -, cf. 469 (same obverse die, but differing reverse). Apparently unpublished and unique. A highly interesting and unusual type. The obverse a bit weak, otherwise, very fine.

From a European collection, formed before 2005.

Base d’asta: 75 CHF. Risultato: 650 CHF.


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 Ecate (gr. ῾Eκάτη) Divinità greca, spesso confusa con dee affini, specialmente Selene (la Luna) e Artemide; in Esiodo è detta figlia di Asteria. Ebbe santuari famosi a Egina e ad Argo, e culto ad Atene presso i Propilei. Come divinità delle strade e dei crocicchi aveva l’epiteto di Τριοδῖτις (lat. Trivia), e per le vie le erano erette delle edicole. Era considerata signora delle ombre e dei fantasmi notturni e anche dea della magia e degli incantesimi. Il triplice aspetto di Ecate, terrestre, lunare, ctonia, si riflette nell’iconografia, dove spesso era raffigurata con 3 teste o 3 corpi.

https://www.treccani.it/enciclopedia/ecate#:~:text=(gr.,'epiteto di Τριοδῖτις (lat.

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Ecate era una divinità psicopompa, in grado di viaggiare liberamente tra il mondo degli uomini, quello degli dei e il regno dei morti. Spesso è raffigurata con delle torce in mano, proprio per questa sua capacità di accompagnare anche i vivi nel regno dei morti (la Sibilla Cumana, a lei consacrata, traeva da Ecate la capacità di dare responsi provenienti, appunto, dagli spiriti o dagli dei).

Nell'iconografia Ecate viene rappresentata spesso con tre corpi o con sembianze di cane o, accompagnata da cani infernali ululanti in quanto veniva considerata protettrice dei cani.

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Ecate, divinità della magia genericamente rappresentata in triplice forma: celeste, terrestre e marina.

Nella mitologia Ecate è la dea degli incantesimi, degli spettri e protettrice degli incroci di tre strade. In quest'ultimo aspetto essa è raffigurata come triplice e le sue statue venivano poste negli incroci (trivi), a protezione dei viandanti (Ecate Enodia o Ecate Trioditis).
Dai romani era chiamata Trivia.

Ecate veniva associata anche ai cicli lunari così come avveniva con altre divinità femminili: Perseide rappresentava la luna nuova, Artemide (Diana per il latini) rappresentava la luna crescente, Selene la luna piena ed Ecate la luna calante.

Fu Ecate a sentire le grida disperate di Persefone, rapita da Ade presso il Lago Pergusa e portata negli Inferi, e fu sempre lei ad avvertire Demetra di quanto era accaduto. Si riteneva anche che Ecate accompagnasse Persefone nei suoi viaggi periodici tra il mondo dei morti e quello degli dei.

https://it.wikipedia.org/wiki/Ecate

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Bronzo di Commodo (Nicea, Bitinia) che raffigura al rovescio Eracle bambino, nudo, accovacciato di fronte, che strangola un serpente in ciascuna mano (Leu WEB AUCTION 16).

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Lotto 2748. BITHYNIA. Nicaea. Commodus, 177-192. Hemiassarion (Bronze, 16 mm, 2.70 g, 12 h). M AY KOM ANTΩNINOC Laureate head of Commodus to right. Rev. NIKAIЄΩN Herakliskos Drakonopnigon: the infant Herakles, nude, crouching facing, strangling a serpent in each hand. RG -. RPC IV.1 online -. Apparently unpublished and unique. A beautiful coin with a wonderful reverse. Light scratches on the obverse and with some deposits, otherwise, extremely fine.

Base d’asta: 75 CHF. Risultato: 460 CHF.

Il rovescio di questa emissione inedita mostra la prima azione miracolosa di Eracle. In quanto figli di una delle tante relazioni extraconiugali di Zeus (in questo caso con Alcmena), Eracle e suo fratello Ificle suscitarono l'odio della matrigna Era che cercò di uccidere i gemelli mettendo due serpenti nel loro letto quando avevano otto mesi. Tuttavia Era aveva in precedenza allattato inconsapevolmente Eracle come trovatello non riconosciuto e il giovane eroe aveva quindi ricevuto i suoi poteri soprannaturali che gli permisero di strangolare i due serpenti a mani nude.

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La Via Lattea

Ovidio narra nelle Metamorfosi il mito che Zeus, affascinato dalla bellezza e dalla fedeltà della mortale Alcmena, per potersi unire a lei approfittò dell’assenza del marito Anfitrione e ne assunse le sembianze per ingannarla. Zeus fece durare la notte tre giorni e dalla loro unione nacque Eracle. Saputo del tradimento Anfitrione decise di uccidere la moglie, ma l’intervento di Zeus riuscì a salvarla convincendolo a perdonare Alcmena che non aveva colpe. Era, la legittima moglie di Zeus, non solo non volle accettare il bambino ma tentò addirittura di ucciderlo. Zeus approfittò del sonno della dea per attaccare Eracle al suo seno, perché sapeva che solo succhiando dal petto della madre degli dei, il semidio avrebbe potuto ottenere l’immortalità. Il bimbo però, già esageratamente forte da piccolissimo, ci mise una tale energia e forza che la svegliò e fece schizzare il latte da tutte le parti. Si narra che le gocce di latte cadute a terra diedero vita ai gigli, mentre quelle perse in cielo originarono la Via lattea.

In un’altra versione del mito, la dea Atena, in complicità con Zeus, portò Era a fare una passeggiata e durante la loro escursione si imbatterono nel neonato abbandonato da Alcmena. Atena, stupita per la bellezza e la forza del piccolo, suggerì ad Era di attaccarlo al suo seno perché si nutrisse. Era, intenerita, lo prese e lo attaccò al suo seno, ma egli cominciò a succhiare talmente forte che la dea, gemendo dal dolore lo allontanò da sé. Un getto di latte volò verso il cielo originando la Via Lattea, ma ormai Eracle era immortale e Atena, sorridendo, lo restituì ad Alcmena, raccomandandole di averne cura.

In un altro mito Fetonte, figlio di Apollo e Climene, implorava il padre di cedergli temporaneamente il carro del Sole per poter dimostrare agli amici che lo stavano sbeffeggiando, che era davvero figlio del Dio Apollo. Da parte sua, Apollo, cercò di distrarre Fetonte da una idea così insana ma alla fine capitolò e gli concesse la guida del carro. Ma una volta partito Fetonte ebbe paura e commise l’errore di avvicinarlo troppo al cielo e lo bruciò, dando origine così alla Via Lattea.

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Bronzo di Adriano (Dardano, Troade) che raffigura al rovescio Enea che avanza a destra, portando Anchise sulla spalla sinistra e conducendo Ascanio per mano: la fuga di Enea da Troia con il padre Anchise e il figlio Ascanio (Leu WEB AUCTION 16).

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Lotto 2772. TROAS. Dardanus. Hadrian, 117-138. Assarion (Bronze, 20 mm, 7.70 g, 1 h). [...AΔPIANOC...] Laureate head of Hadrian to right, with slight drapery on his left shoulder. Rev. ΔΑΡΔΑΝΕⲰΝ Aeneas advancing right, carrying Anchises on his left shoulder and leading Ascanius by the hand. RPC III 1566 (same dies). Of the highest rarity, the second known example and the only one in private hands. Minor cleaning scratches, otherwise, good fine.

Base d’asta: 50 CHF. Risultato: 275 CHF.

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Fuga da Troia

La notte in cui i Greci sarebbero usciti dal cavallo di legno, a Enea apparve in sogno Ettore, terribile d'aspetto, che gli annunciò l'inevitabile caduta di Troia e il suo arrivo in terra italica. Durante l'incendio della città tentò, insieme a pochi uomini, di difenderla, ma dopo aver capito che tutto ciò era ormai inutile, decise di fuggire portando con sé il padre Anchise sulle spalle e il figlio Ascanio. Durante la fuga perse però la moglie Creusa che, sotto forma di fantasma, gli rivelò il suo futuro di fondatore di un grande popolo.

Secondo un’altra versione, Enea scappò da Troia con i suoi seguaci subito dopo la fine di Laocoonte, avendo intuito grazie a quell'episodio l'imminente caduta della città.

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Bronzo pseudo-autonomo di Magnesia al Meandro che raffigura i due gemelli olimpici, su una faccia il busto di Artemide con arco e frecce sulle spalle, sull’altra il busto di Apollo con la lira (Leu WEB AUCTION 16).

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Lotto 2778. IONIA. Magnesia ad Maeandrum. Pseudo-autonomous issue. AE (Bronze, 14 mm, 2.22 g, 1 h), Euphemos, magistrate, time of Augustus, 27 BC-AD 14. EYΦΗΜΩΣ Draped bust of Artemis to right, with bow and quiver over her shoulder. Rev. ΜΑΓNHTΩN Laureate and draped bust of Apollo to right; before, lyra. RPC I 2692. Schultz 55-9. SNG Copenhagen 857. A lovely coin with a beautiful green patina. Minor deposits, otherwise, good very fine.
From the collection of Dr. P. Vogl, privately acquired from Aufhäuser on 23 July 1998 (with original ticket).

Base d’asta: 25 CHF. Risultato: 240 CHF.

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Bronzo di Elagabalo (Cidramus, Caria) che raffigura sul rovescio l’imperatore in abbigliamento militare, in piedi di fronte, con la testa rivolta a sinistra, che sacrifica da una patera tenuta nella mano destra e tiene un lungo scettro nella sinistra; ai piedi, a sinistra, un altare e una statua di culto di Afrodite Afrodisias; a destra una figura maschile in piedi di fronte, con la testa rivolta a sinistra, che indossa un berretto frigio e tiene una patera nella mano destra (Leu WEB AUCTION 16).

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Lotto 2798. CARIA. Cidramus. Elagabalus, 218-222. Hexassarion (Bronze, 34 mm, 22.36 g, 6 h). AYT KAI M AY ANTΩNЄINOC CЄB Laureate, draped and cuirassed bust of Elagabalus to right, seen from behind. Rev. KIΔPA/MHNΩN Elagabal, in military attire, standing front, head to left, sacrificing from patera held in his right hand and holding long scepter in his left; at feet to left, altar; at left, facing cult statue of Aphrodite Aphrodisias; to right, male figure standing front, head to left, wearing Phrygian cap and holding patera in his right hand. RPC VI online 5392. Very rare. A beautiful coin with a very interesting reverse. Minor smoothing and with very light doubling on the reverse, otherwise, about extremely fine.

Base d’asta: 100 CHF. Risultato: 2.600 CHF.

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Bronzo di Antonino Pio (Alessandria d’Egitto) che raffigura al rovescio Ermanubi in piedi di fronte, con la testa rivolta a destra, che tiene un caduceo nella mano destra e una fronda di palma nella sinistra; a sinistra in basso uno sciacallo in piedi a sinistra, con la testa rivolta a destra, con la zampa anteriore destra alzata. Le lettere del rovescio indicano la data (Anno di regno 22 = 158/9 d. C.) (Leu AUCTION 11).

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Lot 207. EGYPT. Alexandria. Antoninus Pius, 138-161. Drachm (Bronze, 32 mm, 29.08 g, 12 h), RY 22 = 158/9. Τ Κ ΑΔΡΙΑ ΑΝΤⲰΝΙИΟϹ ϹЄΒ ЄY Laureate head of Antoninus Pius to left, with slight drapery on his right shoulder. Rev. L - K/B Hermanubis standing front, head to right, holding kerykeion in his right hand and palm frond in his left; to left, jackal standing left, head to right, raising his right forepaw. Dattari (Savio) 2631 (this coin). Emmett 1568.22. K&G 35.794. RPC IV.4 online 16284.6 (this coin). A few edge cracks, otherwise, nearly very fine.
From the collection of a historian ('Aus der Sammlung eines Altertumswissenschaftlers'), Künker 347, 22 March 2021, 229, and from the collection of G. Dattari (1853-1923).

Starting price: 280 CHF. Estimate: 350 CHF. Result: 420 CHF.

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Ermanubi è un dio greco-egizio nato dalla fusione Ermes e Anubi. Era considerato figlio di Seth e Nefti.

La grande somiglianza fra Anubi ed Ermes (entrambi divinità psicopompe, ovvero guide delle anime nell'aldilà) portò alla formazione sincretistica, nell'immaginario religioso egizio ed ellenistico d’epoca tolemaica del dio Ermanubi.

Fu popolare durante la dominazione romana dell’Egitto, epoca delle sue prime raffigurazioni, e nella stessa Roma fino al II secolo. Benché la tradizione accomunasse Ermes a Thot (difatti, le dottrine che si credeva provenissero da Thot furono definite ermetiche), la sua funzione di guida delle anime nell'aldilà incoraggiò la sua fusione con Anubi che svolgeva la medesima funzione nell'immaginario egizio.

Raffigurato con corpo d'uomo e testa di sciacallo, con in mano il sacro caduceo che era uno degli attributi principali del dio greco Ermes, Ermanubi rappresentava il sacerdozio egizio e la sua ricerca della verità.

Il nome Ἑρμανοῦβις compare in una manciata di fonti epigrafiche e letterarie, la maggior parte delle quale di epoca romana. Plutarco lo cita come manifestazione di Anubi nel suo aspetto funerario, mentre Porfirio si riferisce a lui come σύνθετος, composito, e μιξέλλην, mezzo greco.

Benché combinare i nomi di due dei in questo modo fosse insolito per la tradizione greca, non si trattò di un caso unico: la figura di Ermafrodito è molto più antica, risalendo al IV sec. a. C., benché costituisca l'unione dei nomi delle due divinità che l'avrebbero generato, Ermes e Afrodite, piuttosto che di una assimilazione come nel caso di Ermanubi.

Le sue rappresentazioni sono piuttosto rare. Una sua statua, rinvenuta ad Alessandria d’Egitto, lo raffigura con il tipico mantello greco, l'himatio, e un cestello sul capo, simbolo di abbondanza, decorato con un fiore di loro, antichissimo simbolo egizio. Impugna un ramo di palma, simbolo di vittoria sulla morte ed eternità, e un cane o uno sciacallo è ai suoi piedi.

https://it.wikipedia.org/wiki/Ermanubi

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Bronzo di Giulia Mamea (Alessandria d’Egitto) che raffigura al rovescio i busti congiunti di Elios, drappeggiato e con una corona raggiata, e Selene, drappeggiata e collocata entro un crescent (Leu AUCTION 11).

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Lot 210. EGYPT. Alexandria. Julia Mamaea, Augusta, 222-235. Tetradrachm (Billon, 23 mm, 12.00 g, 12 h), RY 7 of Severus Alexander = 227/8. ΙΟΥ ΜΑΜЄΑ CЄΒ ΜΗΤ CΤΡ Diademed and draped bust of Julia Mamaea to right. Rev. L Z Conjoined busts of Helios, draped and wearing radiate crown, and Selene, draped and set within crescent, to right. Dattari (Savio) 4486. Emmett 3206.7. K&G 64.22. RPC VI online 10378.10 (this coin). Extremely rare. Minor roughness, otherwise, very fine.

From the collection of a historian ('Aus der Sammlung eines Altertumswissenschaftlers'), Künker 347, 22 March 2021, 295, reportedly privately acquired in November 1981.

Starting price: 280 CHF. Estimate: 350 CHF. Result: 2.600 CHF.

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Nell’antica tradizione politeista greca, Selene è la dea della luna. Nata dall’unione di Teia, la divinità della luce, con il fratello Iperione, divinità della luminosità del cielo, Selene era sorella di Elios, dio del Sole, e di Eos, dea dell’aurora.

Dall’articolo di Silvia Alabardi in

https://www.simbolisulweb.it/antica-grecia/selene-la-dea-greca-della-luna-simbolo-significato/

COM’ERA RAPPRESENTATA LA DEA SELENE?

La dea Selene era tradizionalmente descritta come una donna di incomparabile bellezza e dal viso pallido. Raffigurata con lunghe vesti fluide color bianco o argento, portava in mano una torcia e sopra la testa una luna crescente. La sua immagine più caratteristica la vede nel firmamento alla guida del suo carro lunare, trainato da candidi e mansueti buoi. Selene apparteneva alla triade greca delle divinità della Luna. Insieme a lei vi erano Artemis, la luna crescente, simbolo di giovinezza e spensieratezza, ed Ecate, la luna calante, simbolo di vecchiaia e di saggezza. Selene era la raffigurazione della luna piena. Per questo motivo, all’interno della triade, aveva il ruolo di madre. In virtù di questa triplice caratterizzazione della luna, Selene era il simbolo della pienezza, maturità e fertilità della donna, che porta nel ventre il seme della vita e di una nuova nascita.

L’INFLUENZA DI SELENE

Grazie alle sue molteplici qualità e funzioni, Selene era allo stesso tempo la madre feconda, la dea del cielo e la custode della ruota d’argento delle stelle. Secondo la tradizione, il suo culto coincideva con i giorni di luna piena. quando la sua luce si irradiava con la massima potenza illuminando con il suo volto divino il mondo degli uomini. Selene era anche considerata la dea della magia, che governava e guidava in qualità di maestra le attività dei maghi.

La luna, inoltre, rappresenta la psiche, la parte sensibile ed emotiva dell’individuo. Da un lato simboleggia l’affetto materno e, di conseguenza, le radici dell’infanzia e l’ambiente famigliare. Dall’altro, è anche il simbolo del nostro modo di ricordare ed elaborare il passato, percepire il mondo presente e immaginare la vita futura. Il tutto attraverso il filtro delle emozioni.

GLI AMORI DI SELENE

La bellezza e grazia della Dea la rendevano molto ambita e desiderabile dalle altre divinità dell’Olimpo. La mitologia ci racconta della sua relazione con il fratello Elios, con il quale si incontrava in cielo per venticinque giorni al mese. L’allegoria sottostante questa leggenda è il rincorrersi del sole e della luna nella volta celeste. Il mito, inoltre, spiegherebbe il fenomeno dell’eclissi, che coinciderebbe con i giorni in cui Elios e Selene consumavano il loro amore, unendosi in un solo corpo celeste che rendeva l’altro invisibile.

Un’altra intensa vicenda amorosa per la dea Selene fu quella che la legò a un mortale, il pastore Endimione. Narra la leggenda che una notte la dea, mentre guidava il proprio carro lunare, scorse Endimione addormentato in una grotta e se ne innamorò a prima vista. La sua mortalità, tuttavia, era un ostacolo, perché il pastore invecchiava giorno dopo giorno. Così Selene pregò Zeus di concedergli un sonno eterno. L’incantesimo permise a Endimione di mantenere la propria giovinezza, ma lo obbligò a dormire eternamente. Nel sonno sognava di stare insieme a Selene e stringerla tra le braccia. La dea giaceva con lui tre giorni al mese, corrispondenti ai giorni del novilunio, quando non appariva in cielo. Questo mito viene spesso interpretato come simbolo della sessualità femminile, che si nasconde e chiude in sé stessa prima di un nuovo ciclo di fecondazione.

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Bronzo di Otacilia Severa (Alessandria d’Egitto) che raffigura sul rovescio il Nilo sdraiato a sinistra, con un giunco nella mano destra e una cornucopia nella sinistra; in basso un coccodrillo rivolto a destra. L Γ è la data: anno di regno 3 di Filippo I, corrispondente al 245/6 d. C. (Leu AUCTION 11).

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Lot 211. EGYPT. Alexandria. Otacilia Severa, Augusta, 244-249. Tetradrachm (Billon, 26 mm, 11.90 g, 11 h), RY 3 of Philip I = 245/6. M Τ CЄΟΥHPA CЄ M CTPA Diademed and draped bust of Otacilia Severa to right. Rev. L Γ Nilus reclining left, holding reed in his right hand and cornucopiae in his left; below, crocodile to right. Dattari (Savio) 10433 (this coin). Emmett 3560.3. Figari & Mosconi 1537 (this coin). K&G -. RPC VIII online ID 2966. Extremely rare. Well centered and sharply struck on a broad flan. Minor flan faults, otherwise, extremely fine.

From the collection of a historian ('Aus der Sammlung eines Altertumswissenschaftlers'), Künker 347, 22 March 2021, 309, previously privately acquired from Günther Schlüter (Berlin) in Juli 1988, ex Kunst und Münzen Lugano FPL 42, 1980, 179 and from the collection of G. Dattari (1853-1923).

Starting price: 400 CHF. Estimate: 500 CHF. Result: 1.100 CHF.

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Nilo è un dio potamoe, una delle tremila divinità dei principali fiumi del mondo conosciuto dagli antichi Greci. Nella mitologia greca i Potamoi sono figli dei titani Oceano e Teti e fratelli delle tremila Oceanine, che personificano una delle forze ancestrali della natura.

Il dio Nilo giace sdraiato, possente e muscoloso, col il viso arricchito da una saggia barba lunga. Imbraccia a sinistra una cornucopia, simbolo della fertilità caratteristica del fiume egizio di cui porta il nome e quella della città che ha accolto i coloni provenienti da Alessandria d'Egitto, come pure il giunco che tiene nella mano destra. Il coccodrillo in esergo ricorda il luogo di provenienza.

Il dio Nilo fu il padre di numerosi figli fra cui Menfi, la naiade che insieme al re dell’Egitto Epafo diede luce alla Libia e che fu madre dei gemelli Belo e Agenore i quali sposarono due delle figlie dello stesso Nilo e chiamate Anchinoe e Telafassa.

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Bronzo di Gordiano III (Tarso, Cilicia), che raffigura al rovescio Eracle in piedi, di fronte, con la testa rivolta a sinistra, che appoggia la mano destra sulla clava appoggiata a terra e tiene nella sinistra le mele delle Esperidi; sul braccio sinistro è drappeggiata una pelle di leone; a sinistra, il serpente Ladone attorcigliato attorno a un melo (Leu AUCTION 11).

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Lot 1342. CILICIA. Tarsus. Gordian III, 238-244. Hexassarion (Bronze, 34 mm, 23.45 g, 7 h). AYT K M ANTΩΝΙΟC ΓOPΔIANOC CЄB / Π - Π Radiate, draped and cuirassed bust of Gordian III to right, seen from behind. Rev. TAPCOY MHTPOΠOΛЄΩC A M K / Γ / B Herakles standing front, head to left, leaning right hand on club set on ground and holding apples of the Hesperides in his left; lion skin draped over his left arm; to left, the serpent Ladon entwined round apple tree. SNG Copenhagen 383. SNG Levante -. SNG Paris 1710. Minor corrosion, otherwise, very fine.

Starting price: 50 CHF. Result: 300 CHF.

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La leggenda delle Esperidi

La leggenda delle Esperidi s'incontra per la prima volta nella Teogonia esiodea: al confine occidentale della terra, dove il giorno e la notte s'incontrano, in un'isola dell'Oceano è un giardino dove le Esperidi dall'amabile canto custodiscono i pomi d'oro col drago figlio di Forco e di Ceto: davanti a esse sta Atlante che sorregge la vòlta celeste. Quanto all'origine degli aurei pomi delle Esperidi, si narrava che all'epoca delle nozze di Zeus e di Era la Terra avesse fatto nascere l'albero con quei frutti meravigliosi e di essi avesse fatto dono ai due sommi numi. I pomi meravigliosi sono simbolo della fecondità e dell'amore. Le Esperidi sono una personificaziorie delle lontane occidentali onde oceaniche. Sono figlie della Notte (secondo una variante figlie di Forco e di Ceto) perché dalla notte nasce ogni cosa e dalle tenebre della terra appunto cresce ogni albero; oppure provengono dall'Oceano, concepito anch'esso come il grande fecondatore. I pomi delle Esperidi compaiono, secondo Nonno, anche in occasione delle nozze di Cadmo e di Armonia; una leggenda dice che dal giardino delle Esperidi provenissero pure i pomi donati da Afrodite a Ippomene, per vincere nella corsa Atalanta.

Fonte https://www.treccani.it/enciclopedia/esperidi_(Enciclopedia-Italiana)/

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I pomi d’oro delle Esperidi: 11° fatica di Eracle

L’undicesima fatica di Eracle fu di cogliere i frutti aurei di un melo, dono di nozze della Madre Terra a Era, che la dea aveva tanto gradito da piantarlo nel proprio giardino. Questo giardino si trovava sulle pendici del monte Atlante, dove gli ansimanti cavalli del Sole terminavano la loro corsa e dove i greggi e le mandrie di Atlante vagavano liberamente sui pascoli che nessuno contendeva. Quando Era un giorno si accorse che le Esperidi, figlie di Atlante, cui essa aveva affidato il sacro albero, stavano cogliendone le mele, ordinò al sempre vigile drago Ladone di arrotolarsi attorno al tronco e di fare attenta guardia. Taluni dicono che Ladone era figlio di Tifone e di Echidna; oppure di Ceto e Porci; altri ancora, che egli era nato per partenogenesi dalla Madre Terra. Aveva cento teste e parlava con diverse lingue. È pure discusso se le Esperidi vivessero sul monte Atlante nella terra degli Iperborei o sul monte Atlante in Mauritania; in qualche luogo oltre il fiume Oceano o su due isole dinanzi al promontorio chiamato Corno Occidentale, che giace presso l’Esperia etiopica, alle frontiere dell’Africa. Benché le mele appartenessero a Era, Atlante, nella sua qualità di giardiniere, ne andava fiero, e Temi lo mise in guardia: «Un giorno, o Titano, il tuo albero sarà spogliato dalle mele d’oro da un figlio di Zeus». Atlante, che non era stato ancora punito con il terribile ordine di reggere il globo celeste sulle sue spalle, costruì solide mura attorno all’orto e scacciò tutti gli stranieri dalla sua terra; può darsi che fosse appunto Atlante colui che mise Ladone a guardia del melo. Eracle, che non sapeva quale direzione prendere per giungere al giardino delle Esperidi, camminò attraverso la Illiria fino al fiume Po, patria del profetico dio del mare Nereo. Strada facendo guadò l’Echedoro, un piccolo fiume macedone dove Cicno, figlio di Are e di Pirene, lo sfidò a duello. Are fece da secondo a Cicno e incitò i duellanti, ma Zeus scagliò una folgore tra di loro e interruppe il combattimento. Quando Eracle finalmente giunse al Po, le Ninfe del fiume, figlie di Zeus e di Temi, lo condussero presso Nereo addormentato. Eracle agguantò il canuto dio del Mare e senza lasciarselo sfuggire di mano nonostante le sue continue proteiche metamorfosi, lo costrinse a rivelargli il modo per impossessarsi delle mele d’oro. Altri invece dicono che Eracle ottenne da Prometeo le informazioni che desiderava. Nereo aveva consigliato a Eracle di non cogliere le mele con le proprie mani, ma di servirsi di Atlante, alleggerendolo nel frattempo dell’enorme peso che gravava sulle sue spalle. Appena giunto al giardino delle Esperidi, Eracle chiese dunque ad Atlante di fargli questo favore. Atlante avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di avere un’ora di respiro, ma Ladone gli incuteva paura; allora Eracle uccise il drago scoccando una freccia al di sopra del muro del giardino. Poi chinò le spalle per accogliere il peso del globo celeste; Atlante si allontanò e ritornò poco dopo con tre mele colte dalle sue figlie. Il Titano assaporava la gioia della recuperata libertà. «Porterò io stesso le mele a Euristeo», disse, «se tu reggerai il cielo sulle tue spalle per due o tre mesi ancora.» Eracle finse di acconsentire, ma poiché Nereo l’aveva avvertito di non accettare una simile proposta, pregò Atlante di sostenere il globo per pochi minuti soltanto, affinché egli potesse fasciarsi il capo. Atlante, tratto in inganno, posò a terra le mele e riprese il suo carico; subito Eracle raccattò i frutti e si allontanò con un ironico saluto. Alcuni mesi dopo Eracle portò le mele a Euristeo che gliele restituì; l’eroe le diede allora ad Atena che a sua volta le restituì alle Ninfe, poiché era ingiusto che i beni di Era passassero nelle sue mani. Tormentato dalla sete al termine di questa sua Fatica, Eracle batté il piede al suolo e ne fece scaturire un fiume, che in seguito salvò le vite degli Argonauti quando si trovarono stanchi e assetati nel bel mezzo del deserto libico. Frattanto Era, piangendo sulla sorte di Ladone, ne pose l’immagine fra le stelle come costellazione del Serpente.

Fonte https://www.lavocedellemuse.com/11-i-pomi-doro-delle-esperidi/

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Bronzo di Settimio Severo (Pautalia, Tracia) che raffigura al rovescio un dio fluviale reclinato a sinistra, con la testa rivolta a destra, che tiene nella mano destra un albero della vite e si appoggia con la sinistra a un'urna da cui sgorga l'acqua (Leu WEB AUCTION 16).

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Lotto 2728. THRACE. Pautalia. Septimius Severus, 193-211. Tetrassarion (Bronze, 31 mm, 17.09 g, 7 h). ΑΥ Κ Λ CEΠΤ CEΥΗΡΟC ΠΕP Laureate, draped and cuirassed bust of Septimius Severus to right, seen from behind. Rev. ΟΥΛΠΙΑC / ΠΑΥΤΑΛΙΑC River-god reclining left, head to right, holding grape vine in his right hand and leaning left on urn from which water flows. Ruzicka 359. Varbanov 4789. Rare. Light deposits and with some minor corrosion, otherwise, about very fine.

Ex Auctiones GmbH E-Auction 49, 26 June 2016, 31.

Base d’asta: 25 CHF. Risultato: 40 CHF.

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Emissione pseudo autonoma in oricalco di Sinnada (Frigia) che raffigura sul diritto il busto drappeggiato di Serapis che indossa il kalathos e sul rovescio la ninfa Amaltea in piedi di fronte, con la testa rivolta a destra, che tiene lo scettro nella mano destra e Zeus bambino nella sinistra; ai suoi piedi una capra (Leu WEB AUCTION 16).

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Lotto 2845. PHRYGIA. Synnada. Pseudo-autonomous issue. Assarion (Orichalcum, 19 mm, 3.64 g, 12 h), circa 2nd century AD. Draped bust of Serapis to right, wearing kalathos. Rev. CYNNAΔЄΩN Amaltheia standing front, head to right, holding scepter in her right hand and infant Zeus in her left; goat at her feet. RPC VI online temp. 11019. SNG Copenhagen 716. Very rare and unusually attractive, a lovely coin. Very fine.

Base d’asta: 50 CHF. Risultato: 260 CHF.

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