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Bronzi provinciali romani e mitologia greca


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Bronzo di Decio Traiano (Isinda, Cilicia) che raffigura al rovescio Eubosia che tiene in mano una patera e una cornucopia contenente Ade infante (https://rpc.ashmus.ox.ac.uk/coin/14733).

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Province              Lycia-Pamphylia

City        Isinda 

Region  Pisidia

Reign    Trajan Decius

Obverse inscription        ΑΥ Κ Γ ΜƐ ΚΥ ΤΡΑ ΔƐΚΙΟΝ ƐΥ

Obverse design radiate, draped and cuirassed bust of Decius, r., seen from rear

Reverse inscription         ΙϹΙΝΔƐΩΝ

Reverse design Eubosia standing l., holding patera and cornucopia containing infant Hades

Fonte Bibliothèque nationale de France, Paris (France) 

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Raffigurata sul rovescio del gettone precedente, Eubosia o Euposia (in greco: "buon pastore") è la dea frigia della fertilità e del benessere, identificata con la greca Demetra. Euposia è spesso raffigurata come Tyche Euposia. Demetra Euposia, raffigurata con le spighe di grano in mano, è in realtà una variante rara.

Bronzo con la scritta Eubosia (https://www.wildwinds.com/coins/greece/phrygia/hierapolis/i.html).

Hierapolis, Phrygia, AE27, semi-autonomous issue. AD 100-276. 13.28 g. IEΡAΠOΛEITΩN, Head of Dionysos right, wreathed with ivy / EYBOCIA, Eubosia standing left, holding upright corn-ears and cornucopiae. Unpublished. (Naumann 44, 693).

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Hierapolis, Phrygia, AE27, semi-autonomous issue. AD 100-276. 13.28 g.

IERAPOLEITWN, Head of Dionysos right, wreathed with ivy.

EYBOCIA, Eubosia standing left, holding upright corn-ears and cornucopiae.

Unpublished. Naumann 44, 693. Very Rare.

With permission of Numismatik Naumann. Auction 44, Lot 693. June 2016.

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Bronzo con la scritta Euposia

Bronzo di Hierapolis (Frigia) che raffigura al dritto la testa del giovane Dioniso e al rovescio Euposia nelle vesti di Tyche in piedi, a sinistra, con in mano un timone (o delle spighe) e una cornucopia; nella curva interna della cornucopia, un bambino (Pluto?) seduto che alza il braccio verso l'uva che pende dalla cornucopia (British Museum, London (UK)).

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Province              Asia

Subprovince      Conventus of Cibyra

City        Hierapolis 

Region  Phrygia

Reign    Uncertain

Obverse inscription        ΙƐϷΑΠΟΛƐΙΤΩΝ

Obverse design head of Dionysus (youthful) wearing ivy wreath, r.

Reverse inscription         ƐVΠΟϹΙΑ (or ƐVΒΟϹΙΑ, sic)

Reverse design Euposia in the guise of Tyche standing, l., holding rudder (or ears of corn) and cornucopia; in inner curve of cornucopia, infant (Plutos?) sitting, l., raising arm to grapes hanging from cornucopia

Fonte https://rpc.ashmus.ox.ac.uk/search/browse?issue_id=3503&page=1

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Bronzo di Adriano (Alessandria d’Egitto) che raffigura al rovescio il busto drappeggiato di Selene con un crescent in testa (Oxford, Ashmolean Museum (UK)).

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Province              Egypt

City        Alexandria 

Region  Egypt

Reign    Hadrian

Obverse inscription        ΑΥΤ ΚΑΙ - ΤΡΑΙ ΑΔΡΙΑ ϹƐΒ

Obverse design laureate draped and cuirassed bust of Hadrian, r., seen from rear

Reverse inscription         L ΔΕΚΑΤΟΥ

Reverse design draped bust of Selene, with crescent, r.

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Selene, figlia di Iperione e di Teia, sorella (o moglie, o figlia) di Elio, è una divinità greca personificazione della Luna piena, così come Artemide è personificazione della Luna crescente, Ecate la personificazione della Luna calante e Perseide rappresenta la luna nuova.

Selene viene generalmente descritta come una bella donna dal viso pallido, che indossa lunghe vesti fluide bianche o argentate e che reca sulla testa una luna crescente e in mano una torcia. Molte rappresentazioni la raffigurano su un carro trainato da buoi o su una biga tirata da cavalli, che insegue quella solare.

Le furono attribuiti diversi amanti tra i quali Zeus da cui ebbe Pandia (la Luna piena) e forse Ersa (la rugiada, anche se quest'ultima viene anche considerata figlia di Eos); inoltre Pan, che per sedurla si travestì con un vello di pecora bianca affinché lei vi salisse sopra, e soprattutto il mortale Endimione, il bellissimo e giovane pastore dell'Elide di cui Selene si innamorò e da cui avrebbe avuto cinquanta figlie.

Secondo i Greci, Endimione fu condannato da Zeus a dormire per trent’anni in una grotta del monte Latmo, in Asia Minore, dove la sua innamorata lo andava a trovare ogni notte.

Secondo i Romani, invece, Selene conobbe e si innamorò perdutamente del giovane Endimione allorché lo vide addormentato in una grotta. Da questo grande amore vennero alla luce cinquanta figli; Selene però non sopportava l'idea che un giorno il suo amante potesse morire e lo fece sprofondare in un sonno eterno per poi andarlo a trovare ogni notte. Endimione dormiva con gli occhi aperti per poter vedere l'apparizione della sua donna.

Altre versioni meno romantiche della storia sostengono che Endimione avesse chiesto a Zeus di dormire per non perdere la sua giovanile bellezza, o addirittura per evitare che Selene rischiasse un'ulteriore gravidanza.

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Bronzo di Commodo (Prusa all’Olimpo, Bitinia) che raffigura al rovescio Selene seduta su un cavallo, con un braccio appoggiato al suo collo; dietro alle spalle di lei un crescent (British Museum, London (UK)).

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Province              Bithynia-Pontus

City        Prusa ad Olympum 

Region  Bithynia

Reign    Commodus

Obverse inscription        ΑΥΤ Κ Μ ΑΥΡΗΛΙ[οⳞ ΚοΜο]ΔοⳞ ΑΝΤⲰΝ

Obverse design laureate head of Commodus (short beard), r.

Reverse inscription         [ΠΡΟΥ]ⳞΑΕⲰΝ

Reverse design Selene seated, l., on horse, r., resting arm on horse's neck; behind her shoulders, crescent

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Bronzo di Lucio Vero (Nicea, Bitinia) che raffigura al rovescio i busti congiunti di Helios (raggiato) e Selene Hecate (con crescent) (British Museum, London (UK)).

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Province              Bithynia-Pontus

City        Nicaea 

Region  Bithynia

Reign    Marcus Aurelius

Obverse inscription        ΑVΤ ΚΑΙϹ Λ ΑVΡ ΟVΗΡΟΝ ϹƐΒ

Obverse design bare head of Lucius Verus, r.

Reverse inscription         ΝƐΙΚΑ[Ι]ƐΩΝ

Reverse design draped busts of Helios and Selene-Hecate jugate, r.; Helios radiate and Selene with crescent behind shoulders

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Bronzo di Marco Aurelio (Nicea, Bitinia) che raffigura al rovescio Selene-Ecate in biga trainata da tori gibbosi, a sinistra, con in mano una fiaccola; dietro le spalle, una mezzaluna (British Museum, London (UK)).

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Province              Bithynia-Pontus

City        Nicaea 

Region  Bithynia

Reign    Marcus Aurelius

Obverse inscription        [ΑV Κ] Λ ΑVΡΗ ΟVΗΡΟϹ ϹΕ

Obverse design bare-headed bust of Lucius Verus wearing cuirass, l.

Reverse inscription         ΝΙΚΑΙΕΩΝ

Reverse design Selene-Hecate in biga drawn by hump-backed bulls, l., holding torch; behind her shoulders, crescent

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Incerto il regno di questo bronzo di Sardi (Lidia) che raffigura la testa di Eracle barbuto al dritto e al rovescio Onfale nuda, tranne che per la pelle di leone che pende dal collo e dalle spalle, che avanza a destra e porta la clava sulla spalla sinistra (British Museum, London (UK)).

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Province              Asia

Subprovince      Conventus of Sardis

City        Sardis 

Region  Lydia

Reign    Uncertain

Obverse inscription       

Obverse design Ηead of Heracles bearded, l.

Reverse inscription         ϹΑΡΔΙΑΝΩΝ

Reverse design Omphale naked but for lion skin hanging from neck and shoulders, advancing r., carrying club over l. shoulder

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Onfale è la mitica regina della Lidia amata da Eracle, che l’oracolo di Delfi aveva costretto a diventare suo schiavo. In una versione romanzesca del mito, Eracle, in abiti femminili, fila la lana ai piedi della regina, la quale si è rivestita della pelle di leone dell’eroe e brandisce la sua clava.

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Onfale ed Eracle, dettaglio di un mosaico romano ritrovato a Llìria (Valenza, Spagna).

In seguito gli comandò di catturare e punire i ladri che infestavano la sua terra ed Eracle per lei ne uccise alcuni (tra cui Silieo e la figlia Senedoce) e catturò e le consegnò i due Cercopi. Onfale, soddisfatta dei suoi servizi lo liberò dalla schiavitù. Dopo qualche tempo i due si sposarono ed ebbero i figli Ati, Agelao (conosciuto anche come Lamo) e Tirreno. Pausania parla di un figlio di Eracle di nome Tirseno avuto con "la donna della Lidia" che presumibilmente corrisponde ad Onfale.

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Il mito di Eracle (Parte 4 di 11): Onfale la regina della Lidia (https://www.lavocedellemuse.com/il-mito-di-eracle-parte-4-di-11-onfale-la-regina-della-lidia/)

Eracle fu condotto in Asia e offerto in vendita come uno schiavo qualsiasi da Ermete, patrono di tutte le importanti transazioni commerciali e che in seguito consegnò agli orfani di Ifito il prezzo dell’acquisto: tre talenti d’argento. Eurito, tuttavia, caparbiamente proibì ai suoi nipoti di accettare quel compenso, dicendo che soltanto il sangue poteva pagare il sangue; e ciò che accadde del denaro soltanto Ermete lo sa. Come la Pizia aveva predetto, Eracle fu comprato da Onfale, regina di Lidia, una donna che aveva buon occhio in fatto di acquisti. E la servì fedelmente per un anno intero, oppure per tre, liberando l’Asia Minore dai banditi che la infestavano. Codesta Onfale, figlia di Giordano e, secondo certi autori, madre di Tantalo, aveva ereditato il regno dal suo sventurato marito Tmolo, figlio di Are e di Teogone. Mentre cacciava sul monte Carmanorio (così chiamato in onore di Carmanore, figlio di Dioniso e di Alessirroe, che fu ucciso lassù da un cinghiale selvatico), Tmolo si innamorò della cacciatrice Arippe, una casta sacerdotessa di Artemide. Arippe, sorda alle minacce e alle lusinghe di Tmolo, si rifugiò nel tempio della sua signora dove, incurante della santità del luogo, il re la violentò sul giaciglio della dea stessa. Arippe si impicco a una trave, dopo aver invocato Artemide che subito scatenò la furia di un toro; Tmolo fu lanciato in aria, ricadde su una palizzata appuntita e su ciottoli taglienti e morì tra atroci sofferenze. Teoclimeno, il figlio che egli aveva avuto da Onfale, lo seppellì là dove l’aveva trovato, e chiamò «Tmolo» il monte. Una città dello stesso nome, costruita sulle sue pendici, fu distrutta da un grande terremoto durante il regno dell’imperatore Tiberio.

Tra le molte imprese minori compiute da Eracle durante la sua schiavitù vi fu la cattura dei due Cercopi Efesini, che da tempo gli impedivano di dormire. Essi erano due fratelli gemelli chiamati Passalo e Acmone, oppure Olo ed Euribate, oppure Sillo e Triballo. Figli di Oceano e di Tia, e i più raffinati ladri e impostori che l’umanità abbia mai conosciuto, essi vagavano qua e là per il mondo, sempre pronti ad architettare nuove burle. Tia li aveva ammoniti di stare alla larga da Eracle, e poiché la sua frase: «Miei cari sederini bianchi, ancora non sapete chi sia il grande sedere nero» divenne proverbiale, «sederino bianco» ora significa «codardo, meschino, oppure lascivo». Essi si accanirono a ronzare attorno al letto di Eracle sotto forma di mosconi, finché una sera egli li agguantò, li costrinse ad assumere il loro vero aspetto e li appese a testa in giù a una pertica che portava sulla spalla. Ora il sedere di Eracle, che la pelle del leone non copriva, era divenuto nero come cuoio vecchio perché bruciato dai raggi del sole e dal fiato infuocato di Caco e del toro cretese; e i Cercopi scoppiarono in una risata irresistibile quando, appesi com’erano a testa in giù, se lo videro dinanzi agli occhi. La loro ilarità sorprese Eracle, ma quando ne seppe la ragione sedette su una pietra e rise a sua volta così di cuore che i gemelli lo convinsero a lasciarli in libertà. Benché vi sia una nota città asiatica chiamata Cercopia, il rifugio dei Cercopi e una roccia chiamata «sedere nero» si mostrano presso le Termopili; è dunque probabile che questo episodio si sia verificato in un’altra occasione. Taluni dicono che i Cercopi furono poi tramutati in pietra perché tentarono di burlarsi di Zeus; e altri ancora, che Zeus punì la loro insolenza trasformandoli in scimmioni dal lungo pelo giallastro e confinandoli nell’isola italiana chiamata Pitecusa.

In una stretta gola della Lidia viveva un certo Sileo, che catturava gli stranieri di passaggio e li costringeva a zappare la sua vigna. Ma Eracle gli sradicò tutte le viti. Quando poi i Lidi di Itone cominciarono a fare incursioni nel regno di Onfale, Eracle ricuperò il bottino e rase al suolo la loro città.  A Celene viveva il contadino Litierse, un bastardo di re Minosse, che offriva ospitalità ai viandanti, ma poi li costringeva a misurarsi con lui in una gara di mietitura. Se le forze venivano loro meno, li frustava e la sera, dopo aver vinto la prova, li decapitava e ne celava i corpi tra i covoni, cantando lugubri inni. Eracle si recò a Celene per portare aiuto al pastore Dafni, un figlio di Ennete, che dopo aver vagato per tutto il mondo alla ricerca della sua diletta Pimplea, rapita dai pirati, la trovò infine tra le schiave di Litierse. Dafni fu sfidato alla gara di mietitura, ma Eracle prese il suo posto e vinse: decapitò allora Litierse con una falce e gettò il suo cadavere nel fiume Meandro. Quanto a Dafni, non soltanto poté unirsi alla sua Pimplea, ma Eracle donò loro anche la terra di Litierse, come dote. In onore di Litierse, i falciatori frigi cantano ancora un funebre inno agreste che assomiglia molto all’inno in onore di Manero, figlio del primo re egiziano e anch’esso morto al momento del raccolto.
Infine, presso il fiume Sagari in Lidia, Eracle uccise con una freccia un gigantesco serpente che faceva strage di uomini distruggendo le messi. E Onfale, gratissima a Eracle, avendone finalmente scoperto l’identità e i natali, gli ridiede la libertà e lo rimandò a Tirinto, colmo di doni; mentre Zeus ne commemorava la vittoria con la costellazione Ofiuco. Il fiume Sagari era stato così chiamato in ricordo di un figlio di Mindone e di Alessirroe che si annegò nelle sue acque: la madre degli dei lo aveva fatto impazzire perché si era preso gioco dei suoi Misteri, insultando i suoi sacerdoti eunuchi.

Onfale aveva comprato Eracle più che altro per farsene un amante. Egli la rese madre di tre figli: Lamo, Agelao, avo del famoso re Creso che tentò di immolarsi su una pira quando i Persiani entrarono in Sardi, e Laomedonte. Alcuni parlano anche di un quarto figlio Tirreno o Tirseno, che inventò la tromba e guidò gli emigranti Lidi fino all’Etruria, dove presero il nome di Tirreni; ma è più probabile che Tirreno fosse il figlio di re Ati e un lontano discendente di Eracle e di Onfale. ”Da una delle ancelle di Onfale, chiamata Malide, Eracle ebbe Cleodeo o Cleolao, e Alceo, fondatore della dinastia lidia che re Creso soppiantò dal trono di Sardi.

Giunse in Grecia la voce che Eracle aveva rinunciato alla pelle di leone e alla corona di pioppo e portava invece collane di pietre preziose, braccialetti d’oro, un turbante da donna, un manto purpureo e una cintura meonia. E così agghindato sedeva tra lascive fanciulle ioniche, cardando la lana oppure intento a filarla; tremava come una foglia se la sua padrona lo sgridava. Essa lo percuoteva con la pantofolina dorata se per caso, con le dita maldestre, gli capitava di spezzare il fuso; e lo costringeva a raccontare le sue passate avventure per divertirla. Ma a quanto pareva Eracle non se ne vergognava. Ecco perché certi pittori ci mostrano l’eroe con una sopravveste gialla indosso, che si lascia pettinare dalle ancelle di Onfale mentre Onfale stessa, coperta dalla pelle del leone, regge la sua clava e il suo arco. In verità era accaduto soltanto questo: un giorno, mentre Eracle e Onfale visitavano i vigneti di Tmolo, la regina con una veste purpurea ricamata in oro e i riccioli profumati, ed Eracle che reggeva galantemente il parasole sulla sua testa, Pan li vide dall’alto di una collina. Innamoratosi di Onfale, subito si congedò dalle dee montane gridando: «Da ora in poi Onfale sarà il mio unico amore!» Onfale ed Eracle raggiunsero la loro mèta, una grotta appartata dove per gioco si scambiarono le vesti. Onfale cinse Eracle con una cintura intessuta e troppo piccola per la sua vita; quando poi gli fece indossare la veste, le maniche si lacerarono; e i sandaletti accolsero a stento la punta dei piedi dell’eroe. Dopo cena si coricarono in giacigli separati, perché all’alba dovevano fare sacrifici a Dioniso che in tali occasioni pretende dai suoi devoti la castità coniugale. A mezzanotte Pan sgattaiolò nella grotta e, brancolando al buio, trovò quel che gli parve il giaciglio di Onfale, poiché chi vi dormiva sopra era avvolto in vesti di seta. Con mano tremante sollevò un lembo delle coperte e vi strisciò sotto. Ma Eracle, destatosi e allungato un piede, fece volare Pan attraverso la grotta. All’udire un tonfo e un gemito, Onfale balzò a sedere e invocò delle torce, e quando la grotta fu illuminata rise con Eracle fino alle lacrime al vedere Pan steso a terra in un canto, tutto ammaccato. Da quel giorno Pan ha concepito un odio profondo per ogni sorta di veste e vuole che i suoi sacerdoti officino nudi; per vendicarsi di Eracle sparse la voce che quello scambio di indumenti, fatto una sola volta e per capriccio, fosse invece cosa consueta e lasciva.

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Bronzo di Sardi (Lidia), regno incerto, che raffigura al dritto la testa laureata di Eracle con la pelle di leone attorno al collo e al rovescio il gorytos e la clava ai lati della scritta verticale ϹΑΡΔΙΑΝΩΝ, e nel campo a destra un insetto (https://rpc.ashmus.ox.ac.uk/coin/77483).

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Province              Asia

Subprovince      Conventus of Sardis

City        Sardis 

Region  Lydia

Reign    Uncertain

Obverse inscription       

Obverse design laureate head of Heracles, r., with lion skin around neck

Reverse inscription         ϹΑΡΔΙΑΝΩΝ

Reverse design between club and bow in quiver; in field, l. or r., insect

CGT coll. = Naumann 61, 7 Jan. 2018, lot 441

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Altro esemplare del bronzo precedente battuto alla Numismatik Naumann 61 (https://www.biddr.com/auctions/numismatiknaumann/browse?a=227&l=211536).

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LIDIA. Sardi. Ae pseudo-autonomo, tempo da Traiano ad Adriano (98-138).

Dritto: busto laureato di Eracle a destra, drappeggiato con pelle di leone.
Verso: СΑΡΔΙΑΝΩΝ. Ape a sinistra sopra la clava a destra; sotto, arco nella faretra a sinistra.

RPC III 2412; BMC 38-9. Condizione: BB. Peso: 3,33 g. Diametro: 19 mm.

Stima 50 euro. Prezzo di partenza 40 euro. Risultato 110 euro.

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Bronzo di Commodo (Pergamo, Lidia) che raffigura al rovescio Zeus nudo in piedi, a sinistra, che tiene in mano un fulmine e lo scettro; davanti, Talassa (a sinistra con timone) e Gaia (a destra con cornucopia) sdraiate; tra loro, un’aquila in piedi; nei campi a sinistra e a destra, i busti drappeggiati di Selene-Ecate e di Helios, uno di fronte all'altro (British Museum, London (UK)).

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Province              Asia

Subprovince      Conventus of Pergamum

City        Pergamum 

Region  Mysia

Reign    Commodus

Obverse inscription        ΑVΤΟ ΚΑΙ Μ ΑVΡΗ ΚΟΜΟΔΟϹ

Obverse design laureate-headed bust of Commodus (short beard) wearing cuirass and paludamentum, r., seen from front

Reverse inscription         ΕΠΙ ⳞΤΡ Μ ΑΙ ΓΛVΚΩΝΙΑΝοV ΠΕΡΓΑΜΗΝΩΝ ΝΕοΚοΡΩΝ Β

Reverse design nude Zeus standing, l., holding thunderbolt and sceptre; before, Thalassa (on l. with rudder) and Gaia (on r. with cornucopia) reclining; between them, eagle standing; in l. and r. fields, draped busts of Selene-Hecate and Helios, facing each other

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Talassa è una divinità primordiale del mare della mitologia greca, conosciuta anche nella mitologia romana. Figlia di Etere ed Emera, da Ponto generò i pesci, Alia e i Telchini. Dal membro tagliato di Urano che cadde in mare (cioè su di lei) generò Afrodite. Era la personificazione divina e femminile del mare, nata agli albori della creazione. Rappresentava la fecondità del mare stesso, non solo la sua divinità residente. La sua controparte maschile è Ponto ed entrambi sono antecedenti agli dei dell’Olimpo. Di lei Babrio racconta che un giorno un contadino assistette a un naufragio e rimproverò il mare di essere un nemico dell'umanità. Assumendo la forma di una donna, Talassa emerse dall'acqua e rispose dando la colpa ai venti e aggiunse di essere più gentile della terra arida coltivata dal contadino stesso. In un altro racconto, un sopravvissuto a un naufragio accusa il mare di tradimento e riceve la stessa risposta.

Nella mitologia greca Gaia è la personificazione della Terra che genera le razze divine. Nasce seconda dopo Caos e prima di Eros. Senza congiunzione con maschio genera Urano (il cielo) e le montagne, poi Ponto (il mare). Dall’unione con Urano nascono i Titani, poi i Ciclopi e gli Ecatonchiri. Quando il figlio Crono taglia con un falcetto i genitali di Urano, il sangue caduto feconda nuovamente Gaia, da cui nascono ancora le Erinni e i Giganti. Era venerata, specialmente nell’Attica, anche come dea dei morti e dell’oltretomba. Solo in epoca tarda viene a fondersi con le varie figure della Madre universale e della Madre degli Dei. Dai Romani fu identificata con Tellus.

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Bronzo di Antonino Pio (Tralles, Lidia) che raffigura al rovescio Selene, in piedi, con una torcia nella mano destra alzata e una torcia nella mano sinistra abbassata; un crescent dietro le spalle. A destra Helios nudo e con la testa radiata, in piedi, di fronte, con la clamide, che tiene una torcia nella mano destra in basso e una torcia nella mano sinistra in alto (Bibliothèque nationale de France, Paris (France)).

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Province              Asia

Subprovince      Conventus of Ephesus

City        Tralles 

Region  Lydia

Reign    Antoninus Pius

Obverse inscription        ΑV ΚΑΙ ΤΙ ΑΙ ΑΔΡΙΑ ΑΝΤΩΝƐΙΝΟϹ

Obverse design laureate head of Antoninus Pius, r.

Reverse inscription         Ɛ ΓΡ ΠΟ ΗΛΙΟϹ ϹƐΛΗΝΗ ΤΡΑΛΛΙΑΝΩΝ

Reverse design to l., Selene standing, r., holding torch in each hand: r. hand up, l. hand down; behind her shoulders, crescent; to r., nude and radiate-headed Helios standing, facing, head, l., wearing chlamys, holding torch in each hand: r. hand down, l. hand up

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Bronzo di Lucio Vero (Tralles, Lidia) che raffigura al rovescio Selene-Ecate in piedi su una biga trainata da tori gibbosi al galoppo, con in mano una lunga fiaccola; dietro le spalle, una mezzaluna (Bibliothèque nationale de France, Paris (France)).

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Province              Asia

Subprovince      Conventus of Ephesus

City        Tralles 

Region  Lydia

Reign    Marcus Aurelius

Obverse inscription        ΑV ΚΑΙ ΟVΗΡΟϹ

Obverse design laureate-headed bust of Lucius Verus wearing cuirass and paludamentum, r., seen from rear

Reverse inscription         ƐΠΙ ΓΡΑ ƐVΑΡƐϹΤ[Ο]V ΤΡΑΛΛΙΑΝΩΝ

Reverse design Selene-Hecate standing in galloping biga drawn by hump-backed bulls, r., holding long torch; behind her shoulders, crescent

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Bronzo di Efestia (Lemno, isola della Tracia) che raffigura al dritto il busto di Efesto barbuto con pileo e leggero panneggio sulla spalla sinistra e al rovescio una lunga fiaccola (CNG 115).

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ISLANDS off THRACE, Lemnus. Hephaestia. Circa AD 100. Æ (21mm, 4.69 g, 6h). Bearded bust of Hephaestus right, wearing pileus and slight drapery on left shoulder / HΦAIC TIЄΩN, long torch. BMC 12; SNG Copenhagen –. Dark green and reddish-brown patina, edge split, light roughness. VF. Extremely rare, one of only two specimens in CoinArchives (the other: Roma 68, lot 365 [hammer £440]).
From the Martinez Collection of Greek Bronze Coins. Ex James H. Joy Collection (Münzen und Medaillen GmbH 21, 24 May 2007), lot 271; Kovacs MBS XII (30 November 1995), lot 170 (where Frank noted: "The only example of this coin I have seen in 30 years.").
Estimate 300 USD. Sold 1,600 USD

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Efesto

Fabbro divino, nella mitologia greca è il dio del fuoco, delle fucine, dell'ingegneria, della scultura e della metallurgia. Era adorato in tutte le città della Grecia in cui si trovassero attività artigianali, ma specialmente ad Atene.

Figlio di Zeus e di Era, era zoppo e tale deformità viene spiegata in diverse leggende. Secondo una versione, Efesto corse in soccorso alla madre in occasione di un litigio con Zeus, che, in uno scatto di rabbia, lo scagliò giù dall’Olimpo: atterrato dell’isola di Lemno, gli abitanti si presero cura di lui e lo aiutarono a guarire, ad esclusione del piede che rimase difettoso per sempre.

Secondo un’altra, Efesto nacque già con questa carenza fisica e la madre per la vergogna lo gettò in mare, dove l’oceanide Eurinome e la nereide Teti lo presero con loro e lo nascosero in una grotta, nella quale gli fu insegnato a foggiare oggetti in metallo.

Efesto si prese la sua vendetta su Era costruendo e donandole un magico trono d'oro che, non appena ella vi si sedette, la tenne imprigionata, non permettendole più di alzarsi. Gli altri dei pregarono Efesto di tornare sull'Olimpo e liberarla, ma egli si rifiutò più volte di farlo. Allora Dioniso fece in modo di ubriacarlo e lo riportò indietro legato sul dorso di un mulo. Efesto acconsentì a liberare Era solo se lo avessero riconosciuto come dio e se avesse avuto in sposa la più bella del mondo. Tra Efesto ed Afrodite fu un matrimonio combinato da Zeus ed Afrodite, alla quale l'idea di essere sposata con il bruttissimo Efesto non piaceva affatto, intraprese una relazione segreta con Ares, il dio della guerra. Alla fine Efesto venne a sapere del tradimento della moglie da Helios, il dio del sole che tutto vede, e organizzò una trappola per sorprenderli insieme. Mentre Afrodite e Ares si erano ritrovati in uno loro dei numerosi incontri, Efesto, per punizione, li sfigurò davanti a tutti gli dei maschi (perché le dee si erano rifiutate pudicamente di vedere lo spettacolo) intrappolandoli in una rete magica da lui costruita. Gli dei però alla vista dei due amanti nudi e legati si fecero sfuggire dei complimenti al corpo di Afrodite che, lusingata, ricompensò ognuno di essi avendo con ognuno almeno un figlio. Così gli dei liberarono i due amanti.

Di Efesto si sa inoltre che partecipò alla Gigantomachia e uccise il gigante Mima con proiettili di ferro incandescente.

Fu anche mandato da Era alla guerra contro Troia, dove fermò il fiume Scamandro con un incendio.

(segue)

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Gli antichi collocarono la sua dimora definitiva nell’isola di Lemno ma la sua grande fucina si trova nelle viscere dell'Etna dove foggiava i metalli aiutato dai Ciclopi suoi assistenti e dal nano Cedalio. I colpi delle loro incudini e il loro ansimare fa brontolare i vulcani della zona e il fuoco della loro fucina arrossa la cima dell'Etna.

Nonostante il suo aspetto, sposò sempre donne molto belle: Carite, Aglaia, Afrodite. Ebbe molti figli: i Cabiri, Erittonio, il brigante Perifete, lo scultore Aldalo e l’argonauta Palemone. Venne sempre rappresentato come un uomo vigoroso indossante una tunica da lavoro e con in mano gli utensili. Fu venerato soprattutto nell’isola di Lemno dove gli fu eretto un tempio e in Attica. In Italia fu adorato con il nome di Vulcano, figura divina simile ad Efesto nella mitologia romana.

Efesto realizzò la maggior parte dei magnifici oggetti di cui si servivano gli dei, nonché quasi tutte le splendide armi dotate di poteri magici che nei miti greci compaiono in mano agli eroi. Tra le sue realizzazioni ci sono:

La sua intera fucina
I suoi automi (robot) di metallo, suoi aiutanti
Il suo bastone a forma di martello dal manico allungato
I magnifici gioielli di Teti ed Eurinome
Il trono dorato in cui restò imprigionata Era
Gli edifici (le abitazioni) di tutti gli olimpi (costruiti sull'Olimpo)
L'arco e le frecce d'oro di Apollo e l'arco e le frecce d'argento della sua gemella Artemide
Le opere artistiche a Lemno
La catena o rete, con cui immobilizzò Ares e Afrodite a letto
L'elmo e i sandali alati di Ermes
Lo scettro e l'Egida, il fenomenale scudo di Zeus
La cintura di Afrodite
Il bastone di Agamennone
L'armatura, le armi e lo scudo di Achille
I battacchi di bronzo di Eracle
Il carro di Helios
La corazza e l'elmo di Enea
La spalla di Pelope
L'arco e le frecce di Eros
L'intera armatura di Memnone
Pandora, la prima donna, e il suo vaso
Talo, il gigante di bronzo guardiano di Creta
La delimitazione in due parti del suo martello per volere di Zeus per non fare avere ad Ares la stessa potenza delle sue armi.

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Bronzo di Domiziano (Sardi, Lidia) che raffigura al rovescio Efesto in piedi con in mano il cantaro in cui versa il vino per Dioniso, seduto di fronte a lui; dietro un tirso (British Museum, London (UK)).

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Province              Asia

Subprovince      Conventus of Sardis

City        Sardis 

Region  Lydia

Reign    Domitian

Obverse inscription        ΔΟΜΙΤΙΑΝΟϹ ΚΑΙϹΑΡ ϹƐΒΑϹΤΟϹ ΓΕΡΜΑΝΙΚΟϹ

Obverse design laureate head of Domitian (aegis on shoulder), r.

Reverse inscription         (ƐΠΙ) Τ ΦΛ ΜΗΤΡΟΔΩΡΟΥ (ϹΤ)(ΡΑ) ΤΟ Β ϹΑΡΔΙΑΝΩΝ

Reverse design Hephaestus standing, r., holding cantharus into which is poured wine by Dionysus seated, l.; behind, thyrsus

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Bronzo di Adriano (Alessandria d’Egitto) che raffigura al rovescio Ptah/Efesto in piedi di fronte, testa a destra, con scettro e pinze in mano (British Museum, London (UK)).

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Province              Egypt

City        Alexandria 

Region  Egypt

Reign    Hadrian

Obverse inscription        ΑΥΤ ΚΑΙ - ΤΡΑΙ ΑΔΡΙΑ ϹƐΒ

Obverse design laureate draped and cuirassed bust of Hadrian, r., seen from rear

Reverse inscription         L ΔⲰΔƐΚ(ΑΤ)(ΟΥ)

Reverse design Ptah/Hephaestus standing facing, head r., holding sceptre and tongs

 

Ptah è il dio egizio di Menfi, patrono degli artisti.

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Bronzo di Commodo (Nicea, Bitinia) che raffigura al rovescio Efesto nudo, in piedi, di fronte, con in mano un martello e una barra di metallo (British Museum, London (UK)).

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Province              Bithynia-Pontus

City        Nicaea 

Region  Bithynia

Reign    Commodus

Obverse inscription        Μ ΑΥ ΚοΜ ΑΝΤΩΝΙΝοⳞ

Obverse design laureate head of Commodus, r.

Reverse inscription         ΝΙΚΑΙΕΩΝ

Reverse design nude Hephaestus standing, facing, head, r., holding hammer and bar of metal

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Bronzo di Antonino Pio (Nicomedia, Bitinia) che raffigura al rovescio Efesto seduto su un cippo, a destra, mentre lavora con il martello sull'elmo che tiene con le pinze sopra la colonna (British Museum, London (UK)).

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Province              Bithynia-Pontus

City        Nicomedia 

Region  Bithynia

Reign    Antoninus Pius

Obverse inscription        ΑVΤ ΚΑΙϹΑΡ ΑΝΤΩΝ(ƐΙΝΟϹ?)

Obverse design laureate head of Antoninus Pius, r.

Reverse inscription         [ΝƐΩΚΟΡΟV?] ΝΙΚΟΜΗΔΙΑϹ

Reverse design Hephaestus seated on cippus, r., working with hammer on helmet which he holds with tongs over column

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Bronzo di Commodo (Tiatire, Lidia) che raffigura al rovescio, a sinistra, Efesto seduto su un cippo mentre lavora con il martello sull'elmo che tiene con le pinze sopra la colonna; a destra, Atena in piedi, che sostiene l'elmo e appoggia il braccio sullo scudo (Bibliothèque nationale de France, Paris (France)).

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Province              Asia

Subprovince      Conventus of Pergamum

City        Thyatira 

Region  Lydia

Reign    Commodus

Obverse inscription        ΑV Κ Μ ΑVΡΗ ΚΟΜΟΔΟϹ

Obverse design laureate-headed bust of Commodus (long beard) wearing cuirass and paludamentum, r., seen from rear

Reverse inscription         ƐΠΙ ϹΤΡΑ ΤΙΤοV ΑVΡΗ(ΛΙοV) ΒΑΡΒΑΡο(V) ΘVΑΤƐΙΡΗΝΩΝ

Reverse design to l., Hephaestus seated on cippus, r., working with hammer on helmet which he holds with tongs over column; to r., Athena standing, supporting helmet, resting arm on shield

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