Vai al contenuto
IGNORED

Bronzi provinciali romani e mitologia greca


Risposte migliori

Supporter
Inviato

Bronzo di Volusiano (Adana, Cilicia) che raffigura al rovescio Ermes in piedi con palma e caduceo alato in mano; di fronte a lui, su un tavolo, corona agonistica contenente una palma (British Museum, London (UK)).

1717576164_119.16581d.jpg.9d81fddf543247d7cac193a6f9dd9f3a.jpg  1206792594_119.16581r.jpg.946840f29e48d021c3b330ef785c7f55.jpg

Province              Cilicia

City        Adana 

Region  Cilicia

Reign    Trebonianus Gallus

Obverse inscription        ΑΥΤΚΤΡ ΑΦ ΓΑΛΛΟϹ ΟΥΟΛΟΥΟΛΟϹϹΙΑΝΟϹ (sic)

Obverse design radiate, draped and cuirassed bust of Volusian, r., seen from rear

Reverse inscription         ΑΔΡ ΑΔΑΝƐΩΝ, ΟΙΚ ΔΙΟ

Reverse design Hermes standing l., holding palm and winged caduceus; in front of him, on a table, agonistic crown containing palm.

apollonia


Supporter
Inviato

ERMETE: IL MESSAGGERO BURLONE DEGLI DEI

ermete.jpg.ae6a3491284b5191ca29cbd1337015d8.jpg

Ermete, figlio di Gaia e di Zeus, era la divinità dell’avventura, della menzogna, degli scherzi e dell’arte. Quando nacque sul monte Cillene dove si dice che sua madre si girò da un’altra parte e lui già era scappato in forma di giovinetto in giro per il mondo. La sua prima impresa fu quella di rubare una mandria di vacche ad Apollo e nessuno riusciva ad accusarlo del furto finché un gruppo di satiri non notò che un giovane suonava meravigliosamente una lira fatta di guscio di tartaruga e interiora di vacca. Subito Apollo lo accusò di essere il ladro della sua mandria ma il giovane Ermete subito si scusò dicendo che ne aveva uccise solo due prendendo solo la parte che gli spettava in quanto figlio di Zeus e suonò una melodia in cui intesseva le lodi del fratello: questi subito lo perdonò e gli diede il resto della mandria in cambio della lira che aveva appena modellato. In seguito mentre pascolava le vacche costruì uno zufolo da pastore con cui impressionò ancora suo fratello Apollo che lo scambio con il suo bastone dorato da pastore dandogli in sostanza il dominio sui mandriani e i pastori.                                                                 Fatto questo Apollo portò Ermete al cospetto di Zeus che lo accettò ma gli impose di rispettare la proprietà e non dire bugie: in cambio divenne il messaggero, l’araldo degli dei. Ricevette una verga d’oro con nastri bianchi a rappresentare la sua funzione, un cappello rotondo per ripararlo dalla pioggia e dei sandali d’oro adornati da ali che gli permettevano di viaggiare velocemente dovunque. Le trie insegnarono a Ermete a predire il futuro osservando dei sassi in una bacinella d’acqua e lui a sua volta inventò il gioco divinatorio degli astragali, un “gioco” divinatorio basato sul tiro delle ossa di un cavallo, aiutò le Moire a comporre l’alfabeto e inventò l’astronomia, la scala musicale e le misure di capacità. Famosi furono anche i suoi figli: Echione l’araldo degli argonauti, Autolico il ladro e Dafni. L’infanzia di Ermete è giunta fino a noi solo nella tarda versione letteraria, possiamo soltanto accertare che i Messeni facevano frequenti incursioni a danno dei loro vicini cosi come Ermete rubò la mandria di Apollo. Nella Grecia pre-ellenica meridionale già esistevano tutte le arti attribuite a Ermete ma che furono dette come date a Apollo e alle divinità olimpiche che trovarono una civiltà ben più colta di loro, Ermete dal canto suo molto probabilmente era in origine una statua di un fallo di pietra dove si svolgevano i riti pre-ellenici di fertilità.                                   L’origine del concetto del fanciullo divino che corre via dalla madre da una parte potrebbe essere uno scherzo di Omero ma Ermete potrebbe anche rappresentare il fanciullo del calendario pre-ellenico, l’egizio Toth per la sua intelligenza o l’egizio Anubi perché, nella sua funzione di araldo, divenne anche colui che portava i morti nell’oltretomba al servizio di Ade.

Articolo di Francesco Spuntarelli da https://www.consulpress.eu/gli-dei-olimpici-poseidone-ermete-e-ares/

apollonia


Supporter
Inviato

Bronzo pseudo-autonomo di Tiatira (Lidia), tempo di Elagabalo, che raffigura al dritto la testa di Dioniso che indossa un serto di edera e al rovescio la Nike che avanza, tenendo un serto e una fronda di palma (Numismatik Naumann, Auction 77).

120.dioniso.jpg.d4b6975b506ecaccf540a907d1ab3c97.jpg

Lot description:
LYDIA. Thyatira. Pseudo-autonomous. Time of Elagabalus (218-222). Ae. Obv: Head of Dionysos right, wearing ivy wreath. Rev: ΘVΑΤЄΙΡΗΝΩΝ. Nike advancing left, holding wreath and palm frond.
RPC VI online 4305; BMC 46.
Condition: Very fine. Weight: 3.01 g. Diameter: 17 mm.

Estimate: 40 EUR.

apollonia


Supporter
Inviato

Bronzo di Tiatira (Lidia), tempo di Elagabalo, che raffigura al dritto la testa del giovane Dioniso con corona d’edera (drappeggio sulla spalla) e al rovescio Pan che avanza con in mano un grappolo d'uva e un pedum (H.I. coll.).

412833385_121.423420d.jpg.7370822eba1f7934952c60b465bfc0d4.jpg 1248173462_121.423420r.jpg.d231c9b302d28f257ede352cf573ca17.jpg

Province              Asia

Subprovince      Conventus of Thyatira

City        Thyatira 

Region  Lydia

Reign    Elagabalus

Obverse inscription       

Obverse design head of young Dionysus, r., wearing ivy wreath, (drapery on shoulder)

Reverse inscription         ΘΥΑΤƐΙΡΗΝΩΝ

Reverse design Pan advancing, l., holding bunch of grapes and pedum.

apollonia


Supporter
Inviato

Bronzo di Alessandro Severo (Tiatira, Lidia) che raffigura al rovescio Elio in piedi di fronte su una triga di leoni, con in mano un globo e una mano alzata; ai piedi dei leoni un bucranio e una stella da ogni lato (Bibliothèque nationale de France, Paris (France)).

2020069592_122.natived.jpg.a37988710cfe36d35aec653c6468d481.jpg  2005380921_122.nativer.jpg.9218c87c0aee25fc20a80e6607607eac.jpg

Province              Asia

Subprovince      Conventus of Thyatira

City        Thyatira 

Region  Lydia

Reign    Severus Alexander

Obverse inscription        ΑΥΤΟΚΡ Κ Μ ΑΥΡ ϹƐΒΗΡΟϹ ΑΛƐΞΑΝΔΡΟϹ

Obverse design laureate, draped and cuirassed bust of Severus Alexander, r., seen from front

Reverse inscription         ƐΠΙ ϹΤΡ ΑΥΡ ΚƐΝΤΑΥΡΟΥ ΔΙΟ ΘΥΑΤƐΙΡΗΝΩΝ

Reverse design Helios standing facing on triga of lions seen from the front, holding globe and raising hand; at lions' feet, bucranium and star on each side.

apollonia


Supporter
Inviato

Elio, il titano dell'astro solare figlio dei titani Teia e Iperione e fratello di Selenide, titanide legata alla luna e di Eos, divinità dell'aurora, ogni mattina si sollevava a oriente sulle acque del fiume Oceano che circonda tutta la Terra per guidare nel cielo il carro splendente del Sole, trainato da quattro cavalli che gettavano fuoco dalle narici. Dopo aver percorso il cielo da oriente a occidente, alla sera si immergeva nuovamente nel fiume Oceano e per arrivare nuovamente a oriente utilizzava una barchetta d'oro girando attorno all'emisfero boreale.

Elio possedeva sull'isola di Trinacria sette mandrie di buoi rappresentanti i sette giorni di una settimana e sette greggi di pecore rappresentanti le sette notti di una settimana. Ogni mandria e ogni gregge era composto da cinquanta capi, ovvero il numero, secondo il computo antico, delle settimane dell'anno solare.

Tra i figli di Elio ricordiamo Fetonte che fece una brutta fine quando volle guidare il carro del Sole, e tra le figlie Circe, Pasifae e la capra Amaltea che, dopo essere stata consegnata alla ninfa Adrastea da Gea, allattò Zeus infante.

Fu Elio che, dopo aver visto Demetra disperata cercare la figlia Persefone per nove giorni senza nutrirsi, decise di raccontarle che Zeus, il re degli dèi, aveva concesso Persefone in sposa al fratello Ade che l’aveva rapita.

Fu Elio, sorgendo dal cielo, a scoprire intenti ai loro piaceri Afrodite e Ares nel palazzo in Tracia e a raccontare il tutto a Efesto che si vendicò imprigionando i due amanti nudi nel talamo in una sottilissima rete metallica.

apollonia


Supporter
Inviato

Bronzo di Alessandro Severo (Tiatira, Lidia) che raffigura al rovescio Selene-Ecate in piedi, di fronte, su biga di leoni, che indossa un chitone gonfiato dal vento, con una fiaccola in entrambe le mani (British Museum, London (UK)).

1426220247_123.249872d.jpg.dbc1bb4420025006397f8fd0243525e9.jpg 1117362209_123.249872r.jpg.fa493d8a22607f4dc39cf8100dc22a06.jpg

 

Province              Asia

Subprovince      Conventus of Thyatira

City        Thyatira 

Region  Lydia

Reign    Severus Alexander

Obverse inscription        ΙƐΡΑ ϹΥΝΚΛΗΤΟϹ

Obverse design draped bust of the Senate, r.

Reverse inscription         ƐΠΙ ϹΤΡ ΑΥΡ ΚƐΝΤΑΥΡΟΥ ΔΙΟΝΥ ΘΥΑΤƐΙΡΗΝΩΝ

Reverse design Selene-Hecate standing facing on biga of lions, l., wearing chiton inflated by wind, holding torch in each hand.

apollonia

  • Mi piace 1

Supporter
Inviato

Il CULTO DI SELENE da https://www.romanoimpero.com/2017/05/culto-di-selene.html

 

INNO OMERICO

Da lei, dal suo immortale capo, un diffuso chiarore
si spande sulla Terra e una sovrumana bellezza appare
sotto la sua luce: l'aria buia si fa luminosa
di fronte alla sua corona dorata, e i raggi splendono
quando dall'Oceano, lavate le belle membra,
indossata la veste lucente, la divina Selene,
aggiogati i bianchi puledri dal collo robusto,
lancia in avanti il cocchio splendente
e appare, dopo il tramonto, al culmine del mese.

Selene, da Sèlas: “splendore”, Dea notturna del firmamento che guida un carro lunare trainato dai candidi buoi, dono di Pan per farsi perdonare l'inganno grazie a cui l'aveva sedotta: "nascosto il pelo irsuto e nerastro sotto il vello di una bianca pecora, aveva potuto avvicinarla convincendola a salire sulla sua groppa per poi goderla, ormai consenziente" (Kâroly Kerênyi).

Forse il mito rimanda a un antico rito orgiastico, in cui al chiarore della luna del Calendimaggio, la regina della festa cavalcava in piedi un maschio umano prima di congiungersi con lui in un sacro amplesso. Ma la cosa ci sembra strana, le donne non hanno mai umiliato i maschi, semmai è avvenuto il contrario.

Secondo un'altra versione il Dio Pan, brutto e oscuro, era innamorato della Dea bella e luminosa, ma Selene amava l'oscurità ricevendone l'abbraccio ogni notte.

 

LE ORIGINI

La Dea era figlia della titanessa della luce, Teia (detta anche Tia o Tea o Theia o Euryphaessa) "colei che splende fin lontano” e dal fratello Iperione, il cielo diurno e luminoso.

Essi dettero la luce a tre figli: Elios, che guidava il carro del Sole, Selene, che guidava il carro della Luna, ed Eos, la luce dell'Aurora, equivalente a Leucotea, la Dea Bianca.

GLI ATTRIBUTI

La Dea veniva raffigurata come una bella donna con il viso pallido, con lunghe vesti fluenti e candide oppure argentate, con un quarto di luna crescente sulla testa ed in mano una torcia.

Oppure aveva sul capo, oltre al crescente lunare, due teste di ariete, simboleggianti la primavera, a quei tempi inizio e fine dell'anno.

Talvolta era avvolta nel mantello della notte, mantello oscuro ornato però da fiori o da stelle.

Selene era dunque la regina della notte, collegata alla natura ed al culto dei morti, nonchè Dea della fecondità. Questo ci fa capire che anticamente fosse una Grande Madre, Dea triforme e trina, Dea della nascita, della crescita e della morte.

Essa venne adorata soprattutto in Grecia, spesso confusa con Artemide, ma mentre Selene avrebbe rappresentato la luna piena, Selene sarebbe stato il crescente lunare.

La sua iconografia però rappresenta Selene col crescente lunare sul venerabile capo, per cui la cosa è discutibile. Gli egizi invece la identificarono con Iside. 

I romani la identificavano a Roma con la Dea della caccia Diana, ma soprattutto nel sud, cioè nella Magnagrecia conservò in parte il suo culto, legato soprattutto alle donne.
Selene è la personificazione della luna piena, insieme ad Artemide, la luna nuova, alla quale è a volte assimilata, ed a Ecate, la luna calante.


(segue)

 

  • Mi piace 1

Supporter
Inviato

IL MITO GRECO

Secondo il mito, ogni sera Elios adagiava la sua aurea quadriga sull'Oceano, dove sorgeva Selene, con la quale giaceva nella notte. Poi si salutavano e, mentre il dio solare dormiva nella coppa forgiata da Efesto aspettando l'arrivo della sorella Eos, Selene percorreva il cielo stellato in compagnia delle nove sacerdotesse che badavano al suo argenteo cocchio. 

Per venticinque giorni i due fratelli amanti s'incontravano, ma gli altri cinque Selene, all'insaputa di Elios, si recava dietro la catena montuosa del Latmo, in Asia Minore, per dedicarsi all'amato Endimione, un giovane e bellissimo pastore col quale giaceva per tre giorni, quelli del novilunio quando la Luna sparisce dal cielo. Il nome Endimione significa "colui che dimora dentro" cioè nella grotta, dove la Dea lo vide per la prima volta, innamorandosene perdutamente.

Poi Selene baciò Endimione sulle palpebre e da quel momento i suoi occhi non si riaprirono più, suggellando un sonno eterno. 

Alcuni invece parlano di un dono di Ipnos, il Dio alato del sonno che, innamoratosi di questo bellissimo giovane, che gli avrebbe consentito di vivere per sempre dormendo a occhi aperti.

Altri ancora sostengono fosse un dono di Zeus su espressa richiesta di Endimione di cui Zeus era il padre. 

C'è chi pure chi sostiene che si trattasse di una punizione voluta dallo stesso Zeus, per aver Endimione mancato di rispetto a Era, regina degli dei.

C'è invece chi pensa che temesse di essere lasciata e chi sostiene che Selene avesse chiuso i suoi occhi per essere libera di scorazzare.

Propendiamo per quest'ultima poichè Selene ebbe diversi amori oltre ad Endimione, ovvero Zeus da cui ebbe due figli e Pan, il Dio caprone ma abile nel suono col flauto; Pan però non potè mai vederlo, avvolto com'era dalle tenebre. 

Ebbe anche un'avventura con il fratello Sole quando esso tramontava e lei sorgeva, ma nessuna relazione seria.

IL MITO ROMANO

Secondo il mito romano, invece, Selene vide in una grotta un giovane addormentato, appunto Endimione, e se ne innamorò perdutamente. 

Da questo grande amore vennero alla luce ben cinquanta figli; ma Selene non sopportava l'idea che un giorno il suo amante potesse morire, e lo fece sprofondare in un sonno eterno per poi andare a trovarlo ogni notte.

Endimione dormiva con gli occhi aperti, per poter vedere l'apparizione della sua donna.

Altre versioni meno romantiche della storia sostengono che Endimione avesse chiesto a Zeus di dormire per non perdere la sua giovanile bellezza, o addirittura per evitare che Selene rischiasse un'ulteriore gravidanza.

Selene, per il suo aspetto mutevole, è stata associata a tre distinte divinità, legate ciascuna a tre diverse "manifestazioni": la Luna piena, la Luna nuova e la Luna crescente.

Metafora di vita, di morte e di rinascita, ovvero del ciclo della vita. 

Così il simbolismo lunare ha potuto coinvolgere fenomeni basilari della vita, come la nascita, la morte, la fecondità, la femminilità, il divenire, l'immortalità.

apollonia


Supporter
Inviato

ECATE

Ecate era una divinità psicopompa, in grado di viaggiare liberamente tra il mondo degli uomini, quello degli dei e il regno dei morti. Spesso è raffigurata con delle torce in mano, proprio per questa sua capacità di accompagnare anche i vivi nel regno dei morti (la Sibilla Cumana, a lei consacrata, traeva da Ecate la capacità di dare responsi provenienti, appunto, dagli spiriti o dagli dei).

Nell'iconografia Ecate viene rappresentata spesso con tre corpi o con sembianze di cane o, accompagnata da cani infernali ululanti in quanto veniva considerata protettrice dei cani.

298033485_Hecate_Greek_goddess_of_the_crossroads_by_Stphane_Mallarm.jpg.de71e636a50fa00f91313e1e33b3b23c.jpg.05ee78cae00d073a5daffe2c2d6fbd82.jpg

Ecate, divinità della magia genericamente rappresentata in triplice forma: celeste, terrestre e marina.

Nella mitologia Ecate è la dea degli incantesimi, degli spettri e protettrice degli incroci di tre strade. In quest'ultimo aspetto essa è raffigurata come triplice e le sue statue venivano poste negli incroci (trivi), a protezione dei viandanti (Ecate Enodia o Ecate Trioditis).
Dai romani era chiamata Trivia.

Ecate veniva associata anche ai cicli lunari così come avveniva con altre divinità femminili: Perseide rappresentava la luna nuova, Artemide (Diana per i Latini) rappresentava la luna crescente, Selene la luna piena ed Ecate la luna calante.

Fu Ecate a sentire le grida disperate di Persefone, rapita da Ade presso il Lago Pergusa e portata negli Inferi, e fu sempre lei ad avvertire Demetra di quanto era accaduto. Si riteneva anche che Ecate accompagnasse Persefone nei suoi viaggi periodici tra il mondo dei morti e quello degli dei.

https://it.wikipedia.org/wiki/Ecate

apollonia


Supporter
Inviato

Bronzo di Alessandro Severo (Tiatira, Lidia) che raffigura al rovescio Artemide, in piedi, di fronte, con in mano una patera e appoggiata a una lunga fiaccola; ai suoi piedi, davanti a lei un cervo e dietro un cane, che guardano entrambi verso di lei (British Museum, London (UK)).

1248496524_124.261729d.jpg.11e5eee9f277dbe05f6f8fd850a1a683.jpg  1511972449_124.261729r.jpg.fea514e02572d35ce63fc83e8e3c27c4.jpg

Province              Asia

Subprovince      Conventus of Thyatira

City        Thyatira 

Region  Lydia

Reign    Severus Alexander

Obverse inscription        ΑΥΤ Κ Μ ΑΥΡ ϹƐΒΗΡΟϹ ΑΛƐΞΑΝΔΡΟϹ ϹƐΒ

Obverse design laureate, draped and cuirassed bust of Severus Alexander, r., seen from rear

Reverse inscription         ƐΠΙ ϹΤΡ ΑΥΡ ΚƐΝΤΑΥΡΟΥ ΔΙΟ ΘΥΑΤƐΙΡΗΝΩΝ

Reverse design Artemis standing, facing, head l., holding patera and resting on long torch; at her feet before, stag, l., behind, hound, r., both looking back at her.

apollonia


Supporter
Inviato

Bronzo di Massimo (Philadelphia, Cilicia) che raffigura al rovescio Dioniso in piedi, con in mano tirso e cantaro; ai suoi piedi una pantera (Aquila 5, 25 Sept. 2022, lot 366 (Philippopolis)).

1875811212_125.437659d.jpg.4dfbad96bc574605ee5df21258487f6a.jpg 151077801_125.437659r.jpg.47bf6a4e8b649dd2db752e21be32a79c.jpg

Province              Cilicia

City        Philadelphia 

Region  Cilicia

Reign    Maximinus

Obverse inscription        Γ Ι ΟΥΗ ΜΑΞΙΜΟΝ Κ[ ]

Obverse design radiate, draped and cuirassed bust of Maximus, r., seen from rear

Reverse inscription         ΦΙΛ[ΑΔƐΛΦƐⲰΝ ΚΗ]ΤΙΔΟϹ

Reverse design Dionysos standing l., holding thyrsus and cantharus; to l., panther

apollonia


Supporter
Inviato

Secondo alcuni studiosi, la pantera accovacciata ai piedi del dio con la zampa alzata e le fauci aperte è in atto di ricevere delle gocce di vino sgorganti dalla coppa e questa scena simboleggerebbe il potere del vino che doma la ferocia animale, così come il vino riuscì a domare la ferocia del ciclope Polifemo.

Interessante l’interpretazione di questa scena rappresentata da una statua di Dioniso incompleta, proposta da Francesco Scarpato in https://www.ulixes.it/serpente/Ambiente_18.html

Dalle nebbie delle antiche conoscenze, la sapienza divina si manifesta attraverso la duplice teofania: la luce trascendente e il Sole visibile. Apriamo così per un istante i nostri occhi alla luce trascendente per dare un valore reale ed universale a questa raffigurazione statuaria.

Dioniso, oltre ad essere il dio del vino, era anche dio della Natura selvaggia ed era in relazione con il regno dei morti. Egli era figlio di Zeus e di Semele (figlia di Cadmo e di Armonia). Semele fu amata da Zeus; prima del parto volle contemplare il suo amante, avendolo sempre visto nascosto dietro una nuvola. Ma alla sua vista venne folgorata; così Zeus trasse dall’amante morta il piccolo Dioniso e lo pose nella sua coscia per farlo nascere. Da qui il suo nome Dionisos, nato due volte. Il Dio nelle sue manifestazioni spesse volte era accompagnato dal suo corteo composto da Baccanti, Sileni, Satiri, Ninfe, pantere e leoni. Le Baccanti erano sacerdotesse che avevano il potere di addomesticare animali feroci come le pantere e i leoni; le loro braccia durante alcuni rituali erano avviluppate da numerosi serpenti, attratti, come anche per gli altri animali, dalla loro forza armonizzatrice. I componenti del corteo erano tutti invasi dello spirito divino di Dioniso animali compresi. Una forza cosmica primordiale alla base dell’ordinamento universale del creato li pervadeva. Chi erano in realtà questi Dei? E da dove proveniva lo status di divinità? E gli animali, che affiancavano questi Dei, perché alla loro presenza diventavano mansueti e concilianti?

Facciamo allora un lungo salto nel tempo e ritorniamo agli eventi biblici:

Genesi 1:26 - “E Dio proseguì, dicendo: Facciamo l’uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza, e tengano sottoposti i pesci del mare e le creature volatili dei cieli e gli animali domestici e tutta la terra e ogni animale che si muove sopra la Terra.”

Dunque l’uomo ai primordi della vita era simile a Dio, e aveva al suo seguito ogni forma animale presente sul pianeta. Nel corso dei secoli, l’uomo-Dio è ritornato ad assumere le sembianze e lo status di uomo-terrestre perdendo tutti i suoi poteri protonaturali e sovrannaturali; gli animali gli si voltarono contro e diventarono così suoi nemici. L’uomo primigenio si scisse in due parti: l’anima terrestre restò legata alle forze terrestri e in balia del caso; mentre l’altra metà, quella divina, caddè nell’oblio e vaga negli spazi ultrastellari, nella vana attesa di ricongiungersi con l’altra metà terrestre.

(segue)


Supporter
Inviato

La statua di Dioniso è lì a ricordarci l’età dell’oro, tempo in cui gli esseri umani vivevano come Dei e gli animali altro non erano che una propaggine del Dio-Uomo. Si osservi bene lo sguardo di Dioniso che osserva la pantera con naturale compiacenza; e l’atteggiamento umano della pantera che alza la zampa in segno di profonda unione spirituale con il Dio.

Questo è quanto la mia “pelle” mi comunica.

Qual’ è allora la via per ricongiungersi con l’unità primordiale divina?

Colui il quale è  preposto ad indicarci questa Sacra Via è lo stesso DIONISO CELESTE.

Lascio ad Orfeo  (figlio di Apollo e di una Musa), il cui canto muoveva gli alberi e pietre e ammansiva le fiere, rispondere alla domanda e concludere  questo mio “ETEREO” articolo.

“Aspro è il cammino che da quaggiù conduce agli Dei. Un sentiero fiorito, un pendio scosceso, e poi rocce in cui alberga la folgore - e tutt’intorno lo spazio sconfinato - questo è il destino del Veggente e del profeta sulla Terra. Figlio mio, rimani nel sentiero fiorito della pianura e non cercare oltre.

Potrai vedere gli Dei  con gli occhi dell’anima, ma non con quelli del corpo. Per ora, non sai vedere che attraverso questi. E’ necessaria una lunga fatica o grandi dolori perché si aprano gli occhi dello spirito. Rifugiati nel fondo di te stesso per elevarti al Principio delle cose. Consuma il tuo corpo col fuoco della mente; liberati dalla materia come la fiamma si libera dal legno che essa divora. E il tuo spirito salirà al puro spazio delle Cause eterne. Ti svelerò il segreto dei mondi, l’anima della Natura, l’essenza di Dio. Gli amori del cielo e della terra sono ignoti ai profani; i segreti dello Sposo e della Sposa vengono rivelati solo agli uomini divini. E ora osserva il firmamento. Guarda quel cerchio splendente di costellazioni sulle quali si stende leggera la sciarpa della Via Lattea, pulviscolo di astri e pianeti. Guarda: fiammeggia Orione, scintillano i Gemelli, risplende la Lira. E’ il corpo della Sposa divina che ruota in armonioso vortice al canto dello Sposo. Guarda con gli occhi dello spirito: ne vedrai il corpo arrovesciato, le braccia tese, ne solleverai il velo disseminato di stelle. Giove è lo Sposo e la Sposa divina.

Ecco il primo mistero.

In Tessalia sorge  un tempio mistico, chiuso ai profani. E’ là che DIONISO si manifesta ai miste e ai veggenti. Quando verrai alla sua festa e immergendoti in un magico sonno, aprirò i tuoi occhi sul mondo divino. Che fino ad allora la tua vita sia casta, e bianca la tua anima. Sappi infatti che la luce degli Dei sgomenta i deboli e uccide i profanatori”.

[IN CIELO, IMPARARE E’ VEDERE; IN TERRA, RICORDARE - Platone]

apollonia


Supporter
Inviato

Bronzo di Claudio (Iconium, Licaonia) che raffigura al rovescio Ade con scettro seduto sul trono e Cerbero sotto il trono (J. Clark coll. (ex Saint Paul Antiques 15, lot 278)).

1278628651_126.320292d.jpg.92c0afd3689cd5ad505039f04f3659e5.jpg  1933890376_126.320292r.jpg.76f4c9f00e371d76eb20688306fa03a9.jpg

Province              Galatia

City        Iconium 

Region  Lycaonia

Reign    Claudius

Obverse inscription        ΚΛΑΥΔΙΟϹ ΚΑΙϹΑΡ ϹƐΒΑϹΤΟϹ

Obverse design laureate head of Claudius, r.

Reverse inscription         ΚΛΑΥΔƐΙΚΟΝΙƐWΝ ƐΠΙ ΑΦΡƐΙΝΟΥ

Reverse design Hades seated, l., with sceptre; (below throne, cerberus).

apollonia


Supporter
Inviato

Nella mitologia greca Cerbero è uno dei mostri a guardia dell’ingresso degli inferi su cui regnava il dio Ade. È un mostruoso cane mastino gigantesco e sanguinario dotato di tre teste, figlio di Tifone ed Echidna e quindi fratello di Ortro, dell’Idra di Lerna e della Chimera. La mitologia gli ha assegnato il compito di sorvegliare l'accesso dell'Averno affinché nessuno dei morti ne potesse uscire. Fu domato solamente da Eracle e da Orfeo.

Nella sua ultima fatica Eracle doveva catturarlo vivo e portarlo da Euristeo. Per scendere nell’Averno Eracle dovette prima purificarsi per le varie uccisioni che aveva commesso e, raggiunto il fiume Stige al confine tra il regno dei vivi e il regno dei morti, fu traghettato da Caronte sulla riva in cui Cerbero divorava coloro che volevano scappare dall’Averno. Quando il cane infernale vide Eracle si spaventò e si rifugiò sotto il trono di Ade. Nel frattempo un’anima defunta si avvicinò all’eroe e gli disse di essere Meleagro, figlio di Oineo re di una città dell’Etolia, pregandolo di cercare e di sposare sua sorella Deianira. Negli inferi Eracle liberò Teseo, bloccato su un trono, e Ascafalo, imprigionato sotto un macigno in quanto reo di aver denunciato a suo tempo Persefone per aver mangiato i semi di melograno e condannandola a rimanere per una parte dell’anno negli inferi. Ade, visto che anche le anime defunte portavano rispetto ad Eracle, gli consentì di catturare Cerbero e di tornare tra i vivi. A Micene Cerbero, furioso, cercò di assalire Euristeo che come al solito si rifugiò nel suo orcio di bronzo ordinando a Eracle di ricondurre la terribile bestia negli inferi.

Orfeo era lo sposo di Euridice, una ninfa driade che morì per il morso di un serpente mentre camminava in un prato, secondo Virgilio e Ovidio perché cercava di sottrarsi alle attenzioni di Aristeo. Orfeo, disperato, cantò canzoni così cariche di disperazione che tutte le ninfe e gli dei ne furono commossi. Gli fu consigliato di scendere nel regno dei morti per tentare di convincere Ade e Persefone a far tornare in vita la sua amata, e qui le sue canzoni commossero persino le Furie, tanto da convincere i sovrani del regno dei morti a lasciare andare Euridice. La condizione era che Orfeo camminasse davanti a lei e non si voltasse a guardarla finché non fossero usciti alla luce del sole. Ma quando Orfeo non udì più i passi della moglie, si voltò d’istinto per vedere se lei lo stava ancora seguendo, e tutto quel che vide fu un'ombra dileguarsi.

Nella fiaba di Amore e Psiche contenuta ne L’Asino d’oro di Apuleio, l'eroina (Psiche) è costretta a compiere un viaggio negli inferi e deve affrontare, all'entrata e all'uscita, Cerbero che nel testo non viene chiamato per nome ma descritto come canis praegrandis, teriugo et satis amplo capite praeditus, immanis et formidabilis, tonantibus oblatrans faucibus mortuos, quibus iam nil mali potest facere, frustra territando ante ipsum limen et atra atria Proserpinae semper excubans servat vacuam Ditis domum ("un cane enorme, con una triplice testa in proporzione, gigantesco e terribile, che con fauci tonanti latra contro i morti, cui peraltro, non può fare alcun male; cercando di terrorizzarli senza motivo, e standosene sempre tra la soglia e le oscure stanze di Proserpina, custodisce la vuota dimora di Dite").

Nell'Eneide Cerbero si oppone alla discesa agli Inferi di Enea ed è ammansito dalla Sibilla che gli getta un'offa (focaccia) di miele intrisa di erbe soporifere. Cerbero, che in Virgilio ha dei serpenti attorcigliati al collo, la afferra con fame rabbiosa ed è forse il motivo per cui nella tradizione medievale era talvolta interpretato come immagine del peccato di gola.

La figura mitologica di Cerbero è presente anche nella Divina Commedia di Dante, dove vigila l'accesso nell’inferno di coloro che peccarono di incontinenza riguardo alla gola. Nella rappresentazione dantesca la figura di questo mostro mitologico si fonde con l'ideologia del fantastico di stampo medievale in cui prevalgono significati simbolici; ne risulta una figura nuova, i cui particolari realistici danno una straordinaria vivacità. Viene presentato attraverso tre apposizioni, "fiera", "vermo" e "demonio", secondo una lettura classica, fantastica e religiosa. Gli vengono anche attribuite caratteristiche fisiche umane, tra cui la barba, le mani e le facce. Viene descritto con gli occhi vermigli per l'avidità, con il ventre largo per la voracità e con le zampe artigliate per afferrare il cibo. Le interpretazioni allegoriche di questo personaggio nella Commedia sono che le tre teste indicherebbero i tre modi del vizio di gola: secondo qualità, secondo quantità, secondo continuo (cioè mangiare in continuazione senza preoccuparsi né della qualità né della quantità). Le teste sarebbero il simbolo delle lotte intestine fra fazioni appartenenti a una stessa città, oppure perché Cerbero vigila nel 3° cerchio dell’inferno.

apollonia


Supporter
Inviato

Ade nella triade con Zeus e Poseidone

Zeus e l’origine dei suoi fratelli

Stando a quanto racconta Esiodo nella Teogonia, in origine il mondo era governato da Urano (il Cielo) e Gea (la Terra). La coppia mise al mondo alcuni figli che Urano fece recludere negli abissi del Tartaro, spaventato dall’idea che qualcuno di loro potesse spodestarlo. Questi erano i Centimani (giganti con cento braccia e cinquanta teste), i Ciclopi e i Titani, tra i quali c’era Crono.

Fu proprio lui a ribellarsi alla tirannia del padre e a tendergli un’imboscata. Approfittando della sua discesa sulla terra durante la notte per unirsi con Gea, Crono lo bloccò e lo evirò con una falce costruita dalla madre stessa. Urano fuggì via e iniziò così il non meno distopico regno di Crono.

Anche lui era infatti terrorizzato dal pensiero di un “colpo di stato” ai suoi danni e, dopo aver liberato i Titani e aver scelto Rea come sua sposa, divorò i figli da lei generati: Poseidone, Ade, Demetria ed Era. Soltanto Zeus riuscì a sfuggire alla furia cannibale del padre poiché Rea gli dette da mangiare un masso avvolto in fasce, mettendo il figlio al sicuro nell’isola di Creta e dandolo in custodia al re e alle sue figlie.

Passarono gli anni e Zeus, divenuto adulto, affrontò Crono. Gli fece bere una bevanda che lo costrinse a vomitare tutti i fratelli e assieme a loro gli dichiarò guerra. I Titani si schierarono ovviamente con Crono ed erano opposti a Zeus, che avevano stabilito il “quartier generale” suo e dei suoi fratelli sul Monte Olimpo. Il conflitto fu lungo ed ebbe fine solo quando Zeus liberò i Ciclopi, che fabbricarono le folgori divenute poi la sua arma principale (e uno dei suoi simboli) e i Centimani, che con le loro mani scagliavano i massi contro Crono e i suoi alleati. Alla fine Zeus trionfò in quella che fu chiamata Titanomachia e Crono e i Titani furono esiliati nel Tartaro.

Il passo successivo per i fratelli di Zeus fu quello di spartirsi il potere dividendolo in tre regni. A quello che i Romani chiamarono Giove andò il dominio dei cieli, a Poseidone quello del mare e ad Ade il regno dell’oltretomba.

(segue)


Supporter
Inviato

Poseidone

Prima di essere dio dei mari Poseidone era associato ai terremoti (Ennosigeo, uno dei suoi epiteti, significa proprio “scuotitore della terra“) e soltanto in seguito fu associato all’elemento dell’acqua. Viene rappresentato come un uomo alto e possente, con una lunga barba e con l’inseparabile tridente in una mano. Alcune volte lo si può vedere a bordo di un cocchio trainato da cavallucci marini o delfini. Tra gli dei dell’Olimpo è quello più vendicativo e facilmente irascibile, dal momento che è capace di provocare tempeste in mare. Proprio per questo i marinai, prima di intraprendere un viaggio, sacrificavano per lui un cavallo. Questo animale era a lui sacro, come dimostra la presenza degli Ippocampi (creature con la parte superiore del corpo equina e con la coda di pesce) che possiamo ammirare nei mosaici.

Non erano rari i casi in cui Poseidone dimostrò di non accontentarsi del solo dominio sul mare. Rivaleggiò con la nipote Atena per il possesso della città di Atene (e a trionfare fu quest’ultima) e cercò persino di strappare a Zeus il controllo dei cieli facendosi aiutare da Era e Apollo. Il dio dei fulmini fermò il fratello e lo costrinse ad una punizione umiliante: assieme ad Apollo avrebbe dovuto servire il re Laomedonte, il quale gli ordino di costruire una cinta muraria che circondasse la città. Quando però il re si rifiutò di ricompensare il lavoro svolto, Poseidone si vendicò scagliando un mostro marino che distrusse Troia e che lo portò nella celebre guerra narrata nell’Iliade di Omero a schierarsi con i greci.

Il nostro dio marittimo era poi sposato con la Nereide Anfitrite, ma non si contano le innumerevoli consorti e i figli da loro avuti. Il più famoso di tutti è ovviamente Polifemo, il mastodontico e brutale ciclope che nel nono libro dell’Odissea fu accecato da Ulisse e che per questo causò la furia dei mari per impedire all’eroe greco e ai suoi compagni di tornare ad Itaca.

Ade

Il freddo e buio mondo dei morti era invece governato da Ade.L’iconografia lo descrive come un uomo freddo e cupo, seduto su di un trono accanto alla consorte Persefone, che rapì e portò con sé negli inferi. Tra tutti gli dei del Pantheon è quello che viene nominato di meno e non a caso il suo nome altri non è se non che l’unione tra la radice del verbo greco id che significa “vedere” e il suffisso privativo a- . Ade è “colui che non è visibile agli occhi“, ovvero “l’invisibile“.

Allo stesso modo è invisibile il suo regno, di difficile ubicazione. Per i greci si trovava nel paese dei Cimmeri, per la precisione nel Caucaso, mentre per i Romani si trovava nei pressi del lago Averno (lo pensava anche Virgilio, che nell’Eneide descrive la discesa di Enea negli inferi assieme alla Sibilla cumana). Ovunque si trovi questo luogo che aveva il nome del dio stesso, era caratterizzato dalla stessa geografia: la presenza dei fiumi Stige e Acheronte sul quale il nocchiero Caronte traghettava le anime dei defunti, pie o colpevoli che fossero, le quali vagavano in un ambiente cupo e privo di luce.

Più che protagonista, Ade lo si può considerare un “personaggio secondario”. Non abbandonando mai il proprio regno (se non in rare occasioni, come per il rapimento di Persefone), è il dio dell’oscurità a ricevere la visita di eroi mitologici. Eracle visita l’Oltretomba nel corso della sua dodicesima e ultima fatica, convincendo il monarca infernale a portare momentaneamente il mastino infernale Cerbero a Micene. Anche Orfeo vi si trova al cospetto per riportare tra i vivi la moglie Euridice, non riuscendoci. Famosi sono anche i viaggi nell’Oltretomba effettuati da Ulisse ed Enea, per parlare con le ombre dei loro cari.

apollonia


Supporter
Inviato

Bronzo di Vespasiano (Alessandria d’Egitto) che raffigura al rovescio Zeus Sarapis con Cerbero ai suoi piedi (Oxford, Ashmolean Museum (UK).

1646003559_127.34000otd.jpg.d67d4d6a1cddd23efd59a93496ada8fd.jpg 1806251083_127.34000rtr.jpg.fcd6564d6446274a7fc1c7c005b9d012.jpg

Province              Egypt

City        Alexandria 

Region  Egypt

Reign    Vespasian

Obverse inscription        ΑΥΤΟΚ ΚΑΙΣ ΣΕΒΑ ΟΥΕΣΠΑΣΙΑΝΟΥ

Obverse design laureate head of Vespasian, r.

Reverse inscription         ΖΕΥΣ ΣΑΡΑΠΙΣ, LΗ

Reverse design Zeus-Sarapis standing, l.; at feet, Cerberus

apollonia


Supporter
Inviato

Bronzo di Domiziano che raffigura al rovescio Elios Sarapis in piedi, con Cerbero ai suoi piedi (DS 6722 = Naville Numismatics 81, 7 May 2023, lot 385).

627772977_128.306258d.jpg.681039815b1e8dc0340b484e1657903c.jpg 1655517296_128.306258r.jpg.9080e89b57197baa8568c24c10948ed1.jpg

Province              Egypt

City        Alexandria 

Region  Egypt

Reign    Domitian

Obverse inscription        ΑΥΤ ΚΑΙΣΑΡ ΔΟΜΙΤΙΑΝΟΣ ΣΕΒ ΓΕΡΜ

Obverse design laureate head of Domitian, r.

Reverse inscription         ΗΕΛΙΟΣ ΣΑΡΑΠΙΣ, LϚ

Reverse design Helios-Sarapis standing, l,; at feet, Cerberus

apollonia


Supporter
Inviato

Bronzo di Traiano (Alessandria d’Egitto) che raffigura al rovescio Ermanubi in piedi, in mano caduceo e ramo di palma, e alla sua destra Sarapis, seduto di fronte, con scettro e Cerbero ai suoi piedi (Bibliothèque nationale de France, Paris (France)).

1506023067_129.natived.jpg.84cd0d4755921bb197aeefe4a292175b.jpg  2007796556_129.nativer.jpg.7d7a932a4340e65b5a6c0a9317bac6d3.jpg

Province              Egypt

City        Alexandria 

Region  Egypt

Reign    Trajan

Obverse inscription        ΑΥΤ ΤΡΑΙΑΝ ϹƐΒ ΓƐΡΜ ΔΑΚΙΚ

Obverse design laureate bust of Trajan, r., nude and with aegis on l. shoulder

Reverse inscription         L ΙΒ

Reverse design Hermanubis standing, r., holding caduceus and palm-branch; to r. Sarapis, seated facing, head l., holding sceptre; to l., at feet, Cerberus.

apollonia


Supporter
Inviato

Ermanubi è la forma grecizzata del dio dei morti egiziano Anubis, raffigurato a volte in aspetto interamente teriomorfo, a volte con corpo umano e testa di cane. La divinità, rientrando nella cerchia della religione isiaca, fu molto venerata nel mondo greco-romano e numerosissime sono le sue figurazioni su rilievi, dipinti, lampade, gemme e monete, specialmente del tardo periodo imperiale romano.

 

La grande somiglianza fra Anubi ed Ermes (entrambi divinità psicopompe, ovvero guide delle anime nell’aldilà) portò alla formazione sincretistica, nell'immaginario religioso egizio ed ellenistico d’epoca tolemaica, del dio Ermanubi.

Fu popolare durante la dominazione romana dell’Egitto, epoca delle sue prime raffigurazioni, e nella stessa Roma fino al II secolo. Benché la tradizione accomunasse Ermes a Thot, la sua funzione di guida delle anime nell'aldilà incoraggiò la sua fusione con Anubi, che svolgeva la medesima funzione nell'immaginario egizio.

Raffigurato con corpo d'uomo e testa di sciacallo, con in mano il sacro caduceo che era uno degli attributi principali del dio greco Ermes, Ermanubi rappresentava il sacerdozio egizio e la sua ricerca della verità.

apollonia


Supporter
Inviato

Bronzo di Traiano (Alessandria d’Egitto) che raffigura al rovescio Sarapis seduto con lo scettro in mano; a sinistra un piccolo Cerbero, Demetra in piedi, di fronte, con una torcia in mano e una figura inginocchiata; a destra, Ermes in piedi, con il caduceo in mano; in alto, due Nikai (?) (American Numismatic Society, New York (USA)).

379877601_130.50872d.jpg.77d814aeeaea439b5eee90cf3c1d7c19.jpg 2115888790_130.50872l.jpg.be967bd64bf6cb4b0999ea8ab78327fe.jpg

Province              Egypt

City        Alexandria 

Region  Egypt

Reign    Trajan

Obverse inscription        ΑΥΤ ΤΡΑΙΑΝ ϹƐΒ ΓƐΡΜ ΔΑΚΙΚ

Obverse design laureate bust of Trajan, r., draped and cuirassed, seen from rear

Reverse inscription         L ΙΓ

Reverse design Sarapis seated, l., holding sceptre; to l., small Cerberus; to l., Demeter standing facing, holding torch; to l., kneeling figure; to r., Hermes standing, l., holding caduceus; above, two Nikai (?) holding bust (?)

 

apollonia


Supporter
Inviato

Bronzo di Traiano (Alessandria d’Egitto) che raffigura al rovescio Sarapis in piedi, di fronte, che tiene un vessillo e uno scettro; a sinistra Cerbero (D1023 = Naville 46, 27 Jan. 2019, lot 255).

666185348_132.54712d.jpg.87c04049ef5a2e1d83238e7342cdd388.jpg 99970345_132.54712r.jpg.aeb9bac926bf94ca239e217b05c328d3.jpg

 

Province              Egypt

City        Alexandria 

Region  Egypt

Reign    Trajan

Obverse inscription        ΑΥΤ ΤΡΑΙΑΝ ϹƐΒ ΓƐΡΜ ΔΑΚΙΚ

Obverse design uncertain laureate bust of Trajan, r.

Reverse inscription         L ΙΔ

Reverse design Sarapis standing facing, head l., holding vexillum and sceptre; to l., Cerberus

apollonia


Supporter
Inviato

Bronzo di Traiano (Alessandria d’Egitto) che raffigura al rovescio l’allegoria di Alessandria in piedi, di fronte, testa a destra, con briglia (?) e vessillo; a destra Sarapis seduto a sinistra con scettro; tra i due Cerbero (British Museum, London (UK)).

1580232899_133.73155d.jpg.7e6d5411b11fb338cb294d9a7899af1c.jpg  715490623_133.73155r.jpg.836200ee0a4af61cdc92bad0035302c7.jpg

Province              Egypt

City        Alexandria 

Region  Egypt

Reign    Trajan

Obverse inscription        ΑΥΤ ΤΡΑΙΑΝ ϹƐΒ ΓƐΡΜ ΔΑΚΙΚ

Obverse design laureate half-length nude bust of Trajan, r., with aegis on, l., shoulder

Reverse inscription         L ΙΖ

Reverse design Alexandria standing facing, head r, holding bridle (?) and vexillum; to r., Sarapis seated l., holding sceptre; between, Cerberus

apollonia


Unisciti alla discussione

Puoi iniziare a scrivere subito, e completare la registrazione in un secondo momento. Se hai già un account, accedi al Forum con il tuo profilo utente..

Ospite
Rispondi a questa discussione...

×   Hai incollato il contenuto con la formattazione.   Rimuovere la formattazione

  Only 75 emoji are allowed.

×   Il tuo collegamento è stato incorporato automaticamente.   Mostra come un collegamento

×   Il tuo contenuto precedente è stato ripristinato..   Cancella editor

×   You cannot paste images directly. Upload or insert images from URL.

Caricamento...

×
  • Crea Nuovo...

Avviso Importante

Il presente sito fa uso di cookie. Si rinvia all'informativa estesa per ulteriori informazioni. La prosecuzione nella navigazione comporta l'accettazione dei cookie, dei Terms of Use e della Privacy Policy.