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Bronzi provinciali romani e mitologia greca


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Risposte migliori

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Chio era una delle tre poleis con diritto di conio a non emettere mai monete provinciali romane con un ritratto imperiale (le altre sono Atene e Termesso Maggiore). È notevole che le monete provinciali di Chio riportino sempre il nome della rispettiva denominazione, un fatto estremamente raro sulle monete antiche e quindi di grande interesse per i ricercatori numismatici.

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La Sfinge a Chio

Figlia di Ortro, il cane di Gerione, e di Echidna, il mostro anguiforme, secondo alcuni o di Tifone secondo altri, la Sfinge era un mostro dalla testa di donna e dal corpo di leone alato, mandato a Tebe da Era per vendicare la morte di Crisippo. La Sfinge si era appostata su una rupe vicina alla città e interrogava i passanti con enigmi: poiché nessuno era in grado di risolverli, li divorava senza pietà. L’enigma più ricorrente era chi fosse quell’animale che al mattino cammina a quattro zampe, al pomeriggio con due e alla sera con tre. L’indovinello alludeva all’uomo e solo Edipo riuscì ad interpretare l’enigma, procurando tanta rabbia alla Sfinge che finì col gettarsi dalla rupe.

La Sfinge era l'emblema della città stato di Chio e comparve sui sigilli e sul lato rovescio delle monete della città dal VI secolo a.C. al III secolo d.C.

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Bronzo di Gordiano III (Sebaste, Frigia) che raffigura al rovescio Cibele seduta a sinistra, con una patera nella mano destra e la sinistra appoggiata su un timpano; ai suoi piedi un leone sdraiato a sinistra, con lo sguardo rivolto all'indietro (Leu 11).

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Lotto 199. PHRYGIA. Sebaste. Gordian III, 238-244. Tetrassarion (Bronze, 29 mm, 13.00 g, 6 h). ΑΥΤ Κ Μ ΑΝΤΩ ΓΟΡΔΙΑΝΟϹ Laureate, draped and cuirassed bust of Gordian III to right, seen from behind. Rev. ϹЄΒΑϹΤΗΝΩΝ Kybele seated to left, holding patera in her right hand and leaning left on tympanon; at her feet, lion recumbent to left, looking back. BMC 39-40 (same dies). RPC VII.1 736.3 = SNG von Aulock 3953 (this coin). Beautiful brown patina and with a fine pedigree. Good very fine.

Ex Hess-Divo 339, 22 October 2020, 55 and Leu 10, 29 May 1974, 314, and from the collection of H. von Aulock (1906-1980).

Base d’asta: 400 CHF. Valutazione: 500 CHF. Risultato: 1.700 CHF

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Miti di Cibele

Cibele era la Grande Madre, di uomini e Dei, quindi la prima fra gli Dei, la mai nata, l'eterna. Come tutte le Dee mediterranee e asiatiche era Vergine, ma nel senso antico.

La vergine non era colei che si asteneva dall'accoppiamento, ma colei che non era sottoposta all'uomo, che non aveva marito. Infatti già tra i Romani la vergine nel senso odierno era chiamata "virgo intacta". Così la Dea partorì un figlio, Attis, addirittura senza il concorso del maschio. Questi crebbe e da adulto divenne il suo paredro, a lei sottoposto.

Ma Cibele era un'amante gelosa, e quando Attis la tradì innamorandosi di una ninfa, per altri della figlia del re Mida, per vendetta lo fece impazzire sì che il Dio si evirò.

Dal sangue caduto in terra nacquero delle viole. Cibele fece si che il corpo di Attis non imputridisse e che i capelli continuassero a crescere. Seppellì poi i genitali di Attis, che diventò così Dio della vegetazione, che ogni anno muore e resuscita.

In un altro mito, forse successivo, Cibele amò il giovane Atys nei boschi della Frigia (oggi Turchia). Quando lui non resistette poi alla ninfa Songaride, Cibele lo fece impazzire; Atys si fece male e alla fine si gettò da una rupe. A quel punto Cibele lo salvò afferrandolo per i capelli: che si trasformarono in chioma, il suo corpo in tronco, e i suoi piedi toccarono la terra come radici formando il pino.

Fonte: https://www.romanoimpero.com/2010/03/il-culto-di-cibele.html

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Il culto di Cibele

Cibele era la grande madre di tutti i viventi, protettrice della fecondità, signora degli animali selvatici e della natura selvaggia; attraversava le foreste montane su un cocchio tirato da leoni, accompagnata dal corteo orgiastico dei coribanti.

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Era anche una divinità poliade, fondatrice di città e patrona del suo popolo in pace e in guerra, aveva anche caratteri oracolari.
Il suo culto,che aveva il centro principale in Pessinunte, in Asia minore, era in origine di carattere nettamente orgiastico, con danze sfrenate al suono di flauti, timpani e cembali ed estasi deliranti, durante le quali i galli, suoi sacerdoti servitori, si flagellavano e arrivavano a autoevirarsi. In seguito il suo culto passo in Grecia e specialmente a Creta, sotto il nome di Rea. Sotto l'influenza greca, questo culto perse molte delle sue caratteristiche barbariche, che riaffiorarono in epoca ellenistica.

A Roma ella fu venerata a partire dal 205 a. c.  come simbolo di fecondita’. I suoi sacerdoti si chiamavano Galli nella Galizia, Coribanti nella Frigia, Dattili Idei nella Troade e Cureti a Creta. In suo onore furono incisi svariati fregi e solchi su marmo quale atto per ridestare l’insita sua presenza. Santuari imponenti le venivano dedicati in posti inaccessibili, ricavandoli nelle pareti a picco mille metri sul mare. Il suo misterioso culto ctonio era praticato nelle fenditure della montagna, entro nicchie e gallerie. Talora l’apertura era un lontano punto visibile su un dirupo, tal altra corrispondeva al punto più alto di un’acropoli: era l’ingresso a tunnels scavati interamente nella roccia con gradinate discendenti nelle viscere della montagna, ad andamento elicoidale e senza sbocco. Ieratica in trono, Cibele riceve gli omaggi delle processioni che avanzano al ritmo frenetico di timpani, cembali, flauti e tamburi.

Porta sul capo un ornamento cilindrico, di solito a forma turrita; è coperta da un velo o da un mantello, regge uno specchio nella mano e, sette volte su dieci, possiede una melagrana. Come Demetra, impugna le spighe d’orzo la cui Claviceps purpurea forniva la bevanda allucinogena.

Il leone è il veicolo di Cibele ed immancabilmente lo troviamo ai suoi piedi. Anche nei bassorilievi della corrispondente dea ittita (Kubaba) compare un leone ai piedi del trono. Non solo in Anatolia: nel 1200 a.C. l’iconografia di una donna nuda in equilibrio sulla schiena del leone era presente in una vasta area del bacino mediterraneo orientale che interessava Assiri (Ishtar), Fenici (Astarte) ed Egiziani (Quadesh). La criniera del leone e le sue fauci spalancate sono l’emblema del pube femminile. Solo più tardi, quando le società patriarcali hanno sviluppato concezioni misogine, nel pelo leonino è stata proiettata l’immagine raggiata della corona solare. Non deve stupirci la banalità dell’attribuzione sessuale, l’idea dell’antro genitale femminile è insita nel nome stesso di Cibele, che significa grotta. Bisogna considerare che in Cibele c’è la continuità con le semplici concezioni religiose dell’uomo del neolitico e che in Anatolia, già nel 6.000 a. C., la grande dea veniva rappresentata seduta in trono fra due leonesse.

Fonte: https://www.ilcerchiodellaluna.it/central_Dee_Cibele.htm

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Bronzo di Emiliano (Side, Panfilia) che raffigura al rovescio una statua arcaica di Apollo che avanza verso sinistra, tenendo la patera nella mano destra e un piccolo arco nella sinistra (Leu 11).

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Lotto 200. PAMPHYLIA. Side. Aemilian, 253. Pentassarion (Bronze, 32 mm, 16.93 g, 7 h). AYTO•K•MAP AI AIMIΛIANON ЄYC Laureate, draped and cuirassed bust of Aemilian to right, seen from behind; before, Є (mark of value). Rev. CIΔHTΩN Archaic statue of Apollo advancing to left, holding patera in his right hand and small bow in his left. RPC IX 1163.4 (this coin). Very rare. The finest known example and in exceptional condition for a provincial issue of Aemilian. Minor smoothing, otherwise, extremely fine.
Ex Triton XXII, 8-9 January 2019, 503 and Tkalec, 23 October 1992, 396.
 

Base d’asta: 1.600 CHF. Valutazione: 2.000 CHF. Risultato: 3.400 CHF

Solo alcune città emisero monete provinciali romane a nome dell'usurpatore Emiliano: Viminacium, la provincia dacica, Parium, Amisus, Gordus-Julia, Side, Antiochia in Pisidia, Aegeae e Alessandria d'Egitto.

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Bronzo di Giulia Maesa (Cesarea Panias, Giudea) che raffigura sul rovescio Pan stante di fronte a gambe incrociate, che suona il flauto e si appoggia a un tronco d'albero; due insegna lo affiancano a sinistra e a destra (Leu 11).

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Lotto 204. JUDAEA. Caesaraea Panias. Julia Maesa, Augusta, 218-224/5. Tetrassarion (Bronze, 27 mm, 14.33 g, 1 h), CY 223 = 221 AD. ΙΟΥΛΙΑ ΜЄϹΑ ΑΥΓ Diademed and draped bust of Julia Maesa to right. Rev. ΚΑΙϹ ΠΑ ϹЄ•Ι• ΑϹΥΛ / ϹΚΓ Pan standing facing with crossed legs, playing flute and leaning on tree trunk; two signa flanking to left and right. Meshorer, Caesarea Panias, 46-47. RPC VI online 9205. Very rare and in exceptional condition for the issue. Slightly rough, otherwise, good very fine.

Base d’asta: 800 CHF. Valutazione: 1.000 CHF. Risultato: 4.400 CHF.

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Mappa di localizzazione

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La regione di Panias e il suo capoluogo omonimo prendono il nome dal locale Paneion, una grotta sacra dedicata al culto di Pan. Da questa grotta nasce il fiume Panias (l'attuale Banias), che costituisce uno dei tre affluenti del Giordano. Dopo la scomparsa del dinasta locale Zenodoro nel 20 a.C., Augusto trasferì il Panias a Erode I "il Grande", che eresse un grandioso tempio in onore dell'imperatore vicino alla grotta. Il figlio di Erode, Erode IV Filippo (4 a.C.-34 d.C.), rifondò la città di Panias con il nome di Caesaraea Panias nel 3/2 a.C., un evento monumentale a cui si riferì successivamente l'epoca della città locale. Oggi Banias è anche il nome di una riserva naturale che comprende la grotta di Pan, i siti di scavo e metà del corso del fiume Banias.

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Bronzo di Alessandro Severo (Seleucia al Calicadno, Cilicia) che raffigura al rovescio una scena della Gigantomachia: Atena in quadriga di fronte, con lo scudo in mano, in procinto di scagliare una lancia contro il gigante anguipede in basso a destra, anch'egli in procinto di scagliare una pietra; in basso a sinistra, un secondo gigante caduto (Leu WEB AUCTION 16).

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Lotto 2910. CILICIA. Seleucia ad Calycadnum. Severus Alexander, 222-235. Tetrassarion (Bronze, 29 mm, 12.53 g, 6 h). AY K M AYP CЄOYHP AΛЄΞA/NΔPOC Radiate and cuirassed bust of Severus Alexander to right; on neck, countermark: monogram of ΔO within triangular incuse. Rev. [...] The Gigantomachy: Athena in facing quadriga, holding shield, about to hurl a spear at anguipede giant to lower right, himself about to hurl a stone; to lower left, a second fallen giant. BMC -. RPC VI online -. SNG Levante -. SNG Paris -. SNG PFPS -. SNG von Aulock -. Ziegler -. For countermark, Howgego 670. Apparently unpublished. Minor roughness, otherwise, nearly very fine.

Base d’asta: 25 CHF. Risultato: 130 CHF.

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Gigantomachia è un termine greco usato per designare il combattimento tra i Giganti e gli Dei olimpici. Il mito di questa lotta è molto frequente nelle leggende antiche e riflette l’opposizione tra l’uomo e le forze della natura. Il luogo leggendario di tale scontro fu collocato nell’isola calcidica di Pallene in Macedonia, più tardi in Tessaglia, in Arcadia e, secondo alcune fonti, anche in Campania. Gea, madre dei Giganti, li incitò alla lotta per potersi vendicare di Zeus che aveva rinchiuso i Titani nel Tartaro. In un primo momento la lotta sembrava volgere a favore dei Giganti che, per giungere in Cielo, avevano posto il monte Pelio e il monte Ossa sopra l’Olimpo, ma gli Dei ebbero il sopravvento grazie ai fulmini di Zeus, all’egida di Atena e alle frecce e alla forza di Eracle. Dopo aver abbattuto Alcioneo, il capo dei Giganti, Eracle finì a colpi di clava Porfirione che stava quasi riuscendo a strangolare Era. Ferito al fegato da una freccia di Eros, la brama omicida del gigante si trasformò in lussuria e tentò di violentare la dea, scatenando la gelosia di Zeus che lo colpì con una folgore. Apollo ed Eracle accecarono Efialte; Atena uccise Pallante, che scorticò per usare la sua pelle come corazza nel combattimento; Dioniso colpì Eurito con un colpo di tirso; Ecate stese al suolo Clizio a colpi di torcia; Efesto uccise Mima con i suoi proiettili di ferro rovente; Artemide trafisse Grazione; Ermes, invisibile grazie all’elmo datogli da Ade, uccise Ippolito; Poseidone inseguì Polibote fino a Coo, dove il dio sollevò l’isola di Nisiro e la gettò contro il nemico. Tutti gli altri Giganti furono sterminati dai fulmini di Zeus e dalle frecce di Eracle.

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Bronzo di Gallieno con un rovescio simile a quello del bronzo di Gordiano III del post # 185 (Roma Num. E-Sale 78)

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Roman Provincial
Gallienus Æ 24mm of Seleucia ad Calycadnum, Cilicia. AD 253-268. ΑΥ Κ Π ΛΚ ΓΑΛΛΙΗΝΟϹ, laureate, draped and cuirassed bust to right / [ϹЄΛЄΥ]ΚЄΩ[Ν] ΚΑΛΥΚ, Athena standing right, holding shield and striking with spear at serpent-legged giant, who hurls stone. SNG France 1064-6; SNG Levante 789; SNG Leypold 2615. 8.16g, 24mm, 6h.
Very Fine.
From the collection of Z.P., Austria.
The reverse of this coin depicts a scene from the Gigantomachy, the great battle fought between the Giants and the Olympian gods for supremacy of the cosmos. The most important divine struggle in Greek mythology, the Gigantomachy was the second major conflict of Zeus' reign. In this scene we see Athena spearing a serpent-legged Giant, perhaps Enkelados.

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SELEUCIA D’ISAURIA O SUL CALICADNO oggi SİLİFKE.

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È costruita alla foce del fiume Göksu nehri, l’antico Calycadnos, reso celebre perché in esso trovò la morte l’imperatore Federico Barbarossa nel 1190; una stele (sulla strada per Mut), ricorda al viandante l’avvenimento. Al centro di una zona ricca di memorie greco romane e cristiane, la città conserva ben poco del suo glorioso passato. Il monumento più suggestivo rimane il possente castello ancora ben saldo sulla collina che domina la città. Costruito in epoca medioevale sul luogo dove era l’antica acropoli, non ha però nulla di particolarmente interessante. I dintorni della città possono invece suscitare in voi piacevoli sorprese.

Questa città nacque per volere del diadoco Seleuco I Nicatore che intorno al 295 a. C. raccolse abitanti di località circostanti dando vita alla città di Seleucia cui diede il proprio nome. Tra i personaggi di spicco cui Seleucia diede i natali figurano i filosofi peripatetici Atenaio e Senarco ed il sofista Alessandro.

Dalla zecca di questa città sono state emesse varie monete con rovesci simili a nome di diversi imperatori o anche di uno stesso imperatore.

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Modificato da apollonia
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Volume: III №: 3234

Reign: Hadrian Persons: Hadrian (Augustus)

City: Seleucia ad Calycadnum  Region: Cilicia (Cilicia Trachea) Province: Cilicia

Denomination: Æ (29 mm) Average weight: 14.04 g. Issue: Year 20 (Κ) (AD 135/6)

Obverse: ΑΥΤ ΚΑΙ ΤΡ ΑΔΡΙΑΝΟⳞ ⳞΕΒ Π Π ΕΤΟΥⳞ Κ; confronted busts of Apollo, r. and Artemis (as Hadrian and Sabina?), l.; Apollo is laureate and draped, Artemis is draped, with quiver over l. shoulder

Reverse: ⳞΕΛΕΥΚΕΩΝ ΤΩ ΠΡ ΚΑΛΥ ΤΗⳞ ΙΕΡ ΚΑΙ ΑⳞ ΑΥΤ; Athena standing, r., holding spear in r. hand and shield on l. arm, striking down serpent-footed giant, throwing rock at her

Reference: SNG France 964–5 Specimens: 8

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Volume: III №: 3236

Reign: Hadrian Persons: Hadrian (Augustus)

City: Seleucia ad Calycadnum  Region: Cilicia (Cilicia Trachea) Province: Cilicia

Denomination: Æ (30 mm) Average weight: 15.25 g.

Obverse: ΑΥΤ ΚΑΙ ΤΡ ΑΔΡΙΑΝΟΥ ΓΕΝΗ ΕΤΟΥⳞ (sic); confronted busts of Hadrian/Apollo, r. and Sabina/Artemis, l.; Hadrian/Apollo is laureate and draped, Sabina/Artemis is draped, with a quiver over l. shoulder

Reverse: ⳞΕΛΕΥΚΕΩΝ ΤΩ ΠΡ ΚΑΛΥ ΤΗⳞ ΙΕΡ ΚΑΙ ΑⳞ ΑΥΤ; Athena advancing, r., brandishing spear in r. hand and holding shield in l. hand, striking at anguipede giant, seen from behind, raising hands in defence

Specimens: 4

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 Volume: III №: 3237

Reign: Hadrian Magistrate: Xenarchos Demetriou (without title)

City: Seleucia ad Calycadnum  Region: Cilicia (Cilicia Trachea) Province: Cilicia

Denomination: Æ (29 mm) Average weight: 15.16 g.

Obverse: confronted busts of Apollo, r. and Artemis, l.; Apollo is laureate and draped, Artemis is draped, with a quiver over l. shoulder

Reverse: ϹΕΛΕΥΚΕΩΝ ΕΠΙ ΞΕΝΑΡΧΟΥ ΤΟΥ ΔΗΜΗΤΡΙΟΥ; Athena advancing, r., brandishing spear in r. hand and holding shield in l. hand, striking at anguipede giant, seen from behind, raising hands in defence

Reference: SNG Levante 719 Specimens: 5

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 Volume: IV.3 №: 3578 (temporary)

Reign: Commodus Persons: Commodus (Augustus)

City: Seleucia ad Calycadnum  Region: Cilicia (Cilicia Trachea) Province: Cilicia

Denomination: Æ Average weight: 13.96 g.

Obverse: [ΑΥΤ?] ΚΑΙ ΑΥΡΗ ΚΟΜΟΔΟϹ; laureate-headed bust of Commodus wearing cuirass and paludamentum, r.

Reverse: ϹƐΛƐΥΚƐⲰИ ΤⲰИ ΠΡΟϹ ΚΑΛΥ; Athena advancing, r., holding shield, striking at serpent-legged giant

Specimens: 2

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Volume: VI №: 7035 (temporary)

Reign: Severus Alexander Persons: Severus Alexander (Augustus)

City: Seleucia ad Calycadnum  Region: Cilicia (Cilicia Trachea) Province: Cilicia

Denomination: Æ (29 mm) Average weight: 14.01 g.

Obverse: ΑΥ Κ Μ ΑΥΡ ϹƐΟΥΗΡ ΑΛƐΞΑΝΔΡΟϹ; radiate and cuirassed bust of Severus Alexander, r., with drapery, seen from front

Reverse: ϹƐΛƐΥΚƐΩΝ ΚΑΛΥΚΑ; Athena standing, l., looking back, holding shield and spearing anguipede giant standing, l., throwing stones at her

Reference: Ziegler, Münzen 464 Specimens: 6

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Volume: VII.2 №: 2916

Reign: Gordian III Persons: Gordian III (Augustus)

City: Seleucia ad Calycadnum  Region: Cilicia (Cilicia Trachea) Province: Cilicia

Denomination: Æ (30 mm) Average weight: 13.64 g.

Obverse: ΑΝΤΩΝΙΟϹ ΓΟΡΔΙΑΝΟϹ ϹƐΒΑΤΟϹ (sic); radiate, draped and cuirassed bust of Gordian III, r., seen from rear

Reverse: ϹƐΛƐΥΚƐΩΝ ΤΩ ΠΡΟϹ ΤΩ Κ; Athena advancing r., brandishing thunderbolt, holding aegis, attacking serpent-footed giant hurling stone with r. hand

Specimens: 10

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Volume: VII.2 №: 2917

Reign: Gordian III Persons: Gordian III (Augustus)

City: Seleucia ad Calycadnum  Region: Cilicia (Cilicia Trachea) Province: Cilicia

Denomination: Æ (30 mm) Average weight: 13.71 g.

Obverse: ΜΑΡ ΑΝΤΩ ΓΟΡΔΙΑΝΟϹ; radiate, draped and cuirassed bust of Gordian III, r., seen from rear

Reverse: ϹƐΛƐΥΚƐΩΝ; Athena advancing r., brandishing spear, holding shield, attacking serpent-footed giant hurling stone with r. hand

Specimens: 3

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Volusiano/Atena

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Volume: IX №: 1336

Reign: Trebonianus Gallus Persons: Volusian (Augustus)

City: Seleucia ad Calycadnum  Region: Cilicia (Cilicia Trachea) Province: Cilicia

Denomination: Æ (28 mm) Average weight: 12.16 g.

Obverse: ΑΥ Κ ΓΑ ΟΥΙΒ ϹΑΒΙΝ ΓΑΛΛΟϹ; radiate, draped and cuirassed bust of Volusian, r., seen from front

Reverse: ϹƐΛƐΥΚƐΩΝ ΤΩ(Ν) ΠΡΟϹ ΚΑ(ΛΥ)(ΔΝ)(Ω); Athena advancing r., brandishing spear, holding shield, attacking serpent-footed giant hurling stone with r. hand

Reference: BMC 54 Specimens: 17

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Antonino Pio/Zeus: qui è Zeus che attacca il gigante e la zecca è Diocaesarea

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Volume: IV.3 №: 6208 (temporary)

Reign: Antoninus Pius Persons: Marcus Aurelius (Caesar)

City: Diocaesarea  Region: Cilicia (Cilicia Trachea) Province: Cilicia

Denomination: Æ Average weight: 15.49 g. Issue: c. 147-161

Obverse: ΑΥΡΗΛΙΟϹ ΚΑΙϹΑΡ; bare head of Marcus Aurelius (short beard), l.

Reverse: ΔΙΟΚΑΙϹΑΡΕⲰΝ ΟΛΒΟϹ; nude Zeus advancing, r., attacking nude serpent-legged giant with thunderbolt

Reference: Staffieri, Diocaesarea 9 Specimens: 6

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Bronzo di Gordiano III (Tarso, Cilicia) che raffigura al rovescio Perseo in piedi di fronte, con la testa rivolta a sinistra, che tiene nella mano destra una statuetta di Apollo Lykeios e con la sinistra il falcetto e la testa di Medusa (LEU, WEB AUCTION 15).

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Lot 1343. CILICIA. Tarsus. Gordian III, 238-244. Hexassarion (Bronze, 36 mm, 17.82 g, 12 h). AΥT K M ANT ΓOΡΔIANOC CЄB / Π - Π Radiate, draped and cuirassed bust of Gordian III to right, seen from behind, holding spear and shield decorated with gorgoneion. Rev. ΤΑΡCΟΥ ΜΗΤΡΟΠΟΛЄOC A / MA / K - B / Γ Perseus standing front, head to left, holding small statue of Apollo Lykeios in his right hand and harpa and head of Medusa with his left. SNG Levante -. SNG Paris 1710. SNG PFPS -. SNG von Aulock -. Rare. Very fine.

Starting price: 50 CHF. Result: 260 CHF

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Bronzo di Gordiano III (Tarso, Cilicia) che raffigura al rovescio Scilla di fronte, con la mano destra alzata e il timone nella sinistra; la parte inferiore del corpo termina con due code di delfino e quattro parti anteriori di cane (LEU, WEB AUCTION 15).

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Lot 1344. CILICIA. Tarsus. Gordian III, 238-244. Hexassarion (Bronze, 38 mm, 22.77 g, 7 h). AYT K AN ΓOPΔIAMOC (sic!) CЄB / Π - Π Radiate, draped and cuirassed bust of Gordian III to right, seen from behind. Rev. TAPCOY MHTOΠOΛЄΩC (sic!) / A / M / K - Γ / B Skylla facing, raising her right hand and holding rudder in her left; her lower body terminates in two dolphin tails and four foreparts of dogs. SNG Copenhagen Suppl. 619. SNG Levante 1125 var. (differing reverse legend). SNG Paris 1690. Very rare. Somewhat corroded, otherwise, very fine.

Starting price: 75 CHF. Result: 500 CHF.

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Scilla

Scilla è il tremendo mostro marino antropofago che abitava in una grotta posta sulla rupe in prossimità dell’attuale Reggio Calabria, nato da Forco e dalla ninfa Cratèide. Secondo gli antichi Scilla latrava come un cane, aveva dodici piedi invisibili e sei lunghissimi colli con sei teste e, in ogni bocca, tre file di denti fitti e serrati. Si cibava di pesci, ma, quando una nave si avvicinava troppo alla sua caverna, si avventava anche sugli uomini; così successe a Ulisse che perse sei compagni, secondo quanto gli aveva profetizzato Circe. Scilla è di solito menzionata insieme a Cariddi, altro mostro invisibile che abitava sulla rupe opposta della costa siciliana. Cariddi passava il tempo sotto un albero di fico e tre volte al giorno ingurgitava le acque dello stretto per poi rivomitarle in mare. Si tratta evidentemente di personificazioni delle selvagge correnti che si scatenavano in prossimità delle due rupi – situate nello stretto di Messina, tra l’Italia peninsulare e la Sicilia – rendendo difficile l’attraversamento ai naviganti.

Tradizioni successive a Omero trattano variamente le vicende relative ai due mostri. Si narrava per esempio che Scilla avesse rubato alcuni dei buoi di Gerione e che per punizione fosse stata uccisa da Eracle. Il padre Forco però, dando fuoco al suo cadavere e facendolo bollire, l’avrebbe riportata in vita; Scilla sarebbe divenuta allora una grande dea, superiore alla stessa regina degli Inferi, Persefone.

Secondo un’altra versione Scilla sarebbe stata, in origine, una splendida fanciulla che Circe (gelosa del dio marino Glauco) o Anfitrìte (gelosa di Poseidone) o addirittura Poseidone stesso (cui sarebbe stato preferito Glauco) avrebbero trasformato in mostro. Nella vicenda con Glauco, all’inizio Scilla era una bellissima ninfa dagli occhi azzurri che viveva in Calabria ed era solita recarsi sulla spiaggia di Zancle e fare il bagno nell'acqua del mare. Una sera, vicino alla spiaggia, vide apparire dalle onde Glauco, che un tempo era stato un mortale, ma oramai era un dio marino metà uomo e metà pesce. Scilla, terrorizzata alla sua vista, si rifugiò sulla vetta di un monte che sorgeva vicino alla spiaggia. Il dio, vista la reazione della ninfa, iniziò ad urlarle il suo amore, ma Scilla fuggì lasciandolo solo nel suo dolore. Allora Glauco si recò dalla dea Circe e le chiese un filtro d'amore per far innamorare la ninfa di lui, ma Circe, desiderando il dio per sé, gli propose di unirsi a lei. Glauco si rifiutò di tradire il suo amore per Scilla e Circe, furiosa per essere stata respinta al posto di una ninfa, volle vendicarsi. Quando Glauco se ne fu andato, preparò una pozione malefica e si recò presso la spiaggia di Zancle, versò il filtro in mare e ritornò alla sua dimora. Quando Scilla arrivò e s'immerse in acqua per fare un bagno, vide crescere molte altre gambe di forma serpentina accanto alle sue, che nel frattempo erano diventate uguali alle altre. Spaventata fuggì dall'acqua, ma, specchiandosi in essa, si accorse che si era completamente trasformata in un mostro enorme e altissimo con sei enormi teste di cane lungo il girovita, un busto enorme e delle gambe serpentine lunghissime. Secondo alcuni dalla vita in su manteneva il corpo di una vergine, mentre per altri possedeva sei teste serpentine altrettanto mostruose. Per l'orrore Scilla si gettò in mare e andò a vivere nella cavità di uno scoglio vicino alla grotta dove abitava anche Cariddi. Nella vicenda che coinvolge Anfitrite, sposa paziente, fedele e spesso indulgente nei confronti del consorte Poseidone quando si incapricciava per qualche ninfa, nel caso della bellissima Scilla la regina dei mari si ingelosì e volle vendicarsi della rivale. Chiese consiglio a Circe, la maga figlia di Elios, la quale le diede delle erbe magiche da stemperare nelle acque dove la ninfa era solita fare il bagno, una costa della Calabria sullo stretto di Messina. Appena Scilla si immerse nelle acque venne trasformata in un mostro con dodici piedi e sei lunghissimi colli, con sei teste dalla cui bocca uscivano insistenti latrati. Il mostro prese possesso di una caverna della costa calabra di fronte al quale, sulla costa siciliana, c'era un'altra caverna dove abitava un altro mostro, Cariddi, figlia di Poseidone e di Gea. Le navi per attraversare lo stretto, dovevano evitare di cadere nel vortice d'acqua provocato da Cariddi, che inghiottiva e rigettava poi fuori il mare, e Scilla che poteva divorarle.

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