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Bronzi provinciali romani e mitologia greca


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Serapide (Serapis in greco) è un dio greco-egizio il cui culto è stato introdotto ad Alessandria d’Egitto attorno al 300 a. C. da Tolomeo I Lagide, primo sovrano della nuova dinastia macedone, nel tentativo di trovare un culto "mediano" che fosse accettabile per le varie anime della città multietnica capitale del regno. L’obiettivo era di conciliare le esigenze monoteistiche della componente ebraica, molto numerosa in Alessandria, con quelle tipiche della religiosità autoctona, associando al dio elementi caratterizzanti dei culti egizi, in particolare di quelli di Iside e Osiride, e allo stesso tempo rendendo la divinità accettabile anche presso la cultura greco-macedone (il ceto dirigente a quel tempo) giustapponendovi caratteri delle maggiori divinità olimpiche.

La divinità infatti appariva simile allo Zeus barbuto e anziano, e recava sul capo un recipiente simbolo di fertilità, associabile dagli egizi con le simbologie delle divinità collegate a tale propiziazione. Per contentare i Greci, al dio veniva accostato un cane con tre teste (un Cerbero, su cui poggiava la mano destra della statua del Serapeo), in modo da rievocare un nume infernale, e inoltre vi si avvicinarono attributi legati a Esculapio, tanto che venne venerato anche come dio guaritore. Il successo del culto di Serapide non fu immediato ma divenne molto diffuso ad Alessandria e in tutto il bacino del Mediterraneo, veicolando anche la moda della venerazione di Iside presso le popolazioni greco-romane. Scarso seguito riscosse invece presso gli Egizi, essendo stati deboli gli addentellati simbolici che ne potessero suggestionare l'interesse religioso.

Serapis è il Signore dell'Universo, il dio dell'oltretomba, della fecondità, della guarigione e del Sole.

 

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Busto di Serapide (Musei Vaticani)

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La leggenda della capra Amaltea

Ἀμάλθεια in greco, Amaltea era secondo alcuni una ninfa (una Naiade sorella di Acheloo) che possedeva una capra, ma più probabilmente la capra stessa, appartenente ai personaggi della mitologia greca. La leggenda che riguarda la capra Amaltea è molto antica, riguarda le divinità pre-olimpiche. Zeus era infatti figlio di Crono e Rea; Crono, così come il padre Urano, divorava i figli non appena venivano partoriti da Rea, cosicchè nessuno potesse detronizzarlo. Tuttavia Rea un giorno ingannò il marito e riuscì a nascondere Zeus, il suo ultimogenito, presso l’isola di Creta (secondo altri, invece, sul monte Ida o Ditte). Fu lì che il piccolo Zeus fu nutrito dal latte della capra Amaltea, custodito dalle figlie di Melisseo: la ninfa dei frassini Adrastea e la sorella Io. Zeus era nutrito anche di ambrosia, dolce miele e nettare da altri animali (api, colombe ed aquile). Affinchè il crudele padre di Zeus non potesse trovare il figlio né in cielo, né in terra, né in mare, la culla dorata di Zeus infante fu appesa ai rami di un albero.

Rea, inoltre, aveva istituito come guardiani i figli di Calcide (personificazione della regione greca), i Cureti, detti anche Coribanti, che erano stati scacciati dal padre dalla loro terra natia. Affinchè Crono non potesse udire le urla e i pianti del piccolo Zeus, i Cureti, battendo le spade contro gli scudi, creavano un grande frastuono che copriva ogni rumore. Amaltea fu onorata e omaggiata da Zeus, quando crebbe, tramite la creazione della costellazione del Capricorno (“corno della capra”).  Inoltre, secondo la testimonianza del poeta latino Ovidio, un corno della capra Amaltea si ruppe mentre Zeus la cavalcava giocando, e le ninfe Io e Adrastea, dopo aver curato la capra, riempirono il corno rotto di frutta per il piccolo Zeus. In seguito il padre degli dei donò quel corno alle figlie di Melisseo, trasformandolo nella prodigiosa Cornucopia (dal latino “cornu copiae”, “Corno dell’Abbondanza”), un leggendario oggetto della cultura greca e latina, simbolo di fertilità, che si riempie automaticamente di cibo e bevande. Inoltre, fu della pelle magica della capra (l’Egida) che Zeus, su consiglio di Temi, si ricoprì, per rendersi invulnerabile durante la lotta contro il padre Crono ed i fratelli Titani.

Fonte https://www.sullacrestadellonda.it/mitologia/amaltea.htm

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Bronzo di Settimio Severo (Attalia, Panfilia) che raffigura al rovescio Nemesi alata in piedi di fronte, con la testa rivolta a sinistra, che tiene una ruota nella mano destra e un'asta nella sinistra; ai piedi a sinistra, grifone seduto a sinistra (Leu WEB AUCTION 16).

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Lotto 2853. PAMPHYLIA. Attalia. Septimius Severus, 193-211. Hexassarion (?) (Bronze, 35 mm, 31.44 g, 6 h). [A]YT KAI Λ CЄΠ CЄOYPO[C ΠЄPTINAΞ] CЄ Laureate, draped and cuirassed bust of Septimius Severus to right. Rev. ATTAΛЄΩN Winged Nemesis standing front, head to left, holding wheel in her right hand and rod in her left; at feet to left, griffin seated left. Leu Numismatik, Web Auction 6 (2018), 604. SNG Paris -. SNG PFPS -. SNG von Aulock 4623. Very rare. Minor areas of weakness, otherwise, nearly very fine.

Base d’asta: 50 CHF. Risultato: 130 CHF.

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Di Nemesi si è già avuto modo di parlare in questa discussione.

La ruota con cui è rappresentata sul bronzo precedente poteva indicare un dominio sul tempo ciclico e sulle sue leggi, dominio che presupponeva la capacità di coniugare il Kronos, il tempo ciclico degli umani con l'Aion, il tempo eterno degli déi

( http://www.fuocosacro.com/pagine/mitologia/NEMESI.htm ).

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Bronzo di Caracalla (Side, Panfilia) con la raffigurazione sul rovescio del dio fluviale Melas sdraiato a sinistra, che tiene nella mano destra un albero di melograno e si appoggia con la sinistra a un'urna da cui sgorga l'acqua (Leu WEB AUCTION 16).

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Lotto 2857. PAMPHYLIA. Side. Caracalla, 198-217. Pentassarion (?) (Bronze, 30 mm, 17.51 g, 1 h). AY K M AY CEY ANTΩNЄINOC Laureate, draped and cuirassed bust of Caracalla to right; above, star; on cheek, countermark: Є within circular incuse. Rev. CIΔH/TΩΝ The river-god Melas reclining left, holding pomegranate tree in his right hand and leaning left on urn from which water flows. SNG Paris -. SNG PFPS 699. SNG von Aulock -. For countermark, Howgego 803. Very rare. Areas of weakness, otherwise, about very fine.

Base d’asta: 50 CHF. Risultato: 55 CHF.

Melas è il dio del fiume omonimo.

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Bronzo di Valeriano I (Side, Panfilia) che raffigura sul rovescio Demetra in piedi di fronte, con la testa rivolta a destra, che tiene una fiaccola nella mano destra sollevata e una piega del panneggio con la sinistra; a sinistra, colonna su cui poggia uno scettro (?) (Leu WEB AUCTION 16).

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Lotto 2866. PAMPHYLIA. Side. Valerian I, 253-260. Pentassarion (Bronze, 31 mm, 11.84 g, 1 h). [AYT KAI ΠΟ ΛIK OYAΛЄPIA]NON CЄB Laureate, draped and cuirassed bust of Valerian I to right, seen from behind; to right, Є. Rev. CIΔΗΤΩΝ Demeter standing front, head to right, holding torch in her raised right hand and fold of drapery with her left; to left, column against which rests a scepter (?). Naumann 47 (2016), 357. SNG Paris -. SNG PFPS -. SNG von Aulock -. Extremely rare. Somewhat rough and with areas of weakness, otherwise, nearly very fine.

Base d’asta: 25 CHF. Risultato: 70 CHF.

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Curiosità su Demetra

Dea figlia di Crono e di Rea, dall’unione con Zeus ebbe Persefone che fu rapita da Ade per farne la consorte regina dell’oltretomba. La maggior parte dei miti collegati a Demetra narra del ratto di Persefone e hanno ispirato varie raffigurazioni sulle monete greche. Poco note sono invece altre vicende di Demetra, per esempio quelle sentimentali con Poseidone e con Giasone.

Quando nel suo peregrinare alla ricerca della figlia Demetra giunse in Arcadia, suo fratello Poseidone cercò di sedurla. Demetra gli sfuggì prendendo la forma di una giumenta, ma poiché il cavallo era l’animale sacro del dio, questi si trasformò in uno stallone e si accoppiò con lei ottenendo così la soddisfazione del suo desiderio. Demetra fu letteralmente furibonda ("Demetra Erinni") per lo stupro subito, ma lavò via la propria ira nel fiume Ladona. Dall’unione nacquero un cavallo dalla criniera nera chiamato Arione e la dea Despoina. Poi Demetra si recò in una caverna dove fu ritrovata da Pan che svelò a Zeus il nascondiglio della dea. Zeus invio le Moire perché la facessero ragionare e alla fine Demetra accettò il matrimonio di sua figlia con Ade. Secondo l’Inno omerico a Demetra, la dea attraversò la terra in forma umana garantendo i benefici dell’agricoltura a coloro che le davano ospitalità e punendo quelli che si rivelavano inospitali.

Demetra presenziò alle nozze di Cadmo e Armonia e lì incontrò Giasone, il giovane cretese che giacque con lei in un campo di Cresta arato tre volte e, secondo la mitologia classica, fu in seguito ucciso con un fulmine da un geloso Zeus. La versione cretese del mito dice però che questo gesto fu invece compiuto da Demetra stessa, intesa nell'incarnazione più antica della Dea. Dall’unione nacquero due figli, Pluto (salute) e Filomeno (abile nel canto).

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Altre vicende di Demetra.

In Tessaglia Demetra possedeva un bosco sacro che un certo Erisittone decise di abbattere per costruire una nuova stanza nel suo palazzo. La dea gli ingiunse d’abbandonare il progetto, ma vedendo che l’uomo persisteva nel suo intento, gli accordò il permesso di procedere perchè sicuramente aveva bisogno di quella sala per i banchetti. Colpì poi l’uomo con una fame insaziabile cosicché, per quanto mangiasse, continuava a dimagrire. Ridotto all’accattonaggio, finì con il divorare le proprie carni e mori.

Abante, il figlio di Celeo e Meganira chiamato anche Stallone, si era beffato di Demetra nel vederla bere con avidità l’acqua offertale da una vecchia durante la faticosa ricerca della figlia rapita. Il giovane fu mutato in ramarro della dea.

La conquista della Sicilia, terra di vulcani e frumento, fu la causa di dispute tra Efesto e Demetra, dei rispettivamente del fuoco e delle messi, nella quale fece da arbitro Etna, dea della mitologia greca considerata figlia di Urano e Gea, gli dei primigeni che forgiarono il mondo. Etna diede il nome all’omonimo vulcano le cui eruzioni distruttive erano causate dal drago Tifone ospitato nelle sue viscere. Secondo alcuni miti il drago era stato imprigionato, secondo altri era il suo figlio-sposo che albergava nel suo grembo. Efesto stava appunto dentro il Vulcano, per cui era familiare alla dea dell'Etna, ma pure Demetra, perchè i terreni attorno ai vulcani sono pericolosi ma fertili, adattissimi a produrre le messi. Per questo i due si contendevano il suolo siculo, per distruggerlo o per produrre il grano. D'altronde è Demetra, quando le viene rapita la figlia Persefone da Ade, ad accendere i fuochi dell'Etna, decisa a provocare grande distruzione se non ritrova l'amata figlia.

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L’origine del gesto rituale di sollevarsi la gonna per scaramanzia.

Demetra, alla notizia del rapimento della figlia e non sapendo l’identità del rapitore, iniziò una disperata ricerca per nove giorni e nove notti, durante le quali si aiutò con una fiaccola accesa nelle viscere dell’Etna. Giunse così ad Eleusi dove fu accolta da una donna di nome Baubo che cercò di rifocillare la dea dandole una minestra, rifiutata però da Demetra a causa della mancanza di appetito dovuta al dolore per la scomparsa della figlia. Così Baubo, per tirarla su di morale, alzò le sue vesti mostrando le natiche e suscitando il buon umore, tanto che la dea accettò alla fine il pasto offertole.

Oltre alla figura di Baubo, il mito narra anche di un’altra donna di Eleusi, Iambe, che riuscì coi suoi scherzi osceni ad allietare la dea. Questa versione collega il nome della serva al termine “giambo”, uno dei quattro generi della poesia greca nonché il metro usato in essa, caratterizzato da temi legati all’invettiva personale e ad un linguaggio osceno.

Da questo mito ha origine il gesto dell’anásyrma (ἀνάσυρμα), o anasyrmós (ἀνασυρμός), ovvero l’atto di sollevarsi la gonna per mostrare la propria vulva. Non è pornografia o semplice divertimento, ma un vero e proprio rituale apotropaico. Esso era praticato nelle feste religiose associate a Demetra, come i Misteri Eleusini e le Termoforie, propiziatorie per la fertilità della terra e legate al ciclo della vita e della rinascita. Le fonti letterarie ne riportano la descrizione con riferimenti al sollevamento delle vesti, a danze, all’uso di un linguaggio licenzioso, a scherzi a sfondo sessuale e di esibizione, a simboli di fertilità (per esempio i mylloi, dolci sui quali era praticata un’incisione al centro prima della cottura in modo tale che, una volta cotti, assomigliassero a delle vulve), a sacrifici di animali legati alla sfera demetriaca (ad esempio piccoli porcellini) e al consumo di alimenti legati alla dea, come melograna, fico e grano. Fondamentali in tal senso sono gli ex voto ritrovati nei santuari demetriaci in quanto presentano gli attributi appena descritti.

Tratto da http://www.instoria.it/home/etna_mito.htm

 

Nel bronzo al post # 156 Demetra tiene una piega del panneggio con la mano sinistra. Che sia un riferimento al sollevamento delle vesti come rituale propiziatorio nelle feste religiose a lei associate?

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Bronzo di Gallieno (Side, Panfilia) che raffigura sul rovescio due Nike, una di fronte all’altra, che tengono in mano una corona agonistica con due fronde di palma (Leu WEB AUCTION 16).

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Lotto 2874. PAMPHYLIA. Side. Gallienus, 253-268. 10 Assaria (Bronze, 29 mm, 19.79 g, 2 h). AYT KAI ΠOY ΛI ЄΓΝA ΓAΛΛIHNOC CЄBA Radiate, draped and cuirassed bust of Gallienus to right, seen from behind; to right, I. Rev. CIΔHTΩN - NЄ/Ω/KO/PΩN Two Nikai standing facing one another, holding agonistic crown with two palm fronds. BMC -. SNG Paris 888. SNG PFPS -. SNG von Aulock -. Very rare. Somewhat smoothed, otherwise, very fine.

Base d’asta: 50 CHF, Risultato: 140 CHF.

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Bronzo di Gallieno (Side, Panfilia) che raffigura sul rovescio Asclepio in piedi, di fronte, con la testa rivolta verso l'alto, appoggiato a destra su un bastone con un serpente avvolto (Leu WEB AUCTION 16).

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Lotto 2875. PAMPHYLIA. Side. Gallienus, 253-268. Pentassarion (Bronze, 31 mm, 12.60 g, 1 h). AYT KAI ΠO ΛI ΓAΛΛIHNOC CЄ Laureate, draped and cuirassed bust of Gallienus to right, seen from behind; to right, Є. Rev. CIΔHTΩN Asklepios standing front, head facing, leaning right on serpent-entwined staff. Lindgren II 1174. SNG Paris -. SNG PFPS -. SNG von Aulock -. Very rare. Somewhat rough, otherwise, very fine.

Base d’asta: 25 CHF. Risultato: 120 CHF.

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La nascita di Asclepio

Coronide, figlia di Flegia, re dei Lapiti, era l’amante del dio Apollo che un giorno, dovendosi allontanare, ne affidò la custodia a un corvo dalle penne candide come la neve. Coronide, che era attratta da Ischi, figlio di Elato, approfittò dell’assenza di Apollo per accoglierlo nel suo letto. Il corvo, avendo assistito alla scena, corse subito da Apollo per informarlo di quanto stava accadendo e il dio, accecato dalla gelosia, uccise l’infedele Coronide e il suo amante con due frecce scoccate dal suo arco. Secondo un’altra versione del mito fu Artemide a uccidere Coronide su richiesta di Apollo.

Coronide in punto di morte rivelò ad Apollo che era incinta e che il bambino sarebbe dovuto nascere di lì a poco. Apollo fu stravolto dal dolore per il gesto che aveva compiuto e per prima cosa maledisse il corvo che con tanto zelo lo aveva avvertito senza dirgli prima come stavano esattamente le cose, condannando lui e tutta la sua progenie ad avere le penne nere come la notte. Poi trasse dal grembo materno il figlio ancora vivo stringendoselo tra le braccia (secondo un’altra versione del mito fu Ermes a trarre il neonato dal grembo materno su esortazione di Apollo). Il fanciullo venne chiamato Asclepio e fu affidato dal padre alle cure e agli insegnamenti del saggio centauro Chirone presso le pendici del monte Pelo, dove abitava il centauro. Il re Flegia, padre di Coronide, accecato dall’ira dopo aver saputo della morte della figlia, si recò con il suo esercito a Delfo e distrusse il tempio dedicato ad Apollo per vendicarsi dell’oltraggio subito. Per tutta risposta il dio scagliò contro Flegia una delle sue frecce, uccidendolo.

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Nel frattempo Asclepio cresceva forte e saggio grazie agli insegnamenti di Chirone e più passava il tempo, più diventava abile e sapiente nell’uso dei medicamenti e dei ferri chirurgici, tante che decise di mettere a disposizione di tutte le persone che soffrivano per malattia le sue conoscenze. Un giorno ricevette in dono da Atena due fiale, una contenente il sangue colato dalle vene della parte sinistra del corpo della Gorgone Medusa che aveva il potere di resuscitare i morti, l’altra con il sangue delle vene che era colato dalla parte destra dello stesso corpo ma che aveva il potere di dare la morte.

Asclepio iniziò a usare questo sangue e furono in molti a beneficiare di questo straordinario dono: Licurgo, Capaneo, Tindareo, Glauco, Ippolito e tanti altri che furono riportati in vita.

Tutto procedeva per il meglio fino a che Ade, che regnava nel mondo dei defunti, si recò da Zeus per chiedergli di fermare Asclepio perché a suo giudizio stava sovvertendo l’ordine naturale delle cose e le leggi stesse della natura. Zeus, dopo averlo attentamente ascoltato, gli diede ragione e decise che l’operato di Asclepio doveva essere interrotto. E così scagliò su di lui le sue folgori uccidendolo.

Apollo, appresala morte del figlio e disapprovando il comportamento di Zeus, si recò presso la dimora dei Ciclopi che avevano il compito di creare le folgori per Zeus e li uccise tutti.

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Bronzo di Gordiano III (Antiochia, Pisidia) che raffigura sul rovescio a sinistra l’imperatore in piedi su un piedistallo, che tiene nella mano sinistra una piccola figura di Genio e stringe la destra a Genio, pure in piedi su un piedistallo, con uno scettro nella mano sinistra; tra loro un altare; sui piedistalli e in esergo le lettere S e R (Senatus Romanus) (Leu WEB AUCTION 16).

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Lotto 2888. PISIDIA. Antiochia. Gordian III, 238-244. 'Sestertius' (Bronze, 34 mm, 26.40 g, 7 h). IMP CAES M ANT GORDANVS AVG Laureate head of Gordian III to right. Rev. CAES ANTIOCH COL / S R Gordian III, on the left, standing right on pedestal, holding small figure of Genius and clasping hands with Genius, on the right, standing left on pedestal, holding scepter in his left hand; betweem them, altar; on the pedestals, S and R. SNG Paris 1202-3. Good very fine.

Interesting and often overlooked details on this issue include the small letters S and R on the pedestals. These mirror the large S R in the exergue and stand for Senatus Romanus, attesting some form of control of the coinage of Antiochia Pisidiae by the Roman Senate.

Base d’asta: 75 CHF. Risultato: 200 CHF.

 

I Genii erano dei minori romani corrispondenti ai Demoni Greci. Ogni cosa ed ogni uomo possedevano il proprio nume tutelare. Verso la fine del periodo repubblicano, a oma fu eretto un tempio dedicato al “Genio del popolo romano”, a cui venivano offerti sacrifici ogni 9 ottobre.

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Bronzo pseudo-autonomo di Conana (Pisidia) con un trofeo al diritto e uno zebù in piedi al rovescio (Leu WEB AUCTION 16).

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Lotto 2891. PISIDIA. Conana. Pseudo-autonomous issue. Hemiassarion (Bronze, 15 mm, 2.20 g, 6 h), circa 2nd century. Trophy. Rev. KONANЄΩN Zebu bull standing right. BMC 1. RPC IV.3 online 7753. Von Aulock, Pisidien II, 770-774. Very rare. Light scratches, otherwise, very fine.

Base d’asta: 25 CHF. Risultato: 75 CHF.

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zebù Nome comune delle razze domestiche di bovini diffuse in Africa e Asia meridionali, che un tempo venivano ascritte alla specie Bos primigenius o Bos indicus (v. fig.) e attualmente sono incluse nella specie Bos taurus. Presentano una caratteristica gobba adiposa sulla spalla e corna voluminose; sono usati come bestie da soma, da sella e da tiro; il loro rendimento, anche per la carne e il latte, non raggiunge quello delle razze selezionate dei bovini dei paesi occidentali; vengono spesso utilizzati per incroci con questi ultimi allo scopo di combinarne le caratteristiche.

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Fonte: https://www.treccani.it/enciclopedia/zebu/

Non so se ci siano miti legati allo zebù.

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Lo zebù è raffigurato su un’altra moneta di Conana con la testa di Tyche raffigurata al diritto (NAC 123).

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Greek Coins
Greek Coins. Pisidia, Conana.
Bronze 1st century BC, Æ 8.39 g. Head of Tyche r., wearing mural crown. Rev. ΚONANEWN Zebu butting l.; above, ΔI within circle. von Aulock, Pisidien II, p. 99 and pl. 20, 766 (these dies). cf. CNG e-sale 199, 2008, 276.
Rare. Green patina and very fine
Ex Helios sale 6, 2011, 546.

Starting price: 160 CHF. Estimate: 200 CHF. Result: 225 CHF.

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Probabilmente lo zebù era caratteristico di questa zona che si trovava nella parte meridionale dell’Asia Minore, in corrispondenza di una regione montuosa interna alle pendici del Tauro, a nord della Panfilia, che la separava dal Mar Mediterraneo.

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Nota storica

Alessandro Magno nella campagna d’Asia attraversò il territorio per raggiungere la Frigia dalla Panfilia, incontrando una notevole resistenza che lo costrinse a conquistarne le città una per una.

Con la pace di Apamea alla quale Antioco III di Siria fu costretto dai Romani nel 188 a. C., la regione passò sotto gli Attalidi.

Nel 133 a. C. l'ultimo re di Pergamo, Attalo III, morì lasciando in eredità il proprio regno a Roma che ne inglobò la maggior parte nella nuova provincia d'Asia. La Pisidia tuttavia non entrò a far parte della nuova provincia e finì con l'inserirsi, in particolare con la sua parte meridionale, nell'orbita d'influenza dei pirati cilici, i quali avevano accresciuto le loro attività fino a minacciare il commercio nel Mar Mediterraneo tra la fine del II e gli inizi del I secolo a. C.

In quest'epoca le città hanno battuto moneta propria.

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Bronzo di Ottacilia Severa (Adrianotera, Misia) con lo zebù raffigurato sul rovescio (CNG 160).

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MYSIA, Hadrianothera. Otacilia Severa, wife of Philip I. Augusta, AD 244-249. Æ 25mm (6.01 g). Diademed and draped bust right, on a crescent / ADRIANOQHREITWN, Zebu bull standing left. SNG France 1105 var. (bull right, same obverse die); SNG Copenhagen -; SNG von Aulock 1161 (same dies); Lindgren I 251 (this coin). VF, dark grayish-green patina, minor roughness, a few light adjustment marks.

From the Garth R. Drewry Collection; Ex Antioch & Associates Sale 16 (13 July 1998), lot 68; Henry Lindgren Collection, 251.

CNG 160, Lot: 176. Estimate $75. Sold for $165.

Lo zebù è raffigurato anche su monete d’argento della Caria, in particolare della zecca di Antiochia al Meandro.

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Lo zebù è raffigurato anche su monete d’argento della Caria, in particolare della zecca di Antiochia al Meandro.

Esemplare della recente asta Leu 11.

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Base d’asta: 800 CHF. Valutazione: 1.000 CHF. Risultato: 2.400 CHF

Lotto 135. CARIA. Antioch ad Maeandrum. Circa 90/89-65/60 BC. Tetradrachm (Silver, 27 mm, 16.26 g, 12 h), Diotrephes, magistrate 'for the third time'. Laureate head of Apollo to right with bow and quiver over his shoulder. Rev. ANTIOXЄΩN - ΔIOTPЄΦΗC / TO TPITON Zebu bull standing left; all within maeander pattern. Leu Web Auction 12 (2020), 432 (same dies). Thonemann Group A, 2.a (O3/-). Very rare. Of fine style, with a very attractive head of Apollo. Light porosity and the reverse struck somewhat off center, otherwise, very fine.

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Torniamo in Pisidia, a Termesso Maggiore, con questo bronzo coniato sotto Gallieno nell’anno di regno 9 (260/1 d. C.) che raffigura al diritto la testa laureata di Zeus Solimo e al rovescio Tiche, in piedi, con aratro e cornucopia (Leu WEB AUCTION 16).

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Lotto 2897. PISIDIA. Termessus Major. Pseudo-autonomous issue. AE (Bronze, 31 mm, 13.70 g, 5 h), struck under Gallienus, RY 9 = 260/1. TЄPMHCCЄΩN Laureate head of Zeus Solymos to right; below, Θ. Rev. TΩN MЄIZONΩN Tyche standing front, head to left, holding rudder in her right hand and cornucopiae in her left; to right, Θ. SNG Paris 2190-1. SNG von Aulock 5361. Minor smoothing, otherwise, good very fine.

Base d’asta: 50 CHF Risultato: 77 CHF

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Zeus Solimo al diritto del bronzo precedente.

L’epiteto di Zeus venerato da quelle parti è il nome di un suo figlio presunto, Solimo, capostipite dei Solimi, i più antichi abitanti della Licia secondo la tradizione greca. I Solimi avrebbero abitato nell’interno mentre gli abitanti sulla costa sarebbero stati i Termili, detti poi Lici.

I Solimi compaiono raramente nei miti e sono ricordati sempre a causa della loro brutalità o per i loro violenti costumi. Nella leggenda di Bellerofonte i Solimi sono suoi acerrimi nemici. Il re Iobate, su preghiera del genero Preto, re di Tirinto, che voleva liberarsi dell'eroe, ordinò a Bellerofonte di recarsi nella regione in cui abitava questa tribù guerriera con l'incarico di sterminarla interamente. L'eroe partì e, grazie al suo cavallo alato Pegaso, massacrò il re e gran parte dell'esercito nemico. In seguito però i Solimi si risollevarono e in una battaglia uccisero Isandro, il primogenito di Bellerofonte.

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Medaglione in oricalco di Antinoo (Claudiopolis, Bitinia) che ne raffigura il busto al diritto e al rovescio lo raffigura in veste di Hermes Nomios con clamide, corto chitone e stivali alati; la mano destra è allungata verso un giunco (?) e nella sinistra tiene il pedum; dietro di lui la parte anteriore di un bue al pascolo (Leu 11).

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Lotto 191. BITHYNIA. Claudiopolis (as Bithynium). Antinoüs, died 130. Medallion (Orichalcum, 38 mm, 43.55 g, 12 h). Η ΠΑΤΡΙϹ ΑΝΤΙΝΟΟΝ ΘЄΟΝ Bare-headed and draped bust of Antinoüs to right, seen from behind. Rev. BEIΘYNIEΩN AΔPIANΩN Antinoüs, as Hermes Nomios, walking to left, head turned back to right and wearing chlamys, short chiton and winged boots, extending his right hand towards reed (?) before him and holding pedum in his left; behind him, forepart of an ox grazing to left. Blum p. 43, 7. RPC III 1112. Von Mosch, Bithynion-Klaudiopolis, 3-4 (obverse die A).

Extremely rare. Well struck and with an exceptionally fine style portrait. Light deposits and cleaning scratches, and with remnants of a mount on the edge, otherwise, very fine.

From a European collection, formed before 2005.

Valutazione: 7.500 CHF. Base d’asta: 6.000 CHF. Risultato: 17.000 CHF.

apollonia


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Nato intorno al 110-112, Antinoo, il favorito di Adriano, conobbe l'imperatore all'inizio del 120 e lo accompagnò nel suo viaggio attraverso la Grecia, l'Asia e l'Egitto nel 128-130. La sua morte prematura nel Nilo, nell'ottobre 130, è circondata da leggende. Sebbene sia possibile che si tratti di un incidente, si dice che Antinoo si sia suicidato con un sacrificio, credendo che ciò avrebbe contribuito a prolungare la vita del suo patrono, oppure che sia stato assassinato dalla gelosa moglie di Adriano, Sabina. L'imperatore, addolorato per la perdita dell'amato compagno, ordinò la fondazione dell'omonima città di Antinoopolis sul luogo della sua morte e lo fece divinizzare, rendendolo un eroe con un proprio culto.

La popolarità di questo culto, che si diffuse rapidamente in tutto l'Oriente greco è testimoniata non solo da numerose statue - ne sono sopravvissute più di cento - e dai giochi onorari, ma anche da un numero consistente di poleis che hanno battuto monete a nome di Antinoo. Questa monetazione è di grande interesse in quanto offre prove di forme locali di culto del nuovo eroe. A Kios, Antinoo era equiparato a Pan (ΠANI ANTINOΩ), a Corinto a Ermes e Bellerofonte, Ancyra e Nicopoli lo lodarono come Antinoo divinizzato (ANTINOOΣ ΘΕOΣ o ANTINOON ΘΕON) e molte città lo equipararono a Dioniso.

Nella città di Bithynium Claudiopolis i medaglioni di Antinoo recano la legenda "ANTINOON ΘΕON H ΠATPIC", traducibile come "la città natale onora il divinizzato Antinoo". Questa leggenda insolitamente specifica indica Bithynium Claudiopolis come luogo di nascita dell'eroe, un fatto che senza dubbio assicurò l'attenzione imperiale per la piccola polis, altrimenti irrilevante. La splendida monetazione a nome del famoso figlio di Claudiopolis fu chiaramente organizzata intorno a questo sostegno imperiale, poiché lo stile dei dritti A e B di von Mosch, in particolare, è eccezionalmente bello e certamente proveniente dalla corte di Adriano. Il dritto C, invece, è meno raffinato e rappresenta probabilmente un adattamento locale dei prototipi imperiali.

apollonia


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Bronzo pseudo-autonomo di Chio che raffigura al diritto la Sfinge seduta a destra, che appoggia la zampa anteriore destra sull'anfora di Chian, e al rovescio due tirsi incrociati, il tutto all'interno di una corona di vite con grappolo d'uva sospeso tra i tirsi (Leu 11).

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Lotto 194. ISLANDS OFF IONIA, Chios. Pseudo-autonomous issue. 1.5 Assaria (Bronze, 23 mm, 7.02 g, 7 h), time of the Antonines, 138-192. ΧΙΩΝ Sphinx seated to right, placing right forepaw on Chian amphora. Rev. ΑϹϹΑΡΙΟΝ ΗΜΥϹΥ Two crossed thyrsoi; all within a vine wreath with bunch of grapes hanging between the thyrsoi. BMC 126 = RPC IV.2 online 982.3 (same obverse die). Winterthur 3235 (same obverse die). Very rare and very likely the finest known. An exceptional example from this highly interesting provincial series naming the denomination on the reverse. Extremely fine.
From the Vineyard Collection, Nomos 17, 26 October 2018, 182 and ex Aufhäuser 13, 7-8 October 1997, 179.

Base d’asta: 1.200 CHF. Valutazione: 1.500 CHF. Risultato: 2.000 CHF

apollonia


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