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CI METTO LA FACCIA! - I ritratti sulle monete del Cinquecento


Philippus IX

Risposte migliori

..

Testone 1578 V Tipo Emanuele Filiberto Duca

D/ E PHILBERTVS DVX SABAVDIE Busto del Duca corazzato a capo scoperto , rivolto a destra con il collare dell' Annunziata di cui si legge FERT

R/ AVXILIVM MEVM A DOMINE I M Scudo sabaudo inquartato , con Savoia al centro , addossato a Croce di San Lazzaro ,sormontato da corona a cinque fioroni alla punta * in esergo 1578

Argento , 32 mm. , gr. 9,65 / 9,30 , Zecca di Chambery , zecchiere Giovannino Miretto

Simonetti 38 , Biaggi 430 , Mir 512

 

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Modificato da piergi00
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13 ore fa, Philippus IX dice:

soprattutto nella seconda metà del XVI secolo, i busti tendono a rispecchiare sempre di più i tratti fisionomici dei personaggi raffigurati,

 

13 ore fa, Philippus IX dice:

Si passa quindi da una ritrattistica sommaria, lineare e sbozzata ad un'espressione artistica più elaborata ed affettiva che cerca di interagire con il popolo in maniera più o meno marcata.

Sono d’accordo con la tua analisi e, a questo proposito, sforando di qualche anno (la moneta risale al 1620 ma Filippo lll regnò dal 1598 al 1621) propongo questo raffronto con un dipinto coevo (o quasi) di Diego Velásquez, che raffigura lo stesso Filippo lll. Da sottolineare la presenza in entrambe i vasi della famosa "Gorgiera" o “colletto alla Spagnola" molto in voga a cavallo tra i due secoli.

(l’immagine della moneta proviene dall’asta NAC 112, lotto 56)

 

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8 ore fa, piergi00 dice:

.

Testone II Tipo Carlo II (1504-1553)

D/ 'CAROLVS 'DVX' SAB' II Semibusto del Duca imberbe, con berretto in posizione obliqua, volto destra, ed intersecante la leggenda in basso.

R/: + NILDEST' TIMENTIBVS' DEVM' B'B' (Benedetto Bacod, zecchiere) Scudo sabaudo sormontato da nodo Savoia, e da anellino; ai lati FE - RT

T/ liscio.

Argento , 30 mm. , gr. 9,90 / 8,1 Zecca di Bourg

Mir Savoia 339 , Biaggi 293 , Simonetti 18 , Ravegnani Morosini 8

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Conservazione notevole Pier, bello!

Ad ogni modo noto un certo filo conduttore, vedo molte espressioni severe nei ritratti di quegli anni, avete la stessa impressione?

N.

Modificato da niko
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Supporter

Buona serata

Dopo tanti monetoni ai quali la fisicità certo non manca, con iconografie importanti di Re, Imperatori e Papi, tutti abbigliati con paludamenti importanti o corazzati, mi fa un po' sorridere postare la moneta che segue.

In ogni caso va il mio plauso a chi mi ha preceduto per tutte le loro monete che hanno postate e le interessanti informazioni che le hanno accompagnate; in particolare un ringraziamento a @Philippus IX che ha aperto la discussione.

Io vi porto a Venezia e precisamente nel periodo nel quale ha "dogato" Nicolò Tron e cioè dal 1471 al 1473.

Dopo due tentativi, di fatto frustrati, in occasione dei dogati di Antonio Venier (1382-1400) e Cristoforo Moro (1462-1471), finalmente la Serenissima, acconsente la coniazione di una moneta, nemmeno tanto grande, che riporti l'effige del Doge in carica.

E' un evento eccezionale per due motivi:

1) perché è la prima volta che ciò avviene con il consenso del governo (tanto si ricrederà subito dopo morto il Doge);

2) perché questa moneta è la prima Lira fisicamente coniata e così cessa, in primis a Venezia, la Lira moneta di conto.

 

 

 

Lira Tron Bertolami.jpg

Dalla rete: Asta Bertolami

Lira da 20 soldi, in argento, titolo 0,948 – mm. 28-29 – gr. 5,74-6,52

D/: NICOLAVS TRONVS DVX foglia d'edera, busto del doge barbuto volto a sinistra con corno ducale; sotto il busto un ramo con tre foglie d'edera

R/: SANCTVS MARCVSleone in soldo che regge il libro con le zampe anteriori, il tutto in una corona legata da nastri

Congiuntamente alla Lira, venne disposta l'emissione della 1/2 Lira, che resterà solamente un progetto, stante la dipartita del Doge pochi giorni prima di iniziare la coniazione, nonché la coniazione di un bagattino in rame.

 

Bagattino.jpg

Bagattino, in rame, mm. 19-20 – gr. 2,08-2,98

D/: NICOLAVS TRON VS DVX °busto del doge barbuto volto a sinistra con corno ducale in cerchio di perline;

R/: °SANCTVS °MA RCVSVleone alato e nimbato, rampante verso sinistra, regge il vessillo crociato con le zampe anteriori

Altre tipologie di Bagattino risultano emesse, ma in pochissimi esemplari, e senza che ci siano decreti ad essi relativi, salvo uno che prevede l'invio di bagattini a Verona e Vicenza, ma sembra che l'intenzione sia restata tale.

Ho letto dei difetti fisici degli Asburgo, ma anche il nostro Doge Tron non era da meno ... ce lo conferma un suo contemporaneo, il senatore Malipiero, che così ce lo descrive: "de grave natura, grosso, bruto de faza"; (con la barba ispida lasciatasi crescere per lutto, dopo la morte del figlio a Negroponte - Eubea); "avea brutta pronunzia in tanto che parlava spumava pé labbri" .

Alla morte del Doge, il Governo della Serenissima ritornò sui suoi passi e si decise che l'immagine del Doge dovesse essere quella abituale, cioè inginocchiato davanti a San Marco, perché:

"I signori tiranni si mettono in medalia e non i cavi de repubblica"

(I Signori tiranni si mettono in moneta e non i capi di una repubblica)

saluti

luciano

 

 

 

 

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Il 23/1/2022 alle 13:52, Scudo1901 dice:

Offro modesto contributo a questa interessante discussione - anche se sconfiniamo nel 600 - con un ritratto di uno dei regnanti più disgraziati e bistrattati della storia, il povero Carlo II di Spagna, morto a soli cinque giorni dal compimento del 39mo compleanno il giorno di Ognissanti dell’anno 1700. Colpito da mille malattie fu soprannominato “lo Stregato”. Durante la dominazione spagnola di Milano ecco un Filippo 1676 in sontuosa conservazione dove il D rende omaggio allo sfortunato sovrano, nato da consanguinei, con i soliti lunghi capelli e dove si intuisce appena il famoso mento degli Asburgo, appuntito e prominente, conseguenza di una mascella deformata.

Il 25/1/2022 alle 23:10, doppiopunto dice:

Buonasera, intorno alla metà del cinquecento venne coniato a Napoli questo Mezzo Scudo di Carlo V, ritratto imponente e carico di espressività. Ritratto barbuto e fiero, con corona di alloro, su busto corazzato e riccamente ornato. Possiamo notare come venga evidenziato il famoso “mento Asburgico”, difetto in realtà, che però viene abilmente mostrato dall’incisore come un segno di virilità.

 

Buongiorno a tutti! Dato che siamo entrati nel tema "mento asburgico", ho pensato di integrare questo bel quadretto di famiglia con un "cugino" del ramo d'Austria: ecco il D/ di un 15 Kreuzer di Leopoldo I del 1662, coniato per l'Ungheria (al R/ La Vergine con Bambino e scettro in trono e la legenda: PATRONA HVNGARIAE). Mi scuso per la cattiva qualità della foto.

Ricordo che comprai la moneta qualche tempo fa, affascinato proprio dal prognatismo così evidente, nel ritratto (a mio modesto giudizio anche abbastanza ben conservato per queste tipologie, seppure la foto non renda certo giustizia) di un... coetaneo del già menzionato "Hechizado". Basta una breve ricerca in rete o nei manuali scolastici per rendersi conto del livello di endogamia raggiunto da questa Casa regnante europea per motivi patrimoniali: oltre al famoso "mento", però, gli Asburgo si passavano numerosi difetti congeniti che portarono ad un elevatissimo tasso di mortalità infantile e all'estinzione in Carlo II del ramo di Spagna, casus belli della Guerra di Successione spagnola, appunto.

 

15kreuzer.jpg

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Il 26/1/2022 alle 11:08, doppiopunto dice:

 

Sono d’accordo con la tua analisi e, a questo proposito, sforando di qualche anno (la moneta risale al 1620 ma Filippo lll regnò dal 1598 al 1621) propongo questo raffronto con un dipinto coevo (o quasi) di Diego Velásquez, che raffigura lo stesso Filippo lll. Da sottolineare la presenza in entrambe i vasi della famosa "Gorgiera" o “colletto alla Spagnola" molto in voga a cavallo tra i due secoli.

(l’immagine della moneta proviene dall’asta NAC 112, lotto 56)

 

FFBA897F-2278-4677-9C56-A47692D47B4D.jpeg

 

Mi scuso per l'excursus geografico e di secolo originato dai... menti nel mio post precedente. Rientro parzialmente in topic segnalando il bel 1/2 scudo fatto coniare a Napoli nel 1617 a nome di Filippo III. In molti, però, riconoscono nel piccolo ritratto alla base del busto del re (con l'immancabile collare spagnolo) il profilo dell'invadente vicerè, Don Pedro Giròn duca di Osuna.

(Crediti: Asta NAC n. 85 del 24/05/2015)

 

quodvis.jpeg

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Supporter

Buon pomeriggio

Eccolo lì il "Vicerè Vanesio", Duca di Osuna, tenacemente ostile alla "Serenissima", tanto da propugnare un rovesciamento del governo veneziano.

Mi permetto di aggiungere il link di un articolo uscito su Cronaca Numismatica nel novembre 2020 che lo riguarda.

https://www.cronacanumismatica.com/l-occulto-ritratto-in-moneta-del-duca-di-ossuna/

Ma cosa c'entra Venezia con il Duca di Osuna?

Siamo nel 1618, dogando il Serenissimo Antonio Priuli, viene scoperta quella che è passata alla storia come la "congiura di Bedmar". Raccontare delle trame spionistiche messe in opera dal Marchese di Bedmar, vescovo ambasciatore spagnolo a Venezia e "longa mano" del Vicerè Duca d'Osuna, che tentò di favorire il rovesciamento del governo veneziano con un colpo di mano, sarebbe troppo lungo ... . credo che sia più facile, per chi è interessato, cercare in rete la "Congiura di Bedmar" e leggerne le cause, le aspettative degli spagnoli e la fulminea quanto terribile reazione di Venezia.

L'epilogo fu un discredito unanime sul Governo spagnolo, un Bedmar richiamato velocemente a Madrid; sorte che toccò successivamente anche il Vicerè Osuna, che morì incarcerato e dimenticato.

saluti

luciano

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Tornando un attimo a Venezia, i dogi cercarono un rimedio alla decisione del Governo della Serenissima di cui parla @417sonia nel post #29. E infatti alcuni si fecero rappresentare in ginocchio davanti a San Marco, ma con il proprio ritratto. Qui un esempio di Agostino Barbarigo (1486-1501) con la sua imponente barba.

AKN 40 FA D.jpg

 

Certo l'effetto non è quello del ritratto a pieno campo, ma comunque il ritratto c'è.

Arka

Diligite iustitiam

Modificato da Arka
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Supporter

Mi associo con questa lira del Gritti..

Screenshot_20220202-114503_Photos~2.jpg

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Supporter

Anche nei ducati il volto si caratterizza...pur nel miniaturismo...allego anche il ritratto del doge Andrea Gritti di Vincenzo Catena...

Screenshot_20220202-114351_Photos~2.jpg

Screenshot_20220202-194557_Chrome~2.jpg

Modificato da Andrea Costa
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Supporter

Qui invece un ducato del doge Leonardo Loredan e il celebre  ritratto eseguito dal Bellini...sulle monete i ritratti sono fatti "de scondon" ma in effetti i tratti del volto affilato si intuiscono...Screenshot_20220202-114342_Photos~2.jpg

Screenshot_20220202-194626_Google~2.jpg

Modificato da Andrea Costa
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Supporter
8 ore fa, Arka dice:

Tornando un attimo a Venezia, i dogi cercarono un rimedio alla decisione del Governo della Serenissima di cui parla @417sonia nel post #29. E infatti alcuni si fecero rappresentare in ginocchio davanti a San Marco, ma con il proprio ritratto. Qui un esempio di Agostino Barbarigo (1486-1501) con la sua imponente barba.

AKN 40 FA D.jpg

 

Certo l'effetto non è quello del ritratto a pieno campo, ma comunque il ritratto c'è.

Arka

Diligite iustitiam

Per Barbarigo, mi permetterà Arka, ho trovato un ritratto del Basaiti dove la barba è direi significativa...

Screenshot_20220202-195741_Google~2.jpg

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Supporter
1 ora fa, fofo dice:

Bhè su queste monete di Venezia, il ritratto non è proprio un ritratto che si possa chiamare, è una rappresentazione, vedo ancora una forte rappresentazione stilistica da scena.

Diciamo che il ritratto non poteva essere il protagonista della moneta come nelle altre monete pubblicate e riferite ad altre zecche...però nello stile del volto del doge sono rappresentati, in alcuni casi, i tratti propri del doge, di quel particolare doge...si può parlare di ritratto? Non lo so...però quegli anni di altissimo fervore artistico a Venezia hanno potuto lasciare traccia anche nelle monete cambiando lo statico stile consueto...proprio non hanno resistito! E con la complicità e la vanità dello stesso doge ritengo...quasi una piccola rivalsa, forse, nei confronti delle rigide regole imposte da quei barbosi organi della repubblica...di cosa avevano paura...che mi facessi principe? E mi potessi finalmente far ritrarre come si deve anche nelle monete come tutti gli altri ehm...princ...ehm...sovr...insomma cavi d'Europa?

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Supporter
43 minuti fa, Andrea Costa dice:

Diciamo che il ritratto non poteva essere il protagonista della moneta come nelle altre monete pubblicate e riferite ad altre zecche...però nello stile del volto del doge sono rappresentati, in alcuni casi, i tratti propri del doge, di quel particolare doge...si può parlare di ritratto? Non lo so...però quegli anni di altissimo fervore artistico a Venezia hanno potuto lasciare traccia anche nelle monete cambiando lo statico stile consueto...proprio non hanno resistito! E con la complicità e la vanità dello stesso doge ritengo...quasi una piccola rivalsa, forse, nei confronti delle rigide regole imposte da quei barbosi organi della repubblica...di cosa avevano paura...che mi facessi principe? E mi potessi finalmente far ritrarre come si deve anche nelle monete come tutti gli altri ehm...princ...ehm...sovr...insomma cavi d'Europa?

Ciao!

Se n'è scritto anche qui:

saluti

luciano

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@fofo Invece di ritratti si tratta. In miniatura, ma sempre ritratti. Soprattutto tra la fine del quattrocento e la prima metà del cinquecento i minuscoli ritratti sono dei piccoli capolavori. Del resto nelle monete postate sopra lo si nota chiaramente. Non si può confondere Agostino Barbarigo con il suo successore Loredan e nemmeno con Gritti.

Arka

Diligite iustitiam

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Sicuramente, ritratti in miniatura ma si notano chiaramente le sembianze del doge. Si riconosce, quindi di ritratto si tratta anche se in piccolo con i particolari ovviamente minimi. Sono magnifici. 

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Non era una polemica, era un ossevazione, per indicare un minuscolo cambiamento dalla repubblica al doge, invece nelle altre zecche il cambiamento del potere delle famiglie era proprio un ritratto del busto ingrandito, per intendersi come un Adriano sulle Romane.

Questo non toglie il grande potere delle monete Veneziane in quel periodo e la ricchezza del commercio di Venezia e dell'oro dei Dogi.

Un caro saluto a tutti

Rodolfo

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Supporter

Direi proprio che possiamo concedere anche a tali monete "la cittadinanza" qui! Attendiamo altri magnifici ritratti con il loro portato di arte e storia! Molto bella questa discussione...grazie a chi l'ha proposta e a chi ha pubblicato...ma vi erano degli incisori che hanno lavorato trasversalmente in più zecche di diverse signorie in quegli anni?Sarebbe molto bello, magari in altra discussione, tentare di associare ai ritratti i maestri incisori se ci si riesce...

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Supporter
49 minuti fa, fofo dice:

Non era una polemica, era un ossevazione, per indicare un minuscolo cambiamento dalla repubblica al doge, invece nelle altre zecche il cambiamento del potere delle famiglie era proprio un ritratto del busto ingrandito, per intendersi come un Adriano sulle Romane.

Questo non toglie il grande potere delle monete Veneziane in quel periodo e la ricchezza del commercio di Venezia e dell'oro dei Dogi.

Un caro saluto a tutti

Rodolfo

Ciao Rodolfo!

Ma quale polemica .... figurarsi!

La risposta l'hai proprio data tu stesso del perché (magari inconsciamente se non hai studiato la storia della Serenissima) quando scrivi:

"nelle altre zecche il cambiamento del potere delle famiglie era proprio un ritratto del busto ingrandito, per intendersi come un Adriano sulle Romane". Nelle altre zecche degli altri Stati, c'era quasi sempre al potere un Re, un Imperatore, un Signore ed i relativi eredi e/o collaterali.

Nella Venezia repubblicana (pur oligarchica) c'era un Doge, eletto a vita, ma che contava molto poco ....

Mi permetto di citare quanto scrissi qualche anno fa su questo tema:

Il Serenissimo d’immortal memoria è passato da questa a miglior vita,

compianto da tutti gli ordini per le sue rare e singolari virtù.

Presento a V.S. il regio sigillo e le chiavi dell’Erario

per comando degli Eccellentissimi familiari

e per dover del mio umilissimo ministero”

Con questa allocuzione, il Cavaliere del Doge, annuncia al Pien Collegio la dipartita del Doge, provvedendo alla riconsegna del sigillo (spezzato) e delle simboliche chiavi dell'erario al Consigliere più anziano, e Questi risponde:

Con molto dispiacere avemo inteso la morte del Serenissimo Principe

di tanta pietà e bontà, però ne faremo un altro”

In queste comunicazioni così formali e che probabilmente sono ascrivibili al periodo tardo del governo della Repubblica, possiamo leggere il paradigma del Doge; figura emblematica ed esclusiva, per alcuni versi, della Repubblica veneta.

E' noto peraltro l'aforisma con il quale si identifica il Doge:

In senatu, senator, in foro civis, in habitu princeps

Cioè: nel senato è senatore, ma lo è al pari di tutti gli altri ed anche il suo voto vale come quello degli altri; nella città, in privato e quando gli consentono di uscire da palazzo ducale, è un semplice cittadino e deve vestire in “borghese”; solo quando svolge la sua funzione, negli abiti e nell'aspetto esteriore della sua dignità elettiva e perpetua, è principe.

Altra definizione che ne da il Cicogna nei suoi codici:

Il capo all’apice di questo gran Corpo (Repubblica), che gode non solamente la dignità suprema e la preminenza ne’ luoghi, negli abiti, nell’abitazione, nel titolo di Serenissimo; ma ancora risponde per nome del Pubblico agli Ambasciatori, e ministri de’ Principi; col suo nome si improntano le monete…..”.

Col suo nome, non con il suo ritratto.

Al suo funerale, sebbene solenne e pubblico, i 22 patrizi che la Signoria delega a rappresentarla, vestono di rosso paonazzo e non di nero, come i congiunti, così a sottolineare che Venezia non si mette in lutto; in fin dei conti è morto il Doge, non la Signoria.

Certamente agli albori dell'istituzione dogale il Doge svolse talune prerogative regie, proprie di un monarca, ma già nel 1143 conosciamo l'esistenza di un consiglio di Savi che lo coadiuvavano e che raggiungeranno, in breve, l'assoluta ed esclusiva autorità ricercando, prima di tutto, l'annichilimento dell'istituto politico monarchico – ducale, relegando il Doge al ruolo di semplice magistrato e poi c'era l'autorità dell'imperatore d'Oriente.

Nel 1192 vediamo nascere la "Promissione ducale" sottoscritta e giurata dal Doge Jacopo Tiepolo; strumento che poneva precisi confini alla sua autorità. Con questa possiamo affermare che il principio politico della sovranità assembleare dello Stato fosse ormai acclarato.

Da quel momento il Doge, spogliato di quasi tutti i poteri e fortemente limitato in qualsiasi libertà d'azione da norme sempre più stringenti, sarà considerato solamente il portavoce della superiore volontà assembleare dello Stato e la sua persona rivestirà il mero e precipuo compito di impersonificare la Repubblica.

Per questo motivo sulle monete veneziane non compare mai il ritratto del Doge, fatta eccezione per le monete di Nicolò Tron, di cui sopra, e per quei pochi che - seppur miniaturizzate - sono stati beneficiati dell'apposizione su alcune monete a loro nome e non su tutte, delle loro sembianze.

saluti

luciano

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Complimenti! Vi seguo con molto interesse. Non sapevo che tali raffigurazioni su ducati e lire fossero talmente fedeli all'aspetto dei relativi dogi. Infatti, noto che si differenziano parecchio, sia nei ritratti sia nelle corporature. Comunque oltre al capolavoro d'arte miniaturistica, fu un autentico colpo di genio per sviare le leggi e restare così rappresentati ed immortalati nella storia.

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  • 3 settimane dopo...
Il 3/2/2022 alle 14:29, 417sonia dice:

Per questo motivo sulle monete veneziane non compare mai il ritratto del Doge, fatta eccezione per le monete di Nicolò Tron, di cui sopra, e per quei pochi che - seppur miniaturizzate - sono stati beneficiati dell'apposizione su alcune monete a loro nome e non su tutte, delle loro sembianze.

Excursus storico molti piacevole e interessante. Grazie Luciano.

Ricordiamo anche il doge - Cristoforo Moro / che prima di Tron ( e addirittura ha preceduto di pochi mesi perfino il ducato di Francesco Sforza) mise il proprio ritratto su una moneta in un’emissione tra le piu rare di Venezia, e probabilmente un’emissione di prova 
un ritratto  tra l’altro molto bello e significativo 

Modificato da numa numa
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  • 2 mesi dopo...

Splendidi ritratti!

Vorrei contribuire anche io, andando un po' oltre nel tempo, e proponendo un particolare profilo di Carlo lo stregato su un reale 1692 della zecca di Cagliari.

Carlo II - 1 Reale 1692 Cagliari D (1).jpg

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