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Brevi note sulle monete suberate di Velia tra la fine del IV e gli inizi del III secolo a.C. (Numismatic Anthology)


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Brevi note sulle monete suberate di Velia tra la fine del IV e gli inizi del III secolo a.C.

 

Alla memoria di Giuseppe (Arthas), numismatico e caro amico, sono dedicate queste brevi note sulla monetazione di Velia che sintetizzano uno scambio di opinioni sul tema foriero, in questa come in altre occasioni di confronto, di nuovi e stimolanti apporti conoscitivi nel consueto clima conviviale che non di rado stemperava la “ponderosità” di alcune tematiche. Il contributo si inserisce in un filone di ricerca sulle monetazioni dell’Italia meridionale a cui lo studioso ha dedicato una porzione rilevante della sua produzione scientifica, sorretta da rigore metodologico e acutezza di analisi, come documentano monografie e contributi di dettaglio che hanno fornito un notevole apporto alla ricostruzione di aspetti specifici di singole monetazioni, indagate in una dimensione più ampia che dall’ambito prettamente numismatico si dilata al contesto storico e archeologico.

 

*  *  *

Tra la fine dell’età agatoclea e gli eventi pirrici, periodo grosso modo corrispondente ai periodi VII (305/4-293/90 a.C.), VIII (293/90-280 a.C.) e IX (290-280/75 a.C.) della classificazione Williams (The silver coinage of Velia, London 1992), la monetazione di Velia si caratterizza per un rilevante ampliamento del volume di produzione delle coniazioni argentee, fenomeno che, come ha ben evidenziato Burnett, non appare isolato in Magna Grecia, trovando riscontro nella seconda metà del IV secolo sia sul versante ionio che su quello tirrenico (Neapolis, Metaponto, Crotone, Taranto, Thurii, Heraklea; v. A. Burnett, La documentazione numismatica, in Tramonto della Magna Grecia, ACT XLIV – Taranto 2004, Taranto 2005, 162 s.).

All’intensificazione del gettito monetale velino si aggiunge un netto incremento dei simboli (palma, delfino, cicala, spiga, caduceo, pentagramma, triskleles, ecc.) che si dislocano senza soluzione di continuità all’interno dei vari segmenti produttivi ricostruiti da Williams con probabile funzione di segno di controllo più che di riferimento a precise vicende storiche.

Si tratta di aspetti di una certa rilevanza che segnano una cesura con il precedente assetto monetario e per i quali i fattori chiamati in causa sono molteplici: arruolamento dei mercenari - e, quindi, aumentate esigenze finanziarie in relazione alle spese di guerra e al mantenimento dell’esercito - , acquisto e/o rifornimento di merci, riscossione di tributi ma anche spese per la monumentalizzazione della città richieste da un ampio programma di riorganizzazione dell’assetto urbanistico che in questo periodo investe l’abitato, gli edifici sacri e gli spazi pubblici, le fortificazioni, ecc.

Altro aspetto interessante e per certi versi complementare, ma cui è stata rivolta scarsa attenzione negli studi, è rappresentato dalla pressoché concomitante produzione di un cospicuo numero di monete suberate (o presunte tali). Molte di esse figurano già nel catalogo di Williams (contrassegnate dal segno +) ma a trent’anni dalla sua edizione (1992) il mercato antiquario ha notevolmente contribuito ad implementare la documentazione nota fornendo nuovi ed interessanti apporti.

Si tratta di 16 pezzi inquadrabili – tranne per la serie 406 - all’interno di emissioni per le quali già Williams aveva rilevato un discreto numero di suberati e che quindi ampliano e confermano un quadro sostanzialmente noto. Di seguito una tabella riassuntiva (con suddivisione degli ess. in periodi, sezioni e serie secondo il catalogo di Williams e con il relativo riferimento alle tavole fotografiche, riportate in calce):

 

Periodi

Sezioni

Serie

Peso (in gr.)

Provenienza

Tav

VII

69

406

6,20

RN, 4, 2013, 25

1

408

5,61

RN, 12, 2014, 37

2

71

423

6,79

Künker, 347-9, 2021, 599

3

72

440

7,34

CNG, 489, 2021, 17

4

6,76

Artemide, 24, 2021, 8

5

74

469

7,26

NAC AG, 46, 2008, 805

6

5,57

Rauch, 80, 2007, 19

7

75

489

7,39

CNG, 294, 2013, 2

8

VIII

80

539

7,15

Kölner, 115, 2021, 19

9

6,21

The NY Sale, 5, 2003, 23

10

6,98

Agora Auc., 65, 2017, 5

11

6,81

CNG, 294, 2013, 3

12

IX

82

584

5,97

Auc. GmbH, 20, 2013, 4

13

6,70

CNG, Triton XV, 2012, 1033

14

6,36

Rauch, 107, 2018, 51

15

6,51

Apollo Numismatics

16

 

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Dall’analisi delle monete emergono alcune peculiarità ponderali. Dei 16 esemplari censiti, se 12 presentano un peso sostanzialmente degradato (al di sotto di gr. 7) e pienamente imputabile all’attività di suberatura, i restanti 4 documentano valori ponderali del tutto omogenei con quelli dei didrammi in argento (gr. 7,39; 7,34; 7,26; 7,15). E addirittura l’esemplare CNG, Triton XV, 2012, 1033 (tav. 14; ex Freeman & Sear 8, 2003, 28 ex AC XIV, 1929, 54 ex AC XIII, 1928, 138) che Williams registra tra i “plated or probably plated” (+ 584.2b) a motivo del peso (gr. 6,70), a quanto si apprende dal catalogo di vendita andrebbe invece incluso nelle emissioni ufficiali in quanto la percentuale d’argento emersa a seguito di specifiche analisi del metallo risulterebbe del tutto congrua.

A queste considerazioni si aggiungono quelle relative al pezzo CNG, 294, 2013, 2 (tav. 8) che risulta battuto dagli stessi coni del suberato + 489.1 del catalogo di Williams (SNG  Oxf. 1335: gr. 6,63) e del quale avrebbe costituito il “prototipo” a motivo del peso decisamente più alto (gr. 7,39).

Il quadro che emerge mi sembra interessante in quanto integrando i dati del catalogo di Williams con quelli della documentazione successivamente acquisita si osservano:

a)      suberati tratti da coppie di coni utilizzate per la regolare produzione dei didrammi in AR (+489.9-10; Apollo Numismatics: +584, tav. 16).

b)      suberati battuti dagli stessi coni (non ufficiali): CNG, 489, 2021, 17 (tav. 4; +440.4).

c)      suberati battuti dagli stessi coni (non ufficiali: +489.1) con differenze ponderali notevoli: CNG, 294, 2013, 2 (tav. 8; gr. 7,39; SNG  Oxf., 1335: gr. 6,63.

d)      didrammi AR di basso peso ma con tollerabile quantitativo di AR: CNG, Triton XV, 2012, 1033: gr. 6,70 (tav. 14)

Questa variegata situazione, che trova riscontro non solo a Velia, induce pertanto a chiedersi se l’annosa questione dei suberati e della loro interpretazione non vada rivalutata e letta, come già prospettato, non in chiave univoca e non necessariamente (o non solo) in rapporto ad un’attività di contraffazione – anche in virtù dell’alto numero di esemplari velini suberati -  ma alla luce di un contesto più ampio in cui entrano in gioco fattori molteplici e di natura diversa. Non per ultimo quello di una improvvisa urgenza di grossi quantitativi di moneta per esigenze varie che potrebbe aver dato, seppur saltuariamente, corso legale ad un utilizzo più “ponderato” del metallo prezioso, specie in caso di difficoltà legate al reperimento dell’argento. Una situazione di “urgenza” e/o emergenza sembrerebbe particolarmente evidente in questo periodo (inizi III sec.) tanto sulla costa ionica (specie nel Metapontino) quanto su quella tirrenica, a giudicare dai numerosi ripostigli interrati e non più recuperati e all’interno dei quali non mancano monete suberate di Velia, come documentano i tesori di Torchiarolo (IGCH 1977: +384.14b) o quello rinvenuto in una imprecisata località della Lucania nel 1953 (IGCH 1966: +384.26b-c, 42.d) o in contesti votivi - ad esempio nella stipe di Timmari (+539.5a) - o ancora in territorio indigeno - come a Roccagloriosa, nell’entroterra del Golfo di Policastro, dal cui abitato provengono ben 13 frazioni in bronzo di Velia di cui 11 con nucleo interno in piombo ma anche una moneta in AR (per. VIII) dal peso sospetto (R.R. Holloway, Coins, in M. Gualtieri-H. Fracchia (ed.), Roccagloriosa I. L'abitato: scavo e ricognizione topografica (1976-1986), Napoli 1990, n. 616: gr. 6,65) nonché uno statere di Metaponto con t. di Demetra/spiga (Noe 322-3; Holloway, cit., n. 605: gr. 6,36), anch’esso suberato e intenzionalmente forato per essere probabilmente riutilizzato come pendente.

Questi ultimi casi sono di particolare interesse in quanto pongono il problema delle modalità di utilizzo dello strumento monetario in contesti di probabile pertinenza anellenica o comunque extracittadini, dove in ogni caso primitive forme dello scambio (in natura o con metallo non monetato) sembrerebbero persistere a dispetto di una più diffusa pratica di monetarizzazione. Non a caso le tavole di Eraclea (fine IV sec.) riferiscono di un’attività di locazione di terre sacre in cambio di un canone espresso in medimni d’orzo e di multe per violazione delle norme quantificate in nómoi e mine d’argento.

Ed è interessante che proprio un esemplare recentemente apparso sul mercato antiquario (Artemide, 24, 2021, 8), seppur privato del dato di provenienza, presenti vistosi tagli effettuati sulla superficie quasi a “demonetizzarlo” o “invalidarlo” come opportunamente rilevato dagli editori, privandolo della funzione stessa insita nel metallo coniato e destinandone evidentemente l’uso per altri ambiti (dedica votiva?).

In questo articolato panorama monetario non si può tuttavia non considerare un ulteriore fenomeno che sembrerebbe fare eco all’intensificarsi della suberatura. Il progressivo ampliamento dell’egemonia di Roma a seguito della sconfitta di Pirro e della resa di Taranto (272) segnano una drastica contrazione del peso dello statere in numerose poleis italiote (Taranto, Heraklea, Thurii, Crotone). Il fenomeno investe anche Siracusa, che già a partire dall’età agatoclea aveva ridotto sensibilmente la quantità d’argento dello statere, ma non si verifica a Velia né tantomeno a Neapolis e nei centri campani alleati di Roma (Cales, Suessa, Teanum, Nuceria), indizio che probabilmente la polis tirrenica dovette trovare non poche difficoltà nell’accesso alle riserve di metallo prezioso a cui nemmeno la suberatura riuscì a sopperire, determinando il definitivo abbandono della coniazione dell’argento e l’esclusiva emissione di piccoli nominali in bronzo funzionali a scambi di ridotta entità all’interno della polis.

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Nota bibliografica:

Si elencano alcuni tra i principali contributi sulla monetazione velina.

Per lo stato della ricerca fino al 2011 v. l’ampia bibliografia in:

L. VECCHIO, Velia, in Bibliografia Topografica della Colonizzazione Greca in Italia e nelle Isole Tirreniche, XXI. Siti. Torre Castelluccia - Zambrone, a cura di M. I. Gulletta e C. Cassanelli, Pisa - Roma - Napoli 2012, 588-719.

Per la seriazione delle emissioni in argento:

 R.T. WILLIAMS, The silver coinage of Velia, London 1992 (recensito, con diverse proposte cronologiche, da N.K. RUTTER, “NC”, 1994, 303-4 e da A. BURNETT, “SNR”, 1994, 205-7).

Si vedano anche:

N.K .RUTTER, La monetazione di Velia, in La monetazione dei Focei in Occidente (Atti dell'XI Convegno del Centro Internazionale di Studi Numismatici - Napoli 1996), Roma 2002, 167-85.

N.K .RUTTER (ed.), Historia Numorum. Italy, London 2001, 117-23.

G. LIBERO MANGIERI, Velia e la sua monetazione, Lugano 1986.

E. POZZI PAOLINI, Problemi della monetazione di Velia nel V secolo a.C., “PdP”, CXXX-CXXXIII, 1970, 166-99.

Per le emissioni in bronzo:

F. DI BELLO, Elea-Velia. Polis, zecca e monete di bronzo, Napoli 1997.

Per recenti disamine di aspetti e problemi della monetazione velina:

R. CANTILENA, La moneta di basso conto a Elea/Velia: uso e produzione, “Dialoghi di Numismatica”, 1, 2019, 322-7.

R. CANTILENA, La monetazione di Elea e le vicende storiche della città: limiti e contributi della documentazione numismatica, in Velia, ACT XLV (Taranto- Marina di Ascea 2005), I, Taranto 2006, 423-60.

R. CANTILENA, Aspetti della moneta di Elea al tempo di Senofane in M. BUGNO (ed.), Senofane ed Elea tra Ionia e Magna Grecia, Napoli 2005, 195-203.

R. CANTILENA, Velia. La moneta, “Quaderni del Parco Archeologico di Velia”, 1, Pozzuoli 2002.

 

Sulla circolazione della moneta di Velia:

L. BROUSSEAU, Production et circulation monétaire en Lucanie antique, in O. DE CAZANOVE-A. DUPLOUY (edd.), La Lucanie entre deux mers. Archéologie et patrimoine (Actes du colloque international-Paris 2015), II, Naples 2019, 893-903.

A.R. PARENTE, Per un'economia del territorio in Lucania di IV e III sec. a.C.: la documentazione numismatica, in M. OSANNA (ed.), Verso la città: forme insediative in Lucania e nel mondo italico fra IV e III sec. a.C. (Atti delle giornate di studio - Venosa 2006), Venosa 2010, 45-67.

R. CANTILENA, Monete di Velia a Poseidonia, in G. GRECO (ed.), Elea-Velia. Le nuove ricerche (Atti del Convegno, Napoli 2001), Pozzuoli 2003, 79-89.

G. GORINI, La circolazione del numerario di Velia e di Massalia in Italia settentrionale, in La monetazione dei Focei in Occidente (Atti dell'XI Convegno del Centro Internazionale di Studi Numismatici - Napoli 1996), Roma 2002, 187-93

M. TALIERCIO MENSITIERI, La circolazione della moneta d'argento di Velia in Italia meridionale, ibid., 195-233.

M. TALIERCIO MENSITIERI, Appunti sulla circolazione delle monete d’argento di Velia e di Neapolis tra la fine del IV e l’inizio del III sec. a.C., “RBN”, 145, 1999, 69-83.

A. BURNETT, The last silver coins of Velia in the light of two unpublished hoards, in G. LE RIDER ET ALII (edd.), Kraay- Mørkholm Essays. Numismatic Studies in memory of C.M. Kraay and O. Mørkholm, Louvain-la-Neuve 1989, 41-57.

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TAVOLE

Per completezza le tavole sono corredate dalla descrizione (in corsivo) riportata nei rispettivi cataloghi di vendita. Le foto sono tutte accessibili in rete.

 

RN 4, 2013, 25

Williams 406 (O201/R287); HN Italy 1303. 6.20g, 20mm, 8h. Fourrée.

From a private German collection.

1

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RN 12, 2014, 37

Lucania, Velia Fourrée Didrachm. Circa 300-280. Williams 408; HN Italy 1303; SNG ANS 1359; SNG Ashmolean 1315; Jameson 396. 5.61g, 20mm, 8h. From the Frank James Collection.                             

2

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Künker 347-9, 2021, 599

VELIA (HYELE).
Õ-Didrachme, 300/280 v. Chr.; 6.79 g. Williams 423.1 (stempelgleich).
Subaerat. Herrliche Patina, gutes sehr schön. 
Aus der Sammlung Walter Weise. Exemplar der Auktion Sotheby's, London 26.-27. März 1987, Nr. 339. Die Darstellung ist von feinem Stil, die Oberfläche ist intakt und es gibt äußerlich keinen Hinweis darauf, dass das Stück subaerat ist; die Dichtemessung beweist es jedoch eindeutig.

 3

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CNG 489, 2021, 17

LUCANIA, Velia. Circa 300-280 BC. Fourrée Nomos (21mm, 7.34 g, 4h). Williams Period VII, +440.4 (same dies). From the Sigmund Collection.

4

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Artemide 24, 2021, 8

Italia Greca. Lucania settentrionale, Velia. Statere suberato con segni per 'invalidarlo'. III secolo a.C. AG/AE. g. 6.76 mm. 22.00

 5

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NAC AG 46, 2008, 805

 Greek Coins
Velia
Nomos circa 300-280, AR 7.26 g. . Williams +469,4. Historia Numorum Italy 1308.
Plated (?)

6

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Rauch 80, 2007, 19

LUKANIEN - Velia
Velia
Nomos / Didrachme (Subaerat) (5,57 g), ca. 300/280 BC.

7

image.png

 

CNG 294, 2013, 2

LUCANIA, Velia. Circa 300-280 BC. AR Nomos (22mm, 7.39 g, 8h). Williams +489.1 (same dies); From the Robert and Julius Diez Collection.Williams lists the specimens from these dies under “plated,” which is likely correct due to the low weights of the two coins he cites. However, the present piece is much heavier, and correct for this issue, suggesting this might be the prototype used for the plated examples.

8

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Kölner 115, 2021, 19

 LUKANIEN VELIA / HYELE
AR-Didrachme/Nomos (subärat) um 280 v. Chr. 7.15 g.

9

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The New York Sale 5, 2003, 23

VELIA
Nomos, fourré (= plated), about 305-290. AR 6.21 g. Similar to previous. Williams 127, +539. Toned. Edge chip.
From the estate of Dr. R. Alexander, Rochester / N. Y. and ex R. Myers, New York sale 11 (1975), 20.

10

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Agora Auctions 65, 2017, 5

Lucania, Velia. Ca. 300-270 B.C. AR fourrée stater (22.99 mm, 6.98 g, 6 h). cf. Williams 527ff.

11

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CNG 294, 2013, 3

LUCANIA, Velia. Circa 280 BC. Fourrée Nomos (20mm, 6.81 g, 7h). Williams +539.1–9; From the Robert and Julius Diez Collection. Ex Gustav Philipsen Collection (Part I, J. Hirsch XV, 28 May 1906), lot 723.

12

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Auctiones GmbH, 20, 2013, 4

 Velia plated AR Didrachm, c. 290-280/275 BC
Velia, Lucania. AR Fourrée Didrachm (21 mm, 5.97 g), c. 290-280/275 BC.

13

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CNG Triton XV, 2012, 1033

LUCANIA, Velia. Circa 280 BC. AR Nomos (20mm, 6.70 g, 12h).

Williams +584.2b (this coin). From the Deyo Collection. Ex Freeman & Sear 8 (5 February 2003), lot 28 (inorrectly citing Williams 564); Ars Classica XIV (2 July 1929), lot 54; Ars Classica XIII (27 June 1928), lot 138.
Williams lists this coin in a category “Plated or Probably Plated.” However, his use of “probably” is apropos here, as a specific gravity test verifies that this coin has an appropriate silver content, and is not plated.

14

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Rauch, 107, 2018, 51

LUCANIA - Velia (Hyele, Elea)

Nomos/Didrachme (6,36 g), ca. 280 v. Chr. Stellenweise leichte Hornsilberauflagen, kleiner Stempelfehler im Rv. s.sch.-vzgl. –

15

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Apollo Numismatics

https://www.vcoins.com/es/stores/apollo_numismatics/12/product/lucania_velia_fourree_didrachm_nomos_stater__athenalion_and_stag/47492/Default.aspx

 Lucania, Velia: fourrée didrachm, 290-275 BC, 6.51gm, 23.3mm. Williams 584 (O:289/R:407); SNG ANS 1398. aEF, scratches on lions body.
As noted above, the same dies used to strike our specimen also were used to strike specimen 584 in Williams, an officially minted coin (given the physical characteristics of specimen 584 evident in the plate photo, it is difficult to believe that it is a fourrée that escaped detection by Williams). It is interesting that immediately after specimen 584 in his catalog, Williams lists many fourrée specimens which he labels +584,1 through +584,24, all of which are of the same identical type as 584 and of very similar style in most cases. 

There is a possible historical scenario that is consistent with the above facts. If forgers were able to obtain a pair of official dies (O:289 and R:407 by William’s designation), they might have used them first to strike fourrée (including our specimen) and then used them as guides for engraving subsequent dies which they then used to strike more fourrée such as William’s examples +584,1 through +584,24.

16

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