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piastra sebeto 1736 con gigli invertiti


Risposte migliori

@demonetis, stessa forma ripresa nelle Piastre 1815/1816 e anche lì sul bisante dei Medici è presente un solo giglio.

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Modificato da Oppiano
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Una valanga di interventi. Sono contento. Domani valuterò con calma. Però, mi sembra che ancora nessuno mi abbia dato un suo parere su “INPANS”, “ INFNAS” e compagnia bella. Basi da capogiro!  Quali garanzie ci sono che non si tratti solo di errore dovuto al punzone usato in modo errato, anticipando o posticipando involontariamente una lettera della legenda? Al riguardo, sto chiedendo chiarimenti  da tempo, ma non ho  mai avuto un riscontro. Un caro saluto.

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A Maria Luisa di Borbone Infanta di Spagna... prontissima confortatrice questo funebre elocio delle virtudi Carlo III 

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Copertina del libro di Pietro D'Onofrj (1790) Stamperia di Pietro Perger - Napoli (fratello di Bernardo Perger?). Nota: fino al 1786 a Napoli esisteva anche l'editore Bernardo Perger - direttore della stamperia della Reale Accademia delle scienze e belle-lettere di Napoli.  Mi chiedo, questo Bernardo Perger era forse l'incisore della zecca (1768-1786), padre di Domenico Perger (1786-1804)? 

E' plausibile che questi, siano gli stessi Pietro e Domenico Perger che risultano entrambi impiegati all'Officina della verifica delle monete nella Zecca di Napoli nel 1818? 

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A proposito delle Piastre e mezze Piastre Sebeto, ecco un breve excursus storico riportato sul libro - contenuti di estrema importanza 

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Mi sembra il tutto risolutivo, e -verosimilmente- fino a quando non dovessero emergere elementi robusti pro l’una o l’altra tesi.

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8 ore fa, LOBU dice:

Bernardo Perger - direttore della stamperia della Reale Accademia delle scienze e belle-lettere di Napoli.  Mi chiedo, questo Bernardo Perger era forse l'incisore della zecca (1768-1786), padre di Domenico Perger (1786-1804)? 

E' plausibile che questi, siano gli stessi Pietro e Domenico Perger che risultano entrambi impiegati all'Officina della verifica delle monete nella Zecca di Napoli nel 1818? 

Spero per il prossimo anno di pubblicare un articolo dove faccio luce, grazie alle carte d'archivio, su alcune figure della zecca napoletana sotto Ferdinando IV.

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8 ore fa, LOBU dice:

A proposito delle Piastre e mezze Piastre Sebeto, ecco un breve excursus storico riportato sul libro - contenuti di estrema importanza

Grazie per averlo ricordato.

Lo pubblicai tempo fa. Interessante testimonianza (post n. 6135).

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Probabilmente a qualcuno è sfuggito il senso del mio intervento - ed è colpa mia, perché avrei dovuto argomentarlo meglio - ora, proverò ad esporre il concetto in modo più esplicito.

Il tipografo Pietro Perger nel 1790 realizzò questa copertina con lo stemma dei Borboni, che però vede i tre gigli d'oro di Francia INVERTITI sotto la corona. Guarda caso - appena due anni prima - su alcune Piastre da 120 Grana 1788 firmate dall'incisore Domenico Perger, apparvero per la prima volta i gigli di Francia invertiti e poi dopo, la stessa variante anche su alcune Piastre datate 1793 e 1795, proprio quando - guarda caso - il Maestro di Zecca era il MASSONE ANTONIO PLANELLI (1790-1803) e che - guarda caso - lasciò il suo posto di Maestro di Zecca al MASSONE LUIGI DIODATI (1804-1824). Sempre guarda caso - nel 1818 un certo Pietro Perger (forse proprio quello della stamperia - vedi i gigli invertiti sulla copertina del libro) ed un certo Domenico Perger (forse proprio l'ex incisore dei conii con i gigli di Francia invertiti), li ritroveremo entrambi nell'Officina di verifica delle monete, come addetti preposti al controllo delle monete che tra l'altro, avevano proprio l'incarico di verificare se l'impronta dei conii fosse stata correttamente eseguita. 

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Questo per dire che, la massoneria ha sempre avuto gli uomini giusti al posto giusto e non possiamo continuare ad ignorare il fatto che, questi Maestri di Zecca erano loro stessi degli affiliati alla massoneria. 

Detto questo, di cosa ci meravigliamo se su qualche moneta di quel periodo possiamo constatare alcuni elementi del simbolismo massonico? 


 

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Salve. 

Tanti interventi, tutti pertinenti ed estremamente importanti.  Io mi sento vicino alle posizioni esposte da Lorenzo, ma è indubbio che il discorso sulle varianti è molto complesso, come risulta anche dalle valutazioni che hanno avuto in oggetto le anomalie nella disposizione di lettere presenti in una legenda.                                                                                   Inoltre, per esempio, non sono così convinto che la bella documentazione prodotta da Oppiano sulla posizione "ordinaria"(2/1) o "male ordinata"(1/2) dei gigli su uno scudo stia a rappresentare la conferma di un fenomeno assolutamente casuale. Almeno per quanto concerne le "monete" borboniche, la presenza dei gigli a piramide è troppo esigua rispetto alla marea di esemplari con i gigli nella posizione "ordinaria" e, mai come in questo caso, il "male ordinata" potrebbe stare a significare il "fuori  dall'ordinario", il " fuori dalla norma".

Comunque sia, a sostegno delle mie convinzioni, riporto delle brevi affermazioni di Francesco Di Rauso, successivamente la foto dello stemma ufficiale dei Borbone(1816) e, per finire, uno scritto di Pierpaolo Irpino. Francesco Di Rauso e Pierpaolo Irpino, come è noto, sono due studiosi, due profondi conoscitori del mondo numismatico e della storia napoletana.

Un caro saluto a tutti.

 

 

 

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Buon pomeriggio. A proposito di varianti sulle Piastre borboniche e massoneria, mi sono chiesto:

Potrebbe esserci un nesso "massonico" tra le diverse varianti di periodi differenti? Potrebbe esistere un fil rouge che collega una variante dello stemma con una variante in legenda? Ad esempio, se una 1795 "gigli di Francia invertiti" avesse lo stesso identico significato di una 1795 "SIGILIAR"? E se una variante 1834 "aquile capovolte" avesse lo stesso significato di una 1834 GRTIA? Se così fosse, potremmo anche concludere che una variante con i "gigli invertiti" equivale ad una variante "aquile capovolte" - e che una variante "SIGILIAR" o "SICILAR" equivale ad una variante "GRTIA" o "INPANS" etc. 

Dopo tutte queste domande, sono arrivato a delle personali conclusioni: Credo che il nesso tra le diverse varianti, ci sia. A mio avviso, qualsiasi importante modifica della moneta, ogni evidente variazione dello stemma e della legenda, potrebbe nascondere un determinato messaggio, che è sempre strettamente collegato agli avvenimenti storici di quel determinato anno (o di quel periodo). Così come ad esempio, immagino che nei primi anni del Regno di Napoli, una variante 1736 con i "gigli dei Medici invertiti" poteva semplicemente significare: noi ci siamo, siamo dentro, siamo il cerchio magico del re, il re ha il nostro appoggio. 

Allo stesso modo, suppongo che alla fine del '700, negli ultimi anni del primo periodo di Ferdinando IV, le modifiche dei conii potevano significare: dissenso. Credo che tutte le varianti di quel periodo, sia riguardanti la legenda (es. SICILAR) compreso la modifica dell'effige (abbinata a "SIGILAR"), sia la modifica dell'araldica, per citare le  Piastre (1788-'93-'95) con il simbolico "ribaltamento" dello stemma dei Borboni - quindi con i "gigli di Francia invertiti", potevano benissimo significare un'unica cosa: sovvertire! 

Per fare un altro esempio, credo che gli studi araldici di Irpino sul significato delle varianti "aquile capovolte" siano abbastanza eloquenti: cacciare il re, sovvertire l'ordine costituito, capovolgere e destabilizzare. Durante il periodo di Ferdinando II, troveremo le aquile capovolte - per la prima volta - su alcuni conii delle Piastre del 1834 e probabilmente, per la volontà di alcune società segrete di manifestare l'intento - ai "fratelli massoni" in grado di leggere quei segni - di sovvertire il regno (forse su input della massoneria francese e/o inglese?). A parte le "aquile capovolte", proprio sulle piastre del 1834, si riscontrano - per la prima volta - anche delle importanti varianti in legenda. Varianti che vedono la sostituzione di una lettera della legenda con un'altra lettera - che per giunta è "capovolta" - (vedi FERDINANDAS e ATR), come segno di sabotaggio, sostituzione e capovolgimento. Varianti che vedono legende con una lettera in meno (vedi GRTIA e REGN), come sottrazione e rifiuto. Varianti in legenda che vedono invertito l'ordine delle lettere (vedi GRAITA) come inversione di rotta e ribaltamento dell'ordine. 

Quindi, aquile capovolte e legende variate... ma perché proprio nel 1834? Riporto uno stralcio di un articolo di Paolo Mieli del 2012 scritto per "il corriere della sera" dal titolo "L'errore dei Borbone fu inimicarsi Londra. L'ostilità inglese destabilizzò il Regno di Napoli" 

[...] Fu così che Ferdinando II nel 1834 firmò (inconsapevolmente) la condanna a morte del suo regno. Quell'anno, 1834, nel pieno della «prima guerra carlista» (1833-1840), Ferdinando rifiutò di schierarsi a favore di Isabella II contro Carlo Maria Isidoro di Borbone-Spagna nel conflitto per la successione a Ferdinando VII sul trono iberico. Dalla parte di Isabella, figlia di Ferdinando VII, e contro don Carlos, fratello del re scomparso, erano scese in campo Francia e Inghilterra, che considerarono quello del regime borbonico alla stregua di un vero e proprio atto di insubordinazione. Londra ci vide, anzi, qualcosa di più: il desiderio del Regno delle Due Sicilie di elevarsi, affrancandosi da antiche subalternità, al rango di medio-grande potenza. E da quel momento iniziò a tramare per destabilizzarlo. [...] 

Così, dopo oltre un ventennio, solo a partire dal 1856 (e fino al 1859) possiamo "ritrovare" nuovamente sulle piastre - e simultaneamente - sia le varianti "aquile capovolte" che altre varianti in legenda: con lettere sostituite da altre lettere "capovolte" (vedi FERDINANDAS / ATR ed altre con le lettere A della legenda sostituite dalle lettere V capovolte). Nel 1856 abbiamo anche una variante con le lettere in legenda "invertite" di posto (vedi - TVR anziché VTR). Da non trascurare il fatto che, sulle monete da 10 tornesi, le uniche varianti in legenda conosciute, si registrano solo nel 1858 (es. FERDINANDAS). Così, aquile capovolte e legende variate - a parte il 1834 - le ritroviamo anche sulle Piastre degli ultimi anni di regno, ma perché proprio a partire dal 1856?

Allego uno stralcio del capitolo "Agesilao Milano e la cospirazione antiborbonica del 1856" dalle pagine 255-256 de "Rassegna storica del Risorgimento" 1974

[...] Ma ciò che rese scottante la questione murattista fu la nota controversia diplomatica che contrappose, nel 1856, la Francia e l'Inghilterra, unite nella guerra di Crimea, al Governo napoletano: controversia determinata sia dal rifiuto del re Ferdinando di partecipare alla guerra d'Oriente contro la Russia, sia dalle insistenze, dopo il congresso di Parigi, delle due potenze occidentali (Francia e Inghilterra) per fare concedere dal Borbone un'ampia amnistia ai condannati politici, nonché ordinamenti più umani e liberali. 4) Fu allora, come dicevasi, che il latente pericolo neo-murattista cominciò a delinearsi chiaramente nella sua grave, reale e sempre più incombente minaccia, secondato dalle Logge massoniche del Grande Oriente, e incoraggiato altresì dalle astute e sotterranee manovre del conte Cavour, il quale, a quell'epoca* non era alieno dall'idea di riservare alla Francia il lontano Mezzogiorno d'Italia, nella speranza di ottenere, in cambio, l'alleanza di Napoleone III in una guerra contro l'Austria, che avrebbe dovuto fruttare al Piemonte la conquista e l'annessione del più vicino Lombardo-Veneto. Intanto nel napoletano, il comm. Don Pasquale Mirabei Centurione, am­bizioso Intendente della provincia di Principato Ulteriore, redigeva (1*11 gen­naio 1854) un ampio rapporto sulle informazioni ricevute ad Avellino da Achille De Michele, farmacista, domiciliato in Castelfranco di Capitanata, inviandone copia al direttore del ministero della Polizia generale, Don Orazio Mazza.*) Il De Michele aveva conosciuto a Benevento un certo D. Domenico Isernia, il quale, nel corso di vari colloqui, gli aveva confidato che, oltre ad una setta denominata Socialismo, se ne era costituita recentemente un'altra, più gene-ratizzata , detta Murattina* con la denominazione ufficiale di Filo Elettrico, Il programma d'azione era il seguente: si sarebbero dovuti corrompere quaranta soldati, per ciascun reggimento, oltre ad un congruo numero di ufficiali, co­stringendo, in tal modo, il governo a mobilitare altri reparti dell'esercito per arrestare i disertori e i ribelli. Dei conseguenti disordini avrebbe approfittato Luciano Murat, che si sarebbe diretto verso il territorio del Regno con una fiotta navale francese e con truppe da sbarco. Segno di riconoscimento per gli affiliati: era quello di dare la mano palma a palma senza stringerla, rimanendo aperta e agitandosi vicendevolmente . Fine ultimo sia dell'una, sia dell'altra associazione segreta era quello di distruggere tutta la famiglia reale e tutti i dipendenti ad essa affezionati. La rivoluzione sarebbe dovuta avvenire prima di Pasqua (cioè prima del 16 aprile 1854). Quasi contemporaneamente, un'altra setta filofrancese, che si proponeva l'eversione della dinastia borbonica, e nella quale erano implicati il prete Don Michele Pacciolla, Nicola Lopez, e Giu­seppe Patricelli, fu scoperta dalla polizia a Frattamaggiore. [...] 

Un saluto,

Lorenzo

Modificato da LOBU
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4 ore fa, LOBU dice:

Buon pomeriggio. A proposito di varianti sulle Piastre borboniche e massoneria, mi sono chiesto:

Potrebbe esserci un nesso "massonico" tra le diverse varianti di periodi differenti? Potrebbe esistere un fil rouge che collega una variante dello stemma con una variante in legenda? Ad esempio, se una 1795 "gigli di Francia invertiti" avesse lo stesso identico significato di una 1795 "SIGILIAR"? E se una variante 1834 "aquile capovolte" avesse lo stesso significato di una 1834 GRTIA? Se così fosse, potremmo anche concludere che una variante con i "gigli invertiti" equivale ad una variante "aquile capovolte" - e che una variante "SIGILIAR" o "SICILAR" equivale ad una variante "GRTIA" o "INPANS" etc. 

Dopo tutte queste domande, sono arrivato a delle personali conclusioni: Credo che il nesso tra le diverse varianti, ci sia. A mio avviso, qualsiasi importante modifica della moneta, ogni evidente variazione dello stemma e della legenda, potrebbe nascondere un determinato messaggio, che è sempre strettamente collegato agli avvenimenti storici di quel determinato anno (o di quel periodo). Così come ad esempio, immagino che nei primi anni del Regno di Napoli, una variante 1736 con i "gigli dei Medici invertiti" poteva semplicemente significare: noi ci siamo, siamo dentro, siamo il cerchio magico del re, il re ha il nostro appoggio. 

Allo stesso modo, suppongo che alla fine del '700, negli ultimi anni del primo periodo di Ferdinando IV, le modifiche dei conii potevano significare: dissenso. Credo che tutte le varianti di quel periodo, sia riguardanti la legenda (es. SICILAR) compreso la modifica dell'effige (abbinata a "SIGILAR"), sia la modifica dell'araldica, per citare le  Piastre (1788-'93-'95) con il simbolico "ribaltamento" dello stemma dei Borboni - quindi con i "gigli di Francia invertiti", potevano benissimo significare un'unica cosa: sovvertire! 

Per fare un altro esempio, credo che gli studi araldici di Irpino sul significato delle varianti "aquile capovolte" siano abbastanza eloquenti: cacciare il re, sovvertire l'ordine costituito, capovolgere e destabilizzare. Durante il periodo di Ferdinando II, troveremo le aquile capovolte - per la prima volta - su alcuni conii delle Piastre del 1834 e probabilmente, per la volontà di alcune società segrete di manifestare l'intento - ai "fratelli massoni" in grado di leggere quei segni - di sovvertire il regno (forse su input della massoneria francese e/o inglese?). A parte le "aquile capovolte", proprio sulle piastre del 1834, si riscontrano - per la prima volta - anche delle importanti varianti in legenda. Varianti che vedono la sostituzione di una lettera della legenda con un'altra lettera - che per giunta è "capovolta" - (vedi FERDINANDAS e ATR), come segno di sabotaggio, sostituzione e capovolgimento. Varianti che vedono legende con una lettera in meno (vedi GRTIA e REGN), come sottrazione e rifiuto. Varianti in legenda che vedono invertito l'ordine delle lettere (vedi GRAITA) come inversione di rotta e ribaltamento dell'ordine. 

Quindi, aquile capovolte e legende variate... ma perché proprio nel 1834? Riporto uno stralcio di un articolo di Paolo Mieli del 2012 scritto per "il corriere della sera" dal titolo "L'errore dei Borbone fu inimicarsi Londra. L'ostilità inglese destabilizzò il Regno di Napoli" 

[...] Fu così che Ferdinando II nel 1834 firmò (inconsapevolmente) la condanna a morte del suo regno. Quell'anno, 1834, nel pieno della «prima guerra carlista» (1833-1840), Ferdinando rifiutò di schierarsi a favore di Isabella II contro Carlo Maria Isidoro di Borbone-Spagna nel conflitto per la successione a Ferdinando VII sul trono iberico. Dalla parte di Isabella, figlia di Ferdinando VII, e contro don Carlos, fratello del re scomparso, erano scese in campo Francia e Inghilterra, che considerarono quello del regime borbonico alla stregua di un vero e proprio atto di insubordinazione. Londra ci vide, anzi, qualcosa di più: il desiderio del Regno delle Due Sicilie di elevarsi, affrancandosi da antiche subalternità, al rango di medio-grande potenza. E da quel momento iniziò a tramare per destabilizzarlo. [...] 

Così, dopo oltre un ventennio, solo a partire dal 1856 (e fino al 1859) possiamo "ritrovare" nuovamente sulle piastre - e simultaneamente - sia le varianti "aquile capovolte" che altre varianti in legenda: con lettere sostituite da altre lettere "capovolte" (vedi FERDINANDAS / ATR ed altre con le lettere A della legenda sostituite dalle lettere V capovolte). Nel 1856 abbiamo anche una variante con le lettere in legenda "invertite" di posto (vedi - TVR anziché VTR). Da non trascurare il fatto che, sulle monete da 10 tornesi, le uniche varianti in legenda conosciute, si registrano solo nel 1858 (es. FERDINANDAS). Così, aquile capovolte e legende variate - a parte il 1834 - le ritroviamo anche sulle Piastre degli ultimi anni di regno, ma perché proprio a partire dal 1856?

Allego uno stralcio del capitolo "Agesilao Milano e la cospirazione antiborbonica del 1856" dalle pagine 255-256 de "Rassegna storica del Risorgimento" 1974

[...] Ma ciò che rese scottante la questione murattista fu la nota controversia diplomatica che contrappose, nel 1856, la Francia e l'Inghilterra, unite nella guerra di Crimea, al Governo napoletano: controversia determinata sia dal rifiuto del re Ferdinando di partecipare alla guerra d'Oriente contro la Russia, sia dalle insistenze, dopo il congresso di Parigi, delle due potenze occidentali (Francia e Inghilterra) per fare concedere dal Borbone un'ampia amnistia ai condannati politici, nonché ordinamenti più umani e liberali. 4) Fu allora, come dicevasi, che il latente pericolo neo-murattista cominciò a delinearsi chiaramente nella sua grave, reale e sempre più incombente minaccia, secondato dalle Logge massoniche del Grande Oriente, e incoraggiato altresì dalle astute e sotterranee manovre del conte Cavour, il quale, a quell'epoca* non era alieno dall'idea di riservare alla Francia il lontano Mezzogiorno d'Italia, nella speranza di ottenere, in cambio, l'alleanza di Napoleone III in una guerra contro l'Austria, che avrebbe dovuto fruttare al Piemonte la conquista e l'annessione del più vicino Lombardo-Veneto. Intanto nel napoletano, il comm. Don Pasquale Mirabei Centurione, am­bizioso Intendente della provincia di Principato Ulteriore, redigeva (1*11 gen­naio 1854) un ampio rapporto sulle informazioni ricevute ad Avellino da Achille De Michele, farmacista, domiciliato in Castelfranco di Capitanata, inviandone copia al direttore del ministero della Polizia generale, Don Orazio Mazza.*) Il De Michele aveva conosciuto a Benevento un certo D. Domenico Isernia, il quale, nel corso di vari colloqui, gli aveva confidato che, oltre ad una setta denominata Socialismo, se ne era costituita recentemente un'altra, più gene-ratizzata , detta Murattina* con la denominazione ufficiale di Filo Elettrico, Il programma d'azione era il seguente: si sarebbero dovuti corrompere quaranta soldati, per ciascun reggimento, oltre ad un congruo numero di ufficiali, co­stringendo, in tal modo, il governo a mobilitare altri reparti dell'esercito per arrestare i disertori e i ribelli. Dei conseguenti disordini avrebbe approfittato Luciano Murat, che si sarebbe diretto verso il territorio del Regno con una fiotta navale francese e con truppe da sbarco. Segno di riconoscimento per gli affiliati: era quello di dare la mano palma a palma senza stringerla, rimanendo aperta e agitandosi vicendevolmente . Fine ultimo sia dell'una, sia dell'altra associazione segreta era quello di distruggere tutta la famiglia reale e tutti i dipendenti ad essa affezionati. La rivoluzione sarebbe dovuta avvenire prima di Pasqua (cioè prima del 16 aprile 1854). Quasi contemporaneamente, un'altra setta filofrancese, che si proponeva l'eversione della dinastia borbonica, e nella quale erano implicati il prete Don Michele Pacciolla, Nicola Lopez, e Giu­seppe Patricelli, fu scoperta dalla polizia a Frattamaggiore. [...] 

Un saluto,

Lorenzo

 

Buongiorno,non ho le giuste conoscenze in araldica e simbologia massonica,ma ammetto che le tue conclusioni mi sembrano alquanto interessanti se consideriamo anche gli avvenimenti storici proprio negli anni dove troviamo queste varianti,in particolare trovo interessante le considerazioni sull'anno 1856,anno in cui ci fu l'attentato al Re,ed è sempre nel 56 che troviamo anche la mezza piastra da 60 grana con le croci al posto dei gigli nella partizione dei Farnese,che ci sia un collegamento anche in questo caso?...

Modificato da gennydbmoney
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18 ore fa, gennydbmoney dice:

sempre nel 56 che troviamo anche la mezza piastra da 60 grana con le croci al posto dei gigli nella partizione dei Farnese,che ci sia un collegamento anche in questo caso?

Buongiorno. Sì Genny, potrebbe esserci un collegamento anche con la mezza piastra, visto che si tratta sempre del 1856... 
chissà, magari c'è anche con la variante in legenda sul tarì da 20 Grana "FERDLNANDVS", guarda caso 1856. 

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19 ore fa, gennydbmoney dice:

Buongiorno,non ho le giuste conoscenze in araldica e simbologia massonica,ma ammetto che le tue conclusioni mi sembrano alquanto interessanti se consideriamo anche gli avvenimenti storici proprio negli anni dove troviamo queste varianti,in particolare trovo interessante le considerazioni sull'anno 1856,anno in cui ci fu l'attentato al Re,ed è sempre nel 56 che troviamo anche la mezza piastra da 60 grana con le croci al posto dei gigli nella partizione dei Farnese,che ci sia un collegamento anche in questo caso?...

 

Buongiorno a tutti, colgo l'occasione per riproporre la mia mezza piastra del 56.

Saluti

Alberto

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Supporter

Ciao, Lorenzo. Un altro intervento inappuntabile. Qualcuno potrebbe dire di non essere d’accordo con te, poi, però, non saprebbe cosa controbattere e non riuscirebbe ad inficiare le tue ipotesi fornendone altre parimenti plausibili e convincenti. I  tuoi approfondimenti prendono sempre sviluppo da fonti storiche, culturali e documentali. Cosa non alla portata di tutti ed io non posso che ringraziarti per l’impegno da te profuso.

Anch’io credo che i “gigli invertiti”, le “aquile capovolte”, “ le arme assenti”… siano lì a lanciare dei messaggi. Sicuramente non sono, come già affermato in altre occasioni, figli della casualità.

Se continuano a bucarmi le ruote dell’auto, senza che le altre parcheggiate di fianco o nei pressi subiscano mai alcun danno, ad un certo punto dovrò pur riflettere, cercare di risalire alle possibili cause di quanto accade, perché la situazione non rientra di sicuro nella normalità delle cose.
Ed allora, consideriamo tutte le piastre e mezze piastre Sebeto del 1734/35/36/47/48/49: non è assolutamente nella normalità delle cose che i “gigli invertiti” si trovino unicamente nelle piastre del 1736. Per giunta, tanto per marcare la particolarità, addirittura su due conii l’uno diverso dall’altro. Come mai? È assurdo che qualcuno, ad un certo punto, si dia da fare per cercare di risalire alle cause di una evidenza tanto strana e inspiegabile?  
Dando per scontato un utilizzo alla pari, casuale e senza prevalenze, dei gigli nella posizione 2/1 oppure 1/2 negli stemmi borbonici dell’epoca, perché   non troviamo una identica corrispondenza  negli scudi presenti sulle monete?

Consideriamo, adesso, le piastre 120 grana di Ferdinando IV del 1784/85/86/87/88/89/90/91/92/93/94/96/98/99. Aggiungiamoci quelle del 1800 e del 1802.
Mi spiegate perché, nello scudo centrale del Borbone, i “ gigli invertiti” si riscontrano solo su alcuni esemplari delle piastre del 1788, 1793 e 1795? Come è possibile giustificare ciò, se poi si sostiene che, all’epoca, era pura normalità imbattersi in gigli nella posizione 2/1 oppure 1/2?

La verità, invece, è evidentemente un’altra: i gigli a piramide dovevano senz’altro costituire la diversità e, sulle monete, venivano utilizzati per inviare messaggi, in circostanze particolari e con finalità ben precise, in concomitanza con determinati eventi o fatti particolari.

Altro mistero: le piastre 120 grana  di Ferdinando II, che si estendono dal 1831 al 1859. 
Come mai non presentano mai, e dico “mai”, i gigli a piramide se utilizzarli rientrava realmente nella normalità delle cose? Oggi, di piastre di Ferdinando II ne troviamo a camionate, ma mai una sola con i gigli invertiti!
 Però, guarda caso, nello spazio Aragona sono presenti le “aquilette rovesciate”, che interessano l’anno 1834 e poi ritornano , dopo oltre un ventennio, dal 1856 al 1859.
 Come mai? Non viene spontaneo chiedersi il motivo di tutto ciò? Possiamo davvero pensare che sia dovuto tutto alla pura casualità?
 
Non credo proprio e dobbiamo solo ringraziare chi si applica per tentare di fornirci delle risposte plausibili, studiando i pochi documenti disponibili e cercando di ricollegare le evidenze che oggi si manifestano alla storia ed alla cultura del tempo dei Borbone. 

È vero, mi sono ripetuto e ne sono consapevole, ma è altrettanto vero che nessuno, a parte Lorenzo, si è provato, fino ad ora, a dare delle risposte ai miei quesiti.

Un caro saluto a tutti.

 

 

 

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cioè, siccome dei maestri di zecca erano massoni allora la variante dei gigli avrebbe un significato massonico?

mi sembra  proprio un'argomentazione pseudoscientifica. 

 

Cita

Lo studioso che scrive di una variante "gigli invertiti" come di un chiaro ed esplicito simbolo massonico, non cerca una prova scritta perché è consapevole - trattandosi di società segrete - di non poter trovare nessun documento scritto a riguardo. Lo stesso simbolismo rappresenta il linguaggio della massoneria e quindi, la stessa variante rappresenta LA PROVA dell'intervento della massoneria. Questo per dire che probabilmente, la prova che si cerca è sotto agli occhi di tutti.


no, questo è un modo di procedere pseudo-scientifico. Così scrivono i "diabolici", per citare il Pendolo di Foucault del compianto Prof. Umberto Eco.
Gli studiosi seri si basano sulle fonti, in questo caso i documenti delle logge, le divulgazioni, le pubblicazioni più o meno ufficiali, i protocolli, la corrispondenza, le memorie. quello che non è scritto fa parte al limite della ricostruzione ipotetica. La stessa variante di per sé non È prova proprio di nulla.

Modificato da manuelcecca
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17 minuti fa, manuelcecca dice:

cioè, siccome dei maestri di zecca erano massoni allora la variante dei gigli avrebbe un significato massonico?

mi sembra  proprio un'argomentazione pseudoscientifica. 

 


no, questo è un modo di procedere pseudo-scientifico. Così scrivono i "diabolici", per citare il Pendolo di Foucault del compianto Prof. Umberto Eco.
Gli studiosi seri si basano sulle fonti, in questo caso i documenti delle logge, le divulgazioni, le pubblicazioni più o meno ufficiali, i protocolli, la corrispondenza, le memorie. quello che non è scritto fa parte al limite della ricostruzione ipotetica. La stessa variante di per sé non È prova proprio di nulla.

 

Ottimo intervento. Purtroppo si spaccia per verità assoluta ciò che è il risultato di mere ipotesi.

Certo, i massoni sono suggestivi, intriganti, ma dove stanno le prove?

Ogni dichiarazione deve essere ben argomentata e deve citare le fonti, in caso contrario sono solo chiacchere e la numismatica, cosa seria, delle chiacchere se ne fa un fico secco!

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11 minuti fa, demonetis dice:

Ottimo intervento. Purtroppo si spaccia per verità assoluta ciò che è il risultato di mere ipotesi.

Certo, i massoni sono suggestivi, intriganti, ma dove stanno le prove?

Ogni dichiarazione deve essere ben argomentata e deve citare le fonti, in caso contrario sono solo chiacchere e la numismatica, cosa seria, delle chiacchere se ne fa un fico secco!

 

e bé, lo "zampino massonico" è un tassello che  va bene per ogni stagione

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Comunque sia, sono delle opinioni ed in quanto tali perché non rispettarle?
 

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Ciao, Manuelcecca. Siamo pur sempre nel campo delle ipotesi, perché di certezze assolute non ne esistono. Si cerca di dare una risposta “possibile”, una spiegazione “plausibile” a delle evidenze che abbiamo davanti agli occhi senza conoscerne le motivazioni vere, le origini da cui scaturiscono. E ciò viene fatto con delle argomentazioni che non sono sicuramente campate in aria e che, naturalmente, possono essere condivise oppure no. Ma allora, dobbiamo anche precisare cosa, secondo noi, può essere accaduto. Pensiamo veramente che tutto quanto delineato nei post precedenti sia dovuto a delle semplici e ricorrenti casualità? Secondo me, questa è la strada per scrollarsi di dosso il peso della ricerca, dell’approfondimento e per risolvere il tutto in maniera superficiale e semplicistica. Io non ho ancora ricevuto risposte ai miei quesiti. Giusti o sbagliati che siano. Grazie. Un caro saluto.

.

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7 minuti fa, Oppiano dice:

Comunque sia, sono delle opinioni ed in quanto tali perché non rispettarle?
 

 

Le opinioni sono ben accette, purché si scriva "credo", "penso", "può essere", ma non "è".

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Adesso, demonetis dice:

Le opinioni sono ben accette, purché si scriva "credo", "penso", "può essere", ma non "è".

 

Anche questo è vero!

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Manuelcecca, se lo zampino massonico va bene per ogni stagione, pensa quante volte ed in quante circostanze  ci si è nascosti dietro la foglia di fico della casualità per evitare di dare delle risposte e perché di quella situazione non si capiva nulla. Ti assicuro, per esperienza personale, tante, ma tante tante volte. All’infinito. Aspetto sempre delle risposte precise e dettagliate ai quesiti del post numero 166. Ciao.

Oppiano, sono del tuo parere. Infatti, si parla di possibilità, si fanno delle congetture, pur sempre con agganci ad una certa realtà storico- culturale. La sfera di cristallo la dobbiamo ancora acquistare! Ciao.

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15 minuti fa, Releo dice:

Ciao, Manuelcecca. Siamo pur sempre nel campo delle ipotesi, perché di certezze assolute non ne esistono. Si cerca di dare una risposta “possibile”, una spiegazione “plausibile” a delle evidenze che abbiamo davanti agli occhi senza conoscerne le motivazioni vere, le origini da cui scaturiscono. E ciò viene fatto con delle argomentazioni che non sono sicuramente campate in aria e che, naturalmente, possono essere condivise oppure no. Ma allora, dobbiamo anche precisare cosa, secondo noi, può essere accaduto. Pensiamo veramente che tutto quanto delineato nei post precedenti sia dovuto a delle semplici e ricorrenti casualità? Secondo me, questa è la strada per scrollarsi di dosso il peso della ricerca, dell’approfondimento e per risolvere il tutto in maniera superficiale e semplicistica. Io non ho ancora ricevuto risposte ai miei quesiti. Giusti o sbagliati che siano. Grazie. Un caro saluto.

.

 

non ho parlato delle "opinioni" o delle "ipotesi" in sé, ma del modo di argomentare, cioè del metodo di analisi dei fatti.

però se vuoi ti dico anche cosa penso di queste ipotesi.

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