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Recentemente, approfittando della possibilità di ammortizzare le spese di spedizione dell' un acquisto di una moneta, per poco più di 5  euro ne ho presa anche un'altra.

Ecco le foto del venditore:

image.png

image.png

Ed ecco le mie foto. Mi scuserete per la qualità: sono negato! In più, i miei mezzi tecnologici sono quelli che sono e io, in generale, non amo fotografare.

DSC03732 bis.jpg

DSC03733 bis.jpg

 

 

Si tratta di una moneta di 2.96 grammi per 21.94 mm.

Questo e’ quanto mi pare di vedere (le lettere in corsivo sono una mia interpretazione).

D/ IMP CONSTANTINVS P F AVG:  Busto di Costantino I , laureato, drappeggiato e corazzato, a destra.

R/  SOLI INV-I-CTO COMITI; R/F nei campi; Il Sole stante a sinistra, radiato, con la mano destra alzata, un globo nella mano sinistra, una clamide attorno alla spalla sinistra che cade in giù lungo il corpo.

ESERGO: RS; zecca di Roma, 2^ officina (mi sembra di vedere così; o e’ solo pareidolia?)

InkedDSC03733 bis_LI ritaglio.jpg

In buona sostanza, si tratta di una classica tipologia SOLI INVICTO COMITI di Costantino I

Type 125 (tesorillo.com)

A conferma della ipotesi della zecca di Roma vi sarebbero poi le lettere R ed F nei campi del rovescio (sempre da Tesorillo.com):

image.png

Giusto per dire, potrebbe trattarsi di una moneta tipo questa, la RIC VII Roma 2:

image.png

Per quello che può valere, il RIC la da’ come “scarce” per la seconda officina.

A questo punto mi si potrebbe chiedere: cosa ti ha spinto ad acquistare questa moneta?

Certo, il pezzo non e’ un granché, me ne rendo conto. Purtroppo, la conservazione e’ piuttosto bassa. Tuttavia, la reputo nel complesso ancora godibile. Del resto…chi colleziona monete lo sa bene: e’ la moneta che ti chiama…

E  lei …brutta, storta e malfatta, a modo suo, mi ha chiamato.

Comunque, a parte tutte le considerazioni “romantiche”, Il prezzo basso sicuramente ha inciso: si tratta effettivamente di pochi euro, il costo di una birretta.

Quanto alla rarità (ammesso e non concesso che si tratti della RIC VII 2),  devo dire che al momento dell’acquisto non avevo neppure identificato la moneta. E  poi la rarità del RIC, onestamente,  la guardo poco, al massimo come riferimento.

La cosa che mi ha  spinto all’acquisto e’ stata in realtà una semplice particolarità: una doppia battitura sul dritto.

Non avevo mai avuto in mano una moneta con doppia battitura e così  ho pensato di prenderne una  per studiarmela da vicino e con questa scusa andare un po’ a rivedere le tecniche di coniazione che, devo ammetterlo, conosco piuttosto poco. Male! direte voi. E avete ragione.

Mi sono quindi messo a leggere, ma devo però dire che, leggendo, i miei dubbi sono aumentati.

Ho provato quindi a riassumere brevemente e per sommi capi come credo dovesse avvenire all’epoca  la coniazione di una moneta, giusto per cercare di fare un po’ di chiarezza nella mia mente.

Le monete romane erano il risultato di un tondello metallico battuto tra due conii, quello di martello e quello di incudine.  La forza generata dal colpo del martello spingeva il metallo dalle superfici del tondello vergine fino alle parti incise dei conii producendo quindi le effigi in rilievo sulla moneta. I conii erano incisi a mano da veri artigiani specializzati chiamati signatores o scalptores.

L'analisi della struttura interna dei bronzi del tardo impero rivela come  le monete venissero lavorate a caldo; ovvero, il tondello, prima di essere coniato, veniva scaldato  per renderlo più malleabile. Uno dei due conii veniva fissato sull’incudine con un supporto fisso (conio di incudine). Quindi il suppostor, mediante una tenaglia, vi posizionava sopra  il tondello sul quale poi appoggiava  l’altro conio che veniva infine battuto da un grosso martello (malleus, da cui il nostro “maglio”) brandito da un malleator.  Spesso erano necessarie più di un colpo di martello per poter imprimere le tracce sul tondello (in particolare con i bronzi, meno malleabili dei metalli nobili) e questo spiega alcuni errori di conio quali appunto le doppie battiture.

Le doppie battiture creano veri e propri sdoppiamenti di immagine. Se il difetto si presenta su entrambe le facce della moneta vi e’ stato uno spostamento del tondello. Se e’ presente solo su una faccia lo spostamento ha riguardato il solo conio di martello.

Ecco alcuni esempi:

image.pngimage.png

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image.pngimage.png

 

image.png

 

In questo caso che segue  la moneta si e’ anche capovolta per cui sono rimaste impresse due effigi uguali (di dritto e di rovescio su ambo le facce):

image.png

Una prima domanda che vi pongo è: come si decideva quanti colpi dare? Si effettuava un primo colpo e poi si controllava? Si effettuavano subito (se necessario) due colpi in base (per esempio)al metallo?  E come avveniva il controllo?

Questa che ho provato a descrivere e’ la tecnica più comune, ma non e’ escluso che per coniare le monete di bronzo  più grandi (tipo i sesterzii) si ricorresse ad altre tecniche:

Come scrive Caza nel suo “A Handbook of late roman bronze coin types, 324-395” a proposito del periodo indicato, e’ probabile che un semplice martello brandito non potesse generare la forza richiesta per coniare bene le  monete di diametro più grande. Ipotizza, quindi, l’utilizzo di quello che lui chiama “drop-hammer”, termine che potremmo tradurre con “martello a caduta”. In breve, il conio di martello veniva inserito nella parte inferiore di un grosso peso che, sollevato in alto grazie a corde e carrucole attaccate ad un telaio, veniva poi fatto cadere giù (di peso, appunto) sul tondello vergine appoggiato sul conio di incudine. Sempre secondi Caza, probabilmente questa tecnica era molto usata per coniare i bronzi in generale.

Torniamo alla mia monetina.

image.png

La doppia battitura si nota solo sul dritto: doppio contorno presente dietro la testa di Costantino I e legende doppie visibili sul lato destro della moneta

Cosa le e’ successo? Ipotizzo che la moneta abbia avuto due colpi di martello, E penso voluti (ta-ta), piuttosto che accidentali (ta-tan, ovvero il primo diretto, il secondo di rimbalzo).

Durante il primo colpo,  il conio di martello  si deve essere  spostato  per cui,  quando e’ arrivato il secondo colpo,  la nuova effigie di Costantino I si e’ venuta a trovare spostata verso destra rispetto alla prima e lo stesso e’ avvenuto per la legenda. In realtà il conio di martello deve avere avuto uno spostamento più complesso di un semplice movimento di lateralità, come si può ben notare dai due profili della nuca di Costantino I e dalle legende.

Tutto qui? Non proprio.

Molto particolare (almeno per le mie poche conoscenze) e’ il fatto che la parte visibile della prima battitura posta dietro all’effigie di Costantino I  (dietro la nuca)  sia praticamente liscia. Quale può essere la spiegazione? Forse il primo era un colpo “stanco”? Ma perché allora il profilo e’ completamente piatto, liscio  e senza alcun segno?

Oppure:

Forse e’ così perché appiattita dal profilo del conio di martello durante il secondo colpo?

Provo a spiegare meglio il mio pensiero:

Ho provato a cercare come fosse fatto un conio. Guardando nelle pagine del nostro forum ho trovato questo:

image.pngImmagine1 bis.png

 

Immagine2 bis.jpg

Da come ho letto, mi sembra che permangano molti dubbi sulla autenticità dei conii ritrovati (peraltro assai pochi), anche perchè, essendo soggetti a forte usura, venivano poi distrutti e rimpiazzati da nuovi. Per di più, questi illustrati mi sembrano tutti conii di incudine.

Comunque, ammettendo che un conio fosse grosso modo così, cosa potrebbe essere successo?

Proviamo a schematizzare il mio pensiero con un disegno

image.png

Il malleatore batte una prima volta sul conio di martello e genera la prima incisione (disegno A)

Durante questa prima martellata il conio di martello  si deve essere  spostato  per cui,  quando e’ arrivato il secondo colpo,  il  bordo liscio del conio di martello si e’ mangiato  parte della prima effigie creando una sorta di scalino rispetto al fondo piatto della moneta. Tuttavia, perché questo fenomeno non si rileva sulle legende? Perché anche parte di esse non e’ mangiato dal bordo del conio?

Ecco un altro esempio simile al mio:

image.png

Guardate il profilo della fronte di Filippo l’Arabo: e’ anche qui liscia.

E voi, come la spiegate questa cosa? Sono curioso di sentire la vostra opinione.

Mi rimane ancora un grosso dubbio.

Io sapevo che il conio di incudine veniva abitualmente destinato al dritto, quindi all’effigie dell’imperatore.

Cio’ in quanto il conio di incudine e’ più fermo e quindi l’immagine verrebbe impressa più centrata. Inoltre, ciò consentirebbe di abbinare più facilmente un particolare dritto con l’immagine dell’imperatore a diversi rovesci. Poi, il conio di incudine si usura meno perché riceve il colpo in maniera indiretta. Infine, i pochi conii ritrovati (veri o falsi che siano) sono probabilmente conii di incudine, visto che sono piuttosto grossi ed hanno l’effigie dell’imperatore.

Però, se guardo la mia moneta, la doppia battitura sul solo dritto si spiega solo ammettendo che l’effigie dell’imperatore sia stata impressa dal conio di martello….

Insomma, non mi ci raccapezzo. Qualcuno vuole aggiungere qualcosa in proposito?

Una cosa ho capito: ho ancora tanto da studiare!

Spero proprio che il vostro aiuto chiarisca i  mei tanti punti oscuri.

Un ringraziamento particolare va all'amico e collega Curatore @Illyricum65 per i suggerimenti e i disegni esplicativi

Ora vi lascio. Devo andare a pranzo da mia suocera e poi a spalare la neve. Si preannuncia una giornata pesante....?

Buona festa a tutti da Stilicho

 

Fonti:

- Savio. Monete romane Hoepli

- Caza. “A Handbook of late roman bronze coin types, 324-395”. Spink

- Il nostro forum:

Tecniche di Coniazione (lamoneta.it)

 

 

 

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  • Grazie 2

Inviato

Effettivamente il conio di incudine era quello destinato al ritratto dell'imperatore.

La risposta all'ultima domanda è il fatto che a volte il tondello, dopo il primo colpo, restava attaccato al martello. Questo provocava due effetti. Lo spostamento del conio di incudine, perché difficilmente il secondo colpo cadeva esattamente dove il primo e, se non si accorgevano della cosa e mettevano un altro tondello sull'incudine, un doppio ritratto sulla moneta di cui uno in incuso.

Arka

Diligite iustitiam

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Inviato
2 minuti fa, Arka dice:

Effettivamente il conio di incudine era quello destinato al ritratto dell'imperatore.

La risposta all'ultima domanda è il fatto che a volte il tondello, dopo il primo colpo, restava attaccato al martello. Questo provocava due effetti. Lo spostamento del conio di incudine, perché difficilmente il secondo colpo cadeva esattamente dove il primo e, se non si accorgevano della cosa e mettevano un altro tondello sull'incudine, un doppio ritratto sulla moneta di cui uno in incuso.

Arka

Diligite iustitiam

Scusa Arka ma non è esattamente il contrario? Ovvero conio di incudine con rovescio e conio di martello con ritratto? Ciò sarebbe spiegabile con il fatto che l'interesse stava in primis nel diffondere il ritratto e i suoi titoli. E motiverebbe perché spesso i rovesci del III secolo sono "stanchi"... il conio di martello si degradava in quanto assorbiva la maggior parte dell'energia del colpo. Infatti questi ultimi venivano rimpiazzati più di frequente rispetto a quelli del diritto.

Senza alcuna vis polemica sia ben chiaro, solo per chiarire. ?

Saluti

Illyricum  


Inviato
11 minuti fa, Illyricum65 dice:

Scusa Arka ma non è esattamente il contrario? Ovvero conio di incudine con rovescio e conio di martello con ritratto? Ciò sarebbe spiegabile con il fatto che l'interesse stava in primis nel diffondere il ritratto e i suoi titoli. E motiverebbe perché spesso i rovesci del III secolo sono "stanchi"... il conio di martello si degradava in quanto assorbiva la maggior parte dell'energia del colpo. Infatti questi ultimi venivano rimpiazzati più di frequente rispetto a quelli del diritto.

Senza alcuna vis polemica sia ben chiaro, solo per chiarire. ?

Saluti

Illyricum  

Mi auto rispondo. Il conio di incudine è quello del ritratto e di degrada di meno in quanto assorbe una dose di energia minore perché quella iniziale diretta (trasmessa dal martello) viene trasmessa al conio di martello, parzialmente assorbita dal tondello (che assorbe parte dell'energia) e quindi al conio di incudine appoggiato talvolta su un ceppo (?).

Chiedo venia

Illyricum

;)

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  • Grazie 1

Supporter
Inviato

@Arka

Innanzi tutto, grazie per il tuo intervento.

Vediamo se ho capito. 

Nel caso della mia moneta, dopo il primo colpo, essa e' rimasta attaccata al conio di martello. Quando e' arrivato il secondo colpo e' però capitato che questo non si ripercuotesse sul conio di incudine esattamente come nel primo colpo e quindi si e' generata una doppia immagine sul dritto; dritto (con il volto dell'imperatore) che quindi era impresso proprio dal conio di incudine.

Dimmi se e' ho interpretato bene le tue parole.

Ciao da Stilicho

 

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Inviato

Ciao, inizio questo mio intervento con l'augurare a tutti noi ed alle nostre famiglie un sereno inizio di feste natalizie. Secondo me la tua moneta ha semplicemente subito due colpi di martello, visibili sul dritto in maniera più evidente, come correttamente spiegato da Arka perché la moneta è rimasta attaccata al conio di martello. Per il difetto invece che si può vedere nella parte centrale anteriore del ritratto di Filippo io mi sentirei di imputarlo non ad una doppia battitura, bensì ad una vera rottura del conio di incudine proprio in quel punto(col  conio di incudine succedeva più raramente, ma succedeva mentre il conio di martello andava molto più soggetto all'usura ed alla rottura in quanto subiva il colpa diretto del martello). Altre opinioni I'm merito sarebbero interessanti. Concludo facendo una mia piccola e personale considerazione(opinabilissima) per quel che riguarda la tecnica di coniazione delle monete da parte dei romani, soprattutto quelle in bronzo che secondo Caza venivano coniate anche con una sorte di " pseudo macchinario di tipo più moderno", io personalmente penso di no. Per me venivano coniate tutte a braccio dal malleatore, forse i tondelli venivano prima riscaldati per ammorbidirli un po' e successivamente battuti. Altre notizie a tal proposito sarebbero interessanti?.                                         ANTONIO 

  • Grazie 1

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Inviato

Ho letto (mi pare proprio sul forum) che la scelta di destinare l'immagine dell'imperatore al conio di incudine fosse anche legata al fatto di rispettare, per così dire, l'immagine del sovrano che non avrebbe subito il colpo diretto del martello.

Ho poi anche letto che si facesse così per rispetto di una tradizione millenaria che così aveva sempre fatto.

Io personalmente, conoscendo i Romani, propenderei per una scelta più pratica e meno sentimentale.

Questo il  mio pensiero.


Inviato

Ciao @Stilicho, 

ostenti ripetutamente un'estrema modestia ma i contenuti da te pubblicati rivelano una grande competenza e preparazione. Che dire... complimenti! E' sempre un piacere leggere i tuoi post.

Sto sfogliando il libro di Finetti ma l'argomento dello scivolamento di conio viene affrontato sinteticamente senza entrare nell'analisi specifica di diverse situazioni. Il mantenimento della medesima posizione relativa dei coni e del tondello durante la coniazione è sempre stato un problema nell'antichità: a partire dai primissimi stateri in elettro dove il rovescio incuso informe non era altro che un punzone che penetrava all'interno del tondello tenendolo fermo (si veda pag.48 del libro di Finetti).

La ricostruzione di Arka sulla ragione della doppia battitura al diritto mi pare sensata e coerente.

 

 

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Supporter
Inviato (modificato)

@Ross14

Grazie, detto da te e' un onore; mi fa molto piacere il tuo apprezzamento. Uno stimolo in più per continuare a studiare (che e' la cosa bella di questo mondo). 

Sì, anche a me la spiegazione di Arka sembra la più plausibile. Mi riallaccio quindi a ciò e mi chiedo: la coniazione avveniva sempre con due colpi? O almeno era così per i bronzi del IV secolo? Certo che con due colpi mi aspetterei più errori.

Modificato da Stilicho
correzione di errore

Inviato
8 minuti fa, Stilicho dice:

@Ross14

Grazie, detto da te e' un onore; mi fa molto piacere il tuo apprezzamento. Uno stimolo in più per continuare a studiare (che e' la cosa bella di questo mondo). 

Sì, anche a me la spiegazione di Arka sembra la più plausibile. Mi riallaccio quindi a ciò e mi chiedo: la coniazione avveniva sempre con due colpi? O almeno era così per i bronzi del IV secolo? Certo che con due colpi mi aspetterei più errori.

Suppongo che i colpi inferti (e forse anche le dimensioni del martello) dipendessero dalla tipologia di moneta: un sesterzio richiedeva certamente una forza di coniazione maggiore rispetto, ad esempio, ad un aureo o un centenionalis.


Supporter
Inviato

 Anche io penso che fosse così. Interessante, in quanto se guardiamo le monete, come detto, mi aspetterei più errori; ma e' probabile che ci fosse quello che oggi chiameremmo "controllo di qualità". Chiaramente se parliamo di zecche ufficiali.

  • Mi piace 1

Supporter
Inviato

Ho notato poi come, in effetti, le doppie battiture si riscontrino soprattutto sui bronzi. Penso non sia casuale. 

  • Mi piace 1

Inviato
39 minuti fa, Stilicho dice:

@Ross14

Grazie, detto da te e' un onore; mi fa molto piacere il tuo apprezzamento. Uno stimolo in più per continuare a studiare (che e' la cosa bella di questo mondo). 

Sì, anche a me la spiegazione di Arka sembra la più plausibile. Mi riallaccio quindi a ciò e mi chiedo: la coniazione avveniva sempre con due colpi? O almeno era così per i bronzi del IV secolo? Certo che con due colpi mi aspetterei più errori.

Ciao, no la coniazione avveniva con un colpo singolo (presumo preciso e ben assestato e dosato dalle braccia del battitore, gesto che ognuno di loro avrà fatto migliaia e migliaia di volte, a seconda della moneta che doveva essere coniata, in oro in argento o in bronzo, tipi di metalli con malleabilita' ovviamente differente e quindi con forza impiegata in maniera diversa). Non era un lavoro semplice per loro. La tua moneta è stata ribattuto perché rimasta attaccata.                                     ANTONIO 


Inviato
42 minuti fa, Ross14 dice:

Suppongo che i colpi inferti (e forse anche le dimensioni del martello) dipendessero dalla tipologia di moneta: un sesterzio richiedeva certamente una forza di coniazione maggiore rispetto, ad esempio, ad un aureo o un centenionalis.

Ciao, potrebbe anche darsi che i martelli usati per battere i conii fossero di dimensioni differenti ma io penso molto più probabilmente che era solo la forza impiegata dal battitore ad essere diversa, più veemente per monete come i sesterzi, più dosata per monete come gli aurei.                                          ANTONIO                            


Supporter
Inviato

Non saprei, leggendo ho trovato che si usasse anche più di un colpo, in particolare per le grandi monete di bronzo tipo i sesterzii (ma ho letto anche, per esempio, nel caso delle dracme Tolemaiche - ma qui brancolo nel buio). 

Siamo proprio qui per discuterne.

Ciao.


Inviato
12 minuti fa, Stilicho dice:

Non saprei, leggendo ho trovato che si usasse anche più di un colpo, in particolare per le grandi monete di bronzo tipo i sesterzii (ma ho letto anche, per esempio, nel caso delle dracme Tolemaiche - ma qui brancolo nel buio). 

Siamo proprio qui per discuterne.

Ciao.

Ciao,infatti non è un argomento semplice. Purtroppo nessuno di noi è di quelli che hanno pubblicato studi e libri a tal proposito erano presenti nelle officine dell'epoca?. Magari qualcuno che segue la discussione e che ha notizie più dettagliate su come venivano coniate le monete dai Romani e dai Greci( magari arrivate fino a noi da qualche storico greco o romano dell'epoca che ne avrà fatto cenno in un suo  trattato o qualche sua opera) sarebbe dirimente. Avanti con la discussione?.                             ANTONIO      


Inviato

Per i sesterzi un colpo sicuramente non bastava. Posso fare il confronto con gli scudi di Venezia, monete di 40 mm di diametro e 32 gr di peso. Ricevevano più colpi e alcuni anche leggermente di lato. Lo si può vedere su alcuni esemplari che hanno il campo diviso in più piani. Questo per coniare completamente la moneta. Immagino che per i sesterzi funzionasse in maniera simile.

Arka

Diligite iustitiam

  • Mi piace 3

Inviato
1 ora fa, Pxacaesar dice:

Ciao, no la coniazione avveniva con un colpo singolo (presumo preciso e ben assestato e dosato dalle braccia del battitore, gesto che ognuno di loro avrà fatto migliaia e migliaia di volte, a seconda della moneta che doveva essere coniata, in oro in argento o in bronzo, tipi di metalli con malleabilita' ovviamente differente e quindi con forza impiegata in maniera diversa). Non era un lavoro semplice per loro. La tua moneta è stata ribattuto perché rimasta attaccata.                                     ANTONIO 

"L'azione della battitura avveniva dunque ponendo tra i due coni il tondello e battendo su quello superiore i colpi necessari ad improntarlo"

" il peso del martello era proporzionale alla larghezza del conio"

Non sono parole mie ma di Angelo Finetti (Numismatica e tecnologia).

  • Mi piace 1

Inviato
2 minuti fa, Arka dice:

Per i sesterzi un colpo sicuramente non bastava. Posso fare il confronto con gli scudi di Venezia, monete di 40 mm di diametro e 32 gr di peso. Ricevevano più colpi e alcuni anche leggermente di lato. Lo si può vedere su alcuni esemplari che hanno il campo diviso in più piani. Questo per coniare completamente la moneta. Immagino che per i sesterzi funzionasse in maniera simile.

Arka

Diligite iustitiam

Ciao, probabile però è quasi certo da studi scientifici fatti su alcuni sesterzi che i tondelli prima venissero surriscaldato e quindi resi più malleabili nonostante il modulo importante. Hai notizie se anche per le monete che tu hai citato di modulo altrettanto importante e presumo in argento i tondelli venissero prima riscaldati? 


Inviato
7 minuti fa, Ross14 dice:

"L'azione della battitura avveniva dunque ponendo tra i due coni il tondello e battendo su quello superiore i colpi necessari ad improntarlo"

" il peso del martello era proporzionale alla larghezza del conio"

Non sono parole mie ma di Angelo Finetti (Numismatica e tecnologia).

Ciao, infatti io non ho escluso quanto scritto dal Finetti anzi(ho anche io il suo libro) solo che secondo me era fondamentale nella battitura delle monete nelle officine romane soprattutto l'abilità di chi imprimeva il colpo sul conio. I conii di incudine e martello non è che differivano molto in peso e dimensioni rispetto al diametro della moneta che si doveva coniare. Erano due pezzi di metallo che venivano, dopo il posizionamento del tondello, sovrapposti e poi battuti. 

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Inviato

Ogni zecca aveva la sua tecnica. Questa era sicuramente indirizzata a migliorare al massimo il risultato. La dove era necessaria una grande quantità di coniazioni preriscaldare i tondelli portava via molto tempo, anche perché poi andavano usate delle tenaglie per posizionare il tondello e toglierlo dopo la coniazione. 

Arka

Diligite iustitiam


Inviato
10 minuti fa, Arka dice:

Ogni zecca aveva la sua tecnica. Questa era sicuramente indirizzata a migliorare al massimo il risultato. La dove era necessaria una grande quantità di coniazioni preriscaldare i tondelli portava via molto tempo, anche perché poi andavano usate delle tenaglie per posizionare il tondello e toglierlo dopo la coniazione. 

Arka

Diligite iustitiam

Quindi se ho capito bene non venivano surriscaldati ed essendo monete di modulo importante chiaramente era necessaria una ribattitura a discapito da quanto mi è sembrato di capire sulla qualità della moneta stessa. Dai sesterzi che ho visionato tramite foto( tanti ma solo in foto) il fenomeno della doppia battitura io lo definirei invece alquanto  raro. 


Inviato

I tondelli, per lo meno nell'alto impero,  venivano scaldati. Per denari e aurei era presumibilmente sufficiente un colpo mentre per i sesterzi forse di più.

Tuttavia per saperlo con certezza bisognava essere là.

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Inviato

DE GREGE EPICURI

Una sola precisazione. Se la moneta rimaneva attaccata al conio di martello e l'operaio non se ne accorgeva, inseriva un nuovo tondello; in questo caso, il colpo successivo creava una moneta con due immagini del diritto (testa dell'imperatore), una normale e l'altra in incuso. Questa tipologia non è stata inserita negli esempi postati da @Stilicho.

  • Grazie 1

Inviato
5 minuti fa, gpittini dice:

DE GREGE EPICURI

Una sola precisazione. Se la moneta rimaneva attaccata al conio di martello e l'operaio non se ne accorgeva, inseriva un nuovo tondello; in questo caso, il colpo successivo creava una moneta con due immagini del diritto (testa dell'imperatore), una normale e l'altra in incuso. Questa tipologia non è stata inserita negli esempi postati da @Stilicho.

Yes, è il cosiddetto brockage, presente sia nei denari di epoca repubblicana sia di età imperiale ma sono più frequenti per la prima.

Ecco un denario repubblicano del British Museum

https://www.britishmuseum.org/collection/object/C_R-7774

mid_00618474_001.jpg


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