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Inviato

Un bel triobolo di Crotone con il simbolo di Corinto ( pegaso con koppa ) al rovescio .

 Passerà ad inizio Gennaio in asta CNG Triton XXV al lotto 40 .

Osservando questa 'monetina', valgono una lettura le note di A. Montesanti ( 2008 ) sulla politica monetaria di Crotone all'origine di questa, ed altre simili frazioni con simboli di diverse città .

001 CNG Triton XXV n. 40.jpg

002 CNG Triton XXV n. 40.jpg

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Inviato

La lettura che suggerisci offre certamente una visione globale della problematica relativa alla monetazione cd. d’ “impero” e di “alleanza” di Crotone sulla base di studi di vecchia data che hanno affrontato la questione prospettando ipotesi differenti. Nel paragrafo dedicato alle “monete di scambio” (pp. 44-48), in particolare, si passano in rapida rassegna le principali serie di divisionali caratterizzati al R/ da tipi in rilievo ma la discussione si mantiene su un livello generico. L’apparato fotografico (p. 45) appare inoltre del tutto modesto (v. il diobolo con lepre) e privo di indicazioni relative alla provenienza dei pezzi (mercato antiquario? ripostigli? rinvenimenti isolati?). Alcuni esemplari (tripode/granchio; tripode/gallo) sono riprodotti attraverso disegni tratti da Garrucci e successivamente ripresi da Attianese e utilizzati anche dal noto sito magnagreciacoins. La presenza dei segni alfabetici (:Greek_Upsilon_2::Greek_Upsilon_2::Greek_Lambda:) sul triobolo con gallo al R/ riportata dall’A. (p. 45) e rilevata anche da Attianese andrebbe verificata e non compare nella scheda dell’esemplare (accessibile in rete) custodito presso il British Museum.

London, BM 1949-0411-134 (gr. 1,240: triobolo)

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Mancano invece illustrazioni per le serie con pegaso (p. 44) e con ruota (p. 46).

Le frequenze ponderali citate dall’A. suscitano qualche perplessità. Benché si affermi che il valore del triobolo presenti forti variazioni, il peso di gr. 1,20 darebbe luogo ad una dracma di gr. 2,40 e, di conseguenza, ad uno statere di gr. 7,20 che però risulta troppo basso all’interno del sistema acheo-corinzio. Semmai questi valori derivano dal diverso stato di conservazione dei pezzi e sarebbe pertanto preferibile adottare quelli riportati tra parentesi tonde. Andrebbe poi chiarita meglio la questione dell’unico emiobolo noto citato dall’A. del peso di gr. 0,35 (ossia prossimo a quello dell’obolo?).

Altrettanto controversa è la datazione di questi divisionali a doppio rilievo, per i quali l’A. ribadisce essenzialmente la griglia cronologica fornita da studi di vecchia data (Stazio, Mele) e basata su due indicatori: lo schema iconografico del tripode e la mutuazione dei tipi del R/ da quelli di centri magnogreci, sicelioti nonché di area continentale (Corinto, Atene).

Delle serie quella ritenuta più antica (R/gallo) viene collocata dall’A., sulla scia di studi precedenti, ante 480 a.C. in quanto mutuata dal tipo analogo di Himera. Così la ruota, ripresa da Taranto (480-470); il granchio da Agrigento (post 472); la lepre da Reggio/Messana (480-461); la seppia da Siracusa (post 466/5), la civetta da Atene, il pegaso da Corinto (metà V sec.), il tutto nell’ottica di una supposta esigenza, per Kraay, di equiparazione di valori tra lo statere crotoniate e i sistemi ponderali delle poleis richiamate dai tipi del R/. E di qui la valorizzazione del porto di Crotone e lo sviluppo di articolazioni verticali nella società crotoniate condensati in una magistrale pagina di storia politica ed economica di A. Mele (1984). Un’ipotesi in realtà già ritenuta alquanto farraginosa dallo stesso Stazio, che pur rimarcando la funzione di questi divisionali come agevolatori dello scambio, ne individuava l’intermediario sostanzialmente nella valuta euboica (attica e corinzia).

Berlin, SM 18259339-18259340 (gr. 0,33; 0,36: oboli)

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Berlin, SM 18259341 (gr. 0,2: emiobolo)

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Inviato

Gorny & Mosch 212, 2013, 1068 (gr. 1,06: triobolo)                Berlin, SM 18258857 (gr. 0,35: obolo)

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CNG 111, 2019, 47 (gr. 0,86: diobolo)

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Berlin, SM 18258848 (gr. 0,99: triobolo)

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RN 14, 2017, 39 (gr. 1,40: triobolo)

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Leu 16, 2021, 204 (gr. 0,85: diobolo)

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London, BM 1921-0307-4 (gr. 1,260: triobolo)

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CNG 385, 2016, 52 (gr. 1,12. “Fourrée Triobol”)

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Senza entrare nel merito di queste considerazioni, certamente plausibili questi rapporti così intensi tra Crotone e il mondo siceliota (tali da ripeterne i tipi) andrebbero tuttavia meglio indagati e in special modo dopo il 480, quando la presenza di numerario della Sicilia è ampiamente documentato dalla riconiazione, rilevata dall’A. (p. 47) di intere serie crotoniati di modulo ridotto (Garraffo 1984) su didrammi di Agrigento, Gela e Leontinoi. E in particolar modo su Agrigento, che appare al primo posto per quantità di argento fornito per le operazioni di ribattitura e non solo a Crotone, ma anche a Metaponto, Poseidonia, ecc. al punto che bisognerebbe forse chiedersi se una delle principali ragioni dell’emissione dei didrammi sicelioti, e agrigentini in particolare, nel rappresentare un fenomeno circoscritto, non sia da ricercare nella destinazione al mercato magno-greco di queste valute, sempre che alla base non vi siano anche esigenze connesse alla sfera militare.

A ben riflettere poi i tipi dei divisionali argentei a doppio rilievo non sono peculiari solo di altre zecche. Il granchio è presente come simbolo a Crotone già da fine VI-inizio V sec. a.C., idem la seppia (associata al polpo). La ruota compare al R/ su un rarissimo statere rinvenuto nel ripostiglio di Rutigliano.  Polpo e ruota sono inoltre documentati da bolli laterizi rinvenuti nel territorio urbano di Crotone.

Statere di Crotone dal ripostiglio di Rutigliano, CH IX, 607 (da Guzzetta 1983)

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Bolli laterizi da Crotone (da CORRADO 2010)

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I divisionali con civetta e gallo credo siano rappresentati rispettivamente da 2 (?) pezzi ciascuno, una documentazione decisamente troppo esigua per parlare di equiparazione di valori. Solo per il pegaso (trioboli, dioboli) e per la lepre (dioboli) si osserva una certa consistenza e continuità delle emissioni benché su molti esemplari (specie con lepre) l’iconografia del tripode valichi abbondantemente il V secolo spingendosi nel pieno IV sec.

CNG 496, 2021, 11 (prima metà IV sec. a.C.)

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Questa esigenza di equiparazione di valori viene riferita al momento successivo alla vittoria crotoniate sul Traente (510), un momento in cui “la città vincitrice si rende conto di voler allargare il proprio commercio, anche negli strati bassi della società che, con la prima rivolta antipitagorica, aveva alzato la sua voce contro la rigida oligarchia dei filosofi” (p. 44).

Se ne può dubitare. Il commercio poteva certamente essere favorito dalla presenza a Crotone di un porto (benché di modeste dimensioni) ricordato anche da Strabone ma certo è che questi divisionali almeno fino alla metà del V secolo restano una produzione di limitata entità se paragonati agli stateri con i quali peraltro vengono tesaurizzati, come documenta il citato ripostiglio di Rutigliano, sulla costa adriatica della Peucezia. Se pertanto l’esigenza era quella di agevolare le operazioni di cambio, più che di commercio su larga scala extracittadino (p. 48) o addirittura internazionale (Corinto, Atene), poco probabili, mi chiedo se il repentino incremento dei divisionali a Crotone non costituisca anche l’effetto dell’ampliamento dei commerci di Taranto intorno alla metà del V secolo, anche a seguito del cd. “sinecismo demografico-urbanistico”, che sul piano monetale si riflette nell’emissione nel corso del V secolo di una gran quantità di divisionali, oggetto di uno studio recente (Taliercio 2013), che si affiancano agli stateri d’argento e per i quali è stata ben rilevata la convertibilità con sistemi ponderali eterogenei.

Contrariamente a quanto affermato dall’A. (p. 47) poi, Crotone non sembra subire alcuna “eclissi economica” verso la metà del V secolo “tanto che non sembra più coniare monete” né si rileva l’interruzione del commercio con la Sicilia “a vantaggio, nella seconda metà del secolo, di Metaponto e Taranto”.

L’assenza di un corpus impedisce infatti di accertare se l’entità della produzione subì un rallentamento o una battuta d’arresto – ipotesi ventilata da Stazio – o se, piuttosto, non si debba parlare di cambiamenti strutturali dovuti a specifiche esigenze e che determinarono una contrazione dello statere a vantaggio della valuta di basso taglio, non solo in argento ma ormai, forse già nell’ultimo quarto del V secolo, coniata anche in bronzo. E c’è anche da chiedersi se non si debba riflettere - puntualizzando meglio la cronologia di alcune di queste emissioni e come suggeriva già Stazio - sui rapporti tra divisionali in argento e frazioni in bronzo, elemento che aiuterebbe a comprendere meglio anche alcune oscillazioni ponderali.

L’A. (p. 48) conclude che “quella che compì Crotone dopo la vittoria su Sibari fu solo una immensa opera di integrazione nel sistema di commercio vigente, dettata da determinate necessità; tutte le città d’imitazione monetaria da cui Crotone copiò i tipi prima del 480 a.C. e con la sola esclusione di Himera, adoperavano il sistema euboico-attico” chiedendosi:

a) per quale motivo Crotone non si adeguò al sistema euboico-attico per il proprio commercio

b) come mai una città come Sibari non aveva avuto bisogno di un sistema simile per regolare i suoi commerci

A giudizio dell’A. le ipotesi ventilate dagli studiosi (quali?) ritengono “che quello di Sibari fu tuttavia un sistema monetario basato solo sulla circolazione interna o ‘binaria’ (Sibari-Mileto) oppure che Crotone non fu degnata dalle altre città dello stesso trattamento che era stato riservato a Sibari e fu costretta a far valere ogni grammo del proprio argento”.

Con l’eccezione di Poseidonia, che nel corso degli anni Settanta del V secolo dismise il sistema cd. foceo-fenicio (o diversamente definito) prediligendo quello acheo-corinzio, non mi risulta che le esigenze commerciali in Magna Grecia siano state tali da determinare il mutamento radicale di sistemi ponderali ampiamente consolidati all’interno delle principali fondazioni coloniali achee (Sibari, Crotone, Metaponto, Caulonia). Semmai si può parlare di esigenze contingenti che determinarono di volta in volta emissioni “eccezionali”. Ne costituiscono un esempio gli emistateri di Sibari e di Metaponto, a cui si è aggiunto di recente un esemplare di Crotone, e sui quali si è già discusso (https://www.lamoneta.it/topic/201110-emistateri-o-dracme/#comment-2220997).

 Gli stessi divisionali a doppio rilievo sopra esaminati riflettono scale di valori differenziate in base ai tipi adottati (nonché progressioni cronologiche diverse) che, evidentemente, dovettero rispondere ad esigenze ben specifiche.

La società sibarita si presenta alquanto diversa da quella crotoniate come evidenzia anche la diversa articolazione dei nominali. A Sibari le frazioni compaiono già nello stadio iniziale (fase B Spagnoli: oboli) per poi incrementarsi nel periodo immediatamente precedente alla fine della città (fase C, 514-510). L’eccezionale volume di emissione (oltre 400 coppie di coni tra stateri e oboli), recentemente definito (Spagnoli 2013) non ha confronti né con quello di Crotone né altrove in Magna Grecia. E pure quando Crotone si troverà a gestire l’eredità di Sibari, la produzione monetaria si manterrà ben al di sotto di quella della sua rivale. E non certamente per una “disparità di trattamento” ma in quanto trattasi di “economie” differenti. A Sibari la moneta, in assenza di un porto, era destinata a soddisfare sostanzialmente i bisogni interni della polis; a Crotone il porto favoriva l’allontanamento del surplus verso altre aree ma si tratta di un’esigenza determinatasi in progresso di tempo, non prima degli inizi del V sec. e non certamente nelle fasi iniziali della monetazione, dove gli stateri costituiscono la quasi totalità del numerario emesso (e tesaurizzato) e gli unici divisionali sono rappresentati da esigue dracme.

 In definitiva pur offrendo un quadro di sintesi l’A. non fornisce elementi utili ad una migliore definizione della problematica. Maggiore accuratezza avrebbero poi richiesto i Riferimenti bibliografici (pp. 63-67) dove mancano studi fondamentali sui divisionali di Crotone a doppio rilievo tra cui, ad es., quello di P.J. BICKNELL, Some fractions of Kroton, “Schweizer Münzblätter”, 81, 1971, 1-5 e frequenti sono gli errori e/o le imprecisioni. Si veda ad es. il volume di S. GARRAFFO, Le riconiazioni in Magna Grecia e in Sicilia. Emissioni argentee dal VI al IV sec. a.C., Catania 1984 citato col titolo: “Le riconiazioni nella monetazione argentea della Magna Grecia e della Sicilia”, oppure lo studio di A. MELE, Crotone e la sua storia ripetuto con riferimenti diversi: “ACT XXVI, 1976” e “ACT XXIII, 1983” o ancora il contributo indicato come: “E. SPAGNOLI, ACT XXXII, 1982, 616” che manca del titolo e di cui risulta errato il riferimento temporale in quanto il 32° Convegno di Studi sulla Magna Grecia si tenne nel 1992. E ancora lo studio di A. STAZIO, Temesa. La documentazione numismatica, in G. MADDOLI (a cura di.), Temesa e il suo territorio (Atti del Colloquio di Perugia e Trevi-1981), Taranto 1982, 93-101 e non 3-101 come riportato dall’A., alla stregua di “P. ZANCANI MONTUORO, Sibari e Serdiei, RAL XVII, 1962”, 11-18 il cui titolo corretto è Sibariti e Serdei e l’anno di pubblicazione il 1963. E si potrebbe continuare.

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