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Inviato

buongiorno
ho una domanda da porre che, pur riguardando la monetazione europea dell'800, e pertanto attinente alle discussioni "monete contemporanee estere", ricopre un aspetto più economico che numismatico, e quindi ritengo possa essere più generalista, e per questo ho scelto la sezione "piazzetta". Avessi sbagliato chiedo venia e non mi risentirò se verrà spostata.


La questione riguarda le coniazioni europee auree dell'800: premetto che il mio interesse numismatico è incentrato solo su questo periodo (in particolare sul centenario che va dal congresso di Vienna alla fine della prima guerra mondiale). Questo per svariati motivi: finalmente la tecnologia permise la coniazione di monete ben fatte, il secolo in questione è stato ricchissimo di fermenti sociali, artistici e tecnologici (ormai tutti concordano sulla nascita nell'800 della cosiddetta seconda rivoluzione industriale), culturalmente mi sento ancora in grado di immedesimarmi in quel secolo, mentre fatico a farlo per periodi anteriori ed ho un certo fastidio per il secolo in cui sono nato, quando penso ai tanti errori che l'umanità ha commesso in quegli anni (ma questa non è più una questione numismatica, per cui sorvolo).


Vengo al sodo: essendo l'800 il secolo per eccellenza del bimetallismo, pressochè ogni stato coniò grandi monete d'oro: i 100 franchi francesi, le 100 lire italiane. le 5 sterline inglesi e così via. Mi sono dilettato a conteggiare i quantitativi coniati dai vari paesi, e riporto qui i dati da me desunti:


Francia 28,471 tonnellate d'oro in monete da 100 franchi
Italia 9,923 tonnellate in monete da 80/100 lire
Regno Unito 4,869 tonnellate in monete da 5 sterline
Austria 1,929 tonnellate in monete da 100 corone


non ho avuto il coraggio di fare gli stessi conteggi relativamente alle coniazioni USA di monete da 20 dollari: tale quantità essendo stata di gran lunga troppo superiore all'intera produzione europea, e allora mi sono fermato.


Mi pare ragionevole pensare che la notevole produzione di tali monete fosse spiegata dall'esigenza di far fronte all'incrementato scambio di beni internazionale, non penso proprio che tale quantità venisse prodotta solo per questioni di immagine e di prestigio nazionale: ne sarebbero bastate molte meno (penso alle coniazioni post guerra mondiale di VEIII).


E la Germania? La Germania, dopo la proclamazione dell'impero, visse uno sviluppo economico ed industriale senza pari: il reddito nazionale raddoppiava ogni 15 anni, la popolazione aveva smesso di emigrare alla ricerca di maggior benessere ed anzi la nazione soffriva la carenza di mano d'opera; "in pochi decenni la Germania avrebbe conquistato la superiorità in Europa" (da: Mario Silvestri "la decadenza dell'Europa occidentale").
Dirò di più, riportando uno scritto del maresciallo Foch (che non fu certo un estimatore della Germania):

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Dopo tanta prolusione la domanda numismatica
la Germania quindi era ricca, se non ancora la più ricca d'Europa, era destinata ad esserlo a breve: perchè allora non coniò mai grosse monete auree? La sua moneta di maggiori dimensioni, il 20 marchi, era poco più grande del marengo (7,965 grammi contro 6,45) e con un marengo non si acquistavano certo grandi cose: secondo i coefficenti Istat 1 marengo dell'800 corrisponderebbe a circa 96 Euro attuali; mi rendo conto che questa conversione lascia il tempo che trova, diverse essendo le esigenze e i tenori di vita di allora confrontati con quelli di oggi, ma risulta comunque pacifico che acquistare una casa nell'800 tramite piccole monete non era agevole, bisognava mettersi a contarne centinaia!


Direte che la spiegazione si trova nell'uso di banconote? Ma se si usavano banconote in Germania si sarebbero dovute usare anche altrove, no? E allora perchè coniare? E comunque la banconota dell'800 garantiva la conversione in oro, per cui siamo al punto di prima, l'oro serviva ancora e, se in quantità ragguardevoli, necessitava di monete di grosso taglio.


Un'altra spiegazione potrebbe trovarsi nell'azione bismarckiana, che abbandonò la politica del libero scambio, barricandosi dietro una trincea protezionistica. "Se non abbiamo bisogno di inertfacciarci economicamente con l'estero, nemmeno abbiamo bisogno di grandi monete; per i consumi interni bastano le piccole."


Non so, di politica economica ne so ben poco per darmi una risposta, ed è per questo che pubblico la mia curiosità, sperando di sentire opinioni più illuminate dei miei flebili tentativi di comprensione del fenomeno.
Grazie

 

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Inviato

@talpa

la ringrazio per il contributo che dà per soddisfare la mia curiosità.
Solo per amore del confronto, e non certo per polemica, mi permetta però di esporre le mie considerazioni, non sempre in accordo con quanto lei ha scritto.


Lei scrive: Per le grandi transazioni sia in ambito internazionale che nazionale si usava ovunque ormai la carta


Leggo in un libro del Cipolla quanto segue:

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sempre il Cipolla scrive, stavolta relativamente al tardo '400: " Buona parte dell'argento estratto dalle nuove miniere del Tirolo calò in Italia in cambio delle molte merci che l'Italia forniva allora al mercato tedesco .... è documentato che Milano e Venezia furono i due più importanti mercati per l'argento in Italia"

Non so come fosse il rapporto metallo-carta nel resto d'Europa, ma non vedo perchè l'Italia dovesse comportarsi diversamente dagli altri stati; e nemmeno ritengo che la moneta metallica usata fosse solo di piccolo taglio (è chiaro che, dal prestinaio, non si andasse a far la spesa con una moneta da 100 lire, ma mi pare ragionevole pensare che tale moneta, per acquisti più impegnativi, fosse usata).
Quanto invece succedeva nel '400 mi fa supporre che più di compravendita si trattasse di baratto: in ogni caso è evidente che di metallo si tratta, non di carta.

i massimi moduli erano molto più rari in circolazione

Sono d'accordo, la moneta da 100 lire veniva usata più raramente delle altre, ma non credo fosse così impegnativa per l'uso: teniamo conto che l'oro nell'800 valeva, in proporzione, molto meno di oggi (nell'800 il rapporto argento/oro era di 1/15, oggi è di 1/80) e che una moneta da 100 lire non rappresentava un capitale, ma solo un importo importante (se accettiamo come valido il potere d'acquisto del marengo pari a 96 Euro, 100 lire equivarrebbero a meno di 500 Euro. Non facciamoci confondere dal valore attuale di tale moneta, oggi pari al triplo del valore su ipotizzato)


Veniamo all'impiego delle grandi monete d'oro per questioni di prestigio nazionale: Carlo Felice, nella prima parte del secolo, ha fatto coniare ben 232.700 monete da 80 lire (le 100 lire, come lei ben sa, non erano ancora in uso): non è un numero eccessivo di monete, se coniate solo per il prestigio di un piccolo (e povero) stato?
Consideriamo la Francia: in un secolo ha coniato circa 883.000 monete da 100 franchi: anche in questo caso considero assolutamente sproporzionato il numero, se rapportato ad un impiego della moneta per il prestigio.
Quindi, riassumendo, resto dell'opinione che le monete di grosso calibro avessero un impiego (ancorchè limitato) quali strumenti di pagamento; . resto quindi con la curiosità tedesca


Grazie ancora e saluti
gino

 

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Inviato

Discussione interessante, spero arrivino altri approfondimenti.


Inviato

@ginodino

Figurati, il confronto è il sale di ogni dialogo e quindi anche di questo forum, siamo qui per capire e imparare sempre di più...

In Italia nel secondo ottocento vi era sicuramente un ritardo nell'uso di mezzi di pagamento cartacei rispetto ai paesi economicamente più avanzati, specialmente nel meridione e nelle province si preferiva ancora l'uso della moneta metallica nei pagamenti ordinari e quotidiani, ma attenzione, come ho detto nel post precedente, le grandi transazioni anche nel nostro Paese erano in gran parte svolte tramite operazioni bancarie, proprio in questo periodo mi sto occupando di un archivio di una famiglia avellinese con documenti del settecento e ottocento, praticamente tutti gli acquisti di immobili, abitazioni e terre, sono effettuati mediante fedi di credito del Banco delle due Sicilie e mai direttamente in moneta metallica, all'opposto per le transazioni ordinarie sia i ceti più elevati che quelli di minor calibro usavano solo moneta metallica, nel Regno delle Due Sicilie non esisteva cartamoneta, ma solo le fedi di credito usate però da una minoranza della popolazione.

Totalmente diversa era la situazione nei paesi più avanzati dove l'uso di cartamoneta e moneta scritturale era estremamente diffuso a diversi livelli della scala sociale, nelle grandi transazioni le monete d'oro e d'argento rimanevano nelle banche e si muoveva la carta, a livello internazionale si muovevano anche le monete e i lingotti, ma non tramite semplice circolazione, bensì con trasporti speciali in treno o in nave da un deposito bancario ad un altro, parliamo ovviamente di scambi assai cospicui... in questo tipo di scambi si è inoltre sempre usato il metodo della compensazione, cioè in parole povere una forma di baratto tra merci acquisite e vendute con la liquidazione in moneta delle differenze, non è un fenomeno da limitare al medioevo, al contrario in certe forme dura ancora oggi...diverso il discorso nel caso dei privati tra cui negli acquisti importanti si usava preferibilmente la cartamoneta, in Inghilterra già nel primo ottocento la popolazione si era assuefatta a questo mezzo di pagamento grazie anche alle ristrettezze vissute in epoca napoleonica quando il contante metallico scarseggiava e lo stato fu costretto a sospendere la convertibilità aurea con il Bank Restriction Act del 1797.

Riguardo i grossi moduli, non ho certezze ovviamente, però sono del parere che quella consuetudine diffusa anche nei secoli precedenti di coniare grandi monete auree per ragioni di prestigio non sia da sottovalutare, è una consuetudine che ha avuto valore fin dai tempi dei romani con i multipli di solido ed è rimasta in auge per tantissimo tempo, l'unica differenza è che nel tardo ottocento la materia prima per la coniazione aurea si era resa meno rara grazie alla scoperta di nuove miniere e i multipli aurei, in alcuni casi, sono stati coniati in numeri impensabili fino a qualche decade precedente, ma non è da vedere in questo fenomeno necessariamente un approccio di perfezionamento funzionale dei mezzi di pagamento, sicuramente con la loro maggior diffusione i grandi moduli aurei potevano essere usati di più in circolazione, ma soprattutto conferivano prestigio ai ceti che se li potevano permettere e ai paesi che sceglievano di coniarli, mai dimenticare che la moneta, oltre ad un ruolo funzionale di mezzo di scambio, reca con sè sempre un aspetto formale e simbolico... 

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Supporter
Inviato

Buona giornata

Discussione interessante; bravi.

Leggendovi sembra quasi che nell'800 sia avvenuta una regressione rispetto al 600/700; in questi ultimi secoli, (ma anche prima negli stati più economicamente evoluti), si fece di tutto per eliminare nelle grandi transazioni o nei regolamenti internazionali, l'uso di monete metalliche (le banconote non esistevano ancora).

A Venezia, ad esempio, per evitare l'uso di tante e/o grandi monete in argento e oro, vennero create le "scritture da banco" e poi il "Banco Giro", che consentivano di trasferire grossi importi mediante i canali creati dai cambiavalute e dai banchieri. Se il trasferimento doveva essere fatto in luoghi non particolarmente evoluti (Nord Africa) si continuò a mandare sacchi di monete o lingotti, non vennero creati ad hoc dei numerali esagerati.

Quei grossi multipli di Scudi e Zecchini che ritroviamo nella monetazione veneziana sono da annoverarsi, a mio parere, ad emissioni estemporanee di ostentazione o per un uso specifico e non quotidiano.

Banco Giro 2.jpg

 

Banco Giro 1.jpg

 

 

10 Zecchini.jpg

Multiplo da 10 Zecchini a nome del Doge Ludovico Manin

Stando a quanto scrivete, ho l'impressione che nell'800, persone dell'alta borghesia, andassero abitualmente in giro con monetone da 40/80 Lire d'oro (poi 50/100 Lire d'oro) nel taschino del panciotto!

Dal numero di pezzi coniati sembra proprio che le monete d'oro corressero abitualmente in alcuni strati della popolazione .... e allora mi immagino l'imprenditore tessile che paga in oro le forniture di materia prima, il commerciante alimentare che paga i fornitori di olio e vino, ecc. ecc.

saluti

luciano

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Inviato
2 ore fa, 417sonia dice:

Buona giornata

Discussione interessante; bravi.

Leggendovi sembra quasi che nell'800 sia avvenuta una regressione rispetto al 600/700; in questi ultimi secoli, (ma anche prima negli stati più economicamente evoluti), si fece di tutto per eliminare nelle grandi transazioni o nei regolamenti internazionali, l'uso di monete metalliche (le banconote non esistevano ancora).

A Venezia, ad esempio, per evitare l'uso di tante e/o grandi monete in argento e oro, vennero create le "scritture da banco" e poi il "Banco Giro", che consentivano di trasferire grossi importi mediante i canali creati dai cambiavalute e dai banchieri. Se il trasferimento doveva essere fatto in luoghi non particolarmente evoluti (Nord Africa) si continuò a mandare sacchi di monete o lingotti, non vennero creati ad hoc dei numerali esagerati.

Quei grossi multipli di Scudi e Zecchini che ritroviamo nella monetazione veneziana sono da annoverarsi, a mio parere, ad emissioni estemporanee di ostentazione o per un uso specifico e non quotidiano.

Banco Giro 2.jpg

 

Banco Giro 1.jpg

 

 

10 Zecchini.jpg

Multiplo da 10 Zecchini a nome del Doge Ludovico Manin

Stando a quanto scrivete, ho l'impressione che nell'800, persone dell'alta borghesia, andassero abitualmente in giro con monetone da 40/80 Lire d'oro (poi 50/100 Lire d'oro) nel taschino del panciotto!

Dal numero di pezzi coniati sembra proprio che le monete d'oro corressero abitualmente in alcuni strati della popolazione .... e allora mi immagino l'imprenditore tessile che paga in oro le forniture di materia prima, il commerciante alimentare che paga i fornitori di olio e vino, ecc. ecc.

saluti

luciano

@417sonia

Condivido pienamente quanto sostieni, nei miei post precedenti infatti mi sono espresso per una circolazione limitata dei massimi moduli aurei ritenendo che più opportunamente queste tipologie monetarie riposassero nei caveau e depositi bancari e la carta si muovesse al loro posto, diversa poteva essere la situazione per i nominali minori ad esempio da 10 e 20 franchi o lire che sicuramente avevano un uso più frequente nella circolazione... anche se negli stati più avanzati economicamente si faceva un uso più disinvolto della cartamoneta, poi dipendeva molto anche dalle specifiche situazioni locali, una cosa era Parigi, altra cosa era la provincia rurale francese, le differenze tra metropoli e zone rurali nelle modalità d'uso della moneta continuavano ad esserci, anche se i ceti possidenti delle zone periferiche, come ho esemplificato nel mio post precedente parlando della documentazione d'archivio, usavano per le grandi transazioni la moneta scritturale...


Inviato

Discussione molto interessante, a cui vorrei provare ad aggiungere un paio di brevi considerazioni.

L'aspetto più importante da tenere a mente è che in teoria si sta parlando "del'800" in maniera cronologicamente compatta mentre invece il secolo è costituito da diverse fasi, in particolare estremamente diverse per quanto riguarda proprio la Germania. Provo a spiegarmi meglio.

I quantitativi notevoli, in tonnellate, riportati all'inizio di questa discussione si riferiscono chiaramente alla prima metà dell'800. Nella seconda metà, guardando ad esempio gli ultimi 50 anni del Regno D'Italia le monete da 100 lire coniate si contano, complessivamente, nell'ordine di pochissime migliaia (addirittura per una ventina d'anni dopo la formazione del regno parliamo di pochissime centinaia). Questa netta differenza sembra dovuta all'introduzione dell'Unione Monetaria Latina che prevedeva come taglio massimo delle monete in oro quella da 20 lire (il motivo essendo, secondo me, quello di impedire o quantomeno non facilitare la tesaurizzazione di monete d'oro che veniva drenate in paesi esterei in cambio di "misero" argento :) ).

Contestualizzando questi due periodi dell'800, la Germania di fatto non esisteva nella prima metà del secolo: era costituita da numerosi piccolissimi stati con un difetto fondamentale, ovvero l'assenza di colonie da cui approvvigionarsi a basso costo di materie prime, tra cui l'oro (fattore che invece accomuna gli altri paesi dell'elenco, se vogliamo far passare la Sardegna come colonia del regno sabaudo :) ). Nella seconda metà del secolo, quando avrebbe avuto potere economico e colonie per coniare monete in oro di grosso modulo, queste non "andavano più di moda".

Saluti!

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Inviato

Bisogna anche tenere conto della fiducia che la maggior parte della popolazione, poco o per niente alfabetizzata potesse avere nei confronti dei pezzi di carta scritta, piuttosto che per la moneta palesemente buona in metallo nobile.


Inviato

osservazione molto interessante, @QuintoSertorio, in particolare mi piace il concetto del "non andare più di moda": sarebbe una buona risposta per il mio interrogativo sugli "inesistenti 100 marchi".


Ma devo farle osservare che quanto da lei scritto vale solo per l'Italia (a proposito, la produzione aurea della sardegna era sufficiente per soddisfare le coniazioni di Carlo Felice? Sarebbe interessante una indagine in merito), ma non per la Francia, la cui enorme produzione di monete da 100 franchi avvenne tutta nella seconda metà del secolo (dal 1855 al 1914), per l'Inghilterra che coniò la maggior parte delle 5 sterline sotto la regina Vittoria, negli anni compresi tra l'87 e il 93, per l'Austria che coniò grosse monete solo come corone, la corona essendo nata nel 1892.


E quindi la mia domanda iniziale resta ancora valida: di più, se accettiamo l'ipotesi che i grossi tagli monetari avevano funzione soprattutto propagandistica, allora la Germania, nata nel 1871 e tutta tesa al raggiungimento del dominio economico in Europa, era lo stato che più ne aveva bisogno, di propaganda.


@talpa: va bene, mi ha convinto sull'impiego della carta al posto del metallo, non ne discuto più.
Però, visto che non credo all'uso solo a fini di prestigio delle grosse monete, la domanda iniziale, che rivolgo a tutto il forum, è ancora quella: perchè la Germania no? E, in subordine, la sua affermazione, del tutto ragionevole, che dice "...ritenendo che più opportunamente queste tipologie monetarie riposassero nei caveau e depositi bancari..." è dimostrabile? Lo chiedo, ovviamente, per pura curiosità, non per mettere in dubbio la sua opinione.

saluti a tutti


Inviato (modificato)
29 minuti fa, ginodino dice:

Ma devo farle osservare che quanto da lei scritto vale solo per l'Italia (a proposito, la produzione aurea della sardegna era sufficiente per soddisfare le coniazioni di Carlo Felice? Sarebbe interessante una indagine in merito), ma non per la Francia, la cui enorme produzione di monete da 100 franchi avvenne tutta nella seconda metà del secolo (dal 1855 al 1914), per l'Inghilterra che coniò la maggior parte delle 5 sterline sotto la regina Vittoria, negli anni compresi tra l'87 e il 93, per l'Austria che coniò grosse monete solo come corone, la corona essendo nata nel 1892.

Secondo me non c'è un fattore comune dietro tutti questi casi disparati.

L'Inghilterra non aderì alla UML ed era basata su monometallismo aureo, quindi è ragionevole che continuò tranquillamente a coniare monete d'oro di tutti i tagli. 

Per quanto riguarda la Francia, la causa è da ricercare proprio nella partecipazione alla UML. Nel 1878 il rapporto tra oro e argento monetato (fissato dalla convenzione) si sbilanciò talmente a favore dell'argento (nel senso che il valore dell'argento metallico diminuì rispetto all'oro metallico in maniera tale che comprare monete d'oro con monete d'argento, fissate per convenzione, era diventato un business) che l'UML sospese la produzione di scudi d'argento. Non a caso il 1878 è proprio l'anno in cui la Francia ricominciò a coniare monete di grosso taglio, ovvero le 100 lire in oro (e smise di coniare i 5 Franchi). 

L'Italia non aveva bisogno di coniare monete d'oro di grosso taglio perchè riusciva a "sottrarli" agli altri paesi comprandoli con scudi d'argento che negli anni precedenti aveva coniato in quantità consistenti (di fatto sfruttando alcuni cavilli riuscì a coniarne anche l'anno dopo, 1879). La conferma di questo fenomeno avvenne nel 1885 quando fu istituita la clausola di liquidazione secondo la quale ogni paese doveva periodicamente ricomprarsi, con oro, i propri scudi nazionali depositati nelle banche nazionali dei paesi esteri.

Discorso simile per l'Austria (sotto riporto anche un passaggio di questo saggio "Il problema monetario latino e la questione monetaria" di A. G. Badiani

 

Quindi l'ultimo quarto dell'800 è un periodo economicamente caratterizzato dal fatto che il cattivo argento monetato poteva acquistare oro vantaggiosamente. 

A parte l'Inghilterra che fa storia a sè (come sempre), per quale motivo un paese del continente avrebbe voluto coniare monete d'oro per vedersele poi defluire dal proprio mercato interno in cambio di scudi in argento? Di fatto a me sorprende di più la politica economica della Francia che quella della Germania .. :D

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Modificato da QuintoSertorio
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Inviato

La Francia era tenacemente attaccata al suo storico bimetallismo e tentò in tutti i modi di farlo sopravvivere nonostante ormai la tendenza di quel periodo spingeva sempre di più verso un sistema a standard aureo vista la discesa inesorabile del prezzo dell'argento, nella storia monetaria accanto a problematiche strettamente economiche e funzionali non bisogna mai sottovalutare gli aspetti simbolici, propagandistici e psicologici della moneta che possono variare e avere diversa incidenza e priorità da un paese all'altro... la Germania come stato unitario era appena nata in quegli anni, in periodi di turbolenza monetaria aveva deciso di passare dal sistema a standard argenteo a quello aureo, non era stata una scelta scontata, per secoli i paesi germanici erano stati legati alla moneta argentea che aveva nel tallero il suo simbolo di valore e prestigio per eccellenza, ora si passava ad un'unità standard diversa, il marco d'oro, che era una novità assoluta come del resto lo era anche uno stato tedesco unitario, uno stato che non aveva la mentalità mercantile degli inglesi e dei francesi, che si fondava invece su una mentalità militarista, essenziale, pratica e sobria, gli aspetti del paese leader del risorgimento germanico, la Prussia... in poche parole questi badavano al sodo e la propaganda la fondavano più sulle vittorie militari, il numero di fabbriche, le scoperte scientifiche e le invenzioni tecnologiche che sui moduli delle loro monete auree, per altro appena nate e prive di una tradizione consolidata sui mercati...

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