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I denari con Luna in biga e le divinità tutelari delle colonie in Cisalpina


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A seguito della recente discussione sul denario di Furius Purpureo mi erano tornate in mente alcune letture di qualche tempo fa, ma mi ci è voluto un attimo per inquadrare nuovamente la questione.

Il punto di partenza è un bellissimo articolo di Pedroni del 2009 (Roma, Luna e i Liguri, in "Analecta Romana Instituti Danici", pp.7-18)  ove si analizzano le 12 tipologie denariali ove al rovescio è presente la dea con lunga veste, a volte con busto scoperto, alla guida di una biga e con l'inequivocabile crescente sul capo.

Di queste, una decina presentano un coerente quadro cronologico di emissione compreso tra il 190 e circa il 170 a.C., parrebbero emessi su piede ridotto 3,7-3,8 g ed hanno segno di valore X e quindi precedenti alla ritariffazione della metà del II secolo. In taluni casi poi le emissioni in bronzo associate sono su standard sestantale ridotto, i denari tipo Cr. 161/1 e Cr. 207/1 presentano in legenda una lettera L ad angolo acuto (forma paleograficamente inquadrabile in un periodo antecedente al 170 a.C.) e tre emissioni risultano affiancate a nominali minori quali il quinario o il vittoriato, il cui ciclo produttivo parrebbe interrompersi intorno al 170 a.C. (l'emissione di quinari riprenderà tempo dopo).

Delle 12 ben 9 vengono poste dal Crawford tra il 194 ed il 170 (133/3, 136/1, 140/1, 141/1, 156/1, 158/1, 159/2, 161/1, 163/1) ed una, la 187/1, in un periodo compreso tra il 169 ed il 158, dunque con limite cronologico prossimo.

Delle due restanti, il già citato tipo a legenda FLAVS è datato al 150 ma con grafia della lettera L che potrebbe far supporre ad una datazione differente, mentre l'ultimo tipo, a legenda A. SPVRI (Cr. 230/1) è datato al 139 a.C.

Il tipo monetale con Luna rappresentò uno dei primi modelli iconografici "di rottura" rispetto al precedente tipo fisso anche se riscosse un successo piuttosto limitato. Analizzando il pantheon romano del periodo Luna non è certo da considerare una tra le principali figure divine ed è quindi lecito domandarsi il motivo che portò all'adozione di tale particolare soggetto che, agli inizi del II secolo, andò ad affiancare il tipo dei Dioscuri. 

Ben vangano pareri ed osservazioni in merito a questa introduzione riguardante un tema che a mio parere porterà ad ipotesi estremamente interessanti.

Ecco un indizio, decisamente famoso:

Fr.jpg

 

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  • Rapax ha rinominato il titolo in I denari con Luna in biga e le divinità tutelari delle colonie in Cisalpina
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TAMP, RRC 133/3 (Cn. Baebius Tamphilus)

MRR I, 381
182 B.C. A.U.C. 572
Consuls
Cn. Baebius Q. f. Cn. n. Tamphilus (41) Pr. 199
L. Aemujus L. f. M. n. Paullus Pat. (114) Cos. 168, Pr. 191

MRR I, 383
181 B.C. A.U.C. 573Consuls
P. Cornelius L. f. P. n. Cethegus1 Pat. (95) Pr. 185
M. Baebius Q. f. Cn. n. Tamphilus (16, 44) Pr. 192

MRR I, 388
180 B.C. A.U.C. 574 
Promagistrates
M. Baebius Tamphilus (1, 44) Cos. 181, Pr. 192
His imperium prorogued in Liguria, he transferred the Apuani to Samnium, and celebrated a triumph (Liv. 40.36.7, 37.8 — 38.9; see Degrassi 554). Cf. Nissen, Ital. Landeskunde 2.814 f.

La famiglia Baebia portò, nel 182 e nel 181, due membri al consolato, che combatterono in Liguria.
Nel 180, M. Baebius Tamphilus tasferì intere tribù di Liguri “in Samnium”.

 

AV (o AN o NA), RRC 136/1 (Aurelius)

Il monogramma è di incerta lettura ed il Crawford lo scioglie in AV attribuendo l'emissione alla famiglia Aurelia. Altra lettura possibile è NA che potrebbe riferirsi alle iniziali del gentilizio Naevius. 

MRR I, 376
184 B.C. A.U.C. 570 
Tribunes of the Plebs 
M. Naevius (3)
Naevius, in the non-Antiate version the prosecutor of Scipio Africanus, is definitely dated to this year (Liv. 39.52.3-5; cf. 38.56.2 and 5-6). Gellius (4.18.3-6) also mentions his attack on Scipio, who appealed to the memory of Zama and led the assembly away from the court to the Capitol (cf. Polyb. 23.14.1-4; Diod. 29.21; Val. Mai. 3.7.1; FOR 1.10-12, 147-150; Cic. De Or. 2.249). See 187, on the Petillii, and below, on Ti. Gracchus.

MRR I, 432
168 B.C. A.U.C. 586 
Special Commissions
Quinqueviri finibus cognoscendis statuendisque
L. Naevius Balbus (11) 
Appointed to investigate and decide boundary disputes between Pisa and the colony of Luna (Liv. 45.13.10-11; see 180 and 177). 

Un membro della famiglia Naevia è tribuno della plebe nel 184 ed un L. Neavius Balbus è nominato quale membro di una commissione speciale che dovette appianare le problematiche di confine trai territori di Pisa e della colonia di Luna (Luni), di recente fondazione.

 

TOD ed uccellino, RRC 141/1

MRR I, 372
185 B.C. A.U.C. 569
Consuls
Ap. Claudius Ap. f . P. n. Pulcher Pat. (294) Pr. 188 ? 
M. Sempronius M. f. C. n. Tuditanus (95) Pr. 189

Liv. 39.23.2, and 32.15; Fast. Cap., Degrassi 48f., 122, 456f.; Chr. 354 ; Fast. Hyd. ; Chr. Pasc. ; Cassiod. After a victory over the Ligurian Ingauni Claudius returned to Rome to assist his brother's candidacy for the consulship, while Sempronius ravaged the territory of the Apuani (Liv. 39.32). 

L'associazione del denario ad un Sempronius Tuditanus non è nuova (RRC, 215) ed è il medesimo nome di un console dell'anno 185, protagonista di scontri contro gli Apuani.

 

Simbolo Mosca, RRC 159/2

MRR I, 431-432
168 B.C. A.U.C. 586 
Special Commissions
Quinqueviri finibus cognoscendis statuendisque
Q. Fabius Buteo Pat. (58) Pr. 181
P. Cornelius Blasio Pat. (76) Pr. ca. 165
T. Sempronius Musca (72)
L. Naevius Balbus (11)
C. Appuleius Saturninus (not in RE).

Nell'elenco completo dei membri della commissione speciale impegnata nella risoluzione delle dispute tra Pisa e Luni, oltre ad un Naevius Balbus appare il nome di T. Sempronius Musca. Non da escludere che la mosca potrebbe essere un simbolo parlante associato a questo ramo della Sempronia.

 

Murex e PVR, RRC 161/1 (Furius Purpureus)

MRR I, 379
183 B.C. A.U.C. 571 
Legates, Ambassadors
a. L. Furius Purpurio Pat. (86) Cos. 196, Pr. 200

Il coinvolgimento di esponenti di questo ramo gentilizio negli scontri contri i Galli è ben documentato, come riportato da Livio (31,47-49).

 

TAL, RRC 161/1 (P. Iuventius Thalna)
197 B.C. A.U.C. 557 
MRR I, 334
Tribunes of the Soldiers
T. Iuventius (Thalna ?) (9)
Both fell while serving under Minucius in Gaul (Liv. 33.22.8).

Un T. Iuventius Thalna fu tribunus militum nel 197 e combattè con il console Q. Minucius Rufus contro Boi e Liguri.


FALVS, RRC 207/1 (C. Decimius Flavus)

MRR I, 375
184 B.C. A.U.C. 570 
Praetors 
After the death of Decimius (see below) the urban jurisdiction was added (Liv. 39.39.15).
C. Decimius Flavus (9) Pr. Urbanus
Died shortly after entering office (Liv. 39.39.1 and 7).

Nel caso specifico vi è solo il riferimento ad un membro della famiglia che ricoprì la carica di Pretore Urbano nel 184.

 

A. SPVRI, RRC 230/1 (A. Spurilius oppure A. Spurius)  

MRR I, 384
181 B.C. A.U.C. 573 
Q. Petilius Spurinus (4,11) Cos. 176 Pr. Urbanus
Ordered to levy emergency troops against the Ligurians, and then to dismiss them (Liv. 40.26.7, and 28.9). Examined and burned the supposed books of Numa (Liv. 40.29.9-14, cf. Val. Ant. fr. 9 Peter; Val. Max. 1.1.12; Plin. NH 13.84-87, with Cass. Hem. fr. 37, Piso fr. 11, Tudit. fr. 3, and Val. Ant. fr. 8 Peter; Plut. Num. 22.5; cf. Lact. Inst. Div. 1.22; Augustin. CD 7.34; Auct. Vir. IU. 3.2; Fest. 178 L).

Un Q. Petillius Spurinus fu pretore nel 181 ed ordinò una leva di emergenza per la Liguria. Durante il suo successivo consolato del 176  prese il comando della campagna militare.

 

Pur con le dovute cautele parrebbe emergere un legame politico-militare tra famiglie, con i loro esponenti responsabili di queste emissioni, ed i territori dei Liguri.

 

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Aggiungiamo ora un altro elemento al quadro indiziario, del quale era stato dato uno spunto in coda al primo post.

L'immagine si riferisce infatti al così detto frontone A del “Grande Tempio” della colonia di Luna (l'odierna Luni), fondata nel 177 a.C. in territorio ligure ed il cui porto, secondo la testimonianza di Livio (XXXIV 8, 4-5), era già sotto controllo romano nell'anno 195 a.C. (dal portus Lunae si imbarcò Catone alla volta dell'Hispania).

La decorazione fittile, ribattezzata “il concilio degli dei”, è costituita da cinque figure, purtroppo mutile, la cui la triade centrale è stata identificata con Apollo, Diana/Luna e Dioniso/Liber. Le due figure ai lati vengono invece interpretate come muse di un corteo apollineo o, in alternativa, potrebbero essere viste come divinità matronali.

Una completa ed esaustiva disamina sul tema è stata recentemente proposta da Alessandro Coscia (Azioni rituali, prodigia e divinità tutelari romane in Gallia Cisalpina – Qualche riflessione sul caso di Luna), di cui riporto un significativo passo:

“Le terracotte architettoniche riferite (e riferibili) ad edifici templari delle colonie in Gallia Cisalpina sono un vero e proprio “fossile guida” della romanizzazione. Pur nella loro frammentarietà, si è ritenuto di potere scorgere una costante tematica nell'elaborazione di tali schemi iconografichi, nelle colonie della Gallia Cisalpina: quella del metus gallicus

Sembrerebbe dunque essere di fronte ad un consesso tutelare caratterizzato da un'accezione salutare in funzione antigallica.

L'Apollo di Luni è sia citaredo (vedasi la cetra ai suoi piedi) che arciere, per via dei segni del balteo sul petto, dalla spalla destra al fianco sinistro (non evidenti in foto, ma vedasi A.M. Durante, “Frontoni in terracotta del Grande Tempio di Luni”, p. 513). In ambito prettamente romano, l'Apollo arciere ha una funzionalità non certo nuova in ottica di difesa urbana (basti pensare alla seconda guerra punica ove è ad Apollo che si chiede di arrestare l'esercito cartaginese ormai prossimo a Roma), ma la figura per noi più interessante è senza dubbio quella centrale, una Diana/Luna caratterizzata da un seno scoperto, tipica di divinità legate alla sfera matronale, sensuale o della fertilità.

Siamo di fronte alla dea eponima della colonia, in trono, con seno scoperto, ma analizzando con più attenzione la figura è possibile notare altri due particolari: sul braccio sinistro è ben evidente un'armilla, mentre il corpo suggerisce un movimento spiraliforme verso destra che, unitamente alla conformazione della parte bassa del torace e dell'interruzione delle pieghe del chitone, parrebbe indicare la presenza di un attributo tenuto fra le mani. In tale specifico ambito, è sempre il Coscia a sottolineare che, in una favissa del Grande Tempio, furono rinvenuti i resti di due grandi fiaccole, con molta probabilità parte del corredo della statua di culto.

L'insieme iconografico parrebbe dunque delineare una divinità con valenza sia guerriera che, al tempo stesso, legata alla fecondità. Nella variante delle torques, le armille erano parte della tradizione celtica, così come devono essere viste quali oggetti ornamentali che la tradizione repubblicana lega ai trionfi militari (prima di Augusto erano solitamente donate alle truppe quale ricompensa per la vittoria). La dea Luna con accezione guerriera presenta poi numerose analogie con altre divinità affini, quali l'Artemide Soteira di Megara o l'Artemide di Salamina, che suggeriscono e consentono un specificazione funzionale ulteriore: non siamo di fronte ad una dea della guerra, ma ad una dea armata che protegge il territorio a lei consacrato.

C'è poi la fiaccola, che offre una chiara sovrapponibilità a Diana Lucina, divinità tutelare dei parti: questo aspetto è particolarmente significativo. Luna è una colonia e, quantomeno nei primi decenni, per i romani che vi si stabilirono morte e calo demografico rappresentavano una concreta minaccia, in grado di compromettere l'esistenza dell'intero corpo civico.

La funzione salvifica di Luna in ambito coloniale parrebbe dunque essere primaria, pertinente ed evidente.

 

 

Modificato da Rapax
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Proviamo magari a rendere la discussione, per così dire, di più ampio respiro...

I così detti bigati con Luna o Vittoria e precedentemente il tipo coi Dioscuri: al dritto c'è sempre la medesima testa elmata di Roma. Volendo porre una domanda volutamente provocatoria, che "evidenze" abbiamo in merito all'identificazione della testa presente al dritto di questi denari?

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Il 8/11/2021 alle 22:45, Rapax dice:

Proviamo magari a rendere la discussione, per così dire, di più ampio respiro...

I così detti bigati con Luna o Vittoria e precedentemente il tipo coi Dioscuri: al dritto c'è sempre la medesima testa elmata di Roma. Volendo porre una domanda volutamente provocatoria, che "evidenze" abbiamo in merito all'identificazione della testa presente al dritto di questi denari?

Non conosco gli attributi delle personificazione di roma. So che, in effetti, l'identificazione del ritratto al dritto è stata discussa. 

Partiamo da un punto fermo: una iconografia monetale dove sicuramente è raffigurata Roma (perchè c'è la didascalia!). Si tratta di un'emissione interessante anche per il fatto di essere "straniera" (emessa a Locri Epizephyrii attorno al 275-270 a.C.) , immagino infatti che una moneta "straniera" non potesse non accogliere un'iconografia ormai standardizzata e riconoscibile, chè altrimenti ne sarebbe stata ancor più ardua l'interpretazione.

Parlo, ovviamente, dello statere (o nomos) classificato HN Italy 2347 e SNG ANS 531

1.jpg

2.jpg

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Certo, non sfugge che fosse un'iconografi differente da quella recepita sui denarii: più femminile e meno guerriera, senza elmo ma - al contrario - con una fluente coda muliebre, e (se non sbaglio) lo scettro in mano.

La presenza dell'elmo, comunque, da solo non basta per escludere l'attribuzione alla personificazione di Roma delle rappresentazioni sulle monete capitoline: è indiscutibilmente Roma la dea guerriera che assiste all'allattamento dei gemelli sul denario RRC 287/1, oltre un secolo e mezzo dopo.

Ma, soprattutto, quale potrebbe essere il collegamento con la Luna in biga? In fin dei conti, l'iconografia della presunta testa di Roma compare molto prima, sulle monete, di quella di Luna in biga: sul semisse RRC 19/2 (datato al 275-270, come lo statere) con elmo frigio, sull'asse RRC 21/1, la didracma 22/1, la serie fusa RRC 24 e l'asse 27/5 di nuovo con elmo frigio ... infine sull'oncia della serie della prora navis (RRC 35/6), datata al 225-217 (ma potrebbe essere più antica), con l'elmo attico poi divenuto standard, a partire dall'oncia RRC 38/6.

Certo, sul denario RRC 287/1 - unica figura sicuramente attribuibile e Roma - la personificazione dell'URBS veste l'elmo corinzio ... dà da pensare ...

 

Cosa ne ricavi?

Modificato da L. Licinio Lucullo
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A mero titolo di illustrazione, ecco un'immagine della Luna in biga sul (molto posteriore) arco di Costantino

ac002.jpg

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3 ore fa, L. Licinio Lucullo dice:

Certo, sul denario RRC 287/1 - unica figura sicuramente attribuibile e Roma - la personificazione dell'URBS veste l'elmo corinzio ... dà da pensare ...

 

E se vogliamo, anche nel denario Cr. 403/1, dove è altrettanto sicuramente raffigurata, Roma sfoggia un bel nastro anzichè l'elmo attico alato...

2029270l.jpg

ma a questo punto sono curioso di capire dove vuole portarci @Rapax

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A proposito di attributi, qui abbiamo parazonium, fascio littorio e globo; elmo (corinzio) e lancia nel 287/1; nell'aureo di Vespasiano RIC 954 (immagine da asta Kuenker 277 lotto 120) che evoca il precedente denario però l'elmo mi sembra quello attico alato. Ma forse sto divagando....

2331800l.jpg


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Avete colto nel segno ma, rispondendo a @Scipio, purtroppo l'intenzione non è quella di portare il discorso verso un preciso obiettivo poiché, a mio parere, non abbiamo a disposizione sufficienti certezze. Al contrario penso però che possa essere interessante sollevare qualche spunto di riflessione. 

@L. Licinio Lucullo ci ha proposto il perfetto punto di partenza, che collima con quello di un datato ma ancora validissimo ed esaustivo studio di Guido Calza ("La figurazione di Roma nell'arte antica", in Dedalo VII, 1926-27, pp.663-688). Opinione comune è quella di far risalire il culto della Dea Roma al II sec. a.C. ma non a Roma, quanto nell'area del Mediterraneo orientale "dove l'abitudine ellenistica alla divinizzazione dei sovrani offriva i presupposti ideali per la creazione di una divinità dal carattere politico, anch'essa priva di ogni reale consistenza religiosa" (Ersilia Maria Loreti, "Considerazioni sul tipo scultoreo di Roma seduta", in Archeologia Classiva Vol. 37, 1985). Il primo tempio noto dedicato a Roma sorse a Smirne nel 195 a.C., poco dopo ne fu eretto uno in Caria, ad Alabanda, nel 170. 

Nell'Urbe il primo tempio dedicato alla Dea Roma (in associazione con Venere) fu invece eretto solo sotto Adriano, nonostanze un'attestazione di questa coppia cultuale sia già osservabile intorno al 75 a.C., come dimostra il noto denario di Cn. Egnatius .

Una prima considerazione potrebbe dunque essere quella di vedere al dritto delle prime tipologie denariali (ma non solo) una divinità esclusivamente politica... che in questi termini non si potrebbe nemmeno chiamare divinità trattandosi di una "mera" personificazione, ma che tuttavia tende ad "evolversi" fino al raggiungimento di un'ampia dimensione cultuale sotto Augusto.

Forse non è il caso di mettere in discussione l'identificazione della famosa testa elmata, ma al tempo stesso penso sia doveroso soffermarsi sulla sua valenza, sul suo significato, sul messaggio che voleva portare. A tal proposito non dimentichiamo un'altra figura che potrebbe benissimo essere sovrapponibile a questa "Roma guerriera", quella di Bellona (ed il suo rapporto con la Vittoria).

Esiste un problema insormontabile: in questo preciso periodo, a livello iconografico le monete sono la principale fonte disponibile, non è possibile fare alcun confronto o comparazione certa con opere coeve di statuaria o di altro tipo. Per quanto concerne Bellona poi il buio è ancora più fitto:

"Dapprima solo personificazione astratta, Bellona diventa intorno al II secolo a.C. divinità indipendente connessa con Marte, di cui è sposa o sorella; assimilata alla sabina Nerio e corrispondente alla greca Enyo, con la quale condivide il carattere guerriero, è identificata in età sillana con la dea Ma, originaria della città di Comana in Cappadocia, mentre in età imperiale con Virtus. Nella Tebaide Stazio definisce Bellona “sanguinea” e la rappresenta che entra in battaglia agitando la fiaccola e scagliando la lunga asta, mentre incita i combattenti alla guerra e si confonde con loro nella mischia. Silio Italico la chiama “tartarea” e la mostra insieme alle Eumenidi, come una delle Furie, con le chiome bionde cosparse di molto sangue, suonare la tromba spingendo al combattimento le menti sconvolte dei guerrieri. Anche Claudiano la descrive come “…implacabile numen… sanguinesordida…”. Il carattere quasi di demone della guerra che gioisce dei combattimenti e del sangue è evidente nei passi degli scrittori antichi, e a questo aspetto cruento rinviano anche i riti che si tenevano in suo onore ed erano di solito praticati da sacerdoti e sacerdotesse. Questi si ferivano con l’ascia bipenne le braccia e le cosce, ed in una specie di delirio offrivano il sangue alla divinità, lo bevevano essi stessi e lo spruzzavano sulla moltitudine, profetizzando ispirati dalla dea al suono di timpani e trombe. Dalle fonti, pertanto, ricaviamo una descrizione di Bellona che attiene genericamente a quella di una divinità guerriera ma che non fornisce alcun particolare specifico riguardo l’iconografia; a tal proposito l’immagine che ne deduciamo è quella di una divinità armata di lancia o che brandisce una sferza, una tuba, o una torcia.Questa incertezza che riguarda l’aspetto della dea è dovuta al fatto che non ostante siano ormai noti numerosi templi e santuari a lei dedicati, tuttavia per uno strano destino non è stata finora rinvenuta nessuna statua di culto o raffigurazione ritenuta con certezza di Bellona"

Stefania Pergola - La statua di culto del tempio di Bellona: una proposta di ricostruzione iconografica

 

Ricordiamoci anche del didramma Roma/Vittoria e della relativa interpretazione iconografica dalla Breglia che, seppur non inattaccabile sul piano cronologico, sottolinea l'accertato legame Bellona-Vittoria. 

 

 

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Molto interessante e coerente con il quadro storico il parallelo fra le civiltà greche o ellenizzate che sulle monete riproducevano le immagini dei sovrani con attributi divini e Roma che "divinizza" l'Urbe, estromettendo per quasi un secolo (fino al denario di Tito Veturio, se non sbaglio) le divinità dalla propria monetazione argentea a favore della personificazione della città. Ci vedo molto di quella Roma rigidamente fondata sull'istituzione senatoria che va dalla sconfitta di Annibale a Caio Mario.


Inviato
Il 11/11/2021 alle 17:22, Rapax dice:

. Per quanto concerne Bellona poi il buio è ancora più fitto:

"Dapprima solo personificazione astratta, Bellona diventa intorno al II secolo a.C. divinità indipendente connessa con Marte, di cui è sposa o sorella; assimilata alla sabina Nerio e corrispondente alla greca Enyo, con la quale condivide il carattere guerriero, è identificata in età sillana con la dea Ma, originaria della città di Comana in Cappadocia, mentre in età imperiale con Virtus. Nella Tebaide Stazio definisce Bellona “sanguinea” e ...

Ricordiamoci anche del didramma Roma/Vittoria e della relativa interpretazione iconografica dalla Breglia che, seppur non inattaccabile sul piano cronologico, sottolinea l'accertato legame Bellona-Vittoria.

Sbaglio, o ci stai suggerendo che, piuttosto di Roma, dovremmo interpretare come "la guerriera che si trova sui sette colli", una sorta di identificazione tra Bellona e Roma?

una specie di sineddoche (la parte per il tutto) iconografica?

 

E comunque, come si connette alla rappresentazione  di Luna in biga?


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18 ore fa, L. Licinio Lucullo dice:

Sbaglio, o ci stai suggerendo che, piuttosto di Roma, dovremmo interpretare come "la guerriera che si trova sui sette colli", una sorta di identificazione tra Bellona e Roma?

una specie di sineddoche (la parte per il tutto) iconografica?

 

E comunque, come si connette alla rappresentazione  di Luna in biga?

Riguardo alla prima questione riporto un'altro passo della Pergola: 

"...esiste una contaminazione di tipi che riguarda tutte le personificazioni legate alla guerra, come Roma, Minerva, Virtus, Diana o Bellona".

Qualsiasi sia il nome che vogliamo dare a quella testa al dritto, va tenuto presente che siamo di fronte ad una figura connessa alla guerra ed il discorso potrebbe valere per tutte le prime tipologie denariali (Dioscuri, Luna, Vittoria). Probabilmente si tratta di una considerazione ovvia, ma è opportuno precisare che sarebbe assurdo pensare che una tale scelta di dritto fu motivata da un banale "noi Romani sul primo denario romano ci mettiamo la testa di Roma". Ben sappiamo che il tipo iconografico ha solitamente grande valenza, sia essa religiosa, politica, militare o sociale (o un insieme di esse). 

Prossimamente torneremo a parlare anche del tipo coi Dioscuri, magari soffermandoci maggiormente anche sulle tre differenti "versioni" iconografiche di Roma, ma restando nell'ambito dei bigati con Luna ed alla connessione col dritto, molti elementi parrebbero suggerire che il gruppo di emissioni possa rappresentare (passatemi il termine forse eccessivo) una sorta di evocatio monetale. Il concetto è a tratti improprio, ma è opportuno richiamare nuovamente un passo del Pedroni:

"nel 187 Aemilius Lepidus votò un tempio a Diana combattendo contro i Liguri; nel 182 le porte del tempio di Luna sull’Aventino furono scaraventate lontano; nel 179 il tempio di Diana, votato da Aemilius Lepidus nel 187, fu dedicato nella zona del Circo Flaminio; nel 177 fu dedotta la colonia di Luna nella cui commissione istitutrice vi era Aemilius Lepidus.Questa sequenza è di fondamentale importanza per comprendere attraverso la connessione tra Aemilius Lepidus e Diana(/Luna), quanto stretta fosse agli occhi dei Romani quella tra i Liguri, Luna (località) e Luna (divinità). Per inciso, viene ad acquistare così ancor più valore l’ipotesi che a Luna esistesse un grande tempio dedicato alla dea omonima che assumeva la funzione di divinità poliade. Sorge quindi il sospetto che anche il tempio romano della dea Luna sull’Aventino possa essere sorto in conseguenza della guerra contro i Liguri".

Purtroppo la tendeza è sempre stata quella di vedere una sorta di "pochezza iconografica" in questi primi tipi fissi, anche in ambito collezionistico c'è un po' l'idea che Roma, i Dioscuri, Luna o la Vittoria siano figure scelte quasi "a caso" o comunque non dotate di particolari significati. Nel caso in esame moltissimi elementi però suggeriscono l'esatto contrario: siamo di fronte ad un tipo monetale voluto per richiamare (e perchè no, sostenere) un contesto bellico ed espansionistico ben preciso. 

Modificato da Rapax
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Quindi Luna potrebbe essere stata evocata dopo la guerra contro i Liguri e le monete che la raffigurano ricorderebbero questo contesto. Mi sembra molto interessante e sicuramente credibilissimo.

 

Che mi dici allora della cosiddetta dea Roma? Raffigura la guerra di conquista, o è anch'essa una dea evocata, di cui magari si è persa memoria?


Inviato

Magari le varie "Roma" che compaiono su didracma, asse fuso e denario sono in realtà divinità diverse, evocate in differenti occasioni ...


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Inviato (modificato)

Purtroppo sul contesto in esame grava enormemente la perdita della narrazione liviana e non ci è dato sapere se un'evocatio "alla Furio Camillo" fu effettivamente pronunciata a livello propriamente ritualistico. Ciò che è certo è che le guerre sul campo si combattevano parallelamente anche a livello religioso e che i tentativi di ingraziarsi le divinità protettrici del nemico rappresentavano un modus operandi proprio della cultura romana del periodo. 

...ed una volta portata dalla propria parte entrava anche a livello funzionale nel pantheon romano (vedasi il frontone del "concilio degli dei" di cui si è parlato all'inizio, ove Luna, associata ad Apollo, risulta funzionalmente connessa alle prime fasi di vita della colonia e le concomitanti dedicazioni in Roma).

Per quanto riguarda la così detta dea Roma, personalmente propenderei più per la tua prima ipotesi che la vede come una rappresentazione della guerra di conquista. Resta il fatto che non ci sono elementi che ci permettano di escludere che possa trattarsi invece di Bellona vera e propria. 

Modificato da Rapax
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Inviato
Il 11/11/2021 alle 17:22, Rapax dice:

Ricordiamoci anche del didramma Roma/Vittoria e della relativa interpretazione iconografica dalla Breglia che, seppur non inattaccabile sul piano cronologico, sottolinea l'accertato legame Bellona-Vittoria. 

 

Cosa ha scritto la Breglia sul questa didracma?


Staff
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breglia.png

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