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Biglietto da un dollaro del 1970 per gli insediamenti militari all'estero, fu largamente usato insieme agli altri tagli durante la guerra nel Vietnam.

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Al recto la scritta: DA UTILIZZARE SOLO NEGLI ISTITUTI MILITARI DEGLI STATI UNITI - DA PERSONALE AUTORIZZATO DEGLI STATI UNITI IN CONFORMITÀ CON LE NORME E I REGOLAMENTI APPLICABIL

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Irlanda, 1 pound 1989

Al dritto: regina Medb, personaggio della mitologia irlandese

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Inviato (modificato)

Inghiterra, 20 pounds 2006

al rovescio: Adam Smith, filosofo ed economista scozzese, con una frase  che  riassume il suo pensiero sulla suddivisione del lavoro.

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Modificato da Saturno

  • 4 settimane dopo...
Inviato (modificato)

Buonasera a tutti,

anche se lo stato di conservazione di questa banconota non sarà il massimo ma rispecchia il suo vissuto storico. Parliamo del 5 dong del Vietnam 1948 con bollo sul retro Viet Minh:

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Sul fronte è raffigurato il patriota vietnamita Ho Chi Minh, pseudonimo di Nguyễn Sinh Cung (Kim Liên, 19 maggio 1890 – Hanoi, 2 settembre 1969).

Sul retro due uomini e un bufalo. È presente anche il bollo del movimento rivoluzionario Viet Minh.

Questa banconota richiama appunto la lotta per l'indipendenza del Vietnam con a capo il patriota Ho Chi Minh.

Durante la seconda guerra mondiale il Viet Minh comunista fu l'unica forza vietnamita efficace a resistere all'occupazione giapponese dell'Indocina francese. Nel 1938 Ho tornò in Cina e rimase per alcuni mesi con Mao Zedong a Yen-an. Quando la Francia fu sconfitta dalla Germania nel 1940, Ho e i suoi luogotenenti, Vo Nguyen Giap e Pham Van Dong, complottarono per sfruttare questa svolta degli eventi per portare avanti la propria causa. In questo periodo iniziò ad usare il nome Ho Chi Minh ("Colui che illumina"). Attraversando il confine con il Vietnam nel gennaio 1941, il trio e cinque compagni organizzarono a maggio il Viet Nam Doc Lap Dong Minh Hoi (Lega per l'indipendenza del Vietnam), o Viet Minh; questo diede una rinnovata enfasi a un nazionalismo peculiarmente vietnamita.
La nuova organizzazione fu costretta a chiedere aiuto al governo cinese di Chiang Kai-shek. Ma Chiang diffidava di Ho come comunista e lo fece arrestare. Ho durante i mesi di prigionia scrisse il suo famoso Quaderno dalla prigione (una raccolta di brevi poesie scritte in cinese classico, un misto di malinconia, stoicismo e un appello alla rivoluzione). I suoi amici ottennero il suo rilascio da un accordo con Chiang Fa-k'uei accettando in cambio di sostenere i suoi interessi in Indocina contro i francesi. Nel 1945 si verificarono due eventi che aprirono la strada al potere per i rivoluzionari vietnamiti. In primo luogo, i giapponesi invasero completamente l'Indocina e imprigionarono o giustiziarono tutti i funzionari francesi. Sei mesi dopo gli Stati Uniti sganciarono la bomba atomica su Hiroshima e i giapponesi furono completamente sconfitti. Così vennero eliminati i due più forti avversari del Viet Minh e di Ho Chi Minh che contattò le forze statunitensi e iniziò a collaborare con l'Office of Strategic Services (un'operazione sotto copertura statunitense) contro i giapponesi. Allo stesso tempo, i commando formati da Vo Nguyen Giap, sotto la direzione di Ho, iniziarono a muoversi verso Hanoi, la capitale vietnamita, nella primavera del 1945. Dopo la resa del Giappone, entrarono ad Hanoi il 19 agosto e davanti a un'enorme folla radunata in piazza Ba Dinh, Ho Chi Minh dichiarò il Vietnam indipendente, usando parole che ricordavano ironicamente la Dichiarazione di Indipendenza degli Stati Uniti: “Tutti gli uomini sono nati uguali: il Creatore ci ha dato diritti inviolabili, vita, libertà e felicità…!".

Tuttavia la Francia, sotto la guida di Charles de Gaulle, non intendeva accettare l'indipendenza del Vietnam e tentò di riaffermare il suo controllo. Il 6 ottobre sbarcò a Saigon il generale francese Jacques Leclerc, seguito pochi giorni dopo da una forte divisione corazzata. Entro tre mesi ebbe il controllo del Vietnam del Sud. Successivamente la Francia dovette scegliere tra continuare la lotta o negoziare. Scelse i negoziati, ma non senza prepararsi per un'eventuale transizione alla guerra.

La strategia di Ho Chi Minh fu quella di convincere i francesi a far ritirare i cinesi dal Nord e poi lavorare per un trattato con cui sarebbe stata riconosciuta l'indipendenza e assicurata l'evacuazione delle forze di Leclerc con la riunificazione del paese. I negoziati iniziarono alla fine di ottobre 1945, ma i francesi si rifiutarono di parlare di indipendenza. A marzo la situazione di stallo fu sbloccata: da parte sua, Ho Chi Minh consentì l'inclusione nel nuovo governo di partiti diversi dal Viet Minh, nel tentativo di ottenere una base più ampia di appoggio alle richieste avanzate ai francesi. Dopo essersi assicurato il ritiro dei cinesi, Ho firmò un un'accordo con i francesi il 6 marzo in cui il Vietnam venne riconosciuto come uno "stato libero con il proprio governo, esercito e finanze", ma rimase sotto il Protettorato francese per cui Parigi continuò a svolgere un ruolo chiave.
L'accordo era insoddisfacente per gli estremisti di entrambe le parti e Ho Chi Minh si recò in Francia (da giugno a settembre 1946) e concluse un secondo accordo con il governo francese. Ma la pace fu interrotta da un incidente ad Haiphong (20–23 novembre 1946), quando un incrociatore francese aprì il fuoco sulla città dopo uno scontro tra soldati francesi e vietnamiti. Quasi 6.000 vietnamiti furono uccisi e la speranza di un accordo amichevole terminò. Malato e disilluso, Ho Chi Minh non fu in grado di opporsi alle richieste di rappresaglia dei suoi seguaci e il 19 dicembre iniziò la prima guerra d'Indocina.

Dopo alcuni mesi, Ho, che aveva cercato rifugio in una remota zona del Vietnam del Nord, tentò di ristabilire i contatti con Parigi, ma i termini che gli furono offerti erano inaccettabili. Nel 1948 i francesi si offrirono di restituire l'ex imperatore annamese (vietnamita) Bao Dai, che aveva abdicato a favore della rivoluzione nell'agosto 1945. La mossa politica francese non ebbe successo e l'esercito Viet Minh, comandato da Giap, riuscì a contenere le forze francesi e di Bao Dai, e alla fine del 1953 la maggior parte delle campagne era sotto il controllo del Viet Minh, con le città più grandi in uno stato virtuale di assedio. I francesi furono definitivamente sconfitti a Dien Bien Phu il 7 maggio 1954 e non ebbero altra scelta che negoziare.

Da maggio al 21 luglio 1954, rappresentanti di otto paesi, con il Vietnam rappresentato da due delegazioni, una composta da sostenitori di Ho Chi Minh, l'altra di Bao Dai, si incontrarono a Ginevra per trovare una soluzione. Si concluse con un un'accordo secondo il quale il Vietnam doveva essere diviso al 17° parallelo fino alle elezioni, previste per il 1956, dopo le quali i vietnamiti avrebbero stabilito un governo unificato.

Il Vietnam del Nord, dove si stabilirono Ho e i suoi soci, era un paese povero, tagliato fuori dalle vaste aree agricole del sud. I suoi leader furono costretti a chiedere assistenza ai loro più grandi alleati comunisti, Cina e Unione Sovietica. In queste condizioni avverse il regime di Ho Chi Minh divenne repressivo e rigidamente totalitario. I tentativi di riforme agricole nel 1955-56 furono condotti con brutalità. "Zio" Ho, come era diventato noto ai nordvietnamiti, riuscì a preservare la sua immensa popolarità, ma abbandonò una sorta di qualità umana che aveva contraddistinto alcune delle sue precedenti attività rivoluzionarie.

Il vecchio statista ebbe più fortuna nel campo della diplomazia. Si recò a Mosca e Pechino (1955), a Nuova Delhi e Giacarta (1958), mantenendo abilmente un equilibrio tra i suoi potenti alleati comunisti, agendo da mediatore tra di loro. A partire dal 1959 circa, il Vietnam del Nord fu nuovamente coinvolto nella guerra. I guerriglieri, conosciuti come Vietcong, stavano conducendo una rivolta armata contro il regime di Ngo Dinh Diem, sponsorizzato dagli Stati Uniti, nel Vietnam del Sud. I loro leader, veterani del Viet Minh, chiesero aiuto al Vietnam del Nord. Nel luglio 1959, in una riunione del comitato centrale del Lao Dong (Partito dei Lavoratori) di Ho Chi Minh, si decise che l'instaurazione del socialismo nel nord era collegata all'unificazione con il sud. Questa politica fu confermata dal terzo congresso del Lao Dong, tenutosi poco dopo ad Hanoi. Durante il congresso, Ho Chi Minh cedette la sua posizione di segretario generale del partito a Le Duan. Rimase capo di stato, ma, da questo momento in poi, la sua attività fu in gran parte dietro le quinte. Ho certamente ha continuato ad avere un'enorme influenza nel governo ma fu coinvolto meno attivamente, diventando sempre più un simbolo per il popolo. La sua personalità pubblica, che non era mai stata oggetto di un culto paragonabile a quello di Stalin, di Mao o Tito, fu meglio simboleggiata dal suo nome popolare, zio Ho e rappresentò l'unità essenziale della famiglia vietnamita divisa. Questo ruolo, che interpretò con abilità, non gli impedì di prendere posizione nel conflitto che devastò il suo paese, soprattutto dopo l'inizio degli attacchi aerei americani contro il Nord nel 1965. Il 17 luglio 1966 inviò un messaggio al popolo (“Niente è così caro al cuore dei vietnamiti come l'indipendenza e la liberazione”) che divenne il motto della causa nordvietnamita. Il 15 febbraio 1967, in risposta a un messaggio personale del presidente degli Stati Uniti Lyndon Johnson, annunciò: "Non accetteremo mai di negoziare sotto la minaccia di bombardamenti".
Tra i rivoluzionari del 20° secolo, Ho ha condotto la battaglia più lunga e costosa contro il sistema coloniale delle grandi potenze. Uno dei suoi effetti fu quello di provocare una grave crisi nella vita nazionale del più potente dei paesi capitalisti, gli Stati Uniti. In quanto marxista, Ho fu con il leader jugoslavo Tito (Josip Broz) come uno dei progenitori del "comunismo nazionale" che si sviluppò negli anni '60 e con il comunista cinese Mao nel sottolineare il ruolo dei contadini nella lotta rivoluzionaria. La maggior parte degli scritti di Ho Chi Minh sono raccolti nei due volumi Selected Works, pubblicati ad Hanoi nel 1960.

 

Modificato da numys
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Inviato
14 minuti fa, numys dice:

Buonasera a tutti,

anche se lo stato di conservazione di questa banconota non sarà il massimo ma rispecchia il suo vissuto storico. Parliamo del 5 dong del Vietnam 1948 con bollo sul retro Viet Minh:

P0017_5_dong_1948_fr_compress14.thumb.jpg.75bf7d56b378d7e2acfbda746fb3e5d3.jpg

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Sul fronte è raffigurato il patriota vietnamita Ho Chi Minh, pseudonimo di Nguyễn Sinh Cung (Kim Liên, 19 maggio 1890 – Hanoi, 2 settembre 1969).

Sul retro due uomini e un bufalo. È presente anche il bollo del movimento rivoluzionario Viet Minh.

Questa banconota richiama appunto la lotta per l'indipendenza del Vietnam con a capo il patriota Ho Chi Minh.

Durante la seconda guerra mondiale il Viet Minh comunista fu l'unica forza vietnamita efficace a resistere all'occupazione giapponese dell'Indocina francese. Nel 1938 Ho tornò in Cina e rimase per alcuni mesi con Mao Zedong a Yen-an. Quando la Francia fu sconfitta dalla Germania nel 1940, Ho e i suoi luogotenenti, Vo Nguyen Giap e Pham Van Dong, complottarono per sfruttare questa svolta degli eventi per portare avanti la propria causa. In questo periodo iniziò ad usare il nome Ho Chi Minh ("Colui che illumina"). Attraversando il confine con il Vietnam nel gennaio 1941, il trio e cinque compagni organizzarono a maggio il Viet Nam Doc Lap Dong Minh Hoi (Lega per l'indipendenza del Vietnam), o Viet Minh; questo diede una rinnovata enfasi a un nazionalismo peculiarmente vietnamita.
La nuova organizzazione fu costretta a chiedere aiuto al governo cinese di Chiang Kai-shek. Ma Chiang diffidava di Ho come comunista e lo fece arrestare. Ho durante i mesi di prigionia scrisse il suo famoso Quaderno dalla prigione (una raccolta di brevi poesie scritte in cinese classico, un misto di malinconia, stoicismo e un appello alla rivoluzione). I suoi amici ottennero il suo rilascio da un accordo con Chiang Fa-k'uei accettando in cambio di sostenere i suoi interessi in Indocina contro i francesi. Nel 1945 si verificarono due eventi che aprirono la strada al potere per i rivoluzionari vietnamiti. In primo luogo, i giapponesi invasero completamente l'Indocina e imprigionarono o giustiziarono tutti i funzionari francesi. Sei mesi dopo gli Stati Uniti sganciarono la bomba atomica su Hiroshima e i giapponesi furono completamente sconfitti. Così vennero eliminati i due più forti avversari del Viet Minh e di Ho Chi Minh che contattò le forze statunitensi e iniziò a collaborare con l'Office of Strategic Services (un'operazione sotto copertura statunitense) contro i giapponesi. Allo stesso tempo, i commando formati da Vo Nguyen Giap, sotto la direzione di Ho, iniziarono a muoversi verso Hanoi, la capitale vietnamita, nella primavera del 1945. Dopo la resa del Giappone, entrarono ad Hanoi il 19 agosto e davanti a un'enorme folla radunata in piazza Ba Dinh, Ho Chi Minh dichiarò il Vietnam indipendente, usando parole che ricordavano ironicamente la Dichiarazione di Indipendenza degli Stati Uniti: “Tutti gli uomini sono nati uguali: il Creatore ci ha dato diritti inviolabili, vita, libertà e felicità…!".

Tuttavia la Francia, sotto la guida di Charles de Gaulle, non intendeva accettare l'indipendenza del Vietnam e tentò di riaffermare il suo controllo. Il 6 ottobre sbarcò a Saigon il generale francese Jacques Leclerc, seguito pochi giorni dopo da una forte divisione corazzata. Entro tre mesi ebbe il controllo del Vietnam del Sud. Successivamente la Francia dovette scegliere tra continuare la lotta o negoziare. Scelse i negoziati, ma non senza prepararsi per un'eventuale transizione alla guerra.

La strategia di Ho Chi Minh fu quella di convincere i francesi a far ritirare i cinesi dal Nord e poi lavorare per un trattato con cui sarebbe stata riconosciuta l'indipendenza e assicurata l'evacuazione delle forze di Leclerc con la riunificazione del paese. I negoziati iniziarono alla fine di ottobre 1945, ma i francesi si rifiutarono di parlare di indipendenza. A marzo la situazione di stallo fu sbloccata: da parte sua, Ho Chi Minh consentì l'inclusione nel nuovo governo di partiti diversi dal Viet Minh, nel tentativo di ottenere una base più ampia di appoggio alle richieste avanzate ai francesi. Dopo essersi assicurato il ritiro dei cinesi, Ho firmò un un'accordo con i francesi il 6 marzo in cui il Vietnam venne riconosciuto come uno "stato libero con il proprio governo, esercito e finanze", ma rimase sotto il Protettorato francese per cui Parigi continuò a svolgere un ruolo chiave.
L'accordo era insoddisfacente per gli estremisti di entrambe le parti e Ho Chi Minh si recò in Francia (da giugno a settembre 1946) e concluse un secondo accordo con il governo francese. Ma la pace fu interrotta da un incidente ad Haiphong (20–23 novembre 1946), quando un incrociatore francese aprì il fuoco sulla città dopo uno scontro tra soldati francesi e vietnamiti. Quasi 6.000 vietnamiti furono uccisi e la speranza di un accordo amichevole terminò. Malato e disilluso, Ho Chi Minh non fu in grado di opporsi alle richieste di rappresaglia dei suoi seguaci e il 19 dicembre iniziò la prima guerra d'Indocina.

Dopo alcuni mesi, Ho, che aveva cercato rifugio in una remota zona del Vietnam del Nord, tentò di ristabilire i contatti con Parigi, ma i termini che gli furono offerti erano inaccettabili. Nel 1948 i francesi si offrirono di restituire l'ex imperatore annamese (vietnamita) Bao Dai, che aveva abdicato a favore della rivoluzione nell'agosto 1945. La mossa politica francese non ebbe successo e l'esercito Viet Minh, comandato da Giap, riuscì a contenere le forze francesi e di Bao Dai, e alla fine del 1953 la maggior parte delle campagne era sotto il controllo del Viet Minh, con le città più grandi in uno stato virtuale di assedio. I francesi furono definitivamente sconfitti a Dien Bien Phu il 7 maggio 1954 e non ebbero altra scelta che negoziare.

Da maggio al 21 luglio 1954, rappresentanti di otto paesi, con il Vietnam rappresentato da due delegazioni, una composta da sostenitori di Ho Chi Minh, l'altra di Bao Dai, si incontrarono a Ginevra per trovare una soluzione. Si concluse con un un'accordo secondo il quale il Vietnam doveva essere diviso al 17° parallelo fino alle elezioni, previste per il 1956, dopo le quali i vietnamiti avrebbero stabilito un governo unificato.

Il Vietnam del Nord, dove si stabilirono Ho e i suoi soci, era un paese povero, tagliato fuori dalle vaste aree agricole del sud. I suoi leader furono costretti a chiedere assistenza ai loro più grandi alleati comunisti, Cina e Unione Sovietica. In queste condizioni avverse il regime di Ho Chi Minh divenne repressivo e rigidamente totalitario. I tentativi di riforme agricole nel 1955-56 furono condotti con brutalità. "Zio" Ho, come era diventato noto ai nordvietnamiti, riuscì a preservare la sua immensa popolarità, ma abbandonò una sorta di qualità umana che aveva contraddistinto alcune delle sue precedenti attività rivoluzionarie.

Il vecchio statista ebbe più fortuna nel campo della diplomazia. Si recò a Mosca e Pechino (1955), a Nuova Delhi e Giacarta (1958), mantenendo abilmente un equilibrio tra i suoi potenti alleati comunisti, agendo da mediatore tra di loro. A partire dal 1959 circa, il Vietnam del Nord fu nuovamente coinvolto nella guerra. I guerriglieri, conosciuti come Vietcong, stavano conducendo una rivolta armata contro il regime di Ngo Dinh Diem, sponsorizzato dagli Stati Uniti, nel Vietnam del Sud. I loro leader, veterani del Viet Minh, chiesero aiuto al Vietnam del Nord. Nel luglio 1959, in una riunione del comitato centrale del Lao Dong (Partito dei Lavoratori) di Ho Chi Minh, si decise che l'instaurazione del socialismo nel nord era collegata all'unificazione con il sud. Questa politica fu confermata dal terzo congresso del Lao Dong, tenutosi poco dopo ad Hanoi. Durante il congresso, Ho Chi Minh cedette la sua posizione di segretario generale del partito a Le Duan. Rimase capo di stato, ma, da questo momento in poi, la sua attività fu in gran parte dietro le quinte. Ho certamente ha continuato ad avere un'enorme influenza nel governo ma fu coinvolto meno attivamente, diventando sempre più un simbolo per il popolo. La sua personalità pubblica, che non era mai stata oggetto di un culto paragonabile a quello di Stalin, di Mao o Tito, fu meglio simboleggiata dal suo nome popolare, zio Ho e rappresentò l'unità essenziale della famiglia vietnamita divisa. Questo ruolo, che interpretò con abilità, non gli impedì di prendere posizione nel conflitto che devastò il suo paese, soprattutto dopo l'inizio degli attacchi aerei americani contro il Nord nel 1965. Il 17 luglio 1966 inviò un messaggio al popolo (“Niente è così caro al cuore dei vietnamiti come l'indipendenza e la liberazione”) che divenne il motto della causa nordvietnamita. Il 15 febbraio 1967, in risposta a un messaggio personale del presidente degli Stati Uniti Lyndon Johnson, annunciò: "Non accetteremo mai di negoziare sotto la minaccia di bombardamenti".
Tra i rivoluzionari del 20° secolo, Ho ha condotto la battaglia più lunga e costosa contro il sistema coloniale delle grandi potenze. Uno dei suoi effetti fu quello di provocare una grave crisi nella vita nazionale del più potente dei paesi capitalisti, gli Stati Uniti. In quanto marxista, Ho fu con il leader jugoslavo Tito (Josip Briz) come uno dei progenitori del "comunismo nazionale" che si sviluppò negli anni '60 e con il comunista cinese Mao nel sottolineare il ruolo dei contadini nella lotta rivoluzionaria. La maggior parte degli scritti di Ho Chi Minh sono raccolti nei due volumi Selected Works, pubblicati ad Hanoi nel 1960.

 

Gran bel pezzo?

  • Grazie 1

Inviato

Wow, ottima e approfondita postilla storica @numys, grazie. Di questi biglietti esiste una grande varietà di colori. Allego una mia della stessa tipologia con retro arancione:

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  • Grazie 1

Inviato
1 minuto fa, Orodicarta dice:

Wow, ottima e approfondita postilla storica @numys, grazie. Di questi biglietti esiste una grande varietà di colori. Allego una mia della stessa tipologia con retro arancione:

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Personalmente né ho viste una combinazione di 4 varietà di colori differenti ma quando ho avuto la possibilità di acquistare quella su cui c'era anche il bollo del movimento non ho potuto fare a meno di prenderla e poi sono troppo affascinato dal contesto storico, culturale e artistico dietro le banconote.


Inviato
45 minuti fa, numys dice:

storico, culturale e artistico dietro le banconote.

??

I dong vietnamiti mi ispirano assai.


Inviato
49 minuti fa, numys dice:

quando ho avuto la possibilità di acquistare quella su cui c'era anche il bollo del movimento non ho potuto fare a meno di prenderla

E hai fatto benissimo, il bollo è un plusvalore storico notevole che aggiunge ulteriore fascino a dei biglietti già affascinanti!

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Inviato

Ho iniziato da poco a collezionare monete, ma a vedere questa bella rassegna mi verrebbe voglia di cominciare a mettere da parte anche qualche biglietto...


Inviato

Presento questa banconota da 10 dollari di Singapore, dedicata allo sport, regalatami da un collega di lavoro che è andato laggiù.

Singapore 10 Dollars 2005 d.jpg

Singapore 10 Dollars 2005 r.jpg


  • 2 settimane dopo...
Inviato

 

 

Stasera vi presento una banconota che è opportuno confrontarla con il 100 Mark del 1910 postato in questa discussione.

Pochi giorni fa mi è arrivato il 5 Mark del 1904 dell'Impero germanico, periodo che va dal conseguimento di una piena unità nazionale il 18 Gennaio 1871 fino all'abdicazione del Kaiser Guglielmo II il 9 Novembre 1918.
Le Reichskassenscheine erano banconote che circolarono nel Reich tedesco dal 1874 al 1923 e furono emesse dalla "Reich Debt Administration". Quindi le banconote della Reichskasse erano cartamoneta statale con l'obiettivo di sostituire le diverse banconote federali che circolavano in quel periodo negli stati indipendenti tedeschi fino al 1871. Questo diede la possibilità di riordinare ma soprattutto unificare la cartamoneta nel Reich.
La loro emissione fu regolata per la prima volta il 30 aprile 1874 dalla legge sull'emissione di titoli del tesoro del Reich, compresi i tagli da 5, 20 e 50 marchi. Nel corso della crisi di liquidità, il 6 Ottobre 1906 il loro valore massimo fu limitato a 10 marchi. Durante il periodo di inflazione, queste banconote persero completamente il loro valore fino al 1923, insieme alle banconote del Reich, del registro dei prestiti, a quelle private e alle varie emissioni di emergenza.

Questa banconota da 5 Mark del 1906 fa da contraltare al 100 Mark del 1910 "Flottenhunder": infatti mentre nel 100 Mark viene raffigurata una Germania bellicosa nel 5 Mark del 1906 né abbiamo una visione più pacifica.
Storicamente siamo negli anni della guerra russo-giapponese (8 febbraio 1904 — 5 settembre 1905) che oppose le ambizioni imperialistiche dell'Impero Russo e dell'Impero Giapponese per il controllo della Manciuria  e della Corea. Va ricordato che tale conflitto fu favorito
dalla Germania, interessata a indebolire l’alleanza franco-russa, e dalla Gran Bretagna, in contrasto con la Russia in India e perciò disposta a finanziare l’impresa giapponese.

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Il fronte della banconota sembra raffigurare lo status assolutamente pacifico dell'Impero germanico dei primi del '900 ed infatti l'oceano si estende fino all'orizzonte senza una sola nave da guerra in vista. Sulla riva però, oltre ai simboli dei vari mestieri (l'agricoltura, l'industria, il commercio e la navigazione), si intravede la prua di una nave vichinga, che probabilmente vuole riaffermare le origini di un popolo esploratore, conquistatore e dedito al commercio. La "Germania incoronata", invece, è raffigurata senza la spada e con lo scudo (con l'aquila prussiana, riconoscibile dallo scudo bianco e nero) messo da parte; la punta della lancia che porta sulla spalla è velata da uno stendardo.
L'attenzione dello spettatore cade al centro dell'immagine dove una colomba con il ramo d'ulivo nel becco vola via dalla mano di un bambino nudo seduto vicino alla Germania, con messaggio molto chiaro per tutti i paesi: il Reich tedesco offre la pace al mondo!

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Nel rovescio della banconota c'è la conferma di tale messaggio ed infatti il temibile drago Fafner della saga dei Nibelunghi ha reso omaggio al motto “Io giaccio e posseggo” (Ich lieg’ und besitz’; R. Wagner-La saga dei Nibelunghi), in senso difensivo, ma solo difensore dello status quo. Quindi il degno rappresentante di una nazione che vuole godersi in pace i frutti del proprio guadagno.

 

Voglio continuare ad annoiarvi perché è più forte di me...quindi chi è curioso e vuole conoscere la storia di Fafner (o Fafnir) può continuare la lettura...

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IL MITO DI FAFNIR, SIGFRIDO E IL TESORO MALEDETTO

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Fafnir ("Quello che abbraccia") è il drago che custodisce il tesoro nella saga dei Voslunghi e nella saga dei Nibelunghi. Incarna il peggiore difetto dei draghi, l’avidità. Non è particolarmente molesto, si limita ad appestare l’aria per scoraggiare le visite dei curiosi e proteggere il suo tesoro.
La storia inizia con il trio divino formato da Odino, Loki e Hoenir, inseparabili compagni d'avventura che, annoiati dalla beatitudine celeste, scendevano sulla terra, esplorando il mondo intero. In una di queste loro peregrinazioni, gli dèi giunsero nei pressi di un fiume e, per diletto, ne seguirono il corso fino ad una cascata. Qui, seminascosta dalla vegetazione lussureggiante, scorsero una lontra che stava mangiando avidamente un salmone appena pescato nelle acque gelide della cascata. Il perfido Loki, approfittando di quel momento, raccolse una pietra dal greto del fiume e la scagliò con forza contro l'ignaro animale, uccidendolo all'istante. Vantandosi di aver preso due prede con un sol colpo, Loki mostrò la lontra ed il salmone ai suoi compagni: avevano fame e quello era proprio il cibo che preferivano. Senza perdere tempo, si diressero verso una fattoria lì vicino e chiesero ospitalità. Era la dimora di Hreidhmarr, un contadino esperto di arti magiche, un uomo molto potente. Egli si mostrò entusiasta dell'offerta divina invitandoli ad entrare. Ma non appena scorse la lontra nelle mani di Loki, chiamò con un urlo bestiale i suoi figli, Fafnir e Reginn. Con mossa fulminea, padre e figli immobilizzarono gli Asi, cogliendoli di sorpresa. Poi il contadino disse che avevano ucciso suo figlio Otr il quale, trasformatosi in una lontra grazie ad uno dei suoi incantesimi, era andato a pescare. Il terzetto divino disse d'essere disposto a pagare qualsiasi quantità d'oro per ripagarlo della perdita del figlio. Allora il contadino scuoiò la lontra e ne prese la pelle, facendone un involucro: mostrandolo agli dèi, disse che dovevano portarglielo ricolmo d'oro massiccio e di gioielli. Odino inviò Loki, l'unico adatto a tal genere di missioni, nei territori degli Elfi neri: solo essi, infatti, possedevano simili tesori. Loki inoltre conosceva bene le vie tortuose del sottosuolo e, forte della sua esperienza di «tessitore d'inganni», sapeva come catturare Andvari, un nano famoso per i tesori che custodiva. Andvari ogni giorno si trasformava in pesce ed andava a tuffarsi nelle acque di un lago: Loki non fece altro che catturarlo mentre si trovava in acqua e, minacciandolo di morte, si fece condurre nella caverna dove era nascosto l'oro. Il nano gli consegnò il suo immenso tesoro: una miriade di monili in oro e gemme preziose. Andvari, pensando di sfuggire all'occhio vigile di Loki, tentò di trattenersi un anello d'oro che concedeva a chi lo indossava il potere di trovare altro oro. Ma Loki fu lesto: si impadronì anche dell'anello. E fu allora che Andvari lanciò la sua maledizione: chiunque avesse posseduto quell'anello sarebbe stato travolto da un mare di guai. Loki ascoltò le parole del nano e, dando il suo assenso, replicò che lui stesso avrebbe fatto conoscere la profezia ai futuri padroni dell'anello. Carico d'oro, Loki fece ritorno alla casa di Hreidhmarr e mostrò il suo bottino ad Odino. Il padre degli dèi, inspiegabilmente, prelevò dalla massa aurea l'anello maledetto e lo nascose. Fu chiamato il contadino per procedere al pagamento del riscatto: la pelle di lontra, sicuramente per virtù di qualche magia, si gonfiava a dismisura, accogliendo con voracità intere montagne d'oro e preziosi. Ma, alla fine, il budello si riempì, colmo del tesoro di Andvari: mancava solo l'anello sottratto da Odino. Scaltro ed ingordo fino all'inverosimile, Hreidhmarr indicò un minuscolo spazio della pelle rimasto vuoto: bisognava riempirlo altrimenti non avrebbe rispettato i patti. Allora Odino fu costretto a riempire quel vuoto con l'anello che aveva sottratto di nascosto. Solo allora l'astuto contadino liberò gli dèi. Appena fuori dalla casa, quando non c'era più nulla da temere, Loki raccontò della maledizione di Andvari e, con la dovuta solennità, pronunziò le formule magiche che l'avrebbero attivata: quell'oro sarebbe stato la rovina di chiunque lo avesse posseduto. Gli influssi malefici dei tesoro non tardarono a manifestarsi: nella dimora di Hreidhinarr scoppiò un furioso litigio. I due figli contestavano al padre il possesso dell'oro: anch'essi, fratelli di Otr, fonte di quell'improvvisa ricchezza, avevano diritto ad una parte del riscatto. Hreidhimarr rifiutò con sdegno di consegnare anche un solo pezzo del «metallo del litigio» a Reginn e Fafnir. E un giorno, con l'animo ormai annebbiato dai sogni di ricchezza, i due fratelli uccisero il padre: l'oro maledetto aveva fatto la sua prima vittima. Subito dopo Fafnir, che era il più violento dei due, ebbe la meglio e, senza pietà, cacciò di casa il fratello. Fafnir prese l'elmo fatato usato dal padre per le sue magie e la spada, l'invincibile Hrotti e, portando con sé la pesantissima pelle di lontra, si rifugiò nelle oscure contrade di Gnita. Qui, con circospezione, si scavò una tana profonda nella roccia e, recitando arcane formule, si trasformò in un drago, una bestia mostruosa che lanciava lingue di fuoco dalle narici e dalle fauci. Da quel momento, accovacciato sulla pelle di lontra, Fafnir non si allontanò mai dal tesoro, tenendo alla larga chiunque osasse passare per quelle terre. Intanto Reginn aveva iniziato a peregrinare per il mondo, finché un giorno arrivò alla corte del re Hiaìprekr di Thiodhi, divenendo il suo fabbro di fiducia. L'abilità di Reginn nel forgiare armi ed utensili, furono conosciute anche nel regno di Sigmund della stirpe dei Volsunghi, che, come allora si usava, decise di affidargli l'educazione di suo figlio Sigfrido. Seguendo gli insegnamenti del suo tutore, questi divenne in breve tempo un nobile condottiero, famoso per la sua maestria nel maneggiare armi e per il coraggio. Quando Reginn ritenne che il suo protetto fosse pronto per l'impresa eroica, gli raccontò del tesoro custodito dal drago e lo convinse a partire per conquistare quelle immense ricchezze. Le mani di Sigfrido brandivano la spada chiamata Gramr, forgiata da Reginn: essa aveva una lama talmente affilata che l'eroe riusciva a tagliare in due un filo di lana trascinato dalla corrente di un fiume. Reginn accompagnò Sigfrido a Gnita e gli mostrò la tana del drago Fafnir: insieme studiarono le mosse del mostruoso custode. Solo una volta al giorno il drago abbandonava la sua caverna, ma sempre con il tesoro ben stretto nelle sue grinfie, per andarsi a rinfrescare nelle acque di un fiume lì vicino. Allora l'eroe scavò una buca lungo il percorso abituale di Fafnir e, senza farsi scorgere dal drago, si calò dentro. Quando, come ogni giorno, Fafnir si mosse, fu costretto a strisciare sulla fossa: con tutta la sua energia Sigfrido gli conficcò, dal basso, la spada nel ventre, dilaniandolo a morte. Sigfrido si lavò dunque nel sangue di Fáfnir, che lo rese invulnerabile, tranne che per un punto della spalla dove si era posata una foglia.

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Prima di morire Fáfnir ammonì Sigfrido che l'anello sarebbe stata la sua rovina, senza però essere ascoltato. Solo dopo l'uccisione del drago rispuntò Reginn, che era rimasto nascosto ordinandogli di estrarre il cuore del drago e di arrostirlo: voleva mangiarlo per acquisire i poteri magici del padre. Sigfrido, fedele agli ordini del suo tutore, aveva estratto il cuore di Fafnir e, conficcatolo su uno spiedo, lo stava arrostendo.
Sigfrido, casualmente, assaggiò il sangue di Fáfnir e si rese conto d'essere in grado di comprendere il linguaggio degli uccelli che gli permise di scoprire i piani del perfido patrigno. Decise così di uccidere Regin decapitandolo con la sua spada.  Poi stipò tutto l'oro appartenuto al nano Andvari nelle borse laterali che portava appese alla sella del cavallo e lo nascose in un posto sicuro lungo il corso del Reno. Sigfrido, che si guadagnò il nome di Fáfnisbani" ("Uccisore di Fáfnir"), apprese da un falco che Brunilde, una delle più belle Valchirie, era stata relegata da Odino sulla vetta di un monte circondato di fiamme. Sigfrido riuscì a liberarla e si innamorò perdutamente di lei; anche Brunilde era profondamente innamorata del bellissimo eroe e i due decisero di sposarsi e l'anello maledetto suggellò il loro fidanzamento.

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Per la bella Valchiria, però, ardeva d'amore anche Gunther, Re dei Burgundi, un popolo guerriero di stirpe Vichinga, il quale invitò l'eroe a corte per una partita di caccia.
Gunther, però, mirava anche ad impadronirsi del tesoro nascosto e chiese al mago Hagen di aiutarlo nell'impresa. Il mago preparò un filtro magico che fece accendere d'amore il cuore di Sigfrido per la bella Crimilde, sorella di Gunther.
Sigfrido abbandonò Brunilde e le rubò l’anello e lo regalò alla sua nuova moglie, Crimilde.
La bella Valchiria, però, umiliata e tradita, mise ben presto in atto la sua vendetta: rivelò al mago Hagen il punto vulnerabile dell'eroe e questi durante una partita di caccia lo colpì a morte.
Venuta a conoscenza della verità, Brunilde, sopraffatta dal dolore e dal rimorso, si gettò sulla pira che Crimilde aveva fatto preparare per Sigfrido.
Metà del tesoro venne bruciato sulla sua pira funebre, affinché potesse goderne nell’aldilà.
Spietata, invece, fu la vendetta di Crimilde nei confronti degli assassini dell'amatissimo marito.
Diventata la sposa di Attila, re degli Unni, Crimilde invitò ad un banchetto suo fratello e il suo seguito e anche il mago Hagen poi chiese ad Attila, il quale non aspettava altro, di farne strage per impossessarsi del tesoro ma il fratello di Crimilde morì senza rivelarne il nascondiglio.
Nel frattempo, l’immortale nano Andvari continuò a cercare di recuperare il suo tesoro.

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Non usò incantesimi e non radunò eserciti. Lo fece da vero nano, sfruttando le sue competenze geologiche perché sapeva che il posto migliore per nascondere un tesoro e poterlo recuperare era in una grotta lontano dalla gente. Le grotte si formano solo in certi tipi di rocce e, cercando nei posti giusti, Andvari ritrovò il suo oro ma l'anello maledetto fu perso per sempre.

 

 

Se siete arrivati fin qui meritate un grazie all'infinito?

 

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Inviato
1 ora fa, numys dice:

 

 

Stasera vi presento una banconota che è opportuno confrontarla con il 100 Mark del 1910 postato in questa discussione.

Pochi giorni fa mi è arrivato il 5 Mark del 1904 dell'Impero germanico, periodo che va dal conseguimento di una piena unità nazionale il 18 Gennaio 1871 fino all'abdicazione del Kaiser Guglielmo II il 9 Novembre 1918.
Le Reichskassenscheine erano banconote che circolarono nel Reich tedesco dal 1874 al 1923 e furono emesse dalla "Reich Debt Administration". Quindi le banconote della Reichskasse erano cartamoneta statale con l'obiettivo di sostituire le diverse banconote federali che circolavano in quel periodo negli stati indipendenti tedeschi fino al 1871. Questo diede la possibilità di riordinare ma soprattutto unificare la cartamoneta nel Reich.
La loro emissione fu regolata per la prima volta il 30 aprile 1874 dalla legge sull'emissione di titoli del tesoro del Reich, compresi i tagli da 5, 20 e 50 marchi. Nel corso della crisi di liquidità, il 6 Ottobre 1906 il loro valore massimo fu limitato a 10 marchi. Durante il periodo di inflazione, queste banconote persero completamente il loro valore fino al 1923, insieme alle banconote del Reich, del registro dei prestiti, a quelle private e alle varie emissioni di emergenza.

Questa banconota da 5 Mark del 1906 fa da contraltare al 100 Mark del 1910 "Flottenhunder": infatti mentre nel 100 Mark viene raffigurata una Germania bellicosa nel 5 Mark del 1906 né abbiamo una visione più pacifica.
Storicamente siamo negli anni della guerra russo-giapponese (8 febbraio 1904 — 5 settembre 1905) che oppose le ambizioni imperialistiche dell'Impero Russo e dell'Impero Giapponese per il controllo della Manciuria  e della Corea. Va ricordato che tale conflitto fu favorito
dalla Germania, interessata a indebolire l’alleanza franco-russa, e dalla Gran Bretagna, in contrasto con la Russia in India e perciò disposta a finanziare l’impresa giapponese.

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Il fronte della banconota sembra raffigurare lo status assolutamente pacifico dell'Impero germanico dei primi del '900 ed infatti l'oceano si estende fino all'orizzonte senza una sola nave da guerra in vista. Sulla riva però, oltre ai simboli dei vari mestieri (l'agricoltura, l'industria, il commercio e la navigazione), si intravede la prua di una nave vichinga, che probabilmente vuole riaffermare le origini di un popolo esploratore, conquistatore e dedito al commercio. La "Germania incoronata", invece, è raffigurata senza la spada e con lo scudo (con l'aquila prussiana, riconoscibile dallo scudo bianco e nero) messo da parte; la punta della lancia che porta sulla spalla è velata da uno stendardo.
L'attenzione dello spettatore cade al centro dell'immagine dove una colomba con il ramo d'ulivo nel becco vola via dalla mano di un bambino nudo seduto vicino alla Germania, con messaggio molto chiaro per tutti i paesi: il Reich tedesco offre la pace al mondo!

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Nel rovescio della banconota c'è la conferma di tale messaggio ed infatti il temibile drago Fafner della saga dei Nibelunghi ha reso omaggio al motto “Io giaccio e posseggo” (Ich lieg’ und besitz’; R. Wagner-La saga dei Nibelunghi), in senso difensivo, ma solo difensore dello status quo. Quindi il degno rappresentante di una nazione che vuole godersi in pace i frutti del proprio guadagno.

 

Voglio continuare ad annoiarvi perché è più forte di me...quindi chi è curioso e vuole conoscere la storia di Fafner (o Fafnir) può continuare la lettura...

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IL MITO DI FAFNIR, SIGFRIDO E IL TESORO MALEDETTO

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Fafnir ("Quello che abbraccia") è il drago che custodisce il tesoro nella saga dei Voslunghi e nella saga dei Nibelunghi. Incarna il peggiore difetto dei draghi, l’avidità. Non è particolarmente molesto, si limita ad appestare l’aria per scoraggiare le visite dei curiosi e proteggere il suo tesoro.
La storia inizia con il trio divino formato da Odino, Loki e Hoenir, inseparabili compagni d'avventura che, annoiati dalla beatitudine celeste, scendevano sulla terra, esplorando il mondo intero. In una di queste loro peregrinazioni, gli dèi giunsero nei pressi di un fiume e, per diletto, ne seguirono il corso fino ad una cascata. Qui, seminascosta dalla vegetazione lussureggiante, scorsero una lontra che stava mangiando avidamente un salmone appena pescato nelle acque gelide della cascata. Il perfido Loki, approfittando di quel momento, raccolse una pietra dal greto del fiume e la scagliò con forza contro l'ignaro animale, uccidendolo all'istante. Vantandosi di aver preso due prede con un sol colpo, Loki mostrò la lontra ed il salmone ai suoi compagni: avevano fame e quello era proprio il cibo che preferivano. Senza perdere tempo, si diressero verso una fattoria lì vicino e chiesero ospitalità. Era la dimora di Hreidhmarr, un contadino esperto di arti magiche, un uomo molto potente. Egli si mostrò entusiasta dell'offerta divina invitandoli ad entrare. Ma non appena scorse la lontra nelle mani di Loki, chiamò con un urlo bestiale i suoi figli, Fafnir e Reginn. Con mossa fulminea, padre e figli immobilizzarono gli Asi, cogliendoli di sorpresa. Poi il contadino disse che avevano ucciso suo figlio Otr il quale, trasformatosi in una lontra grazie ad uno dei suoi incantesimi, era andato a pescare. Il terzetto divino disse d'essere disposto a pagare qualsiasi quantità d'oro per ripagarlo della perdita del figlio. Allora il contadino scuoiò la lontra e ne prese la pelle, facendone un involucro: mostrandolo agli dèi, disse che dovevano portarglielo ricolmo d'oro massiccio e di gioielli. Odino inviò Loki, l'unico adatto a tal genere di missioni, nei territori degli Elfi neri: solo essi, infatti, possedevano simili tesori. Loki inoltre conosceva bene le vie tortuose del sottosuolo e, forte della sua esperienza di «tessitore d'inganni», sapeva come catturare Andvari, un nano famoso per i tesori che custodiva. Andvari ogni giorno si trasformava in pesce ed andava a tuffarsi nelle acque di un lago: Loki non fece altro che catturarlo mentre si trovava in acqua e, minacciandolo di morte, si fece condurre nella caverna dove era nascosto l'oro. Il nano gli consegnò il suo immenso tesoro: una miriade di monili in oro e gemme preziose. Andvari, pensando di sfuggire all'occhio vigile di Loki, tentò di trattenersi un anello d'oro che concedeva a chi lo indossava il potere di trovare altro oro. Ma Loki fu lesto: si impadronì anche dell'anello. E fu allora che Andvari lanciò la sua maledizione: chiunque avesse posseduto quell'anello sarebbe stato travolto da un mare di guai. Loki ascoltò le parole del nano e, dando il suo assenso, replicò che lui stesso avrebbe fatto conoscere la profezia ai futuri padroni dell'anello. Carico d'oro, Loki fece ritorno alla casa di Hreidhmarr e mostrò il suo bottino ad Odino. Il padre degli dèi, inspiegabilmente, prelevò dalla massa aurea l'anello maledetto e lo nascose. Fu chiamato il contadino per procedere al pagamento del riscatto: la pelle di lontra, sicuramente per virtù di qualche magia, si gonfiava a dismisura, accogliendo con voracità intere montagne d'oro e preziosi. Ma, alla fine, il budello si riempì, colmo del tesoro di Andvari: mancava solo l'anello sottratto da Odino. Scaltro ed ingordo fino all'inverosimile, Hreidhmarr indicò un minuscolo spazio della pelle rimasto vuoto: bisognava riempirlo altrimenti non avrebbe rispettato i patti. Allora Odino fu costretto a riempire quel vuoto con l'anello che aveva sottratto di nascosto. Solo allora l'astuto contadino liberò gli dèi. Appena fuori dalla casa, quando non c'era più nulla da temere, Loki raccontò della maledizione di Andvari e, con la dovuta solennità, pronunziò le formule magiche che l'avrebbero attivata: quell'oro sarebbe stato la rovina di chiunque lo avesse posseduto. Gli influssi malefici dei tesoro non tardarono a manifestarsi: nella dimora di Hreidhinarr scoppiò un furioso litigio. I due figli contestavano al padre il possesso dell'oro: anch'essi, fratelli di Otr, fonte di quell'improvvisa ricchezza, avevano diritto ad una parte del riscatto. Hreidhimarr rifiutò con sdegno di consegnare anche un solo pezzo del «metallo del litigio» a Reginn e Fafnir. E un giorno, con l'animo ormai annebbiato dai sogni di ricchezza, i due fratelli uccisero il padre: l'oro maledetto aveva fatto la sua prima vittima. Subito dopo Fafnir, che era il più violento dei due, ebbe la meglio e, senza pietà, cacciò di casa il fratello. Fafnir prese l'elmo fatato usato dal padre per le sue magie e la spada, l'invincibile Hrotti e, portando con sé la pesantissima pelle di lontra, si rifugiò nelle oscure contrade di Gnita. Qui, con circospezione, si scavò una tana profonda nella roccia e, recitando arcane formule, si trasformò in un drago, una bestia mostruosa che lanciava lingue di fuoco dalle narici e dalle fauci. Da quel momento, accovacciato sulla pelle di lontra, Fafnir non si allontanò mai dal tesoro, tenendo alla larga chiunque osasse passare per quelle terre. Intanto Reginn aveva iniziato a peregrinare per il mondo, finché un giorno arrivò alla corte del re Hiaìprekr di Thiodhi, divenendo il suo fabbro di fiducia. L'abilità di Reginn nel forgiare armi ed utensili, furono conosciute anche nel regno di Sigmund della stirpe dei Volsunghi, che, come allora si usava, decise di affidargli l'educazione di suo figlio Sigfrido. Seguendo gli insegnamenti del suo tutore, questi divenne in breve tempo un nobile condottiero, famoso per la sua maestria nel maneggiare armi e per il coraggio. Quando Reginn ritenne che il suo protetto fosse pronto per l'impresa eroica, gli raccontò del tesoro custodito dal drago e lo convinse a partire per conquistare quelle immense ricchezze. Le mani di Sigfrido brandivano la spada chiamata Gramr, forgiata da Reginn: essa aveva una lama talmente affilata che l'eroe riusciva a tagliare in due un filo di lana trascinato dalla corrente di un fiume. Reginn accompagnò Sigfrido a Gnita e gli mostrò la tana del drago Fafnir: insieme studiarono le mosse del mostruoso custode. Solo una volta al giorno il drago abbandonava la sua caverna, ma sempre con il tesoro ben stretto nelle sue grinfie, per andarsi a rinfrescare nelle acque di un fiume lì vicino. Allora l'eroe scavò una buca lungo il percorso abituale di Fafnir e, senza farsi scorgere dal drago, si calò dentro. Quando, come ogni giorno, Fafnir si mosse, fu costretto a strisciare sulla fossa: con tutta la sua energia Sigfrido gli conficcò, dal basso, la spada nel ventre, dilaniandolo a morte. Sigfrido si lavò dunque nel sangue di Fáfnir, che lo rese invulnerabile, tranne che per un punto della spalla dove si era posata una foglia.

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Prima di morire Fáfnir ammonì Sigfrido che l'anello sarebbe stata la sua rovina, senza però essere ascoltato. Solo dopo l'uccisione del drago rispuntò Reginn, che era rimasto nascosto ordinandogli di estrarre il cuore del drago e di arrostirlo: voleva mangiarlo per acquisire i poteri magici del padre. Sigfrido, fedele agli ordini del suo tutore, aveva estratto il cuore di Fafnir e, conficcatolo su uno spiedo, lo stava arrostendo.
Sigfrido, casualmente, assaggiò il sangue di Fáfnir e si rese conto d'essere in grado di comprendere il linguaggio degli uccelli che gli permise di scoprire i piani del perfido patrigno. Decise così di uccidere Regin decapitandolo con la sua spada.  Poi stipò tutto l'oro appartenuto al nano Andvari nelle borse laterali che portava appese alla sella del cavallo e lo nascose in un posto sicuro lungo il corso del Reno. Sigfrido, che si guadagnò il nome di Fáfnisbani" ("Uccisore di Fáfnir"), apprese da un falco che Brunilde, una delle più belle Valchirie, era stata relegata da Odino sulla vetta di un monte circondato di fiamme. Sigfrido riuscì a liberarla e si innamorò perdutamente di lei; anche Brunilde era profondamente innamorata del bellissimo eroe e i due decisero di sposarsi e l'anello maledetto suggellò il loro fidanzamento.

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Per la bella Valchiria, però, ardeva d'amore anche Gunther, Re dei Burgundi, un popolo guerriero di stirpe Vichinga, il quale invitò l'eroe a corte per una partita di caccia.
Gunther, però, mirava anche ad impadronirsi del tesoro nascosto e chiese al mago Hagen di aiutarlo nell'impresa. Il mago preparò un filtro magico che fece accendere d'amore il cuore di Sigfrido per la bella Crimilde, sorella di Gunther.
Sigfrido abbandonò Brunilde e le rubò l’anello e lo regalò alla sua nuova moglie, Crimilde.
La bella Valchiria, però, umiliata e tradita, mise ben presto in atto la sua vendetta: rivelò al mago Hagen il punto vulnerabile dell'eroe e questi durante una partita di caccia lo colpì a morte.
Venuta a conoscenza della verità, Brunilde, sopraffatta dal dolore e dal rimorso, si gettò sulla pira che Crimilde aveva fatto preparare per Sigfrido.
Metà del tesoro venne bruciato sulla sua pira funebre, affinché potesse goderne nell’aldilà.
Spietata, invece, fu la vendetta di Crimilde nei confronti degli assassini dell'amatissimo marito.
Diventata la sposa di Attila, re degli Unni, Crimilde invitò ad un banchetto suo fratello e il suo seguito e anche il mago Hagen poi chiese ad Attila, il quale non aspettava altro, di farne strage per impossessarsi del tesoro ma il fratello di Crimilde morì senza rivelarne il nascondiglio.
Nel frattempo, l’immortale nano Andvari continuò a cercare di recuperare il suo tesoro.

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Non usò incantesimi e non radunò eserciti. Lo fece da vero nano, sfruttando le sue competenze geologiche perché sapeva che il posto migliore per nascondere un tesoro e poterlo recuperare era in una grotta lontano dalla gente. Le grotte si formano solo in certi tipi di rocce e, cercando nei posti giusti, Andvari ritrovò il suo oro ma l'anello maledetto fu perso per sempre.

 

 

Se siete arrivati fin qui meritate un grazie all'infinito?

 

Wow! E noi poveri mortali che ogni giorno è uguale all'altro!

Meno male...

?


Inviato
14 minuti fa, jaconico dice:

100 marchi

Impero Tedesco, 1908. 

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Anche questa è una bellissima banconota emessa sia nella versione con timbro e seriale rosso che verde...presente in collezione?


Inviato
2 minuti fa, numys dice:

Anche questa è una bellissima banconota emessa sia nella versione con timbro e seriale rosso che verde...presente in collezione?

Trovo molto bella anche il lenzuolo da 1000 marchi emesso qualche anno dopo! Anche in quel caso sia con timbro rosso che verde 


Supporter
Inviato
15 ore fa, numys dice:

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Come iconografia è il più bel piccolo taglio che la Germania abbia stampato.

 

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Awards

Inviato

Buongiorno

vi presento questa banconota da 500 pound del Sudan del Sud; regalatami da un collega di lavoro che a sua volta l'ha avuta da un suo amico che è stato laggiù in missione umanitaria.

Al dritto , l'eroe dell'indipendenza, John Garang

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  • 1 mese dopo...
Inviato (modificato)

Con questa banconota della Germania Imperiale voglio ringraziare @nikita_ che mi ha dato la possibilità in passato di poterla apprezzare.
500 Marchi del 1922 della Sächsische Bank di Dresda.

Banconota multicolore con ritratto di donna sulla sinistra e Mercurio a destra emessa dalla Sächsische di Dresda. Mentre sul retro al centro visibile il nominale 500 riportato anche negli angoli in alto e manoscritto il numero del foglio e la firma

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La Sächsische fu fondata con decreto del 18 luglio 1865 e un capitale di 5 milioni di talleri. Nel 1869 aveva sede nell'Hôtel de Pologne (Dresda). Nel 1873 il capitale fu aumentato di 5 milioni di talleri e successivamente portato a 30 milioni di marchi. Lo scopo della società era quello di gestire una banca centrale privata. Con la fondazione del Reich nel 1871, gli Stati membri del Reich persero il diritto di legiferare sul sistema monetario. Alla Reichsbank non fu concesso il monopolio sull'emissione di banconote, le banche centrali esistenti mantennero il diritto di emettere banconote nella misura prevista dalla legge bancaria del 14 marzo 1875. Dopo che la Leipziger Bank (1875), la Chemnitzer Stadtbank (1890) e la Leipziger Kassenverein (1890) si arresero, fu l'unica banca privata in Sassonia a emettere banconote idonee alla circolazione in tutto il Reich. Dal 1888 offriva ai suoi clienti anche transazioni di assegni e giroconti senza commissioni. Con la fine dell'Impero tedesco nel 1918, in Germania erano rimaste solo quattro banche centrali private: la Saxon Bank a Dresda, la Bavarian Central Bank a Monaco, la Badische Bank a Mannheim e la Württemberg Central Bank a Stoccarda. Dopo l'iperinflazione del 1923, fu approvato il Private Banking Act del 30 agosto 1924. Secondo questa legge, la Sächsische Bank a Dresda poteva emettere un massimo di 70 milioni di Reichsmark in banconote all'anno.

Modificato da numys
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Inviato

Il Malawi (??) è un paese del Sud-est dell’Africa che ha ottenuto l’indipendenza dal Regno Unito il 6 luglio 1964. Entrò successivamente a far parte dell’ONU il 1º dicembre 1964.
La popolazione totale stando ai dati del 2012 è di 16.362.567 abitanti. 
La sua capitale è Lilongwe.
La valuta ufficiale del Malawi è il Kwacha malawiano in circolazione dal 1971. Questa moneta fu introdotta al posto della sterlina malawiana. 
È suddivisa in monetazione metallica e cartacea.
MONETE: 1-2-5-10-20-50 tambala e 1 -5-10 Kwacha.
BANCONOTE: 5-10-20-50-100-200-500 Kwacha.

La banconota in foto è una banconota da 50 Kwacha emessa nel 2017. Sono necessari 100 tambala per realizzare 1 Kwacha . 
Negli ultimi anni sono state emesse anche banconote da 1000-2000 e 5000 Kwacha ma non siamo certi che attualmente circolino realmente nel paese.

FONTI:
-Wikipedia
-Banknotes.ws (sito online)

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Lo scorso weekend sono stato a Sofia, in Bulgaria. Ne ho approfittato per recuperare le nuove banconote emesse recentemente da 5-10-20-50 leva. Non si tratta propriamente di nuovi biglietti, bensì del terzo restyling delle banconote in circolazione dal 1999.
 
Piccola curiosità: il lev bulgaro è in parità fissa con l'euro e vale quanto un vecchio marco tedesco, ossia 0.51 euro.
Dopo la caduta del muro di Berlino ed il cambio di regime, il vecchio lev subì una spaventosa svalutazione, e alla fine si decise di adottare la parità fissa con il marco tedesco (valuta forte che negli anni '90 andava per la maggiore nei Balcani): 1000 leva vennero quindi parificati ad 1 marco. Nel 1999 vennero eliminati tre zeri e si ebbe il "nuovo lev" attualmente circolante.
La stessa operazione venne fatta in Bosnia dove, tutt'oggi, circola il "marco convertibile" che conserva il valore in euro del vecchio marco tedesco.

Di seguito il biglietto da 20 leva ultima emissione, esteticamente il mio preferito con le sue delicate sfumature di azzurro e celeste.
Al diritto è raffiguardo Stefan Stambolov, politico e rivoluzionario di fine '800, ucciso nel 1895.
Al retro una rappresentazione grafica di due famosi ponti situati nel centro di Sofia, il Ponte delle Aquile e il Ponte dei Leoni


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Modificato da apulian

  • 1 mese dopo...
Inviato

Buonasera,

di seguito un biglietto di 500 franchi del Gabon emesso dalla Banca degli Stati dell'Africa Centrale. La Banca ha emesso banconote dell'Africa centrale in franchi CFA in 6 diversi tagli, inclusa questa banconota da 500 franchi CFA (emissione dal 1992 al 2002).

FRONTE

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il valore in lettere "CINQUECENTO FRANCHI" è stampato in nero. Il numero completo della banconota e il valore “500” vengono stampati ad angoli opposti. Le lettere "L" accanto ai valori "500" indicano il codice del paese di emissione per il Gabon. Al centro, un paesaggio di campagna africana con in lontananza le capanne di un villaggio e un gregge di zebù vicino a un ruscello. A sinistra, la filigrana (pastore con cappello) e una mappa stilizzata dei paesi dell'Africa Centrale. A destra, il ritratto di profilo di un giovane pastore. Tre combinazioni di firme stampate in nero.

RETRO

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al centro in alto, è stampata in nero l'etichetta dell'istituto emittente "BANCA DEGLI STATI CENTROAFRICANI". A sinistra una maschera Kota e al centro un baobab e un branco di antilopi nella savana. Il valore "500" è stampato negli angoli superiori. A destra, la filigrana (pastore con cappello). In basso, nell'angolo sinistro, l'articolo del codice penale: "Les auteurs ou complices de falsification ou de contrefaçon de billets de banque seront punis conformement aux lois en et actes en vigueur."

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  • 2 settimane dopo...
  • 2 settimane dopo...
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Buongiorno,

presento un paio di banconote del Kuwait, regalatemi da un collega di lavoro che è andato laggiù.

1/4 di dinar 2014

 

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e 1 dinar 2014

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  • 3 settimane dopo...
Inviato

Aggiungo una banconota acquistata oggi. 1 pound della repubblica federale della Nigeria. Serie del 1967. Nel Dritto troviamo rappresentata la banca centrale Nigeriana a Lagos. Nel Rovescio invece contadino alle prese con il raccolto.

Nonostante la pessima conservazione la banconota mi ha affascinato fin da subito.

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