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Inviato (modificato)

Premessa al post : scusate se ho scritto delle inesattezze circa le monete repubblicane , in quanto mi occupo piu' di storia .

Le datazioni delle prime “monete” pesanti in bronzo fuso , Aes grave o librale , e di conseguenza anche di quelle successive ovvero le monete coniate emesse da Roma repubblicana , riportano nei testi e cataloghi delle date che furono di molto “abbassate” dagli inizi del XX secolo ad opera di studiosi inglesi ed americani , vedi ad esempio il Mattingly e il Crawford ; questa decisione , frutto di studi numismatici , andava contro la tradizione storica di Plinio il quale nella sua opera “Storia naturale” , XXXIII , 42-46 , indica date piuttosto indicative sull’ uso delle “monete” pesanti , cioe’ che al tempo di Pirro Roma usava ancora l’ Asse librale , di conseguenza ci informa essere stato preesistente circa al 300 a.C. ; questo abbassamento di data portato invece al 240 a. C. , andava anche contro il grande storico tedesco Theodor Mommsen , uno degli ultimi assertori della tradizione classica di Plinio .

Questo argomento relativo alle datazioni e’ stato trattato piu’ volte in Sezione ma in questo post vorrei apportare qualche piccolo frammento di notizie storiche relativo ai due , forse tre , trattati commerciali militari intervenuti in diversi periodi storici tra Cartagine e Roma , trattati che potrebbero in teoria far riportare indietro le datazioni delle prime “monete” , gli Assi librali , emessi da Roma repubblicana , che oggi vengono datati circa dal 240 al 225 a. C.

Secondo Polibio il primo trattato fra le due Città risalirebbe circa all' anno della fondazione della Repubblica romana , diciamo al 509 a.C. facendo riferimento alla cronologia di Varrone , data che corrisponderebbe anche secondo le ricerche negli archivi romani effettuati da Polibio , lo storico greco ritenuti uno dei piu' affidabili e precisi storici di Roma ; trattato che sarebbe stato siglato con Roma per volere esplicito di Cartagine . Polibio precisa anche che il testo latino originale era in una lingua talmente arcaica da essere capita solo dai più esperti e con una certa difficoltà .

Necessita anche dire che le antiche fonti divergono su questa arcaica datazione , infatti Tito Livio , pur non citando un primo trattato , si riferisce al trattato sicuro dell' anno 306 a.C. come al terzo siglato tra le due potenze ancora non belligeranti ; di conseguenza se ne deduce quindi che Livio fosse a conoscenza di un trattato anteriore a quello del 348 a.C. che sarebbe stato quindi il secondo , anche se non è possibile stabilire in quale anno egli lo ponesse . Diodoro Siculo invece sostiene che il primo trattato tra Roma e Cartagine non avvenne prima del 348 a.C. e questo quindi sarebbe il piu' certo e sicuro .

Prendendo per certa la data di Diodoro Siculo e ritenendo probabilmente errata quella del 509 secondo Polibio , veniamo a sapere da Polibio che il trattato prevedeva che :

"A queste condizioni ci sia amicizia fra i Romani e gli alleati dei Romani e i Cartaginesi e gli alleati dei Cartaginesi: né i Romani né gli alleati dei Romani navighino al di là del promontorio Bello, a meno che non vi siano costretti da una tempesta o da nemici. Qualora uno vi sia trasportato a forza, non gli sia permesso di comprare né prendere nulla tranne quanto gli occorre per riparare l'imbarcazione o per compiere sacrifici, e si allontani entro cinque giorni. A quelli che giungono per commercio non sia possibile portare a termine nessuna transazione se non in presenza di un araldo o di un cancelliere. Quanto sia venduto alla presenza di costoro, se venduto in Libia o in Sardegna sia dovuto al venditore sotto la garanzia dello stato. Qualora un Romano giunga in Sicilia, nella parte controllata dai Cartaginesi, siano uguali tutti i diritti dei Romani. I Cartaginesi non commettano torti ai danni degli abitanti di Ardea, Anzio, Laurento, Circei, Terracina, né di alcun altro dei Latini, quanti sono soggetti; nel caso che quelli non soggetti si tengano lontani dalle loro città: ciò che prendano, restituiscano ai Romani intatto. Non costruiscano fortezze nel Lazio. Qualora penetrino da nemici nella regione, non passino la notte nella regione"

Come si legge in base a questo trattato , che sia il primo del 509 a. C. o il secondo del 348 a. C. , il piu’ probabile , poco importa , si evince da questo trattato che Roma almeno nell’ anno 348 a. C. aveva comunque una sua flotta , forse piccola , se non militare perche’ realizzata piu’ tardi , ma certamente commerciale e che la sua sede marittima potrebbe essere stata proprio ad Ostia perche’ secondo la tradizione tramandata dalle fonti romane antiche , Ostia sarebbe stata fondata dal re di Roma Anco Marzio nel 620 a.C. , mentre il poeta Ennio vissuto nel III secolo a. C.  riporta che Ostia era stata fortificata e che era sede di un porto ; ora non riesco a convincermi sul motivo per cui la monetazione fusa romana , l’ Aes grave , uguale a 12 once o 273 grammi , con al dritto Giano bifronte e al rovescio la prua di nave , simbolo chiaro di possesso di una flotta marittima , debba avere una datazione di emissione stimata modernamente solo dal 240 a.C. fino al 225 circa , cioe’ emessa ben 100 anni dopo il 1° o 2° trattato con Cartagine che ebbe caratteristiche prettamente marinare ; ovvero secondo i dati recenti Assi emessi solo al termine della prima guerra punica .

Se si osservano attentamente gli Assi grave e qualche sottomultiplo difficilmente si nota il rostro sulla prua della nave simbolo di nave da battaglia , piuttosto pare di vedere una prua liscia piu’ adatta ad una nave commerciale .

Che ne pensate ? 

 

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Modificato da Ospite
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Data la costante natura religiosa e bellica dell’iconografia delle prime (e non solo) emissioni romane, sono scettico al pensiero che la rappresentazione di un mezzo di trasporto commerciale potesse trovare spazio su un’emissione monetaria. Va considerato anche che le attività commerciali erano formalmente proibite alla classe senatoria dominante in quanto considerate lesive della dignitas. Infine credo che anche le prore delle prime emissioni fuse rappresentino navi rostrate, sia pure in modo stilizzato, oltre che dotate di corvo.  Peró tutte le idee sono fatte per parlarne.

Modificato da Scipio

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Più che altro credo che alla nostra mente (almeno alla mia) appare inconcepibile come una societá così sviluppata abbia atteso così tanto a dotarsi di moneta. Peró oltre ai dati dei ritrovamenti che non supportano la retrodatazione, anche lo stesso Plinio col suo atteggiamento altezzoso nei confronti del metallo coniato (proximum scelus...) ci conferma il perdurare dell’atteggiamento ostico verso la moneta della classe dirigente conservatrice e legata al mos maiorum

Modificato da Scipio

Inviato

Ritengo che Roma avesse già da tempo navi non solo mercantili.

Occorre considerare che tra le condizioni poste ai Romani proprio dal primo trattato con Cartagine vi era proprio il divieto di navigare con navi lunghe oltre il capo Bello. E, all’epoca, con l’espressione navi lunghe si indicavano quelle da guerra o, al più, quelle di pirati.

Roma aveva già sicuramente una flotta di navi da guerra; al momento del trattato con Cartagine Roma era in difficoltà economica e politica (e ciò spiega le condizioni inique del trattato, sbilanciato a favore dei Fenici), ma non bisogna dimenticare che in precedenza, nel periodo dell’egemonia etrusca, Roma aveva un’ottima posizione marittima nel Tirreno settentrionale, pari a quella che Cartagine aveva nel Mediterraneo meridionale. E i rapporti marittimi tra Roma e Cartagine risalivano al periodo dei Tarquini; con mari infestati dai pirati è pensabile che Roma non avesse navi da guerra?  


Inviato

Grazie ad entrambi per le interessanti annotazioni al post .

Da quanto si puo' immaginare in base al trattato del 348 a. C. , trattato che reputo il piu' probabile come data senza pero' escludere quello del 509 , si legge che le navi romane commerciali non potevano oltrepassare , tranne che in casi eccezionali , i due capi che circondano Cartagine (probabilmente gli attuali Bonn e Tarf) vietando quindi l' ingresso alle navi romane e/o alleate nel golfo di (Cartagine) Tunisi , a meno che questo capo Bello non sia il nome antico , ora perduto , riferito ad una punta estrema della Sicilia occidentale . Comunque sia e' certo che i Romani e/o i loro alleati avessero nel IV secolo una loro flotta essendo citata nel trattato , commerciale o forse anche militare ; infatti la flotta militare romana sembra che avesse avuto un forte sviluppo soltanto agli inizi o poco antecedente alla prima guerra punica , quando catturata una nave cartaginese , la "copiarono" in grande numero , tale da poi da competere vittoriosamente con i cartaginesi fino alla vittoria . 

Inviato (modificato)
3 ore fa, Agricola dice:

Grazie ad entrambi per le interessanti annotazioni al post .

Da quanto si puo' immaginare in base al trattato del 348 a. C. , trattato che reputo il piu' probabile come data senza pero' escludere quello del 509 , si legge che le navi romane commerciali non potevano oltrepassare , tranne che in casi eccezionali , i due capi che circondano Cartagine (probabilmente gli attuali Bonn e Tarf) vietando quindi l' ingresso alle navi romane e/o alleate nel golfo di (Cartagine) Tunisi , a meno che questo capo Bello non sia il nome antico , ora perduto , riferito ad una punta estrema della Sicilia occidentale . Comunque sia e' certo che i Romani e/o i loro alleati avessero nel IV secolo una loro flotta essendo citata nel trattato , commerciale o forse anche militare ; infatti la flotta militare romana sembra che avesse avuto un forte sviluppo soltanto agli inizi o poco antecedente alla prima guerra punica , quando catturata una nave cartaginese , la "copiarono" in grande numero , tale da poi da competere vittoriosamente con i cartaginesi fino alla vittoria . 

Esatto, è sempre Polibio a riferire che i Romani copiarono, migliorandola, una nave cartaginese catturata (secondo una versione era una nave che si era arenata). All'inizio del conflitto i marinai di Roma erano "d'acqua dolce", più avvezzi ai fiumi che al mare; non potevano competere con Cartagine, che era invece famosa per la sua potente flotta da guerra, composta da navi a vela quadrata in grado di sviluppare una velocità di 10 km/h, che - secondo quanto ho letto - permetteva di raggiungere Marsiglia da Cartagine in sole 24 ore (tale dato va preso con le pinze, mi sembra poco credibile, posto che il record di navigazione a vela tra Marsiglia e Cartagine è stato stabilito nel 2016 in 1 giorno 18 ore 58 minuti e 19 secondi).

In ogni caso i Romani fino a quel momento erano guerrieri di terra e utilizzavano le imbarcazioni più come mezzi di trasporto e non tanto per l'impiego bellico.

Copiata la nave cartaginese, da bravi soldati di terra trasformarono la guerra navale: fino ad allora le navi da guerra dovevano essenzialmente speronare e affondare le avversarie; invece i Romani dotarono le navi di un ponte levatoio girevole, il corvo, che agganciato all'imbarcazione nemica permetteva ai soldati l'arrembaggio, permettendo di combattere come fossero a terra.

La scarsa perizia marittima iniziale è dimostrata anche dai frequenti naufragi delle navi romane per lungo tempo nel corso della prima guerra punica; solo nel 242 a.C, con la decisiva battaglie delle Egadi il console romano Gaio Lutazio Catulo, al comando di una nuova flotta di navi, questa volta tecnicamente superiori a quelle nemiche, pose fine al conflitto (i Romani persero 12 navi ed i Cartaginesi addirittura 125.  Secondo altri del periodo, i Cartaginesi persero 120 navi, delle quali 50 affondate e 70 catturate oltre a 10 mila uomini fatti prigionieri contro le 10 navi romane perse e 5 mila uomini uccisi).

 

Modificato da gioal
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Inviato

DE GREGE EPICURI

A me però non sembra che oggi "vada per la maggiore" l'idea che i fusi repubblicani datino al 240-225 a.C.  Forse non è facile valutare le opinioni della maggioranza, ma a occhio direi che vengono datati, per lo più, almeno a 40 anni prima.


Inviato
Il 9/3/2021 alle 19:32, Scipio dice:

sono scettico al pensiero che la rappresentazione di un mezzo di trasporto commerciale potesse trovare spazio su un’emissione monetaria. Va considerato anche che le attività commerciali erano formalmente proibite alla classe senatoria 

Il linea di principio condivido. Però mi chiedo: come si coniuga questa valutazione, con la circostanza che c'è un'intera serie  di aes grave su cui è raffigurata la ruota? Che ne pensi? 

Mi viene in mente: potrebbe sussistere un parallelismo tra ruota e prora navis, nel senso che che con la prima si è voluto raaffigurare la mobilità terrestre, con la seconda quella navale? 

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Il 10/3/2021 alle 20:34, gpittini dice:

DE GREGE EPICURI

A me però non sembra che oggi "vada per la maggiore" l'idea che i fusi repubblicani datino al 240-225 a.C.  Forse non è facile valutare le opinioni della maggioranza, ma a occhio direi che vengono datati, per lo più, almeno a 40 anni prima.

Per quanto specificamente attiene a questa serie, le ipotesi di datazione sono le seguenti:

‒    Marchi e Tessieri (1839) prima del 673, regno di Numa Pompilio;

‒    Eckhel (1792) prima del 539, regno di Servio Tullio;

‒    Mommsen (1860) 450, dopo i decemviri;

‒    Corradi (2003) 423;

‒    Lenormant (1844) dopo il 390;

‒    Samwer e Bahrfeldt (1883) prima del 350;

‒    Milne (1942) dopo il 289 o (1946) dopo il 350;

‒    Willers dal 343 al 340;

‒    Forzoni (1995) prima del 338, battaglia di Anzio;

‒    Hill, Cesano, Breglia, Alteri, Panvini Rosati dopo il 338, battaglia di Anzio;

‒    Babelon, Soutzo e Grueber dal 338 al 269;

‒    Haeberlin dal 335 al 286;

‒    Millingen dal 334;

‒    Sear (1926) dal 311;

‒    Mattingly (1928) intorno al 300 oppure (1945) nel 235;

‒    Giesecke (1922) dal 312 o (1928) nel 290 o infine (1934) dal 280 al 275, durante la guerra con Pirro;

‒    Mattingly (1929), Thomsen, Zehnacker e Coarelli (2013) dopo il 260, battaglia di Mylae;

‒    Pedroni (1996) nel 258;

‒    Ritter nel 241, con la distruzione di Falerii, in associazione col quadrigato;

‒    Thurlow e Vecchi (1979) dal 240;

‒    Crawford (1974 e 1985) dal 225;

‒    Sear (1952) dal 222 al 205.

 

Pedroni data questa emissione al 258, quando era censore C. Duilio, e ritiene che commemori il primo trionfo navale da lui stesso conseguito nel 260, dopo la vittoria di Mylae: tipi innovativi per un evento unico. Giano richiama il tempio che egli fece erigere nel Foro Olitorio. Sappiamo peraltro dal suo elogio funebre (inciso sulla sua colonna rostrata) che “praedad popolom (donavet)”, verosimilmente quindi proprio con questi bronzi; si trattava probabilmente della restituzione del tributum, che durante la Prima Guerra Punica era stato particolarmente oneroso. Coarelli concorda ma rialza la datazione al 260/259, ritenendo che l’elargizione sia stata promessa durante il trionfo e l’emisisone debba essere successiva all’esposizione della preda (durante il trionfo, 260) ma precedente all’elargizione (258). Alteri invece (Rei Publicae Romanae moneta) ritiene che questa sia la prima emissione di aes grave e concorda con la datazione tradizionale al 338-335; ne spiega il paso calante rispetto ad altre emissioni ritenendo che la libbra cosiddetta osco-latina (272,87 g) sia stato in realtà lo standard ponderale introdotto dai Focesi in Campania, in quanto tale precedente la sedimentazione di un sistema propriamente italico

Modificato da L. Licinio Lucullo
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Inviato
42 minuti fa, L. Licinio Lucullo dice:

Il linea di principio condivido. Però mi chiedo: come si coniuga questa valutazione, con la circostanza che c'è un'intera serie  di aes grave su cui è raffigurata la ruota? Che ne pensi? 

Mi viene in mente: potrebbe sussistere un parallelismo tra ruota e prora navis, nel senso che che con la prima si è voluto raaffigurare la mobilità terrestre, con la seconda quella navale? 

Non ci avevo mai pensato. In realtà associo in automatico la serie della ruota a quella etrusca, che, peraltro, ha anche dei nominali ruota/ancora, oppure mi accontento dell’ipotesi celebrativa della via Appia.

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Inviato
59 minuti fa, Scipio dice:

oppure mi accontento dell’ipotesi celebrativa della via Appia.

Od anche alla celebrazione della Via Traiana .

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