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Inviato

 

Vi presento le due monete oggi acquistate. Un denario di Caracalla ed un denario di Geta. 

Ho voluto riunire questi due fratelli, divisi in vita dall'odio.

 

TIPO DI MONETA

Denario

METALLO

Argento

TECNICA

Coniazione

AUTORITA’ / PERSONAGGIO

Caracalla (Imperatore Romano)

EPOCA

Romana

ANNO

210-213 d.C.

ZECCA

Roma

PESO

2,85 gr

DIAMETRO

19,71 mm

RIFERIMENTI BIBL.

R.I.C. 227 ; Cohen 529

DRITTO

ANTONINVS PIVS AVG BRIT. Testa laureata verso destra

VERSO / ROVESCIO

PROVIDENTIAE DEORVM. La Providentia, stante a sinistra, tiene una bacchetta nella mano destra che punta verso un globo posto ai suoi piedi. Nella sinistra tiene uno scettro

CONSERVAZIONE E GRADO DI RARITA’

SPL / Grado rarità: 20/100

PROVENIENZA (Collezioni / aste)

Ex Edition Gadoury ; Ex Gorny 138 n. 2221

 

IMPERATORE

Nato con il nome di Lucius Septimius Bassianus

REGNO

211 – 217 d.C.

DINASTIA

Severiana

NASCITA

Lugdunum (Lione, Francia) – 4 aprile 188 d.C.

MORTE

Harran (Turchia) – 8 aprile 217 d.C.

CONIUGE

Fulvia Plautilla

FAMIGLIA

Figlio dell'imperatore Settimio Severo e di Giulia Domna. Fratello di Geta, che fece uccidere innanzi alla madre. Fin da giovane il padre lo portò con Geta sui campi di battaglia, per poter far si che i due si unissero maggiormente, oltre a conoscere la vita militare. Nel primo caso non sortì effetto alcuno.

I Severi, pur millantando una dinastia da Marco Aurelio, appartenevano ad una importante famiglia di ordine equestre di Leptis Magna (odierna Libia)

 

 

Dr.jpg

Rov.jpg

LUCIUS SEPTIMIUS BASSIANUS

CARACALLA

(Lugdunum 188 d.C. – Carre 217 d.C.)


Il suo nome reale alla nascita fino al 195 d.C., era Lucius Septimius Bassianus, poi da quell'anno fino al 198 Marcus Aurelius Antoninus Caesar, dal 198 fino al 211 d.C. Caesar Marcus Aurelius Antoninus Augustus, e fino alla sua morte Caesar Marcus Severus Antoninus Pius Augustus, ma meglio conosciuto come Caracalla, per via del mantello ch' era solito indossare e che diede anche alle sue legioni ed al popolo.
Il futuro Imperatore nacque a Lugdunum, odierna Lione, città che prese il nome dall'insediamento voluto da Cesare Lucio Munazio Planco, già capitale della Gallia Lugdunense dal 27 a.C. e poi della Gallia tutta. Figlio di Settimio Severo (146-211 d.C.) e di Giulia Domna (170-217 d.C.), nonché fratello di Geta (189-211). Stando a quel che ci è stato tramandato da Cassio Dione, i due fratelli si odiavano ed il padre, l'Imperatore Settimio Severo, decise di portarli assieme a lui nelle sue campagne in Britannia, forse perché pensava che la vita di campo potesse attenuare i loro rancori. Ma chiaramente non fu così: alla morte del padre, avvenuta per gotta ad Eburacum (York), i due fratelli ritornarono a Roma per porre le ceneri dell'Imperatore nella tomba degli Antonini. Oramai erano in due a regnare. Già co-imperatori dal 209 d.C., adesso lo scontro fra i due risultava inevitabile.
Prima di continuare, vorrei però soffermarmi nel dire una cosa: oggi nel leggere di Caracalla, e da Cassio Dione e dagli altri del suo tempo, ma specialmente da Dione poiché è più attendibile visto che visse nella stessa epoca di Caracalla, molti subito puntano il dito contro il suo carattere e la violenza usata nel corso del suo regno. Fermiamoci però un attimo a pensare e a metterci nei suoi panni; nei panni del figlio di un imperatore, nei panni di una persona affine all'esercito e figlio del suo tempo. Col senno di poi tutti sono buoni a giudicare, ma probabilmente molte persone avrebbero fatto come lui. Si punta il dito contro Caracalla per il fratricidio, ma non lo si punta sul primo Re di Roma , su Romolo tracciante il solco sul Palatino impregnato del sangue di Remo, suo fratello.
Tornando alla biografia di Caracalla; tornati a Roma i due si stabilirono sulla regga del Palatino, ciascuno per conto proprio e con i propri uomini in arme. In questo momento Giulia Domna, madre dei due giovani per odio pari a Eteocle e Polinice, fece di tutto per farli riconciliare, specialmente poi in quei momenti che dovevano regnare assieme su di un vasto Impero. Quando Giulia Domna chiamò Geta per riconciliarsi con suo fratello, gli uomini di quest'ultimo lo assalirono e lo uccisero innanzi agli occhi della madre. Era il 19 dicembre del 211 d.C. Con questo fratricidio Caracalla rimase solo a governare l'Impero.
Assassinato Geta, Caracalla ne ordinò la damnatio memoriae e nel Tempio di Serapide pose l'arma con la quale venne ucciso il fratello. Si apprende che al fratello morto indirizzò la frase: “Sit divus dummodo non vivus”, ovvero “sarai un Dio ma non sei vivo”. Andando al campo dei Pretoriani fedeli al fratello Geta, Caracalla raccontò di essere stato oggetto di un attentato ordito da suo fratello, e donò ad ogni soldato duemila e cinquecento denari, molto probabilmente per comprare, come in ogni tempo, ora ed allora, la benevolenza e l'affetto di chi a lui preferiva Geta. Stessa falsità venne raccontata al Senato, ma disse anche che avrebbe concesso l'amnistia generale. Naturalmente non vi fu alcun perdono, se mai qualcuno doveva essere perdonato. L'Imperatore fece uccidere ogni uomo o donna che con il fratello defunto avesse avuto un minimo di amicizia o di relazione: aurighi, danzatori e danzatrici, attori e simpatizzanti di Geta. In questo massacro morirono, per citare nomi di rilievo riportati da Cassio Dione: Fulvia Plautilla, moglie nel 202 d.C. di Caracalla, e suo fratello Ortensiano, esiliati a Lipari. Ma morirono anche personaggi noti che magari con Geta non avevano nulla a che fare, ma bensì perché colpevoli di futili reati come: l'essere il migliore in una professione o l'essere discendenti da questo o quell'altro imperatore. Perirono fra questi: Pompeiano, figlio di Tiberio Claudio Pompeiano, poiché nipote di Marco Aurelio, ed Elvio Partinace, figlio di Partinace, Imperatore che regnò due mesi nel 193 d.C. , e Papiniano, reo di desiderare una legge per l'apologia del fratricidio. Coloro che non perirono in queste “liste” che possono ricordare quelle di Silla, finirono allontanati nelle province.
Durante il suo regno famoso divenne il caso della Vestale Clodia Leta. Giovane e bella (le Vestali venivano scelte fra le giovani fanciulle della nobiltà romana, e non di rado fra le più belle), la ragazza venne accusata dall'Imperatore di aver violato il voto di castità, atto questo punibile con la morte , murata viva. La cosa atroce, oltre alla fine stessa, fu che la ragazza era innocente, salvo il fatto che, come da lei detto, l'Imperatore l'avesse violentata. Ella non cedette alle lusinghe di Caracalla e per questo motivo venne praticamente sepolta viva.
Stando a Cassio Dione, massimo storico del tempo di Caracalla e quindi colui che più respirò quegli anni ove a regnare furono i Severi, in queste stragi perirono 20.000 persone. Il fatto strano fu che Giulia Domna, secondo le fonti, non avesse in odio Caracalla per l'omicidio di Geta. Per questo motivo, alcuni sostennero un rapporto incestuoso fra la madre e l'Imperatore. Ipotesi accentuata quando nel 217 Caracalla morì assassinato e lei pianse e si lasciò morire di fame per quel suo figlio despota e crudele che oltretutto era reo dell'omicidio di suo fratello.
Preso il potere assoluto, nel 212 Caracalla promulgo la “Constitutio Antoniniana de Civitate”, meglio conosciuta solo come “Constitutio Antoniniana”, con la quale la Cittadinanza Romana venne estesa a tutti gli abitanti libero dell'Impero. Presso alcuni, questo fu il passo dell'inizio del decadimento italico. Lo Stato riconosce di essersi internazionalizzato e la romanità passa in secondo piano. Ma alla fine l Constitutio Antoniniana non cambiò niente in modo radicale. L'Impero si era già internazionalizzato. Scambi commerciali con popoli lontani favorivano l'integrazione e questa legge poteva solo favorire maggiormente l'Impero; cosa che non fece il Cristianesimo più avanti: essendo una religione che aborriva la violenza, essa fu, secondo me, una delle cause dell'indebolimento dello Stato Romano. Cassio Dione pensava però che questa legge servisse solo a far gravare le tasse su un numero maggiore di persone e che fosse stata emanata non per tolleranza, ma bensì per aumentare il numero dei contribuenti. Vista da quest'ottica, la legge secondo me calza in modo più reale. Un Imperatore apparentemente non dotato di tolleranza alcuna ma sembrerebbe scevro della stessa, amante del lusso e della grandezza (le Thermae Antonianae (Terme di Caracalla), iniziate da Settimio Severo ma ultimate dal figlio Caracalla, in Roma lo dimostrano), penso si fosse servito di questa legge solamente per portare nelle casse romane ancora più denaro possibile.
Nel 213 d.C. , Caracalla partì per la Gallia, lasciando Giulia Domna, sua madre, a governare in sua vece a Roma. Dalla Gallia passò in Germania dove riportò una vittoria, anche se alcuni si accordò solamente con le tribù germaniche. Agli occhi di molti, ciò fu vista come una perdita giacché l'Imperatore elargì grandi somme di denaro in mesi di trattati al costo di neppure un morto. Caracalla fu molto rispettato dai Germani giacché egli rispettava la loro cultura, e amato anche dai soldati poiché non si poneva loro come Imperatore, ma bensì come un soldato semplice condividendo con loro ogni fatica da campo. Se da un lato si ingraziò alcune tribù germane, dall'alto punì la ribellione dei Quadi mettendo a morte il loro re, e così facendo si assicurò la sicurezza lungo quel confine.
Ossessionato dalla grandezza e dalla figura di Alessandro Magno (Cassio Dione difatti non vedeva di buon occhio questa sua Imitatio Alexandri), Caracalla cercò di assoggettare la Parzia, dopo la morte nel 209 d.C. di Vologeso IV e la spartizione del regno fra i due figli, Vologeso V e Artabano V. Concluso in seguito un accordo con i Daci Uberi, l'Imperatore mosse verso la Tracia, ove creò una falange di sedicimila uomini, e dopo essersi stanziato a Nicomedia per preparare la guerra, scese verso la Troade e visitò Ilio, ove rese omaggio alla tomba di Achille. Le fonti dicono che , non avendo un Patroclo, volendo lui emulare il Pelide, scelse un suo liberto, Festo, affinché rappresentasse l'amico e compagno del Pié Veloce. Ironia della sorte, Festo morì proprio in quei giorni, anche se viene maggiormente da pensare, e non a torto suppongo, che fu Caracalla stesso ad ordinare la sua morte per avvelenamento, solamente per emulare il dolore di Achille, e così facendo riservò a Festo grandiosi funerali in Ilio. Dopo questo evento ritornò in Nicomedia e invitò il principe di Osroene e tributario dell'Impero, Abgare. Giunto che fu in Nicomedia, Caracalla lo imprigionò e fece di Edessa una colonia romana impadronendosi del reagno di Abgare.
Per quanto riguarda questo filone di stragi, Cassio Dione ricorda di come nel 215 d.C. gli abitanti di Alessandria d'Egitto, quando l'Imperatore si recò in quella città per visitare la tomba di Alessandro Magno, accolsero la sua visita con battute e frasi alludendo all'incesto con sua madre , definendola Giocasta. Forse non era loro giunta voce di come Caracalla fosse scevro d'ogni senso dell'umorismo, ma presto fecero i conti con la loro ilarità. L'Imperatore riunì in un banchetto i nobili alessandrini, e a tradimento li fece uccidere tutti. La strage però durò diversi giorni giacché a perire non fu solo la nobiltà, ma anche molte genti della popolazione. Sempre Cassio Dione ci narra di come l'Imperatore stesso avrebbe partecipato a questa carneficina, tra l'altro assicurandosi un notevole bottino. Erodiano invece ci narra di come Caracalla volesse formare una falange che ricordasse quella di Alessandro Magno, arruolando i giovani alessandrini. Gli stessi si recarono nel luogo dell'incontro con le famiglie e lì vennero trucidati dai sicari dell'Imperatore. Ma Erodiano , oltre alle fonti verbali, fece anche riferimenti storici traendo molto dalle fonti da Cassio Dione (tra l'altro presente al matrimonio di Caracalla). A mio parere, nulla togliendo ad Erodiano che fu ottimo storico, ma trovo maggiormente attendibile Cassio Dione, anche per la conoscenza diretta con Caracalla.
Nel 216 d.C. Caracalla ritornò in Antiochia e mosse guerra ai Parti di Artabano V (devastando dapprima la Media) che gli aveva rifiutato la mano di sua figlia. Ovviamente l'Imperatore si servì di questo atto come pretesto per attaccare Artabano V. Erodiano ci narra di come Caracalla arrivò a palazzo de re dei Parti, ad Arbela, con il suo esercito, ma senza spargere sangue. Entrò nel territorio dei Parti ove gli stessi al suo passaggio già offrivano dei sacrifici. Ma giunto al palazzo, fece cenno all'esercito di attaccare e sterminò tutti i sacerdoti. Artabano V riuscì però a mettersi in salvo (morirà nel 224 d.C.). Altra versione è quella di Cassio Dione, secondo il quale Caracalla voleva solo conquistare i Parti e usò appunto, come suddetto, come pretesto, il rifiuto del loro Re di concedergli in sposa la figlia giacché aveva compreso come l'Imperatore Romano fosse solo desideroso di impadronirsi del suo regno. Dopo ciò, Caracalla tornò a Edessa per svernare, attendendo i preparativi per la successiva campagna militare. Nell'aprile 217 d.C. , l'Imperatore si recò al Tempio del dio Luno a Carre. Ma durante questo viaggio, una congiura ordita da Opellio Macrino, ma attuata da Marziale, una guardia imperiale che mal sopportava Caracalla che non aveva dato la promozione, pose fine alla vita di Caracalla. Marziale, inseguito dopo over ucciso l'Imperatore, verrà a sua volta trucidato dalla guardie imperiali.
Morto che fu Caracalla, la notizia fece il giro dell'Impero e giunse a Roma. Giulia Domna, madre di Caracalla, appresa la notizia, pianse tutto il suo dolore come non aveva fatto anni prima per l'altro figlio, Geta, ucciso come sappiamo da Caracalla. Talmente immenso fu il dolore, narrano le fonti, che Giulia Domna si lasciò morire di fame. Può darsi però che questa donna non abbia tanto pianto per il figlio morto, visto che per l'altro figlio non aveva fatto lo stesso. Potrebbe essere plausibile che questa donna non provasse affetti verso i suoi familiari (è un mio pensiero), ma fosse attaccata solo al suo ruolo di , diciamolo pure, “imperatrice”. Caracalla sempre mancò da Roma per via delle guerra da lui stesso intraprese, e in Roma era la madre a governare in suo nome. Cosa, quindi, addolorò maggiormente Giulia Domna? La perdita del figlio, o la perdita ormai imminente con Macrino imperatore, di tutti i suoi agi e quindi della sua posizione?
A Caracalla succedette Opellio Macrino, che regnò poco più di un anno e che fece una fine poi analoga al suo predecessore.

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Inviato

TIPO DI MONETA

Denario

METALLO

Argento

TECNICA

Coniazione

AUTORITA’ / PERSONAGGIO

Geta (Imperatore Romano)

EPOCA

Romana

ANNO

198 – 200 d.C.

ZECCA

Roma

PESO

3,42 gr

DIAMETRO

19,53 mm

RIFERIMENTI BIBL.

R.I.C. 4 ; Cohen 193

DRITTO

L. SEPTIMIVS GETA CAES. Busto con paludamento e corazza a destra

VERSO / ROVESCIO

SPES PVBLICA. La Spes andante a sinistra con fiore nella mano destra. Solleva con la sinistra un lembo della veste

CONSERVAZIONE E GRADO DI RARITA’

SPL / Grado rarità: 20/100

PROVENIENZA (Collezioni / aste)

Ex Phidias – Jean Vinchon Numismatique 29/11/2017, n. 99

 

IMPERATORE

Publius Septimius Geta

REGNO

209 – 211 d.C. Associato al padre e poi al fratello.

DINASTIA

Severiana

NASCITA

Roma, 7 marzo 189 d.C.

MORTE

Roma, 26 dicembre 211 d.C.

CONIUGE

 

FAMIGLIA

Figlio dell'imperatore Settimio Severo e di Giulia Domna. Fratello di Caracalla.

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Rove.jpg

GETA

 

Nato Publius Septimius Geta

 

Roma, 7 marzo 189 d.C.

 

Figlio più giovane dell’Imperatore Settimio Severo (all’epoca governatore) e di Giulia Domna. Dotato fin dalla fanciullezza di grazia, educazione, raffinatezza, eleganza nel vestire ed amore per l’arte, causa l’essere il figlio minore era posto in secondo piano; motivo forse che negli anni, anche in infanzia, fu la cagione della rivalità con suo fratello maggiore Bassiano, meglio conosciuto come Caracalla. La madre forse prediligeva Geta anche per la sua fragilità se paragonato il suo carattere a Caracalla.

Geta era amato e dal popolo e da Senato ma anche dall’esercito. Dopo l’associazione al trono di Caracalla, nel 198 d.C. sotto anche pressione dell’esercito, Settimio Severo nominò suo figlio minore “Cesare” . Ciò sicuramente non piacque a Caracalla. Si racconta che l’astio con il fratello maggiore peggiorò quando Geta prese , come spesso faceva, le difese dei Cittadini causa la pressione dello Stato. Geta rimproverava a Caracalla di non essere capace di perdonare. Difatti Bassiano era maggiormente incline ad eliminare i suoi avversari politici, e non; come dimostrò poi con gli amici e sostenitori del fratello minore, ma come ebbe modo di dimostrare più avanti la sua crudeltà in Alessandria D’Egitto.

La rivalità fra Geta e Caracalla ebbe a crescere durante la campagna contro i Britanni. Difatti, dopo la morte del padre Settimio Severo (York, 4 febbraio 211 d.C.), Geta e Caracalla vennero proclamati imperatori e ritornarono in Roma. La rivalità però non fece che aumentare avendo il dì 26 dicembre 211 d.C. il suo tragico epilogo. I centurioni di Caracalla ebbero ad assassinare il mite fratello Geta, che cercava riparo fra le braccia di sua madre.

Il mite e sensibile Geta venne sepolto nel Settizonio; ma in un secondo momento Giulia mesa, zia dei due, lo trasferì al Mausoleo di Adriano (meglio conosciuto come Castel Sant’Angelo).

Dopo la morte del fratello, Caracalla cercò di cancellare ogni suo ricordo. L’atrocità di quest’uomo ebbe il suo apice nei confronti del defunto fratello, quando fece uccidere ogni oppositore politico, ogni amico, ogni conoscente o che abbia solo patteggiato per Geta. Si calcola che perirono nelle sue liste circa 20.000 persone, fra le quali spicca il nome come Emilio Papiniano (giurista)

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Inviato

DE GREGE EPICURI

Complimenti per la bellezza di entrambe le monete.

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Inviato
Adesso, gpittini dice:

DE GREGE EPICURI

Complimenti per la bellezza di entrambe le monete.

ti ringrazio, gentilissimo :) 


Inviato

sarebbe carino ora un denario per il padre e per la mamma :) 


Inviato
3 ore fa, Aristarco dice:

sarebbe carino ora un denario per il padre e per la mamma :) 

Infatti e' bel modo di collezionare monete romane , quando possibile : riunire per gruppi familiari . 

Bellissimi denari :hi:

Inviato
Adesso, Agricola dice:

Infatti e' bel modo di collezionare monete romane , quando possibile : riunire per gruppi familiari . 

Bellissimi denari :hi:

Ti ringrazio Agricola.

Vorrei sì riunire i Severi: Settimio Severo, Giulia Domna e appunto i figli. Quindi mi mancano mamma e papà ehehe. Come vorrei fare anche per i costantiniani, i Flavii e via discorrendo. Per i Flavii mi interesserebbe Domiziano, che posseggo, accanto a Giulia, la nipote 


Inviato
2 ore fa, Aristarco dice:

Ti ringrazio Agricola.

Vorrei sì riunire i Severi: Settimio Severo, Giulia Domna e appunto i figli. Quindi mi mancano mamma e papà ehehe. Come vorrei fare anche per i costantiniani, i Flavii e via discorrendo. Per i Flavii mi interesserebbe Domiziano, che posseggo, accanto a Giulia, la nipote 

Tra i gruppi familiari facili a ricongiungere in collezione , come disponibilita' di monete , ci sono le famiglie di Antonino Pio , Marco Aurelio , Commodo , Filippo , Traiano Decio , Treboniano Gallo , Gallieno , ecc. ecc. ; insomma e' bel modo di collezionare monete romane .

Inviato
51 minuti fa, Agricola dice:

Tra i gruppi familiari facili a ricongiungere in collezione , come disponibilita' di monete , ci sono le famiglie di Antonino Pio , Marco Aurelio , Commodo , Filippo , Traiano Decio , Treboniano Gallo , Gallieno , ecc. ecc. ; insomma e' bel modo di collezionare monete romane .

sì, almeno dopo secoli si riuniscono :) 


Supporter
Inviato

@Aristarco

I tuoi denarii mi piacciono molto, in particolare quello di Geta, con quella Spes che solleva un lembo della veste....

Ciao da Stilicho


Inviato
47 minuti fa, Stilicho dice:

@Aristarco

I tuoi denarii mi piacciono molto, in particolare quello di Geta, con quella Spes che solleva un lembo della veste....

Ciao da Stilicho

sì, a me di Geta piace anche il dritto; con un profilo meraviglioso del giovane imperatore 


Supporter
Inviato
13 minuti fa, Aristarco dice:

a me di Geta piace anche il dritto

Vero, e' bellissimo; ma trovo sensuale la Spes, in generale

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