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Inviato

Buongiorno.
Ieri sera, leggendo il libro di Angiolo Forzoni dedicato al terzo secolo, mi sono imbattuto nella vicenda misteriosa degli usurpatori; ho notato che non vi sono troppe discussioni in merito, dunque ho pensato di aprirne una io.

Forzoni parla delle usurpazioni di Ingenuo, Regaliano, Postumo, Settimio Odenato, Macriano, Ballista, Quieto e L. Musso Emiliano in modo sicuro, poichè, in buona parte anche grazie alle prove numismatiche che sono al perenne servizio della storia, si ha certezza della loro esistenza. Forzoni, però, parla anche di altri due personaggi: Trebelliano e Celsio.
Facendo delle brevi ricerche ho scoperto che l'esistenza di questi due usurpatori è fortemente messa in discussione da parte di molti storici, poichè la nostra unica fonte sarebbe quella della Historia Augusta, nella parte dedicata ai 30 Tiranni (in realtà ai 32 Tiranni), che essendo strettamente filosenatoria avrebbe voluto screditare l'operato di Gallieno, aggiungendo personaggi di fantasia o comunque "mescolando" ad arte i tempi della storia per far confluire tutti questi usurpatori nel tempo di Gallieno che, come ben sappiamo, contrariamente al padre Valeriano, annullò la corrente di "restaurazione", togliendo gran parte dei poteri ai senatori e annullando gli editti persecutori contro i cristiani (di cui, tra l'altro, era stato responsabile l'usurpatore Macriano, tant'è che il vescovo Dionigi parla di lui paragonandolo a una nube che ha cercato di osurare il Sole, ossia Gallieno), ci si può accorgere di tale ostilità da parte della Historia Augusta provando a leggere una qualsiasi biografia di un qualsiasi usurpatore. Più volte, soprattutto nella parte dedicata a Zenobia, si sottolinea il fatto di come fosse indecoroso che una donna avesse regnato tanto a lungo alle spalle dell'Impero, contrapponendo all'antieroe Gallieno, gli eroi Claudio II e Aureliano, il quale riunificò l'Impero.

30. "Omnis iam consumptus est pudor, si quidem fatigata re publica eo usque perventum est ut Gallieno nequissime agente optime etiam mulieres imperarent."
ossia
"Già tutta la vergogna è consumata, poichè nella res publica indebolita le cose arrivarono a un punto tale che, mentre Gallieno si comportava nel modo più malvagio, perfino le donne governavano in modo eccellente."

Anche il fatto, che andremo a vedere nella traduzione sottostante, che si alluda alla caduta di Celso per mano non di Gallieno, ma di una sua cugina, forse "Licinia Galliena", deve essere letto in chiave denigratoria nei confronti di Gallieno.

Ora Forzoni non mi è parso che nel caso di Trebelliano e Celsio, non so se per tempo o per convinzione, facesse riferimento esplicito alla possibilità che questi personaggi fossero inventati; certo è che non abbiamo prove che siano esistiti, soprattutto stona il fatto che La Historia Augusta parla di una possibile emissione monetaria di Trebelliano, ma ad oggi non ne abbiamo alcun esemplare.

Resta comunque il fatto che alcune volte la fonte filosenatoria si è rivelata più attendibile di quanto si fosse mai pensato, basti vedere l'esempio della battaglia Harzorn, ma questa è un'altra storia.
se qualcuno vuole approfondire questo è il link:

https://www.lamoneta.it/topic/191980-victoria-germ/

Vorrei allora qui scrivere la traduzione della parte dell'Historia Augusta dedicata ai due, poichè la credo di utilità per capire l'odio con cui il Senato guardava a Gallieno, a prescindere dall'esistenza o meno delle figure di Trebelliano e Celsio.

Trebelliano:

"A questo punto mi vergogno di dire quanti tiranni c'erano durante il regno di Gallieno, tutti a causa dei vizi di quell'uomo pestifero, perché tale era in lui la lussuria che si meritava che i ribelli insorgessero contro di lui, e tale la sua crudeltà che era giustamente considerato con timore. Questa crudeltà mostrò anche a Trebelliano, fatto princeps in Isauria poiché gli Isaurici desideravano un capo per se stessi. Anche se altri lo hanno soprannominato "archipirata", da solo si è dato il titolo di imperatore. Ordinò persino di battere moneta e allestì un palazzo imperiale in una certa roccaforte isaurica. Poi, dopo essersi rifugiato nelle parti più intime e sicure dell'Isauria, dove era protetto dalle naturali difficoltà del suolo e delle montagne, governò per qualche tempo tra i Cilici. Camsisoleo, tuttavia, generale di Gallieno ed egiziano di razza, fratello di quel Teodoto che aveva catturato L. Mussio Emiliano, lo portò nelle pianure, poi lo sconfisse e lo uccise. In seguito, tuttavia, non fu possibile persuadere gli Isaurici a scendere in pianura, poichè temevano che Gallieno potesse sfogare la sua ira contro di loro, (non fu possibile) nemmeno con un'offerta gentile da parte dei vari imperatori. Infatti fin dai tempi di Trebelliano erano stati considerati dei barbari; poiché in verità la loro area, sebbene in mezzo a terre appartenenti ai Romani, è sorvegliata da un nuovo tipo di difesa, paragonabile a un muro di confine, poiché è protetto non dagli uomini ma dalla natura del luogo. Infatti gli Isaurici non sono di nobile statura o di distinto coraggio, non ben forniti di armi e non saggi, ma sono tenuti al sicuro solo da questo che, dimorando, come fanno loro, sulle alture, nessuno gli si può avvicinare. Il divinizzato Claudio, è vero, quasi li persuase a lasciare le loro terre natali e stabilirsi in Cilicia, progettando di dare tutti i possedimenti degli Isaurici a uno dei suoi amici più fedeli affinché non potesse mai più sorgere una ribellione interna."
Trebelliano.jpg.5658e3f2ac9ea9bd20dba2c3dcd9fbd4.jpg

                       Guillaume Rouillè - 1553

Celso:

"Quando le varie parti dell'impero erano divise, vale a dire la Gallia, l'Oriente e persino il Ponto, la Tracia e l'Illiria, e mentre Gallieno trascorreva il suo tempo nelle osterie e dedicava la sua vita ai bagni e ai papponi, anche gli africani d'istanza di Vibius Passieno, proconsole d'Africa, e Fabio Pomponio, il generale al comando della frontiera libica, nominarono un imperatore, vale a dire Celso, vestito con il peplo della dea Celeste. Quest'uomo, un cittadino comune e un tempo tribuno di stanza in Africa, allora viveva nelle sue proprietà, ma tale era la sua reputazione di giustizia e tale la dimensione del suo corpo che appariva degno del potere imperiale. Perciò fu nominato imperatore, ma il settimo giorno del suo governo fu ucciso da una donna di nome Galliena, cugina di Gallieno, e così non ha quasi trovato posto nemmeno tra i meno conosciuti degli imperatori. Il suo corpo fu divorato dai cani, poiché tale era l'ordine del popolo di Sicca, che era rimasto fedele a Gallieno, e quindi ancora con un nuovo insulto una sua immagine fu posta su una croce, mentre la folla si agitava, come se guardassero lo stesso Celso appeso a una forca."
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Inviato

L' ostilita' della Storia Augusta e di conseguenza la denigrazione nei confronti di Gallieno , piu' che per i suoi difetti caratteriali , nasce principalmente dal fatto che Gallieno escluse per la prima volta i Senatori dai comandi di Legione ; con molta probabilita' gli autori o alcuni autori di questa importante opera storica furono Senatori loro stessi ; fu questa operata da Gallieno una vera rivoluzione militare .

Inviato
43 minuti fa, Agricola dice:

L' ostilita' della Storia Augusta e di conseguenza la denigrazione nei confronti di Gallieno , piu' che per i suoi difetti caratteriali , nasce principalmente dal fatto che Gallieno escluse per la prima volta i Senatori dai comandi di Legione ; con molta probabilita' gli autori o alcuni autori di questa importante opera storica furono Senatori loro stessi ; fu questa operata da Gallieno una vera rivoluzione militare .

Tuttavia immagino che Forzoni, non distinguendo, come fa per esempio la Treccani alla voce "Trenta Tiranni", quelli immaginari e quelli reali, debba aver avuto qualche dubbio sulla loro inesistenza o anteriorità, lasciandosi la riserva di non parlare in proposito, scelta che a me sembra assai saggia.


Inviato

Sì, sono entrambi due personaggi di finzione. Sotto il profilo filologico è curioso il caso di Trebelliano che ritroviamo anche in Eutropio (9,8,1), che però lo descrive come successore di un altro usurpatore, Ingenuo, nell'Illirico (mentre il Trebelliano della Storia Augusta usurpò in Isauria, nell'Anatolia). Le ipotesi accreditate per spiegare la presenza della citazione in Eutropio sono due: o che in realtà l'autore intendesse Regaliano e poi il nome fosse stato alterato dai copisti di epoche successive inspirati dal Trebelliano della Storia Augusta, oppure, ed è la teoria che reputo più credibile, che il nome non fosse proprio incluso nel testo eutropiano, giacchè non compare nella traduzione greca di Peanio e nella storia di Orosio (che per il III sec. attinge, praticamente copiando, da Eutropio) scritte entro 25 anni dall'uscita del breviario, e che fosse stato aggiunto successivamente da qualche copista anche in questo caso ispirato dal Trebelliano della Storia Augusta.

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Inviato
8 minuti fa, Conservator dice:

Sì, sono entrambi due personaggi di finzione. Sotto il profilo filologico è curioso il caso di Trebelliano che ritroviamo anche in Eutropio (9,8,1), che però lo descrive come successore di un altro usurpatore, Ingenuo, nell'Illirico (mentre il Trebelliano della Storia Augusta usurpò in Isauria, nell'Anatolia). Le ipotesi accreditate per spiegare la presenza della citazione in Eutropio sono due: o che in realtà l'autore intendesse Regaliano e poi il nome fosse stato alterato dai copisti di epoche successive inspirati dal Trebelliano della Storia Augusta, oppure, ed è la teoria che reputo più credibile, che il nome non fosse proprio incluso nel testo eutropiano, giacchè non compare nella traduzione greca di Peanio e nella storia di Orosio (che per il III sec. attinge, praticamente copiando, da Eutropio) scritte entro 25 anni dall'uscita del breviario, e che fosse stato aggiunto successivamente da qualche copista anche in questo caso ispirato dal Trebelliano della Storia Augusta.

Eppure perché proprio Trebelliano? In fondo la Historia Augusta non dice granché su di lui, parla più del suo popolo che non di lui, quindi non capisco per quale motivo sia potuto succedere questo passaggio da Regaliano a Trebelliano, o comunque in generale perché propri costui invece di altri, visto che a me non sembra uno scritto così d'ispirazione. 


Inviato

 

3 minuti fa, Pablos dice:

Eppure perché proprio Trebelliano? In fondo la Historia Augusta non dice granché su di lui, parla più del suo popolo che non di lui, quindi non capisco per quale motivo sia potuto succedere questo passaggio da Regaliano a Trebelliano, o comunque in generale perché propri costui invece di altri, visto che a me non sembra uno scritto così d'ispirazione. 

Credo che questo purtroppo rimarrà un mistero.


Inviato
25 minuti fa, Conservator dice:

 

Credo che questo purtroppo rimarrà un mistero.

Secondo me rimane in generale il mistero sulla loro figura: sono esistiti realmente? Se sì quando? Veramente durante l'epoca di Gallieno, o magari prima o dopo? 

Contro Trebelliano c'è sicuramente il fatto che non abbiamo rinvenuto alcuna moneta in suo nome, quando la Historia Augusta dice che avrebbe battuto moneta, tuttavia non vedo il motivo per il quale si debba dire a prescindere "no, non sono mai esistiti". 


Inviato (modificato)

Perchè dopo Caracalla l'Historia Augusta è imbevuta di aneddoti totalmente inventati, a volte appositamente introdotti dall'autore per fa intuire, soprattutto ai lettori più edotti del suo tempo, che parte della sua narrazione è perlopiù una storia romanzata, che non ha intenti "didascalici" bensì moralistici e politici.

Il fatto che non siano state trovate monete e invece si riferisca esplicitamente di come Trebelliano ne avesse coniate a suo nome, è altresì la spia più evidente di come l'autore volesse far intuire che si trattasse di un personaggio di finzione. D'altronde l'autore della Historia Augusta oltre ad essere uno storico, era certamente un numismatico, molto informato e competente sulla monetazione imperiale, capace allo stesso tempo di introdurre sia informazioni monetali molto dettagliate ed erudite per il tempo, sia altre fittizie (soprattutto dalle vite dopo Alessandro Severo), ma apparentemente verosimili e poste ad arte (per far smascherare da chi lo leggeva la poco "serietà" del suo resoconto storico) che solo chi, come lui, conosceva profondamente la monetazione romana era in grado di disseminare facendole passare come credibili.

Sapeva ad esempio che non esistevano monete circolanti di alcun Trebelliano, così come sapeva che non esistevano monete di un altro usurpatore (anzi, usurpatrice), ossia Vittoria (Tyranni Triginta 31, 3), che per l'autore coniò (nel testo si usa il termine tecnico "cudere", che solo un vero appassionato della materia numismatica poteva utilizzare) monete in oro, argento e bronzo a Treviri; e monete non ne sono state trovate neppure per l'ennesimo usurpatore inventato dall'autore, Firmo (Quadriga Tyrannorum 2, 1), sul quale viene inventata una fasulla polemica storiografica con un altro storico (fasullo anche lui), tale Marco Fonteio, che riteneva Firmo non un vero imperatore, ma un avventuriero: per dimostrare che invece fosse divenuto imperatore a tutti gli effetti, il nostro autore gli controbatte come esistessero monete da lui coniate come Augusto.

Quindi tre usurpatori di cui conosciamo l'esistenza dalla sola Historia e dalla quale sappiamo che coniarono a loro nome, ma per nessuno di loro è stata mai trovata una moneta. Ergo, sono tutti e tre inventati. Ma perchè l'autore li inventò? Probabilmente per un motivo collaterale, ovvero dimostrare che lui conoscesse quale fosse uno dei principali insignia imperii, ossia il poter battere moneta a proprio nome e che la numismatica, anche nell'antichità, dovesse essere considerata la disciplina sussidiaria prediletta della ricerca storica, e le monete la fonte autorevole e dirimente in questioni di tale genere.

Modificato da Conservator
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