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IGNORED

I privati possono censurare liberamente ?


Risposte migliori

Inviato

La domanda apparentemente sembra stupida: chiunque in generale può fare ciò che più gli aggrada, sempre nel rispetto della legge.

Le normative (di quasi tutti i paesi) concedono agli editori (giornali, TV, ...) di poter fare delle scelte, di cui poi naturalmente si assumono le proprie responsabilità.

Ma nei nuovi mezzi di comunicazione come i social media ?

Fino a poco tempo fa i social si trinceravano proprio con questo concetto affermando la loro differenza dagli altri Mass Media. Infatti asserivano di essere solo dei luoghi virtuali di incontro dove tutti possono esprimere la propria opinione.

Questo ha permesso che molti reati diffamatori e incitazione all'odio fossero tollerati senza problemi con la scusa della libertà. Quando le autorità pubbliche richiedevano l'oscuramento di account o post perché violavano le normative, questi iniziavano una sorta di tiro alla fune burocratico per rallentarne l'adempimento.

Poi tutto ad un tratto qualcosa cambia.

Nel 2020 e adesso nel 2021 questi signori hanno deciso di intervenire e reprimere tutti quegli abusi, a loro giudizio, sulla libertà di espressione.

Il fatto più eclatante è stato quando hanno prima censurato e poi bandito un presidente americano in carica (seppur potremmo trovare delle colpe) dai vari social media.

Si aprono vari interrogativi:

1- perché sono intervenuti solo ora, quando sono anni che si richiede una regolamentazione e una maggiore collaborazione con le autorità?

2- il principio per il quale non sono degli editori non è più valido? O è a discrezione?

Vorrei sottolineare che la loro inerzia (nella migliore delle ipotesi, quando non si può parlare addirittura di ostruzionismo) ha condotto: la morte di moltissime persone per suicidio causate da cyberbullismo; nonché rovinato la vita di altrettante persone. Dove erano i dispensatori di giustizia? Queste persone non meritavano di essere tutelate?

Bisogna inoltre fare molta attenzione perché questi social sono proprietà di privati che perseguono uno scopo di lucro ( come è giusto che sia), ma che hanno una potenza economica e un'influenza tale da poter decidere autonomamente ciò che credono giusto o sbagliato, svincolandosi dalla legge.

Adesso per rimediare sia al primo eccesso , cioè l'indiscriminata libertà di espressione, sia l'altro eccesso la censura altrettanto discrezionale e non regolamentata da alcuna norma, si stanno facendo dei primi tentativi normativi.

E la Polonia è la prima che sta cercando di trovare una soluzione allo strapotere di queste aziende:

Polonia, una legge per limitare il potere dei social media

Il governo polacco sta preparando una legge per limitare il potere dei social network come Facebook e Twitter di eliminare contenuti e chiudere gli account. Secondo il progetto annunciato dall'esecutivo, i siti potrebbero prendere tali iniziative solo se le pubblicazioni violano la legge polacca. Il testo prevede la creazione di un "consiglio per la libertà di espressione" composto da cinque membri per esaminare i reclami degli utenti dei social network i cui account sono stati chiusi o il contenuto rimosso.

I membri del consiglio di garanzia non potranno essere politici e saranno nominati dal parlamento per sei anni. "Il consiglio tutelerà il diritto costituzionale alla libertà di espressione su tutti i social network che operano in Polonia", ha detto il ministro della Giustizia Zbigniew Ziobro.

https://www.ansa.it/amp/sito/notizie/mondo/europa/2021/01/15/polonia-una-legge-per-limitare-il-potere-dei-social-media-_e842f1c8-227b-4c6b-85fc-7622883cd72e.html


Inviato

Tra febbraio e agosto 2020

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Sono i sette uomini più ricchi del mondo. Jeff Bezos fondatore di Amazon, il notorio Bill Gates, Mark Zuckerberg (Facebook), Warren Buffett il solo speculatore puro del gruppo;  Larry  Ellison (Oracle), Steve Ballmer (Microsoft), Elon Musk (Tesla). Tranne quest’ultimo, questi plutocrati non producono niente di materiale.

Dall'agosto scorso la classifica è cambiata. Musk sembra essere passato al primo posto.

Facebook cinque anni fa quotava 100 $, oggi quota 250 e non ha mai distribuito dividendi.

Vivono certo gli Dei, ma sopra il nostro capo, in un diverso mondo. Operano senza fine e poco sembra si curino se noi viviamo…”  (Hölderlin 1770/1843)

 


Inviato

Ecco cosa ne pensa un miliardario dei diritti inalienabili:

Lavori (forzati) su Marte: la visione di Elon Musk

I primi coloni su Marte potrebbero pagarsi il viaggio all'arrivo, con la loro fatica. È la (distopica) società interplanetaria immaginata da Elon Musk di SpaceX.

Tralasciando gli ostacoli tecnici dei viaggi interplanetari e il problema non trascurabile di come tenerci in vita su Marte, restano alcune questioni importanti su come organizzare le future colonie umane sul Pianeta Rosso. In che modo sarà suddiviso il lavoro? Con quale moneta si pagherà? Trasferiremo laggiù gli stessi modelli politici e sociali che abbiamo creato sulla Terra?

GIOVANI CARINI E DISOCCUPATI. Elon Musk, l'uomo appena incoronato persona più ricca del mondo con un patrimonio di 188,5 miliardi di dollari, ha evocato un'idea di società marziana che sta riscuotendo battute amare e non poche perplessità in Rete. In un thread su Twitter in cui immaginava i criteri utilizzati per selezionare i componenti di una futura colonia marziana, il fondatore di SpaceX ha precisato che «bisognerà fare in modo che chiunque possa andarci se lo desidera, con prestiti disponibili per coloro che non hanno denaro». Insomma non occorrerà per forza comparire nella classifica dei ricconi di Forbes per ottenere un biglietto di sola andata per il Pianeta Rosso: ma come sarà ripagato questo prestito? In dollari? Euro? In acqua e patate marziane?

COME TI RECLUTO LA FORZA LAVORO. Quando gli è stato chiesto se intendesse dire che bisognerà lavorare per ripagare questi prestiti, Musk ha candidamente risposto che «sì, ci saranno un sacco di lavori su Marte!». Dunque anche i più squattrinati potranno trasferirsi sul Pianeta Rosso, ma con una valigia piena di debiti. Che una volta approdati in quel deserto inospitale andranno saldati. Come i più attenti hanno fatto notare, la società marziana immaginata da Musk potrebbe comprendere la prima forma di servitù debitoria interplanetaria (in pratica la possibilità di ripagare con il lavoro il costo della traversata, un inganno che nella Storia ha legittimato forme di sfruttamento equiparabili o persino peggiori della schiavitù vera e propria).

ANDIAMO OLTRE. Fortunatamente, se si partisse ora, Musk & co. dovrebbero sottostare al Trattato sullo spazio extra-atmosferico (Outer Space Treaty, 1967), che stabilisce che eventuali coloni spaziali sarebbero obbligati a rispondere alle leggi del Paese battente bandiera - in questo caso a quelle degli Stati Uniti, che hanno abolito la servitù debitoria nel 1833.

https://www.focus.it/scienza/spazio/lavori-forzati-su-marte-la-visione-di-elon-musk

Corsi e ricorsi della storia: ci si ricorda dei deportati francesi e britannici nelle colonie americane e australi?

Comunque bell'idea rispolverare l'Istituto della schiavitù per debiti, magari potremmo utilizzare anche i principi del nexum latino e se il debitore non riuscirà a ripagarlo (perché malato) lo si potrà uccidere e fare a pezzi...

 https://it.m.wikipedia.org/wiki/Nexum

Sono questi i signori poi che vogliono dire chi e cosa si può dire....

 


Inviato

Ho letto un articolo su un giornale schierato e ho letto anche la ventina di commenti tutti a senso unico. Quelli che dissentono non vengono pubblicati mi ha detto un amico che ci ha provato. Non sono tenuto a leggere quel giornale.

FB, TW & C. sono nati per dar voce a tutti e permettere a chiunque di dire quello che pensa. Questo all'inizio. Poi con il passare degli anni sono purtroppo degenerati.

Ma sono stati creati da privati e se non canti nel loro coro cancellano quello che scrivi o ti cacciano.  Nel mondo siamo circa 7 miliardi e mezzo e 2,6 sono registrati su FB. In Italia 24 milioni. 

Se i social non sono democratici si potrebbero abbandonare...................ma  li vedete un paio di milioni di italiani disincriversi per protesta ?

 

 


Inviato
35 minuti fa, fagiolino dice:

FB, TW & C. sono nati per dar voce a tutti e permettere a chiunque di dire quello che pensa. Questo all'inizio. Poi con il passare degli anni sono purtroppo degenerati.

Non credo che sono degenerati, hanno  solo voluto cambiare ruolo: sono diventati editori senza volersi assumersi le proprie responsabilità. Questo è il classico modus operandi dello cherry-picking: si vuole scegliere ciò che piace e scartare ciò che non piace.

E in questa situazione che dovrebbero intervenire le autorità per disciplinare la situazione. Come non si lasciano i cittadini ordinari a scegliere le disposizioni che più piacciono così si dovrebbe operare con queste società.

 


Inviato (modificato)
10 ore fa, ARES III dice:

Polonia, una legge per limitare il potere dei social media

Me lo aspettavo, "la paura fa 90". Gli eventi in USA stanno mettendo ansia a questi governi che al massimo accesso e del massimo controllo di potere mediatico fanno uno degli assi portanti del loro consenso (del resto l'Italia ha molto insegnato in questo campo). Ben lungi dal nobile battersi a difesa della libertà d'espressione hanno paura che un "black-out" di questo tipo possa colpire anche loro, qualora le cose nei loro stati non prendano gli sviluppi desiderati, e magari qualche pazziata "alla Trump" dovesse rendersi necessaria anche da loro. Naturalmente "i siti potrebbero prendere tali iniziative solo se le pubblicazioni violano la legge polacca." la quale notoriamente può essere portata nella direzione voluta dal governo e interpretata molto elasticamente dai giudici o i "consigli per la libertà di espressione" piazzati dal governo.

E nessuno pensi che personaggi come Zuckerberg e il suo social (che non uso e non ho mai usato) mi stiano simpatici, anzi, ma nelle lotte di potere la differenza "buoni" e "cattivi" non è proprio così lineare.

Modificato da ART
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Inviato
6 ore fa, ARES III dice:

Non credo che sono degenerati,

Non mi sono spiegato bene. E' degenerato il contenuto. Se dai la possibilità a cani e porci protetti dall'anonimato di scrivere quello che vogliono chi non ha argomenti insulta. Mi chiedo perché chi è insultato o ferocemente criticato non decida di lasciare FB & C. 

Purtroppo si segue la moda del momento e c'è chi pensa che se non sta sui social non è nessuno.


Supporter
Inviato (modificato)
52 minuti fa, ART dice:

Me lo aspettavo, "la paura fa 90". Gli eventi in USA stanno mettendo ansia a questi governi che al massimo accesso e del massimo controllo di potere mediatico fanno uno degli assi portanti del loro consenso (del resto l'Italia ha molto insegnato in questo campo). Ben lungi dal nobile battersi a difesa della libertà d'espressione hanno paura che un "black-out" di questo tipo possa colpire anche loro, qualora le cose nei loro stati non prendano gli sviluppi desiderati, e magari qualche pazziata "alla Trump" dovesse rendersi necessaria anche da loro. Naturalmente "i siti potrebbero prendere tali iniziative solo se le pubblicazioni violano la legge polacca." la quale notoriamente può essere portata nella direzione voluta dal governo e interpretata molto elasticamente dai giudici o i "consigli per la libertà di espressione" piazzati dal governo.

E nessuno pensi che personaggi come Zuckerberg e il suo social (che non uso e non ho mai usato) mi stiano simpatici, anzi, ma nelle lotte di potere la differenza "buoni" e "cattivi" non è proprio così lineare.

Lei dunque approva la censura arbitraria portata avanti dai social network? In altre parole, le sembra corretto bloccare definitivamente l’account di un presidente degli USA ancora in carica?
Un atteggiamento molto liberale e aperto al confronto delle opinioni altrui, davvero. 
Mi dirà che Trump ha fatto delle cose vergognose ed è estremamente pericoloso dopo aver aizzato l’assalto al Campidoglio. Io le rispondo: da quando Zuckerberg e compagni sono diventati giudici, giuria e boia per decidere cosa è giusto e cosa è sbagliato? 
Quando vi sarà un processo ed eventualmente una condanna a suo carico se ne potrà riparlare ma fino ad allora un’azione del genere non è ammissibile e giustificabile in alcun modo.
A mio avviso quello che sta accadendo è molto preoccupante ed è assolutamente necessario porre dei limiti allo strapotere di questi social. Da tempo si parla di una regolamentazione a livello europeo. Forse è giunta l’ora di darsi davvero una mossa prima che la situazione sfugga definitivamente di mano...

P.S. Consiglio la visione del video qui riportato, in cui si discute del metodo utilizzato dai principali social network e dal “doppiopesismo” nel bloccare certi contenuti rispetto ad altri.

 

Modificato da lorluke
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Inviato
21 minuti fa, lorluke dice:

Lei dunque approva la censura arbitraria portata avanti dai social network?

E dove l'ho mai detta questa cosa? Dove ho parlato di Trump (a parte un accenno) e alla mia opinione sulla faccenda? Ho detto che Zuckerberg e i suoi social media li approvo?

Meno viaggi con la fantasia, per favore.


Supporter
Inviato (modificato)

Lieto di aver interpretato male @ART. Può dunque riformulare il concetto espresso nel suo messaggio dato che devo aver sicuramente frainteso? Ovviamente non voleva intendere che i cosiddetti euroscettici/populisti temono una censura simile a quella subita da Trump e, dunque, agiscono per ostacolare i social network non in nome della “difesa della libertà d’espressione” ma perché altrimenti finirebbero “blackout”. Mi interessa soprattutto un chiarimento sulla prima parte del suo discorso (riportato qui di seguito per chiarezza). Grazie.

1 ora fa, ART dice:

Me lo aspettavo, "la paura fa 90". Gli eventi in USA stanno mettendo ansia a questi governi che al massimo accesso e del massimo controllo di potere mediatico fanno uno degli assi portanti del loro consenso (del resto l'Italia ha molto insegnato in questo campo). Ben lungi dal nobile battersi a difesa della libertà d'espressione hanno paura che un "black-out" di questo tipo possa colpire anche loro, qualora le cose nei loro stati non prendano gli sviluppi desiderati, e magari qualche pazziata "alla Trump" dovesse rendersi necessaria anche da loro.

Modificato da lorluke

Inviato (modificato)
22 minuti fa, lorluke dice:

Ovviamente non voleva intendere che i cosiddetti euroscettici/populisti temono una censura simile a quella subita da Trump e, dunque, agiscono per ostacolare i social network non in nome della “difesa della libertà d’espressione” ma perché altrimenti finirebbero “blackout”.

Intendevo proprio questo, riferendomi solo alla Polonia, senza aver espresso nessun appoggio al concetto che i social network debbano poter censurare / oscurare a piacere. E' una semplice constatazione di quello che a mio avviso è un dato di fatto.

 

53 minuti fa, lorluke dice:

A mio avviso quello che sta accadendo è molto preoccupante ed è assolutamente necessario porre dei limiti allo strapotere di questi social.

Ecco, ad esempio questo lo dico da parecchi anni, ma discutendone mi sono accorto che non è ben chiaro in cosa consiste il reale potere dei social network, che va ben oltre l'opzione (legittima o meno che la si ritenga) di bloccare gli utenti. Il pericolo principale sta nell'utilizzo della massa senza precedenti di dati che raccolgono, in buona parte gentilmente forniti dagli stessi utilizzatori, che danno a chi sa e può analizzarli una capacità enorme di capire e manipolare ai suoi fini, quali che siano. Purtroppo porre limiti veri allo strapotere dei social è impossibile, perchè il loro potere dipende di fatto dalla loro stressa esistenza.

Modificato da ART

Supporter
Inviato
19 minuti fa, ART dice:

Intendevo proprio questo, riferendomi solo alla Polonia, senza aver espresso nessun appoggio al concetto che i social network debbano poter censurare / oscurare a piacere. E' una semplice constatazione di quello che a mio avviso è un dato di fatto.

Ecco. Allora avevo interpretato bene fin dall’inizio. Diciamo che dal suo messaggio iniziale non si apprezzava molto la preoccupazione e lo sdegno nei confronti della censura arbitraria messa in atto. Anzi, sembrava in qualche modo esserne soddisfatto. Ma evidentemente ho interpretato male io... 

19 minuti fa, ART dice:

Il pericolo principale sta nell'utilizzo della massa senza precedenti di dati che raccolgono, in buona parte gentilmente forniti dagli stessi utilizzatori, che danno a chi sa e può analizzarli una capacità enorme di capire e manipolare ai suoi fini, quali che siano. Purtroppo porre limiti veri allo strapetere dei social è impossibile, perchè il loro potere dipende di fatto dalla loro stressa esistenza.

I dati raccolti vengono utilizzati principalmente per profilazione commerciale (e speriamo solo quello...). Personalmente credo che vi sia ancora il modo per poter quantomeno arginare i social network. Però bisogna agire rapidamente e in modo deciso. Tra potere economico e potere nel gestire tutta l’informazione che passa in rete, presto verremo controllati e influenzati più da questi pochi oligarchi del web che dai singoli governi nazionali. 


Inviato
4 minuti fa, lorluke dice:

I dati raccolti vengono utilizzati principalmente per profilazione commerciale (e speriamo solo quello...).

Purtroppo nel complesso si va ben al di là di questo.

 

5 minuti fa, lorluke dice:

Tra potere economico e potere nel gestire tutta l’informazione che passa in rete, presto verremo controllati e influenzati più da questi pochi oligarchi del web che dai singoli governi nazionali. 

Non sono famoso per il mio ottimismo ma temo che per questo sia già troppo tardi, almeno per quanto riguarda l'influenzare.

 


Inviato (modificato)
13 ore fa, ARES III dice:

Il fatto più eclatante è stato quando hanno prima censurato e poi bandito un presidente americano in carica (seppur potremmo trovare delle colpe) dai vari social media.

Bisogna inoltre fare molta attenzione perché questi social sono proprietà di privati che perseguono uno scopo di lucro ( come è giusto che sia), ma che hanno una potenza economica e un'influenza tale da poter decidere autonomamente ciò che credono giusto o sbagliato, svincolandosi dalla legge.

Sai qual è la cosa che mi spaventa realmente?

I GAFA (Google, Amazon, Facebook, Apple) sono sì privati ma in realtà sono "emanazioni" indirette del governo USA, nel senso che sono stati fondati o aiutati a crescere e appoggiati in vari modi dallo stato per diventare degli strumenti utili a raccogliere e analizzare informazioni. Una collaborazione non ufficiale con una specie di patto: la massa d'informazioni raccolte è totalmente a disposizione del governo USA, in cambio i GAFA hanno una grande libertà di movimento (fino a un certo livello) per gestire i loro interessi economici. Sono un po' come le industrie della difesa: ce ne sono alcune totalmente private, ma pur essendolo non possono fare tutto quello che vogliono. In certe cose, come ad esempio le fusioni con aziende di altri paesi, devono prima avere lo stesso l'autorizzazione del governo.

Che facebook abbia potuto prendersi la libertà di escludere il presidente USA è qualcosa che per i motivi appena spiegati nessuno si sarebbe mai neppure immaginato. Dobbiamo ringraziare 'sto xxxxxxxx totale del sig. Trump se siamo potuti arrivare a questo punto semplicemente inquietante, perchè anche se la cosa non è molto nota i social network fanno parte di un sistema che va ben oltre la semplice raccolta di dati a scopo commerciale pescando in un mare di chiacchiere e balle scritte ogni giorno a profusione da centinaia di milioni di persone.

Abbiamo sfondato un tabù storico, ed è qualcosa che va al di là dei battibecchi fra oppostre fazioni politiche, ben più grave della questione libertà di espressione (che comunque rimane lo stesso utilizzando gli altri media).

Modificato da ART

Inviato
10 ore fa, ART dice:

Gli eventi in USA stanno mettendo ansia a questi governi

Il primo evento, che è stato apripista e anche una sorta di esperimento "sociale" per vedere le reazioni , è avvenuto nell'Autunno 2020 con Twitter che ha bloccato per (non mi ricordo bene 12 o 24 ore) l'account di Orban in concomitanza con l'annuncio del possibile veto al bilancio comunitario perché differente dagli accordi di Luglio 2020. E sottolineo che in quell'occasione o in quel momento non c'erano state neppure affermazioni roboanti o altisonanti ( a parte la definizione di un signore attempato come l'usuraio del mondo e come la mente delle varie rivoluzioni colorate per il globo: per intenderci si tratta dell'uomo che ha sbancato la banca d'Inghilterra e Banca d'Italia, che ci ha regalato una parte consistente dell'attuale debitore pubblico; quello che ci ha fatto uscire , assieme alla Gran Bretagna, dal sistema dello SME,....si sto parlando proprio di lui, il magnifico, l'inossidabile, il venerabile  Schwartz/Soros. PS: ha donato miliardi per il mondo dichiarando di essere un filantropo, ma con i nostri soldi....facile essere generosi così!)

Tornando seri, il governo ungherese in quell'occasione pur lamentandosi non ha fatto poi niente di che, tranne esprimere l'intenzione di creare una propria piattaforma digitale per le comunicazioni ufficiali onde evitare censure o forme di pressione mediatica. Ma il punto è: i social media perché sono intervenuti?

A difesa di un criminale? O a difesa dell'UE? O per dare un'avvertimento in stile malavitoso?

Da ciò deriva che questi mezzi sono nelle mani di personaggi di parte, facilmente irritabili che non amano essere messi al centro dell'attenzione. Non mi stupirei se tra i finanziatori spuntasse anche qualche società della ragnatela open society / quantum group.

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16 ore fa, ARES III dice:

E sottolineo che in quell'occasione o in quel momento non c'erano state neppure affermazioni roboanti o altisonanti

In quel momento no, ma ce ne sono state parecchie in passato da parte di questo santarellone dell'amicone Orbàn, che anche se è bravo a fingere di essere una povera vittima è un degno compagnone dell'odiato Soros, solo di un'altra fazione (il che, specifico, non è un giudizio di merito sulla condotta di twitter e altre aberrazioni del genere). Ma lasciamo Orbàn e concentriamoci sul punto fondamentale della questione:

 

16 ore fa, ARES III dice:

Da ciò deriva che questi mezzi sono nelle mani di personaggi di parte, facilmente irritabili che non amano essere messi al centro dell'attenzione. Non mi stupirei se tra i finanziatori spuntasse anche qualche società della ragnatela open society / quantum group.

Questi mezzi sono nelle mani del governo degli Stati Uniti, il che rende facebook, twitter & c. (parlo dei colossi del settore, non di tutti) strumenti che vanno un tantino al di là della semplice funzione di "social network". Forse nel mio precedente intervento non mi sono spiegato abbastanza bene. Trump è stato fatto fuori dagli apparati dello stesso governo federale USA, i quali hanno agito attraverso i social network che hanno la facoltà non ufficiale d'imbeccare, e non da qualche cattivone miliardario a cui sta troppo antipatico il nostro Donald. A questi ultimi non interessa proprio niente se il presidente degli USA si chiama Donald o Joe, perchè loro fanno tranquillamente affari in cambio della collaborazione permanente col governo. Ci stupiamo dunque di cosa? Che col benestare del "gran capo" questi mezzi vengano usati ogni tanto anche per colpire personaggi (non certo sempre puliti, come nel caso di Orbàn) che creano problemi a lui o ai suoi alleati? Invece è una novità assoluta e a mio avviso piuttosto inquietante che stavolta il bersaglio sia stato lo stesso presidente degli USA.

Sono anni e anni che c'è chi avverte del pericolo rappresentato da questi social e del sistema social network in generale... ma è davvero troppo bello poter scrivere la propria dose giornaliera di xxxxxxx su una bacheca all'attenzione di mezzo mondo, e potersi vantare di avere decine o centinaia di "amici" che condividono la stessa perversa passione, senza sapere o trascurando volutamente che tutto questo in realtà non è gratis ma ha un costo altissimo.

Bisognava pensarci un attimo prima, adesso è troppo tardi. E di questo bisogna ringraziare anche lo stesso Trump.

 

Modificato da ART

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La soluzione europea al governo dei social network

È contenuta in una proposta di legge della Commissione Europea, che tenta di rispondere all'annoso problema di cosa possono ospitare

L’attacco al Congresso statunitense compiuto dai sostenitori del presidente uscente Donald Trump, e organizzato a distanza grazie ai social network, ha fatto riemergere il dibattito sull’esigenza di introdurre o meno regole più stringenti sulle conversazioni online, un tema di cui si discute ormai da molti anni senza moltissime conseguenze concrete.

In un primo momento i social network hanno cercato di descriversi come un contenitore neutro di informazioni e opinioni scambiate da persone fisiche: più o meno come le Poste. Da tempo gli esperti spiegano che le cose non stanno assolutamente così, e che soprattutto negli ultimi anni hanno avuto un ruolo preminente nella progressiva polarizzazione politica in varie parti del mondo e nel peggioramento del discorso pubblico.

Più di recente alcuni di loro hanno ammesso di avere avuto una parte in questo – grande o piccola, a seconda delle opinioni – ma al contempo hanno abdicato quasi del tutto al ruolo di stabilire cosa possa essere pubblicato sulle proprie piattaforme e cosa no, spiegando che una decisione spetta allo stato. Negli Stati Uniti circola ancora moltissima titubanza a prescrivere regole precise, per via del fatto che i più diffusi social network hanno la sede proprio negli Stati Uniti – e quindi si portano dietro decine di migliaia di dipendenti, e miliardi di tasse pagate ogni anno – e per una certa sacralità rivolta al Primo Emendamento della Costituzione, che protegge in maniera molto esplicita la libertà di espressione. Per queste ragioni hanno avuto un’eco enorme le decisioni di rimuovere o sospendere gli account ufficiali di Trump, considerate anche dai critici più benevoli decisioni estremamente problematiche.

In Europa, invece, il dibattito è da tempo più progredito e meno ideologico, tanto che diversi paesi hanno provato a fare da soli introducendo limiti e obblighi piuttosto estemporanei. A livello di istituzioni europee le discussioni degli ultimi anni sono culminate a dicembre in una proposta di legge molto dettagliata avanzata dalla Commissione Europea. Le misure che interessano i contenuti dei social network e la loro responsabilità sono contenute in particolare nel Digital Services Act (DSA), messo insieme dal commissario al Mercato Interno e ai Servizi Thierry Breton.

Breton ha 65 anni ed è un ex professore di Harvard, ex scrittore di fantascienza, ex amministratore delegato di France Télécom, nonché ex ministro francese dell’Economia nel governo di centrodestra di Jacques Chirac. Fin dalla sua nomina a commissario, avvenuta un anno e mezzo fa, Breton sostiene che i social network dovrebbero abituarsi a un intervento più diretto degli stati e delle istituzioni europee nelle loro pratiche commerciali ed editoriali: e quindi pagare più tasse ed accettare una serie di paletti che rispecchiano i «valori» europei.

Il DSA proposto da Breton parte da premesse simili a quelle americane – cioè che le piattaforme come i social network in linea generale non siano responsabili dei contenuti che pubblicano – ma chiede maggiore rapidità nel rimuovere i contenuti chiaramente illegali come violazioni di copyright, materiale terroristico e pedopornografico,  e prevede alcune limitazioni maggiori per quelli che definisce very large online platforms, “piattaforme digitali molto grandi”, un’espressione che nel DSA si ritrova ben 92 volte.

L’articolo 25 del DSA definisce le very large online platforms come dei servizi che servono ogni mese una media del 10 per cento della popolazione europea, cioè più o meno 45 milioni di persone. A queste piattaforme chiede soprattutto maggiore trasparenza sulle inserzioni pubblicitarie di politici o aziende, un processo annuale di verifica di un organo indipendente sulle proprie attività, ma soprattutto un meccanismo di “analisi del rischio” che secondo gli esperti sarà uno dei punti più controversi della proposta di legge.

La proposta prevede che almeno una volta all’anno le very large online platforms individuino e condividano pubblicamente i «rischi sistemici» provenienti dalle loro attività: in sostanza, che spieghino al pubblico quali sono gli elementi più problematici delle conversazioni fra utenti che avvengono al proprio interno. Al comma c) del paragrafo 1 dell’articolo, vengono specificati gli ambiti dei «rischi sistemici», che per ora sono molto ampi: la Commissione cita «la manipolazione intenzionale dei servizi […] con effetti negativi presenti o futuri sulla protezione 

della salute pubblica, dei minori, del dibattito pubblico, o effetti negativi presenti o futuri sul processo elettorale e la pubblica sicurezza».

Secondo alcuni, questo è il testo con cui di fatto la Commissione Europea vorrebbe vincolare legalmente i social network a prendere provvedimenti contro le notizie false e il cosiddetto hate speech, che in italiano chiamiamo “incitamento all’odio”: due elementi che favoriscono la polarizzazione e che portati all’estremo possono anche alimentare movimenti radicali come quello che si è organizzato per attaccare il Congresso. Per i social che violano queste misure, la Commissione proporrebbe infatti multe elevatissime (che peraltro già oggi vengono comminate senza un preciso sistema di riferimento).

Il problema è che entrambi sono concetti piuttosto sfuggenti e scivolosi da applicare, tanto che al momento nemmeno le leggi nazionali riescono a definirle con confini precisi. In altre parole, come ha detto a Politico l’ex vicepresidente di Facebook Richard Allan: «un sacco di conversazioni online sono sgradevoli e offensive ma non contengono materiale illegale: come vanno gestite?».

Un esempio nel dibattito pubblico italiano è l’utilizzo della parola “clandestino”. Ormai da anni gli esperti di diritto e immigrazione e l’Ordine dei giornalisti spiegano che è scorretta dal punto di vista giuridico e contiene una connotazione negativa e discriminante per definire le persone che sono entrate irregolarmente in Italia. Eppure giornali e politici di destra continuano ad usarla con frequenza, così come altre espressioni offensive e discriminatorie: possono farlo oppure no? Dove tracciare una linea? E chi la decide? Sono domande a cui è molto difficile dare una risposta.

La libertà di utilizzare formule del genere – e di diffondere notizie false o distorte – viene peraltro esplicitamente rivendicata dall’estrema destra.

Un paio d’anni fa Luca Morisi, stretto collaboratore del segretario della Lega Matteo Salvini e responsabile della gestione dei suoi canali social, rispose a una domanda di YouTrend sul proprio stile comunicativo spiegando che «Salvini fotografa una realtà, lo fa con tinte forti e piace anche per il realismo, la nettezza e la chiarezza dei propri messaggi». Ancora oggi tramite i propri account Salvini diffonde quotidianamente notizie false usando spesso un linguaggio discriminatorio, seguendo un metodo che unisce tutti i principali leader dell’estrema destra nel mondo, compreso Trump. E lo fa senza però violare alcuna legge, almeno esplicitamente, né incoraggiare apertamente alla violenza.

D’altronde avere leggi troppo stringenti su questi temi potrebbe avere conseguenze opposte: uno dei paesi europei che hanno adottato le misure più stringenti sulle notizie false e che desidererebbero maggiore controllo sulle conversazioni che avvengono sui social network è l’Ungheria, un paese guidato da un governo-semiautoritario che lo scorso anno aveva promosso una legge che imponeva il carcere per chi diffondeva notizie considerate false, poi revocata.

Per questa ragione secondo diversi esperti sarà molto difficile che la Commissione possa scegliere di regolare più severamente i contenuti di questo tipo. Mario Mariniello, esperto di tecnologia del think tank Bruegel, sostiene per esempio che il testo del DSA sia molto generico su questo punto, e sottolinea che non si parli mai né di hate speech né di diffusione di notizie false, né di obblighi per assicurare la rimozione di contenuti del genere in tempi rapidi. Se invece verrà interpretato in maniera espansiva, la misura potrebbe vincolare i social network a sospendere o rimuovere gli account che rappresentano quel «rischio sistemico» di cui parla la Commissione: come successo in questi giorni a Trump, insomma, ma inserito in una procedura più chiara e trasparente.

Molto dipenderà dalle modifiche che la proposta della Commissione subirà nel suo iter legislativo, passando dal Parlamento Europeo e dal Consiglio dell’Unione Europea, l’organo composto dai rappresentanti dei governi dei 27 paesi membri.

Il Parlamento Europeo potrebbe chiedere per esempio misure più restrittive: già in passato aveva approvato delle risoluzioni per chiedere norme europee più chiare sulla disinformazione e lo hate speech sui social network, e il centro studi del Parlamento ritiene per esempio che in assenza di un quadro normativo chiaro ogni stato si muoverà in ordine sparso, per esempio sul tema dello hate speech, permettendo di fatto zone d’ombra e indebolendo la posizione della Commissione. Come succede molto spesso per le leggi europee, per capire la portata e l’ambiziosità di una certa misura bisognerà aspettare il testo finale.

La Commissione Europea ha detto di aspettarsi che l’iter legislativo del DSA e del suo provvedimento gemello – il Digital Markets Act (DMA), che si propone di individuare, limitare e punire i comportamenti anticompetitivi delle piattaforme – verrà approvato in circa un anno e mezzo, per poi entrare in vigore nel 2023.

https://www.ilpost.it/2021/01/17/governo-social-network-europa/

PS: ho riportato interamente l'articolo senza censurare nessuna sua parte, seppur opinabile e discutibile, per ragioni  di comprensione e perché non amo in genere censurare anche se non condivido certe idee.

Modificato da ARES III

Inviato (modificato)

Possiamo mettere limitazioni e toppe varie in vari modi allo strapotere del social network, come a suo modo cerca di fare l'UE col semi-pretesto di "individuare, limitare e punire i comportamenti anticompetitivi delle piattaforme" ma il vero problema è impossibile da risolvere: non si può cambiare la natura dei (principali) social network.

Modificato da ART

Inviato
23 minuti fa, ART dice:

non si può cambiare la natura dei (principali) social network.

Per me potrebbero anche essere chiusi.......ma dal momento che ho idee democratiche ( o al meno lo credo) non si può fare. Ma certamente sottoporre questi mezzi di comunicazione, perché è questo che sono diventati, ad una più seria vigilanza pubblica sarebbe un compromesso accettabile.


Inviato

Di fatto siamo ad una rivisitazione del 'Far West', in cui i concetti di pubblico e privato assumono un significato limitato.

Lo 'sceriffo' Facebook ha cacciato dalla sua 'contea' Trump come 'fuorilegge', avendo questi ignorato la legge che lo dichiarava perdente, e aizzando la sua 'banda' ad assaltare la citta', con rischi evidenti di ulteriori 'assalti'.

Contro Facebook, Google e Amazon sono in corso centinaia di cause in quasi tutti gli stati Usa, c'era una voltauna legge sull'antitrust, ora non so che fine abbia fatto, se sia ancora in vigore e sia in fase dormiente, o se gli interessi economici prevalgano.

Come per altri settori c'e' stata una crescita rapidissima di entita' a cui non ha fatto seguito una parallela crescita di normative, da qui il Nuovo Far West, che non credo sara' ne' facile ne' breve civilizzare.


Inviato

Sarà per l'età, ma sinceramente continuo a non capire il grande successo dei social. Quando sono apparsi li ho tenuti sotto osservazione per molto tempo. E, alla fine, li ho scartati tutti, per l'assoluta inutilità e l'enorme perdita di tempo, tempo che è preziosissimo, anche se anch'io da giovane pensavo di averne in abbondanza.

A maggior ragione non capisco chi segue la politica sui social, che funzionano per slogan. Facile scrivere ''basta con le tasse'' oppure ''voglio la pace nel mondo'' o ''diventiamo tutti ricchi se usciamo dall'UE'', ma bisognerebbe poi motivare seriamente questi slogan. E non lo fa nessuno.

L'unico ''social'' che ho accettato, dopo un lungo periodo di osservazione, è stato questo forum. Anche se, pure qui, per via di alcune problematiche, ho avuto dei momenti di crisi e voglia di abbandono. Ma la passione per la numismatica è stata più forte...

Arka

Diligite iustitiam

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Inviato
9 ore fa, ARES III dice:

Ancora oggi tramite i propri account Salvini diffonde quotidianamente notizie false usando spesso un linguaggio discriminatorio, seguendo un metodo che unisce tutti i principali leader dell’estrema destra nel mondo, compreso Trump. E lo fa senza però violare alcuna legge, almeno esplicitamente, 

Giusto ! Solo tutti i principali leader dell'estrema sinistra scrivono incontestabili verità, non incitano all'odio e non insultano. Ma soprattutto non chiamano clandestini i clandestini. 

Capito di che colore è "il Post" ?

 

48 minuti fa, Arka dice:

continuo a non capire il grande successo dei social.

Come ho già scritto in precedenza i social hanno dato la possibilità a chiunque di "dire la sua". E tutti dicono anche se non hanno niente da dire. Li fa sentire importanti.


Inviato
1 ora fa, Arka dice:

non capire il grande successo dei social

 

1 ora fa, Arka dice:

L'unico ''social'' che ho accettato

 

1 ora fa, Arka dice:

l'assoluta inutilità e l'enorme perdita di tempo,

Sembri la mia fotocopia o io la tua...

 

18 minuti fa, fagiolino dice:

Giusto ! Solo tutti i principali leader dell'estrema sinistra scrivono incontestabili verità, non incitano all'odio e non insultano. Ma soprattutto non chiamano clandestini i clandestini. 

Capito di che colore è "il Post" ?

Ho fatto la postilla anche per questo.

Suggerisco per evitare che venga chiusa questa discussione, che non è politica ma semmai critica verso la mancanza di regole dei social e la loro conseguente arbitrarietà,  di evitare di parlare di politici. 


Inviato


Qualche spunto tanto per cercare di capire bene il fenomeno 'social' :

Quali sono le vostre motivazioni principali di utilizzo dei social ?

1- rimanere in contatto con quel che fanno gli amici

2- rimanere aggiornati su notizie ed eventi

3- riempire il tempo libero

4- perche' molti degli amici sono sui social

5- comunicare in genere con altre persone

6- trovare contenuti divertenti e simpatici

7- condividere foto e video con gli altri

8- condividere opinioni

9- incontrare nuove persone

10- cercare occasioni di acquisto

(risposte con percentuali abbastanza simili, e variazioni non molto significative negli anni, la fonte ad esempio e' il GlobalWebIndex, cercatelo se vi interessa; sono incluse fasce di eta' diverse, anche avanzate).
 
Questo e' quanto dichiarato dagli utilizzatori, i motivi che hanno portato all'esplosione del fenomeno e che tuttora sono largamente preponderanti. Sono pure in buona parte motivazioni valide per questo social La Moneta molto specifico.

Poi c'e' tutto il resto, ci sono le motivazioni sottostanti, di autopromozione, esibizione, condivisione 'inversa', come pure di propaganda socio-politica, di creazione di 'macchine' dell'informazione e della disinformazione, ecc. ecc.


Inviato

Storiella :

Buongiorno ,sono Pippetto. Non capisco perchè mi hanno bannato dal social. Forse perché avevo postato una mia foto di quando ero bambino vestito da Figlio della Lupa ?

Allora ho deciso di fare a meno del social e ogni mattina scendo in strada,con la mascherina,ovvio, e dico alla gente, a debita distanza,ovvio, cosa ho fatto la sera prima,come ho dormito, cosa ho mangiato a colazione...e tutti mi dicono: mi piace,mi piace.

Poi ascolto cosa hanno da dire loro, per esempio come passano il tempo, che cosa hanno letto sui giornali e molte altre cose e anch'io dico ...mi piace, mi piace.

Funziona , pensate che ho gia cinque followers. E non gentucola ma gente importante. Uno psicologo, uno psichiatra, due carabinieri e un infermiere.....

 

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