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IGNORED

Percezione del valore corrente


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Inviato (modificato)

DE GREGE EPICURI

Volevo proporvi un tema apparentemente semplice, anzi banale: come facevano gli antichi a identificare, a colpo d'occhio, il valore di una moneta? Sto pensando soprattutto ai romani, anche se analoghe considerazioni possono valere per altre situazioni dell'antichità.

Naturalmente, occorre sempre distinguere fra la "capacità diagnostica" dei comuni cittadini, e quella di chi si occupava del circolante a titolo professionale: commercianti, banchieri, usurai, cambiavalute, nummaularii: questi disponevano non solo di maggiore esperienza,  ma anche al bisogno di strumenti tecnici: pesatura, incisioni per saggiare il metallo, ecc. Ma i metalli nobili in epoca romana erano trattati a peso o a numero? L'argomento esorbita da questa discussione, e va trattato a parte (mi pare sia già stato affrontato, qualche volta).

Ritornando al tema, io credo che il riconoscimento di una moneta si basasse su 4 elementi, che elenco secondo la loro importanza  (più o meno decrescente):  1) tipo di metallo;   2) dimensioni      3) peso      4) immagini e scritte presenti sulla moneta.  Li svilupperò uno per volta.

Per non annoiarvi troppo, eccovi intanto alcune immagini: uno splendido aureo di Pompeo; un asse di Augusto; un denario repubblicano suberato. Su queste, non era possibile sbagliarsi.

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Modificato da gpittini
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Inviato (modificato)

TIPO DI METALLO

Il metallo veniva subito identificato tramite il colore. Per oro ed argento non c'erano grandi problemi, almeno finchè si trattava di argento a più del 50% (quindi, fino circa ai Severi). Successivamente, per gli antoniniani del 3° secolo è meglio parlare di mistura, e il colore cambia: il riconoscimento della moneta non si basava tanto sul metallo, quanto sul ritratto (corona radiata=antoniniano).  Per il metallo vile, il rame e l'oricalco erano ben distinguibili "da nuovi" (rossastro il rame, giallo l'oricalco), ma potevano esser confusi col passare degli anni ed il formarsi di patine. L'asse di Augusto che ho mostrato sopra, vecchio di 2000 anni ma in parte spatinato, dichiara  apertamente di essere di rame. In caso di dubbio occorreva anche qui distinguere fra corona d'alloro e corona radiata. Per le imperatrici di 2° e 3° secolo, sicuramente poteva sorgere qualche problema, non essendovi la corona radiata: la falce lunare compare sugli antoniniani, ma non sui bronzi.

E i suberati? Per quelli di ottima conservazione, integri, il colore non aiuta, perchè si tratta di argento bello e buono; ma in questo caso, per il cittadino (o lo schiavo, o il liberto) non esisteva problema, e la moneta continuava a circolare. Certo, se era particolarmente leggera poteva sorgere un sospetto e, una volta saggiata, se emergeva un nucleo vile veniva forata o spezzata dal nummulario o cambiavalute. Quando poi lo strato superficiale del suberato si sgretolava, per il possessore (ahilui !) la moneta era persa.

Ora cerco un bel dupondio o un sesterzio spatinato e giallo. Ecco un dupondio di Vero, abbastanza giallo.

A domani per gli altri argomenti.

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Modificato da gpittini
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Inviato (modificato)

Beh.. I dupondi di iii secolo delle auguste sono su crescente lunare... Almeno x un certo periodo... Da Julia Mamea e fino a Mariniana. 

A parte questo... Nell'alto impero penso che fosse abbastanza facile distinguere i nominali ... Poi iniziarono i problemi. 

Alla fine... E parlo del v secolo... Alcuni pensano che gli ae4 venissero scambiati a peso. 

Modificato da crivoz

Inviato
7 ore fa, crivoz dice:

Beh.. I dupondi di iii secolo delle auguste sono su crescente lunare... Almeno x un certo periodo... Da Julia Mamea e fino a Mariniana. 

A parte questo... Nell'alto impero penso che fosse abbastanza facile distinguere i nominali ... Poi iniziarono i problemi. 

Alla fine... E parlo del v secolo... Alcuni pensano che gli ae4 venissero scambiati a peso. 

indubbiamente questo post/riflessione di ferma al 301 o poco dopo.... da lì cambia tutto

l'idea che gli AE4 fossero scambiati a peso è interessante, perchè non esiste traccia di questa cosa in nessuna fonte antica....

tra l'altro è interessante notare che la moneta imitativa fosse sempre ampiamente sottopeso rispetto alla norma, la qual cosa se si immettesse nel circolante a peso, non avrebbe molto senso.... ti obbligherebbe a coniare due monete che insieme fanno il peso di una...e se vai a peso....

unica nota a possibile favore dello smercio a peso, l'esistenza in alcuni complessi, di metallo grezzo in piccole percentuali... tema da spiegare ancora

certamente i secoli dal IV in poi esulano da questa riflessione proposta da @gpittini


Inviato
10 ore fa, gpittini dice:

1) tipo di metallo;   2) dimensioni      3) peso      4) immagini e scritte presenti sulla moneta.

la numero 4 mi sento di escluderla ... prendi il campione che vuoi di italiani (esclusi quelli di questo sito)

chiedi cosa c'è sulle monete in euro....chiedi cosa sulle banconote... chiedi cosa c'era rappresentato sulle lire, moneta o carta .... probabilmente non avrai alcuna risposta.

io ho sempre fatto "esempio della nonna" ... come usava i soldi mia nonna

1 - colore/forma

2 - dimensione

3 - nel dubbio, occhiali e lettura del valore :)

le monete romane dei primi 2/3 secoli funzionano così ... oro, argento, bronzo (che rimane bello lucido e brillante quando in circolazione), rame (rosso, ma rapidamente scuro per la patina che si produce in tempi brevi)

in seconda analisi la dimensione poteva facilmente differenziare in termini sincronici, non certo diacronici, il denario dall'antoniniano ....

nel dubbio, un occhio alla corona certamente ci stava

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Inviato

Avevo letto del scambio a peso... A dire il vero quello che affermi sui ritrovamenti di materiale grezzo mi aveva colpito, perché mi è capitato personalmente. Purtroppo allora ero alle prime armi e non avevo colto l'importanza dei dischetti non conciati e dei 2 o 3 sassolini nel lotto.


Inviato
10 ore fa, gpittini dice:

(rossastro il rame, giallo l'oricalco), ma potevano esser confusi col passare degli anni ed il formarsi di patine

in realtà il tempo in cui patinano è molto diverso, e il bronzo/oricalco non doveva arrivare a patinare come lo vediamo oggi, anche perché queste monete avevano una permanenza in circolazione non lunghissima (per lunghissima intendo 200+ anni come accade poi per le monete di IV secolo)


Inviato
1 minuto fa, crivoz dice:

Avevo letto del scambio a peso... A dire il vero quello che affermi sui ritrovamenti di materiale grezzo mi aveva colpito, perché mi è capitato personalmente. Purtroppo allora ero alle prime armi e non avevo colto l'importanza dei dischetti non conciati e dei 2 o 3 sassolini nel lotto.

questi sono 3 temi distinti:

1 - placche, placchette, panettini, grumi, sono saltuariamente presenti e sono un tema da approfondire

2 - le monete frantumate, frazionate e sbriciolate, esistono senza problema

3 - i tondelli non coniati appartengono a due scuole di pensiero ... la più recente sembra dimostrare che non esistano, né siano mai esistiti, tutti pare riportino tracce di coniazione, ... si tratta forse di monete particolarmente evanide già in coniazione, poi soggette a usura e giacitura...

non manca però chi sostiene la loro esistenza e con loro la pratica della pesatura a sacchetto.... personalmente non ho mai visto un tondello che io possa dire non sia mai stato coniato


Inviato

scusate i vari fuoritema...era per rispondere... mi perdonerete


Inviato (modificato)

Pochi giorni fa in una discussione su un tema simile ho chiesto: chi di noi confonderebbe un 5 centesimi con un 10 centesimi di euro anche senza gurdare il valore?

Nessuno.

E nessun romano del primo secolo confondeva un dupondio con un asse.

Arka

Diligite iustitiam

Modificato da Arka
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Inviato

DE GREGE EPICURI

Grazie per i molti interventi, e passiamo al secondo punto, DIMENSIONI. Qui, le cose un pochino si complicano. Anzitutto per noi, che (specialmente oggi, in fase di pandemia!) guardiamo per lo più le monete in fotografia, e non sempre ci chiediamo in che scala sono. I cataloghi d'asta oggi tendenzialmente mostrano le monete a dimensioni naturali, più ingandimenti in scala dichiarata, ma non è stato sempre così. E sui siti (vedi Wildwinds) le dimensioni della foto sono casuali, e non sempre il diametro è riportato (e neppure il peso!).

Ma torniamo al nostro romano, che vedeva e toccava le monete. Ovviamente, non girava con un calibro (o quel che esisteva all'epoca) e nemmeno con un righello, ma giudicava "a occhio". Teniamo conto però che la moneta è un oggetto tridimensionale, ed esiste anche lo spessore, che a volte (guardando solo dall'alto, e ancor peggio per noi in foto) non viene valutato. Tanto per dire, le monete greche sono più spesse di quelle romane e pertanto, a parità di diametro, pesano di più. Ma anche fra le romane esistono variazioni: alcuni fra i primi antoniniani sono particolarmente spessi, e pesano oltre 5 g.; poi lo stato si è fatto furbo, assottigliandoli. Anche nei bronzi ci sono differenze notevoli. I sesterzi del 1° secolo sono più larghi (fino a 35 mm) ma più sottili, mentre nel 2° secolo, specie per gli Antonini, si trovano sesterzi di spessore notevolissimo, che compensano il diametro ridotto, in particolare nelle monete di barra.

Un tema di solito ignorato nella monetazione classica è quello della tosatura, che affligge invece i medievalisti. A.Finetti (Numismatica e tecnologia) afferma che questa pratica era sconosciuta nell'antichità; fino a prova contraria, è bene dargli ragione. Sicuramente, le pene per chi adulterava in vario modo le monete erano severissime.

E' inutile insistere sulle ovvietà. Un aureo è maggiore di un quinario, un multiplo di solido è più grosso di un solido, e un solido è più grosso di un tremisse. Un  argenteo e un miliarense sono più grossi di una siliqua. Un sesterzio è più grosso di un dupondio e di un asse. Della distinzione fra assi e dupondi si è già detto.

Le cose cambiano un po'se si risale alla Repubblica o si pensa al IV-V secolo: è sempre difficile paragonare periodi così distanti.  Nella Repubblica, i diversi numerari di bronzo erano distinti in modo più chiaro, con le immagini al diritto (Giano, Saturno, Bellona, Ercole, Mercurio, ecc) ed i globetti ed altri segni di valore; le dimensioni delle monete erano diverse fra loro, però mutavano anche secondo le varie "riduzioni", per cui un asse onciale era più piccolo di un sestante semilibrale. Come ci si regolasse in presenza di monete sopravvissute a periodi precedenti credo non si sappia, ed è al di là della mia scarsa scienza. Sulle "sopravvivenze" cercherò di dire qualcosa alla fine.

Quanto al periodo costantiniano e post-costantiniano, spero di essere integrato da Poemenius, Nikko o altri esperti. So con certezza che si sprecarono i decreti  (specie di Costanzo 2°) per modificare la tariffazione e ritirare il circolante precedente, ma credo con una collaborazione ridotta da parte dei cittadini.  Anche Diocleziano aveva cercato di ritirare i primi folles, che contenevano un 5% di Ag, minacciando addirittura la condanna a morte a chi li fondeva in proprio per ricavarne l'Ag, ma non credo sia stato molto obbedito.

Che cosa mostrare dopo questo post troppo lungo? Mi limito ad un antoniniano (23 mm)  e a un denario (20 mm) di Iulia Domna, che nelle foto da Wildwinds sembrano di uguali dimensioni.

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Inviato

provo a dire qualcosa...

il IV secolo nel suo complesso è ai nostri occhi un'immane confusione monetaria, ma questo non doveva essere per i contemporanei, che sapevano sempre cosa usare e come... quindi questa confusione da cosa è data?

ci sono vari fattori che aiutano a creare confusione:

1 - abbiamo sempre il vizio di vedere le cose su ampi spazi temporale, e questo crea non poca confusione

2 - applichiamo alla numismatica, che è una cosa "di tutti i giorni", regole o pensieri moderni ... 

3 - vediamo l'inflazione del IV secolo come qualcosa di mostruoso, ma poi a guardarla bene , su tempi "umani" non è spesso differente da tante cose viste nel XX secolo

4 - siamo portati a creare complessità dove questa non c'era ... mi vengono in mente i conteggi mirabolanti di Hahn e simili

il punto è che non sappiamo molto, ma sappiamo per certo che la base del calcolo rimane il denario, questo anche quando il computo diventa in milioni o miliardi ... 

l'uso delle monete di conto e dei nomi convenzionali, per noi è una complicazione, ma per i contemporanei facilitava l'uso.

se a questo aggiungiamo il costante uso da parte dei "numismatici" di termini che NON erano adottati per le monete, il papocchio è fatto...

ricordo, giusto per comodità...che

la distinzione tra solido 1/72 e aureo 1/60, in termini di solido contro aureo, esiste solo per i numismatici moderni... cioè non esiste un testo antico che distingua con i due nomi le due monete

il termine "follis"...nemmeno inizio ... SE è stata una moneta nel IV secolo, e forse lo è stata, è accaduto solo per un momento, chiamarle tutte follis da Diocleziano a Teodosio I è poco utile

il nummo...altra moneta di conto... forse coniata una volta...

decargiro, maiorina, centenionale .... potrei continuare...

la sovrastruttura della numismatica moderna, ci impedisce di vedere le cose... la "confusione2 è solo nostra, perchè se nei testi antichi si legge di tutto sui prezzi, sull'inflazione, etc etc, non si legge mai di problemi di questo tipo... 

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Inviato

Chissà che confusione creeranno i nostri 5 e 10 centesimi (tutti patinati) ai numismatici del 4000...

Arka

Diligite iustitiam

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Inviato
3 minuti fa, Arka dice:

Chissà che confusione creeranno i nostri 5 e 10 centesimi (tutti patinati) ai numismatici del 4000...

Arka

Diligite iustitiam

vogliamo parlare dell'incredibile inflazione, dovuta certamente ai barbari, che in 50 anni poco più porta "il biglietto più grande" dal valore di 1.000 lire a quello di 500.000 lire !!! :D

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Inviato (modificato)

Passerei ora alla questione del PESO.

In assenza di una bilancia o di uno dei suoi predecessori (trabocco, ecc.) la valutazione del peso di una moneta è piuttosto soggettiva, ed è molto legata all'esperienza. Piccole differenze sono assolutamente impercettibili al solo "soppesare a mano".

D'altra parte, gli antichi erano capaci di una precisione quasi incredibile nella preparazione di monete d'oro, con margini di errore (se ben ricordo, ma correggetemi) inferiori al 2%. Anche per l'Ag, finchè si è trattato di buon argento, c'era grande precisione (parlo qui della repubblica, fino al periodo imperatorio). Bisogna ovviamente distinguere il peso dal fino, che è la quantità del solo metallo nobile: i denari legionari di Antonio avevano un fino molto variabile, qualche volta molto scarso. Successivamente, come si sa, la percentuale di Ag è andata costantemente scemando, fino a scendere al 50% con Settimio Severo (crisi delle miniere d'Ag d'Occidente e assenza di bottini bellici).

Ma se un privato cittadino riteneva che i denari (o gli aurei) offertigli per una certa merce fossero un po' troppo leggeri, che cosa poteva fare?  Credo che potesse pretendere l'intervento di un esperto (nummulario, cambiavalute o sim.) presente sicuramente nel Foro; ma al momento non trovo riferimenti bibliografici precisi.

Un aspetto interessante: quelle profonde "saggiature" presente su alcune monete romane della Repubblca (ma soprattutto su monete greche: dalle civette di Atene alle tetra di Alessandro):  forse non sono saggiature dell'argento, ma aggiustamento del peso, a volte ottenuto con la sgorbia, altre volte diversamente (Così G.Amisano: Alessandro, e...una filippica).

Quel che è certo è che la stessa moneta (la moneta con un certo nome: asse, o denario) nel tempo tende invariabilmente ad alleggerirsi, ovvero a perdere progressivamente il suo contenuto in metallo nobile; finchè non interviene una "riforma" che modifica tutto il sistema, creando una nuova moneta di riferimento, con nuovi multipli e sottomultipli, e nuovo utilizzo dei vari metalli. Solo la moneta d'oro ha sempre mantenuto la sua purezza in metallo nobile, pur andando incontro anch'essa a riduzioni di peso, mutamenti nel nome, ecc.

Vi mostro solo qualche asse. Un asse romano repubblicano fuso, Cr.25/4, Vecchi 26 (peso non reperito); Sesto Pompeo Sicilia, g.23,53; Adriano g.9,90; Aurelano (RIC 80 z) g. 8,31.

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Modificato da gpittini

Inviato
3 minuti fa, gpittini dice:

Passerei ora alla questione del PESO.

In assenza di una bilancia o di uno dei suoi predecessori (trabocco, ecc.) la valutazione del peso di una moneta è piuttosto soggettiva, ed è molto legata all'esperienza. Piccole differenze sono assolutamente impercettibili al solo "soppesare a mano".

D'altra parte, gli antichi erano capaci di una precisione quasi incredibile nella preparazione di monete d'oro, con margini di errore (se ben ricordo, ma correggetemi) inferiori al 2%. Anche per l'Ag, finchè si è trattato di buon argento, c'era grande precisione (parlo qui della repubblica, fino al periodo imperatorio). Bisogna ovviamente distinguere il peso dal fino, che è la quantità del solo metallo nobile: i denari legionari di Antonio avevano un fino molto variabile, qualche volta molto scarso. Successivamente, come si sa, la percentuale di Ag è andata costantemente scemando, fino a scendere al 50% con Settimio Severo (crisi delle miniere d'Ag d'Occidente e assenza di bottini bellici).

Ma se un privato cittadino riteneva che i denari (o gli aurei) offertigli per una certa merce fossero un po' troppo leggeri, che cosa poteva fare?  Credo che potesse pretendere l'intervento di un esperto (nummulario, cambiavalute o sim.) presente sicuramente nel Foro; ma al momento non trovo riferimenti bibliografici precisi.

Quel che è certo è che la stessa moneta (la moneta con un certo nome: asse, o denario) nel tempo tende invariabilmente ad alleggerirsi, ovvero a perdere progressivamente il suo contenuto in metallo nobile; finchè non interviene una "riforma" che modifica tutto il sistema, creando una nuova moneta di riferimento, con nuovi multipli e sottomultipli, e nuovo utilizzo dei vari metalli. Solo la moneta d'oro ha sempre mantenuto la sua purezza in metallo nobile, pur andando incontro anch'essa a riduzioni di peso, mutamenti nel nome, ecc.

Vi mostro solo qualche asse. Un asse romano repubblicano fuso, Cr.25/4, Vecchi 26 (peso non reperito); Sesto Pompeo Sicilia, g.23,53; Adriano g.9,90; Aurelano (RIC 80 z) g. 8,31.

Vecchi_036.1.jpg

Syd_1044a.jpg

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questa considerazione presuppone varie cose:

1 - che l'oro fosse ad esempio una moneta "d'uso" comune ... e non è così, e comunque era certamente pesata spesso

2 - che il "peso" della moneta avesse un riscontro di tipo economico per l'utilizzatore ... mentre invece è spesso solo un riflesso della volontà imperiale di ridare una fiducia "d'impressione" quando si aumentava il peso ... ovvero.. del peso dei bronzetti chi se ne infischiava?

3 - se il peso del bronzetto fosse significativo, dovremmo avere nei tesoretti una cernita dei pezzi più pesanti ... ma non è così

4 - paragonare monete distanti 2 o 300 anni, equivale a paragonare un 100 lire di Vittorio Emanuele in oro, alle 100 lire minerva in acciaio ... che conclusione dovrei trarre da questo paragone? che l'inflazione è sempre esistita... 

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  • Grazie 1

Inviato

se come per l'asse estendo il paragone su 5 secoli, l'idea che ne traggo è certamente deformata....

inoltre...il concetto di fiduciarietà è spesso poco considerato...

parliamo di cose certe... il famoso "argenteo" di Diocleziano, era sopravvalutato del 60% rispetto all'argento grezzo .... e parliamo d'argento ... figuriamoci il bronzo/rame

  • Grazie 1

Inviato

questa "riforma monetaria" che ha dimezzato le monete non piacque alla gente .... ma perchè si maneggiavano male e si distinguevano peggio dalle 50 lire ... non certo per il "contenuto di fino" ... e io me lo ricordo bene ;)  

100_lire_minerva_small.jpg

  • Grazie 1

Supporter
Inviato

Ricordo che quando visitai il museo archeologico di Napoli, rimasi affascinato dall'incasso di un termopolio che era esposto nella sezione numismatica. Quello che mi colpì in particolare era la presenza nel 79d.C. di monete repubblicane e anche di monete di zecche greche. Le percentuali non erano altissime ma evidentemente per comprare una zuppa di legumi non si andava troppo sul sottile e allora l'oste si trasformava in un improvvisato cambiavalute.

Questo per dire che essendo la moneta di bronzo fiduciaria, ed essendo il problema della mancanza degli spiccioli sempre esistito (vi ricordate gli anni '70 del secono scorso?), ogni pezzo di metallo (o quasi) faceva .... brodo.

https://www.pompei.numismaticadellostato.it/tappa11.html

 


Inviato

Le monete romane erano come i dollari americani, non andavano fuori corso. In teoria monete del periodo repubblicano potevano circolare anche in periodo imperiale.

Dico in teoria perché bisogna tener conto della legge di Grisham: un peggioramento del contenuto di fino portava alla tesaurizzazione delle monete “vecchie”, o alla loro rifusione.

Con l’aureo il fino era importante; così pure col denario d’argento, quasi puro quello repubblicano; il fino di quello imperiale ha subito le varie riforme di Augusto, Nerone, Domiziano, Traiano, Caracalla.

Probabilmente i denari migliori per quanto concerne la percentuale d’argento sparirono dalla circolazione, un po’ come avvenne con le nostre 500 Lire d’argento, quando ancora erano in corso.

Per cui non credo che nel periodo degli antoniniani qualcuno andasse al mercato con un denario, magari repubblicano.

Quindi per oro e argento i Romani non dovevano far fatica a distinguerli.

Per gli altri metalli non saprei; ho un sesterzio di Massimino il Trace di quasi 24 g e ne ho un altro, dello stesso imperatore, di 16,40 g; forse in questo caso si guardava solo al nominale?


Inviato
15 minuti fa, gioal dice:

Le monete romane erano come i dollari americani, non andavano fuori corso. In teoria monete del periodo repubblicano potevano circolare anche in periodo imperiale.

questo non è esattamente vero...

alcune andavano fuori corso eccome, poi che in alcuni casi venissero usate comunque ok...ma ci sono leggi che le mettevano fuori corso... e "pezzature" che uscivano dal circolante per natura... nel IV secolo non circolava sicuramente un sesterzio di II secolo ....

il fatto che per esempio un tetra di Massimiano si possa trovare in mezzo a dodecanummi di VII secolo (identici per misura) non la rende una moneta "non uscita di corso"....

le monete grandi vennero demonetizzate a metà del IV secolo...

diciamo che quello del dollaro on è l'esempio migliore.... è come se oggi circolassero ancora delle lire in mezzo agli euro, perchè diffusamente accettate....


Inviato (modificato)

@Poemenius   @Arka

Il vecchio Presidente del Circolo numismatico torinese (non l'Associazione), oramai scomparso da anni, mi aveva parlato della circolazione di monete romane oramai consunte in alcuni villaggi di montagna in zone impervie e fuori dalle rotte principali  della Valle d'Aosta fino all'Ottocento, per sopperire alla mancanza di moneta in corso . Vi risulta ??

 

Modificato da crivoz

Inviato

è una cosa che ho sentito in altri contesti, e che non ho mai potuto verificare, quindi non so finao a che punto sia vera o meno....certo è che alcuni formati potevano rientrare in alcuni momenti ... insomma quante volte ho visto un 500 lire spacciato per un 2 euro ....


Inviato

Mi ricordo di aver letto di monete romane trovate dai preti nelle cassette per l'elmosina. Possibile che circolassero, soprattutto dove c'era poca istruzione. L'esempio delle 500 lire di @Poemenius mi sembra molto calzante.

Arka

Diligite iustitiam

  • Mi piace 1

Inviato
2 ore fa, Poemenius dice:

questo non è esattamente vero...

alcune andavano fuori corso eccome, poi che in alcuni casi venissero usate comunque ok...ma ci sono leggi che le mettevano fuori corso... e "pezzature" che uscivano dal circolante per natura... nel IV secolo non circolava sicuramente un sesterzio di II secolo ....

il fatto che per esempio un tetra di Massimiano si possa trovare in mezzo a dodecanummi di VII secolo (identici per misura) non la rende una moneta "non uscita di corso"....

le monete grandi vennero demonetizzate a metà del IV secolo...

diciamo che quello del dollaro on è l'esempio migliore.... è come se oggi circolassero ancora delle lire in mezzo agli euro, perchè diffusamente accettate....

Interessante, non sapevo che ci fossero leggi che stabilissero il fuori corso legale; sapevo solo che Traiano aveva fatto ritirare i vecchi denari per sostituirli, ma lo scopo era appunto lucrare sul fino; conoscevo poi il ritiro dalla circolazione della moneta di un imperatore dovuta alla damnatio memoriae, ma, come chiarisce Adriano Savio era un provvedimento di valenza politica e non di natura economica; ed era, appunto, un ritiro dalla circolazione più che un fuori corso (cfr. Dione Cassio).

Potresti gentilmente indicarmi le leggi cui accennavi? Mi servirebbero anche per i miei studi sul diritto romano.


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