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Inviato

C'era un tempo quando grasso era sinonimo di bellezza e salute: questo è rappresentato egregiamente dalla testimonianza di statuette paleolitiche che raffigurano delle signorine molto curvilinee.

Queste veneri sono piccole statue preistoriche raffiguranti donne con gli attributi sessuali molto pronunciati e ritratti con certo realismo (laddove il resto del corpo, a partire dal viso, è raffigurato in modo assai approssimativo). Vengono dette anche "veneri steatopigie" (dalle parole greche στέαρ, στέατος, "grasso", "adipe", e πυγή, "natiche", quindi "dalle grosse natiche") o callipigie (sempre dal greco καλλιπύγος, composto di κάλλος, "bellezza", e πυγή, quindi "dalle belle natiche").

Le veneri rappresentano le prime raffigurazioni del corpo umano. Sono di dimensioni minute (alcune intorno ai 20 cm, altre di soli 4 cm).

I materiali più utilizzati sono steatite, calcite, calcare marnoso.

Tali "veneri" sono state rinvenute in diverse località europee, tra cui Brassempouy, Lespugue, Willendorf, Malta, Savignano sul Panaro e Balzi Rossi, ma sono di fatto diffuse dall'Atlantico alla Siberia. Mentre la tradizione vuole che esse appartengano alla facies aurignaziana, esse per lo più sono in realtà gravettiane e solutreane: la datazione resta comunque controversa, dato che i ritrovamenti sono avvenuti spesso in condizioni che non assicurano una corretta ricostruzione scientifica.

Oltre alla produzione gravetto-solutreana, esistono veneri risalenti alla più recente cultura magdaleniana, come la Venere di Monruz di 11.000 anni fa. Ad oggi si conosce un solo esemplare della più antica cultura aurignaziana, la Venere di Hohle Fels, ritrovata nel 2008 in Germania e datata intorno ai 35.000 anni fa.

Il motivo di tali rappresentazioni resta del tutto ipotetico: mentre alcuni ritengono che queste statuine vadano interpretate come raffigurazioni realistiche della femminilità dell'epoca (così la steatopigia resta una caratteristica di Ottentotti e Boscimani), secondo altri tali raffigurazioni corrispondono alle prime speculazioni dell'uomo neolitico intorno al rapporto tra natura e vita: l'osservazione del ciclo delle stagioni suggerì che la vita stessa era legata ad un ciclo. Essendo la donna origine della vita del figlio, si sarebbe sviluppato un culto della Dea Madre.

https://it.m.wikipedia.org/wiki/Veneri_paleolitiche

 

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Inviato

Tra le varie veneri la più conosciuta è quella di Willendorf, anche nota come donna di Willendorf, statuetta di 11 cm d'altezza, scolpita in pietra calcarea e dipinta in ocra rossa, non originaria della zona di rinvenimento, e risalente al 23.000-19.000 a.C. L'opera, raffigurante un fisico femminile steatopigo, è una delle più famose statuette paleolitiche, dette veneri paleolitiche avendo metaforicamente retrodatato la venere mitologica, di molti millenni; è attualmente in esposizione al Naturhistorisches Museum di Vienna.

La statuetta fu rinvenuta nel 1908 dall'archeologo ungherese Joszef Szombathy, in un sito archeologico risalente al paleolitico, presso Willendorf in der Wachau, in Austria.

Intorno al 1990, dopo un'accurata analisi della stratigrafia del luogo, e dopo precedenti datazioni che la ponevano inizialmente al 10.000 a.C. poi fino al 32.000 a.C., fu stimato che la statuetta fosse stata realizzata da 25.000 a 26.000 anni fa.

Interpretazione

La statua si colloca all'interno del culto della Madre Terra e del Femminile. La vulva (che in teoria su una figura del genere non si potrebbe vedere in questo modo) e il seno sono gonfi e molto pronunciati, a rappresentare un significato di prosperità, e anche il colore rosso ocra col quale la statuetta è dipinta rimanda al rosso, colore archetipico della passione, e del sangue mestruale che annunciava la rinnovata capacità della donna di poter dar seguito di nuovo alla vita e mettere così a freno la paura dell'oblio. Le braccia sottili sono congiunte sul seno, e il volto non è visibile; la testa si direbbe coperta da trecce o da un qualche genere di copricapo di "perle".

Il nomignolo "venere", attribuito alla statuetta all'epoca della scoperta, è stato recentemente oggetto di qualche ingiusta critica. Christopher Witcombe ha osservato erroneamente che: "l'identificazione ironica di questa figura con Venere era volta a compiacere alcune assunzioni dell'epoca circa i primitivi, le donne, e il gusto", ma in realtà si tratta di una identificazione non solo corretta e consapevole, ma forse addirittura restrittiva per la grande portata del significato dell'opera. Alcuni suggeriscono che, in una società di cacciatori e raccoglitori, la corpulenza e l'ovvia fertilità della donna potrebbero rappresentare un elevato status sociale, sicurezza e successo, ma nell'ultimo secolo si è scoperto con certezza che le società di provenienza delle veneri erano tutt'altro che nomadi, e anzi erano egualitarie e riservavano alla donna posti di potere (da non interpretare come potere di dominazione) proprio in virtù della dignità che le riconoscevano.

https://it.m.wikipedia.org/wiki/Venere_di_Willendorf

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In un articolo recentissimo :

C'È UNA NUOVA TEORIA SULLA FIGURA DELLA VENERE DI WILLENDORF

Tutti l'avranno vista almeno una volta nella vita sui libri di storia: la Venere di Willendorf, o donna di Willendorf, una delle più famose statuette paleolitiche e uno dei primi esempi di arte al mondo (risale al 23.000-19.000 avanti Cristo). In un nuovo studio, un ricercatore afferma di aver scoperto il significato di questa statuina.

Da sempre simbolo di abbondanza e prosperità, secondo Richard Johnson, autore principale dello studio, la chiave per comprendere le statue risiede nel cambiamento climatico e nell'alimentazione. "Abbiamo dimostrato che queste figurine sono correlate a periodi di estremo stress nutrizionale", afferma Johnson, sulla rivista Obesity.

I primi esseri umani moderni entrarono in Europa circa 48.000 anni fa. Erano conosciuti come Aurignaziani e cacciavano renne, cavalli e mammut; in estate, invece, mangiavano frutti di bosco, pesce, noci e piante. Tuttavia allora, come adesso, il clima non è rimasto statico. Quando le temperature si abbassarono, scendendo fino a 10-15 gradi Celsius, diversi gruppi si estinsero, altri si trasferirono a sud e altri cercarono rifugio nelle foreste.

Fu durante questo periodo che apparvero le statuette della Venere di Willendorf. Diversi ricercatori che hanno lavorato allo studio hanno scoperto che l'abbondanza descritta da queste statue rappresentava un tipo di corpo idealizzato per queste difficili condizioni di vita. Le statue ritrovate vicine ai ghiacciai, infatti, erano più abbondanti di quelle trovate nelle zone più temperate.

 

Ai tempi, una donna con queste caratteristiche avrebbe potuto portare in grembo un bambino durante la gravidanza meglio di una che soffriva di malnutrizione. Le statuette, quindi, potrebbero essere state impregnate di un significato spirituale, in grado di "proteggere" le donne durante le loro gravidanze. Tali oggetti, infatti, erano cimeli tramandati di madre in figlia di generazione in generazione.

"Le statuette sono emerse come uno strumento ideologico per aiutare a migliorare la fertilità e la sopravvivenza della madre e dei neonati", continua Johnson. "L'estetica dell'arte aveva quindi una funzione significativa nell'enfatizzare la salute e la sopravvivenza per adattarsi a condizioni climatiche sempre più austere".

Una definizione che non si scosta troppo dalle interpretazioni originali, ma che cerca di dare - attraverso la scienza medica, dati archeologici e modelli comportamentali dell'antropologia - anche un contesto storico.

https://tech.everyeye.it/amp/notizie/e-nuova-teoria-figura-venere-willendorf-484936.html

 

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  • 1 anno dopo...
Inviato

 

Archeologia: uno studio suggerisce che la Venere di Willendorf è originaria dell’Italia

Lo dichiara l’Università di Vienna.

L’antropologo Gerhard Weber dell’Università di Vienna e i geologi Alexander Lukeneder e Mathias Harzhauser, hanno affermato che la Venere di Willendorf, la statuetta di Venere risalente a 30.000 anni scoperta nella regione austriaca di Wachau nel 1908 è stata probabilmente scolpita dal calcare oolitico della regione del Lago di Garda nel nord Italia. Gli esperti hanno impiegato la tomografia micro-computerizzata per esaminare la struttura interna della statuetta. Lo studio ha rivelato sedimenti di diverse densità e dimensioni, resti di conchiglie e grani di grandi dimensioni chiamati limoniti. Le cavità sulla superficie della statuetta probabilmente apparvero quando le limoniti dure si staccarono durante l’intaglio, spiega Weber.m_aa-1-500x281.jpg

Archeologia: uno studio suggerisce che Venere di Willendorf è originaria dell’Italia.

Una delle limoniti divenne l’ombelico di Venere, aggiunse. Uno dei frammenti di conchiglia nella statuetta è stato datato al periodo Giurassico, che ha aiutato i ricercatori a restringere la possibile fonte del calcare. I ricercatori hanno quindi confrontato le sue proprietà microscopiche con campioni raccolti in Austria e in altre località in Europa, e hanno scoperto che il materiale di Venere era statisticamente indistinguibile dai campioni prelevati dalla regione del Lago di Garda. Weber suggerisce che la statuetta attraversò le Alpi per un lungo periodo mentre le persone viaggiavano lungo i fiumi in cerca di prede e clima adatto.

 

https://www.scienzenotizie.it/2022/03/07/archeologia-uno-studio-suggerisce-che-la-venere-di-willendorf-e-originaria-dellitalia-4553095


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