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  • 2 mesi dopo...
Inviato

Sintesi piacevole ed interessante ma attenzione ad alcune inesattezze.

es. dopo Liutprando la moneta d’oro non scompare affatto ma prosegue per  tutti i re longobardi fino a Desiderio

e naturalmente oltre con i duchi di benevento nel sud Italia.

 

il denaro d’argento non fu introdotto nel VII secolo bensi nella seconda metà dell’VIII secolo  da Pipino in Francia e subito dopo da Offa mentre la grande riforma monetaria che codifica la struttura monetaria dei secoli a venire viene promulgata da Carlo nel 781

 

la lira ( libra = 20 soldi = 240 denari) introdotta come moneta di conto dalla riforma di Carlo non verra’ coniata solo 1000 anni dopo la riforma come riportato nel testo, bensi molto prima, con il grossone da 20 soldi ( che chiamiamo piu comunemente testone) introdotto da Galeazzo Maria Sforza ( 1466-1476).

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Inviato

Si, interessante ma con alcune imprecisioni.

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Inviato

@numa numa No, no, no... :unknw:

Il grossone da 20 soldi di Galeazzo Maria Sforza inizia ad essere coniato dopo la riforma del 1474.

La prima lira ad essere coniata è la lira veneziana del doge Nicolò Tron le cui coniazioni iniziano nel 1472.

Arka

Diligite iustitiam

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Supporter
Inviato
Il 25/2/2021 alle 04:52, numa numa dice:

la lira ( libra = 20 soldi = 240 denari) introdotta come moneta di conto dalla riforma di Carlo non verra’ coniata solo 1000 anni dopo la riforma come riportato nel testo, bensi molto prima, con il grossone da 20 soldi ( che chiamiamo piu comunemente testone) introdotto da Galeazzo Maria Sforza ( 1466-1476).

Ciao!

:nono: la prima Lira monetata - è accertato - è la Lira veneziana emessa sotto il dogato di Nicolò Tron nel 1472; il testone non si sa se emesso nel 1473 o 1474.

saluti

luciano


Inviato (modificato)
2 ore fa, Arka dice:

@numa numa No, no, no... :unknw:

Il grossone da 20 soldi di Galeazzo Maria Sforza inizia ad essere coniato dopo la riforma del 1474.

La prima lira ad essere coniata è la lira veneziana del doge Nicolò Tron le cui coniazioni iniziano nel 1472.

Arka

Diligite iustitiam

Si certo caro Arka ma il peso ( gr 6.52) era ben diverso dal grossone da 20 che fu poi alla base di gran parte della monetazione successiva ...?

Modificato da numa numa

Supporter
Inviato
2 ore fa, numa numa dice:

Si certo caro Arka ma il peso ( gr 6.52) era ben diverso dal grossone da 20 che fu poi alla base di gran parte della monetazione successiva ...?

Ciao!

Può avere rilevanza? La Lira Tron pesava gr. 6,52 ad un titolo dello 0,948 ed equivaleva a 20 soldi. Non conosco i dati del testone, ma anch'esso equivaleva a 20 soldi; non capisco però la correlazione; uno correva a Venezia ed una a Milano.

saluti

luciano

 


Inviato


la lira Tron era prevista ad un titolo “a peggio 60”, ovvero a 947.9 millesimi secondo il sistema veneziano, pari a 126 grani di venezia ( 36 1/2 pezzi per marco) che davano in peso teorico di gr. 6.5215 ( di solito la lira tron si trova ad un peso un po’ calante di gr. 6.43).

per approfondimenti consiglio Papadopoli 1907


Inviato

Il peso dipendeva dalla marca usata. I 6,50 g circa furono validi a Venezia fino alla nuova lira da 20 soldi di Alvise Mocenigo I nel 1570, anche se con alcune variazioni di valore in soldi.

Sta di fatto che la prima moneta corrispondente a una lira da 20 soldi fu coniata dalla zecca di Venezia nel 1472.

Arka

Diligite iustitiam


Supporter
Inviato

Non hai risposto alla mia domanda ... hai messo un decimale in più alle cifre che ho riportato ..... ripeto: che rilevanza ha peso e titolo?

Grazie per il consiglio


Inviato (modificato)
30 minuti fa, Arka dice:

Il peso dipendeva dalla marca usata. I 6,50 g circa furono validi a Venezia fino alla nuova lira da 20 soldi di Alvise Mocenigo I nel 1570, anche se con alcune variazioni di valore in soldi.

Sta di fatto che la prima moneta corrispondente a una lira da 20 soldi fu coniata dalla zecca di Venezia nel 1472.

Arka

Diligite iustitiam

La lira coniata da pietro mocenigo tra il 1474 e il 1476 detta  mocenigo anche sotto i dogi successivi venne coniata fino  al 1575 con un peso di gr. 6.52 e un fino di 928 millesimi 

Modificato da numa numa

Inviato (modificato)
12 ore fa, 417sonia dice:

Non hai risposto alla mia domanda ... hai messo un decimale in più alle cifre che ho riportato ..... ripeto: che rilevanza ha peso e titolo?

Grazie per il consiglio

Luciano calma

il decimale in piu’ ci sta per dovere di precisione secondo la metrologia impiegata all’epoca.

nessuno vuole togliere il primato a venezia per la monetizzazione della lira ci mancherebbe?

in fondo i venexiani sono sempre stati grandi anticipatori. Rammentiamoci del confronto Cristoforo Moro / francesco sforza per il primato  del ritratto vinto dal primo per una manciata di mesi - nel 1462 - con un’emissione  pero’ che possiamo definirla prova tanto e’ rara, mentre il ducato dello Sforza fu battuto in grandissima copia ( eppure non fu  neanche il doge moro ad avere il primato - su suolo italico - del primo ritratto bensi un giovane sovrano aragonese : ferdinando I che anticipo’ tutti con le prime emissioni - ducati con il ritratto giovanile - super rari - e tari - molto rari - alla fine degli anni ‘50 del 1400.

tornando pero’ alla lira, la Tron,  possiamo affermare che anche quella fu una sorta di esperimento ( per il ritratto del regnante  proibito da allora in poi da “lo Maggior Consiglio”) mentre la  sua diffusione fu tutto  sommato contenuta, limitata dall’area monetaria veneziana. 

la lira ‘sforzesca’ ebbe al contrario non solo diverse emissioni ( anzi sarebbe nato prima il mezzo testone = grossone da 10 - con la zeta gotica) successive nel tempo, e volumi ingentissimi di coniazione, ma anche una diffusione ben al di la’ della gia’ molto importante are monetaria milanese venendo immediatamente imitato in svizzera ( dicken di berna ad esempio che imitarono pure il ritratto di Giangaleazzo) , o quelli di Matthaeus Schiner o il rarissimo Jodocus von Silenen a Sion in Vallese che - imitando i testoni milanese - ci hanno  lasciato monete con splendidi ritratti. O ancora le emissioni - identiche per modello ai testoni piemontesi - ad opera di Sebastien de Montfaucon per la zecca di Losanna ( i testoni piemontesi si rifacevano naturalmente al modello milanese). 

In francia fu luigi XII ad introdurre  i primi ‘teston’ imitando ancge lui le emissioni milanesi  - prima di lui i testoni con ritratto erano del tutto sconosciuti in francia mentre il successore francesco I addirittura ne emise una 40na di tipi diversi con tutti i tipi di ritratto possibili).

il testone o lira fu  imitato financo in inghilterra con i famosi ‘testoon’ di enrico VII ( tra le grandi rarità britanniche) e di enrico VIII ( con un ritratto frontale che mise in crisi gli incisori dell’epoca) e che testimonia l’aspetto fiero e terribile ddl sovrano. 

nell’area austro- germanica  circolarono i viertelguldiner di ca 7.30 gr.
piu’ ’ leggeri dei testoni,  derivati  sul guldiner , monetona da 28 gr introdotta nel 1486 da Sigismund a salisburgo, sostituita successivamente nel 1519 dallo Joachimstaler / il tallero - che da li in poi divenne una delle monete di riferimento in tutta europa.

mentre nella spagna era in vigore un altro sistema ancora che non contemplava  grandi nominali d’argento prima della fine del ‘500...

Modificato da numa numa

Inviato
Il 26/2/2021 alle 22:10, numa numa dice:

Luciano calma

il decimale in piu’ ci sta per dovere di precisione secondo la metrologia impiegata all’epoca.

nessuno vuole togliere il primato a venezia per la monetizzazione della lira ci mancherebbe?

in fondo i venexiani sono sempre stati grandi anticipatori. Rammentiamoci del confronto Cristoforo Moro / francesco sforza per il primato  del ritratto vinto dal primo per una manciata di mesi - nel 1462 - con un’emissione  pero’ che possiamo definirla prova tanto e’ rara, mentre il ducato dello Sforza fu battuto in grandissima copia ( eppure non fu  neanche il doge moro ad avere il primato - su suolo italico - del primo ritratto bensi un giovane sovrano aragonese : ferdinando I che anticipo’ tutti con le prime emissioni - ducati con il ritratto giovanile - super rari - e tari - molto rari - alla fine degli anni ‘50 del 1400.

tornando pero’ alla lira, la Tron,  possiamo affermare che anche quella fu una sorta di esperimento ( per il ritratto del regnante  proibito da allora in poi da “lo Maggior Consiglio”) mentre la  sua diffusione fu tutto  sommato contenuta, limitata dall’area monetaria veneziana. 

la lira ‘sforzesca’ ebbe al contrario non solo diverse emissioni ( anzi sarebbe nato prima il mezzo testone = grossone da 10 - con la zeta gotica) successive nel tempo, e volumi ingentissimi di coniazione, ma anche una diffusione ben al di la’ della gia’ molto importante are monetaria milanese venendo immediatamente imitato in svizzera ( dicken di berna ad esempio che imitarono pure il ritratto di Giangaleazzo) , o quelli di Matthaeus Schiner o il rarissimo Jodocus von Silenen a Sion in Vallese che - imitando i testoni milanese - ci hanno  lasciato monete con splendidi ritratti. O ancora le emissioni - identiche per modello ai testoni piemontesi - ad opera di Sebastien de Montfaucon per la zecca di Losanna ( i testoni piemontesi si rifacevano naturalmente al modello milanese). 

In francia fu luigi XII ad introdurre  i primi ‘teston’ imitando ancge lui le emissioni milanesi  - prima di lui i testoni con ritratto erano del tutto sconosciuti in francia mentre il successore francesco I addirittura ne emise una 40na di tipi diversi con tutti i tipi di ritratto possibili).

il testone o lira fu  imitato financo in inghilterra con i famosi ‘testoon’ di enrico VII ( tra le grandi rarità britanniche) e di enrico VIII ( con un ritratto frontale che mise in crisi gli incisori dell’epoca) e che testimonia l’aspetto fiero e terribile ddl sovrano. 

nell’area austro- germanica  circolarono i viertelguldiner di ca 7.30 gr.
piu’ ’ leggeri dei testoni,  derivati  sul guldiner , monetona da 28 gr introdotta nel 1486 da Sigismund a salisburgo, sostituita successivamente nel 1519 dallo Joachimstaler / il tallero - che da li in poi divenne una delle monete di riferimento in tutta europa.

mentre nella spagna era in vigore un altro sistema ancora che non contemplava  grandi nominali d’argento prima della fine del ‘500...

Credo che la diffusione sia dovuta ad un semplice fattore. La nuova moneta d'argento detta grossone o anche testone del peso di 9,8 grammi al titolo di 962/1000 era pari a 240 denari "imperiali" milanesi e quindi era normale la sua circolazione in tutte le aree "imperiali".

Sai benissimo che invece la lira veneziana valeva 1 terzo in meno della lira "imperiale" milanese e di conseguenza la sua circolazione non era favorita nei territori sotto il controllo dell'Impero, anche se i 2 territori che si avvantaggiarono di più dall'aumentata disponibilità di argento, grazie allo sfruttamento intensivo delle miniere di area Germanica (Sassonia, Tirolo, Boemia) furono sia Milano che Venezia.

 

 

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Inviato
7 ore fa, fabry61 dice:

Credo che la diffusione sia dovuta ad un semplice fattore. La nuova moneta d'argento detta grossone o anche testone del peso di 9,8 grammi al titolo di 962/1000 era pari a 240 denari "imperiali" milanesi e quindi era normale la sua circolazione in tutte le aree "imperiali".

Sai benissimo che invece la lira veneziana valeva 1 terzo in meno della lira "imperiale" milanese e di conseguenza la sua circolazione non era favorita nei territori sotto il controllo dell'Impero, anche se i 2 territori che si avvantaggiarono di più dall'aumentata disponibilità di argento, grazie allo sfruttamento intensivo delle miniere di area Germanica (Sassonia, Tirolo, Boemia) furono sia Milano che Venezia.

 

 

Giusto. Fabry

cercavo appunto di spiegare che - posto il primato veneto per la monetizzaxiond della lira - e’ l’area monetaria milanese che ha avuto un ‘influenza molto piu’ grande rispetto alla veneziana.

di conseguenza una moneta di successo quale la lira nel modello del grossone da venti soldi ebbe non solo un rapidissimo sviluppo ma un fortissimo influsso sulle monetazioni limitrofe che lo presero a modello: piemontese , francese, cantoni svizzeri etc. Mentre successivamente anche altre citta’ lo introdussero ed adottarono. A mantova ad esempio ludovico II conia  ancora marchesani ( peso gr. 6.35) e dobbiamo attendere francesco II per i primi ‘testoni’ di peso 9.7 gr. A ferrara il ‘testone con l’idra’ che testone non e’ , introdotto da ercole I pesa circa 7.3 gr. Mentre e’ solo nei primi del ‘500 che viene battuto il ‘ ‘quarto’ ( di scudo) di gr. 9.5 ovvero il cosiddetto ‘testone’ sul modello milanese. Parimenti nella monetazione pontificia troviamo come primo esempio di monetazione grossa il ‘doppio grosso’ battuto da Sisto IV, del peso di gr. 6.5/6.7. Oltre ad essere la prima emissione con ritratto di un pontefice e’ anche il primo grande nominale d’argento pontificio. Alcuni  autori la scambiano per testone ma per il primo testone dovremo attendere Paolo terzo con un nominale pari a tre paoli e un peso ( teorico) di gr. O9.7 ma qui farei intervenire il bravo specialista @ZuoloNomisma che certamente puo’ raccontarci la genesi del testone pontificio meglio di me ...


Inviato

Sulla quantità coniata e sulla diffusione della lira Tron, vorrei ricordare che ancora decenni dopo l'emissione nei territori veneziani si conteggiava in ''troni''...

Seconda cosa. Qui si parlava della coniazione della prima lira e non della sua diffusione... Non confondiamo per favore. ?

Arka

Diligite iustitiam


Inviato

Caro Arka

senza nulla togliere alla lira Tron ( o all’area monetaria veneziana) non credo sia comparabile all’importanza del ‘testone’ milanese e della sua influenza sul territorio italico e oltr’Alpe..

secondo mi sembra che la discussione non vertesse sulla ‘lira’ specificamente  bensi su un testo di numismatica medioevale che menzionava una serie di assunti che sono serviti come spunti per dare qualche dati e contesto - e non puro e semplice nozionismo - a chi e’ appassionato di questo periodo.

quindi certamente primato spettante a Venezia per la coniazione della prima lira ma certamente spettante a milano quella del sistema monetario di riferimento piu’ importante su cui si sono basati gran parte degli stati dell’epoca. 
 

credo che l’utilità delle discussioni sul forum sia data dalla ricchezza  del  contesto che si riesce a fornire   e dal confronto delle opinioni 

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Inviato

Stimolato dal confronto tra le innovazioni monetarie di Venezia e Milano ( vedi Arka che il confronto serve ?) alla fine drl Quattrocento, mi sono andato a rivedere  le belle pagine che ci ha lasciato Philip Grierson su questo tema ( Grierson, The Monetary pattern of XVI century coinage in “ Transactions of tge Royal Historical Society 1971 pp. 45-60).

 

grierson scrive che la grande rivoluzione della monetazione d’argento nell’ultima parte ddl Quattrocento ebbe origine   primariamente nell’Italia del Nord prima ancora che in Tirolo dove le nuove miniere di argento ( responsabili per tale evoluzione/rivoluzione) erano localizzate.

Venezia prese temporaneamente l’iniziativa nell’introduzione di un nominale piu’ pesante sia perche pativa molto la mancanza di tale nominale ( i doppi grossi introdotti sotto Francesco Foscari nel 1429 avevano avuto vita molto breve) e sia soprattutto per la volontà di Antonello della Moneta, mintmaster della zecca venexiana, di emulare le emissioni milanesi con i loro bei ritratti. 
per questo - dice Grierson - antonello aveva pensato di introdurre un nuovo nominale ( mutare il modello delle emissioni esistenti avrebbe incontrato molta resistenza) come poi fece con la lira Tron . Tuttavia l’esperimento  come sappiamo fu di breve durata. Gia’ sotto il doge successivo si smise di battere lire ( non parliamo poi del ritratto che scomparve dalla monetazione venexiana) , con Nicolo’ Marcello cge batte’ solo mezze lire e solo con Pietro Mocenigo si riprese la coniazione delle lire intere. 
 

grierson scrive che fu milano  a introdurre il modello definitivo della nuova moneta basata sul denaro imperiale, che rbbe da subito un successo incontestabile sia per lo standard monetario di riferimento adottato ( poi adottato in mezza europa) sia per la bellezza dei tipo che la zecca di milano seppe produrre stimolando  l’imitazione e la competizione delle altre zecche limitrofe ( ferrara, mantova, savoia , svizzera , francia, inghilterra etc ) come gia’ discusso nei precedenti interventi. 


Inviato
10 ore fa, numa numa dice:

Parimenti nella monetazione pontificia troviamo come primo esempio di monetazione grossa il ‘doppio grosso’ battuto da Sisto IV, del peso di gr. 6.5/6.7. Oltre ad essere la prima emissione con ritratto di un pontefice e’ anche il primo grande nominale d’argento pontificio. Alcuni  autori la scambiano per testone ma per il primo testone dovremo attendere Paolo terzo con un nominale pari a tre paoli e un peso ( teorico) di gr. O9.7 ma qui farei intervenire il bravo specialista @ZuoloNomisma che certamente puo’ raccontarci la genesi del testone pontificio meglio di me ...

Rispondo con piacere all'invito di @numa numa! Come già ricordato, per testone si intende un nominale d'argento di notevole importanza che venne così chiamato in molte zecche d'Europa perché raffigurava il ritratto o effige del principe. In questo senso, nella serie papale i primi veri testoni sono quelli di Leone X (1513-1521), sebbene già Giulio II (1503-1513) avesse coniato una moneta di estrema rarità di egual valore (un quarto di ducato, pari a due giuli e mezzo) ma priva della sua effige. Questi grossi moduli d'argento coniati sotto Leone X in realtà non sono testoni da 3 giuli (nominale non ancora introdotto all'epoca di Leone X), ma pezzi da un quarto di ducato, del valore di due giuli e mezzo. Esse pesano infatti g. 9.80, mentre se fossero da tre giuli dovrebbero pesare oltre 11 g. Il pezzo da un quarto di ducato fu continuato a coniare da Clemente VII (1523-1534), anche con l'indicazione del valore (quarto di ducato ossidionale), sempre al tasso di due giuli e mezzo. Questa specie, mantenendo sempre il valore di un quarto di ducato di camera, soltanto sotto Paolo III (1534-1549) venne a coincidere con quello di tre giuli poiché quest'ultimo nominale era scaduto in modo tale che il ducato di camera ne valeva 12 , anziché 10 come sotto Giulio II e Leone X. Questa moneta é chiamata nei capitoli di zecca "Tertios Julios" (triplice giulio) e fu emessa nel 1545 dalle zecche papali di Roma, Camerino, Macerata e Ravenna. Quattro tripli giuli (o paoli) valevano un ducato di camera in oro. Soltanto con Gregorio XIII (1572-1585) con i capitoli di zecca del 1573, per la prima volta si introduce il termine di Testone da 3 Giulii. Ancora sotto Pio V (1566-1572) il ducato di camera era valutato 12 giuli e solo dopo che questo papa ebbe a ridurre il rapporto fra oro e argento a 1:10 42/100, venne a cessare l'equivalenza di valore fra quarto di ducato e testone. A quanto detto, bisogna tuttavia aggiungere cronologicamente un predente di rilievo, ovverosia il rarissimo nominale detto triplice grosso papale, coniato esclusivamente ad Avignone e solo da Innocenzo VIII (1484-1492) che dopo il doppio grosso già citato di Sisto IV (1471-1484), rappresenta il primo vero e proprio multiplo d'argento della serie pontificia e dai collezionisti ritenuto "la numero uno" della collezione di testoni papali.

Michele

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Inviato

Lungi da me sottovalutare il confronto. È sempre positivo e spesso diventa fecondo.

Nessuno vuole togliere l'importanza della lira milanese. Tuttavia continuo a sentire che la monetazione veneziana è un'illustre sconosciuta fuori dai confini della Serenissima. Anzi direi che è quasi sconosciuta la monetazione di tutto il nord-est. 

Comunque tornando a noi. La lira Tron rompe il ghiaccio. Il ritratto del doge non piacque al maggior consiglio. Tant'è che non appena morto il Doge Tron si affretta ad emanare una legge che proibiva il ritratto del doge e stabiliva che dovesse essere rappresentato in ginocchio davanti a San Marco. San Marco in questo caso rappresenta la Serenissima alla quale il Doge è sottoposto. Il tutto prima dell'elezione del successore Nicolò Marcello. Quindi ci si trovò in zecca a dover fare una moneta diversa. Sì incominciò dalla mezza lira, detta appunto marcello. La lira era pronta ma la morte del doge ne impedì l'emissione. Emissione che avvenne con il successore Pietro Mocenigo.

Arka

Diligite iustitiam

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Inviato
1 ora fa, ZuoloNomisma dice:

Rispondo con piacere all'invito di @numa numa! Come già ricordato, per testone si intende un nominale d'argento di notevole importanza che venne così chiamato in molte zecche d'Europa perché raffigurava il ritratto o effige del principe. In questo senso, nella serie papale i primi veri testoni sono quelli di Leone X (1513-1521), sebbene già Giulio II (1503-1513) avesse coniato una moneta di estrema rarità di egual valore (un quarto di ducato, pari a due giuli e mezzo) ma priva della sua effige. Questi grossi moduli d'argento coniati sotto Leone X in realtà non sono testoni da 3 giuli (nominale non ancora introdotto all'epoca di Leone X), ma pezzi da un quarto di ducato, del valore di due giuli e mezzo. Esse pesano infatti g. 9.80, mentre se fossero da tre giuli dovrebbero pesare oltre 11 g. Il pezzo da un quarto di ducato fu continuato a coniare da Clemente VII (1523-1534), anche con l'indicazione del valore (quarto di ducato ossidionale), sempre al tasso di due giuli e mezzo. Questa specie, mantenendo sempre il valore di un quarto di ducato di camera, soltanto sotto Paolo III (1534-1549) venne a coincidere con quello di tre giuli poiché quest'ultimo nominale era scaduto in modo tale che il ducato di camera ne valeva 12 , anziché 10 come sotto Giulio II e Leone X. Questa moneta é chiamata nei capitoli di zecca "Tertios Julios" (triplice giulio) e fu emessa nel 1545 dalle zecche papali di Roma, Camerino, Macerata e Ravenna. Quattro tripli giuli (o paoli) valevano un ducato di camera in oro. Soltanto con Gregorio XIII (1572-1585) con i capitoli di zecca del 1573, per la prima volta si introduce il termine di Testone da 3 Giulii. Ancora sotto Pio V (1566-1572) il ducato di camera era valutato 12 giuli e solo dopo che questo papa ebbe a ridurre il rapporto fra oro e argento a 1:10 42/100, venne a cessare l'equivalenza di valore fra quarto di ducato e testone. A quanto detto, bisogna tuttavia aggiungere cronologicamente un predente di rilievo, ovverosia il rarissimo nominale detto triplice grosso papale, coniato esclusivamente ad Avignone e solo da Innocenzo VIII (1484-1492) che dopo il doppio grosso già citato di Sisto IV (1471-1484), rappresenta il primo vero e proprio multiplo d'argento della serie pontificia e dai collezionisti ritenuto "la numero uno" della collezione di testoni papali.

Michele

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Grazie Michele per aver complementato con queste  basilari e interessantissime informazioni la discussione. Sapevo di trovare terreno fertile ??

  • Grazie 1

Inviato
1 ora fa, ZuoloNomisma dice:

Rispondo con piacere all'invito di @numa numa! Come già ricordato, per testone si intende un nominale d'argento di notevole importanza che venne così chiamato in molte zecche d'Europa perché raffigurava il ritratto o effige del principe. In questo senso, nella serie papale i primi veri testoni sono quelli di Leone X (1513-1521), sebbene già Giulio II (1503-1513) avesse coniato una moneta di estrema rarità di egual valore (un quarto di ducato, pari a due giuli e mezzo) ma priva della sua effige. Questi grossi moduli d'argento coniati sotto Leone X in realtà non sono testoni da 3 giuli (nominale non ancora introdotto all'epoca di Leone X), ma pezzi da un quarto di ducato, del valore di due giuli e mezzo. Esse pesano infatti g. 9.80, mentre se fossero da tre giuli dovrebbero pesare oltre 11 g. Il pezzo da un quarto di ducato fu continuato a coniare da Clemente VII (1523-1534), anche con l'indicazione del valore (quarto di ducato ossidionale), sempre al tasso di due giuli e mezzo. Questa specie, mantenendo sempre il valore di un quarto di ducato di camera, soltanto sotto Paolo III (1534-1549) venne a coincidere con quello di tre giuli poiché quest'ultimo nominale era scaduto in modo tale che il ducato di camera ne valeva 12 , anziché 10 come sotto Giulio II e Leone X. Questa moneta é chiamata nei capitoli di zecca "Tertios Julios" (triplice giulio) e fu emessa nel 1545 dalle zecche papali di Roma, Camerino, Macerata e Ravenna. Quattro tripli giuli (o paoli) valevano un ducato di camera in oro. Soltanto con Gregorio XIII (1572-1585) con i capitoli di zecca del 1573, per la prima volta si introduce il termine di Testone da 3 Giulii. Ancora sotto Pio V (1566-1572) il ducato di camera era valutato 12 giuli e solo dopo che questo papa ebbe a ridurre il rapporto fra oro e argento a 1:10 42/100, venne a cessare l'equivalenza di valore fra quarto di ducato e testone. A quanto detto, bisogna tuttavia aggiungere cronologicamente un predente di rilievo, ovverosia il rarissimo nominale detto triplice grosso papale, coniato esclusivamente ad Avignone e solo da Innocenzo VIII (1484-1492) che dopo il doppio grosso già citato di Sisto IV (1471-1484), rappresenta il primo vero e proprio multiplo d'argento della serie pontificia e dai collezionisti ritenuto "la numero uno" della collezione di testoni papali.

Michele

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Che sfilata - metavigliosa - di ritratto ( lo so sono parziale per la ritrattistica - che posso farci...) . Da impazzire.. uno poi e’ in sogno impossibile direi ( 2-3 es conosciuti Michele ?) 


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