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Partiamo da qui:

image.png

D/: IMP VALERIANVS AVG: busto di Valeriano, radiato e drappeggiato e corazzato, a destra.

R/: PM TRP V COS IIII PP : Valeriano e Gallieno posti uno di fronte all’altro, con le mani appoggiate su due scudi posti tra di loro e con dietro due lance

Zecca di Antiochia

RIC V 277

 

Salito al potere nel 253, Valeriano decise fin da subito di associare al trono il figlio Gallieno. Fu una scelta dettata dalla necessità. L’impero era minacciato ad Oriente dai Sasanidi di Sapore I ed a Occidente soprattutto dai Goti: avere due augusti avrebbe consentito una migliore difesa  su due fronti molto caldi. Valeriano scelse per sé l’Oriente, dove indubbiamente la situazione era molto più difficile e complessa. Infatti, nel 256 i Sasanidi avevano sottratto ai Romani importanti territori e roccaforti tra cui il centro strategico di  Dura Europos che fu conquistato e distrutto dopo un lungo e avventuroso assedio. 

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Dopo tale sconfitta Valeriano seppe comunque reagire ottenendo qualche vittoria e la guerra ebbe alterne vicende, finché nel 260, durante la difesa di Edessa, l’imperatore sarebbe stato rapito da Sapore I finendo poi ucciso (ma questa è una altra storia).

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Cameo raffigurante re Sapore I che afferra per il braccio l'imperatore Valeriano, a segnalare la cattura del sovrano romano dopo la battaglia di Edessa.

Visualizza immagine di origine

Rilievo a Naqsh-e Rustam raffigurante Sapore I che tiene prigioniero Valeriano e riceve l'omaggio di Filippo l'Arabo, inginocchiato davanti al sovrano sasanide

La zecca della nostra moneta è Antiochia. Alla luce della TRP V e del COS IIII la moneta dovrebbe essere stata coniata nel biennio 257/258. Tuttavia, sappiamo che la zecca di Antiochia interruppe le emissioni monetarie proprio nel 257 a causa della minaccia sasanide (le riprenderà solo nel 263). Quindi l’anno di coniazione dovrebbe essere proprio il 257. In effetti,  in quegli anni Valeriano si trovava proprio ad Antiochia, città ideale per condurre le operazioni di guerra grazie alla sua posizione strategica. Infatti, dopo la caduta in mani nemiche avvenuta pochi anni prima,  era riuscito a riconquistarla e a ricostruirla facendone un centro nevralgico e, soprattutto, il suo quartier generale per il prosieguo della guerra ad Oriente. Tuttavia, proprio la sua posizione  e la sua importanza faceva di Antiochia una zona costantemente esposta alla minaccia Sasanide, tanto che Sapore I riuscirà a conquistarla poi nuovamente. A noi oggi risulta difficile seguire questi continui e soprattutto repentini cambi di bandiera dei territori coinvolti (e quindi delle numerose città) , tanto complesso era quel conflitto che sottrasse ai Romani molte risorse umane, materiali ed economiche.

Il soggetto del rovescio credo che sia stato scelto oculatamente per affermare in modo chiaro la forza dei due Augusti, padre e figlio, che vollero essere ritratti insieme, con lo scudo e la lancia,  proprio  a simbolizzare la loro potenza militare, che veniva esaltata dalla loro unione familiare. Tra l’altro, proprio nel 257, Valeriano e Gallieno rivestirono entrambi il consolato (il IV per Valeriano ed il III per Gallieno). Le due figure maschili sono ritratte una di fronte all’altra, in un momento di riposo dalla battaglia, con le mani appoggiate agli scudi, quasi a infondere anche una certa tranquillità: la situazione è sotto controllo.

Le moneta, come sappiamo, veicolano sempre un messaggio.  Esse  sono quindi, per la loro diffusione, un forte mezzo di propaganda politica. Qui chiaramente il messaggio che deve arrivare ai cittadini è quello  dell’unione delle forze, della comunione di intenti, della collaborazione reciproca tra i sovrani con lo scopo di preservare l’integrità dell’impero dalle minacce esterne.

Molto interessante è la annotazione  del Sear  a proposito del nostro antoniniano: “Questo tipo di rovescio è simile, e presumibilmente fu ispirato, al rovescio di un aureo e di un denario di Augusto che lo ritraeva con i due nipoti Gaio e Lucio."

Gaio e Lucio erano figli di Giulia (figlia di Augusto)  e di  Vipsanio Agrippa. Furono adottati  da Augusto ed erano destinati a succedergli. Purtroppo, entrambi gli premorirono molto giovani lasciando il campo libero a Tiberio.

Eccoli le monete a cui si riferiva il Sear:

L’aureo, RIC 206:

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D/: CAESAR AVGVSTVS  DIVI F PATER PATRIAE; testa di Augusto, laureata, a destra

R/: AVGVSTI F COS DESIGN PRINC IVVENT; Caio e Lucio Cesare stanti  in posizione  frontale, si appoggiano a due scudi; dietro ad ogni scudo, una lancia; sopra simpulum a sinistra e lituus a destra (simboli religiosi, vedi oltre nella discussione)

ESERGO/: C L CAESARES

Zecca: Lugdunum

Il denario, RIC 207, con le stesse legende, effigi e zecca:

image.png

 

Queste sono  le tipologia più comuni.

Quanto agli aurei, esistono anche un blocco di 4 monete, il RIC 205, e poi il RIC 209. Queste monete si differenziano tra di loro per piccoli particolari quali diversa posizione  e orientamento del simpulum e del lituus.

Lo stesso avviene per i denarii classificati come RIC 208, 210, 211 e 212 che differiscono tra loro, oltre che per quanto detto per gli aurei, anche per la presenza di una X al rovescio sotto i simboli religiosi.

Un caso interessante è il denario RIC 208 che può presentare una particolare variante:

image.png

image.png

Se guardiamo attentamente il ritratto di Augusto notiamo come rassomigli molto a Traiano. Inoltre, anche il simpulum ed il lituus hanno forma e posizione diverse . Per molti studiosi queste caratteristiche identificherebbero la moneta come una “restituzione” di  Traiano. Il fatto però strano è che  la moneta conservi sul dritto la legenda originaria senza i classici REST o RESTITVIT tipici delle restituzioni traianee (qualcuno ipotizza quindi emissioni al di fuori della grande serie delle sue restituzioni).

Interessante come Wildwinds, a proposito invece della RIC 207, parli di  imitazioni provenienti  dall’area transcaucasica. Ecco alcuni esempi di cui però presenta solo il rovescio:

image.png

Ma torniamo al significato della moneta.

È chiaro come qui  il contesto sia completamente diverso rispetto alla moneta di Valeriano/Gallieno.

Nel caso di Augusto il messaggio è un altro.

Siamo, infatti, in un contesto di pace. Egli vuole ribadire l’unione, l’alleanza tra i due ragazzi quali suoi eredi designati. I due giovani collaboreranno per mantenere l’impero in uno stato di pace, come lo ha lasciato il nonno.  Sulla moneta Gaio e Lucio si poggiano sugli scudi (parmae o scudi con umbone centrale), hanno tra di loro due lance (hastae) e sono avvolti in una toga piena di panneggi. La toga gode di un significato particolare:  infatti,  è opinione corrente che servisse quasi da “divisa di stato” e come simbolo di purezza morale, in quanto ricopriva completamente il corpo e costituiva il segno di ripristino dei valori repubblicani e dei costumi ineccepibili dei Romani delle origini.

I due giovani, sulle monete, sono indicati come “principes iuventutis”. Cosa significa?

Princeps iuventutis era un titolo dignitario che risaliva all’età repubblicana. Era un appellativo onorario dato ai giovani che si distinguevano durante i cosiddetti Ludi troiani. I Ludi troiani erano di origine molto antica (come intuibile dal nome) ed erano una esibizione, una sorta di parata cui partecipavano i giovani cavalieri romani. In sostanza,  era una sfilata a cavallo della giovane élite romana che si presentava al pubblico simulando un  combattimento. Sappiamo da Svetonio che i Ludi troiani vennero nuovamente celebrati con regolarità da Augusto, il quale “…organizzò spesso i giochi troiani tra ragazzi di età maggiore e minore, pensando che fossero una nobile usanza antica per mettere così in evidenza il valore di una stirpe illustre…”.  Alla fine dell’agone, a quelli che si erano distinti,  veniva assegnato il titolo di princeps iuventutis con la consegna della parma e dell’hasta. Tali furono nominati Gaio Cesare (5 a.C.) e nel Lucio Cesare (2 a.C.). Non è un caso che i prescelti fossero membri della famiglia imperiale. Anzi, solitamente erano gli eredi al trono designati (lo stesso avverrà infatti per molti imperatori successivi fino a Commodo). In effetti, il titolo è stato a volte mantenuto anche quando il titolare non era più un iuvenes in quanto aveva qualcosa del significato di principe ereditario. E non e’ neppure un caso che il titolo venisse assegnato a giovani cavalieri: il regno di Augusto fu caratterizzato proprio da un crescente coinvolgimento dell’ordine equestre nelle cariche di governo.

La scena rappresentata sul rovescio è però completata da un ulteriore elemento, che manca nella moneta di Valeriano: la presenza di due simboli religiosi, il simpulum ed il lituus.

Il Simpulum era una sorta di mestolo usato nei  sacrifici per fare le libagioni e per attingere il vino ed altri liquidi che venivano poi versati sulla testa delle vittime. Era uno dei simboli del collegio di Pontefici. Qui riferito  a Gaio che era appartenente a quel collegio.

image.png

 

Il lituus  (da litàre, offrire sacrifici agli dèi per ottenere auspici favorevoli) era uno strumento di culto costituito da un bastone ricurvo in cima, dalla forma quindi simile a quella del pastorale del vescovo.  Era usato dagli Auguri (del cui collegio era simbolo) per marcare uno spazio rituale (e virtuale) nel cielo destinato alla divinazione. Qui riferito a Lucio che era membro del collegio degli auguri.

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In sostanza il messaggio della moneta dice che la candidatura ad eredi di Caio e Lucio (e quindi la loro unione) è suggellata dagli dèi. Per mantenere la pace ci vorranno le armi, ma anche l’appoggio delle divinità.

Si conferma, insomma, l’Augusto rispettoso dei culti tradizionali, della religione romana.

In effetti, lo scopo della religione romana non era quello di plasmare le coscienze dei fedeli bensì di dare vita a rapporti favorevoli tra Roma e gli dèi in modo tale che questi ultimi fossero sempre propizi e fornissero di conseguenza quell'appoggio senza il quale la città non poteva prosperare,  vincere i nemici in guerra e dominare. I Romani chiamavano questo rapporto pax deorum, che era in fondo assai simile a una sorta di contratto: bisognava ingraziarsi gli dèi, ottenere il loro favore, evitare atti che facessero venir meno il loro appoggio.  E tutto ciò si otteneva eseguendo con estrema accuratezza  riti e sacrifici previsti per ogni specifica occasione . In effetti, la parola “religio” ha in latino il duplice significato di “osservanza scrupolosa” e di “impegno assunto” di fronte agli dèi.

Non sarà così con Valeriano. La sua moneta non ha richiami religiosi, la legenda  del rovescio e’ essenziale, senza alcun richiamo o messaggio particolare. Il messaggio è nella immagine, ed e’ una immagine che parla di guerra.

Niente di buono sul fronte Orientale (e neppure su quello Occidentale).

Sperando di non aver detto inesattezze (se fosse così, correggetemi pure), in attesa di vostri commenti, interventi, integrazioni vi saluto.

Stilicho

  • Mi piace 9

Inviato
44 minuti fa, Stilicho dice:

Partiamo da qui:

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D/: IMP VALERIANVS AVG: busto di Valeriano, radiato e drappeggiato e corazzato, a destra.

R/: PM TRP V COS IIII PP : Valeriano e Gallieno posti uno di fronte all’altro, con le mani appoggiate su due scudi posti tra di loro e con dietro due lance

Zecca di Antiochia

RIC V 277

 

Salito al potere nel 253, Valeriano decise fin da subito di associare al trono il figlio Gallieno. Fu una scelta dettata dalla necessità. L’impero era minacciato ad Oriente dai Sasanidi di Sapore I ed a Occidente soprattutto dai Goti: avere due augusti avrebbe consentito una migliore difesa  su due fronti molto caldi. Valeriano scelse per sé l’Oriente, dove indubbiamente la situazione era molto più difficile e complessa. Infatti, nel 256 i Sasanidi avevano sottratto ai Romani importanti territori e roccaforti tra cui il centro strategico di  Dura Europos che fu conquistato e distrutto dopo un lungo e avventuroso assedio. 

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Dopo tale sconfitta Valeriano seppe comunque reagire ottenendo qualche vittoria e la guerra ebbe alterne vicende, finché nel 260, durante la difesa di Edessa, l’imperatore sarebbe stato rapito da Sapore I finendo poi ucciso (ma questa è una altra storia).

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Cameo raffigurante re Sapore I che afferra per il braccio l'imperatore Valeriano, a segnalare la cattura del sovrano romano dopo la battaglia di Edessa.

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Rilievo a Naqsh-e Rustam raffigurante Sapore I che tiene prigioniero Valeriano e riceve l'omaggio di Filippo l'Arabo, inginocchiato davanti al sovrano sasanide

La zecca della nostra moneta è Antiochia. Alla luce della TRP V e del COS IIII la moneta dovrebbe essere stata coniata nel biennio 257/258. Tuttavia, sappiamo che la zecca di Antiochia interruppe le emissioni monetarie proprio nel 257 a causa della minaccia sasanide (le riprenderà solo nel 263). Quindi l’anno di coniazione dovrebbe essere proprio il 257. In effetti,  in quegli anni Valeriano si trovava proprio ad Antiochia, città ideale per condurre le operazioni di guerra grazie alla sua posizione strategica. Infatti, dopo la caduta in mani nemiche avvenuta pochi anni prima,  era riuscito a riconquistarla e a ricostruirla facendone un centro nevralgico e, soprattutto, il suo quartier generale per il prosieguo della guerra ad Oriente. Tuttavia, proprio la sua posizione  e la sua importanza faceva di Antiochia una zona costantemente esposta alla minaccia Sasanide, tanto che Sapore I riuscirà a conquistarla poi nuovamente. A noi oggi risulta difficile seguire questi continui e soprattutto repentini cambi di bandiera dei territori coinvolti (e quindi delle numerose città) , tanto complesso era quel conflitto che sottrasse ai Romani molte risorse umane, materiali ed economiche.

Il soggetto del rovescio credo che sia stato scelto oculatamente per affermare in modo chiaro la forza dei due Augusti, padre e figlio, che vollero essere ritratti insieme, con lo scudo e la lancia,  proprio  a simbolizzare la loro potenza militare, che veniva esaltata dalla loro unione familiare. Tra l’altro, proprio nel 257, Valeriano e Gallieno rivestirono entrambi il consolato (il IV per Valeriano ed il III per Gallieno). Le due figure maschili sono ritratte una di fronte all’altra, in un momento di riposo dalla battaglia, con le mani appoggiate agli scudi, quasi a infondere anche una certa tranquillità: la situazione è sotto controllo.

Le moneta, come sappiamo, veicolano sempre un messaggio.  Esse  sono quindi, per la loro diffusione, un forte mezzo di propaganda politica. Qui chiaramente il messaggio che deve arrivare ai cittadini è quello  dell’unione delle forze, della comunione di intenti, della collaborazione reciproca tra i sovrani con lo scopo di preservare l’integrità dell’impero dalle minacce esterne.

Molto interessante è la annotazione  del Sear  a proposito del nostro antoniniano: “Questo tipo di rovescio è simile, e presumibilmente fu ispirato, al rovescio di un aureo e di un denario di Augusto che lo ritraeva con i due nipoti Gaio e Lucio."

Gaio e Lucio erano figli di Giulia (figlia di Augusto)  e di  Vipsanio Agrippa. Furono adottati  da Augusto ed erano destinati a succedergli. Purtroppo, entrambi gli premorirono molto giovani lasciando il campo libero a Tiberio.

Eccoli le monete a cui si riferiva il Sear:

L’aureo, RIC 206:

image.png

D/: CAESAR AVGVSTVS  DIVI F PATER PATRIAE; testa di Augusto, laureata, a destra

R/: AVGVSTI F COS DESIGN PRINC IVVENT; Caio e Lucio Cesare stanti  in posizione  frontale, si appoggiano a due scudi; dietro ad ogni scudo, una lancia; sopra simpulum a sinistra e lituus a destra (simboli religiosi, vedi oltre nella discussione)

ESERGO/: C L CAESARES

Zecca: Lugdunum

Il denario, RIC 207, con le stesse legende, effigi e zecca:

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Queste sono  le tipologia più comuni.

Quanto agli aurei, esistono anche un blocco di 4 monete, il RIC 205, e poi il RIC 209. Queste monete si differenziano tra di loro per piccoli particolari quali diversa posizione  e orientamento del simpulum e del lituus.

Lo stesso avviene per i denarii classificati come RIC 208, 210, 211 e 212 che differiscono tra loro, oltre che per quanto detto per gli aurei, anche per la presenza di una X al rovescio sotto i simboli religiosi.

Un caso interessante è il denario RIC 208 che può presentare una particolare variante:

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Se guardiamo attentamente il ritratto di Augusto notiamo come rassomigli molto a Traiano. Inoltre, anche il simpulum ed il lituus hanno forma e posizione diverse . Per molti studiosi queste caratteristiche identificherebbero la moneta come una “restituzione” di  Traiano. Il fatto però strano è che  la moneta conservi sul dritto la legenda originaria senza i classici REST o RESTITVIT tipici delle restituzioni traianee (qualcuno ipotizza quindi emissioni al di fuori della grande serie delle sue restituzioni).

Interessante come Wildwinds, a proposito invece della RIC 207, parli di  imitazioni provenienti  dall’area transcaucasica. Ecco alcuni esempi di cui però presenta solo il rovescio:

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Ma torniamo al significato della moneta.

È chiaro come qui  il contesto sia completamente diverso rispetto alla moneta di Valeriano/Gallieno.

Nel caso di Augusto il messaggio è un altro.

Siamo, infatti, in un contesto di pace. Egli vuole ribadire l’unione, l’alleanza tra i due ragazzi quali suoi eredi designati. I due giovani collaboreranno per mantenere l’impero in uno stato di pace, come lo ha lasciato il nonno.  Sulla moneta Gaio e Lucio si poggiano sugli scudi (parmae o scudi con umbone centrale), hanno tra di loro due lance (hastae) e sono avvolti in una toga piena di panneggi. La toga gode di un significato particolare:  infatti,  è opinione corrente che servisse quasi da “divisa di stato” e come simbolo di purezza morale, in quanto ricopriva completamente il corpo e costituiva il segno di ripristino dei valori repubblicani e dei costumi ineccepibili dei Romani delle origini.

I due giovani, sulle monete, sono indicati come “principes iuventutis”. Cosa significa?

Princeps iuventutis era un titolo dignitario che risaliva all’età repubblicana. Era un appellativo onorario dato ai giovani che si distinguevano durante i cosiddetti Ludi troiani. I Ludi troiani erano di origine molto antica (come intuibile dal nome) ed erano una esibizione, una sorta di parata cui partecipavano i giovani cavalieri romani. In sostanza,  era una sfilata a cavallo della giovane élite romana che si presentava al pubblico simulando un  combattimento. Sappiamo da Svetonio che i Ludi troiani vennero nuovamente celebrati con regolarità da Augusto, il quale “…organizzò spesso i giochi troiani tra ragazzi di età maggiore e minore, pensando che fossero una nobile usanza antica per mettere così in evidenza il valore di una stirpe illustre…”.  Alla fine dell’agone, a quelli che si erano distinti,  veniva assegnato il titolo di princeps iuventutis con la consegna della parma e dell’hasta. Tali furono nominati Gaio Cesare (5 a.C.) e nel Lucio Cesare (2 a.C.). Non è un caso che i prescelti fossero membri della famiglia imperiale. Anzi, solitamente erano gli eredi al trono designati (lo stesso avverrà infatti per molti imperatori successivi fino a Commodo). In effetti, il titolo è stato a volte mantenuto anche quando il titolare non era più un iuvenes in quanto aveva qualcosa del significato di principe ereditario. E non e’ neppure un caso che il titolo venisse assegnato a giovani cavalieri: il regno di Augusto fu caratterizzato proprio da un crescente coinvolgimento dell’ordine equestre nelle cariche di governo.

La scena rappresentata sul rovescio è però completata da un ulteriore elemento, che manca nella moneta di Valeriano: la presenza di due simboli religiosi, il simpulum ed il lituus.

Il Simpulum era una sorta di mestolo usato nei  sacrifici per fare le libagioni e per attingere il vino ed altri liquidi che venivano poi versati sulla testa delle vittime. Era uno dei simboli del collegio di Pontefici. Qui riferito  a Gaio che era appartenente a quel collegio.

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Il lituus  (da litàre, offrire sacrifici agli dèi per ottenere auspici favorevoli) era uno strumento di culto costituito da un bastone ricurvo in cima, dalla forma quindi simile a quella del pastorale del vescovo.  Era usato dagli Auguri (del cui collegio era simbolo) per marcare uno spazio rituale (e virtuale) nel cielo destinato alla divinazione. Qui riferito a Lucio che era membro del collegio degli auguri.

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In sostanza il messaggio della moneta dice che la candidatura ad eredi di Caio e Lucio (e quindi la loro unione) è suggellata dagli dèi. Per mantenere la pace ci vorranno le armi, ma anche l’appoggio delle divinità.

Si conferma, insomma, l’Augusto rispettoso dei culti tradizionali, della religione romana.

In effetti, lo scopo della religione romana non era quello di plasmare le coscienze dei fedeli bensì di dare vita a rapporti favorevoli tra Roma e gli dèi in modo tale che questi ultimi fossero sempre propizi e fornissero di conseguenza quell'appoggio senza il quale la città non poteva prosperare,  vincere i nemici in guerra e dominare. I Romani chiamavano questo rapporto pax deorum, che era in fondo assai simile a una sorta di contratto: bisognava ingraziarsi gli dèi, ottenere il loro favore, evitare atti che facessero venir meno il loro appoggio.  E tutto ciò si otteneva eseguendo con estrema accuratezza  riti e sacrifici previsti per ogni specifica occasione . In effetti, la parola “religio” ha in latino il duplice significato di “osservanza scrupolosa” e di “impegno assunto” di fronte agli dèi.

Non sarà così con Valeriano. La sua moneta non ha richiami religiosi, la legenda  del rovescio e’ essenziale, senza alcun richiamo o messaggio particolare. Il messaggio è nella immagine, ed e’ una immagine che parla di guerra.

Niente di buono sul fronte Orientale (e neppure su quello Occidentale).

Sperando di non aver detto inesattezze (se fosse così, correggetemi pure), in attesa di vostri commenti, interventi, integrazioni vi saluto.

Stilicho

Complimenti?

  • Grazie 1

Inviato
2 ore fa, Stilicho dice:

Partiamo da qui:

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D/: IMP VALERIANVS AVG: busto di Valeriano, radiato e drappeggiato e corazzato, a destra.

R/: PM TRP V COS IIII PP : Valeriano e Gallieno posti uno di fronte all’altro, con le mani appoggiate su due scudi posti tra di loro e con dietro due lance

Zecca di Antiochia

RIC V 277

 

Salito al potere nel 253, Valeriano decise fin da subito di associare al trono il figlio Gallieno. Fu una scelta dettata dalla necessità. L’impero era minacciato ad Oriente dai Sasanidi di Sapore I ed a Occidente soprattutto dai Goti: avere due augusti avrebbe consentito una migliore difesa  su due fronti molto caldi. Valeriano scelse per sé l’Oriente, dove indubbiamente la situazione era molto più difficile e complessa. Infatti, nel 256 i Sasanidi avevano sottratto ai Romani importanti territori e roccaforti tra cui il centro strategico di  Dura Europos che fu conquistato e distrutto dopo un lungo e avventuroso assedio. 

image.png

Dopo tale sconfitta Valeriano seppe comunque reagire ottenendo qualche vittoria e la guerra ebbe alterne vicende, finché nel 260, durante la difesa di Edessa, l’imperatore sarebbe stato rapito da Sapore I finendo poi ucciso (ma questa è una altra storia).

image.png

Cameo raffigurante re Sapore I che afferra per il braccio l'imperatore Valeriano, a segnalare la cattura del sovrano romano dopo la battaglia di Edessa.

Buongiorno @Stilicho. Che bel post!

Vorrei contribuire aggiungendo il fatto che la cattura di Valeriano fu un fatto che sconvolse profondamente tutto l'Impero, dando anche forza ai successivi "movimenti autonomistici", questo poichè mai era capitato che un imperatore finisse in mano nemica. Molti chiesero a Sapore I di liberare Valeriano, ma fu tutto inutile, e Gallieno, non fece niente per liberarlo; le fonti senatorie riportano ciò con una certa malizia nei confronti del giovane figlio, (basti vedere l'ostilità dell'Historia Augusta: "Quando l'imperatore Valeriano fu catturato, Gallieno, come il migliore dei filosofi, disse: "ho sempre saputo che mio padre era mortale." [...] Tutti erano invitati ai suoi banchetti e facevano il bagno in piscina assieme alle ragazze. Le più belle per l'imperatore, le brutte per gli altri.") più probabilmente, invece, l'astuto Gallieno, vero padre dell'esercito tardoantico, non era militarmente ed economicamente in grado di permettersi una spedizione di recupero così complessa, che, sapeva, essere destinata al fallimento.

  • Grazie 1

Supporter
Inviato

@Pablos

Effettivamente la storia della cattura/fine di Valeriano e delle sue conseguenze presenta ancora molti lati oscuri in quanto anche le fonti letterarie divergono su diversi punti.

Anche io credo, nel mio piccolo,  che Gallieno abbia fatto un ragionamento, per così dire, utilitaristico.

Conoscendo la tua passione per il III secolo, potresti magari dedicare una discussione a questo argomento specifico (se non già trattato; bisognerebbe fare una ricerca). Penso che sarebbe molto interessante.

Ciao e ancora grazie per l'apprezzamento.

Stilicho

  • Grazie 1

Inviato
1 ora fa, Stilicho dice:

Conoscendo la tua passione per il III secolo, potresti magari dedicare una discussione a questo argomento specifico (se non già trattato; bisognerebbe fare una ricerca). Penso che sarebbe molto interessante.

 

Inviato
2 ore fa, Stilicho dice:

@Pablos

Effettivamente la storia della cattura/fine di Valeriano e delle sue conseguenze presenta ancora molti lati oscuri in quanto anche le fonti letterarie divergono su diversi punti.

Anche io credo, nel mio piccolo,  che Gallieno abbia fatto un ragionamento, per così dire, utilitaristico.

Conoscendo la tua passione per il III secolo, potresti magari dedicare una discussione a questo argomento specifico (se non già trattato; bisognerebbe fare una ricerca). Penso che sarebbe molto interessante.

Ciao e ancora grazie per l'apprezzamento.

Stilicho

Sarebbe interessante un approfondimento specifico (e soprattutto unico e sintetico) su tutte le fonti trattanti l'argomento, mettendo in luce le rispettive contraddizioni, cercando di fare un analisi storica il più oggettiva possibile, tuttavia, sfortunatamente, sento di non avere la preparazione nè le competenze adeguate al momento, ritenendomi un appassionato del terzo secolo, e, purtroppo, non uno studioso in senso stretto; dunque rimando questo interessante lato ad un futuro in cui, si spera, avrò più coscienza e mezzi per affrontare il tutto adeguatamente.
Grazie a te per la gentilezza e lo spunto ?

  • Mi piace 1

Inviato

Buonasera a tutti,

Vorrei suggerire un libro che lessi poco tempo fa che tratta soprattutto del regno di Valeriano, "L'Imperatore prigioniero" di Omar Coloru, nel quale tratta pure la battaglia di Edessa e sostiene che la battaglia sia in realtà una serie di scontri spalmati in più giornate, intervallati da un assedio della città di Edessa condotto dai persiani.


Inviato
10 ore fa, Pablos dice:

Buongiorno @Stilicho. Che bel post!

Vorrei contribuire aggiungendo il fatto che la cattura di Valeriano fu un fatto che sconvolse profondamente tutto l'Impero, dando anche forza ai successivi "movimenti autonomistici", questo poichè mai era capitato che un imperatore finisse in mano nemica. Molti chiesero a Sapore I di liberare Valeriano, ma fu tutto inutile, e Gallieno, non fece niente per liberarlo; le fonti senatorie riportano ciò con una certa malizia nei confronti del giovane figlio, (basti vedere l'ostilità dell'Historia Augusta: "Quando l'imperatore Valeriano fu catturato, Gallieno, come il migliore dei filosofi, disse: "ho sempre saputo che mio padre era mortale." [...] Tutti erano invitati ai suoi banchetti e facevano il bagno in piscina assieme alle ragazze. Le più belle per l'imperatore, le brutte per gli altri.") più probabilmente, invece, l'astuto Gallieno, vero padre dell'esercito tardoantico, non era militarmente ed economicamente in grado di permettersi una spedizione di recupero così complessa, che, sapeva, essere destinata al fallimento.

 

C'è da dire che Gallieno fu costantemente impegnato a reprimere le rivolte degli usurpatori, il suo regno inizia nel 260 d.C. con la campagna contro Ingenuus e Regalianus nei Balcani e termina con la sua morte nel 268 d.C. mentre stava combattendo contro Aureolus a Milano. 

Anche se lo avesse voluto non credo che Gallieno avrebbe avuto i mezzi e gli uomini per organizzare una campagna contro i sasanidi per liberare il padre.

 

  • Grazie 2

Supporter
Inviato

Quando preparavo la discussione, ho osservato bene la moneta di Valeriano.

Mi sembrava che il personaggio a sinistra portasse un mantello sulla toga, a differenza di quello di destra che aveva solo la toga. Quindi avevo ipotizzato che lui fosse Valeriano, in qualità, diciamo, di Augusto Senior. 

Non avendo però trovato nulla di scritto in proposito, non ne avevo parlato.

Stasera, però, ho riguardato tutto e sono andato a cercare altri esemplari dove pare di notare un "mantello":

2570360.m.jpg1922619.m.jpg33-vlr1-011-zzz-obv.jpg33-vlr1-011-zzz-rev.jpg

Ce ne sono altri dove però questa cosa e' meno visibile, tipo in questa moneta:

714303.m.jpg

Anche se forse, guardando bene, si nota come una piccola "codina" nella parte bassa della figura di sinistra che potrebbe richiamare un mantello.

Voi cosa ne pensate? Sapete qualcosa in più in proposito? O e' solo una mia impressione?

Ciao da Stilicho

 

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Supporter
Inviato
Il 24/11/2020 alle 21:12, stef-ITA- dice:

Buonasera a tutti,

Vorrei suggerire un libro che lessi poco tempo fa che tratta soprattutto del regno di Valeriano, "L'Imperatore prigioniero" di Omar Coloru, nel quale tratta pure la battaglia di Edessa e sostiene che la battaglia sia in realtà una serie di scontri spalmati in più giornate, intervallati da un assedio della città di Edessa condotto dai persiani.

Grazie per i consigli di lettura. In e' un poco sulla linea di quello che dicevamo sopra: una guerra, quella contro i Sasanidi, difficile da ricostruire.

Buona notte.

Stilicho


Supporter
Inviato
3 minuti fa, Scudo1901 dice:

Premessa: non colleziono monete romane, che raccoglievo invece da bambino, anche perché praticamente coevo ad esse ???.

Ma non posso esimermi da complimentarmi con @Stilicho per il Suo post di apertura di questo thread, che ho letto con interesse e passione crescente. Scritto con grande cognizione di causa, mostra uno stile avvincente ed una capacità di eloquio storico circostanziato, con aneddoti e riferimenti continui, in grado di attrarre anche il profano, con un risultato che è a dir poco affascinante.

Onestamente da un lato mi incupisco a leggere discussioni che da un momento all’altro degenerano in confronti e celodurismi inguardabili, deragliando non solo dallo scopo iniziale di colui che magari anche con entusiasmo apre il post, ma anche da canoni di buona educazione. Pur non essendo curatore della sezione specifica ad esempio stasera non sono riuscito a lasciarne aperta una che rischiava di prendere la solita assurda e inopportuna brutta piega. Queste situazioni va detto, complice forse la depressione che la prolungata situazione sanitaria e di restrizioni stimola, stanno aumentando purtroppo.

Dall’altro lato invece leggo assai sovente interventi del calibro e dello spessore come quelli di @Stilicho che non perde occasione per fare “cultura” nel senso più intelligente del termine, insegnandoci come leggere la storia con gli occhi dei nostri amati tondelli.

Bravo bravo bravo, continua mi raccomando! ??

Ciao!

Grazie per l'apprezzamento che mi ha davvero fatto molto piacere e che mi e' di ulteriore stimolo  a studiare e ad approfondire per continuare a dare il mio piccolo contributo alla crescita del nostro forum. Ma le parole che hai detto sono uno sprone anche per me stesso, perchè la passione per le monete e la loro storia  e' un vero rifugio in questi momenti grigi (ma non solo in questi).

Quanto al resto, la penso come te, come avrai letto in una recente discussione in cui anche tu sei intervenuto.

Ti saluto e ti auguro buona notte e....a rileggerci insieme!

Stilicho

 


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