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Inviato

Salve.

Nomos è il nome della moneta di Metaponto e nomos con l’iniziale minuscola (sic) è il nome della casa d’aste che la presenta nella ventunesima edizione del 21 novembre prossimo.

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Starting price: 1.120 CHF - Estimate: 1.400 CHF

Lot 37. GREEK. LUCANIA.  
Metapontum. Circa 400-340 BC. Nomos (Silver, 23 mm, 7.66 g, 7 h), c. 350. NIKA Head of Nike to right, wearing ampyx and sphendone, decorated with three stars and tied above her forehead, and pendant earring. Rev. METAΠONTION Ear of barley with leaf to right; above leaf, pomegranate with blossom above. BMC 141 = HN III 1526 and pl. 28 = Noe, Metapontum 495 c (same dies). SNG ANS 373 (same dies). Very rare. Of a most attractive and sedate late Classical style. Toned. Good very fine.
The appearance of Nike on this coin, clearly identified with her name on the obverse, almost certainly must relate to a contemporary victory, but which one is, at present, unknown.

La testa della Nike è rivolta a destra, però l’occhio non guarda in quella direzione ma lateralmente, verso l’osservatore. Come dire: lo "strabismo" di Nike!

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Inviato (modificato)

Apparentemente Non sei stato il solo ad accorgerti di questo dettaglio Apollonia ma il battitore stesso dell’asta, dr Alan Walker rimarca il particolare nella newsletter di Nomos

”.. 

What is really fun about this coin is the head of Nike on the obverse, she is facing right, but look at her eye: yes, the eye is focused sideways at the viewer! Here we have an engraver who wanted to show her looking to the right but just could not figure out how to satisfactorily depict her open eye. However, when we go to lot 43 (est. 600 CHF), another nomos from Metapontum - this one dating to 290-280 BC - we have an obverse, again with a female head in profile, though here to left, and a similar reverse, though with a distaff symbol. The head is of Demeter, but the way her eye is shown is the important difference: it is shown perfectly in profile as it should be.”

e’ come afferma Walker, imperizia di un artista ancora inesperto o - oggi a pensare male si fa bene ? - imperizia di qualcuno che ha - piu’ tardi - riprodotto la moneta? ( con altrettanta imperizia ma qualche secolo dopo )?

 

Modificato da numa numa
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Inviato

Questa moneta, mi sembra presti il fianco ad un’altra avvincente discussione.

La tesi del Dr. Alan Walker è, a nostro sommesso avviso, credibile o no?

Questo il dilemma a cui speriamo di dare risposta...


Inviato
4 ore fa, numa numa dice:

artista ancora inesperto

No, un precursore di Picasso.................

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Inviato (modificato)

Buona Domenica,

Sembrerebbe che l’accoppiamento di conii Noe 495 presenti questa curiosa caratteristica dell’occhio. 
 

Su acsearch ho trovato due esemplari, uno ex Bolaffi spa, asta 18, lotto 5, del 26-05-2011. 
L’altro ex Pegasi 139 lotto 19, del 17-08-2010.

Certo sono provenienze soltanto, e pure recenti e non di case storiche.. ..

 

Però sul pezzo Nomos AG a me sembra di vedere elementi che comproverebbero la coniazione (tracce di doppia battitura al rovescio dove parte della spiga è visibile sul lato destro del melograno) e tracce credibili di ossidi (patina) in diverse aree della moneta.

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Modificato da Archestrato

Inviato (modificato)

Come controprova della normalità dell’occhio, posto un’immagine dellesemplare che giace al British Museum dal 1824 (!) grazie a Richard Payne Knight.

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Possiamo discutere di stile un po’ approssimativo nell’incisione dell’occhio, possiamo porci dubbi di ogni sorta poiché fa solo bene.. basta non andare a caccia di streghe però.. 

Modificato da Archestrato
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Inviato

Concordo Archestrato, moneta a parer mio più che genuina che non solleva dubbi ...


Supporter
Inviato
6 ore fa, numa numa dice:

Apparentemente Non sei stato il solo ad accorgerti di questo dettaglio Apollonia ma il battitore stesso dell’asta, dr Alan Walker rimarca il particolare nella newsletter di Nomos

”.. 

What is really fun about this coin is the head of Nike on the obverse, she is facing right, but look at her eye: yes, the eye is focused sideways at the viewer! Here we have an engraver who wanted to show her looking to the right but just could not figure out how to satisfactorily depict her open eye. However, when we go to lot 43 (est. 600 CHF), another nomos from Metapontum - this one dating to 290-280 BC - we have an obverse, again with a female head in profile, though here to left, and a similar reverse, though with a distaff symbol. The head is of Demeter, but the way her eye is shown is the important difference: it is shown perfectly in profile as it should be.”

e’ come afferma Walker, imperizia di un artista ancora inesperto o - oggi a pensare male si fa bene ? - imperizia di qualcuno che ha - piu’ tardi - riprodotto la moneta? ( con altrettanta imperizia ma qualche secolo dopo )?

 

Ciao numa numa.

Veramente la mia attenzione su questa moneta è stata richiamata dal frutto sopra la foglia del rovescio, la melagrana o melograno che dir si voglia, non tanto per il suo contenuto di vitamine e sali minerali e le proprietà antiossidanti, ma in particolare per il mito di Persefone, figlia di Demetra, dea dei Misteri Eleusini. Il mito narra di Ade che rapisce la giovane e bella dea, la fa sua e la porta nel suo regno degli Inferi. La madre Demetra, dea delle messi e della fecondità, si vendica e rende la terra infeconda fino a quando non le sarà restituita la figlia. Zeus/Giove è costretto a correre ai ripari e invia Ermes/Mercurio da Ade imponendogli la restituzione della fanciulla. Il re degli Inferi acconsente, però fa mangiare a Persefone un dolce chicco di melograno. Così facendo Persefone segna il suo destino per sempre: passerà due terzi di ogni anno con la madre sulla Terra e un terzo con il marito nell'Ade. Potenza del melograno, che è simbolo di fecondità, sacro ad Afrodite, pianta che fa morire, ma anche rinascere.

apollonia

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Inviato

Pochi sanno delle implicazioni di questo frutto anche nel mito di Niobe, la bella regina di Lidia dai capelli fluenti, fiera e orgogliosa di carattere. Figlia di Tantalo e sorella di Pelope, sposò Antiao e gli generò ben dodici figli, sei maschi e sei femmine, secondo alcuni, quattordici, sette e sette, secondo altri. Ne andava legittimamente orgogliosa tanto da vantarsene nei confronti della dea Latona e deriderla, perchè lei con Giove era riuscita a procrearne soltanto due: Apollo e Artemide. Peccò di "ubris", di tracotanza, laddove necessitava equilibrio, saggezza e temperanza, "sofrosune", almeno nei confronti degli dei. Gli antichi Greci praticavano, come si sa, una "religione antropomorfa", nel senso che le divinità assumevano non solo forme umane, ma in loro erano connaturati anche virtù e vizi tipici degli uomini, e, quindi, passioni, come la gelosia e l'invidia. E fu proprio l'invidia degli dei, la "ftonos ton teòn" a perdere Niobe. La vendetta degli dei fu tremenda: Apollo uccise i sei/sette maschi, Artemide le sei/sette femmine. Niobe per dolore fu trasformata in roccia. "Fatta pietra dai numi cova il suo strazio" canta Omero nel XXIV libro dell'Iliade. E Sofocle dà voce, nell'Antigone, alla rappresentazione del tragico: "La figlia di Tantalo morì di morte infelicissima sulla cima del Sipilo: un germoglio di pietra, come edera tenace, si impadronì di lei, e si strugge di lacrime e da sotto le ciglia con pianto perpetuo irrora i fianchi del monte". E nella fantasia popolare, tramandata nei secoli, la roccia, in cui la regina di Lidia venne trasformata, esiste ancora. A pochi chilometri da Smirne, c'è la cittadina di Manisa, la vecchia Magnesia. Partendo da qui e seguendo le indicazioni si sale lungo il fiume Caibasi, verso le pendici del Sipilo. Non ci si può sbagliare. Le indicazioni portano alla "Roccia Piangente": Niobe è qui a perpetuare dolore, che si fa fiume di lacrime, nella sorgente che sgorga dalla roccia, e che si ingrossa lungo il corso.

L'unica pianta che è nata e prospera all'ombra del macigno è un melograno. La montagna sovrastante è tutta una macchia di pini, dove, d'estate, riecheggia assordante il concerto delle cicale. Fonte e melograno simboleggiano il ritorno ala vita (si materializza in acqua, fiori e frutti) dopo la tragedia della morte. Intorno si respira aria di sacralità.

Fonte https://www.positanonews.it/2015/11/la-simbologia-del-melograno-nel-mito-di-niobe-persefone-e-demetra-a-smirne-eleusi-e-paestum-3/167916/#:~:text=Il melograno di Niobe simboleggia,morire per rinascere e rivivere.

apollonia

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Inviato (modificato)

Ma non sembra anche a voi di stile molto più approssimativo l'esemplare in asta Nomos, rispetto a quello del BM, con anche tutte quelle spaccature sul bordo, chissà  sarà forse solo l'effetto di una maggiore consunzione...

Modificato da Sirlad

Inviato
42 minuti fa, apollonia dice:

Ciao numa numa.

Veramente la mia attenzione su questa moneta è stata richiamata dal frutto sopra la foglia del rovescio, la melagrana o melograno che dir si voglia, non tanto per il suo contenuto di vitamine e sali minerali e le proprietà antiossidanti, ma in particolare per il mito di Persefone, figlia di Demetra, dea dei Misteri Eleusini. Il mito narra di Ade che rapisce la giovane e bella dea, la fa sua e la porta nel suo regno degli Inferi. La madre Demetra, dea delle messi e della fecondità, si vendica e rende la terra infeconda fino a quando non le sarà restituita la figlia. Zeus/Giove è costretto a correre ai ripari e invia Ermes/Mercurio da Ade imponendogli la restituzione della fanciulla. Il re degli Inferi acconsente, però fa mangiare a Persefone un dolce chicco di melograno. Così facendo Persefone segna il suo destino per sempre: passerà due terzi di ogni anno con la madre sulla Terra e un terzo con il marito nell'Ade. Potenza del melograno, che è simbolo di fecondità, sacro ad Afrodite, pianta che fa morire, ma anche rinascere.

apollonia

Certo Pollonia

allora leggiamo ancora le interessanti considerazioni sempre di Alan Walker in proposito:

 

I have already said that sometimes there are things that you only see when you look at the blow-up of a coin. Well, here are two lots that illustrate an intriguing artistic element. The first is lot 37(est. 1400 CHF), a very rare nomos of Metapontum struck c. 400-340 BC. No, as you can see it is not in particularly great condition, but it is quite clear and all the details are fully visible. On the reverse there is the usual ear of barley, but it is accompanied by a fairly uncommon symbol: a pomegranate. The interesting thing about pomegranates on coins is that they are usually shown upside-down! When they are still on trees they hang downwards, with the remains of the flower (or blossom end) at the bottom; of course, when the tree is in flower, the flowers themselves grow upwards, sideways or downwards depending on the size of the cluster. Thus, its appearance on this coin is rather unnatural, but it is artistically right because if it were shown naturally, with the flower below, it would be difficult to engrave and odd looking.

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Inviato (modificato)
1 hour ago, apollonia said:

Hello numa numa.

Really my attention on this coin was called by the fruit above the reverse leaf, the pomegranate or pomegranate if you prefer, not so much for its content of vitamins and minerals and antioxidant properties, but in particular for the myth of Persephone, daughter of Demeter , goddess of the Eleusinian Mysteries. The myth tells of Hades kidnapping the beautiful young goddess, making her his and taking her to his kingdom of the Underworld. Her mother Demeter, goddess of crops and fertility, takes her revenge and renders the earth barren until her daughter is returned to her. Zeus / Jupiter is forced to run for cover and sends Hermes / Mercury to Hades, forcing him to return the girl. The king of the Underworld agrees, but makes Persephone eat a sweet pomegranate grain.In so doing Persephone marks her destiny forever: she will spend two thirds of each year with her mother on Earth and one third with her husband in Hades. Power of the pomegranate, which is a symbol of fertility, sacred to Aphrodite, a plant that makes you die, but also be reborn.

apollonia

The other part of the myth says that Demeter was in such an anguish because of the loss of her daughter that she used poppy (opium).

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Modificato da paparoupa

Supporter
Inviato

Yes! In Greek mythology, the gods gave Demeter a poppy to help her sleep after her daughter Persephone was abducted. Afterwards, poppies sprang from Demeter’s footsteps. She also transformed her mortal lover, Mecon, into the sacred flower.

apollonia


Inviato

anche questa che è presente un paio di lotti dopo mi sembra della stessa mano,o meglio dello stesso occhio!

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Inviato
38 minuti fa, dux-sab dice:

anche questa che è presente un paio di lotti dopo mi sembra della stessa mano,o meglio dello stesso occhio!

metaponomos.jpg

Simile ma non troppo direi,

in questo esemplare, datato a pochi decenni dopo quello della discussione, la pupilla sembrerebbe avere una posizione più avanzata (verso il naso) e l’iride stessa nella parte destra sfuma invece di avere una circonferenza piena. Il tutto conferisce un aspetto più consono alla realtà a questo occhio.


Supporter
Inviato
19 ore fa, numa numa dice:

Certo Pollonia

allora leggiamo ancora le interessanti considerazioni sempre di Alan Walker in proposito:

 

I have already said that sometimes there are things that you only see when you look at the blow-up of a coin. Well, here are two lots that illustrate an intriguing artistic element. The first is lot 37(est. 1400 CHF), a very rare nomos of Metapontum struck c. 400-340 BC. No, as you can see it is not in particularly great condition, but it is quite clear and all the details are fully visible. On the reverse there is the usual ear of barley, but it is accompanied by a fairly uncommon symbol: a pomegranate. The interesting thing about pomegranates on coins is that they are usually shown upside-down! When they are still on trees they hang downwards, with the remains of the flower (or blossom end) at the bottom; of course, when the tree is in flower, the flowers themselves grow upwards, sideways or downwards depending on the size of the cluster. Thus, its appearance on this coin is rather unnatural, but it is artistically right because if it were shown naturally, with the flower below, it would be difficult to engrave and odd looking.

Ti prego, ridammi la a!

apollonia


Inviato
1 ora fa, apollonia dice:

Ti prego, ridammi la a!

apollonia

Ahah ? 

certo APollonia! 


Inviato (modificato)

I

La storia di questo segmento di coniazione metapontina (classi VII-VIII) appare estremamente interessante. Le emissioni contrassegnate dall’iscrizione NIKA sono almeno quattro (Noe-Johnston 450, 488, 490 e 495). Sulle nn, 450 e 495 l’iscrizione è collocata nel campo a sinistra (450) o a destra (495) del tipo principale. Sulle nn. 488 e 490, legate dallo stesso conio di D/, è apposta in caratteri minuti sulla base del collo della divinità. In posizione intermedia si pone la serie Noe-Johnston 489, rappresentata da due esemplari - Jameson 303 e Lloyd (358) -  di cui uno (Jameson 303) venduto recentemente da Nomos (1, 2019, 27).

 

Noe 450

BMC 136

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Noe 488

The NY Sale 27, 2012, 62

The Prospero Collection of Ancient Greek Coins. Ex Numismatica Ars Classica, Auction 2, Zurich, 21 & 22 February 1990, lot 30

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Noe 489 (copia della n. 488)

Nomos 1, 2019, 27 (= Noe-Johnston 489.a)

From a European collection, ex Lanz 141, 26 May 2008, 59, from the collection of L. R. Stack, Stack's 14 January 2008, 2025, ex Künker 94, 27 September 2004, 136, Spink Zürich 20, 6 October 1986, 42, Apparuti & Sternberg XIV, 24 May 1984, 34, and from the collections of C. Gillet (166, acquired in the late 1940s), R. Jameson, and Sir A. J. Evans (acquired by Jameson through Spinks c. 1905).     

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Noe 490

Gorny & Mosch Giessener Münzhandlung  122, 2003, 1064

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Modificato da dracma
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Inviato

II

 

Noe 495

a)       BMC 141

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b)       BM, Lloyd 360

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Inviato

III

 

c)       NAC AG 13, 1998, 143

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d)       De Luynes 489

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Come rilevato correttamente dai compilatori della scheda (Nomos), tuttavia, l’unico esemplare ascrivibile a questa serie risulta quello della coll. Jameson. L’altro (Lloyd 358), erroneamente inserito, è lo stesso pezzo venduto da Durufle, 1910, 72, catalogato all’interno della serie 488 (488.g).  

La Johnston considera la serie 489 una imitazione della n. 488 “with result that are deplorable” (p. 66). Ipotesi tuttavia da verificare in quanto potrebbe trattarsi semplicemente di coni realizzati di un incisore diverso, evidenziando l’impiego di maestranze forse “meno qualificate” che avrebbero operato in quel periodo a Metaponto.

Tornando alle serie in oggetto, benché accomunate dalla legenda NIKA, si rilevano presentano notevoli differenze sotto il profilo stilistico ed epigrafico. Sulle nn. 488 e 490 la testa femminile presenta un’acconciatura con capelli raccolti e cinti da un diadema decorato con foglie. È inoltre adorna di collana di orecchino con triplice pendente. Se non fosse per l’iscrizione NIKA, l’iconografia sembrerebbe assimilabile a quella di Demetra, identificazione che peraltro compare in molti cataloghi e che potrebbe ricevere conforto dal simbolo della melagrana sul R/ del n. 490. Sulla serie n. 495 i capelli sono invece cinti da ampyx e trattenuti da sphendone finemente decorato con motivo ad astri. L’orecchino ha una foggia diversa.

D 488                                       D 490                                           D 495

image.png.8ff203ef7d965fd007dad9e08558ae3c.pngimage.png.c3d9e355842ed46a1e0c44b2bdfbaeb9.pngimage.png.13fcb6e088d228e1c88431857ef89b1a.png

 

I rovesci appaiono distinti per forma e disposizione dell’etnico (:Greek_Mu::Greek_epsilon::Greek_Tau::Greek_Alpha::Greek_Pi:: 488, 490; :Greek_Mu::Greek_epsilon::Greek_Tau::Greek_Alpha::Greek_Pi::Greek_Omicron::Greek_Nu::Greek_Tau::Greek_Iota::Greek_Omicron::Greek_Nu:: 495) nonché per la presenza si simboli differenti (pera: 488) melagrana (490, 495).

In base a caratteristiche di tipo iconografico e stilistico la Johnston include la serie 495 all’interno della classe VII mentre vengono ascrive alla classe successiva (VIII) le serie 488, 490. A giudizio della studiosa la serie 495 non presenterebbe alcun legame di conio con le altre e pertanto sarebbe “out of place in this group (VIII)” (p. 66).

Si tratta tuttavia di una osservazione alquanto opinabile, come opportunamente rilevato da alcuni studiosi. Bisognerebbe infatti considerare che il simbolo della melagrana, presente sulla serie 495 contrassegna anche i R/ delle serie 484, 490-493 (classe VIII), queste ultime legate da incroci di R/, in particolare i nn 490-1 (stesso R/), 491-2 (stesso D/), 493-4 (stesso D/). La legenda :Greek_Mu::Greek_epsilon::Greek_Tau::Greek_Alpha::Greek_Pi::Greek_Omicron::Greek_Nu::Greek_Tau::Greek_Iota::Greek_Omicron::Greek_Nu: della serie 495 inoltre presenta identica disposizione sul R/ della 499 (cl. VIII), con la quale sembra ben confrontarsi anche per la resa della testa femminile (con capelli trattenuti da sphendone e ciuffi sfuggenti) e la foggia della spiga.

 

 

 

 

 

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Inviato

IV

 

Peus 380, 2004, 109 (Noe 499)

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Sul piano dei confronti esterni la Johnston, sulla scia di Noe (Metapontum, p. 47) e di Evans (NC 1912, p. 43), richiama l’ipotesi della derivazione della serie 495 da prototipi siracusani attraverso la mediazione di Terina, la cui testa femminile presente sulla serie n. 84 Holloway-Jenkins sembrerebbe presentare strette affinità stilistiche con la produzione dall’”atelier cimoniano”.

 

NAC AG 79, 2014, 1 (Holloway-Jenkins 84)

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 L’ipotesi, accolta anche da Parise (1987, 416 s.), appare senza dubbio suggestiva, benché entrambe le zecche appaiano convolte in questo processo di “imitazione” dei tipi siracusani in tempi diversi e, in ogni caso, alquanto distanziati dall’attività di Kimon. La serie terinea n. 84 Holloway-Jenkins si colloca infatti nel tratto finale del gruppo E, datato nella prima metà del IV secolo (400-356 a.C.) mentre la classe VIII sembrerebbe inquadrarsi non prima del 345-335 ca., a giudicare soprattutto dall’evidenza fornita dalle riconiazioni su pegasi corinzi esaminate da Garraffo. Sarebbe pertanto auspicabile - a distanza di oltre trent’anni -  un’accurata revisione (specie cronologica) sia del catalogo Holloway-Jenkins (1983), basato su una documentazione alquanto esigua, sia della sequenza Noe-Johnston (1984), che specie nella seconda parte presenta numerose problematiche. Tra queste, proprio la sistemazione delle serie a leganda NIKA e di altri gruppi di coni ad esse collegate.

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Inviato

V

 

C’è però un altro aspetto interessante.

In questa discussione è stato giustamente messo in rilievo il dettaglio stilistico dell’occhio con iride decentrato che connota l’esemplare Noe 495 esitato da Nomos. Questo particolare, che trova riscontro anche sugli stateri NAC 13, 1998; BMC 141, Lloyd 360 e De Luynes 489, tutti provenienti dagli stessi coni, risulta assente su un ulteriore pezzo (coll. Lloyd, n. 368: gr. 5,38) che la Johnston scheda tra i suberati (“plated coins”: n. 539.a) considerandolo un’imitazione della serie 495.

BM, Lloyd 368 (ex Evans ex Garrucci ex Hirsch XXX, 1911, 182)

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Inviato

VI

 

La studiosa osserva inoltre che le serie 539 (suberata), 540 (suberata), 541 (non suberata) appaiono legate da incroci di conio (D/539 = D/540; R/540 = R/ 541) pur essendo imitazioni di serie diverse:

539 = imitazione della serie 495

540 = D/539; R/ imitazione della serie 471

541 = D/imitazione della serie 471; R/540

 

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Prescindendo dal problema della suberatura, ampiamente argomentato dalla Johnston (pp. 67-9), ciò che appare interessante è che, pur trattandosi di una imitazione –presumibilmente operata in epoca antica e non moderna -  chi l’ha realizzata si è ben reso conto dell’anomalia dell’occhio ed ha preferito correggerla piuttosto che dar vita ad una riproduzione fedele all’originale. Questa considerazione si lega ad un’altra, forse di maggiore rilievo, che concerne la moneta oggetto dell’imitazione.

La serie 495 infatti, per la resa della testa femminile e il dettaglio dell’ampyx e dello sphendone ornato da astri mi sembra richiamare, con estrema puntualità, una serie (Noe 437) che nel catalogo della Johnston si inserisce nel periodo (fine V-inizi IV secolo a.C.) in cui a Metaponto operò un artista di qualificata esperienza e notevole perizia: Aristosseno.

 

BMC 238 (Noe 437: Aristoxenos?)

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Inviato

VII

Pur non recando esplicitamente la sua firma, questo esemplare presenta strette affinità con le serie 435-6, contrassegnate dalla sigla :Greek_Alpha::Greek_Rho::Greek_Iota::GreeK_Sigma::Greek_Tau::Greek_Omicron:, e inquadrabili nella seconda fase dell’attività dell’artista – non scevra da influenze siracusane - , segnata dall’espressione quasi “ritrattistica” del volto congiuntamente ad una certa “leziosità nell'ornamentazione delle chiome” (A. Stazio, in EAA, 1958, s.v. Aristoxenos), dalla marcata caratterizzazione dei tipi attraverso monili di pregio che “trasformarono, adeguatamente al sentimento del tempo, la Demeter dea in Demeter donna, e donna metapontina” (F. Di Bello, in Atti Taranto XIII-1973, 293), “personificazione della nuova realtà sociale” (Di Bello, ibid., 288)  in cui, con la fine del pitagorismo, si andavano progressivamente affermando nuovi valori democratici. In questo senso potrebbe essere letta anche l’iscrizione NIKA, che, se non identifica il tipo, potrebbe essere letto come epiclesi di Demetra (e/o Kore), a cui peraltro sembrano rimandare i simboli presenti al R/, specie la melagrana. Suggestivo appare in tal senso il confronto con un busto femminile in terracotta – con ogni probabilità Demetra - rinvenuto a Ferrandina e databile al IV secolo a.C., adorno di collana con pendente a forma di capsula di papavero e con una phiale nella mano s. e una melagrana nella d. (Capano 2017, p. 141, fig. 18).

 

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Alla stregua di Hygieia (411), Homonoia (420) e Soteria (449), la divinità è ora qualificata come Nika, vincitrice, attributo che peraltro aveva già fatto la sua comparsa sulla serie n. 450.

Queste riflessioni, se corrette, potrebbero suggerire una rivalutazione cronologica della serie 495 e, conseguentemente, ridurre il divario cronologico sia con il prototipo siracusano sia con la serie terinea (n. 84 Holloway-Jenkins) che di quel prototipo veicolò la diffusione. Ma aiuterebbero anche a capire il motivo per cui, ad essere imitata (539), non fu una serie comune bensì un tipo che (forse) si ispirava ad illustri maestri dell’arte incisoria.

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