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Il mistero del dolmen e delle ossa scoperte nello scavo archeologico

Mostra aperta al Manu sugli scavi effettuati in Giordania, a Gebel al-Mutawwak, sul tema “La Vita all’origine dell’Urbanizzazione”

Lo scavo archeologico dello Studium perusinum racconta di donne seviziate e uccise anche nella preistoria? Questo sembra documentare, fra l’altro, la mostra aperta al Manu sugli scavi effettuati in Giordania, a Gebel al-Mutawwak, sul tema “La Vita all’origine dell’Urbanizzazione”.

Entriamo “in medias res” chiedendoci cosa sia il Dolmen 317 e in cosa consista l’enigma della sepoltura B25.

Innanzitutto, cos’è un dolmen

Dolmen è un termine di lingua bretone che significa “tavolo di pietra” e in archeologia indica un monumento funerario formato da tre grandi lastre di pietra: due verticali e una di copertura orizzontale a formare una camera di dimensioni variabili.

Cosa si è trovato in particolare

In Giordania, a Gebel al-Mutawwak, sito dell’età del Bronzo indagato dall’Università di Perugia, adiacente al dolmen c’è una caverna 

ipogea scavata nella roccia e utilizzata per deposizioni secondarie, qui ricollocando in genere le deposizioni avvenute in origine nel dolmen stesso.

C’è però una eccezione alla regola.

L’ eccezione a questa regola è costituita dalla deposizione B25, riprodotta in mostra, della fine del IV millennio.

Vediamo di che si tratta

È la sepoltura di una donna di circa 40 anni, ancora deposta all’interno del dolmen, il cui cranio e le cui ossa lunghe sono state risistemate, in un secondo tempo, nello stesso luogo dove è avvenuta l’originaria deposizione. Accanto ai resti, giacciono 

strumenti litici di fattura accurata e di notevoli dimensioni, rinvenuti in genere in contesti funerari e cultuali e forse impiegati per la tosatura del vello degli ovini.

Cosa si sa circa questo individuo

L’analisi delle ossa suggerisce che la donna, a differenza degli altri individui rinvenuti nelle caverne, non ha compiuto in vita sforzi fisici elevati.

Doveva dunque appartenere a una classe privilegiata.

La scarsa attività fisica fa infatti pensare che la donna possa aver avuto un qualche ruolo sacerdotale all’interno della società, condizione che ha forse determinato la mancata traslazione dell’inumata nelle 

Ma c’è dell’altro ad alimentare il mistero: un racconto che si tinge di noir

L’analisi dei resti consente anche di documentare, alla base della calotta cranica, una ferita dai margini netti, triangolare, che penetra attraverso la calotta stessa e che è stata la causa della morte.

Si direbbe un delitto, insomma… o piuttosto un sacrificio rituale

Le modalità della morte sembrano suggerire una uccisione rituale, per stordimento, con un primo colpo non profondo, inflitto sulla sommità della nuca, e un secondo, mortale, a bersaglio prono…

La ricerca, come in un prehistoric thriller, prosegue

Le ricerche archeologiche dell’Università di Perugia continuano e l’enigma della sepoltura B25 potrebbe essere risolto attraverso ulteriori dati e conferme provenienti dagli scavi, così da gettare luce anche sull’abbandono definitivo dell’intero sito, a cui forse può riconnettersi anche questa particolarissima deposizione…

Cosa diciamo, dunque, agli appassionati di archeologia e di mistery?

Che la mostra rimarrà aperta fino al 7 gennaio 2021. Il Direttore della missione, professor Andrea Polcaro, la dottoressa Alessandra Caselli (Università degli Studi di Perugia) e il team di scavo sono a disposizione per visite guidate, prenotando allo 075 5727141. 

https://amp.perugiatoday.it/eventi/inviato-cittadino-il-mistero-di-quei-resti-umani-dello-scavo-archeologico.html

Il dolmen del mistero (foto Giampiero Galardini).jpg

Ossa della sacerdotessa (foto Giampiero Galardini).jpg

Resti umani del mistero (foto Giampiero Galardini).jpg

I resti umani repertati (foto Giampiero Galardini).jpg

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The Jebel al-Mutawwaq megalithic necropolis is one of the larger dolmen field actually preserved in Jordan. Today more than seven hundreds of monuments are still visible on the mountain. Dolmens are simply megalithic funerary chambers, like the Calcolithic stone cists, but built above the ground, known in all the Southern Levant in particular along the Jordan Valley and it's western and Eastern affluents. All the archaeological investigations done in different dolmen field in Jordan, in particular at Damiye, al-Murayghat, Tell el-Umeyri or in Wadi Jedideh, had mostly recovered Early Bronze Age I pottery, fact that, together with the topographical relationship with EB I villages and settlements, dated to this period the first spread of this kind of megalithic tombs. In our site the topographical and historical relationship between the dolmen field and the EBI village was finally proved by the discovery in 2013 of a network of streets connecting the South Eastern settlement door with the nearest are of the necropolis (see the excavation results of 2013).

The tipologies of Jebel al-Mutawwaq dolmens are mostly the simple A and B types (in the Kafafi-Schelthema 2005 classification), with two or four lateral limestone slabs, a floor slab, one back slab and a large capstone covering all the burial chamber, and some dolmens of D type with two megalithic burial chamber. All the dolmens are encircled in a stone platform, that from the last excavation campaigns of the Spanish-Italian mission, clearly could be interpreted as a retaining wall of a tumulus of small stones and pebbles originally covering all the dolmen till the superior capstone. One feature discovered by the last excavations typical of some dolmens is the presence of a stepped stone corridor leading toward the megalithic burial chamber, till now discovered in dolmens nos. 228, 318, 317 and 316.

The use of the Jebel al Mutawwaq dolmens as tombs was proved by the many fragmentary bones discovered together with EBI sherds in many dolmens of the site, mostly emptyed and sealed with different layers of stones at the end of their use. The discovery in the 2013 campaign of a sealed entire human burial (B.25) inside the well preserved dolmen no. 317 (see the excavation results of 2013), proves that at least in some case, dolmens in Jebel al-Mutawwaq were used undubtely for primary burial.

http://www.qreisanproject.org/Necropolis.html

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