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Risposte migliori

Inviato
Il 9/1/2021 alle 09:37, santone dice:

ottimo acquisto,

variante molto rara,

sul simbolo nel globo ci sono novità da me pubblicate su Panorama Numismatico di gennaio

Ho avuto modo di leggere e di apprezzare il tuo studio. Concordo appieno con le conclusioni. Solitamente questi simboli non si riescono ad apprezzare, vuoi per la cattiva conservazione della moneta o per la scarsa incisione dello stesso sul conio. Nell'esemplare da te presentato invece è ben evidente il giglio all'interno del globo crucigero, mai finora, almeno da me, visto in questa monetazione. Solitamente infatti il simbolo interno risulta di diverso tipo. Questa è la dimostrazione che la Numismatica è una scienza in continuo aggiornamento e ben vengano questi studi che permettono di ampliare le conoscenze.

Complimenti! 

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Inviato
1 ora fa, eliodoro dice:

Rimanendo nell'ambito della famiglia reale Angioina, ecco i denari tornesi di Carlo II e di Filippo di Taranto

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Le emissioni per la Grecia franca a nome di Carlo II d'Angiò non possono richiamare l'ordinanza del 1292 che prevedeva la coniazione di denari tornesi anche a Napoli. L’iconografia prevista era diversa dal classico tipo noto e fissata al cambio di venti denari per tarì (quindi con un denaro pari ad un grano), 40 mezzi denari per tarì e, novità, era prevista anche la petitta, cioè il quarto di denaro che doveva essere scambiato ad 80 pezzi per tarì: adhibitis ergo fidelium et perito rum consiliis que fuerint adhibenda, protinus novam monetam de predicta tenuta turonensium de turonis in sicla predicta cudi facias sine mora in denariis, medaliis et petictis, sub forma, signis et descriptionibus subnotatis, quos quidem denarios Karolenses parvos, medalias autem parvas medalias ad diferentiam Karolensium et medaliarum auri et argenti volumus nominari. Monetam vero predictam eius fieri volumus ponderi set valoris quod ex causa Karolensis parvi viginti aut medalie parve quadraginta vel petitte octoginta per tarenum perpetuo communitus expendatur. Monete mai coniate o comunque mai censite. Tra l’altro risultano pure ben descritte. La legenda del denaro sarebbe dovuta essere: al D/ + KAROLVS SECVNDVS mentre al R/ + REX SICILIE; per il ½ denaro al D/ + KAROLVS ed al R/ + SECVNDVS; infine per il ¼ di denaro al D/+ KAROLVS ed al R/ + R E X . L’iconografia prevista disponeva lo stemma con l’arme angioina da un verso e la croce dall’altro. 
Rimane il fatto che comunque questi denari tornesi circolavano tranquillamente nel nostro Meridione, probabilmente, come già accennato in precedenza, perché facilitavano gli scambi commerciali rispetto agli sviliti denari locali e comunque si trattava di emissioni dello stesso regnante cosa che forse esentava questo nominale ad essere considerato come “moneta forestiera”.
Ulteriore dimostrazione di questa circolazione regnicola è data dai numerosi rinvenimenti di ripostigli contenenti questo nominale. Sicuramente però tale circolazione in qualche modo doveva essere osteggiata, almeno dai successivi regnanti. Forse perché a loro circolazione in qualche modo andava ad incidere sugli introiti della zecca ma, cosa più probabile, si cercava di non favorire questa circolazione in modo da costringere i possessori a consegnare questi denari in zecca per fonderli e ricavarne materiale per zeccare denari del regno, con notevole guadagno considerando la differenza di contenuto di fino. Questa ipotesi nasce dall’ordine del 1344, sotto il regno di Giovanna I, in cui si stabiliva proprio che i denari tornesi dovevano essere portati nella zecca di Brindisi per produrre moneta regnicola. La scelta di Brindisi non credo sia casuale considerando l’afflusso di questa moneta proveniente dalla Grecia in quell’area sia sicuramente maggiore che in altri luoghi. 
Nonostante tutto la circolazione del denaro tornese è continuata ma di sicuro con un valore scemato nel tempo, risulta infatti, sotto Giovanna II, che venissero scambiati al numero di 20 per carlino. 
Ma la “prova provata” che questo nominale circolasse nel Regno è data dal fatto che esso poi fu coniato anche da alcune zecche minori come quella di Sulmona che ha battuto, oltre a quelli già noti, anche denari tornesi a nome di Alfonso d’Aragona. Quest’ultimi di recente scoperta. Non dimenticando altresì le contraffazioni di questo nominale in diverse zecche meridionali.
 

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Inviato

Ecco l'ultimo denaro tornese (aragonese ) coniato a Sulmona 

 durante il periodo 1439 -1442  da Alfonso  I

 

 

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Inviato

Denaro tornese di Limosano  (Molise)

a nome di Giacomo  Montagano cognato del conte Cola 

di Campobasso,

circa 1461,

R5

immagini  da asta Artemide XLVII

 

 

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Inviato

Precedentemente abbiamo parlato dei denari tornesi battuti durante la guerra definita “congiura dei baroni” dal conte Cola Monforte di Campobasso. Ora vorrei fare un accenno allo stesso nominale battuto nella città di Lecce dal Principe di Taranto Giovanni Antonio del Balzo-Orsini ad imitazione dei tornesi della Grecia franca . Una moneta non caratterizzata da segni distintivi che possano assegnare queste emissioni alla città salentina, se non lo scarso contenuto di fino. Queste emissioni sono documentate oltre che con gli ingenti acquisti di rame da parte della zecca (che ufficialmente non è mai stata autorizzata a coniare) e che pare abbia prodotto un numero di tornesi pari a 4.335.261 di pezzi e che per batterli furono necessari 16 conii realizzati dal Mastro Antonio Valente di Lecce (C. Minervini “Le monete dei pretendenti”, p. 495, Bari 2011). Il Sambon ipotizza che questi tornesi siano imitativi proprio dei tornesi della Grecia franca emessi da Filippo di Taranto.

Ma come scritto si trattava di moneta con scarso contenuto di fino o addirittura di rame e che non era accettata facilmente come dimostrato dalla lettera che scrive il Trezzo a Francesco Sforza il 13 aprile 1462: “ El principe de Taranto, che era a Leggia, è venuto ad Altamura dove è andato el conte Jacomo. Fin qui non se sente che dagano dinari, salvo che’l principe se è dicto che voleva dare cinque ducati per lanza et lo panno et che poi daria altri XV ducati, ma niuno li ha voluti, maxime che vole dare mala moneta cioè tornesi novi”. Altresì come scrive il Sambon, il Trezzo scrive, alla data del 24 luglio 1462: “In quest’hora ho veduto littera de misser Antonello d’Aversa, regio secretario, ad misser Diomedes, dove li scrive che le terre del Duca di Melfi hanno cominciato ad refutare li tornesi novi et che per questo il Pricipe ha avuto parole cum el Duca cum dirli chel vole che la moneta sua non se refiuti, che altramente a luy non mancarà bono accordo et che non resti se non per luy a dire de si et molte altre parole et che la dente d’arme stanno de mala voglia per la tristezza de dicta moneta”.

 

Insomma il denaro tornese viene “adottato” nel Regno per via della sua buona qualità… e verrà “ripudiato” secoli dopo per i motivi esattamente opposti.

Scusate nuovamente i miei lunghi post che possono risultare noiosi ma se vengono toccati argomenti a me cari non resisto, specie dopo una forzata astinenza che mi ha tenuto lontano dalla mia biblioteca numismatica.

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Inviato
14 minuti fa, fedafa dice:

possono risultare noiosi

Assolutamente il contrario,grazie?

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Inviato

Buongiorno e buona domenica a tutti, 

Voglio fare i complimenti per come state portando avanti la discussione, la trovo davvero molto interessante, insegnate davvero molto, continuate così. 

Grazie ancora. 

Un saluto Raffaele. 

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Inviato
2 ore fa, santone dice:

Denaro tornese di Limosano  (Molise)

a nome di Giacomo  Montagano cognato del conte Cola 

di Campobasso,

circa 1461,

R5

immagini  da asta Artemide XLVII

 

 

image00474.jpg

Limosano. Altra zecca, al pari di Campobasso, che ha battuto denari tornesi. Anch'essa di recente scoperta e con gli esemplari estremamente rari. 

2 ore fa, caravelle82 dice:

Assolutamente il contrario,grazie?

 

2 ore fa, Raff82 dice:

Buongiorno e buona domenica a tutti, 

Voglio fare i complimenti per come state portando avanti la discussione, la trovo davvero molto interessante, insegnate davvero molto, continuate così. 

Grazie ancora. 

Un saluto Raffaele. 

Grazie a voi per il sostegno.

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Inviato
4 minuti fa, fedafa dice:

Limosano. Altra zecca, al pari di Campobasso, che ha battuto denari tornesi. Anch'essa di recente scoperta e con gli esemplari estremamente rari. 

 

Grazie a voi per il sostegno.

Meritatissimo...?


Inviato (modificato)
2 ore fa, santone dice:

Questo denaro, fin dalla sua recente apparizione mi ha lasciato qualche dubbio sulla sua corretta attribuzione. Ovviamente la prima ipotesi è che si tratti di una emissione di Renato d'Angiò inedita e, non avendo segni distintivi visibili appare corretta l'attribuzione alla zecca di Napoli. C'è però qualcosa che non mi convince, troppo simile ai denari aragonesi (quindi se imitativo di questi non può essere stato emesso da Renato d'Angiò) ma soprattutto troppo simile all'omologo denaro per Ortona che al D/ riporta il busto frontale e in legenda il nome di Renato mentre al R/ porta il nome della città emittente Ortona e lo stemma aragonese. Un denaro ibrido che per il suo particolare abbinamento D/ e R/ ha portato ad assegnare questa emissione a Giovanni d'Angiò che ha fatto incidere sulla moneta il nome del padre come già documentato per la zecca dell'Aquila. La similitudine iconografica del D/ è indubbia, anche per quanto riguarda legenda ed interpunzione. Ma se così fosse il problema della corretta attribuzione è tutt'altro che risolto perchè a questo punto si pone il problema della zecca emittente. Chi ha battuto moneta in questo periodo (l'Aquila, Sulmona, Ortona, Lecce) ha sempre contraddistinto la propria emissione con un simbolo o il nome della città mentre nell'esemplare Ex Artemide Aste al R/, in gran parte compromesso, non pare di scorgere nessun simbolo ed ovviamente non può essere assegnato alla zecca di Napoli (se battuto sotto Giovanni d'Angiò). Insomma un bel rompicapo. Ma non è forse anche questo il bello della Numismatica? Se tutto fosse scontato e semplice dove sarebbe lo stimolo alla ricerca? In assenza di documenti auspichiamo la comparsa  di nuovi esemplari, meglio leggibili che possano sciogliere i (miei) dubbi a riguardo questa particolare emissione.

renato.JPG

Denaro ex Artemide Aste

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Denaro per Ortona emesso da Giovanni d'Angiò a nome del padre Renato.

Modificato da fedafa
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Inviato

Particolare anche la legenda  Renatus su D e R,

lo stemma è  riportato in maniera  perfetta 

 


Inviato (modificato)

Ecco il denaro di Ortona,

immagini  da asta Artemide 

 

499D.jpg

 

499R.jpg

Modificato da santone

Inviato

Ho notato differenze nel carattere delle A  aperte su Ortona

e chiuse in quello di Napoli, 

anche la corona nel napoletano tocca la perlinatura

 


Inviato
1 minuto fa, santone dice:

Ho notato differenze nel carattere delle A  aperte su Ortona

e chiuse in quello di Napoli, 

anche la corona nel napoletano tocca la perlinatura

 

Le differenze ovviamente ci sono e sono molte perchè comunque di zecche diverse... L'unico mio dubbio è che sia napoletano.


Inviato
Adesso, eliodoro dice:

Escludendo Sulmona, mancando l'acronimo ed Ortona, le possibilità si riducono a poche zecche 

Sì ma bisogna sempre distinguere se si tratta di una emissione di Renato ed in quel caso l'attribuzione a Napoli è pienamente condivisibile o di una emissione di Giovanni d'Angiò (a nome del padre) ed in questa seconda ipotesi Napoli è da escludere. Sottolineo che è un mio dubbio.

 


Inviato

Credo che  ci possa aiutare l'araldica,

 se non ricordo male lo stemma di Giovanni  presenta al centro lo scudetto aragonese


Inviato
15 minuti fa, santone dice:

Credo che  ci possa aiutare l'araldica,

 se non ricordo male lo stemma di Giovanni  presenta al centro lo scudetto aragonese

Lo stemma sul denaro di Renato è indubbiamente, pur se malridotto, quello dei duchi di Lorena quindi pure questo non scioglie il dubbio.

 renato.JPG.2167e35578e5a0ebf7ad23c3b0e00d4f.JPG

Mi permetto di complimentarmi con tutti per il confronto costruttivo. 


Inviato

Guardiagrele, 

Giovanna II di Durazzo 1414-1435

denaro in mistura 

R5

immagini da asta Bertolami 41

 

 

132.jpg

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