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Angioini che passione!


Risposte migliori

3 ore fa, fedafa dice:

Come già indicato il primo è un denaro gherardino di Carlo II d'Angiò, per gli altri due cerca di fare foto migliori e singolarmente, anche se non in perfetta conservazione ritengo si possano identificare. 

Buongiorno, ringrazio per il tempo che mi state dedicando, sperando di non creare intralcio nel filo logico della discussione, ho rifatto foto, anche se la luce non è delle migliori e soprattutto io sono negato. Le monete io oggetto sono due, le trovo differenti tra di loro, ho rifatto foto singole e foto dei due pezzi a confronto. Grazie ancora per il tempo dedicato. 

Saluti 

Alberto 

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4 ore fa, santone dice:

Mi correggo

il tornese di Tocco fu trovato nel castello di Ocre  (AQ)

Sì, ti confermo. Rinvenuto in una campagna di scavo unitamente a diverso altro materiale numismatico, come quattrini aquilani, cavalli di Carlo VIII, denaro di Ancona, 1 denaro tornese di Chiarenza, un denaro provisino di Roma, un bolognino aquilano e un quattrino fiorentino.

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4 ore fa, santone dice:

simbolo aquiletta,

rarissimo 

 

 

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Non finisci di stupirmi! Qui siamo di fronte ad un'altra rarità. Quattrino emesso a nome di Renato ma attribuibile al periodo di Giovanni d'Angiò. Tale attribuzione rientra appieno nel documento che Giovanni d'Angiò concede alla città dell'Aquila il 26 marzo 1460. Concessione che prevede la coniazione di carleni, e quatreni. Quest'ultimi da coniarsi al nr. di 40 pezzi l'oncia. Quindi con un peso teorico di circa 0,668 grammi ad esemplare che rientra appieno con la media ponderale dei quattrini con aquiletta censiti (5 esemplari con peso medio 0.615 gr). Mentre quelli privi di aquiletta ma ascrivibili al regno di Renato risultano avere un peso maggiore (0.705 gr su 39 esemplari censiti), quindi non rientranti nell'ordinanza del 1460.

Un bel e raro pezzo coniato in un periodo storico che mi affascina molto.  

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2 ore fa, Litra68 dice:

Buongiorno, ringrazio per il tempo che mi state dedicando, sperando di non creare intralcio nel filo logico della discussione, ho rifatto foto, anche se la luce non è delle migliori e soprattutto io sono negato. Le monete io oggetto sono due, le trovo differenti tra di loro, ho rifatto foto singole e foto dei due pezzi a confronto. Grazie ancora per il tempo dedicato. 

Saluti 

Alberto 

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Confermo quanto già detto da Santone. Entrambi denari gherardini battuti a Napoli a nome di Carlo II d'Angiò. Al D/ del primo è visibile, tra ore 6 e ore 9 parte della legenda SCD che indica il numerale del sovrano. Nel secondo invece ad inizio legenda del D/ si vede bene la parte iniziale della legenda KA... Le differenze stilistiche, seppur minime sono sempre presenti trattandosi di monete coniate in gran quantità e con l'utilizzo di numerosi conii.

Non stai creando nessun intralcio. Continua a postare tranquillamente le tue monete. E' un piacere per me osservarle e cercare di scrivere qualcosa a riguardo. Piacere che sicuramente è condiviso anche dagli altri che seguono questa discussione.

Modificato da fedafa
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Carlo I D'Angiò, a seguito del Trattato di Viterbo, assunse la Signoria sulla Grecia Franca e , dopo la morte di Guillhaume II de Villehardouin, assunse il controllo della zecca ove inviò personale per la sua riorganizzazione.

Riprendo quanto scritto da  R. Cecchinato: nel suo libro " Il Denaro tornese della Grecia Franca" a pag. n.33:   “Ai 16 Giugno della XI indizione anno 1281 presso Civitavecchia. Si ordina al giustiziere di Terra di Lavoro l’acquisto di libbre 1300 di bulzonaglia, in difetto di rame vecchio, o nuovo per coniarsi nella zecca di Clarenza i tornesi piccoli simili a quelli battuti in tempo di Guglielmo olim principe recolendae memoriae”.

Questi denari circolavano normalmente nel Regno di Napoli.

 Ne allego uno emesso da Carlo I D'Angiò, classificato Malloy n. 11

 

denaro tornese carlo i d'angiò.jpg

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Il 27/12/2020 alle 18:25, eliodoro dice:

Carlo I D'Angiò, a seguito del Trattato di Viterbo, assunse la Signoria sulla Grecia Franca e , dopo la morte di Guillhaume II de Villehardouin, assunse il controllo della zecca ove inviò personale per la sua riorganizzazione.

Riprendo quanto scritto da  R. Cecchinato: nel suo libro " Il Denaro tornese della Grecia Franca" a pag. n.33:   “Ai 16 Giugno della XI indizione anno 1281 presso Civitavecchia. Si ordina al giustiziere di Terra di Lavoro l’acquisto di libbre 1300 di bulzonaglia, in difetto di rame vecchio, o nuovo per coniarsi nella zecca di Clarenza i tornesi piccoli simili a quelli battuti in tempo di Guglielmo olim principe recolendae memoriae”.

Questi denari circolavano normalmente nel Regno di Napoli.

 Ne allego uno emesso da Carlo I D'Angiò, classificato Malloy n. 11

 

denaro tornese carlo i d'angiò.jpg

Il denaro tornese... una moneta particolare e con caratteristiche iconografiche invariate nel tempo nonostante fosse coniata in diverse zecche e per molto tempo (considerando anche le numerose contraffazioni). Forse proprio questo immobilismo iconografico ha fatto sì che il più delle volte essa venga "snobbata" dai collezionisti... ed in parte anche dagli studiosi. Eppure si tratta di un nominale molto importante per il nostro Meridione dove ha circolato tranquillamente e per molto tempo. I motivi della sua presenza sono molteplici ma sicuramente il motivo principale va ricercato nel fatto che, trattandosi di emissioni anche a nome dei sovrani angioini, sicuramente otteneva quel grado di "ufficialità" che ne permetteva lo scambio sul suolo italico. Un motivo ulteriore e non secondario fu certamente anche il fatto, concordando con quanto scritto dalla Travaini (Denari "tornesi" nella circolazione monetaria dell'Italia meridionale tra XIII e XV secolo), che questa moneta andò a trovare posto tra il carlino d'argento ed il denaro gherardino facilitando di molto gli scambi commerciali. Sotto Carlo I d'Angiò, infatti, i denari tornesi venivano scambiati al numero di 20 per tarì (Soluta est pecuniain tournensis parvulis ad rationem tornnensium 20 pro tareno) quindi con un controvalore per denaro tornese pari ad un grano. Appare quindi evidente la comodità di avere in tasca una moneta che, pari al valore del grano, poteva essere scambiata al numero di 10 pezzi per un carlino mentre per lo stesso carlino, a partire da Carlo II, necessitavano almeno 60 denari gherardini. Un nominale tra l'altro che proprio sotto Carlo II si cercò di battere anche a Napoli, assieme alla sua metà ed al suo quarto... coniazione che però pare sia rimasta sulla carta. Tra alti e bassi nei cambi comunque la presenza di questo nominale nella circolazione monetaria del Regno è sempre documentata durante il periodo angioino ed il fatto che durante la congiura dei baroni (quindi periodo aragonese) uno dei ribelli al sovrano (Cola di Monforte conte di Campobasso) sceglie di battere questo nominale fa supporre che questa moneta circolasse ancora nei territori regnicoli. 

Una moneta forse immeritatamente poco considerata ma che ha tutto il diritto di essere annoverata fra quelle presenti e circolanti nel Regno di Napoli. Complimenti ad Eliodoro per il pezzo che si presenta con una conservazione di molto superiore alla media. Perfettamente leggibile ed integra.

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17 ore fa, fedafa dice:

Il denaro tornese... una moneta particolare e con caratteristiche iconografiche invariate nel tempo nonostante fosse coniata in diverse zecche e per molto tempo (considerando anche le numerose contraffazioni). Forse proprio questo immobilismo iconografico ha fatto sì che il più delle volte essa venga "snobbata" dai collezionisti... ed in parte anche dagli studiosi. Eppure si tratta di un nominale molto importante per il nostro Meridione dove ha circolato tranquillamente e per molto tempo. I motivi della sua presenza sono molteplici ma sicuramente il motivo principale va ricercato nel fatto che, trattandosi di emissioni anche a nome dei sovrani angioini, sicuramente otteneva quel grado di "ufficialità" che ne permetteva lo scambio sul suolo italico. Un motivo ulteriore e non secondario fu certamente anche il fatto, concordando con quanto scritto dalla Travaini (Denari "tornesi" nella circolazione monetaria dell'Italia meridionale tra XIII e XV secolo), che questa moneta andò a trovare posto tra il carlino d'argento ed il denaro gherardino facilitando di molto gli scambi commerciali. Sotto Carlo I d'Angiò, infatti, i denari tornesi venivano scambiati al numero di 20 per tarì (Soluta est pecuniain tournensis parvulis ad rationem tornnensium 20 pro tareno) quindi con un controvalore per denaro tornese pari ad un grano. Appare quindi evidente la comodità di avere in tasca una moneta che, pari al valore del grano, poteva essere scambiata al numero di 10 pezzi per un carlino mentre per lo stesso carlino, a partire da Carlo II, necessitavano almeno 60 denari gherardini. Un nominale tra l'altro che proprio sotto Carlo II si cercò di battere anche a Napoli, assieme alla sua metà ed al suo quarto... coniazione che però pare sia rimasta sulla carta. Tra alti e bassi nei cambi comunque la presenza di questo nominale nella circolazione monetaria del Regno è sempre documentata durante il periodo angioino ed il fatto che durante la congiura dei baroni (quindi periodo aragonese) uno dei ribelli al sovrano (Cola di Monforte conte di Campobasso) sceglie di battere questo nominale fa supporre che questa moneta circolasse ancora nei territori regnicoli. 

Una moneta forse immeritatamente poco considerata ma che ha tutto il diritto di essere annoverata fra quelle presenti e circolanti nel Regno di Napoli. Complimenti ad Eliodoro per il pezzo che si presenta con una conservazione di molto superiore alla media. Perfettamente leggibile ed integra.

Con Giovanna II, comincia la decadenza degli Angioini; la Regina, pur avendo avuto una vita licenziosa, non aveva avuto figli, per cui in un primo tempo adottò Alfonso V d'Aragona, per poi pentirsi.

Ma, ormai, il guasto era stato fatto, il Regno di Napoli, divenne nuovamente teatro di una guerra civile tra la fazione angioina e quella aragonese che, alla fine, uscì vincitrice:

Per le vicende storiche, rimando a quest'ottimo articolo pubblicato sul Portale del Sud

http://www.ilportaledelsud.org/alfonsoI.htm

Con Alfonso d'Aragona Napoli visse un periodo di rinascita

Ad Alfonso successe il figlio illegittimo Ferdinando che trovò la fiera opposizione papale e della fazione angioina da sempre presente nel Regno:

https://cosedinapoli.com/curiosita/la-congiura-dei-baroni/

Tra gli elementi di spicco della fazione angioina vi fu Cola Monforte, conte di Campobasso

https://www.treccani.it/enciclopedia/cola-di-monforte_(Dizionario-Biografico)/

che coniò, come già detto da @fedafa, un denaro tornese ad imitazione di quello della Grecia Franca 

Tempo fa @odjob fece a Campobasso una bellissima mostra su tale monetazione.

tornese campobasso dir.jpg

tornese campobasso rov.jpg

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11 ore fa, eliodoro dice:

Con Giovanna II, comincia la decadenza degli Angioini; la Regina, pur avendo avuto una vita licenziosa, non aveva avuto figli, per cui in un primo tempo adottò Alfonso V d'Aragona, per poi pentirsi.

Ma, ormai, il guasto era stato fatto, il Regno di Napoli, divenne nuovamente teatro di una guerra civile tra la fazione angioina e quella aragonese che, alla fine, uscì vincitrice:

Per le vicende storiche, rimando a quest'ottimo articolo pubblicato sul Portale del Sud

http://www.ilportaledelsud.org/alfonsoI.htm

Con Alfonso d'Aragona Napoli visse un periodo di rinascita

Ad Alfonso successe il figlio illegittimo Ferdinando che trovò la fiera opposizione papale e della fazione angioina da sempre presente nel Regno:

https://cosedinapoli.com/curiosita/la-congiura-dei-baroni/

Tra gli elementi di spicco della fazione angioina vi fu Cola Monforte, conte di Campobasso

https://www.treccani.it/enciclopedia/cola-di-monforte_(Dizionario-Biografico)/

che coniò, come già detto da @fedafa, un denaro tornese ad imitazione di quello della Grecia Franca 

Tempo fa @odjob fece a Campobasso una bellissima mostra su tale monetazione.

tornese campobasso dir.jpg

tornese campobasso rov.jpg

Ormai sapete come prendermi per la gola...

Appena citato il denaro tornese di Cola Monforte ecco che eliodoro ce ne propone uno. Una moneta "ribelle" coniata in gran quantità per poter affrontare le spese di guerra ma in pratica a corso forzoso essendo coniata con una lega a bassissimo contenuto di fino e sbiancata per ingannare chi la usava. Lo dimostrano gli esemplari giunti fino a noi che spesso ancora portano i segni della sbiancatura ma che, a causa della cattiva lega, si mostrano con tutti i segni dell'età. Ma la prova che anche all'epoca queste monete venissero poco apprezzate lo troviamo in una lettera  di Antonio da Trezzo, ambasciatore a Napoli per gli Sforza, che scrive a Francesco Sforza nell'ottobre del 1461, in piena congiura: "Lo conte de Campobasso già ha facto instantia de andarsene et così Jacomo Galiota et Jacopuzo da Montagano, perché non hanno portato altra moneta che tornesi novi, li quali esso Conte per forza faceva spendere in le terre sue et qua non ne possono alcuno, per il che già se è fuggito una grande parte della fanteria che menò con sé esso conte". Avendo questi condottieri ai loro ordini truppe mercenarie è facile immaginare come questi soldati, essendo pagati con moneta che non potevano utilizzare, preferissero abbandonare il campo di battaglia. Discorso diverso invece per i territori sotto il dominio del Monforte dove questi denari venivano fatti circolare per forza... Magari sarà stato proprio quest'obbligo di circolazione forzosa imposto dal conte Cola a favorire poi il perdono concesso da Ferdinando I d'Aragona: " ...in tempo et sub dominio de lo excellente signor Conte Cola de Campobasso sono stati soi officiali presertim tempore presentis guerre, tenore presentis capituli concedere venia indulgentia ita quod presens capitulum sit eis et uniquique ipsorum plenissimum et autenticum indultum et plenissima remissio de omni et singulo delicto malefitio crimine et omicidio etiam de crimine lese maiestatis in primo secundo sive tertio capite per ipsi o alcuno de ipsi commissi consentuti et partecipati et similiter de le false monete et denari quovismodo per ipsi prenominati facti, cugnati et expesi, non obstante quod de torniensibus alias factis penes aliquos adhuc quantitas aliqua reperiatur et forte in futurum reperiretur..." (da G. Scaramella, Un privilegio Aragonese a favore di Campobasso, Maddaloni 1902).

Non fu solo Campobasso a battere denari tornesi ma la loro produzione nell'area molisana pare si sia divisa in diverse zecche (qualcuna itinerante?) e recenti scoperte proprio su questi nominali non mettono ancora la parola fine al loro studio.

Un ultimo pensiero alla già citata mostra realizzata a Campobasso da @odjob. Un progetto realizzato da chi ama il proprio territorio ed ha cercato di divulgarne la storia attraverso le monete. Io ed Eliodoro fummo suoi ospiti e ci fece anche da guida nel visitare la città, castello compreso. Ovviamente con l'immancabile pranzo a base di prodotti locali... la buona tavola è una caratteristica che accomuna tutti i Numismatici.

Modificato da fedafa
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1 ora fa, fedafa dice:

Ormai sapete come prendermi per la gola...

Appena citato il denaro tornese di Cola Monforte ecco che eliodoro ce ne propone uno. Una moneta "ribelle" coniata in gran quantità per poter affrontare le spese di guerra ma in pratica a corso forzoso essendo coniata con una lega a bassissimo contenuto di fino e sbiancata per ingannare chi la usava. Lo dimostrano gli esemplari giunti fino a noi che spesso ancora portano i segni della sbiancatura ma che, a causa della cattiva lega, si mostrano con tutti i segni dell'età. Ma la prova che anche all'epoca queste monete venissero poco apprezzate lo troviamo in una lettera  di Antonio da Trezzo, ambasciatore a Napoli per gli Sforza, che scrive a Francesco Sforza nell'ottobre del 1461, in piena congiura: "Lo conte de Campobasso già ha facto instantia de andarsene et così Jacomo Galiota et Jacopuzo da Montagano, perché non hanno portato altra moneta che tornesi novi, li quali esso Conte per forza faceva spendere in le terre sue et qua non ne possono alcuno, per il che già se è fuggito una grande parte della fanteria che menò con sé esso conte". Avendo questi condottieri ai loro ordini truppe mercenarie è facile immaginare come questi soldati, essendo pagati con moneta che non potevano utilizzare, preferissero abbandonare il campo di battaglia. Discorso diverso invece per i territori sotto il dominio del Monforte dove questi denari venivano fatti circolare per forza... Magari sarà stato proprio quest'obbligo di circolazione forzosa imposto dal conte Cola a favorire poi il perdono concesso da Ferdinando I d'Aragona: " ...in tempo et sub dominio de lo excellente signor Conte Cola de Campobasso sono stati soi officiali presertim tempore presentis guerre, tenore presentis capituli concedere venia indulgentia ita quod presens capitulum sit eis et uniquique ipsorum plenissimum et autenticum indultum et plenissima remissio de omni et singulo delicto malefitio crimine et omicidio etiam de crimine lese maiestatis in primo secundo sive tertio capite per ipsi o alcuno de ipsi commissi consentuti et partecipati et similiter de le false monete et denari quovismodo per ipsi prenominati facti, cugnati et expesi, non obstante quod de torniensibus alias factis penes aliquos adhuc quantitas aliqua reperiatur et forte in futurum reperiretur..." (da G. Scaramella, Un privilegio Aragonese a favore di Campobasso, Maddaloni 1902).

Non fu solo Campobasso a battere denari tornesi ma la loro produzione nell'area molisana pare si sia divisa in diverse zecche (qualcuna itinerante?) e recenti scoperte proprio su questi nominali non mettono ancora la parola fine al loro studio.

Un ultimo pensiero alla già citata mostra realizzata a Campobasso da @odjob. Un progetto realizzato da chi ama il proprio territorio ed ha cercato di divulgarne la storia attraverso le monete. Io ed Eliodoro fummo suoi ospiti e ci fece anche da guida nel visitare la città, castello compreso. Ovviamente con l'immancabile pranzo a base di prodotti locali... la buona tavola è una caratteristica che accomuna tutti i Numismatici.

Riuscii a fare la mostra appena in tempo,prima che vi fu il lockdown per covid(dal 15 gennaio al 5 febbraio vi fu la mostra ed il lockdown iniziò appena un mese dopo la conclusione della mostra).Ad aprile- maggio di quest'anno sarebbe dovuta partire un'altra mostra insieme all'Archivio di Stato ma è tutto fermo per COVID:aspettiamo tempi migliori.

Bella giornata fu quella,bella anche perchè senza mascherine.

Approfitto per pubblicizzare il mio BLOG che ho dato vita da pochissimi giorni:intendo inserirvici contenuti spessissimo. https://numismaticameridionale.altervista.org 

Salutoni

odjob

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40 minuti fa, odjob dice:

Riuscii a fare la mostra appena in tempo,prima che vi fu il lockdown per covid(dal 15 gennaio al 5 febbraio vi fu la mostra ed il lockdown iniziò appena un mese dopo la conclusione della mostra).Ad aprile- maggio di quest'anno sarebbe dovuta partire un'altra mostra insieme all'Archivio di Stato ma è tutto fermo per COVID:aspettiamo tempi migliori.

Bella giornata fu quella,bella anche perchè senza mascherine.

Approfitto per pubblicizzare il mio BLOG che ho dato vita da pochissimi giorni:intendo inserirvici contenuti spessissimo. https://numismaticameridionale.altervista.org 

Salutoni

odjob

Complimenti,messo nei preferiti??

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Buon giorno e buon 2021 a tutti. 

Ladislao D'Angiò Durazzo venne incoronato Re di Napoli, giovanissimo a seguito della morte del padre Carlo III; ebbe un ruolo enorme, arrivando anche a conquistare Roma. Aggiungo  i denari emessi per a Napoli

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Il 27/12/2020 alle 18:25, eliodoro dice:

Carlo I D'Angiò, a seguito del Trattato di Viterbo, assunse la Signoria sulla Grecia Franca e , dopo la morte di Guillhaume II de Villehardouin, assunse il controllo della zecca ove inviò personale per la sua riorganizzazione.

Riprendo quanto scritto da  R. Cecchinato: nel suo libro " Il Denaro tornese della Grecia Franca" a pag. n.33:   “Ai 16 Giugno della XI indizione anno 1281 presso Civitavecchia. Si ordina al giustiziere di Terra di Lavoro l’acquisto di libbre 1300 di bulzonaglia, in difetto di rame vecchio, o nuovo per coniarsi nella zecca di Clarenza i tornesi piccoli simili a quelli battuti in tempo di Guglielmo olim principe recolendae memoriae”.

Questi denari circolavano normalmente nel Regno di Napoli.

 Ne allego uno emesso da Carlo I D'Angiò, classificato Malloy n. 11

 

denaro tornese carlo i d'angiò.jpg

Rimanendo nell'ambito della famiglia reale Angioina, ecco i denari tornesi di Carlo II e di Filippo di Taranto

IMG_20210110_082937.jpg

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IMG_20210110_083241.jpg

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5 ore fa, eliodoro dice:

Rimanendo nell'ambito della famiglia reale Angioina, ecco i denari tornesi di Carlo II e di Filippo di Taranto

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Riguardo la catalogazione del Malloy "Coins of the Crusader States 1098-1291": 

IL denaro di Carlo II è catalogato al n. 12, con la seguente legenda:

Al Diritto:  +°K°R°PRINC'ACh;

AL Rovescio: + DE CLARENCIA+;

il Denaro di Filippo di Taranto, quarto figlio di Carlo II d'Angiò, è classificato al n. 28, con la seguente legenda:

Al Diritto:+°Ph'S°P°A°Ch°TAR

AL rovescio: + DE CLARENCIA+, con la lettera  F ad ogni lato del Castello

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Il 9/1/2021 alle 09:01, eliodoro dice:

Buon giorno,

In arrivo, quattrino di Ludovico I con globo crucigero nella legenda, particolarmente raro. Saluti Eliodoro 

 

 

Che bell'esemplare! Sicuramente in conservazione superiore alla media e con il globo crucigero ben evidente che ne caratterizza anche una notevole rarità. Mi pare di scorgerlo anche al D/  nell'area che ho cerchiato. 

 

Cattura.JPG

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