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Salve.

Sfogliando il corposo ed elegante catalogo Leu delle aste del 23, 24 e 25 ottobre prossimo ho notato due emissioni in oro di Metaponto ai tempi di Pirro d’Epiro del tipo Leucippo/Due spighe d’orzo che non conoscevo.

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Per la descrizione rimando alle pagine delle rispettive aste

https://www.sixbid.com/en/leu-numismatik/7826/the-kleinkunst-collection/6397488/b-lucania-metapontion-i-time-of-pyrrhos

https://www.sixbid.com/en/leu-numismatik/7827/greek/6397842/b-lucania-metapontion-i-time-of-pyrrhos

 

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Notevole questo distatere che alla Nomos 3 & 4 è stato aggiudicato a un hammer di CHF 22000.

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LUCANIA, Metapontion. Distater (Silver, 15.76 g 1), c. 340-330 BC. Bearded head of Leukippos to right, wearing a Corinthian helmet ornamented with Nike driving a quadriga to right on the bowl and a hippocamp swimming right at the join between the front visor and the back flap. Behind, ΑΠΗ and forepart of a lion to right. Rev. ΜΕΤΑΠΟΝΤΙΝΩΝ Grain ear with leaf to left; above leaf, club; below leaf, ΑΜΙ. HN III 1574. Johnston B1.1. Kraay & Hirmer 242. SNG ANS 431. Very attractively toned and unusually well struck on a broad flan. Very rare. Nearly extremely fine.

Ex Monnaies et Médailles 75, 4 December 1989, 83.

The mythological hero Leukippos (his name means owner of a white horse, i.e., a wealthy man) was particularly popular in Metapontum, appearing on the obverse of many of the city’s nomoi, or staters, starting c. 350 BC. This helmeted and bearded head also served as a prototype for Rome’s early didrachms with a similar head of Mars. Unlike Thurium, which struck a rather extensive series of distaters or dinomoi, Metapontum only produced a single issue, which is now very rare and of which this is an exceptionally fine example. It is, in fact, struck from the stylistically best die pair of all those used.

 

Non sapevo che, come si legge nella didascalia, Leukippos, il nome dell’eroe mitologico particolarmente popolare a Metaponto, significasse proprietario di un cavallo bianco, cioè un uomo ricco.

 

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Notizie storiche

Metaponto, la città sul Golfo di Taranto nota per la prosperità della sua agricoltura, andava orgogliosa del suo fondatore acheo Leucippo, che secondo la leggenda l’aveva sottratta alla vicina e rivale Taras (Taranto) (Strabone, Geografia 6, 265). Nell’ultimo trentennio del 4° secolo a. C. la città ha emesso un gran numero di stateri che raffigurano sul diritto la testa barbata di Leucippo a d., che indossa un elmo Corinzio, e nel campo a s. un cane seduto che può essere il segugio "Molosso" con riferimento ad Alessandro d’Epiro chiamato da Taras a difesa delle locali città greche dai Lucani e dalle popolazioni indigene dell'interno. Il rovescio della moneta rappresenta una spiga d'orzo, il prodotto agricolo fonte di ricchezza per la città.

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LUCANIA, Metapontion. Circa 340-330 BC. Stater (Silver, 7.93 g 6). ΛΕΥΚΙΠΠΟΣ Bearded head of Leukippos to right, wearing Corinthian helmet; behind, dog seated to left, his right forepaw raised; below neck, Σ. Rev. ΜΕΤΑ Seven-grained barley ear with leaf to right; on leaf, bird with open wings to right; below leaf, ΑΜ[Ι]. HN III 1576. Johnston B3.16 (same dies). A lovely, well-centered coin, attractively toned. Extremely fine.

From a European collection.

The head of the hero Leukippos on this coin is particularly elegant. He was a mythical king of Messene whom the Metapontines claimed as the founder of their city. His appearance on the coins almost certainly serves as an allusion to the help given to Metapontum by Alexander the Molossian, another king from across the sea.

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Leucippo, che i Metapontini ritengono fondatore della loro città, era il mitico re di Messenia, figlio di Periere e Gorgofone e fratello di Tindaro, Icario e Afareo. Sposò Filodice figlia di Inaco, dalla quale ebbe Arsinoe (amante di Apollo, al quale diede Asclepio), Ilaria e Febe, dette queste due ultime Leucippidi. Queste, promesse spose dal padre agli Afaretidi Ida e Linceo, furono rapite da Castore e Polideuce, consenziente Leucippo, lasciatosi corrompere dai ricchi doni dei Dioscuri. Ciò fu causa di una sanguinosa lotta tra i Dioscuri e gli Afaretidi, conclusasi con la morte di Castore e di Ida e Linceo.

La vicenda nei dettagli è questa.

Le Leucippidi Febe, una sacerdotessa di Atena, e Ilaria, una sacerdotessa di Artemide, furono promesse in ispose ai loro cugini Ida e Linceo, figli di Afareo re di Messenia; ma Castore e Polideuce le rapirono ed ebbero da esse dei figli: Ilaria diede a Castore Anagone, e Febe a Polideuce Mnesileo. Questo diede origine a un'aspra rivalità tra le due coppie di gemelli. Dopo la morte di Afareo, Ida e Linceo si rappacificarono temporaneamente con i Dioscuri e tutti e quattro unirono le loro forze per razziare del bestiame in Arcadia. L'impresa fu coronata da successo e a Ida toccò il compito di dividere il bottino. Egli distribuì a ciascuno un quarto di vacca e stabilì che il primo che avesse divorato la sua parte avrebbe scelto le bestie migliori, e così via, in ordine decrescente di rapidità. Ida fu il primo a spolpare il proprio quarto; poi aiutò Linceo a finire il suo e insieme spinsero il bestiame verso Messene. I Dioscuri, furiosi per questo scorretto trattamento, partirono immediatamente per la Messenia e, approfittando dell'assenza dei cugini, ripresero il gregge e si appiattarono nel cavo di una quercia per attendere il ritorno dei loro rivali. Ma Linceo, dotato di una meravigliosa vista, li aveva scorti dalla vetta del Taigeto e Ida, precipitatosi giù dalla montagna, scagliò la sua lancia contro l'albero e trafisse Castore. Polideuce respinse i due cugini fino in Messenia alla tomba del loro padre. Ida prese la pietra tombale e gliela scagliò addosso. Benché ferito, Polideuce riuscì a uccidere Linceo con la sua lancia, mentre Zeus uccideva Ida con la folgore. Poi Polideuce tornò da Castore ormai in punto di morte, ma Zeus garantì a Polideuce che avrebbe diviso la sua immortalità con il fratello, trascorrendo un giorno ciascuno nella casa di Ade e un giorno sull'Olimpo. E come ricompensa per il loro amore fraterno, ne pose l'immagine tra le stelle come costellazione dei Gemelli.

Fonte: http://mitologia.dossier.net/leucippidi.html

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Altri personaggi mitologici di nome Leucippo

LEUCIPPO figlio di Enomao, re di Pisa in Elide, innamorato di Dafne e respinto dalla fiera ninfa, riuscì ad entrare nel corteggio delle sue amiche travestendosi da fanciulla. Ma Apollo, geloso, scoperto l'inganno grazie all'arte divinatoria, consigliò la ninfa e le compagne di bagnarsi nude nel fiume per accertarsi che il loro gruppo fosse composto di sole donne. Leucippo, obbligato a spogliarsi e riconosciuto, fu ucciso dalle Ninfe a colpi di frecce.

LEUCIPPO figlio di Xantio, principe della Lidia e discendente di Bellerofonte. Innamorato della propria sorella, ne divenne ben presto l'amante. Questi amori durarono fino a quando il fidanzato della giovane, venutone a conoscenza, si recò da Xantio e gli rivelò che sua figlia aveva un amante, senza precisare tuttavia il nome. Una notte Xantio entrò di sorpresa nella camera della giovane, la quale, vedendolo entrare, si nascose e Xantio, credendo di aver trovato il colpevole, la colpì con la spada senza riconoscerla. La giovane emise un grido di dolore; presto Leucippo accorse e, non riconoscendo neppure lui nell'aggressore il proprio padre, lo uccise. Disperato per questo delitto, Leucippo dovette necessariamente punirsi con l'esilio, e, ritiratosi presso Efeso, fondò la città di Cretineone, nella regione di Mileto. La leggenda è narrata in un poemetto di Ermesianatte di Colofone (sec. III a.C.).

 

Fonte: http://mitologia.dossier.net/leucippidi.html

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Sul diritto di questo statere (Nomos 9), il simbolo dietro la testa di Leucippo è la fiaccola a croce di Eleusi, la lunga “cross torch” che Demetra tiene in mano sul rovescio di alcune emissioni in bronzo di Metaponto.

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LUCANIA, Metapontum. c. 340-330 BC. Didrachm or Nomos (Silver, 21mm, 7.94 g 7). Bearded head of Leukippos to right, wearing Corinthian helmet; behind, cross-torch. Rev. ΜΕΤΑ Barley ear with leaf to right; to right, ?Η. HN III 1555. Johnston A5.3. SNG ANS 405. An attractive, sharp and well struck piece with an elegant head of Leukippos. Signs of overstriking on the obverse, otherwise, extremely fine.

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Bronzo di Leucippo che raffigura sul rovescio Demetra in piedi, di fronte, con in mano una lunga fiaccola terminante con una croce (NAC 64).

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Greek coins
Metapontum
Bronze late 3rd century, 4.88 g. Helmeted head of Leucippus l. Rev. Demeter standing facing, holding long cross-torch. Johnston, Essays Kraay-Morkholm 67. Historia Numorum Italy 1703. Green patina and good very fine From the Giancarlo Silingardi collection. This coin is sold with an export licence issued by the Republic of Italy.

 

Un mistero che conserva ancora i suoi segreti è la fiaccola a croce dei Misteri di Eleusi che prometteva una beata vita ultraterrena a coloro che erano stati iniziati. Vista sulle urne dell'Italia meridionale e sulle monete della colonia greca di Metaponto, tale fiaccola è brandita da Ecate (la dea degli incroci) o da Persefone (la sposa di Ade) o dalla stessa Demetra mentre cerca freneticamente la figlia rapita.

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Inviato (modificato)

a proposito della richiamata  "fiaccola a croce" c'è un interessante articolo di Marco Miglioli e Alberto Campana sul n. 84 di "Monete Antiche"  liberamente scaricabile in PDF da "ACADEMIA" (non so se si può mettere il link perchè contiene pubblicità), un cordiale saluto

LA GROMA: strumento topografico e simbolo di prosperità                                     

Modificato da joannes carolus
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Bronzo con testa elmata di Leucippo a destra (CNG 76).

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LUCANIA, Metapontion. Circa 225-200(?) BC. Æ 16mm (4.25 g, 9h). Helmeted head of Leukippos right / Demeter standing facing, head right, holding long-cross torch. Johnston, Bronze 66; HN Italy 1702. Near EF, dark brown patina.


From Collection C.G. Ex Stack’s (18 July 1995), lot 2198.

Sale: CNG 76, 12 September 2007, Lot: 72. Estimate $200. Sold For $345.

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In questo bronzo la fiaccola a croce è stata scambiata per uno… spaventapasseri! La figura femminile a lato è stata identificata con Persefone, la figlia di Cerere rapita da Ade.  

Dr. Busso Peus Nachfolger, Auction 371, lot 10, 24.04.2002

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GRIECHISCHE MÜNZEN
Lukanien
METAPONT.
No.: 10
Schätzpreis-Estimation: EUR 125.-
METAPONT. Bronze 4./3. Jhdt. v. Chr. Kopf des Leukippos mit korinthischem Helm / Persephone mit Vogelscheuche (?), im Feld Ähre. SNG München 1019. 4,01 g.
Schwarzgrüne Patina, Äusserst selten
Sehr schön

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Il mito di Persèfone (o di Prosèrpina)

Persèfone, chiamata anche Kòre, Kora o Core, che in greco vuol dire “giovane donna” è uno dei nomi più celebri della mitologia greca e in particolare dei Misteri Eleusini. In latino, il suo nome è tradotto con Prosèrpina. Moglie di Ade, era la regina dell’oltretomba. A lei si doveva l’alternanza delle stagioni.

Ma andiamo con ordine. Persefone, nella versione principale del mito che la riguarda, era la figlia di Demetra (Cerere per i romani) e Zeus. Suo zio Ade perse la testa per lei, tanto da rapirla e portarla con sé negli inferi, contro il suo volere. Qui Persefone cadde in trappola: rifiutandosi di mangiare ogni altra cosa, accettò di mangiare solo sei chicchi di melograno, senza sapere che mangiare i frutti degli inferi comportasse il rimanerne prigionieri per l’eternità.

A dirla tutta, in una versione diversa del mito, Persefone non avrebbe mangiato i sei chicchi perché ingannata, ma in modo consapevole e consenziente, perché ormai innamorata di Ade.

Fatto sta che mamma Demetra non si rassegnò al rapimento della figlia. Anzi, in quanto dea dell’agricoltura e della fertilità, ebbe modo di far sentire la sua vendetta o, quanto meno, di far capire la sua immensa tristezza: fin lì aveva assicurato agli uomini lunghissime stagioni di bel tempo e raccolti abbondanti; dopo il ratto di Persefone, per la disperazione, Demetra causò un inverno interminabile, che gelò la crescita delle messi.

Fu papà Zeus a mettere tutti d’accordo con quelli che oggi potremmo chiamare, rispettivamente, una “questione pregiudiziale” e un “patteggiamento”.

La questione pregiudiziale: Persefone non aveva mangiato per intero il frutto del melograno, ma, come detto, appena sei chicchi.

Il patteggiamento: Persefone sarebbe rimasta col marito, nell’oltretomba, tanti mesi quanti chicchi aveva mangiato e il resto dell’anno con la madre.

Lo zio/marito Ade e sua cognata Demetra accettarono il compromesso e così a Persefone toccò trascorrere sei mesi negli inferi e sei mesi sulla Terra. Nei sei mesi in cui Persefone tornava dalla madre, la gioia della madre faceva s’ che la Terra rifiorisse, dando luogo alla primavera e all’estate. Nei sei mesi in cui tornava dal marito Ade, la tristezza di Demetra dava luogo all’autunno e all’inverno.

Matrimonio e fertilità della Natura, morte e rinascita, il ciclo delle stagioni e il mistero della vita che si rinnova: quanti significati in un mito solo! Non sorprende che il culto della dea Persefone fosse particolarmente diffuso.

Ma non finisce qui. A quanto si narra, Persefone, in seguito, perse la testa per Adone e per lui sfidò nientemeno che Afrodite (Venere, per i latini). Anche questa volta fu chiamato in causa Zeus/Giove che, tanto per cambiare, ancora una volta decise di non scontentare nessuno: sia Persefone che Afrodite poterono continuare a godere delle grazie di Adone, purché in separata sede (e così anche l’adulterio trovava una sua legittimazione nel mito di Persefone).

 

Un’ultima “chicca” (basta coi “chicchi”!): il mito di Persefone ha una sua origine nella “discesa di Inanna”, un mito mesopotamico. Anche in questo caso, il dio della vegetazione, Dumuzi, si congiunge per sei mesi con Inanna, che simboleggia il potere generativo e il risveglio primaverile, e per sei mesi, negli Inferi, con Ereshigal, sorella di Inanna e simbolo del letargo invernale e della morte.

Checché se dica, un insegnamento il mito di Persefone potrebbe suggerire, ancora oggi, a quanti puntano le loro fortune sullo sfruttamento intensivo delle coltivazioni e sui prodotti ogm: la natura hai suoi tempi, le sue stagioni, e, forse, andrebbero rispettati, pena il ritorcersi contro l’uomo.

Fonte: https://www.odysseo.it/il-mito-di-persefone-o-di-proserpina/#:~:text=Persefone%2C nella versione principale del,inferi%2C contro il suo volere.&text=Fatto sta che mamma Demetra non si rassegnò al rapimento della figlia.

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