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Il maiale era considerato un'animale molto importante per gli Etruschi.

Nella mitologia il maiale rappresentava una bestia monda e innocente attraverso la quale gli dei mandavano messaggi agli uomini, come nel caso dei sacerdoti etruschi che anche con il fegato di porco praticavano la scienza aruspicina, ossia la previsione del futuro (oltre che con quello di pecore e capre).
Anche la tradizione latina del grasso di maiale (la sugna che è anche simbolo di fertilità) con il quale si ungevano gli stipiti della porta di una nuova casa per assicurarsi fortuna e fecondità, è un'eredità etrusca.
Diversi autori lasciano testimonianze dell'importanza occupata da questo animale nella società come Virgilio che celebra il maiale con l'episodio della bianca scrofa che indica ad Enea il luogo dove sbarcare o Plinio, che scrive sulle periodiche spedizioni dall'Etruria verso Roma di 20.000 porci (molto apprezzati dai cittadini dell'Urbe come testimoniato dalle ricette di Apicio e dal Satyricon di Petronio, dove si narrano delle fastose cene a casa di Trimalcione nelle quali veniva servito anche il piatto prelibato del “PORCUS TROJANUS”, che consisteva in un maialetto ripieno di uccelletti, verdure, salse varie e formaggio fuso).

A conferma di tale importanza abbiamo infatti nel territorio aretino e limitrofi conserviamo molte statuette etrusche bronzee ex-voto che dovevano propiziare vari benefici, come potenza sessuale, fertilità, salute, ricchezza e altro.

Indovinello RISOLTO del maiale etruscoLanguageW
File:Archeologico, bronzetti etruschi, animali 15 maiale.JPG

Per non parlare delle purtroppo rare testimonianze numismatiche , in primis la tridracma di Populonia:

Etruria, Populonia AR Tridrachm. 5th century BC. Boar stepping to right on rocky ground; dotted border around / Blank. EC I, 2.8 (this coin): HN Italy 112; Sambon 19. 16.56g, 28mm.

Good Very Fine; minor porosity on edge. Extremely Rare; one of only eight known specimens, of which all but two are in museum collections (London, New York [2], Florence, Paris, Vatican), and possibly the finest of all.

This coin published in I. Vecchi, Etruscan Coinage, 2012;
From the Long Valley River Collection;
Ex collection of a Swiss Etruscologist, Roma Numismatics Ltd., Auction XVI, 26 September 2018, lot 5;
Ex VCV Collection, Roma Numismatics Ltd., Auction X, 27 September 2015, lot 10.

The earliest struck silver Etruscan tridrachms (as well as didrachms and drachms) seem to be those of Populonia and Vulci, and are attributed to the 5th century BC. They seem to be struck on the 'Chalkidian' silver drachm standard of nominally about 5.8g, a model provided by Etruria's nearest Greek neighbour, Cumae in circa 475-470 BC. This weight standard is also found at other Greek cities important to Etruscan seaborne commerce in the early 5th century such as Himera, Naxos and Zankle-Messana. The coins, of which this type is certainly no exception, are of Greek style with an Etruscan flavour and display a predilection for apotropaic (demon-dispelling) images of exotic animals and monsters.

 
etruria-populonia-ar-tridrachm-5th-6354763-S.jpg
 
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Per chi fosse interessato a qualche informazione storica su questo vorace e succulento animale:

La storia del maiale e dell’avventura affianco all’uomo inizia in un’epoca remota quale la “rivoluzione neolitica” caratterizzata dal deciso e repentino cambiamento da parte di alcune popolazioni, dalla caccia e dalla raccolta spontanea dei prodotti, ad un sistema di vita più sedentaria basato sull’agricoltura e l’allevamento di quegli animali considerati domestici. Il periodo storico, che si colloca tra il 4500 ed 5000 a. C. in Cina, pone in evidenza il maiale come precursore dell’allevamento rurale addomesticato della preistoria stessa, ma accreditati storici collocano nel territorio che parte dalle coste più orientali del Mediterraneo e passando attraverso la Mesopotamia, raggiunge il golfo Persico.

Si è puntualmente verificato che a seguito di scavi, numerosi ritrovamenti di reperti che indicano inequivocabilmente che già nel 3500 a. C. esistevano maiali domestici con marcate e decise caratteristiche morfologiche distinte dagli animali selvatici presenti in questa area, provenienti da selezioni iniziate molto tempo addietro.

In Europa e sia in Cina che in India, sono stati trovati resti fossili che risalgono al periodo che inizia dal miocene a terziario superiore. In tempo più recenti, apparentemente!, siamo tra il 2000 ed il 3000 a. C., così pure in Europa, precisamente in Svizzera, si sono trovati fossili nelle palafitte, mentre in Italia, in pieno periodo etrusco, in provincia di Siena a monte Catona, nelle Marche nella grotta del Grano, nella torbiera dl Lonato nel mantovano ed in Sicilia, sono venuti alla luce abbondanti resti fossili che tolgono ogni dubbio del fatto che il maiale fosse allevato.

Anche al tempo della XVIII^ e XIX^ dinastia dell’antico Egitto, il maiale è raffigurato come simbolo della siccità, del tifone ed in tutto ciò che era considerato “male”, mentre in alcuni monumenti sepolcrali e sui sarcofagi della XX^ dinastia siti a Gournach, i demoni sono rappresentati come dei maiali domestici.

Negli scritti di Erodoto, è riportato che gli egiziani mangiavano carne di suino solo una volta all’anno in corrispondenza del plenilunio che coincideva con le feste di Osiride ed Iside, dopo averne bruciato coda, milza ed il grasso del ventre. Ai guardiani dei porci erano assolutamente vietati i luoghi sacri. Il popolo però, ne faceva ugualmente utilizzo, in quanto si sono trovate ossa nel delta del Nilo e persino sotto gli obelischi di Elaiopoli. I vari popoli del medio oriente, ne avevano un rapporto alquanto contradditorio: gli arabi ne disprezzano la carne, gli ebrei lo consideravano un animale immondo, mentre assiri e babilonesi lo tenevano in gran conto.

I primi nuclei di pastori ed agricoltori sono comparsi nella zona della Mesopotamia, circa 10.000 anni fa, diffondendosi successivamente il tutto il territorio circostante per giungere fino all’Europa. A causa dell’elevata salinità dei terreni, la produzione dei cereali, in quanto principale fonte di cibo per la specie umana e l’allevamento dei suini, si ridusse gradualmente d’importanza anche a causa del fatto che il maiale si presta meno agli spostamenti rispetto a capre e pecore, rendendo difficili i trasferimenti da un bosco all’altro alla ricerca di cibo sulle lunghe distanze. Ne conseguì che nella zona mediorientale si sviluppò maggiormente l’allevamento ovino-caprino, mentre quello relativo al maiale si intensificò sempre più nell’Europa centro-settentrionale dove prosperavano immense foreste e succulenti querce!

Dalla Mesopotamia l’allevamento del maiale anche in Italia, dove la presenza e l’abbondanza del suino è testimoniata dai numerosi reperti storici riportati nel trattato “Gli animali da mensa” di Giovenale in quanto riferisce che ogni anno ne venivano spediti dall’Etruria a Roma non meno di 20.000 per trasformarli in prosciutti che erano la base dell’alimentazione di facchini, gladiatori e dei soldati delle legioni. Nel mondo classico il maiale ha diversi significati sia religiosi che metaforici: nella Grecia antica il maiale veniva sacrificato ed offerto a Demetria, dea della fertilità, ma contemporaneamente era utilizzato come metafora di una persona molto ottusa, con scarsa sensibilità ed alquanto presuntuosa, poichè pretendeva di insegnare a chi era molto più esperto e saggio di lui come si deduce dall’espressione “ … che il maiale insegna ad Atena”, la dea patrona di tutte le arti.

Anche Omero, nei suoi capolavori dell’Iliade e dell’Odissea, riporta numerosi riferimenti sui maiali: durante il decennale assedio a Troia, Tiresia consiglia ad Ulisse di sacrificare a Nettuno in quanto considerato avverso alla guerra, un verro, un montone ed un toro. La maga circe trasforma i compagni di Ulisse in maiali e quando finalmente arriva ad Itaca dopo oltre venti anni di allontanamento, la prima persona che incontra è Eumeo, il guardiano dei porci.

Durante i giochi Olimpici, i lottatori giuravano a Zeus su un maiale sacrificato. I cretesi ritenevano il maiale un animale divino, in quanto la tradizione riportava che avesse allattato Giove. Scacciato da Laomedonte, Polidoro, re dei frigi, si ritirò sull’isola di Tenedo e grazie alle sue costante preghiere, le formiche si trasformarono in maiali.

Anche nella bibbia si ritrovano varie annotazioni riferite al maiale: “Il porco ha fesso lo zoccolo, ma non rumina. Non mangiate del porco le carni, perché è immondo”. Grazie a tale proibizione, il popolo d’Israele evitò per anni il diffondersi di trichina e tenia, malattie parassitarie dovute al maiale, mentre altri popoli dell’epoca ne erano colpiti. Nonostante tutti questi divieti, gli ebrei allevavano il maiale per uso commerciale, in quanto in Giudea vi erano numerosi e notevoli allevamenti di suini in greggi, come citato nella parabola del “figliuol prodigo” del Vangelo.

Presso i romani, nelle campagne era sovente praticato il “suovetaurilia”, sacrificio a scopo di purificazione, di un maiale, una pecora ed un toro: i tre animali venivano condotti con una solenne processione al luogo che si doveva purificare e poi uccisi secondo le sacre prescrizioni.

Greci, etruschi e romani, che ne apprezzavano le succulenti caratteristiche culinarie, lo ritenevano simbolo di forza. A Roma, nell’arco di Tito, è scolpita la scrofa che con la nidiata era il simbolo delle legioni e così pure fino al tempo di Mario, I° sec. a.C., il verro fu l’emblema di valorose legioni. Anche nell’Eneide di Virgilio, si fanno riferimenti ai suini che sono animali amati dagli dei ed ottimi per sacrifici: inoltre si riporta un fatto straordinario. Quando Enea, in fuga da Troia, sbarcò sul litorale italico, seguì una scrofa bianca con trenta porcellini che gli indicò dove fondare la futura città di Alba Longa.

Greci e romani utilizzavano la salagione e l’affumicamento per la conservazione delle carni di maiale. I romani sono i primi ad utilizzare gli insaccati, in quanto dopo aver conquistato la Lucania, trovano un salume chiamato “lucanica” e da allora ne fecero un ingente utilizzo. Lo storico greco Polibio, riferisce che in Maremma le mandrie di suini erano alquanto numerose e frequenti e che i porcari etruschi le guidavano suonando la buccina.

I romani erano grandi consumatori di carne di maiale, come è riportato nel trattato di cucina “De Re Coquinaria” di Apicio, in quanto le ricette a base di carne di maiale sono nettamente prevalenti rispetto a quelle di altri animali. Data la gustosità e piacevolezza di queste saporite carni, l’autore suggerisce “… per conservare le cotenne di maiale o di bue e gli zampetti cotti, immergerli fino a coprirli, nella senape fatta con aceto, sale e miele e quando vorrai li potrai usare: rimarrai meravigliato ed estasiato dalla raffinata bontà!”

Altri autorevoli scrittori come Columella, Catone e Varrone, descrivono sia le corrette attività da tenere per un ottimale allevamento, le modalità per ottenere e conservare perfettamente le varie tipologie di carni che si hanno dal maiale. Varrone è il primo autore che descrive correttamente l’impasto di un salume, precisamente della salsiccia prodotta in Lucania, appunto la “lucanica”, elencando tutti i termini utilizzati per descrivere il suino:

assum - arrosto;
botularius - salsicciaio;
caro, carnis, totulacum - salame,
delici - maialini;
farcimuna - insaccato;
farticulum - salsicciotto;
fartura - insaccamento;
fondus - salsiccia insaccata in intestino cieco;
insecta - carne tagliuzzata;
insicia - salsiccia;
nefrendes - animali alquanto magri;
offula - bocconcino o piccolo pezzo di polpa di maiale;
perna o petasio - prosciutto;
porcinarius - salumiere;
porculatio - lattonzoli;
porculatores - allevatore dei porci;
prosicium - frattaglia;
suarius - allevatore e commerciante di suini;
succina - carne di maiale salata;
sueiris - braciola;

suila - carne di maiale;
ventresca falisca - salsiccia fatta dalle popolazioni dei Fallisci.

Plinio il Vecchio, I° sec. d.C., racconta che si conoscevano ben cinquanta differenti modi per preparare le carni del maiale. Anche Petronio, nei racconti delle cene a casa di Trimalcione, si riporta che i romani impazzivano per il piatto prelibato di “PORCUS TROJANUS”.
Dopo la caduta del Sacro Romano Impero d’Occidente - 476 d.C. - e la conseguente conquista da parte delle popolazioni straniere, i cosiddetti “barbari” di oltralpe, si verificò una radicale e marcata trasformazione sia nel paesaggio che nell’assetto economico dell’Italia, poichè durante la dominazione romana l’ambiente era prevalentemente agricolo e molto curato sia nell’aspetto produttivo che dell’immagine, per cui sempre più progressivamente l’agricoltura regredisce lasciando spazio ad ampie aree incolte, alle selve, boscaglie ed alle paludi, passando così ad una coltura del tipo silvo-pastorale.

Nel periodo medioevale e fino al XVIII° sec. i suini erano allevati erano allevati allo stato brado nei boschi di querce e castagni: purtroppo si trattava di animali magri e dalle lunghe zampe, di pelle scura, rossastra o nera con setole dritte e lunghe sulla schiena. Inoltre, la vita era di 2/3 anni e generalmente non superavano i 70/80 kg. in quanto si nutrivano di ghiande pascolando nei boschi ed accuditi dal porcaro che doveva pagare al proprietario del terreno o del pascolo, generalmente il nobile locale o ad un monaco esattore, “villicus o major” il “ghiandatico”, che in buone annate poteva rendere fino al 10% del branco pascolante. Nell’editto di Rotari del 643 d.C. si riporta che il porcaro valeva più di ogni altro gestore di animali: “… se qualcuno avrà ucciso un porcaro altrui, paghi soldi 50, mentre per quanto riguarda uno dei sottoposti si paghino soldi 25. Per l’uccisione di un pecoraio, capraio o bovaro, si paghino soldi 20 se è il capo”. Anche le foreste erano classificate in base alla destinazione d’uso: legno, allevamento, pascolo o inutilizzata, per se denominata “fructosa” si intendeva quella ricca di querce, in quanto il valore era maggiore tanti più maiali poteva ospitare a pascolo ed ingrassare.

Come si è potuto notare, il maiale ha seguito di pari passo tutte, o quasi, le evoluzioni della società umana in quanto ha visto modificare il proprio sistema di vita passando dal pascolo brado all’allevamento confinato all’interno del podere, dove si nutre principalmente di scarti dell’alimentazione umana, e ne consegue che da attivo a completamente inattivo, poiché anche le ghiande gli vengono procurate dal padrone. Dal 1700 in poi, si può definire che l’allevamento è diventato totalmente circoscritto e ne consegue che il maiale cambia il proprio ruolo all’interno della società. Tale cambiamento è dovuto anche in parte al modesto incremento demografico, conseguente alla quasi scomparsa di epidemie come la peste, ed in parte all’impoverimento dei boschi fino ad allora troppo sfruttati, e non solo dall’allevamento allo stato brado del maiale.

https://www.tigulliovino.it/dettaglio_articolo.php?idArticolo=10984

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Inviato (modificato)

I maiali fino alla metà del secolo scorso avevano un'importanza basilare per quanto riguarda l'economia domestica, erano una vera e propria assicurazione sul futuro più prossimo. 

Senza parlare degli insaccati che già i romani e forse ancor prima gli etruschi producevano per conservare la carne suina a medio termine. 

Interessante notare che i suini in genere non hanno mai avuto un'accezione negativa in occidente e anche quando dall'Oriente è arrivata l'iconografia suino-demoniaca la percezione positiva del maiale da parte del popolo non è cambiata. 

Emblematica è la vicenda di S. Antonio Abate, Santo mediorientale, fu oggetto delle tentazioni diaboliche di Satana,  raffigurato, appunto secondo la mentalità del mediterraneo orientale, come un maiale. 

La sua iconografia giunta in occidente fu travisata dalla gente comune che lo associo' al Santo protettore degli animali , " Sant'Antoni d'i 'nimal " appunto, dove "nimal" ha anche significato di "maiale" 

Screenshot_20201001_183540.jpg

Modificato da Adelchi66
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17 minuti fa, ARES III dice:

Per chi fosse interessato a qualche informazione storica su questo vorace e succulento animale:

La storia del maiale e dell’avventura affianco all’uomo inizia in un’epoca remota quale la “rivoluzione neolitica” caratterizzata dal deciso e repentino cambiamento da parte di alcune popolazioni, dalla caccia e dalla raccolta spontanea dei prodotti, ad un sistema di vita più sedentaria basato sull’agricoltura e l’allevamento di quegli animali considerati domestici. Il periodo storico, che si colloca tra il 4500 ed 5000 a. C. in Cina, pone in evidenza il maiale come precursore dell’allevamento rurale addomesticato della preistoria stessa, ma accreditati storici collocano nel territorio che parte dalle coste più orientali del Mediterraneo e passando attraverso la Mesopotamia, raggiunge il golfo Persico.

Si è puntualmente verificato che a seguito di scavi, numerosi ritrovamenti di reperti che indicano inequivocabilmente che già nel 3500 a. C. esistevano maiali domestici con marcate e decise caratteristiche morfologiche distinte dagli animali selvatici presenti in questa area, provenienti da selezioni iniziate molto tempo addietro.

In Europa e sia in Cina che in India, sono stati trovati resti fossili che risalgono al periodo che inizia dal miocene a terziario superiore. In tempo più recenti, apparentemente!, siamo tra il 2000 ed il 3000 a. C., così pure in Europa, precisamente in Svizzera, si sono trovati fossili nelle palafitte, mentre in Italia, in pieno periodo etrusco, in provincia di Siena a monte Catona, nelle Marche nella grotta del Grano, nella torbiera dl Lonato nel mantovano ed in Sicilia, sono venuti alla luce abbondanti resti fossili che tolgono ogni dubbio del fatto che il maiale fosse allevato.

Anche al tempo della XVIII^ e XIX^ dinastia dell’antico Egitto, il maiale è raffigurato come simbolo della siccità, del tifone ed in tutto ciò che era considerato “male”, mentre in alcuni monumenti sepolcrali e sui sarcofagi della XX^ dinastia siti a Gournach, i demoni sono rappresentati come dei maiali domestici.

Negli scritti di Erodoto, è riportato che gli egiziani mangiavano carne di suino solo una volta all’anno in corrispondenza del plenilunio che coincideva con le feste di Osiride ed Iside, dopo averne bruciato coda, milza ed il grasso del ventre. Ai guardiani dei porci erano assolutamente vietati i luoghi sacri. Il popolo però, ne faceva ugualmente utilizzo, in quanto si sono trovate ossa nel delta del Nilo e persino sotto gli obelischi di Elaiopoli. I vari popoli del medio oriente, ne avevano un rapporto alquanto contradditorio: gli arabi ne disprezzano la carne, gli ebrei lo consideravano un animale immondo, mentre assiri e babilonesi lo tenevano in gran conto.

I primi nuclei di pastori ed agricoltori sono comparsi nella zona della Mesopotamia, circa 10.000 anni fa, diffondendosi successivamente il tutto il territorio circostante per giungere fino all’Europa. A causa dell’elevata salinità dei terreni, la produzione dei cereali, in quanto principale fonte di cibo per la specie umana e l’allevamento dei suini, si ridusse gradualmente d’importanza anche a causa del fatto che il maiale si presta meno agli spostamenti rispetto a capre e pecore, rendendo difficili i trasferimenti da un bosco all’altro alla ricerca di cibo sulle lunghe distanze. Ne conseguì che nella zona mediorientale si sviluppò maggiormente l’allevamento ovino-caprino, mentre quello relativo al maiale si intensificò sempre più nell’Europa centro-settentrionale dove prosperavano immense foreste e succulenti querce!

Dalla Mesopotamia l’allevamento del maiale anche in Italia, dove la presenza e l’abbondanza del suino è testimoniata dai numerosi reperti storici riportati nel trattato “Gli animali da mensa” di Giovenale in quanto riferisce che ogni anno ne venivano spediti dall’Etruria a Roma non meno di 20.000 per trasformarli in prosciutti che erano la base dell’alimentazione di facchini, gladiatori e dei soldati delle legioni. Nel mondo classico il maiale ha diversi significati sia religiosi che metaforici: nella Grecia antica il maiale veniva sacrificato ed offerto a Demetria, dea della fertilità, ma contemporaneamente era utilizzato come metafora di una persona molto ottusa, con scarsa sensibilità ed alquanto presuntuosa, poichè pretendeva di insegnare a chi era molto più esperto e saggio di lui come si deduce dall’espressione “ … che il maiale insegna ad Atena”, la dea patrona di tutte le arti.

Anche Omero, nei suoi capolavori dell’Iliade e dell’Odissea, riporta numerosi riferimenti sui maiali: durante il decennale assedio a Troia, Tiresia consiglia ad Ulisse di sacrificare a Nettuno in quanto considerato avverso alla guerra, un verro, un montone ed un toro. La maga circe trasforma i compagni di Ulisse in maiali e quando finalmente arriva ad Itaca dopo oltre venti anni di allontanamento, la prima persona che incontra è Eumeo, il guardiano dei porci.

Durante i giochi Olimpici, i lottatori giuravano a Zeus su un maiale sacrificato. I cretesi ritenevano il maiale un animale divino, in quanto la tradizione riportava che avesse allattato Giove. Scacciato da Laomedonte, Polidoro, re dei frigi, si ritirò sull’isola di Tenedo e grazie alle sue costante preghiere, le formiche si trasformarono in maiali.

Anche nella bibbia si ritrovano varie annotazioni riferite al maiale: “Il porco ha fesso lo zoccolo, ma non rumina. Non mangiate del porco le carni, perché è immondo”. Grazie a tale proibizione, il popolo d’Israele evitò per anni il diffondersi di trichina e tenia, malattie parassitarie dovute al maiale, mentre altri popoli dell’epoca ne erano colpiti. Nonostante tutti questi divieti, gli ebrei allevavano il maiale per uso commerciale, in quanto in Giudea vi erano numerosi e notevoli allevamenti di suini in greggi, come citato nella parabola del “figliuol prodigo” del Vangelo.

Presso i romani, nelle campagne era sovente praticato il “suovetaurilia”, sacrificio a scopo di purificazione, di un maiale, una pecora ed un toro: i tre animali venivano condotti con una solenne processione al luogo che si doveva purificare e poi uccisi secondo le sacre prescrizioni.

Greci, etruschi e romani, che ne apprezzavano le succulenti caratteristiche culinarie, lo ritenevano simbolo di forza. A Roma, nell’arco di Tito, è scolpita la scrofa che con la nidiata era il simbolo delle legioni e così pure fino al tempo di Mario, I° sec. a.C., il verro fu l’emblema di valorose legioni. Anche nell’Eneide di Virgilio, si fanno riferimenti ai suini che sono animali amati dagli dei ed ottimi per sacrifici: inoltre si riporta un fatto straordinario. Quando Enea, in fuga da Troia, sbarcò sul litorale italico, seguì una scrofa bianca con trenta porcellini che gli indicò dove fondare la futura città di Alba Longa.

Greci e romani utilizzavano la salagione e l’affumicamento per la conservazione delle carni di maiale. I romani sono i primi ad utilizzare gli insaccati, in quanto dopo aver conquistato la Lucania, trovano un salume chiamato “lucanica” e da allora ne fecero un ingente utilizzo. Lo storico greco Polibio, riferisce che in Maremma le mandrie di suini erano alquanto numerose e frequenti e che i porcari etruschi le guidavano suonando la buccina.

I romani erano grandi consumatori di carne di maiale, come è riportato nel trattato di cucina “De Re Coquinaria” di Apicio, in quanto le ricette a base di carne di maiale sono nettamente prevalenti rispetto a quelle di altri animali. Data la gustosità e piacevolezza di queste saporite carni, l’autore suggerisce “… per conservare le cotenne di maiale o di bue e gli zampetti cotti, immergerli fino a coprirli, nella senape fatta con aceto, sale e miele e quando vorrai li potrai usare: rimarrai meravigliato ed estasiato dalla raffinata bontà!”

Altri autorevoli scrittori come Columella, Catone e Varrone, descrivono sia le corrette attività da tenere per un ottimale allevamento, le modalità per ottenere e conservare perfettamente le varie tipologie di carni che si hanno dal maiale. Varrone è il primo autore che descrive correttamente l’impasto di un salume, precisamente della salsiccia prodotta in Lucania, appunto la “lucanica”, elencando tutti i termini utilizzati per descrivere il suino:

assum - arrosto;
botularius - salsicciaio;
caro, carnis, totulacum - salame,
delici - maialini;
farcimuna - insaccato;
farticulum - salsicciotto;
fartura - insaccamento;
fondus - salsiccia insaccata in intestino cieco;
insecta - carne tagliuzzata;
insicia - salsiccia;
nefrendes - animali alquanto magri;
offula - bocconcino o piccolo pezzo di polpa di maiale;
perna o petasio - prosciutto;
porcinarius - salumiere;
porculatio - lattonzoli;
porculatores - allevatore dei porci;
prosicium - frattaglia;
suarius - allevatore e commerciante di suini;
succina - carne di maiale salata;
sueiris - braciola;

suila - carne di maiale;
ventresca falisca - salsiccia fatta dalle popolazioni dei Fallisci.

Plinio il Vecchio, I° sec. d.C., racconta che si conoscevano ben cinquanta differenti modi per preparare le carni del maiale. Anche Petronio, nei racconti delle cene a casa di Trimalcione, si riporta che i romani impazzivano per il piatto prelibato di “PORCUS TROJANUS”.
Dopo la caduta del Sacro Romano Impero d’Occidente - 476 d.C. - e la conseguente conquista da parte delle popolazioni straniere, i cosiddetti “barbari” di oltralpe, si verificò una radicale e marcata trasformazione sia nel paesaggio che nell’assetto economico dell’Italia, poichè durante la dominazione romana l’ambiente era prevalentemente agricolo e molto curato sia nell’aspetto produttivo che dell’immagine, per cui sempre più progressivamente l’agricoltura regredisce lasciando spazio ad ampie aree incolte, alle selve, boscaglie ed alle paludi, passando così ad una coltura del tipo silvo-pastorale.

Nel periodo medioevale e fino al XVIII° sec. i suini erano allevati erano allevati allo stato brado nei boschi di querce e castagni: purtroppo si trattava di animali magri e dalle lunghe zampe, di pelle scura, rossastra o nera con setole dritte e lunghe sulla schiena. Inoltre, la vita era di 2/3 anni e generalmente non superavano i 70/80 kg. in quanto si nutrivano di ghiande pascolando nei boschi ed accuditi dal porcaro che doveva pagare al proprietario del terreno o del pascolo, generalmente il nobile locale o ad un monaco esattore, “villicus o major” il “ghiandatico”, che in buone annate poteva rendere fino al 10% del branco pascolante. Nell’editto di Rotari del 643 d.C. si riporta che il porcaro valeva più di ogni altro gestore di animali: “… se qualcuno avrà ucciso un porcaro altrui, paghi soldi 50, mentre per quanto riguarda uno dei sottoposti si paghino soldi 25. Per l’uccisione di un pecoraio, capraio o bovaro, si paghino soldi 20 se è il capo”. Anche le foreste erano classificate in base alla destinazione d’uso: legno, allevamento, pascolo o inutilizzata, per se denominata “fructosa” si intendeva quella ricca di querce, in quanto il valore era maggiore tanti più maiali poteva ospitare a pascolo ed ingrassare.

Come si è potuto notare, il maiale ha seguito di pari passo tutte, o quasi, le evoluzioni della società umana in quanto ha visto modificare il proprio sistema di vita passando dal pascolo brado all’allevamento confinato all’interno del podere, dove si nutre principalmente di scarti dell’alimentazione umana, e ne consegue che da attivo a completamente inattivo, poiché anche le ghiande gli vengono procurate dal padrone. Dal 1700 in poi, si può definire che l’allevamento è diventato totalmente circoscritto e ne consegue che il maiale cambia il proprio ruolo all’interno della società. Tale cambiamento è dovuto anche in parte al modesto incremento demografico, conseguente alla quasi scomparsa di epidemie come la peste, ed in parte all’impoverimento dei boschi fino ad allora troppo sfruttati, e non solo dall’allevamento allo stato brado del maiale.

https://www.tigulliovino.it/dettaglio_articolo.php?idArticolo=10984

@ARES III ci siamo quasi sovrapposti, ma come al solito il tuo intervento è decisamente più approfondito. 

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Qualche nozione sulla cucina romana in PDF, dal momento che si è citato Apicio....

fn000639.pdf

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@Adelchi66 può capitare ed è un sintomo di interesse per l'argomento trattato, quindi non può che farmi piacere.


Inviato (modificato)

@Adelchi66 aggiungo qualche immagine di Sant'Antonio. In una si intravede anche una cinta senese, razza Toscana molto antica.

 

images (1).jpeg

sant'antonio_maiale.jpg

images (2).jpeg

images (2)~2.jpeg

Modificato da ARES III
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Affiancherei  @ARES III  al rarissimo tridrammo etrusco, un secondo 'boar' dall'estremamente raro statere incuso di mani greche con leggenda PAL _ MOL .

Relativamente ai sacerdoti etruschi che hai menzionato, aggiungerei, da 'Monete Etrusche' di F. Catalli, l'attraente esemplare della serie fusa con testa di augure e strumenti sacrificali .

201 Populonia ().jpg

202 Pal - Mol.jpg

301.jpg

302.jpg

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Mi viene in mente il maialino sacrificato dalla lega sannita per la guerra contro i romani. 

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28 minuti fa, dareios it dice:

Mi viene in mente il maialino sacrificato dalla lega sannita per la guerra contro i romani. 

Non solo: nelle tavole di Ikuvium, tota umbra, si fa riferimento a dei sacrifici specifici di suini: l'offerta era inserita nell'ambito del sacrificio cruento di tre sif feliuf / sif filiu (acc.pl), tre scrofe allattanti , destinate a Fiso Sancio

http://www.tavoleeugubine.it/L_attivita_divulgativa/Ombrika.aspx

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Anche se l'arco temporale di addomesticazione del suino si aggira tra il 6000 e il 4500 a. C. ( se si può ancora utilizzare questo tipo di datazione, dal momento che ormai tutto sta diventando soggetto di critica da parte dei pseudo-benpensanti abbattitori di statue di navigatori italici) ci sono pitture rupestri datate fino ad ora al 40.000 a. C. che mostrano questi mammiferi.

Notizia di qualche giorno fa il ritrovamento in Indonesia di una pittura risalente addirittura al 45.000 a.C. diventando l'opera di arte più antica mai ritrovata:

Gli archeologi hanno scoperto quella che potrebbe essere l’opera d’arte rappresentativa più antica del mondo. In un nuovo studio pubblicato la scorsa settimana da Science Advances, un team di esperti sostiene che un dipinto di un suino scoperto in una grotta dell’isola di Sulawesi, isola indonesiana, ha almeno 45.500 anni, il che lo rende l’opera figurativa più antica mai trovata.

Sebbene il dipinto, che raffigura un maiale con la pancia sporgente accanto a due forme che assomigliano a delle mani, sia di valore per la sua antichità, è possibile che ce ne siano altri come questo. «Non c’è ragione di supporre, tuttavia, che questa antica arte rupestre sia un esempio unico nell’isola del Sud-Est asiatico o in tutta la regione», osservano i ricercatori nella loro introduzione. L’immagine del maiale appena scoperta ha il potenziale di sbloccare varie intuizioni per gli storici e gli archeologi. Ha più di 25.000 anni rispetto alle pitture rupestri di vari animali di Lascaux, in Francia, che si stima risalgano a 20.000 anni fa e sono tra le pitture rupestri più iconiche al mondo. Il dipinto del maiale è anche circa 1.500 anni più vecchio di un altro dipinto simile trovato dai ricercatori nel 2019 sempre nell’isola di Sulawesi.

http://www.agcnews.eu/archeologia-e-un-maiale-il-dipinto-piu-antico-al-mondo/

 

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