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Inviato

Buongiorno,

Sack of Rome by the Visigoths on 24 August 410 by JN Sylvestre 1890.jpg

è il 24 agosto 410. Alarico, re dei Visigoti, dopo esser stato attaccato a tradimento dalle truppe romane di Onorio nei pressi di Ravenna, si è diretto verso Roma: l’ha cinta d’assedio per lungo tempo e attraverso la Porta Salaria (attualmente scomparsa in quanto abbattuta nel 1871) entra con le sue truppe e si dà al saccheggio. Esistono più versioni sulla dinamica dell’evento che coincidono però sul fatto che qualcuno aprì la Porta urbica dall’interno, consentendo l’ingresso ai Goti.

Posto di seguito un buon video:

Ciao

Illyricum

;)

 

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Inviato

Come risulta dai resoconti, i Goti di Alarico (forse perché cristiani, benché ariani), trattarono con grande rispetto i luoghi sacri di Roma, pur procedendo ad un sistematico saccheggio. Nel complesso, dopo la razzia, molti dei monumenti e degli edifici della città rimase intatta per quanto spogliati di tutti gli oggetti preziosi. Peraltro, nel corso dei tre giorni in cui rimasero in città, i Goti prelevarono tutto ciò che poterono, cose e persone. Tra esse la sorella dell’imperatore Galla Placidia (che tanta parte avrà poi negli ultimi anni di vita dell'impero di Occidente, considerata la data del 476) e l’imperatore fantoccio Prisco Attalo che Alarico aveva nominato durante il lungo periodo di assedio che aveva preceduto il saccheggio.

Se rivediamo tutte le gesta di Alarico dopo la morte di Stilicone, si capisce bene come egli non volesse realmente il saccheggio di Roma (cosa che avrebbe potuto fare in qualsiasi momento). Il vero obiettivo che si proponeva era quello di farsi riconoscere ufficialmente dal governo legittimo dell’impero. Stringendo d’assedio Roma, Alarico sperava di far pressione su Onorio nel tentativo di strappare un accordo. Tuttavia, ormai l’autorità imperiale si era trasferita a Ravenna e Roma, pur restando un simbolo potente per tutto l’impero, non era più il centro politico del mondo romano. La caduta di Roma del 410, anche solo per il suo forte valore simbolico, scosse i contemporanei e la catena di eventi di cui era parte ebbe un notevole impatto sulla stabilità dell’Europa romana ed ebbe delle ripercussioni che si sentirono in tutto il mondo conosciuto. Ma Roma non era ancora morta.

Buona serata.

Stilicho

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Inviato

Grazie Stilicho. 

Unico dubbio che ho personalmente é quanto il fatto di non entrare a Roma nelle due occasioni precedenti fosse una scelta deliberata di Alarico (per "rispetto"?) o imposta dalla consapevolezza da parte dello stesso della scarsa dimestichezza delle tecniche ossidionali da parte dei Visigoti. Roma con le sue alte e robuste mura non era certamente facile da prendere e anche in altre occasioni avevano desistito all'attaccante le città romane.

Tecniche che in seguito appresero da altri popoli perché già note (ad es. Unni) o perché apprese da fuoriusciti dalle fila dallo stesso esercito romano.

Ciao

Illyricum

;)

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Inviato

il mio pensiero.

Nel caso del lungo assedio di Roma degli anni 408-410, alle scarse le capacità di assedio da parte dei Goti, si deve aggiungere  il fatto che le possibilità di resistenza dell'Urbe apparivano orma assai limitate. Roma non aveva più una guarnigione valida e una massa di circa 300.000 persone (compresi gli schiavi) da sfamare. Le mura aureliane, lunghe oltre diciannove chilometri, erano troppo estese per poter essere presidiate adeguatamente in tutto il perimetro. Negli anni 402-403, passata la grande paura della prima invasione gota, Onorio aveva disposto il restauro generale della cinta muraria di Roma, caduta alquanto in abbandono in tanti anni di illusoria sicurezza e in quella occasione le porte cittadine furono ridotte a un unico fornice (dai due originari) sempre per facilitare una eventuale difesa. In effetti però questa ciclopica opera difensiva era forse più utile psicologicamente che materialmente, poiché offriva un senso di sicurezza agli abitanti, ma non era in grado di proteggerli se essi non avevano la risoluta volontà di battersi in difesa dei propri beni e delle proprie famiglie e se mancavano soldati in grado di presidiare la città. Le mura di Roma avevano un'altezza oscillante fra i 10 e i 18 metri e quindi erano un valido ostacolo per un esercito barbarico poco attrezzato alla guerra d'assedio come quello dei Goti, però c'erano una quindicina di porte da sorvegliare, decisamente troppe in una situazione come quella, ossia senza una forte guarnigione militare.  Inoltre c'era la facile via d'accesso del Tevere e, fatto più grave di tutti, i rifornimenti granari provenienti dell'Africa che venivano ammassati nei magazzini di Ostia, potevano essere interrotti dal nemico con estrema facilità e in qualunque momento dato che la via Ostiense e la via Portuense non erano presidiate. I cittadini di Roma alla fine, duramente provati da un lungo assedio e da quello che comportava (carestia, malattie, gesti di disperazione..) cedettero. E fu saccheggio.

Buona notte.

Stilicho


Inviato

Per meglio comprendere la personalita' di Alarico , e i motivi che lo indussero a scendere in Italia , un breve passaggio tratto dal libro di Santo Mazzarino , Stilicone :

"Alarico non era un uomo da lasciarsi "licenziare" cosi' facilmente con un semplice messaggio di Onorio . Egli attendeva dal 405 il momento in cui avrebbe potuto vendicarsi degli orientali (Impero) , che l' avevano cacciato dall' Illirico e rioccupare in una regione romana , il posto di Generale dell' esercito romano . Il messaggio di Onorio , che gli arrivava in quello scorcio di inverno del 407/408 , lo trovava preparato ad ogni evento , pronto a scattare dall' Epiro verso il resto della Prefettura Illirica ad un cenno di Stilicone ; ed invece era un messaggio che non solo stroncava bruscamente le sue speranze carezzate da tre anni , ma anche gli toglieva ogni speranza nell' Impero d' Occidente , da cui ormai avrebbe atteso il riconoscimento ufficiale ed una regolare magistratura . La sua sensibilita' di soldato fu terribilmente scossa : se si rifiutavano i suoi servigi si sarebbe constatata la sua inimicizia . L' attesa in Epiro , una attesa triennale e vana , per un' impresa che forse lo avrebbe definitivamente accontentato , doveva essergli pagata : rassegnarsi alla nuova situazione , egli non poteva e non voleva . Cosi' marcio' , per la seconda volta , verso il Norico" . E da qui poi discese in Italia .

Inviato

Si parla molto spesso del sacco di Roma dei goti e molto poco di quello dei vandali nel 455, nonostante quest'ultimo sia stato probabilmente più brutale. Ciò è dovuto sicuramente al fatto che il sacco di Alarico è avvenuto per primo, dopo 8 secoli da quello dei galli, e perciò è stato un evento simbolicamente assai traumatico. Tuttavia, nella mia ignoranza, ho sempre avuto la sensazione che i vandali di Genserico, con l'occupazione del nord Africa, abbiano avuto un ruolo più esiziale per le sorti dell'impero d'occidente rispetto ai goti di Alarico e dei suoi immediati successori. 

Mi piacerebbe, così per curiosità, avere una comparazione in termini di danni, violenze, morti, bottino, ecc tra il sacco del 410 e quello del 455. Grazie a chi volesse contribuire.  


Inviato

Una delle ipotesi riguardanti il ritrovamento del satiro danzante di Mazara del vallo teorizza che facesse parte del carico di una delle navi Vandale che trasportarono il bottino di tale razzia in Africa e che fece naufragio, ricordo che insieme al grande bronzo fu rinvenuta anche la zampa bronzea di un elefante a grandezza naturale, quindi probabilmente con i materiali più preziosi fu asportata anche una grande quantità di bronzo proveniente da monumenti pubblici. 

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Inviato (modificato)

@laguardiaimperial

Ti riporto un passo tratto da "Gli ultimi giorni dell'Impero Romano" di De Jaeghere:

"Il 2 giugno (455) Genserico entrò a Roma. Papa Leone il Grande era la sola autorità rimasta sul luogo. Accogliendo il capo barbaro alle porte della città sarebbe riuscito a non far mettere a fuoco Roma e massacrare la popolazione in cambio dei vasi liturgici. Ma la razzia sarebbe durata quattordici giorni e sarebbe stata metodica. Questa volta non avrebbe risparmiato i tesori delle chiese, né le tegole di bronzo dorato del tempio di Giove. I Vandali saccheggiarono il palazzo imperiale. S'impadronirono delle insegne imperiali, del trono d'oro dell'imperatore, dei carri da parata, delle spoglie del Tempio di Gerusalemme portate da Tito. Le principesse della famiglia imperiale, Licinia Eudossia e le due figlie furono prese come ostaggi con il figlio di Ezio, Gaudenzio, assieme a migliaia di prigionieri. Gli artigiani e gli operai furono ridotto in schiavitù: sarebbero stati incaricati di dare a Cartagine la magnificenza di una capitale. A simboleggiare la grandezza decaduta, una nave troppo carica di opere d'arte sarebbe colata a picco in mare aperto sulla via di ritorno. E' ancora lì."

Roma fu violata e oltraggiata per quattordici giorni, lasciando nella memoria collettiva un segno terribile ed indelebile. Il sacco del 455 fu meno distruttivo e violento di quello del 410 (forse più traumatico perché era il primo dopo molti secoli), ma privò la città di gran parte delle sue ricchezze. I Vandali saccheggiarono Roma in modo sicuramente più pesante e più sistematico di quanto fecero i Goti, se non altro perché la occuparono per un periodo decisamente più lungo rispetto ai predecessori che restarono a Roma per soli tre giorni. Dal confronto dei dati a disposizione sui due saccheggi della città sembra emergere una maggiore efferatezza dei Goti verso la popolazione, mentre i Vandali furono più attenti a spogliarla di ogni ricchezza.

Potrei consigliarti un testo (che io non ho ancora letto, ma che mi prometto di leggere) che dovrebbe parlare più diffusamente dell'argomento:

Umberto Roberto: Roma capta. Il sacco della città dai Galli ai Lanzichenecchi. Ed. Laterza.

Roma subì in quel secolo ancora un terzo sacco ad opera di Ricimero nel luglio del 472. Ma questa e' ancora un'altra storia.

Buona notte.

Stilicho

Modificato da Stilicho
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