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IGNORED

Monete delle porte romane?


Aristarco

Risposte migliori

Dalla carta archeologica di Roma del Lanciani , la posizione esatta dei ruderi , non piu' esistenti , del Tempio di Venere Ericina .

"Il tempio sorgeva all' incrocio tra le moderne via Sicilia e via Lucania . Nel XVI secolo i ruderi del tempio erano ancora visibili . Un disegno di Pirro Ligorio lo mostra a base circolare . Secondo Strabone , il tempio era una copia del tempio di Venere , sulla collina di Erice , dedicato alla madre di Enea , ed era circondato da un pregevole porticato . Le colonne di marmo del tempio sono state reimpiegate in una cappella della chiesa di San Pietro in Montorio a Roma . La probabile immagine della dea è conservata presso il museo di Palazzo Altemps (Acrolito Ludovisi) , mentre il tempio potrebbe essere quello rappresentato su un denario databile attorno al 63-57 a.C. Se così fosse si tratterebbe di un tempio tetrastilo , posto su un' altura"

https://www.romanoimpero.com/2015/02/tempio-venere-ericina-sallustiana.html#:~:text=Entro gli Horti Sallustiani che andavano dalla porta,stradale%2C si trovano al centro di piazza Sallustio.

 

DSCN3144.JPG

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Il 25/7/2020 alle 15:24, Aristarco dice:

allora: la moneta dovrebbe essere del 57 a.C. in riferimento alla Battaglia di Porta Collina

 

È questa la fase di massima espressione dell'iconografia denariale, con raffigurazioni particolarmente ricche ed esclusive. Dopo quasi un ventennio, torna l’effige di Venere, collegata con la rappresentazione di un tempio sul R/, e quindi interpretata come Venere Ericina.

Di questo culto antichissimo ci informa Diodoro Siculo: Erice, mitico re dagli Elimi figlio di Bute e Afrodite, nel fondare la città da lui denominata vi “innalzò il sacro recinto della madre e lo abbellì colla costruzione del tempio e l'abbondanza dei doni. La dea, in virtù della devozione degli abitanti del luogo e dell'onore tributatole dal figlio, amava in modo straordinario la città: perciò la stessa Afrodite è detta Ericina ... Enea figlio di Afrodite, navigando verso l'Italia e approdato nell'isola, adornò il tempio con molte offerte, come se fosse della propria madre. ... Infine i Romani, impadronitisi di tutta la Sicilia, superarono tutti i loro predecessori in onori verso di lei. E facevano ciò per ovvi motivi: poiché la loro stirpe risaliva ad essa e per questo le loro imprese avevano esito felice .... Infatti i consoli e i governatori che giungono nell'isola, e tutti coloro che la visitano investiti di una qualsiasi autorità, quando si recano a Erice, con splendidi sacrifici e onori adornano il santuario e, deposto il volto austero dell'autorità, passano a scherzi e a compagnie di donne con molta allegria, in quanto sono convinti che solo così rendono la loro presenza gradita alla dea". Diodoro ci restituisce l'immagine di una divinità diversa rispetto alla formale e contegnosa Venus romana. Già Platone aveva evidenziato il dualismo di Afrodite (Urania e Pandemia): pratiche erotiche e licenziose costituivano l'essenza e la peculiarità stessa del culto; le ierodule, sacerdotesse schiave, praticavano secondo un costume tipicamente orientale la prostituzione sacra mettendo a diretto contatto divinità e uomo.

Anche a Roma e Venere era cossustanziale un certo polimorfismo: tramanda infatti Macrobio che durante la monarchia venivano adorate differenti divinità femminili, come Murcia (dell'amore puro e del matrimonio) e Libitina (dei funerali e delle sepolture), poi confluite in un’unica dea, Venere appunto, alla quale furono pertanto attribuiti varî epiteti. Alla fine del IV secolo si data il culto di Venus Calva (il cui epiteto rimanda alla decisione delle matrone di tagliarsi i capelli fer forgiare corde per gli archi, durante l’assedio di Brenno), nel 295 fu dedicato un tempio a Venus Obsequens o Propizia (per onorare una vittoria contro i Sanniti).

Nel 215 il Cunctator ottenne dal Senato di dedicare un tempio proprio a Venere Ericina, cui aveva fatto voto da dittatore. Vista la comune origine troiana di Romani ed Elimi ella fu ritenuta dea patria e il nuovo tempio sorse all’interno del pomerium. Questa collocazione comportò tuttavia di imporre severi limiti ai licenziosi riti ericini, seppur di per sè non consierati disonorevoli o amorali; le pratiche religiose elleniche si duffusero tanto che, nel 184, il console Lucio Porcio Licinio decise di dedicare un secondo tempio a Venere Ericina, sul Quirinale, in un apposito tèmenos all'interno degli Horti Sallustiani, nei pressi di Porta Collina. Fuori dal pomerium i riti potevano essere più licenziosi: era iniziata l’assimilazione culturale di Venere (fino ad allora legata ad alti valori etici e morali) ad Afrodite. In prossimità degli Horti sono stati rivenuti numerosi pezzi archeologici ritenuti di provenienza magno-greco e siceliota (tra cui un acrolito della dea e la famosa Ara Ludovisi, scoperta nel 1887, forse parte del bottino portato a Roma proprio da Erice). Ligorio ci ha lasciato una pianta del tempio e sembra fosse circolare, a tholos; avava capitelli corinzi e le sue ultime vestigia furono trasportate sul Gianicolo e là riedificate nel tempio cristiano di S. Pietro in Montorio.

Si discute se la moneta rappresenti il tempio di Erice o quello di Porta Collina. A favore di questa seconda ipotesi depongono considerazioni stilistiche: la porta, con linee ornamentali e sontuose, non somiglia alle porte militari delle mura siceliote o puniche, più essenziali e tetragone; le colonne del tempio hanno le basi, ma un simile impianto era tipico della grande architettura ionica, specie in ambiente microasiatico. Soprattutto, è improbabile che il popolo romano riconoscesse il tempio siciliano, più che quello urbano. Le mura e la porta effigiati apparterrebbero allora alle strutture degli Horti e sotto il tempio non sarebbero raffigurate rocce, ma cespugli o alberi; il disegno sarebbe quello di un tempio a tholos con relativa copertura, reso nella stilizzazione con quattro colonne.

Si discute infine se il tema politico narrato fosse popolare (per l’implicito rinvio ai licenziosi riti ellenistici) e quindi pompeiano (in questi anni Pompeo era l'indiscusso beniamino del popolo di cui incarnava le speranze di rivalsa contro la supremazia senatoria), oppure aristocratico, per alcuni impliciti rinvii alla sillana vittoria di Porta Collina (il sito del tempio e la corona d’alloro indossata dalla dea). Amisano, favorevole alla seconda ipotesi, evidenzia che i giochi celebrativi di Vittoria erano stati istituiti da Sesto Nonio Sufena (come ricorda la moneta Cr. 421/1), parente di sangue del monetario “Noniano”

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Concordo pienamente con la seconda ipotesi , cioe' che il Tempio del Denario sia quello romano e non quello siciliano ; oltre che per i motivi sopra esposti essenziale per l' individuazione e' la struttura della Porta , probabilmente la Collina , ad arco , tipico esempio dell' architettura etrusco romana e non greca del V secolo a. C.

Servio Tullio , il sesto re di Roma , secondo l' Imperatore romano Claudio , era in realta' l' Etrusco Macstarna o Mastarna , fu colui che amplio' il Pomerium e quindi la cinta muraria di Roma includendo appunto i Colli del Quirinale , del Viminale e dell' Esquilino ; aprendo le rispettive Porte uso' la tecnica etrusca a volta .

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Ciao @Aristarco , tornando alla sola parte numismatica del post , mi chiedevo quale poteva essere il legame e il motivo della coniazione che univa un componente della Gens Considia , nello specifico Caio Considio Noniano , al Tempio di Venere Ericina .

Ho trovato un probabile valido motivo che conferma anche essere la Porta presente nella moneta , la Collina e il Colle il Quirinale : Caio Considio Noniano fu Triumviro monetale nel 57 a. C. e , come suo fratello Marco , era un sostenitore di Pompeo . 

Porta Collina e il Tempio di Venere Ericina , si trovavano sul sito della famosa e decisiva battaglia della Porta Collina , avvenuta tra l' esercito di Silla e i popolari di Caio Mario con alleati Sanniti e Lucani . 

Il riferimento della moneta , emessa nel 57 a.C. , a Venere conferma che Pompeo , come anche Silla , era un favorito di Venere .

L' antica Porta Collina con un dolente commento del Lanciani testimone inerte della sua distruzione a causa del piano regolatore edilizio sabaudo di Roma Capitale , da Wikipedia : "Per quanto importanti possano essere questi lavori non potranno mai compensare la distruzione seguita contemporaneamente delle mura di Servio : rovina venerabile la quale dopo sfidata per 25 secoli l' azione devastatrice del tempo e degli uomini , costringe ora i demolitori a ricorrere alla forza della polvere da sparo" ?

In effetti, la porta Collina era stata testimone, nei secoli, di moltissimi degli eventi che hanno segnato la storia militare e politica di Roma. Teatro di battaglie di antiche guerre contro Galli, Sabini ed Etruschi, l'avvenimento più noto fu quando nel 217 a.C., nel pieno della seconda guerra punica, Annibale, posto l'accampamento a 3 miglia di distanza, sull'Aniene, si avvicinò con 2.000 cavalieri numidi alla porta e arrivato fino al “punto più vicino che poteva raggiungere, contemplava a cavallo le mura e il sito della città”. Ma da qui erano anche passati, nel 390 a.C., quei Galli che, saccheggiata Roma, si erano spinti fin sul Campidoglio. E ancora prima, nel 508, durante le guerre etrusche dell'ultimo periodo monarchico, Porsenna, re di Chiusi, aveva posto in questa zona l'assedio alla città, e vi si combatté prima che l'eroico atto più o meno leggendario di Muzio Scevola convincesse il nemico a chiudere le ostilità. Qui erano arrivati i Sabini nel 284, i Fidenati e i Veienti nel 319 e i Prenestini nel 376. Qui, nell'82 a.C., si combatté la battaglia di Porta Collina, in cui Silla annientò l'ultima resistenza dei partigiani di Mario. Sempre dalla porta Collina nel 449 entrò l'esercito plebeo in rivolta che, attraversata tutta l'Urbe, arrivò fino all'Aventino dove già si era radunato l'altro esercito plebeo: era la “seconda secessione plebea” e si lottava per la difesa dei diritti del popolo, contro i decemviri e per vendetta contro le offese di Appio Claudio; i due eserciti riuniti, accompagnati da metà della popolazione, uscirono poi di nuovo dalla porta Collina per asserragliarsi sul Monte Sacro (sul quale si erano già rifugiati nel 494 durante la prima secessione), dove aspettarono che il Senato ristabilisse finalmente l'istituto del tribunato della plebe ed abolisse l'odiato strapotere dei decemviri.

Oggi il sito della Porta Collina giace sotto il Palazzo delle Finanze all' angolo tra Via XX Settembre e Via Goito , praticamente sull' asse viario che arriva alla moderna Porta Pia . 

 

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Forse Caio Considio Noniano era parente di Marco Considio Noniano, che successe a Cesare in Gallia. Forse questa famiglia restaurò la Porta Collina e così il Tempio di Venere Ericina. Però questo non mi risulta. Ovviamente un archeologo specializzato in epoca romana potrebbe dire di più. O più semplicemente: il dritto della moneta riporta Venere, quindi nel rovescio la famiglia in questione voleva riportare un tempio vicino la loro abitazione od al quale erano devoti

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1 ora fa, Aristarco dice:

Forse Caio Considio Noniano era parente di Marco Considio Noniano, che successe a Cesare in Gallia. Forse questa famiglia restaurò la Porta Collina e così il Tempio di Venere Ericina. Però questo non mi risulta. Ovviamente un archeologo specializzato in epoca romana potrebbe dire di più. O più semplicemente: il dritto della moneta riporta Venere, quindi nel rovescio la famiglia in questione voleva riportare un tempio vicino la loro abitazione od al quale erano devoti

Forse non hai letto bene la mia risposta n° 29 , Caio e Marco Considio , entrambi di cognome Noniano , erano molto probabilmente fratelli . 

Mentre Marco era Propretore in Gallia , ma solo nel 49 a.C. quando scoppiò la guerra civile tra Cesare e Pompeo , il Senato Romano lo nominò propretore al posto di Giulio Cesare nella provincia della Gallia Cisalpina. ; Caio invece era Triumviro monetale a Roma , ma entrambi i probabili fratelli Caio e Marco erano fautori di Pompeo anch' egli adepto di Venere come lo era stato Silla , suo Mentore . Ora i motivi per cui Caio emise questa particolare moneta possono essere stati diversi e tutti teoricamente validi . 

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Ciao @Archestrato , grazie per lo splendido articolo .

Quando per un singolo Tempio si spendono moltissime pagine , circa 400 , si puo' solo immaginare , ma con enorme difficolta' , quanto riesca impossibile avere solo una pallida idea della storia e dell' archeologia di Roma antica ; dodici secoli sono nulla , una bazzecola , quando si parla del tempo , ma in questo piccolo frammento temporale quanti uomini hanno vissuto , nel termine completo della parola ? forse come le stelle nel cielo , e noi vorremmo conoscere tutto di Roma antica ? illusione ! Per questo dobbiamo solo ringraziare gli antichi scrittori dell' antichita' con i pochi testi sopravvissuti che ci hanno tramandato tante informazioni , poi gli Amanuensi che trascrissero i testi antichi e a seguire via via tutti quanti si occuparono nel corso dei secoli di studiare e riscoprire gli antichi edifici romani , fino ad arrivare agli archeologi e storici recenti e moderni , studenti e professionisti , che con i loro studi e ricerche in campo riescono anche con le moderne tecnologie scientifiche ad aprire nuovi spiragli di indagine nelle nebbie del tempo .

Dalla lettura dell' articolo si potrebbe confermare che il Tempio di Venere Ericina nel Denario dei Considii , sia quello del Quirinale , se non altro perche' e' chiamato sia nel Denario che nel passo sotto citato : ERUCINA , quindi ERUC nella moneta :

"La diffusione del culto al di fuori della Sicilia ed è stato quindi riferito al tempio di porta Collina. Associando questa testimonianza a quella dei Remedia, poi, si è immaginato un oracolo specializzato in questioni amorose238. Nel testo dell’epigrafe, però, più che significare che il sortilegus operasse nell’ambito del santuario, l’espressione «ab Venere Erucina» va probabilmente intesa come mera indicazione topografica239; tanto più che l’uso del tempio di porta Collina come punto di riferimento in questo senso è attestato anche in altri contesti. Del resto, di una vocazione oracolare della dea ericina non sussiste alcun altro indizio240.

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la bellezza della scienza è anche questa: essa da manforte all'archeologia nelle sue indagini. Avvalora, altre volte non lo fa, l'intuizione e lo studio dell'archeologo. Data i reperti, migliora la datazione dell'esperto, da contributi su dei particolari di uno o più reperti, così come di un sito.

Per questo amo i lavori multidisciplinari 

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2 ore fa, Aristarco dice:

la bellezza della scienza è anche questa: essa da manforte all'archeologia nelle sue indagini. Avvalora, altre volte non lo fa, l'intuizione e lo studio dell'archeologo. Data i reperti, migliora la datazione dell'esperto, da contributi su dei particolari di uno o più reperti, così come di un sito.

Per questo amo i lavori multidisciplinari 

Perfetto e concordo . 

Peccato che questo bellissimo post sia stato seguito e discusso da pochissimi utenti , personalmente non sono un professionista ma solo un autodidatta delle due materie anche se da parecchi , tanti , decenni ; pertanto mi piacerebbe coinvolgere nella discussione un professionista come @Theodor Mommsen , ma da tempo compare nel Forum molto raramente , se un giorno leggera' il messaggio dovrebbe avere la pazienza di leggere il post dall' inizio onde avere il completo sviluppo della discussione .

Grazie del tuo contributo alla Sezione .

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tanti
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La cosa bella sarebbe anche coinvolgere alcuni archeologi presenti in questo forum (non so se l'utente da te citato lo sia o se è uno storico). Il loro  contributo tecnico scientifico sarebbe importante

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16 minuti fa, Aristarco dice:

La cosa bella sarebbe anche coinvolgere alcuni archeologi presenti in questo forum (non so se l'utente da te citato lo sia o se è uno storico). Il loro  contributo tecnico scientifico sarebbe importante

Non credo che ci siano altri Archeologi oltre all' utente sopra nominato , d' altra parte questo Forum ha un indirizzo principalmente numismatico , le due scienze pur essendo complementari fino ad una certa datazione , sono pero' indipendenti l' un l' altra .

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Dal post 28 "...essenziale per l'individuazione è la struttura della porta, probabilmente la Collina, ad arco, tipico esempio dell'architettura etrusco romana e non greca del V secolo a.C."

Scoperta dal sovrintendente Mario Napoli a Marzo 1964 durante la campagna di scavi archeologici ad Elea,  polis greca  della Magna Grecia, e denominata dallo scopritore 'Porta Rosa', è in realtà il passaggio con arco a tutto sesto di un viadotto, spesso descritto come il più antico esempio di arco a tutto sesto in Italia . 

001.jpg

002.jpg

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24 minuti fa, VALTERI dice:

Dal post 28 "...essenziale per l'individuazione è la struttura della porta, probabilmente la Collina, ad arco, tipico esempio dell'architettura etrusco romana e non greca del V secolo a.C."

Scoperta dal sovrintendente Mario Napoli a Marzo 1964 durante la campagna di scavi archeologici ad Elea,  polis greca  della Magna Grecia, e denominata dallo scopritore 'Porta Rosa', è in realtà il passaggio con arco a tutto sesto di un viadotto, spesso descritto come il più antico esempio di arco a tutto sesto in Italia . 

001.jpg

002.jpg

Bisognerebbe sapere se la "porta" (di viadotto o acquedotto ?) in foto e' originale greca o un rifacimento in epoca romana repubblicana quando Elea prese il nome di Velia .

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Proseguendo ancora un poco fuori tema della discussione, aggiungerei  @Aristarco  un paragrafo da un libro di pochissimo antecedente alla scoperta di 'Porta Rosa' e che commentava l'ipotesi etrusco-centrica dell'arco in architettura : il secondo paragrafo è di mano dell'archeologo sovrintendente Mario Napoli, scopritore di 'Porta Rosa' .

una buona giornata

001 prima di Porta Rosa.jpg

002 dopo Porta Rosa.jpg

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Buondì, sono appena tornato da uno scavo in Spagna e mi trovo chiamato in causa. 
Vado a recuperare i post precedenti e cerco di capirci qualcosa...

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Eccomi qui... In merito alla c.d. Porta Rosa le cose sono abbastanza chiare: Elea entrò nell'orbita romana verso il 272 a.C., quando chiese il sostegno di Roma per difendersi dai Lucani. La porta venne realizzata qualche decennio prima, diciamo nella seconda metà del IV secolo a.C., ma seguendo modelli italici (con una innegabile caratterizzazione etrusca). Non va dimenticato, infatti, che il sito in origine era italico e soltanto nel VI secolo a.C. venne colonizzato dai Focei. I traffici commerciali di Elea, però, furono sempre diretti verso l'Italia centrale e con essi viaggiavano anche i modelli artistici, architettonici e culturali. I rimaneggiamenti successivi ci sono e sono riconoscibili, tuttavia non trasformano radicalmente la struttura e non la convertono ai canoni architettonici romani.

Per quanto riguarda il denario di Marco Considio Noniano, rimando a questa buona discussione:
 

Allo stato dei fatti non è possibile stabilire con certezza se si tratti del tempio di Erice o di quello urbano sul Quirinale. Io sarei propenso a seguire questa seconda ipotesi e a identificare la porta raffigurata sulla moneta con la Porta Collina. 

Per restare in tema di porte, segnalo all'attenzione di @Aristarco l'aureo RRC 515/1, con le mura di Tusculum e una meravigliosa porta che, al giorno d'oggi, non è stata ancora scoperta.

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Grazie @Theodor Mommsen e ben tornato .

Allego alla tua ottima spiegazione la moneta da te citata con le mura di Tusculum :

515/1L. Servius Rufus, 41 a.C., Roma. AV Aureus. 8,1 g, 6h.
SERVIVS - RVFVS Jugate capi della destra Dioscuri, indossando il laureato pilei. Vista di Tusculum, con porta incisa TVSCVL.
Crawf. 515/1.British Museum

 

cr515-1.jpg

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La moneta sopra citata rappresenta un enigma poiche' una Gens Servia monetale non e' esistita almeno in base ai testi disponibili , d' altronde la moneta al dritto parla chiaro : L. Servius Rufus , di conseguenza una possibile spiegazione potrebbe essere che l' emittente la moneta sia appartenuto alla Gens Sulpicia , quindi il nome completo potrebbe essere stato L. Servius Sulpicius Rufus , anche per il motivo che la Gens Sulpicia usava come prenome Servius . Forse il nome completo avrebbe occupato troppo spazio nel piccolo modulo e potrebbe essere stato sacrificato per qualche ignoto motivo il gentilizio , come accaduto in quest' altro denario della Gens Sulpicia .

Concludendo la moneta con Tusculum dovrebbe appartenere ad una coniazione dei Sulpicii .

sulpicia10.jpg

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La moneta precedente dall'asta CNG 103 lotto 648, con didascalia del catalogo :

"Moneyer issues of imperatorial Rome L. Servius Rufus 43 BC ( 19 mm  3,79 g ) Rome mint

This moneyer is only known from his coins.  The bust has traditionally been regarded as portraying Servius Sulpicius Rufus, who was responsible for raising the siege of Tusculum in 377 BC.  But since the moneyer is a Servius, not a Sulpicius, this identification is probably inaccurate.  The portrait does bear a remarkable resemblance to Brutus and it is possible that the coin was struck as an expression of political simpathy toward Brutus cause.

001 CNG 103 n. 648.jpg

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13 ore fa, VALTERI dice:

La moneta precedente dall'asta CNG 103 lotto 648, con didascalia del catalogo :

"Moneyer issues of imperatorial Rome L. Servius Rufus 43 BC ( 19 mm  3,79 g ) Rome mint

This moneyer is only known from his coins.  The bust has traditionally been regarded as portraying Servius Sulpicius Rufus, who was responsible for raising the siege of Tusculum in 377 BC.  But since the moneyer is a Servius, not a Sulpicius, this identification is probably inaccurate.  The portrait does bear a remarkable resemblance to Brutus and it is possible that the coin was struck as an expression of political simpathy toward Brutus cause.

001 CNG 103 n. 648.jpg

"Questo soldato è noto solo dalle sue monete. Il busto è stato tradizionalmente considerato il ritratto di Servius Sulpicius Rufus, che fu responsabile per aver sollevato l'assedio di Tuscolo nel 377 a.C. Ma poiché il soldato è un Servio, non un Sulpicio, questa identificazione è probabilmente imprecisa. Il ritratto ha una notevole somiglianza con Bruto ed è possibile che la moneta sia stata colpita come espressione di simpatia politica nei confronti della causa di Bruto"

Con tutto il rispetto per CNG , ma la loro probabile spiegazione mi pare un po' forzata , inoltre Bruto nelle monete coeve appare barbato , cosa che in questa moneta non sembra esserlo forse a causa della consunzione . 

Come scrivevo nella risposta n° 48 , un monetale della Gens Servia non e' ufficialmente noto , inoltre l' unica Gens che uso' il prenome Servio e' la Sulpicia , l' altro Servio ben noto e' il re Servio Tullio il cui prenome pero' pare derivasse dalla sua condizione sociale prima di diventare il sesto re di Roma , ma questa e' un' altra storia .

A me sembra piu' verosimile che il monetale Sulpicio abbia volontariamente escluso il gentilizio dal dritto , forse a causa della lunghezza complessiva di L. Servius Sulpicius Rufus ; giungo a questa conclusione perche' era in uso presso i Romani della Repubblica e non solo , identificarsi a volte solo con il prenome e cognome , saltando il gentilizio , probabilmente perche' era piu' semplice individuare la persona tramite il cognome (soprannome) che per mezzo del piu' generico gentilizio , anche il prenome era spesso in comune tra padre , figlio e nipote , quindi l' unico modo sicuro di individuare una persona poteva essere proprio il cognome ; a dimostrazione basta leggere le legende nelle monete degli Imperatori dell' alto e medio Impero , praticamente tutti sono identificati solo tramite il cognome .

Una probabile alternativa potrebbe essere che un componente della Gens Servia sia stato adottato dalla Sulpicia o viceversa ; le adozioni nell' antica Roma erano pratiche molto comuni specialmente quando un gruppo familiare rischiava l' estinzione .

Concludendo , una Gens Servia e' storicamente nota e ben documentata , quindi non sarebbe impossibile che un suo membro possa essere stato anche un magistrato monetale come sembra essere in base a Wikipedia , il che giustificherebbe la moneta e cancellerebbe tutte le altre ipotesi , pero' in questo caso torneremmo al punto di partenza : non e' ufficialmente conosciuto un magistrato monetale a nome Servius .

Da Wikipedia :

La gens Servia era una famiglia della plebe minore nell'antica Roma . Pochi membri di questa gens sono citati negli scrittori antichi, ma un numero è noto dalle iscrizioni.

Origine :

Il nomen Servius deriva dal praenomen Servius , senza un cambio di forma; questo fa confondere facilmente i due nomi. [1] Chase lo classifica tra quei gentilicia che o sono originari di Roma, o non si può dimostrare che provengano da qualsiasi altra parte. [1] Il praenomen fu probabilmente derivato da servare , "per proteggere" o "tenere al sicuro", e presumibilmente i Servii ottennero il loro nome da un antenato di questo nome. [2] Altre gentes derivavano dallo stesso praenomen usando forme diverse; la più famosa fu la gens Servilia , prominente nella storia romana. [3]

praenomina

I Servii usavano una varietà di praenomina, in particolare Lucio , Publio , Manio , Marco , Gaio e Numerio . Sebbene gli altri fossero molto comuni, Manius era in qualche modo più distintivo, mentre Numerius , sebbene diffuso, non era particolarmente comune. Altre praenomina si verificano raramente tra i Servii, anche se Statius appare in una filiazione. Questo praenomen, non comune a Roma, è stato diffuso nelle osche regioni -speaking del centro e del sud Italia.

Membri

Questo elenco include praenomina abbreviata . Per una spiegazione di questa pratica, vedere la filiazione .

Servia M. f. Cinsi uxor, la moglie di Cinsius, citata in un'iscrizione di Praeneste nel Lazio , datata tra il 250 e il 170 a.C. [4]

Publio Servio N. 1. , Un apneista e purpurario , o tintore di porpora, nominato in un'iscrizione di Capua in Campania , risalente al 105 a.C. [5]

Publio Servio P. l. Thraso, un uomo libero nominato in un'iscrizione dedicatoria dell'Asisium nel Lazio, risalente al 100 a.C. [6]

Servio Pola, nemico di Cicerone , che lo descrive come "disgustoso e incivile". Potrebbe essere lo stesso Servius che fu eletto tribuno delle plebe nel 51 a.C., e fu condannato per corruzione prima di entrare in carica; ma il presagio di questa persona era probabilmente Servaeus . [7] [8] [9]

Lucius Servius Rufus, un soldato che nel 41 a.C. emise denarii e aurei con la testa di un uomo barbuto, forse rappresentando Lucius Junius Brutus ,  come una dichiarazione di sostegno a Marco Junius Bruto , insieme ai Dioscuri . Probabilmente era originario di Tuscolo . [11] [10]

Lucio Taurius L. f. Servius Aefolanus, nominato in un'iscrizione di Cartagine Nova in Hispania Citerior , risalente all'ultima parte del I secolo a.C. [12]

Salvia Servia M. l., Una liberta sepolta a Roma tra il 30 a.C. e il 30 d.C. circa [13]

Manius Servius M '. f. Marcello, fece costruire un sepolcro ad Aquileia in Veneto e in Histria , risalente all'ultimo quarto del I secolo a.C., o al primo quarto del I secolo d.C., per i suoi genitori e sua sorella, la donna libera Servia Eunia. [14]

Servia M '. l. Eunia, una donna libera sepolta in un sepolcro di famiglia costruito da suo fratello, Manius Servius Marcello, ad Aquileia, alla fine del I secolo a.C. o all'inizio del I secolo d.C. [14]

Lucio Servio C. f., Nominato in un'iscrizione di Roma risalente alla prima metà del primo secolo, insieme alla liberta Anthusa. [15]

Censimento di Publio Servio, sepolto a Venusia in Sannio nella prima metà del primo secolo. [16]

Servia M '. l. Aucta, una donna libera nominata in un'iscrizione sepolcrale di Aquileia, risalente all'inizio o alla metà del primo secolo, insieme a Servius Hilarus. [17]

Servio Ilario, nominato in un'iscrizione sepolcrale di Aquileia, risalente all'inizio o alla metà del primo secolo, insieme a Servia Aucta. [17]

Numerius Servius, nominato in un'iscrizione del I secolo trovata nell'attuale sito di Tobarra , precedentemente parte di Hispania Citerior. [18]

Servia P. l. Crysario, una donna libera di Venusia, probabilmente la moglie di Publio Servius Philadelphus, e forse la madre di Publio Servius Philargurus, nominato in un'iscrizione del I secolo come suo erede. [19]

Servia M. l. Marmoris, una donna libera nominata in un'iscrizione sepolcrale dalla Luceria in Puglia . [20]

Publio Servio San l. Filadelfo, un liberatore di Venusia durante il primo secolo, probabilmente il marito di Servia Crysario e forse il padre di Publio Servius Philargurus, nominato come suo erede. [19]

Publio Servio P. l. Philargurus, un liberatore di Venusia durante il primo secolo, nominato come l'erede di Publio Servius Philadelphus e Servia Crysario, probabilmente i suoi genitori. [19]

Manius Servius Primigenius, sepolto ad Aquileia, in una tomba del I secolo dedicata da sua madre, Servia Secunda. [21]

Servia Secunda, ha dedicato una tomba del primo secolo ad Aquileia a suo figlio, Manius Servius Primigenius. [21]

Marco Servio M. f. Copystor, nominato in un'iscrizione di Pompei in Campania . [22]

Marco Servio Diadumenus, uno dei numerosi sacerdoti , o sacerdoti, nominato in un'iscrizione del primo o del secondo secolo di Aquileia. [23]

Lucius Servius Hospitalis, sepolto in un sepolcro familiare del I o II secolo a Roma, insieme a Servia Primigenia. [24]

Servia Primigenia, sepolta in un sepolcro familiare del I o II secolo a Roma, insieme a Lucius Servius Hospitalis. [24]

Gaius Servius Gratus, uno degli eredi di Sacconia Secundilla, una donna sepolta a Ostia nel Lazio nella seconda metà del secondo secolo. Severia Madoce, forse sua sorella, era l'altra erede. [25]

Servio Agilio, sepolto ad Alma in Africa Proconsularis durante il secondo o terzo secolo, aveva ottantacinque anni. [26]

Manius Servius Donatus, un vasaio le cui merci sono state trovate a Potaissa in Dacia . Deve essere stato attivo durante il secondo o terzo secolo. [27]

Marco Servio M '. l. Thall [...], un libertaio e uno dei Seviri Augustales a Viminacium nella Mesia Superiore , dove fu sepolto all'età di settant'anni, nella seconda metà del secondo secolo, o nella prima parte del terzo, lungo con Manius Servius Silvanus. [28]

Manius Servius Silvanus, sepolto in un sepolcro di famiglia a Viminacium, nella seconda metà del secondo secolo, o nella prima parte del terzo, insieme a Marcus Servius Thall [...]. [28]

Tito Servio T. l. Clarus, un dissignatore , o ospite, sepolto a Corduba in Hispania Baetica al tempo della dinastia Severana . [29]

Quintus Servius Nicetianus, nominato in un'iscrizione dedicatoria di Cuma in Campania, risalente al 251 d.C. [30]

Servius Crescens, nominato in un elenco di soldati di stanza a Ravenna nel 303 d.C. [31]

Servio Eulogiano, nominato in un elenco di soldati di stanza a Ravenna nel 303 d.C. [31]

Servius Maurus Honoratus , celebre grammatica della fine del quarto e dell'inizio del quinto secolo. Non è chiaro se fosse effettivamente un membro della gens Servia, poiché la sua piena nomenclatura non è nota. [32]

Servii non datato

Servia Sesso. l., una donna libera citata in un'iscrizione di Nursia in Sannio. [33]

Fausta Servia, sepolta a Thignica in Africa Proconsularis, trentenne. [34]

Gaio Servio, nominato in un'iscrizione sepolcrale di Roma. [35]

Marco Servio, nominato in un'iscrizione di Aquinum. [36]

Marco Servio, insieme a Publio Servio, uno degli ex maestri dei liberti Publio Poblici Apollonida, Gellia Materna e Publio Poblicius Fidelis, sepolto in un sepolcro di famiglia a Roma. [37]

Publio Servio, insieme a Marco Servio, uno degli ex padroni dei liberti Publio Poblicius Apollonida, Gellia Materna e Publius Poblicius Fidelis. [37]

Lucius Servius L. l. Auctus, un apneista sepolto a Roma. [38]

Servia Canaga, sepolta a Thugga in Africa Proconsularis. [39]

Servia Cervola, sepolta ad Aquileia in un sepolcro dedicato da Cecilia Plusias. [40]

Servio Felicio, sepolto a Ostia, in una tomba dedicata a Servio Saturno. [41]

Servia Firmina, una liberta sepolta a Roma. [42]

Lucio Servio Labeo, nominato in un'iscrizione di Nemausus in Gallia Narbonensis . [43]

Servia Lucia, insieme a suo fratello, Quinto Saenius Urbicus, dedicò un monumento a Roma al padre, Numerius Servius Rhetoricus. [44]

Servio Mevianus, sepolto a Caesaria in Mauretania Caesariensis . [45]

Servia L. f. Paula, sepolta a Thelepte in Africa Proconsularis, aveva quattordici anni. [46]

Numerius Servius Rhetoricus, sepolto a Roma, con un monumento dedicato dai suoi figli, Quinto Saenius Urbicus e Servia Lucia. [44]

Servius Secundus, nominato in un'iscrizione trovata a Sassari , precedentemente parte della Sardegna e della Corsica . [47]

Gaius Servius Rufus Terentianus, nominato come proconsole in un'iscrizione di Ilipa in Hispania Baetica. [48]

Servio Saturno, dedicò una tomba a Ostia a Servio Felicio. [41]

Lucius Servius Secundus, fece un'offerta alla divinità locale nell'attuale sito di Naraval , in Hispania Citerior. [49]

Sisto Servio Vero, aruspice di Proconsularis a Thugga in Africa. [50]

Servius Victor, nominato in un'iscrizione da Lambaesis a Numidia . [51]

Le note

^ La figura (si parla della moneta in questione) è stata anche identificata come Servius Sulpicius Rufus, tribuna tre volte consolare all'inizio del IV secolo a.C.; ma questa identificazione sembra essere il risultato della confusione tra il nomen del soldato e il praenomen della tribuna consolare; sembra che non ci siano altre prove.

 

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