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Bronzi mitologici di Tranquillina


apollonia

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Tranquillina con Gordiano III/Due Cureti (Triton X)

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The Dance of the Curetes

Gordian III, with Tranquillina. AD 238-244. Æ 27mm (12.71 g, 6h). Mesembria mint. Struck AD 241-244. AVT K M ANT GORDIANOC AV (AV ligate) CEB TPANKVLLIN, laureate, draped, and cuirassed bust of Gordian III right, vis-à-vis draped bust of Tranquillina left, wearing stephane / MECAM–BPIANN, two Curetes, helmeted and clad in short tunics, each holding short sword in right hand with and shield in left hand over head. SNG Copenhagen -; BMC -; SNG Fitzwilliam 1560 (same dies); Varbanov 2601. EF, dark green patina.

Ex Classical Numismatic Group 63 (21 May 2003), lot 994.

The Curetes share some of the attributes of the Corybantes, dancing divinities associated with the worship of Cybele, but their specific role in Greek mythology was to serve as the protectors of the infant Zeus while he was hidden away on Crete, safe from his murderous father Cronus. Their militant dancing, accompanied by the clashing of swords on shields, drowned out the cries of the infant. The Curetes dance was later re-enacted by young men at Greek festivals and games.

 

Sale: Triton X, 8 January 2007, Lot: 721. Estimate $1000. Sold For $1100

 

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Tranquillina/Apollo (CNG 81)

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BITHYNIA, Calchedon. Tranquillina. Augusta, AD 241-244. Æ 27mm (8.26 g, 6h). Draped bust right, wearing stephane / Apollo, holding cithara, reclining right on swan left. Corsten 42; RG 115. Near VF, black patina with brick-red, blue-green, and earthen overtones, some roughness. Rare.

Sale: CNG 81, 20 May 2009, Lot: 773. Estimate $200. Sold For $320.

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Sul rovescio è raffigurato Apollo con la cetra, reclinato a destra su un cigno rivolto a sinistra. Il cigno era un animale sacro al dio Apollo e vi sono vari miti che spiegano da quale figura della mitologia greca di nome Cicno può aver avuto origine (v. http://mitologia.dossier.net/cicno.html).

 

CICNO: 1. figlio di Apollo e della ninfa Iria. Giovane bellissimo, ma capriccioso e duro, tanto che finì per scoraggiare tutti i suoi amici e innamorati. Di tutti quelli che gli facevano la corte, solo Filio rimase. Cicno gli impose tre prove d'amore, una più faticosa e pericolosa dell'altra. La prima fu la cattura e l'uccisione di un leone che Filio superò con l'aiuto dell'amico Eracle. Aveva inoltre catturati vivi alcuni mostruosi uccelli antropofagi, simili ad avvoltoi e sostenuta un'aspra lotta con un toro selvaggio, che guidò poi all'altare di Zeus. Dopo queste tre fatiche Cicno, non contento, pretese anche un bue che Filio aveva vinto come premio a certi giochi funebri. Eracle consigliò a Filio di rifiutare, insistendo invece affinché Cicno tenesse fede ai patti. Cicno allora, disonorato e tutto solo, si gettò in un lago che fu chiamato lago Cicneo. Sua madre Iria lo seguì nella morte, e Apollo, per pietà, trasformò entrambi in cigni.
 

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CICNO: 2. Figlio di Poseidone e di Calice figlia di Eolo, fu re di Colone nella Troade. Era stato raccolto bambino sulla spiaggia del mare da alcuni pescatori, i quali gli diedero poi nome da un cigno che avevano visto volare verso di lui.
Più tardi Cicno sposò Procleia, una figlia di Laomedonte, che gli generò un maschio, Tenete, e una figlia, Emitea. Dopo la morte di Procleia, sposò Filonome, figlia di Tragaso. Filonome si innamorò del suo figliastro Tenete, e non essendo riuscita a sedurlo, per vendicarsi lo accusò di aver tentato di usarle violenza. Chiamò il flautista Molpo come testimone e Cicno, credute le loro parole, chiuse Tenete e sua sorella Emitea in un cofano che abbandonò alle onde del mare. Essi approdarono all'isola di Leucofri, che significa "bianco ciglio", e vi furono accolti benevolmente dagli abitanti, che elessero re Tenete e chiamarono Tenedo la loro isola. Quando scoprì la verità, Cicno fece lapidare Molpo, seppellì viva Filonome e, saputo che Tenete scampato alla morte viveva a Tenedo, andò a chiedergli perdono. Ma Tenete, che ancora covava un sordo rancore, tagliò con una scure gli ormeggi della nave di Cicno: di qui la frase proverbiale per descrivere un irato rifiuto: "Scacciare da Tenedo con un'ascia". Alla fine, tuttavia, Tenete si placò e permise che Cicno si stabilisse presso di lui a Tenedo.
Con il figlio Tenete accorse in aiuto di Troia assediata dai Greci. Achille uccise Tenete, ma non potè uccidere Cicno, poiché questi aveva ricevuto dal padre il dono dell'invulnerabilità alle armi umane. Ma Achille, dopo averlo invano assalito a colpi di lancia e di spada, lo percosse furiosamente in viso con l'elsa e lo costrinse a indietreggiare; infine Cicno cadde incespicando in un sasso e Achille gli fu subito addosso: premendogli le ginocchia sul petto lo strozzò con i cinturini dell'elmo. Poseidone tuttavia trasformò l'ombra del figlio in un cigno che volò via.


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CICNO: 3. Figlio di Ares e della ninfa Pelopia, usava offrire ricchi premi agli ospiti i quali volessero misurarsi con lui in una gara di corsa con i cocchi. Cicno, che vinceva sempre, tagliava le teste degli avversari e ne usava i crani per decorare il tempio del padre suo Ares.
Apollo, irritato con Cicno perché attaccava soprattutto i pellegrini diretti al santuario di Delfi, incitò Eracle ad accettare la sua sfida. Fu convenuto che l'auriga di Eracle fosse Iolao, e l'auriga di Cicno il padre suo Ares. Eracle, benché ciò fosse contrario alle sue abitudini, indossò per l'occasione i lucidi schinieri di bronzo che Efesto aveva fabbricati per lui e la corazza aurea donatagli da Atena. Armato con arco, frecce, lancia, il capo coperto dall'elmo e al braccio lo splendido scudo donatogli da Zeus, pure opera di Efesto, agilmente montò sul suo cocchio.
Atena, discesa dall'Olimpo, avvertì Eracle che, pur avendo ottenuto da Zeus la facoltà di uccidere e spogliare Cicno, non doveva far altro che difendersi da Ares e, anche se vittorioso, non poteva privarlo dei suoi cavalli e della sua splendida armatura. Poi la dea salì sul cocchio accanto a Eracle e a Iolao, scrollò l'egida, e la Madre Terra gemette mentre il cocchio scattava in avanti.
Cicno si scagliò verso gli avversari a tutta velocità, e per la violenza dell'urto tra i due cocchi cadde a terra con Eracle, lancia contro scudo. Subito balzarono in piedi tutti e due e, dopo breve lotta, Eracle trapassò il collo di Cicno. Poi affrontò coraggiosamente Ares che gli scagliò contro la lancia; ma Atena, corrugando sdegnosamente la fronte, la fece deviare. Ares allora si precipitò su Eracle con una spada in mano, ma riuscì soltanto a buscarsi una ferita alla coscia ed Eracle gli avrebbe inferto un altro colpo mentre il dio giaceva al suolo, se Zeus non avesse separato i due contendenti con una folgore. Eracle e Iolao allora spogliarono Cicno della sua armatura e ripresero il viaggio interrotto, mentre Atena trasportava sull'Olimpo Ares svenuto.
Cicno fu sepolto da Ceice nella valle dell'Anauro ma, per ordine di Apollo, le acque del fiume in piena spazzarono via la sua pietra tombale.
Alcuni dicono che Eracle uccise Cicno con una freccia presso il fiume Peneo, oppure a Pagase.

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CICNO: 4. Figlio di Ares e di Pirene, fu ucciso da Eracle.
Mentre Eracle si accingeva a compiere l'undicesima fatica, quella di cogliere le mele d'oro nel giardino delle Esperidi, sulle rive del fiume Echedoro, in Macedonia, si imbattè con Cicno, figlio di Ares, che lo sfidò a duello. Ares fece da secondo a Cicno e incitò i duellanti. Cicno venne ucciso; ma, allorché Ares accorse a vendicare il figlio e stava per azzuffarsi con Eracle, Zeus scagliò una folgore tra di loro e interruppe il combattimento.

CICNO: 5. Re dei Liguri, imparentato con l'auriga Fetonte di cui era anche l'amante. Quando Fetonte venne folgorato da Zeus, Cicno disperato invocò la pietà di Apollo il quale lo trasformò in cigno e lo dotò di una voce melodiosa. Ma poiché Zeus aveva causato la morte di Fetonte, l'uccello volle allontanarsi dal cielo e poiché Cicno aveva pianto la morte dell'amato Fetonte con un canto, da allora i cigni possono cantare un'ultima canzone" per lamentare la loro morte.

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Tranquillina/Serapide (CNG 81)

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EGYPT, Alexandria. Tranquillina. Augusta, AD 241-244. BI Tetradrachm (11.33 g, 12h). Dated RY 7 of Gordian III (AD 243/4). Draped bust right, wearing stephane / Serapis enthroned left, holding scepter and extending hand to cerberus at feet to left; date across field. Köln 2694; Dattari (Savio) 4837 (this coin); K&G 73.37. VF, gray-brown surfaces.

Ex Bayerische Vereinsbank Münzschätze FPL 11 (April 1976), no. 185; Giovanni Dattari Collection.

 

Sale: CNG 81, 20 May 2009, Lot: 890. Estimate $200. Sold For $700.

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Serapide è un dio greco-egizio il cui culto fu introdotto ad Alessandria d’Egitto attorno al 300 a.C. da Tolomeo I, che vi fece costruire il Serapeo.

Notizie su questa divinità (culto, origine, importanza, diffusione, immagine, ecc.) si possono trovare in

https://www.treccani.it/enciclopedia/serapide_(Enciclopedia-Italiana)/

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Tranquillina/Eracle

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IONIA, Smyrna. Tranquillina. Augusta, AD 241-244. Æ Diassarion (5.16 g, 6h). Struck AD 241-244. Draped bust right / Hercules standing left, with lion skin over forearm, holding cantharus and club. Klose LXXI, Series B, Group a, 7 (V2/R7); SNG Copenhagen 1401-1403; Lindgren & Kovacs 569 (this coin). VF, red-brown patina.

From the James E. Cain Collection. Ex Henry Clay Lindgren Collection.

 

Sale: CNG 76, 12 September 2007, Lot: 1071. Estimate $100. Sold For $210. 

 

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Tranquillina con Gordiano III/Igea (CNG 73)

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THRACE, Anchialus. Gordian III, with Tranquillina. AD 238-244. Æ 27mm (11.50 g, 7h). Struck AD 241-244. Laureate, draped, and cuirassed bust of Gordian right vis-à-vis draped bust of Tranquillina left, wearing stephane / Hygieia standing right, holding serpent and phiale. AMNG II 666; SNG Copenhagen -; Varbanov 1134. Good VF, dark green patina with traces of earthen overtones.

 

Sale: CNG 73, 13 September 2006, Lot: 692. Estimate $200. Sold For $150. 

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Tranquillina con Gordiano III/Nave Corbita (CNG 84)

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Exceptional Rendering of a Corbita Under Sail

THRACE, Anchialus. Gordian III, with Tranquillina. AD 238-244. Æ Pentassarion (26mm, 13.50 g, 1h). Laureate and draped bust of Gordian right vis-à-vis diademed and draped bust of Tranquillina left / Corbita right under full sail, containing gubernator, three sailors, and watchman in bow; stern decorated with Nike(?), hull decorated with dolphin, fish, and octopus right. AMNG II 682 var. (obv. legend); Varbanov 702. Good VF, attractive dark green patina. Well struck and detailed reverse. Very rare.

CNG 84, Lot: 839. Estimate $1000. Sold for $1900. 

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Breve storia della Nave Corbita

Nave da trasporto fornita di due (o tre) alberi, su uno dei quali si ponevano come segnale delle ceste (corbes) dalle quali ha preso il nome di corbita.

Le navi da carico erano navi più corte e più larghe rispetto a quelle da guerra: la loro lunghezza corrispondeva a circa tre volte la loro larghezza. La prua era arrotondata e spesso dotata di un dispositivo per migliorare la qualità della navigazione; la poppa poteva terminare con una testa di cigno rivolta all’indietro ed era spesso arricchita da decorazioni e motivi architettonici. Grazie alla forza del vento, che andava a gonfiare una grande vela quadra o trapezoidale fissata sull’albero maestro nella parte centrale della chiglia, queste navi erano in grado di trasportare un notevole carico, variabile dalle 3000 alle 10000 anfore (da 150 a 500 tonnellate). Le navi portavano un secondo albero a prua e, a volte, anche un terzo a poppa. Tutte le navi erano comunque dotate di remi, utilizzati soprattutto nelle manovre di allontanamento e di avvicinamento al porto: il numero di rematori era esiguo perché lo spazio era destinato per lo più al carico.

apollonia

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Tranquillina/Dioniso (CNG 70)

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CILICIA, Tarsus. Tranquillina, wife of Gordian III. Augusta, 241-244 AD. Æ 31mm (17.11 g, 1h). Diademed and draped bust right, set on crescent / Dionysus standing left, holding cantharus and thyrsus; at feet, panther standing left, head right; A-M/K and B/G in fields. SNG Levante 1149 (this coin); SNG France 1724 (same dies). Near VF, olive-brown patina with dusty blue-green overtones. ($200)

Sale: CNG 70, 21 September 2005, Lot: 584. Estimate $200. Sold For $250.

Le lettere A-M/K sul rovescio dovrebbero indicare i titoli "Prima, più grande, più bella" che Tarso aveva assunto che in occasione della visita della città di Caracalla nel 215 d. C. e riportato sulle poche monete d’argento emesse nella circostanza.

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Il rovescio del bronzo raffigura il dio Dioniso con il cantaro nella mano destra, il tirso nella mano sinistra e una pantera ai suoi piedi.

Il cantaro era una coppa per bere diffusa in ambito greco ed etrusco e nell'età classica era il vaso da bere caratteristico dei conviti e caro a Dioniso, che raramente ne è rappresentato privo, e quindi un suo attributo.

Il sacro Tirso era un bastone rituale attribuito a Dioniso e ai seguaci del suo culto, saturi e menadi. Di legno vario, ma più spesso di corniolo o formato da una grossa asta di ferula, era sormontato da una pigna e attorno ad esso erano avviluppati edera e pampini di vite. A volte vi erano annodate anche bende di lana, simbolo di consacrazione. Il simbolismo legato a questo strumento è chiaramente fallico, tanto più che ad esempio ne Le Baccanti di Euripide si dice che da esso scaturiva miele; esso rappresenta quindi la forza vitale del dio che viene instillata nella vegetazione, negli animali e negli uomini.

La pantera, abile cacciatrice, seducente e feroce è spesso presente nelle raffigurazioni di Dioniso e delle Menadi.Qui la pantera accovacciata ai piedi del dio con la zampa alzata e le fauci aperte è in atto di ricevere delle gocce di vino sgorganti dal cantaro.

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Tranquillina/Sandan (CNG, Electronic Auction 145)

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CILICIA, Tarsus. Tranquillina. AD 241-244. Æ 28mm (10.05 g). Diademed and draped bust right / Altar of Sandan on raised platform, figure standing at either side. SNG France 1727-8; SNG Levante -. VF, green patina.

CNG 145, Lot: 216. Estimate $150. Sold for $329.

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Ciao Gianfranco.

Avevo accennato a Sandan nel condividere il mio bronzo acquistato alla Gorny 259.

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KILIKIEN. TARSOS. AE (6,39g). 2. Jh. v. Chr. Vs.: Drapierte Büste der Stadttyche mit über den Hinterkopf gezogenem Schleier n. r. Rs.: ΤΑΡΣΕΩΝ, Pyramidales Sandanmonument, l. im Feld Monogramme. SNG BN 1331. Grüne Patina, ss

 

Aggiungo qui che Sandan (Sandon o Sandas) è il nome della divinità pagana considerata la figura centrale del mondo religioso dell'antica Tarso di cui era il dio protettore, spesso considerato l’omologo di Adone (Siria), di Attis (Frigia), di Osiride (Egitto) e di Tammuz (Babilonia). Era una divinità della terra, ma anche un dio infero che mandava pestilenze.

La sua immagine raffigurata su diversi reperti antichi lo rappresenta è in piedi, con una ghirlanda in mano, una faretra sulle spalle e un leone con due lunghe corna al suo fianco. Altri schemi iconografici lo collocano all'interno di una edicola triangolare posta su una pira e sormontata da un'aquila.

A Tarso, dal punto di vista della religiosità popolare (e fatta eccezione per gli Ebrei della diaspora) le divinità pagane che si erano imposte su tutte le altre erano due: il giovane dio fattivo Sandan, che alcuni identificano con Eracle, la divinità principale, e un'antichissima divinità, forse l'anatolico Tarku, il dio eccelso chiamato Baal-Tarz o anche Zeus. Entrambi erano l'espressione del rispetto che le popolazioni dell'antica Cilicia nutrivano per la fecondità della terra, i suoi ritmi, i suoi misteri e i suoi frutti. Durante l'anno le loro statue venivano adornate con le primizie della terra: fasci di spighe, tralci di viti e fiori.

Dallo studio di un frammento di un papiro rinvenuto a Ossirinco chiamato dagli studiosi Giagantiade (Gigantias) sono emerse indicazioni rilevanti su Sandan. Contrariamente a quanto sostenuto da successivi studiosi, lo scriba Dionisio Bassarico identificato come l'autore epico del papiro, utilizza il nome Sandan per distinguerlo dall'omologo Eracle. Su una tavoletta di Bogazkale (Bogaz Köy) è descritto un rito ittita in cui si sacrifica una capra per allontanare da una casa la pestilenza e il dio Marduk con i suoi ministri detti Innarawanta in lingua ittita, cui corrispondono in Iuvio Sandan e gli Annarummenzi. Interessante è anche un'iscrizione in lingua lidia pervenutaci da Sardi in cui si invoca Sandan contro chiunque violi una tomba. Un testo ittita menziona Sandan e una sua statua insieme a quella di un personaggio femminile, la dea Iyaya, che sembra essere la sua paredra. Il termine di origine greca dal significato di “chi siede accanto” indica una divinità il cui culto è associato a un'altra genericamente di maggiore importanza e di sesso opposto (Sandan in questo caso).

Fonte wikipedia

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Sulle monete dell'epoca ellenistica Sandan è sempre raffigurato nudo, in piedi sul dorso di un leone perché, come gli altri dei degli Etizi (i conquistatori della Cilicia nel XVII secolo a.C. che lo veneravano), i suoi piedi non hanno mai toccato la terra in quanto cavalcava sulle spalle di animali mitologici, era portato sulle spalle delle divinità inferiori o camminava sulle cime delle montagne.

Altri elementi iconografici sono un altare in fiamme alle spalle, il leone alato e cornuto, un fiore mistico e un'ascia doppia in mano al dio che indossa una polo sul capo dal possibile significato che lui è la colonna del mondo che tiene separati il cielo e la terra.

Sandan è all'interno di una struttura a forma di piramide, la sua pira funeraria di legno eretta per bruciarlo in forma di idolo. Questa pira è diventata il simbolo della montagna del mondo con l'aquila dell'apoteosi in cima e affiancata dai due pilastri del mondo personificati che rappresentano la montagna del mondo divisa.

A Roma il culto di Sandan divenne il modello per la consacrazione delle celebrità dell'apoteosi dell'imperatore. Come Eracle e il dio di Tiro Melqart, Sandan fu innalzato al cielo dal fuoco. Questo simbolismo ha forti legami con l'uccello del sole fenicio: la Fenice, dopo morta nel fuoco, rinasce eternamente nel fuoco.

Anche l'imperatore romano bruciava come Sandan a forma di idolo. Una bambola di cera interpretava il ruolo del defunto Cesare nelle celebrità della consacrazione. E in seguito la sua anima era innalzata in cielo dall'uccello del Sole. Per questo un'aquila era liberata dalla sua gabbia in cima alla piramide di legno ardente (simbolo della Fenice!). E anche un'aquila in volo sulla cima del pilastro del mondo in fiamme (o albero del mondo) è stata rinvenuta nel tempio di Melqart a Tiro.

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Il leone posto sopra la colonna che sovrasta piazza San Marco a Venezia è un ibrido fra un leone e un grifone prodotto nel primo ellenismo orientale ad opera di un artista greco o greco-ionico, tra la fine del IV e l’inizio del III secolo a. C.

Secondo numerosi studiosi questo sarebbe stato un monumento eretto a Sandan, il dio locale protettore della città di Tarso. Qui, secondo gli studi degli archeologi, esisteva intorno al III secolo un monumento in cui la divinità appariva su un grande leone alato e cornuto, di aspetto compatibile con quello del leone di San Marco. Tarso fu sede vescovile almeno fino al VI secolo ed è plausibile che questa statua sia stata abbattuta perché ritenuta pagana, riducendola a una semplice raffigurazione leonina (un grifone con la testa di leone). Sarebbero stati i mercanti veneziani, abili nel portare in patria le bellezze di altri paesi, a impadronirsi della statua (che aveva già perso la sua caratteristica raffigurazione di Sandan) e a trasportarla via mare a Venezia.

A Tarso dal punto di vista religioso (e fatta eccezione per gli Ebrei della diaspora) le divinità pagane che si erano imposte su tutte le altre erano due: il giovane dio fattivo Sandan, che alcuni identificano con Heracles, principale divinità, e un'antichissima divinità, forse l'anatolico Tarku, il dio eccelso, chiamato Baal-Tarz o anche Zeus. Entrambi erano l'espressione del rispetto che le popolazioni dell'antica Cilicia nutrivano per la fecondità della terra, i suoi ritmi, i suoi misteri e i suoi frutti. Durante l'anno le loro statue venivano adornate con le primizie della terra: fasci di spighe, tralci di viti e fiori.

Da https://it.wikipedia.org/wiki/Sandan_(divinità)

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Tranquillina/Atena (CNG 69)

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LYCIA, Phaselis. Tranquillina, wife of Gordian III. Augusta, 241-244 AD. Æ 30mm (16.23 gm, 1h). Diademed and draped bust right, set on crescent / FACH-LEI[T]wN, Athena standing left, dropping pebble into urn and holding palm; shield propped against leg. Apparently unpublished. VF, dusty, dark green patina. ($500)

From the Garth R. Drewry Collection. Ex Harlan J. Berk Bid or Buy Sale 106 (20 January 1999), lot 718.

Sale: CNG 69, 8 June 2005, Lot: 1031. Estimate $500. Sold For $500.

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Sul rovescio del bronzo precedente è raffigurata Atena in piedi a sinistra che lascia cadere nell'urna una pallina di coccio, il cosiddetto Calculus Minervae.

L'antica Minerva era Dea della legge e della giustizia, come sua madre Temi, e quindi a lei competeva il Calculus Minervae, la pietra di Minerva, voto decisivo in un organo collegiale in istallo per parità di voti su di una proposta, tanti pro quanti contro.
Era l’Athenas Psephos, la pallina di coccio che il presidente deponeva nell’urna per ultimo nell'organo legislativo greco della Boulè dei Cinquecento.
Si rifaceva al leggendario voto di Atena in favore di Oreste, ricordato da Eschilo nelle Eumenidi, decisivo per assolvere il matricida.
Roma la adottò nel 30 a.C. quando, nei processi criminali, un senatoconsulto riconobbe ad Ottaviano il Calculus Minervae, il privilegio di aggiungere il suo voto a quello della minoranza, e quindi determinare l’assoluzione, qualora la sentenza fosse stata pronunciata con la maggioranza di un solo voto.
Naturalmente il voto dell'imperatore valeva per due.

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Il voto di Atena

Nei tribunali di Atene e molto probabilmente anche in altre aree del mondo greco, la parità di voti andava a vantaggio dell’imputato. Il contesto storico in cui si fa strada tale norma è piuttosto articolato. Secondo consolidate e antiche logiche di giustizia privata, i delitti di sangue erano vendicati dai membri della famiglia (in senso allargato: il ghenos): un sistema di vendetta che, nell’Atene di V sec. a.C., si scontrava apertamente con il nuovo stato di diritto e che imponeva un suo superamento. Esattamente in questo conflitto tra leggi della polis e leggi del ghenos si iscrive la riforma di un collegio, chiamato Areopago, che diviene un tribunale preposto a giudicare i fatti di sangue, allo scopo di sottrarre alla vendetta privata la punizione del colpevole e rimetterla al giudizio della polis. L’assoluzione dell’imputato a parità di voti rientra in questo contesto di diritto riformato, per così dire.

La ‘spiegazione’ di tale principio è data dal cosiddetto ˝voto di Atena˝, di cui racconta Eschilo nelle Eumenidi. Richiamo qui l’essenziale: Oreste ha ucciso la madre Clitemestra per vendicare il padre Agamennone, da lei ucciso; è un matricida, e viene inseguito e perseguitato dalle Erinni che vogliono vendetta di sangue. Entra in gioco Atena, che sottrae Oreste alla vendetta e impone che venga sottoposto al giudizio di un tribunale. Le regole sono stabilite da Atena stessa, ed è il suo voto, dichiaratamente, a fare salvo Oreste in caso di parità (a parlare è Atena): ˝È mio compito esprimere per ultima il mio giudizio, e aggiungerò questo voto in favore di Oreste” (vv. 734-735) e quindi ˝Così non farò prevalere la morte di una donna che ha ucciso lo sposo custode della sua casa. Oreste vincerà anche se a parità di voti. Estraete al più presto le sorti dalle urne, o giudici cui fu affidato tale incarico˝.

apollonia

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Tranquillina/Artemide (CNG 66)

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CILICIA, Lyrbe. Tranquillina, wife of Gordian III. Augusta, 241-244 AD. Æ 24mm (8.22 gm). Diademed and draped bust right, crescent on shoulders / Artemis standing right, holding bow, drawing arrow from quiver over right shoulder. SNG Levante -; SNG Levante Suppl. 33 (this coin); SNG France -; SNG von Aulock -. VF, dark grayish-green patina under light earthen encrustation, slightly rough surfaces. ($200)

Sale: CNG 66, 19 May 2004, Lot: 1148. Estimate $200. Sold For $200. 

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Tranquillina con Gordiano III/Atena (CNG 994079).

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MOESIA INFERIOR, Odessus. Gordian III, with Tranquillina. AD 238-244. Æ Pentassarion (28mm, 13.83 g, 1h). AVT K M ANT ΓΟPΔIANOC (AVΓ) CЄ TP, ANKVΛΛ/C(INN)ΛΛ, confronted busts of Gordian right, laureate, draped, and cuirassed, and Tranquillina left, draped and wearing stephane / OΔHCC EITΔN, Athena standing left, holding shield and reversed spear; E (mark of value) to left. AMNG I/II 2385; cf. Mouchmov 1684 (for type); Varbanov 4565 (same dies as illustration). EF, attractive dark green and olive patina.

CNG 994079. Sold For $595

 

Mi piace il rovescio per la “reversed spear” di Atena, come la lancia della statua di Minerva a Pavia: segno di pace.

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  • 2 settimane dopo...
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Tranquillina/Zeus (LEU AUCTION 7)

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Starting price: 350 CHF - Result: 900 CHF

Lot 1511. EGYPT. Alexandria. Tranquillina, Augusta, 241-244. Tetradrachm (Bronze, 23 mm, 11.08 g, 11 h), RY 7 of Gordian III = 243/4. CΑΒ ΤΡΑΝΚΥΛΛЄΙΝΑ CЄΒ Diademed and draped bust of Tranquillina to right. Rev. L Ζ Bust of Nilus to right, crowned with taenia and lotus-buds and with slight drapery on his left shoulder; to right, cornucopiae. Dattari (Savio) -. Emmett -. K&G -. Extremely rare and apparently unpublished for this regnal year. A wonderful piece with a beautiful portrait. Extremely fine.

From a European collection, formed before 2005.
An apparently unpublished tetradrachm of Tranquillina.

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