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Bronzi mitologici di Tranquillina


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Nella ricerca di bronzi di Tranquillina attinenti alla Mitologia ho trovato questo bronzo del suo consorte che raffigura sul rovescio Ermes vestito di mantello e con caduceo in compagnia di una donna mortale, nel tipico chitone lungo e fluente e peplo. La donna dev'essere Euridice, moglie di Orfeo, che viene riportata negli inferi quando Orfeo disobbedisce all'ingiunzione di Ade e guarda sua moglie mentre la sta conducendo fuori dal regno dei morti, ed Ermes dev’essere nel ruolo di psicopompo, cioè "araldo delle anime" che guida i morti nell'Ade.

Classical Numismatic Group, Inc., Triton VII, lot 789, 12.01.2004, Lot: 789. Estimate $400. Sold For $1300. 

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CILICIA, Seleucia ad Calycadnum. Gordian III. 238-244 AD. Æ 33mm (16.87 gm). MAP ANTWNIOC GORDIANOC CEB, laureate, draped, and cuirassed bust right; countermark: o within D / CELEUKEWN KALUKADNW ELEUQERAC, woman (Eurydice?) pursued by Hermes, clad in cloak and bearing caduceus. SNG Levante Supp. 208 (this coin); SNG France -; BMC Lycaonia -; SNG Copenhagen -; SNG von Aulock -; Winterthur 4639; Howgego 670 (for countermark). Good VF, brown and green patina.

 

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Il mito di Orfeo ed Euridice

È una delle leggende più note della mitologia greca, che narra di una forte storia d’amore tra due giovanissimi innamorati: Orfeo, un poeta e musicista, ed Euridice, una bellissima ninfa. Il mito è considerato una delle storie più commoventi e strazianti, tanto da ispirare artisti e letterati di tutti i tempi.

Il racconto che segue è stato postato il 5 aprile scorso da Musa in https://www.lavocedellemuse.com/il-mito-di-orfeo-e-euridice/

Orfeo, il più famoso poeta e musicista che la storia abbia mai avuto, non ha eguali tra uomini e dèi. È figlio del re Eagro e della musa Calliope. Il Dio Apollo un giorno gli dona una lira e le Muse gli insegnano a usarla. Diviene talmente abile che alla sua dolce musica il fragore dei torrenti cessa e l’acqua si dimentica di proseguire il cammino. Le selve inerti si muovono conducendo sugli alberi gli uccelli; o se qualcuno di questi vola, commuovendosi nell’ascoltare il dolce canto, perde le forze e cade. Le Driadi, uscendo dalle loro querce, si affrettano verso il cantore, e perfino le belve accorrono dalle loro tane al melodioso canto. Orfeo acquista una tale padronanza dello strumento che aggiunge due corde supplementari, portando a nove il loro numero per avere una melodia più soave.

Come prima grande impresa Orfeo partecipa alla spedizione degli Argonauti e quando la nave Argo giunge in prossimità dell’isola delle Sirene, è grazie a Orfeo e alla sua cetra che gli argonauti riescono a non cedere alle insidie nascoste nel canto. Durante la spedizione Orfeo dà innumerevoli prove della forza invincibile della sua arte, salvando la truppa in molte occasioni; con la lira e con il canto fa salpare la nave rimasta inchiodata nel porto di Jolco, dà coraggio ai naviganti esausti a Lemno, placa a Cizico l’ira di Rea, ferma le rocce semoventi alle Simplegadi, si fa amica Ecate, addormenta il drago che custodisce il Vello d’oro.

Ogni creatura ama Orfeo ed è incantata dalla sua musica e dalla sua poesia ma Orfeo ha occhi solo per una donna: Euridice, figlia di Nereo e di Doride che diviene sua sposa. Aristeo, uno dei tanti figli di Apollo, ama perdutamente Euridice e, sebbene il suo amore non sia corrisposto, continua a rivolgerle le sue attenzioni. La fanciulla per sfuggire alle sue insistenze si mette a correre ma ha la sfortuna di calpestare un serpente nascosto nell’erba che la morde, provocandone la morte istantanea. Orfeo, impazzito dal dolore e non riuscendo a concepire la propria vita senza la sua sposa, decide di scendere nell’Ade per cercare di strapparla dal regno dei morti. Lacerato dal dolore, scende allora nel mondo sotterraneo con la sua inseparabile lira per riportarla in vita. Raggiunto lo Stige, è dapprima fermato da Caronte. Orfeo, per oltrepassare il fiume, incanta il traghettatore con la sua musica. Sempre con la musica placa anche Cerbero, il cane a tre teste, guardiano dell’Ade. Una volta raggiunta la sala del trono degli Inferi, Orfeo incontra Ade e Persefone. Giunto al loro cospetto, Orfeo inizia a suonare e a cantare la sua disperazione e solitudine e le sue melodie sono così piene di dolore e di angoscia che gli stessi signori dell’Oltretomba si commuovono; le Erinni piangono; la ruota di Issione si ferma e i perfidi avvoltoi che divorano il fegato di Tizio non hanno il coraggio di continuare nel loro macabro compito; Sisifo si può fermare per un po’ a riposare sul sasso che continua a spingere su per la collina. Anche Tantalo dimentica la sua sete. Per la prima volta nell’oltretomba si conosce la pietà. È così che viene concesso a Orfeo di ricondurre Euridice nel regno dei vivi a condizione che durante il viaggio verso la terra la preceda e non si volti a guardarla fino a quando non siano giunti alla luce del sole.

Insieme ad Ermes (che deve controllare che Orfeo non si volti), si incamminano e iniziano la salita. Euridice, non sapendo del patto, continua a chiamare in modo malinconico Orfeo, pensa che lui non la guardi perché è brutta, ma lui, con grande dolore, deve continuare imperterrito senza voltarsi. Appena vede un po’ di luce, Orfeo, capisce di essere uscito dagli Inferi e si volta. Euridice però ha accusato un dolore alla caviglia morsa dal serpente e si è attardata… Orfeo ha trasgredito la condizione posta da Ade. Solo ora Euridice capisce e, all’amato, sussurra parole drammatiche e struggenti: «Grazie, amore mio, hai fatto tutto ciò che potevi per salvarmi». Si danno poi la mano, consapevoli che quella sarà l’ultima volta. Ermes con volto triste ed espressione compassionevole trattiene Euridice per una mano, perché ha promesso ad Ade di controllare ed è ciò che deve fare. Orfeo vede scomparire Euridice e si dispera, perché sa che non la vedrà mai più.

Orfeo per sette giorni cerca di convincere Caronte a condurlo nuovamente alla presenza del signore del regno sotterraneo, ma questi per tutta risposta lo ricaccia alla luce della vita. Orfeo si rifugia allora sul monte Rodope, in Tracia trascorrendo il tempo in solitudine e nella disperazione. Unica sua consolazione è la lira; suona e suona e suona. Gli alberi, i sassi e i fiumi lo ascoltano deliziati. Decide allora di non desiderare più nessuna donna dopo la sua Euridice. Un gruppo di Menadi ubriache lo invita a partecipare a un’orgia dionisiaca. Per tener fede a ciò che ha detto, rinuncia. Le Menadi, infuriate, lo uccidono, lo fanno a pezzi e gettano la sua testa nel fiume Ebro, insieme alla sua lira. La testa cade proprio sulla lira e galleggia, continuando a cantare soavemente. Zeus, toccato da questo prodigio, prende la lira e la mette in cielo formando una costellazione. La testa scende fino al mare e da qui alle rive di Metimna, presso l’isola di Lesbo, dove Febo Apollo la protegge da un serpente che le si è avventato contro.

Secondo altre versioni, i resti del cantore sarebbero stati seppelliti dalle impietosite Muse nella città di Libetra. Le Muse recuperano le membra di Orfeo e le seppelliscono ai piedi del monte Olimpo e ancor oggi, in quel luogo, il canto degli usignoli è più soave che in qualunque altra parte della terra.

La versione del mito di Orfeo ed Euridice è tratta da Orfeo e Euridice di Andreas Barella, edito dalla Casa Editrice Ericlea (per gentile concessione della casa editrice).

 

apollonia

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Tranquillina e consorte/Era (ROMA, E-SALE 74, 20 Aug 2020)

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Starting price: 60 GBP - Estimate: 100 GBP

Lot 2. Thrace, Anchialus Æ27. Gordian III and Tranquillina, AD 241-244. AVT K M ANT ΓΟΡΔIANOC AV CAB TPANKYΛΛINA, laureate bust of Gordian right, facing diademed bust of Tranquillina left / OVΛΠIΑΝΩΝ AΓΧΙΛΕΩΝ, Hera standing facing, head left, holding phiale and staff. SNG Stancomb 845; AMNG 652; CNT 7584; Varbanov 762. 11.90g, 27mm, 6h.

Good Very Fine.

From the William Stancomb Collection;
Acquired from A.H. Baldwin & Sons Ltd., 1975, with original ticket.

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Tranquillina e consorte/Mithras (Roma, E-Sale 74)

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Starting price: 24 GBP - Estimate: 40 GBP - Result: 40 GBP

Lot 55. Moesia, Istros Æ 5 Assaria. Gordian III and Tranquillina, AD 241-244. AVT K M AYPH ANTΩNEINOC CAB TPANKYΛINA, laureate and draped bust of Gordian right, facing diademed bust of Tranquillina left / ICTPIHNΩN, Mithras on horseback right, bird on column to left, altar to right, E in exergue. SNG Stancomb 882 (this coin); AMNG 524; Varbanov I, 688. 10.52g, 28mm, 12h.
Good Fine.
From the William Stancomb Collection;
Acquired from A.H. Baldwin & Sons Ltd., April 1975 (with original ticket).

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Tranquillina e consorte/Apollo (NUMISMATIK NAUMANN AUKTION 93, 6 Sep 2020)

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Starting price: 40 EUR - Estimate: 50 EUR

Lot 258. THRACE. Anchialus. Gordian III, with Tranquillina (238-244). Ae.
Obv: AYT K M ANT ΓΟΡΔΙΑÎΟC AVΓ CEB TPANKVΛΛINA.
Laureate, draped and cuirassed bust of Gordian and draped bust of Tranquillina, wearing stephane, facing one another.
Rev: OVΠIANΩN AΓXIAΛEWN. Apollo standing left, holding patera, resting arm on column.
RPC 48961; AMNG 656; Varbanov 668.
Condition: Near very fine.
Weight: 15.35 g.
Diameter: 26 mm.

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  • 2 settimane dopo...
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Tranquillina/Artemide (CNG 93, Lot: 796)

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LYDIA, Daldis. Tranquillina. Augusta, AD 241-244. Æ (22mm, 4.50 g, 6h). ΦOVP TPAN KVΛΛЄINA, laureate and draped bust right / Δ AΛ[Δ]IANΩN, Artemis kneeling on stag recumbent right, holding it by the horns. Unpublished in the standard references. EF, green patina, some roughness. Apparently unique.

CNG 93, Lot: 796. Estimate $150. Sold for $100.

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Tranquillina e consorte/Idem

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THRACE, Anchialus(?). Gordian III, with Tranquillina. 238-244 AD. Brockage Æ 27mm (12.13 g). Struck 241-244 AD. ANTWNINOC A[...], laureate, draped, and cuirassed bust of Gordian right, seen from behind and draped bust of Julia Domna left, wearing stephane, vis-à-vis / Incuse of obverse. Cf. AMNG II 666 (obv. type). VF, dark green patina.

CNG 160765. Sold For $295

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Tranquillina/Serapis

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BITHYNIA, Nicaea. Tranquillina. Augusta, AD 241-244. Æ 23mm (7.44 g, 1h). Draped bust right, wearing stephane / Serapis standing facing, head left, extening hand and holding scepter. RG 718 and pl. LXXXV, 11 corr. (Athena; same dies); SNG Copenhagen -. Good VF, green and red patina.

CNG 788923. Sold For $245

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Tranquillina/Asclepio (CNG 88)

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BITHYNIA, Nicaea. Tranquillina. Augusta, AD 241-244. Æ (24mm, 8.05 g, 12h). Draped bust right, wearing stephane / Aesculapius standing facing, head left, leaning on serpent-entwined staff. Weiser, Nikaia -; RG 721; SNG von Aulock 661. Near EF, brown patina.

From Group CEM.

CNG 88, Lot: 854. Estimate $300. Sold for $280.

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Tranquillina/Ares

Già messo un altro esemplare con caratteristiche e grado di conservazione molto simili, ma questo ha avuto un notevole risultato nell’asta CNG 88.

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LYCIA, Podalia. Tranquillina. Augusta, AD 241-244. Æ (35mm, 27.80 g, 12h). Draped bust right, wearing stephane / Ares standing right, holding spear and shield. Von Aulock, Münzprägung 286 (same dies); SNG von Aulock -; Waddington 3175; Lanz 117, 1078 (same dies). Good VF, dark black-green patina, slightly rough. Extremely rare.

CNG 88, Lot: 916. Estimate $750. Sold for $2000.

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1 ora fa, apollonia dice:

Extremely rare.

Se ne conoscono solo 6 (una è a Firenze) più due solo descritte (Hèdervar, Ungheria e una Mionnet)

Molto più raro l'altro tipo di rovescio

image.png.e93bdeb733b6d9cc062fd4c1b956ebcc.png oggi a Roma, ex coll. Signorelli, ex asta Santamaria XXX

Unico es. conosciuto.

  • Grazie 1

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1 ora fa, fagiolino dice:

Se ne conoscono solo 6 (una è a Firenze) più due solo descritte (Hèdervar, Ungheria e una Mionnet)

Molto più raro l'altro tipo di rovescio

image.png.e93bdeb733b6d9cc062fd4c1b956ebcc.png oggi a Roma, ex coll. Signorelli, ex asta Santamaria XXX

Unico es. conosciuto.

Interessante. La divinità qui dovrebbe essere Apollo con la cetra appoggiata su una colonna.

apollonia


Inviato
33 minuti fa, apollonia dice:

Interessante. La divinità qui dovrebbe essere Apollo con la cetra appoggiata su una colonna.

Il rovescio con Marte è visibile anche su altri bronzi provinciali lici, 

E' effettivamente Apollo , e questo è lo stesso rovescio ma di Gordiano, sempre di Podalia. Rovescio comune a molti bronzi di città licie. 

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(Ho il von Aulock delle provinciali della  regione)

  • Grazie 1

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@apollonia

https://rpc.ashmus.ox.ac.uk/volumes

Ci vorranno anni per completarlo.

Ogni tanto su Academia i curatori inseriscono qualche supplemento.

https://oxford.academia.edu/MargueriteSpoerri

Avevo comprato un lotto di trattatelli sulle monete antiche e uno è il von Aulock su Gordiano & Signora.

Su uno dei supplementi c'era un bronzo venduto all'asta con la città sbagliata. Ho contattato la prof. Spoerri che mi ha ,diciamo così, coinvolto. Di Gordiano per la Licia non hanno ancora inserito niente.

Cosa ho fatto ? Ho elencato su un word tutti le monete del v.A.  (tutte di coll.museali e ANS eccetera) ho aggiunto le foto  che in gran parte sono di una sola faccia. Ho cercato sul web nei musei e ne ho trovate un buon numero per sostituire quelle incomplete.

Poi ho spulciato tutte le aste che ho trovato con provinciali Licie. Il v.A. è del 1974. Un lavoraccio ma agli  "arresti domiciliari" di tempo ne ho avuto. Ho aggiunto tutto all'elenco. Ne son venute in tutto quasi 130 pagine. (Non è un lavoro curato, ci sono spazi  anche perchè aggiungo, raramente perchè sono monete non comuni, quel poco che viene fuori.

La Prof. mi ha detto che mi aggiunge tra i "contributors", quando, chissà ! arriveranno alla fine.

 

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Inviato
1 ora fa, fagiolino dice:

@apollonia

https://rpc.ashmus.ox.ac.uk/volumes

Ci vorranno anni per completarlo.

Ogni tanto su Academia i curatori inseriscono qualche supplemento.

https://oxford.academia.edu/MargueriteSpoerri

Avevo comprato un lotto di trattatelli sulle monete antiche e uno è il von Aulock su Gordiano & Signora.

Su uno dei supplementi c'era un bronzo venduto all'asta con la città sbagliata. Ho contattato la prof. Spoerri che mi ha ,diciamo così, coinvolto. Di Gordiano per la Licia non hanno ancora inserito niente.

Cosa ho fatto ? Ho elencato su un word tutti le monete del v.A.  (tutte di coll.museali e ANS eccetera) ho aggiunto le foto  che in gran parte sono di una sola faccia. Ho cercato sul web nei musei e ne ho trovate un buon numero per sostituire quelle incomplete.

Poi ho spulciato tutte le aste che ho trovato con provinciali Licie. Il v.A. è del 1974. Un lavoraccio ma agli  "arresti domiciliari" di tempo ne ho avuto. Ho aggiunto tutto all'elenco. Ne son venute in tutto quasi 130 pagine. (Non è un lavoro curato, ci sono spazi  anche perchè aggiungo, raramente perchè sono monete non comuni, quel poco che viene fuori.

La Prof. mi ha detto che mi aggiunge tra i "contributors", quando, chissà ! arriveranno alla fine.

 

Congratulations.

apollonia


Inviato
3 minuti fa, apollonia dice:

Congratulations.

apollonia

La discussione mi ha fatto venire in mente di controllare se il british avesse aggiunto qualcosa  e in effetti c'è una aggiunta di foto. (tappato un buco)

L'unica provinciale conosciuta di Tranquillina per la città di Gagae .

image.png.3102edd0f4f63cd99c00f4d8c0ccf766.png v.Aulock 59.

R/ La Nemesi stante di spalle volta a d. regge un regolo. A terra a s. una ruota, a d. un grifone seduto volto a d.  

Lo stesso rovescio per Gordiano (5 soli bronzi conosciuti)

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All’esemplare Tranquillina/Ares già postato al # 67 della Lanz 117 e a quello al post # 85 della CNG 88 aggiungo l’esemplare della Roma Numismatics E-Sale 8

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Tranquillina Æ34 of Podalia, Lycia. AD 241-244. Draped bust right, wearing stephane / Ares standing right, holding spear and shield. Von Aulock, Die Münzprägung des Gordian III und der Tranquillina in Lykien, p. 79, 286; CNG 88, 2011, 916. 20.88g, 34mm, 12h. Good Very Fine, good green patina, extremely rare.

Starting price: 200 GBP - Estimate: 250 GBP - Result: 370 GBP

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Ho notato che Il peso dell’esemplare Roma è assai inferiore a quello dell’esemplare Lanz (- 5,66 g) e dell’esemplare CNG (- 6,9 g).

È accettabile una differenza così marcata tra esemplari autentici?

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11 ore fa, apollonia dice:

È accettabile una differenza così marcata tra esemplari autentici?

Si, è accettabile.

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NAC 100,1307 g. 8,06                            CNG 69,1032 g. 16,23

Sono due dello stesso conio e una pesa il doppio.


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Podalia, sede della zecca di questi bronzi di Tranquillina, è un'antica città nella regione della Licia (Asia Minore) che ha coniato sue monete sotto il regno di Gordiano III (238-44).

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La confederazione licia (Λυκίων τὸ κοινόν) costituitasi regolarmente nel corso del sec. III a. C., sul modello delle leghe greche, comprendeva nel sec. III a. C. 23 città: Patara, Olimpo, Mira, Tlos, Xanto, Pinara, Antifello, Aperle, Aricanda, Crago, Cianee, Limira, Masicito, Fello, Podalia, Rodiapoli, Trebenna, e forse Apollonia, Arassa, Telmesso, Bubone, Faselide e Balbura. Gli affari comuni della lega erano trattati dal sinedrio. Vi erano pure tribunali federali. La Licia ebbe un sistema monetario unico. La confederazione si era costituita avendo per centro il tempio di Leto, Apollo ed Artemide presso Xanto, una delle tre metropoli della Licia, accanto a Tlos e Patara. Nell'età imperiale si aggiunse il culto di Roma e poi quello degli Augusti. La confederazione licia continuò ad esistere fin verso la fine del sec. V d. C.

Fonte: https://www.treccani.it/enciclopedia/licia_(Enciclopedia-Italiana)/

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Grazie, ma la Treccani è nella sua descrizione molto approssimativa e inesatta.

Sulla Lycia c'è un interessante monografia pubblicata su Academia scritta da un ex lamonetiano. 


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Inviato
3 ore fa, fagiolino dice:

Grazie, ma la Treccani è nella sua descrizione molto approssimativa e inesatta.

Sulla Lycia c'è un interessante monografia pubblicata su Academia scritta da un ex lamonetiano. 

Non vorrei che le inesattezze fossero mie.

Della Treccani ho riportato sotto la cartina solo l'ultimo paragrafo di tutta la voce che precede la bibliografia (vedi sotto). Se puoi essere più preciso sulle inesattezze, posso vedere di segnalarle a chi di dovere.

 

LICIA (A. T., 88-89). - Regione peninsulare dell'Asia Minore sud-occidentale, montuosa e impervia, costituita nell'interno da un altipiano dell'altezza media di 1000-1200 m., arido e stepposo, d'aspetto quasi carsico e non privo di piccoli laghi salati. Nella parte periferica si hanno invece tre catene montuose, dirette da N. a S., scendenti ripide sul mare, umide e boscosissime, con cime talora superiori ai 3000 m. (Ak Dağ, 3008 m.). Le profonde valli fluviali che le separano si aprono verso S. in ampie pianure alluvionali, sparse di casali e di villaggi, coltivate, dove non sono coperte dalla macchia, a frutta mediterranee, a cotone, mais, miglio, grano e tabacco. Di queste valli le principali sono quelle del Dalaman e di Esen. Esclusi i tratti deltizî, le coste sono alte, rocciose e articolate (Baie di Meğri, di Kalamaki, d'Endifli e di Finike).

Le popolazioni costiere della Licia si segnalarono nell'antichità per una loro propria civiltà. Attualmente la regione designata con la denominazione classica di Licia, ignota nell'uso amministrativo turco, si trova compresa essenzialmente nei kazà di Elmali Finike, Kaş (vilâyet di Adalia, in turco Antalya) e Fethiye (vilâyet di Muğla). La popolazione costiera fino al 1920 circa comprendeva molti Greci; ora tutti gli abitanti sono Turchi musulmani, dediti specie alla pastorizia, al taglio dei boschi e al commercio del legname.

I centri sono piccoli e d'importanza solo locale. Elmali nell'interno è la città principale, circondata di frutteti, vigneti e campi; Finike è il suo porto. Dalaman, sul corso inferiore del fiume omonimo, è un borgo commerciale (legname) e così Fethiye (Meğri), e Endifli (Andifilo), di fronte all'isola italiana di Castelrosso.

Età pregreca. - Della storia più antica della Licia, regione dell'Asia Minore sud-occidentale che comprende principalmente la larga penisola sulla costa meridionale e che confina a ponente con la Caria, a levante con la Panfilia e a settentrione con la Frigia, Erodoto narra che il nome più antico del paese era veramente Milyas e che gli abitanti erano i Solimi e i Termili o Tremiali. Quest'ultimo nome sarebbe stato cambiato da Bellerofonte in Lici. I Lici sarebbero immigrati da Creta. La notizia data da Erodoto sembra corrispondere ai fatti storici, poiché i Lici abitavano soltanto la costa, mentre l'interno del paese era occupato dai Solimi. Comunque, il nome di Licia era antico: esso ricorre già in iscrizioni egiziane, hittite e nelle lettere di Tell el-‛Amārnah. In una lettera diretta al re d'Egitto il re di Alashya (Cipro o la costa della Siria di faccia a Cipro), dichiara che gli uomini del paese Lu-uk-ki gli portano via ogni anno qualche piccola città del suo regno. Sembra dunque che già allora i Lici fossero un popolo guerriero, dedito anche alla pirateria. Ramesse II cita tra i molti popoli che nella battaglia di Qadesh del 1294 combattevano sotto gli ordini del re degli Hittiti anche i Ruku, vale a dire i Lici, assieme ad altre stirpi dell'Asia Minore. Quando il faraone Merneptaḥ ributta un'incursione di popoli terrestri e marittimi nell'angolo occidentale del Delta si trova davanti anche dei Lici. In un trattato hittita si fa menzione di essi nella forma Lugga. Testi hittiti parlano di varie città e di due fiumi che potrebbero essere identici con città e fiumi della Licia: Wiyanawanda potrebbe essere Enoanda, Mira sarà Myra, Kuwaliya forse Cabalia, e i fiumi Siyanta e Ashtarpa hanno riscontro per il nome in nomi di fiumi lici. La Licia è un paese importante nella geografia della leggenda troiana. Pienamente nella luce della storia la Licia entra però soltanto più tardi. Essa fu conquistata dai Persiani di Ciro sotto Arpago e fu aggregata alla prima satrapia dell'impero persiano. Il paese godette però di vasta autonomia e fu retto da principi indigeni dei quali il più antico finora noto portava il nome di Kybernis e fu comandante del contingente navale di cinquanta battelli che faceva parte della flotta di Serse. I dinasti indigeni, dei quali si sono conservate monete, si ressero fino al tempo di Alessandro Magno. Con la conquista greca la Licia perse il suo carattere nazionale.

 

Cultura. - La Licia era un paese selvaggio, arretrato nella civiltà; aveva però alcune sue caratteristiche e una civiltà sua propria, i cui monumenti sopravvivono ancora nelle tombe scavate nella roccia e nelle iscrizioni. I costumi dei Lici erano simili a quelli dei Carî. Una caratteristica della loro civiltà era il sistema matriarcale. Essi legittimavano le unioni tra una cittadina e uno schiavo, ma non riconoscevano alcun diritto al figlio nato da un cittadino e una schiava (Erod., I, 173).

L'arte dei Lici è simile a quella degli Hittiti. Le loro tombe rupestri imitano nella costruzione le case di legno del paese; hanno però uno stile proprio. Esse risalgono fino al sec. VI. Nella scultura si fa sentire col progresso del tempo sempre più l'azione della scultura greca.

Lingua. - Noi conosciamo la lingua licia per circa 150 iscrizioni, per lo più sepolcrali. Il monumento più ampio è la stele di Xanto: un alto pilastro in pietra, ricoperto su tutti quattro i lati da epigrafi; sul lato nord è inserito nel testo licio un epigramma greco. L'iscrizione del lato ovest e della parte inferiore del lato nord denota una lingua che si scosta dal licio usuale e che riappare solo in un'epigrafe di Antifello: essa è ritenuta un dialetto particolare oppure una lingua poetica arcaica. Alcune epigrafi bilingui, licio-greche, rendono possibile intendere in qualche modo questa lingua, la quale è però oggetto di molte controversie. Il licio mostra caratteri prevalentemente non indoeuropei, anzitutto nel lessico, che differisce talmente dall'indoeuropeo da rendere impossibile l'interpretazione della grande iscrizione di Xanto. Per esempio, il licio tideimi "bambino"; kbatra "figlia"; tuhes "nipote"; ebe, accusativo ebẽnñe, pronome dimostrativo; se "e". Estraneo all'indogermanico è anche l'accusativus genitivi, cioè l'aggiunta del suffisso dell'accusativo -n al genitivo in -h, dipendente da un accusativo in -n: Prijenubehñtuhesñ "la nipote (accus.) di Prijenuba" nonché l'affissione dello stesso -n dell'accusativo alla forma verbale, quando l'oggetto precede: per esempio Pajawa prñnawate "Pajawa edificò", ma ebẽñnẽ kupã men prñnawatẽ Trijẽtezi "questa tomba edificò Trijetezi". All'oggetto che precede viene aggiunta spesso una particella mene, meti o simile; al soggetto, al primo posto, un ti. Queste sono tutte caratteristiche non indoeuropee che hanno piuttosto il loro parallelo nelle lingue caucasiche meridionali. D'altra parte, però, il licio presenta pure alcuni fenomeni, che hanno tutta l'apparenza indoeuropea: così p. es. la declinazione: nom. lada; gen. ladah(e); dat. ladi (come nell'hittita anni da anna-); aec. ladã, ladu (da temi in -s tuhesñ), acc. pl. ladas, e la flessione verbale 3ª pers. sing. prnñawate, 3ª pers. pl. prnñawãte (da -ante). La parola lada "donna, moglie" riappare tanto in altre lingue dell'Asia anteriore (caldico lutu) quanto nelle slave (russo, ucraino lada "moglie", lado "marito"). Per quanto le nostre limitate cognizioni del licio ne permettano un giudizio, questa lingua sembra non indoeuropea con qualche infiltrazione indoeuropea. Poiché i Lici sono trasmigrati, secondo Erodoto (I, 173), da Creta sotto il nome di Termili e avevano quindi usi in parte cretesi, in parte carî, e poiché le iscrizioni furono trovate quasi tutte in vicinanza della costa, si può affermare che il licio non è una lingua dell'Asia Minore vera e propria, bensì un miscuglio di elementi cretesi e asianici.

Età ellenistica e romana. - Con la spedizione asiatica di Alessandro Magno la Licia passò dal dominio dei satrapi persiani sotto quello del nuovo conquistatore. Egli, separata la Licia dalla Caria, ne formò con la Panfilia una particolare satrapia nella quale lasciò come governatore Nearco (334/3-331 a. C.). Richiamato Nearco presso Alessandro, la Licia non costituì più una provincia a sé, ma fu probabilmente riunita alla Grande Frigia. I Lici mandarono dieci triremi in aiuto di Alessandro contro Tiro, e truppe licie furono condotte ad Alessandro da Nearco. Una conseguenza della conquista macedone fu la fine della civiltà indigena; dalla fine del secolo IV a. C., in poi non si ha più nessuna iscrizione licia, e l'influenza greca predomina sia nella scultura sia nelle monete. Per la divisione dell'impero di Alessandro fatta con Perdicca a Babilonia (323 a. C.), la Licia insieme con la Grande Frigia, la Panfilia e la Pisidia fu assegnata ad Antigono Monoftalmo, il quale sostanzialmente la conservò fino alla sua morte (301 a. C.). Allora la Licia fu contesa da Demetrio, Plistarco e Lisimaco, il quale forse ne rimase padrone; ma presto Tolomeo I riuscì a impadronirsi di varî tratti della costa dell'Asia Minore. Il dominio tolemaico fu scosso da Antioco III di Siria, il quale ritolse a Tolomeo V, sconfitto a Panion, i possessi dell'Asia Minore e anzitutto la Licia dove occupò Limira, Andriace, Patara (che era stata denominata Arsinoe) e Xanto (197 a. C.). Il dominio di Antioco fu breve; dopo la sconfitta inflittagli dai Romani a Magnesia, la Licia con la pace di Apamea (188 a. C.) gli fu tolta per darla ai Rodî. Ma il contegno ambiguo tenuto dai Romani che diedero qualche affidamento agli Iliesi che intercedevano per la Licia, contribuì ad alimentare la speranza di indipendenza dei Lici e la resistenza che essi opposero ai Rodî. Questi, durante la lotta in cui si stancarono per lunghi anni a partire dal 187 a. C., invocarono da Roma una decisione, ma i Romani nulla fecero a favore della repubblica rodia, la quale gelosa della propria libertà non aveva ancora subita l'alleanza romana. Anzi, quando la guerra terminò con la sottomissione della Licia a Rodi, i Romani intervennero a risolvere la contesa che da tempo si trascinava davanti al senato dichiarando che la regione non era stata ceduta ai Rodî in pieno dominio, ma solo come territorio amico e alleato. I Lici allora, così incoraggiati da Roma, ripresero la lotta e durante la lunga guerra che continuava ancora nel 174 a. C., i possessi rodî della Perea furono molestati anche dai presidî che Eumene, re di Pergamo, aveva a Telmesso. Dopo la vittoria di Pidna (168 a. C.) i Romani dichiararono liberi i Lici e i Carî, privando così Rodi di quei territorî per il possesso dei quali aveva combattuto così a lungo e con tanta tenacia.

Per lungo tempo sulla Licia non abbiamo altre notizie; funzionava però la confederazione licia che s'era costituita probabilmente durante il dominio tolemaico. Durante la prima guerra mitridatica la Licia fu razziata da Mitridate, ma dopo la pace di Daidano (85 a. C.) Silla proclamò libera la regione rimasta fedele, che ebbe anche ampliamenti territoriali nella Cabalia e nella Pisidia (Enoanda, Bubone, Balbura, Telmesso) per opera di L. Licinio Murena (82 a. C.). Come altre coste asiatiche così anche quelle della Licia servivano come stazioni e rifugi di pirati, e nella Licia orientale il potente principe pirata Zenicete teneva le forti località di Olimpo, Corico, Faselide che furono occupate da Publio Servilio (79 a. C.). La Licia soffrì molti danni nelle lotte seguite alla morte di Cesare; tanto che fu occupata da M. Bruto; ma la sua fedeltà fu riconosciuta da Ottaviano e da Antonio. Così fra la Licia e Roma si rinsaldarono gli stretti rapporti, di cui son prova la dedica fatta a Roma dalla confederazione licia di una statua della dea Roma (81 a. C.), la costruzione di un tempio di Cesare dopo la battaglia di Filippi, e di un tempio di Roma in Licia, l'invio di grano a Roma al tempo di Verre, e più tardi l'istituzione del culto di Roma e degli Augusti.

Per opera dell'imperatore Claudio la Licia insieme con la Panfilia fu trasformata in provincia romana (43 d. C.), ma questo ordinamento non fu definitivo e forse la Licia tornò ancora libera sotto Nerone o sotto Galba. A Vespasiano si deve la costituzione della Licia-Panfilia come provincia imperiale. Adriano la scambiò con la Bitinia e ne fece una provincia senatoria (135 d. C.); ma può darsi che questo scambio sia avvenuto più tardi. Nella divisione fatta da Diocleziano non è menzionata la Licia, ma solo la Panfilia; quindi le due regioni rimasero unite sotto lo stesso governatore fino al 313 d. C. Tutte e due le provincie appaiono come consolari presso Ierocle, il quale ci dà un elenco degli episcopati della Licia. Riunite sotto una comune amministrazione in un'unica provincia, la Licia e la Panfilia si mantennero separate fra loro come due distinte nazionalità, costituendo due κοινά corrispondenti ai due ἔϑνη.

La confederazione licia (Λυκίων τὸ κοινόν) costituitasi regolarmente nel corso del sec. III a. C., sul modello delle leghe greche, comprendeva nel sec. III a. C. 23 città: Patara, Olimpo, Mira, Tlos, Xanto, Pinara, Antifello, Aperle, Aricanda, Crago, Cianee, Limira, Masicito, Fello, Podalia, Rodiapoli, Trebenna, e forse Apollonia, Arassa, Telmesso, Bubone, Faselide e Balbura. Gli affari comuni della lega erano trattati dal sinedrio. Vi erano pure tribunali federali. La Licia ebbe un sistema monetario unico. La confederazione si era costituita avendo per centro il tempio di Leto, Apollo ed Artemide presso Xanto, una delle tre metropoli della Licia, accanto a Tlos e Patara. Nell'età imperiale si aggiunse il culto di Roma e poi quello degli Augusti. La confederazione licia continuò ad esistere fin verso la fine del sec. V d. C.

Bibliografia...

apollonia

 

 


Inviato
37 minuti fa, apollonia dice:

@apollonia

Ti ringrazio per la lunga "Storia della Licia" che pochi conoscono e di cui abbiamo ben poche certezze.  Mi è captato di leggere prestato da un amico un trattato sulle monete Winsemann Falghera della Vismara.  Non mi era ancora capitato di trovare un numero immane di : si suppone, non è certo, è probabile, non sappiamo , si crede, si ipotizza e simili , e questo solo sulla monetazione arcaica.

Quel poco che sappiamo del periodo della lega, come scrive il sig. X lo dobbiamo a Strabone che lo ha avuto da Artemidoro. 

H.Troxell ha scritto una monografia : The coinage of the Lycian League, che è scaricabile dalla biblioteca numismatica online

https://it.scribd.com/document/255898776/The-coinage-of-the-Lycian-League-by-Hyla-A-Troxell

E' vecchio di 40 anni ma non c'è altro sul mercato se si escludono gli studi del già citato signore.

Pare che a scrivere della regione oggi ci siano quattro o cinque studiosi, non di più.

 


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Alessandro Magno in Licia

Quando Alessandro Magno arrivò in Licia nel 333/4 a.C., i Lici dovevano essere stufi del dominio della Caria in quanto lo accolsero come un liberatore. Xanto, che prima aveva resistito alle invasioni straniere, aprì volontariamente le sue porte e tutte le altre città licie si sottomisero tranquillamente ad Alessandro eccetto Termessos (a volte considerata parte della Licia, a volte parte della Pisidia). Alessandro non prese mai Termessos, ma diede solo uno sguardo alla città appollaiata in cima alla montagna e poi le girò intorno.

È storia che la Licia contribuì con dieci triremi alla flotta radunata di Alessandro che sconfisse gli alleati Tiriani di Dario all'assedio di Tiro. Anche le unità di cavalleria licia furono incorporate nell'esercito di Alessandro, insieme ad alcune provenienti dalla Lidia, dalla Siria e da altri satrapi asiatici.

Dopo la morte di Alessandro, i suoi generali litigarono per accaparrarsi le sue conquiste e la Licia, insieme alla maggior parte dell'Asia minore, fu occupata dal generale Antigono. Ma nel 309 a.C. Tolomeo, un altro generale di Alessandro che si dichiarò re d'Egitto, si impadronì della Licia. Fu durante questo dominio tolemaico, durato più di cento anni, che la Licia cominciò a perdere un po' del suo carattere originario. Il greco fu adottato dai Lici come lingua della nazione e l'influenza greca si fece sentire anche nell'arte e nella cultura, come per esempio la diffusione delle tombe a sarcofago per sostituire le precedenti tombe scavate nella roccia. Il dominio delle dinastie licie si concluse con Pericle, poiché le città adottarono le costituzioni greche. Fu anche durante questo periodo che si formò l'Unione Democratica dei Lici, che alla fine consisteva di 36 città.

I Tolomei tassarono pesantemente la Licia e costrinsero i suoi abitanti a prestare servizio nell'esercito egiziano. La Licia fu poi rilevata da Antioco III, re dei Seleucidi (con sede in Siria) nel 197 a.C. Phaselis, Limyra, Andriace, Patara e Xanto sono specificamente menzionate come città conquistate da lui.

Poco dopo, nel 192 a.C., iniziò la guerra siriana quando Antioco rifiutò le richieste di Roma di fermare la sua espansione verso ovest e di ritirarsi dalle città greche dell'Asia Minore. Roma aveva in precedenza emesso un decreto che dava "libertà" ad alcune di queste città, libertà sotto la sfera di Roma, una sfera che Antioco ora rivendicava come sua. Le due superpotenze si scontrarono testa a testa.

Ecc. ecc.

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Tranquillina con Gordiano III/Triptolemo (CNG 88)

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THRACE, Anchialus. Gordian III, with Tranquillina. AD 238-244. Æ (26mm, 11.15 g, 1h). Laureate, draped, and cuirassed bust of Gordian right vis-à-vis draped bust of Tranquillina left, wearing stephane / Triptolemus right in biga drawn by winged serpents. AMNG II 655; Mouchmov 2960; Varbanov 731 (same dies as illustration). Good VF, green patina.

From Group CEM.

CNG 88, Lot: 735. Estimate $300. Sold for $700. 

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