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Da tempo sappiamo che i Vichinghi, un tempo associati quasi esclusivamente alla navigazione nei mari del nord o alle scorrerie e ai saccheggi ai danni delle vicine Isole britanniche, non furono in realtà un popolo di rozzi pirati, ma sapevano anche apprezzare i lussi e avevano abitudini, quali la cura e l’igiene del corpo, ignorate, nella loro epoca, dai popoli ritenuti più ‘civili’. 

Si ignorava, tuttavia, che i loro interessi commerciali fossero rivolti anche verso il lontano Oriente.  

Da una ricerca, durata quattro anni, di Marianne Vedeler, professore associato presso il Museo di Storia Culturale dell’Università di Oslo, apprendiamo che i Vichinghi norvegesi mantennero intensi rapporti commerciali sia con la Persia che con l’Impero Bizantino, in particolare per quanto riguardava l’importazione della seta.

Una rete di operatori economici trasportava il prezioso tessuto verso i paesi nordici, attraversando una estrema varietà di luoghi e di culture, tanto da tracciare una vera e propria seconda ‘via della seta’, precedente a quella che abbiamo conosciuto grazie al ‘Milione’ del nostro Marco Polo. 

Già nella nave di Oseberg, un drakkar datato all’834 d.C. e riportato alla luce quasi cento anni fa, furono trovati più di cento piccoli frammenti di seta, i più antichi rinvenuti in Norvegia, senza immaginare che questo materiale provenisse addirittura dalla lontana Persia. 

Inizialmente, fu ritenuto trattarsi di brandelli di stoffe o paramenti cristiani, frutti di saccheggi di chiese o monasteri in Inghilterra o in Irlanda.

Invece, altri resti vennero ritrovati  in varie località dei paesi nordici: a Gokstad, nella contea di Vestfold; a Sandanger e Nedre Haugen, nella contea di Ostfold. L’ultima scoperta, in ordine di tempo, è stata fatta due anni fa a Ness, nella contea di Nordland.

Il più alto numero di sepolture con resti di stoffe di seta è stato trovato a Birka, nella regione Uppland, a pochi chilometri da Stoccolma.

La maggior quantità di seta è stata comunque trovata a Osenberg”, afferma la dottoressa Vadeler.

“Quindici diversi tessuti e ricami; molti di questi tagliati in strisce sottili e forse utilizzati per  l’abbigliamento”.

La seta di Osenberg è tessuta con una tecnica particolare, il samitum, un sofisticato metodo praticato in Oriente, e più precisamente in Persia. Risultano visibili dei motivi religiosi, come un Shahrokh, un uccello che nella mitologia persiana fungeva da benedizione regale, in combinazione con foglie di trifoglio, simbolo che richiama il culto di Zoroastro. 

E’ abbastanza curioso – per così dire – che queste immagini religiose e mitologiche di paesi tanto diversi venissero apprezzate per i luoghi di sepolture pagane nei paesi nordici.

In Oriente, la seta aveva una forte valenza simbolica, essendo associata al potere e alla forza. Esisteva quindi una varietà di qualità differenti di tessuto a seconda dei gradi gerarchici di chi indossava i vari capi d’abbigliamento e a Bisanzio vigevano severe leggi sulla esportazione della seta. Alcuni tipi di seta erano comunque riservati per doni a diplomatici di paesi stranieri. 

Molto probabilmente, però, secondo la ricerca, in Scandinavia giungeva seta di qualità inferiore alla media.

Sulle modalità di trasporto di questo prezioso materiale si può supporre che siano avvenute risalendo i fiumi russi con navi mercantili provenienti da Bisanzio e dalla Persia. 

Le due aree di massima distribuzione dovettero essere la Turchia, in particolare l’antica Miklagard o Costantinopoli (l’attuale Istanbul), e la Persia, da cui si attraversava l’Europa centrale fino alla Norvegia risalendo il Dnepr, via principale da Costantinopoli e il Volga per quanto riguardava il collegamento con il Mar Caspio.

http://gaianews.it/scienza-e-tecnologia/archeologia/i-vichinghi-importavano-seta-dalla-persia-47706.html#.XsIHR3nOM0M

Frammenti di seta rinvenuti nella nave di Oseberg 

Norway-viking-silk_01.jpg

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Inviato

Interessanti  @ARES III le 2 discussioni sui Vichinghi . 

Qualcosa sui rapporti nel X sec. tra Baghdad ed i Vichinghi attorno al Volga, si trova in "...vedo tutti i miei parenti..." del 19 Agosto 2019 : Ibn-Fadlan, da diretto osservatore, narra anche dei loro costumi

 

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Inviato

Interessante lettura  @Adelchi66   di una informazione che non conoscevo .

E' anche immaginabile che i Vichinghi, per rapina o commercio, potessero disporre di tessuti ed abiti, 'importati' e di fattura non vichinga .

Forse di fattura araba, per i contatti che hanno certamente avuto con gli Arabi di Al-Andalus, o con caratteristiche islamiche, per i contatti che, come Rus' hanno avuto con l'area mediorientale e persiana . 

Ad esempio, nel suo dettagliato resoconto del  funerale di un capo (re ?)  vichingo nell'area del Volga, Ibn-Fadlan ci racconta della vestizione forse rituale del corpo, con abiti appositamente confezionati in loco per il rito .

 


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