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Vorrei trattare di uno dei tesori in argento del mondo tardoantico più belli e più misteriosi che conosco: parlo del tesoro di Seuso.

Dedico questa discussione all'amico @Adelchi66 (e alla mia mamma) spero che sia di tuo gradimento.

Questo tesoro non è solo meritevole di interesse per i suoi straordinari pezzi ma soprattutto per le modalità di rinvenimento e per la sua avvincente storia, ma molto iniziamo con ordine.

Di questo tesoro si è sentito parlare la prima volta nel 1990 quando alla Sotheby’s sono stati messi all’asta oggetti in argento risalenti al periodo romano (IV secolo d.C.) e la cui proprietà era stata attribuita a Seuso, dalla dedica incisa su uno dei piatti. Siccome non si è potuta identificare con esattezza la provenienza dei reperti, la Casa d'aste pubblicò un invito per ricevere notizie utili, al quale risposero il Libano, l'Ungheria e l’ex Jugoslavia. In definitiva i preziosi oggetti in argento sono rimasti di proprietà del nobile inglese Lord Northampton: tra piatti e brocche di finissima fattura e i più bei esempi di argenteria artistica d'epoca romana, i quattordici pezzi pesano più di 30 chili. Il loro valore di mercato è stimato sui 40 milioni di sterline. La storia del ritrovamento, del trafugamento e della sorte definitiva di questo tesoro non è finita, perché si tenta ancora di rispondere a tante incognite. 

https://vodnjandignano.com/index.php?option=com_content&view=article&id=93&Itemid=447&lang=it

L'potesi più verosimile delle tre (Libano, Ungheria ed ex-Jugoslavia) è che il tesoro provenga dalla Pannonia (attuale Ungheria), poichè l'unica indicazione geografica che vi appare è il lago 'Pelso', che è il nome latino del Lago Balaton in Ungheria.
I pezzi, tutti prodotti tra il IV e il V secolo dopo Cristo, erano stipati in un calderone di bronzo databile tra il VI-VII secolo dopo Cristo che ha preservato dall'ossidazione il suo contenuto ed ha restituito l'argento in perfetto stato di conservazione. L'ipotesi più plausibile è che il tesoro sia stato sotterrato al tempo delle conquiste arabe del VII secolo d.c. 

Il tesoro prende il nome di Seuso dall'iscrizione in latino sul medaglione centrale di un grande piatto e che permette di identificare il personaggio ('che questi piccoli contenitori, o Seuso, ti appartengano per molti secoli e servano degnamente i tuoi discendenti' , 'HEC SEUSO TIBI DURENT PER SAECULA MULTA POSTERIS UT PROSENT VASCULA DIGNA TUIS' ). Il medaglione centrale ha un'incisione decorata a niello con la rappresentazione di scene della caccia e del banchetto di Seuso. Altre scene di caccia sono sul bordo del piatto (del diametro di 70,5 cm.).

Il tesoro è costituito complessivamente da 14 oggetti d’argento e, oltre al piatto di Seuso, comprende;
- altri quattro piatti di diversa misura,
- cinque brocche di varia misura con ansa verticale, lavorate a sbalzo o a niello,
- un’anfora sbalzata con la raffigurazione di un corteo dionisiaco,
- due situle sbalzate con scene tratte dal mito di Ippolito e Fedra,
- un recipiente cilindrico con coperchio conico sbalzato con scene della toletta di una signora.

http://www.silvercollection.it/tesoro.html

Il tesoro dovrebbe essere stato scoperto da un giovane soldato ungherese che svolgeva dei lavoretti da agricoltore di nome József Sümegh attorno agli anni 1975–76 nei pressi dell'attuale cittadina di Polgárdi (che ricordo molto vicina alla città romana di Gorsium).

József Sümegh dopo aver fatto questa scoperta straordinaria, non disse nulla alle autorità e vendette il tesoro sottobanco al mercato nero (per questa ragione o altre a questo collegate il giovane fu ucciso misteriosamente).

Dopo vari passaggi di proprietà (direi più propriamente possesso in quanto il tesoro è stato trafugato) poco chiari il tesoro entrò nelle disponibilità del settimo Marchese di Northampton, Sir Spencer Compton negli anni Ottanta.

Il nostro Marchese per poter rivendere il tesoro al famelico Getty Museum di Los Angeles per 10 milioni di dollari chiese dei favori poco chiari all'ambasciata libanese in Svizzera la quale gli fornì la documentazione che affermava che il tesoro era stato originariamente trovato nelle regioni di Tiro e Sidone in Libano.

Ma l'accordo fallì per qualche ragione e il tesoro fu messo in vendita allora a New York nel 1990 da Sotheby's, descritto come proveniente da "quella che una volta era la provincia della Fenicia nell'Impero romano-orientale".

Tralasciamo poi le varie azioni legali che si susseguirono tra i vari governi dei diversi Paesi coinvolti, fino a giungere alla data del 2014 quando il governo ungherese presieduto da Orbán acquistò la metà del tesoro, cioè 7 pezzi in argento, e poi ancora nel 2017 completò l'acquisto, riportando tutti vi pezzi in Ungheria. Il primo ministro dichiarò, e penso a ragione, che questo tesoro si deve considerare proprio come "argenteria di famiglia" per gli Ungheresi.

https://m.facebook.com/visitadibudapest/posts/817363821774347

Il tesoro si compone nello specifico in:

1- piatto da caccia o di Seuso (decoro argento, dorato e niello), larghezza 70,5 cm, peso 8873 grammi

2- piatto di Meleagros (argento, con decoro inciso e sbalzato), larghezza 69,4 cm, peso 8606 grammi

3- piatto di Achille (argento, inciso e sbalzato), larghezza 72 cm, peso 11.786 grammi

4- piatto geometrico (argento, con decorazione niello), larghezza 64,2 cm, peso 7150 grammi

5- anfora (con tappo d'argento), altezza 38,5 cm, peso 2506 grammi

6- brocca decorata con scene dionisiache (argento dorato sbalzato), altezza 43,5 cm, peso 3000 grammi

7- brocca con scena di animali da circo (argento dorato, con decorazione niello), altezza 51 cm, peso 3983 grammi

8- secchiello A facente parte del set Hyppolitus, altezza 22,7 cm, peso 4436 grammi

9- secchiello B facente parte del set Hyppolitus, altezza 22,9 cm, peso 4478 grammi

10- brocca facente parte del set Hyppolitus (con coperchio, argento dorato sbalzato), altezza 57,3 cm, peso 4051 grammi

11- brocca geometrica A, altezza 52,8 cm, peso 2804 grammi

12- brocca geometrica B, altezza 55 cm, peso 2671 grammi

13- bacinella lavamani, larghezza, 45–46,8 cm, peso 2118 grammi

14- scatola di profumo con coperchio conico apribile (argento goffrato), altezza 32 cm, peso 2051 grammi

15- ed infine il calderone in rame nel quale il tesoro è stato nascosto, altezza 32,5 cm, larghezza 83,5 cm.

https://en.m.wikipedia.org/wiki/Seuso_Treasure

https://www.academia.edu/37044623/Reading_the_Seuso_Hunting_Plate_Text_Image_and_Identity_in_the_Later_Roman_Empire

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Alcune foto in dettaglio del tesoro:

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Dettagli del piatto di Seuso:

 

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Collegato al tesoro di Seuso c'è un  altro pezzo in argento molto interessante: un supporto d'argento pieghevole.

Anch'esso proviene da Polgárdi e quindi si potrebbe ipotizzare una sorta di parentela.

Vi allego la foto con sopra una copia di un piatto del tesoro di Seuso e il particolare di un grifo.

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Ma chi era Seuso?

Seuso non è menzionato nelle fonti storiche sopravvissute dalla tarda antichità, quindi probabilmente non apparteneva alla principale élite imperiale che conosciamo bene, che ha determinato il corso del destino dell'Impero romano. La sua personalità e il suo status sociale possono quindi essere dedotti solo dal suo nome e dalla sua proprietà.      Perdippiù Seuso non è neppure un nome latino. Secondo András Mócsy, noto ricercatore ungherese, il nome è una derivazione di un nome celtico locale della Pannonia. Seuso quindi potrebbe essere una versione tardiva del nome celtico Deuso, che viene utilizzato tra i toni D e S, un cambiamento di tono. Come ha scritto Mócsy "questa fluttuazione tra D e S può essere spiegata solo da un suono simile al suono TH inglese". Deuso, insieme ai nomi simili di Reuso e Bauso, è ben nota in Pannonia e nell'area Transdanubiana, in particolare nelle tombe indigene della contea di Fejér. Pertanto, non possiamo considerarlo insolito come il nome di un uomo appartenente all'aristocrazia locale. Nel IV secolo, l'élite della Pannonia a volte insisteva persino sulla sua denominazione tradizionale, come dimostra il caso del nonno dell'ultimo imperatore romano occidentale, Romolo Augulo, che portava il nome celtico Tatulo.

Seuso potrebbe essere stato un vero signore ai suoi tempi, e l'argento della sua famiglia ne è una testimonianza. Non sappiamo se abbia preso una posizione nell'amministrazione imperiale o forse abbia condotto una carriera militare nell'esercito. Possiamo ipotizzare, tuttavia, che la sua proprietà e la sua fonte possano essere state principalmente una vasta tenuta di terra, il cui centro era costituito dalla sua residenza.

Dove viveva Seuso? La risposta è data dal piatto che da il nome al tesoro. Nel medaglione centrale della ciotola vediamo uno degli eventi dello stile di vita aristocratico, la caccia e i suoi vari episodi. C'è una scena di fauna selvatica, l'elaborazione di animali uccisi e la scena di una festa all'aperto che conclude la caccia. Sdraiata all'ombra del telo allungato, sdraiata su cuscini appoggiati a terra, la compagnia di caccia sta banchettando, probabilmente Seuso e sua moglie nel mezzo. Intorno a loro ci sono i loro cavalli legati ad un albero e cani da caccia che aspettano gli avanzi.

La scena è insolitamente personalizzata rispetto alle rappresentazioni contemporanee su un tema simile. Oltre all'iscrizione poetica per Seuso, il nome del suo cavallo preferito era scritto sul piatto: In (n) ocentius. La festa è stata collocata in una vera cornice geografica, sulla riva boscosa di un'acqua ricca di pesci, sopra la quale la parola Pelso può essere letta su un nastro di iscrizione. Sappiamo da Aurelio Vittorio che l'imperatore Galerio (sovrani 305–311) "prosciugò le acque di Pelso in Pannonia e le condusse nel Danubio". Un geografo anonimo di Ravenna intorno al 700 d.C. scrisse: "C'è il lago più grande della Pannonia chiamato Pelsois". Queste descrizioni possono valere solo per un lago, il lago Balaton.

Sulla base di tutto ciò, possiamo dire che Seuso apparteneva alla tarda élite imperiale e visse nella Pannonia del IV secolo, vicino al lagho Pelso, ovvero l'attuale Lago Balaton. È possibile che possedesse una grande villa romana a Szabadbattyán, a pochi chilometri da Polgárdi, che è stata scavata negli ultimi decenni e basandoci sui risultati degli scavi fu distrutta durante un attacco barbaro.

https://www.artmagazin.hu/articles/archivum/616d77a73b5f8f57553d7a131f28916b

 

 

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Per finire: il mistero però non si è concluso.

Infatti secondo alcune voci una parte di questo tesoro sarebbe stato scoperto già durante la seconda guerra mondiale nel 1944 e trafugato all'estero, e quindi il tesoro dovrebbe (utilizziamo il condizionale) essere stato più cospicuo forse addirittura composto da 40 pezzi.

Alcuni esperti ungheresi avevano trovato le tracce di una brocca e di una bacinella in Russia, ma poi questi reperti sono stranamente scomparsi.

https://orientpress.hu/cikk/2018-03-12_tovabb-bovulhet-seuso-kincse

Mentre 2015 sul mercato ucraino è apparsa questa brocca (allego foto) che dovrebbe appartenere quasi certamente al tesoro di Seuso o al limite alla stessa bottega oppure è un falso.

https://m.hvg.hu/kultura/20150511_Ukran_piacon_bukkanhattak_fel_Magyarorsza

Il mistero si infittisce.....

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Modificato da ARES III
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@ARES III, grazie della dedica, oltretutto in concomitanza con la persona più importante della tua vita (ho seguito con tristezza il racconto che facesti della sua sua travagliata dipartita), la tua Mamma.

Quanto alla discussione è riduttivo definirla tale, le tue sono piuttosto dei dossier, da stampare su cartaceo e conservare! 

Adelchi 

  • Grazie 1

  • 2 anni dopo...
Inviato

Ho letto con piacere quanto scritto in precedenza da Ares III, che sin a subito precisa che

La storia del ritrovamento, del trafugamento e della sorte definitiva di questo tesoro non è finita, perché si tenta ancora di rispondere a tante incognite.”

Una di queste incognite riguarda quanto contenuto in un articolo a firma della giornalista Cristina Ruiz e pubblicato il 1° marzo 2007 sulla rivista The Art Newspaper, rintracciabile a questo indirizzo https://www.theartnewspaper.com/2007/03/01/questions-arise-surrounding-legitimacy-of-items-thought-to-be-part-of-supposedly-incomplete-sevso-silver-hoard

Anche Neil Brodie, Senior Research Fellow on the Endangered Archaeology of the Middle East and North Africa (EAMENA) project at the University of Oxford (Senior Research Fellow sul progetto Endangered Archaeology of the Middle East and North Africa, EAMENA, presso l'Università di Oxford) ha ripreso tutta la questione in questo intervento https://traffickingculture.org/encyclopedia/case-studies/sevso-treasure/

Qual è questa incognita? Cristina Ruiz ha rintracciato una serie di documenti che dimostrerebbero che il tesoro di Sevso, come sempre scrivono gli autori di lingua inglese, comprendesse in origine un numero di pezzi ben maggiore di quanto ufficialmente noto.

Traduco l’incipit dell’articolo di Ruiz, i commenti tra parentesi li ho aggiunti per maggiore chiarezza:

Il tesoro di Sevso, il più spettacolare tesoro di argento romano mai scoperto, (nella versione che conosciamo, cioè 14 oggetti in tutto, ndT) potrebbe essere incompleto. I documenti visti da The Art Newspaper rivelano che "187 cucchiai d'argento dorato, 37 bicchieri d'argento dorato e 5 ciotole d'argento" erano disponibili per la vendita insieme ai 14 pezzi conosciuti di argento Sevso negli anni '80. Questi oggetti aggiuntivi non sono mai stati visti pubblicamente e la loro esistenza è stata finora sconosciuta”.

Una precisazione: per quel che riguarda la datazione dei 14 oggetti noti Brodie scrive:

Si ritiene che i singoli componenti del Tesoro siano stati fabbricati in tempi diversi, sebbene non vi sia consenso di esperti sulla datazione, con intervalli suggeriti che includono: dalla metà del IV secolo d.C. all'inizio del V secolo d.C. (Mango, Marlia M. and Bennett, Anna, The Sevso Treasure. Part One, Rhode Island: Journal of Roman Archaeology Supplementary Series 12.1, 1994); dalla fine del III secolo d.C. alla fine del IV secolo d.C. (Painter, Kenneth ‘The Seuso Treasure’, Minerva,1990 January, 4–11); e dalla metà del IV secolo d.C. alla fine del IV secolo d.C. (Visy Visy, Zsolt (2012), ‘The known objects of the Sevso Treasure’, in Zsolt Visy, ed., The Sevso Treasure and Pannonia, Pécs: Régészet Tanszék – Genianet, 7–22, 2012).”

Torno a quanto scrive Ruiz.

Queste rivelazioni (cioè quanto ho trascritto più sopra dal suo articolo, ndT) arrivano quando il marchese di Northampton ha dichiarato la sua intenzione di vendere i 14 pezzi d'argento del IV e V secolo d.C. che ha acquisito negli anni '80 che costituiscono il noto tesoro di Sevso. Questi sono stati mostrati privatamente da Bonhams a Londra lo scorso ottobre dopo 16 anni di deposito.”

La prima comparsa, non divulgata, di 10 degli oggetti noti avvenne nel 1983, Ruiz ha trovato la conferma al fatto che  

nel 1988, cinque anni dopo che il Getty Museum rifiutò dieci oggetti noti dal tesoro di Sevso per preoccupazioni circa le licenze di esportazione libanesi che accompagnavano l'argento, (quando, ndT) al museo fu mostrato privatamente un altro piatto d'argento da due commercianti statunitensi. Conosciuto come il piatto “Chi-rho” per via di un'incisione delle prime due lettere del nome di Cristo in greco, veniva descritto dai mercanti come parte del tesoro di Sevso. Il museo non l'ha comprato.”

Evidentemente, il marchese li acquistò subito dopo, segue la storia dell’acquisto dei 14 pezzi noti da parte del marchese, finanziato da un consorzio di banche.

Scrive a questo proposito Ruiz

Guernroy Ltd, una divisione della Royal Bank of Canada a Guernsey, che ha fornito a Lord Northampton i fondi per diventare un terzo partner nell'investimento Sevso

A questo punto Ruiz scrive che è riuscita a rintracciare una serie di documenti che riguardano trattative per la vendita degli altri oggetti:

“Il documento non datato afferma: ‘Con la presente garantiamo quanto segue per... futuri acquisti:... Consegna dei rimanenti oggetti d'argento dal tesoro (187 cucchiai d'argento dorato, 37 coppe d'argento dorato e 5 ciotole d'argento)... Guernroy Ltd avrà la prima opzione di acquistare questi oggetti da noi in futuro.’ Il documento è a nome di Halim Korban e della sua società Hadrian Trading Co. Ltd.”

Ma questo non è tutto, Ruiz prosegue affermando ha rintracciato altri documenti, datati 1987, che riguardano la trattativa sulle licenze libanesi, che accompagnarono i 14 pezzi e furono considerate non sufficienti dal Getty Museum e poi gli altri pezzi al pubblico non noti. Anche il contenuto di questi documenti viene trascritto da Ruiz nel suo articolo.

In base al contenuto di questo articolo Lord Andrew Colin Renfrew, uno dei pilastri dell’archeologia contemporanea, a fine di marzo 2007 sottoscrisse una mozione al riguardo, presentata dal deputato Tim Loughton e firmata da altri 48 parlamentari, che sollecitava l’intervento delle autorità inglesi volto ad accertare l’intera questione. nel contempo scrisse un intervento sulla stessa rivista, riassunto così da Ruiz

Scrivendo a questa rivista, Lord Renfrew di Kaimsthorn, ribadisce la richiesta di un'indagine indipendente e chiede la pubblicazione di qualsiasi prova a essa rivelata

Ma non è ancora finita.

Nel suo Ancient Treasures: The Discovery of Lost Hoards, Sunken Ships, Buried Vaults, and Other Long-Forgotten Artifacts, pubblicato nel luglio del 2013, Brian Haughton scrive:

Nel luglio 2007, il settimanale croato Globus e il settimanale ungherese Budapester Zeitung hanno pubblicato una storia in cui si affermava che l'uomo d'affari americano di origine ungherese George Soros stava acquistando il tesoro di Sevso da Lord Northampton e lo stava donando al Museo Nazionale di Budapest. Tuttavia, i rapporti furono presto smentiti sia dai rappresentanti di Soros a New York che da Lord Northampton, il quale dichiarò categoricamente che non stava vendendo il tesoro a Soros. Da allora non si è più saputo nulla di questa presunta vendita. Sebbene la maggior parte dei musei del mondo consideri i notevoli pezzi di argento romano nel tesoro di Sevso un importante fulcro della loro collezione, la mancanza di una provenienza riconosciuta, le licenze di esportazione contraffatte e le rivendicazioni giudiziarie di Croazia e Ungheria significano che i musei (o acquirenti privati, del resto) è improbabile che acquistino l'argento in tempi brevi. Il risultato finale della controversa e triste storia del Tesoro di Sevso è che questi spettacolari esempi di artigianato romano rimarranno rinchiusi in un caveau di una banca, inaccessibili per lo studio e a tutti gli effetti persi per il mondo.”

Come ha scritto Ares III non è andata così, tra il 2014 e il 2017 i 14 pezzi furono acquistati dal governo ungherese e attualmente si trovano nel Museo Nazionale di Budapest.


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