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IGNORED

Un re sconfitto e un pozzo di debiti


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Inviato

Alla fine del secondo secolo a.C. Saturnino aveva ideato una curiosa serie denariale, composta da un pezzo con due dritti, un pezzo con due rovesci e un pezzo misto 

 

 

 


Inviato (modificato)

40 o 50 anni dopo, suo nipote (o il suo bisnipote) rievoca quell'idea e rilascia una serie analoga.

Infatti due colleghi di magistratura, coniarono una serie composta da un denario per ciascuno di loro, più un denario misto, con il D/ della moneta di uno e il R/ della moneta dell'altro.

 

Il primo monetario è Lucio Emilio Lepido Paullo, identificato nel console del 50 o nel suo omonimo figlio, console del 34. Il primo dei due, oltre a essere fratello maggiore del famoso triumviro, era nipote di Saturnino: infatti suo padre Marco, console del 78, aveva sposato la figlia del temutissimo tribuno.

Anche Marco era stato un acceso fautore dei populares; terminato il suo anno consolare, nel 77 si era ribellato al Senato e conseguentemente dichiarato nemico pubblico fu sconfitto da Pompeo nel 76.

 

Il secondo monetario era un tipico voltagabbana dell'epoca, Lucio Scribonio Libo, suocero di Pompeo Magno.

Nel 56 difese Pompeo con un’accorata arringa sul suo intervento in Egitto.

Durante la guerra civile, trovatosi a fronteggiare le legioni di Cesare, fuggì in Grecia dove Pompeo lo mise al comando delle forze navali, ma fu sconfitto nel corso della campagna che culminò con la battaglia di Farsalo. Nel 44 seguì Sesto Pompeo in Spagna e rimase al suo fianco sino al 35, quando disertò a favore di Antonio, con il cui appoggio fu eletto console nel 34. Morto poco dopo essere entrato in carica, gli diede il cambio, come consul suffectus, proprio Lucio Emilio Lepido figlio.

 

Per quanto riguarda la datazione della loro serie denariale ci suono due teorie, una "alta" (connessa con l'identificazione di Emilio Lepido nel console del 50) e una "bassa" (connessa con l'identificazione di Emilio Lepido nel console del 34):

- propongono il 71 Grueber, il 63 Harlan e Amisano e il 62 Crawford. Harlan, in particolare, osserva come ormai nel 62, con l’elezione di Cicerone al consolato, era stato ormai accantonato il tema della cancellazione dei debiti, evocato (come vedremo di seguito) dalla raffigurazione del puteal;

- propongono il 55 Sydenham, Belloni e Bernareggi e il 54 Borghesi e Babelon.

 

E ora veniamo all'iconografia .....

Modificato da L. Licinio Lucullo

Inviato

Al dritto della moneta di Lepido è raffigurata la Concordia, dea dell'armonia e della comunità; il velo sulla testa potrebbe riferirsi alla morte di Crasso, che metteva in pericolo gli equilibri politici dell'epoca.

La scelta allude alla concordia ordinum, tema politico caro a Cicerone (Cic., in Cat., IV,15; De off., II, 78-84), di cui il console del 50 era convinto sostenitore (Sall., Cat. 31,4; Cicero, Ad fam. XV, 13,2). Secondo Harlan, vale a ripudiare la ribellione del console del 78

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Inviato

Al retro della moneta di Lepido si commemora L. Emilio Paolo, trionfatore di Pidna nel 168 e la sua vittoria sul re macedone Perseo, che si arrese al console senza scorta, accompagnato dai soli figli maschi.

Quanti ne sono "passati" di re sconfitti, sulle monete di Roma !

La legenda TER può riferirsi sia ai tre trionfi di Lucio Emilio Paolo (per le vittorie in Liguria nel 181, in Macedonia nel 167 e a Pidna, quest’ultimo citato da Velleio, 1, 9, 3), o alle sue tre acclamazioni imperiali (la prima in Spagna, nel 189).

 

Ma perché mai il monetario ha preferito ricordare le gesta di un Emilio Paolo, anziché quelle di un Emilio Lepido?

Harlan ci dà la risposta: per dissociarsi dalla ignomignosa rivolta del console del 78 (suo padre o suo nonno, a seconda delle teorie). Per questo egli si arrogò l’agnomen Paullus in aggiunta al proprio cognomen: a voler dire "io sono un Emilio Lepido, ma non confondetemi con mio padre (o mio nonno), perché tifo per gli Emili Paoli"

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Inviato

E ora veniamo alla moneta del collega.

Al dritto, Scribonio raffigura il Bonus Eventus. Varrone (De re rustica 1, 1, 4–6) lo assimila ad un gruppo di dodici divinità dedite agli aspetti agricoli; in seguito il suo orizzonte si allargò al concetto più vasto di successo, affiancato alla Fortuna.

Potrebbe alludere (in congiunzione con il Puteal al retro) al buon esito della riscossione delle multe irrogate agli usurari.

Gli fu eretto un tempio in Campo Marzio. Nell’iconografia è ritratto come un giovane nudo o avvolto in una corta clamide, in piedi, che regge nella destra una patera con cui sacrifica su di un altare ai suoi piedi e nella sinistra delle spighe di grano con papavero o cornucopia. Plinio narra di una statua colossale che lo rappresentava giovane, forte e bello, con in mano due mazzi di spighe e papaveri. Fu raffigurato anche sul denario Cr. 428/3, ove differisce l'acconciatura dei capelli: ordinati e resi mediante linee nette qui, per indicare stabilità e ordine interiore; lunghi e sciolti là, quasi mossi da una brezza, a imitazione dei modelli artistici ellenistici

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Inviato

Al retro della moneta di Scribonio è effigiato il Puteal Scribonianum (Pozzo Scriboniano).

Nel Foro era originariamente presente un sacello dedicato al dio Vulcano, presso cui Romolo aveva tenuto le prime adunanze di popolo. Il sacello era stato colpito da un fulmine e si era quindi deciso di lasciarlo a cielo aperto, a guisa di pozzo, per rispetto egli dei che avevano scagliato la folgore. Il pozzo fu poi monumentalizzato nel Puteal Scribonianum, che le fonti descrivono con due ordini di ornamenti: festoni di frutti e sorretti da lire, sul giro superiore; strumenti per il conio delle monete (martello, incudine, tenaglia e conio) su quello inferiore. Tali decori celebravano le imprese di L. Scribonio Libonio, avo del monetario; infatti, Livio narra che egli da edile curule (nel 193) aveva offerto (con il collega C. Attilio Serrano) per la prima prima volta i giochi scenici megalensi, a favore di tutti i Senatori e del popolo, mentre da pretore aveva fatto condannare per usura numerosi pecuniarii (prestatori di denaro) e, con il denaro raccolto dalle mute, aveva fatto coniare ed erigere monumenti (fra l’altro, apponendo gli scudi sul tempio di Giove).

Il tema del Puteal era connesso con quello dei prestiti: si trattava era infatti del luogo presso cui si si riunivano i pecuniarii e presso cui il pretore conosceva delle cause di usura.

 

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Su questa moneta si assiste a un importante cambiamento nell'arte romana avviene, frutto di una lenta evoluzione: si abbandonano i canoni ellenistici e inizia l' “arte plebea”, che adotta una forma di messaggio più immediato (il martello, le tenaglie, etc.), prediligendo il significato alla forma

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Inviato

Questo è il denario "misto", Emilio Lepido / Scribonio Libo. Da notare il disegno delle tenaglie, estremamente realistico

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Inviato

Ora vi pongo una domanda "da ignorante": ma se i due personaggi furono contemporaneamente consoli nel 34 (uno titolare, l'altro suffetto), l'emissione, che è chiaramente congiunta, non potrebbe essere di quell'anno? Curata quindi dai consoli, in forza del loro imperium,anziché dai magistrati monetali?


Inviato

Solo per amori discussione proviamo a immaginare: Scribonio Libo assume la carica consolare. Batte moneta ... perché nel 34 dovrebbe battere moneta il console? Non lo so, ma immaginiamo che sia così. 

Poi muore e gli succede Emilio Lepido. Per la stessa esigenza che aveva spinto il predecessore, deve battere moneta anche lui. Però avanzano ancora i conii di Scribonio (non a caso si tratta dei conii di incudine, che si misurano dopo)  ... e allora gli viene un'idea: un'emissione congiunta, celebrativa.

 

Potrebbe essere? Mi direte: il messaggio politico, a carattere gentilizio, non è coerente. Mi direte ancora: neanche lo stile è coerente


Supporter
Inviato

Sull’iconografia non saprei cosa aggiungere, la tua ricostruzione é, come al solito, perfetta.

Io escluderei che un console battesse moneta, anche se forse, dati i tempi dell’emissione, un magistrato

monetario particolarmente adulatore potrebbe averlo voluto celebrare.


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