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Inviato (modificato)

La testa femminile al diritto comunque identificata preferibilmente come Clementia (= Indulgenza), conforme alla volontà politica di Cesare di essere indulgente nei confronti dei vinti, bene memore del tragico clima instaurato dalla precedente dittatura di Silla, che represse molto ferocemente i suoi avversari. Amisano tuttavia non concorda (datando la moneta al 49, alla vigilia di una guerra fraatricida) e proponee Venere, Cerere o Pietas.

La scelta di tipi "gallici" può forse sorprendere in una moneta commemorativa dopo la vittoria di Farsalo contro le forze pompeiane. In realtà con la scelta di un simile tipo, Cesare voleva propagandare anche la sua fama di geniale comandante militare, dimostrata non solo dopo la decennale campagna contro i Galli, ma anche in occasione di questa decisiva battaglia. Il denario fu coniato dalla zecca al seguito di Cesare a distanza di circa quattro anni dalla resa di Alesia (52) e dalla cattura dell'averno Vercingetorige. Negli anni contemporanei all'emissione, tra il 48-47, Cesare si era impegnato in una politica di pacificazione con gli altri principes galli, provvedendo a larghe concessioni della cittadinanza romana ai provinciali della Transalpina e permettendo addirittura ad alcuni Galli della Narbonese di entrare in Senato. Questa generosità nei confronti dei bracati galli non era affatto ben vista a Roma, ed era anzi motivo di motteggio per Cesare. Svetonio cita a proposito un libellus letto in senato, nel quale era scritto che: "Gallos Caesar in triumphum ducit, idem in curiam; Galli bracas deposuerunt, latum clavum sumpserunt" (Suet. Caes., 80). Anche l'ingente intromissione di soldati provinciali nell'esercito, come testimonia la formazione della legione V Alaudae composta da Galli della Transalpina, aveva contribuito a impensierire non poco l'opinione pubblica. Era quindi necessario rassicurare il nazionalismo romano e allo stesso tempo fomentare l'orgoglio autoctono dei cittadini. In questo senso la composizione figurativa scelta per il rovescio del denario si presta bene allo scopo: in alto spicca il trofeo di armi, colla corazza affiancata allo scudo e al carnyx, la caratteristica tromba gallica, segno della conquista sul campo, e in basso il prigioniero seminudo seduto, con le mani legate, incapace di opporsi alla sconfitta subita. Il prigioniero è stato a lungo identificato come Vercingetorige (Babelon e, dubitativamente, Belloni); sebbene sia Crawford che Sear ritengano questa identificazione improbabile, le caratteristiche fisiche chiaramente individuate, compresa la testa di insolite dimensioni, fanno ritenere che l'autore dell'intaglio stesse cercando di riprodurre il ritratto riconoscibile di una persona reale.

Fu una moneta sì militare ma nel contempo carica di speranze per una rapida rappacificazione, vero e proprio manifesto della propaganda politica del futuro ditattore romano

Modificato da L. Licinio Lucullo
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Inviato

Per quanto riguarda l'attribuzione del barbaro legato a Vercingetorige il mio pensiero è che non rappresenti altro che un... Barbaro legato. 

Qualche motivazione : il giovane Vercingetorige era di nobili origini e combatte' diverso tempo nell'esercito romano al seguito di Giulio Cesare e quindi a contatto con i costumi e gli armamenti più avanzati dell'epoca , è quindi poco probabile che non si fosse adattato all'abbigliamento dei romani. 

Anche un eventuale ritorno alle "origini galliche" per esaltare l'identità etnica e rinsaldare l'unione delle tribù celtiche non è molto credibile, una volta che hai provato il top della tecnologia in vari campi difficilmente regredisci. 

Più verosimile, mi sembra, l'ipotesi che il prigioniero raffiguri un generico gallo, con tutti i suoi stereotipi, in modo da poterlo identificare subito grazie all'immaginario, ormai consolidato nel popolo romano del barbaro con i capelli irsuti di gesso, la torque e le bracae. 

Piuttosto le dimensioni inconsuete della testa mi paiono un espediente dell'incisore per poter includere in uno spazio così piccolo, come lo è il particolare di una moneta, tutti quegli elementi che appunto contraddistinguono "il guerriero gallico" e non una tecnica per una ricostruzione fisionomica vera e propria. 

Nel caso però sarebbe interessante capire se nella monetazione tardo repubblicana vi sono precedenti di rappresentazione di un personaggio, antagonista sconfitto, ritratto personalmente, a me non ne sovviene nessuno ( sicuramente un mio limite) ma credo si preferisse esaltare l'autorità emettente piuttosto che sottolineare in maniera così personale, anche se negativa, un nemico sconfitto. 


Inviato

Si ritiene che ci sia Filippo di Macedonia (oltre allo stesso Vercingetorige e sicuramente Cleopatra, quest'ultima però effigiata da Antonio) : 

 


Inviato

Non so... Non sono convinto, tu ritieni raffiguri Vercingetorige? 


Inviato

No non necessariamente. Indubbiamente è più probabile la raffigurazione di un Gallo stereotipato, come suggerisci tu


Inviato
Il 31/3/2020 alle 18:11, L. Licinio Lucullo dice:

La testa femminile al diritto comunque identificata preferibilmente come Clementia (= Indulgenza), conforme alla volontà politica di Cesare di essere indulgente nei confronti dei vinti, bene memore del tragico clima instaurato dalla precedente dittatura di Silla, che represse molto ferocemente i suoi avversari. Amisano tuttavia non concorda (datando la moneta al 49, alla vigilia di una guerra fraatricida) e proponee Venere, Cerere o Pietas.

La scelta di tipi "gallici" può forse sorprendere in una moneta commemorativa dopo la vittoria di Farsalo contro le forze pompeiane. In realtà con la scelta di un simile tipo, Cesare voleva propagandare anche la sua fama di geniale comandante militare, dimostrata non solo dopo la decennale campagna contro i Galli, ma anche in occasione di questa decisiva battaglia. Il denario fu coniato dalla zecca al seguito di Cesare a distanza di circa quattro anni dalla resa di Alesia (52) e dalla cattura dell'averno Vercingetorige. Negli anni contemporanei all'emissione, tra il 48-47, Cesare si era impegnato in una politica di pacificazione con gli altri principes galli, provvedendo a larghe concessioni della cittadinanza romana ai provinciali della Transalpina e permettendo addirittura ad alcuni Galli della Narbonese di entrare in Senato. Questa generosità nei confronti dei bracati galli non era affatto ben vista a Roma, ed era anzi motivo di motteggio per Cesare. Svetonio cita a proposito un libellus letto in senato, nel quale era scritto che: "Gallos Caesar in triumphum ducit, idem in curiam; Galli bracas deposuerunt, latum clavum sumpserunt" (Suet. Caes., 80). Anche l'ingente intromissione di soldati provinciali nell'esercito, come testimonia la formazione della legione V Alaudae composta da Galli della Transalpina, aveva contribuito a impensierire non poco l'opinione pubblica. Era quindi necessario rassicurare il nazionalismo romano e allo stesso tempo fomentare l'orgoglio autoctono dei cittadini. In questo senso la composizione figurativa scelta per il rovescio del denario si presta bene allo scopo: in alto spicca il trofeo di armi, colla corazza affiancata allo scudo e al carnyx, la caratteristica tromba gallica, segno della conquista sul campo, e in basso il prigioniero seminudo seduto, con le mani legate, incapace di opporsi alla sconfitta subita. Il prigioniero è stato a lungo identificato come Vercingetorige (Babelon e, dubitativamente, Belloni); sebbene sia Crawford che Sear ritengano questa identificazione improbabile, le caratteristiche fisiche chiaramente individuate, compresa la testa di insolite dimensioni, fanno ritenere che l'autore dell'intaglio stesse cercando di riprodurre il ritratto riconoscibile di una persona reale.

Fu una moneta sì militare ma nel contempo carica di speranze per una rapida rappacificazione, vero e proprio manifesto della propaganda politica del futuro ditattore romano

Ciao , in questo caso non fu certamente un Cesare Clemente nei riguardi di Vercingetorige che si arrese a lui volontariamente , in quanto Vercingetorige fu la "preda" da esporre per il suo trionfo a Roma e subito dopo giustiziato . 

La Clementia di Cesare si manifesto' solo dopo la battaglia di Farsalo quando salvo' la vita a molti Romani pompeiani , gesto nobile , ma che pago' caro ; la Clemenza nobilita chi la dona , ma puo' anche "offendere" chi la riceve e nel caso di Cesare gli "offesi" non furono pochi .

 

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