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Buongiorno amici e lettori lamonetiani. Quest'oggi vorrei aprire con voi una discussione inerente la figura di Girolamo Bonaparte, componente più giovane della cerchia di fratelli del celeberrimo Napoleone. Andremo, quindi, ad esplorare e scoprire insieme sia la biografia che, soprattutto, la monetazione di questo sovrano spesso trattato in modo marginale dalla storiografia.

Nato nel 1784, anch'egli (come Napoleone) ebbe una formazione di tipo militare. A soli 16 anni entrò in Marina, scalando alquanto rapidamente le gerarchie. Ovviamente, i successi del fratello maggiore nei campi di battaglia favorirono di riflesso la carriera del giovane Girolamo.
A seguito della pace di Tilsit, nel 1807 fu istituito il cosiddetto regno di Westphalia, un piccolo Stato fantoccio comprendente alcuni territori persi dalla Prussia durante la guerra della 4° coalizione.
Napoleone scelse come sovrano del neonato staterello tedesco proprio Girolamo che, nel frattempo, si era sposato con Caterina di Württemberg, figlia del re Federico I d
i Württemberg.

Giovane, spensierato e frivolo, mancava spesso di prudenza e moderazione.
Condusse una vita di divertimenti, circondandosi di amanti e interessandosi poco alle questioni del regno che, infatti, delegò quasi integralmente ad alcuni burocrati dell'Impero francese.
Nel 1812 partì, insieme a Napoleone, alla volta della Russia, assumendo il comando di uno dei 12 corpi d'armata di cui era organizzata la Grande Armée. Qui non si distinse certo per chissà quali meriti militari, anzi! Finì ben presto col far adirare il fratello imperatore per la scarsa capacità dimostrata. Tornò, quindi, con la coda fra le gambe in Westphalia.


Come gli altri fratelli, anch'egli fu legato indissolubilmente per tutta la vita alle gesta del grande generale: tanto in alto era arrivato in pochissimi anni, tanto in basso sarebbe caduto a seguito della tragica campagna di Russia.
Fu dunque costretto ad andare in esilio e a vagare di nazione in nazione per tutta Europa. Nessuno, come potrete immaginare, gradiva particolarmente la presenza di un Bonaparte sul proprio territorio...

Nel 1848 si ebbe, tuttavia, un nuovo stravolgimento. A seguito della rivoluzione che sancì la fine della monarchia e la nascita della Repubblica, poté rientrare in Francia. Grazie all'abilità politica del nipote Luigi Napoleone (futuro Napoleone III), Girolamo divenne una figura estremamente popolare. Molti a Parigi rimpiangevano il vecchio impero francese e guardavano con una certa nostalgia a quei tempi di gloria ormai passata... Girolamo fu, dunque, insignito di tutti i più alti onori: venne nominato maresciallo di Francia, presidente del senato e, a seguito del colpo di stato di Luigi Napoleone, fu reintegrato del titolo di principe dell'impero.
Morì nel 1860 e le sue spoglie riposano tuttora all'Hôtel des Invalides, accanto a quelle del grande Napoleone.

Perfetto! Con ciò, abbiamo concluso la parte biografica. Spero, ovviamente, che abbiate gradito. La prossima puntata cominceremo la descrizione delle monete.


Jérôme Bonaparte (Kinson).jpg

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Noto con grande piacere che la discussione ha suscitato un certo interesse.
Passerei, dunque, seduta stante all'ambito numismatico. Partirei subito col dire che la monetazione di Girolamo Bonaparte è alquanto singolare, in quanto basata sulla coesistenza di due sistemi apparentemente inconciliabili: uno di chiara ispirazione tedesca, pre-decimale, il cui fulcro essenziale era il tallero; l'altro filo-francese, decimale, basato sul franco.
Mentre in altre nazioni legate alla sfera d'influenza francese si ebbe un graduale passaggio dal "vecchio conio" al sistema decimale, qui in Westphalia, per tutta la durata del regno (1807-1813), entrambe le tipologie monetali continuarono ad essere coniate.
Non bisogna, quindi, ritenere che il sistema decimale fosse stato affiancato a quello pre-esistente dopo un certo arco di tempo.
Difatti, le prime monete decimali vennero coniate già a partire dal 1808, praticamente in modo simultaneo con i talleri (e loro multipli e sottomultipli) recanti l'effige del giovane Girolamo.

Per comodità personale, partirei dalle monete del sistema decimale, se siete d'accordo. In particolare, inizierei con gli esemplari in oro. Di queste monete esistono ben 4 tipologie: 5, 10, 20 e 40 franchi. Prima di iniziare la descrizione delle singole monete, è importante recuperare alcune "nozioni" biografiche, trattate nell'introduzione. Come detto, dopo essere tornato in Francia nel 1848, Girolamo godette di un'enorme popolarità.
Oltre a tutti gli onori ricevuti, il governo decise di omaggiare il fratello minore di Napoleone anche attraverso la riconiazione di sue alcune monete.
Tra queste, rientrano proprio le 4 monete decimali in oro. Occorre, dunque, prestare particolare attenzione nel non confondere gli esemplari effettivamente coniati nel periodo napoleonico con quelli risalenti agli anni '50-'60 del XIX secolo. Purtroppo, non abbiamo dati ufficiali riguardanti il numero di pezzi effettivamente riconiati. Si sa solo che vennero eseguiti sugli stessi conii utilizzati nel regno di Westphalia.
Quindi, sono abbastanza ostici da distinguere, sennonché i pezzi riconiati sono caratterizzati tutti da un bordo liscio mentre gli originali presentano l'incisione "Gott erhalte der koenig", corrispondente al motto "Dio protegge il regno" tipico di tutta la monetazione napoleonica decimale.


Mentre il 20 e 40 franchi sono facilmente distinguibili in questo modo, la situazione si complica e non poco per quanto riguarda i due moduli minori.
Difatti, sia il 5 che il 10 franchi sono sempre stati caratterizzati dal bordo liscio, anche durante la coniazione avvenuta nel periodo napoleonico.
Purtroppo, da quel che so, non esiste un metodo infallibile per riconoscere i "veri" 5 e 10 franchi. L'unico consiglio che mi sento di darvi è quello di diffidare dagli esemplari proof-like o, comunque, dai fondi particolarmente “smaglianti”. Questi, nel 99% dei casi, si riveleranno dei riconi postumi.

Bene! Siccome non vorrei appesantire troppo ogni mio intervento, lascerò la descrizione delle singole monete decimali in oro alla prossima puntata.
A presto e buona serata a tutti voi! :hi:

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Buongiorno e buon inizio di settimana a tutti! Finalmente, è arrivato il momento di analizzare le monete nel dettaglio.
Mi scuso per averci messo così tanto ma credo che un'introduzione biografica e storico-numismatica fosse essenziale per comprendere meglio ciò che andremo a descrivere da qui in poi. Bando alle ciance, cominciamo con il 40 franchi.
Potremmo, a ragion veduta, considerare questa moneta come la più rara dell'intera monetazione (decimale e non) di Girolamo.
Nonostante fu coniata in all'incirca 5.500 pezzi, pochissimi esemplari sono giunti fino a noi.
Per nostra grande fortuna, l'ultima comparsa sul mercato risale a pochi mesi fa, perciò ho un'immagine “fresca” da potervi mostrare. Per chi si interessa di “cifre”, è stata aggiudicata alla bellezza di 65.000 euro, che coi diritti d'asta diventano all'incirca 80.000.


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Analizziamola insieme passo passo. Al dritto abbiamo il giovane sovrano rivolto a sinistra con il capo cinto da una corona d'alloro. Immancabile la scritta “Hieronymus Napoleon”, che ci accompagnerà da qui fino alla fine di questa mia piccola “trattazione numismatica”.
Sotto al busto del re possiamo notare la firma in corsivo di Tiolier, un nome alquanto famigliare per chi si interessa di monete napoleoniche.
Difatti, ritroveremo la stessa firma anche sulle monete del periodo consolare di Napoleone. Al rovescio, invece, abbiamo il valore 40 frank dentro una corona d'alloro. La scritta “Koenig V. Westphalen Fr. Pr.” sta per “Re della Westphalia Principe di Francia”. Infine la C maiuscola e la testa d'aquila in basso rappresentano i simboli la zecca di Cassel, capitale del regno e luogo deputato alla coniazione di queste monete.
In altre monete decimali troveremo, invece, una testa di cavallo ed una J maiuscola.
Queste indicheranno che la moneta è stata coniata in Francia, precisamente a Parigi.


Per quanto riguarda i riconi, si stima ne siano stati coniati 80. Nonostante il numero esiguo, si riescono a reperire sicuramente più facilmente rispetto agli originali dell'epoca.
Inutile dire che il mercato prediliga di gran lunga gli esemplari del 1813 a quelli del 1860, sia per una questione storica sia per il diverso grado di rarità. Difatti, tra riconio ed originale “balla” all'incirca un fattore 10 di prezzo (a favore dell'originale, ovviamente).
Come detto, elemento essenziale di distinzione è il bordo: liscio nel riconio postumo mentre recante l'incisione "Gott erhalte der koenig" in quello dell'epoca napoleonica.

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Eccoci tornati! Concludiamo oggi il capitolo riguardante le monete in oro decimali.
Il 20 franchi è forse una delle monete più emblematiche e famose del regno di Westphalia. Nonostante sia relativamente poco raro, trovare un esemplare in alta conservazione (FDC o quasi) è un'impresa a dir poco titanica. Forse, ne apparirà sul mercato una ogni 10 anni!
Questa moneta rappresenta uno di quei casi di coniazione avvenuta sia in Germania (a Cassel) che in Francia (a Parigi). Probabilmente, ma questa è una mia teoria, la Westphalia non era completamente autosufficiente dal punto di vista della coniazione di monete e, per far fronte alle esigenze del mercato interno, doveva in parte appoggiarsi alla zecca di Parigi. In ogni caso, ricordatevi la storia della testa di cavallo/testa d'aquila.
Anche qui, purtroppo, dobbiamo prestare particolare attenzione ai riconi. Oltre alla regola aurea del bordo liscio, da personali osservazioni mi sono accorto di un dettaglio interessante: i riconi postumi sono spesso caratterizzati da un piccolo residuo di metallo ad ore 12 del dritto.
Forse ciò deriva da una micro-frattura del conio della moneta. Chissà...
Di questa moneta esiste, inoltre, una serie di prove in bronzo, stagno, piombo, senza alcune cifre della data, ecc. che ogni tanto mi capita di vedere in qualche asta. Anche queste sono tutte caratterizzate dal bordo liscio. Quindi, con ogni probabilità, sono da ritenere come prove create in preparazione della coniazione dei riconi postumi e non risalenti al periodo 1807-1813.
Di seguito vi mostro due esemplari (in oro) di questo marengo.
Il primo è un riconio: presenta il bordo liscio ed il piccolo residuo ad ore 12. La testa di cavallo e la J ci indicano che è parigino.

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Il secondo, invece, è un bellissimo esemplare risalente all'epoca napoleonica. Ovviamente, dalla foto è difficile apprezzare l'incisione "Gott Erhalte Der Koenig". Come potete notare, presenta la testa d'aquila e la C maiuscola. È, dunque, stato coniato a Cassel.
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Per quanto riguarda il 5 e 10 franchi, tocchiamo un tasto dolente. Come detto, entrambe le monete presentavano il bordo liscio sin dal periodo del regno di Westphalia. Perciò, ad oggi, non esiste un metodo universalmente riconosciuto per distinguere gli autentici dai riconi...
Personalmente, nutro grossi dubbi addirittura sul fatto che queste tipologie monetali siano state effettivamente coniate in epoca napoleonica.
Perché mai creare un 5 e un 10 franchi in oro proprio nella piccola Westphalia, quando in tutto il resto dell'impero tali tipologie non esistevano?
Chi le ha tirate "fuori dal cilindro" e per quale motivo? Guarda caso, invece, nella Francia di Napoleone III tali tipologie monetali esistevano eccome. A buon intenditor poche parole...
Ovviamente, non ho certezze assolute a riguardo o dati inconfutabili. Si tratta, come potete capire, di due monete alquanto “misteriose”.
Se tra qualche anno dovesse spuntare fuori uno studio serio che dimostra in modo inequivocabile la loro genuinità e che indica come riconoscere gli originali, sarò ben lieto di ricredermi. Fino ad allora, me ne tengo personalmente alla larga.


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Passiamo ora agli argenti. In particolare, diamo un'occhiata agli 1, 2 e 5 franchi. Partiamo proprio da quest'ultimo. Lo scudo di Girolamo è una moneta estremamente rara e difficile da trovare anche nelle più basse conservazioni (FDC non ne parliamo proprio!).
Di questa, come di tanti altri esemplari della variegata monetazione del Regno di Westphalia, non abbiamo dati certi riguardanti il numero di pezzi coniati. A quel tempo, forse, i tedeschi non erano così precisi e rigorosi come lo sono oggi... ?

Il 5 franchi (così come l'1 ed il 2 franchi) venne coniato sia a Parigi che a Cassel. È interessante osservare come alcuni esemplari coniati a Parigi presentino l'incisione “Dieu Protege La France” invece del classico "Gott Erhalte Der Koenig". Un segno per rimarcare ancora una volta chi era il vero padrone di casa o una semplice svista nel conio? Chissà...
348  5 Franchi 1813 Regno di Westphalia Gerolamo Napoleone argento.jpg

L'1 ed il 2 franchi tendono ad essere già più “abbordabili” in termini di reperibilità sul mercato ma, di certo, non piovono dal cielo (e nemmeno li regalano)... Parliamo sempre di monete di una certa rarità, che nelle più alte conservazioni spuntano diverse migliaia di euro.
Anche in questo caso dobbiamo tenere gli occhi aperti dal rischio riconi. Diffidate, quindi, dalle solite monete con bordo liscio e dalle presunte prove in bronzo, nichel, piombo, stagno, senza le ultime due cifre nella data, ecc.

Voglio aprire qui con voi un discorso generale: ovviamente anche queste “monete” hanno un loro mercato. Non sono certamente riproduzioni da bancarella, ci mancherebbe. Anzi, in certe aste riescono anche a raggiungere cifre interessanti.
Mi sento, tuttavia, di sconsigliarle in quanto, personalmente, non comprendo la logica dello spendere centinaia (o migliaia) di euro per possedere una moneta napoleonica che non è stata coniata in periodo napoleonico. In sostanza, manca quel legame storico che rappresenta la colonna portante della numismatica. Sì, magari i riconi costano meno e si trovano in più alta conservazione ma, francamente, non mi darebbero chissà quale soddisfazione nel possederli. Mi sembrano monete “vuote”, senz'anima. Non so se rendo il concetto...

Chiusa la partentesi, vi mostro ora un paio di immagini. Purtroppo, su queste monete non c'è molto altro da aggiungere in termini descrittivi.
Presentano tutte più o meno lo stesso disegno, hanno un aspetto quasi “geometrico”.
Di certo, per chi è abituato ai capolavori napoletani del periodo murattiano, questi pezzi lasciano un po' l'amaro in bocca...
Non troviamo, purtroppo, quell'estro, quella creatività, quello spiriro artistico che caratterizzavano la zecca di Napoli. 
Unica piccola "curiosità" che posso riportarvi è che, tendenzialmente, di questa "trilogia" di franchi in argento è più facile trovare esemplari coniati a Parigi (testa di cavallo) piuttosto che a Cassel (testa d'aquila). 

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Bentornati, appassionati di monete napoleoniche! Quest'oggi concludiamo definitivamente il capitolo riguardante le decimali.
Partirei dal mezzo franco, l'ultima moneta in argento rimasta.
Dal modico peso di 2,5 grammi, questa moneta fu coniata in soli due anni: 1808 a Cassel e 1810 a Parigi. Anche qui abbiamo diverse “prove” in vari metalli ma, se avrete letto i miei precedenti interventi, saprete già come la penso...
Purtroppo, come per il 5 ed il 10 franchi in oro, anche in questo caso la moneta parte per sua natura con il bordo liscio. Pertanto, distinguere gli esemplari dell'epoca dai riconi postumi diventa un compito irrimediabilmente più arduo.
Tuttavia, diversamente dai due piccoli moduli in oro, ritengo che il mezzo franco sia realmente esistito durante il regno di Westphalia.
Difatti, anche in altri stati dell'epoca abbiamo monete simili: mi viene in mente, ad esempio, la mezza lira di Murat o lo stesso “Demi Franc” di Napoleone. A mio avviso, è dunque molto più plausibile che sia stato effettivamente coniato negli anni dell'impero napoleonico rispetto ai misteriosi 5 e 10 franchi in oro...

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Ci restano ora i centesimi, monete che personalmente non mi hanno mai entusiasmato particolarmente e che, pertanto, tratterò in modo rapido e forse un po' distaccato.
All'inizio avevo addirittura valutato di saltarli completamente ma poi, per completezza e dovere didattico, ho deciso di includerli.
L'insieme dei centesimi di Girolamo può essere suddiviso, per comodità, in due categorie.
Alla prima appartengono il 10 e 20 cent, monete coniate in mistura (similmente ai 10 centesimi del Regno d'Italia). Al posto del giovane volto del sovrano, al dritto abbiamo il monogramma HN, corrispondente alle iniziali di Hieronymus Napoleon, sormontato da una corona con nastri.
Il tutto è contornato da una corona d'alloro un po' stilizzata ed eseguita in modo molto “scolastico”. Il rovescio è ancor più banale e, francamente, non mi sembra nemmeno ci sia bisogno di descrivervelo. 

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Alla seconda categoria appartengono l'1, 2, 3 e 5 centesimi. Cosa cambia rispetto agli altri? Innanzitutto, il metallo: rame anziché mistura.
Poi, nella “composizione” non troviamo più la corona sormontante la sigla HN. Insomma, il tutto è ridotto ancor più all'essenziale.


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Prossimamente mi dedicherò al capitolo riguardante il variegato mondo delle monete pre-decimali. Prima di iniziarlo, però, mi piacerebbe molto fare una piccola “pausa riflessiva” con voi e sentire le vostre impressioni, domande, curiosità ed opinioni su questa prima parte, anche per incentivare l’interattività della discussione. Che ne pensate?

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Non è la mia monetazione e le mie conoscenze del periodo sono scarsissime ma proprio per questo la trovo davvero interessante.

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8 ore fa, balkan dice:

Non è la mia monetazione e le mie conoscenze del periodo sono scarsissime ma proprio per questo la trovo davvero interessante.

Ti ringrazio sentitamente! In effetti, lo scopo finale di questo mio "progetto" è proprio quello di far avvicinare quante più persone possibili ad una monetazione spesso considerata di nicchia e trattata ingiustamente in modo marginale. Se vogliamo, si può considerare una sorta di viaggio esplorativo in un mondo praticamente sconosciuto a molti (in Italia e non solo, purtroppo...).
Sono veramente onorato che in così tanti stiate seguendo la discussione con vivo interesse. Temevo che, data la scarsa "popolarità" della monetazione trattata, in pochi si sarebbero degnati anche solo di uno sguardo. E, invece, per una volta sono lieto di essermi sbagliato :good:

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5 ore fa, lorluke dice:

Temevo che, data la scarsa "popolarità" della monetazione trattata, in pochi si sarebbero degnati anche solo di uno sguardo.

Tranquillo, leggiamo e impariamo, nemmeno io ho molto da dire su questa monetazione (anzi, facciamo niente :D), ma leggo con grande piacere e apprezzo il modo in cui stai portando avanti la discussione.

petronius :)

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Eccoci di nuovo qui! Prima di iniziare ci terrei a ringraziare nuovamente tutti coloro che stanno seguendo con grande interesse la discussione.
Rinnovo, ovviamente, il mio invito a pormi eventuali domande o curiosità in qualunque momento.

Quest'oggi apriamo ufficialmente il grande capitolo riguardante il sistema pre-decimale. L'approccio sarà simile a quello tenuto precedentemente: partiremo dai grandi moduli in oro per procedere passo passo fino ai più piccoli “spiccioli” in rame, usati comunemente dal popolo westphaliano. Premessa doverosa da fare: per nostra somma gioia, per quanto riguarda le pre-decimali, non sono testimoniati casi di riconi postumi.
Pertanto, potete stare tranquilli che non vi tedierò più in tal senso :) 

Comincerei, allora, dal 10 talleri, una moneta in oro 895 millesimi dal peso di 13,27 grammi circa. Si tratta, come sempre, di una moneta rara ma, rispetto ad altri esemplari fin qui osservati, non è così introvabile. A dimostrazione di ciò, basti guardare i listini delle aste tedesche più rilevanti.
Anche in questo caso, purtroppo, non si hanno dati precisi riguardanti il numero di pezzi coniati.
Del 10 talleri esistono due tipologie, entrambe eseguite unicamente dalla zecca di Brunswick.
La prima, coniata soltanto nel 1810, presenta al dritto lo stemma della casata reale di Westphalia.
Si tratta di una composizione alquanto elaborata, in cui cavalli, leoni ed aquile si sprecano. Il rovescio è sicuramente più semplice: al centro troviamo il valore nominale (X Thaler) e la data di coniazione.
Più in basso, possiamo notare una B maiuscola, che ci indica la zecca di Brunswick. I rombi, i cerchietti, ecc. sono tutti elementi decorativi, necessari per cercare di arricchire un po' un rovescio altrimenti sterile... Il bordo presenta una striatura trasversale, a lisca di pesce se così vogliamo definirla. Non di rado troveremo esemplari con schiacciature, debolezze e graffi di conio.
Purtroppo, sembrerebbe che le monete pre-decimali siano maggiormente afflitte da questo tipo di difetti intrinseci rispetto ai franchi fin qui trattati.


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La seconda tipologia fu coniata per 3 anni (dal 1811 al 1813) sempre e solo a Brunswick.
Al posto del complesso ed elaborato stemma reale, in questo caso troviamo il ritratto laureato del giovane Girolamo.
Non so voi, ma questo ritratto mi ha sempre trasmesso una sensazione strana. Mi sembra che le proporzioni del volto non siano propriamente corrette, quasi come se lo avessero rappresentato in maniera caricaturale...
Ma forse sono io che mi faccio un po’ troppi viaggi mentali :D Resta, comunque, una moneta che ha indubbiamente il suo fascino.
Mentre il dritto cambia, il rovescio si mantiene pressoché identico, così come il bordo striato.
Anche qui, la conservazione la fa da padrona: mentre gli esemplari più rovinati valgono praticamente l'oro di cui sono fatti (o poco più), i rarissimi FDC superano agevolmente i 7.000 euro. Tendenzialmente, gli esemplari della prima tipologia godono di quotazioni più alte, anche per il fatto di essere stati coniati per un solo anno.

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Dopo aver osservato il 10 talleri, direi che è giunto il momento di passare al fratello minore, ovvero il 5 talleri.
Di questa moneta c'è poco da dire, in quanto presenta numerose analogie con il 10 talleri già descritto. Anche qui abbiamo due tipologie, entrambe coniate nella zecca di Brunswick. La prima, eseguita solamente nel 1810, è praticamente identica al corrispettivo 10 talleri: stesso stemma reale al dritto, stesso bordo, stessi elementi decorativi al rovescio (a parte i cerchietti vicino alla V), ecc.
Ovviamente cambia il valore nominale (V Thaler al posto di X Thaler) e il peso (dimezzato).
Più interessante è, invece, la seconda tipologia (coniata dal 1811 al 1813). Qui, infatti, possiamo notare una certa differenza anche a livello di fisionomia del volto. Il giovane Girolamo si presenta adesso meno “schiacciato” e con proporzioni più azzeccate rispetto al precedente.
Mentre il 10 talleri compare, bene o male, in molte delle aste tedesche di maggior rilievo, il 5 talleri si trova con più difficoltà. Nonostante il numero di pezzi coniati resti sempre un mistero, il 5 talleri gode di maggiore rarità e, di conseguenza, di quotazioni di mercato più alte.

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A conclusione del capitolo relativo agli ori pre-decimali, come non parlare del 6 ducati del 1811. Si tratta di uno dei pezzi di maggior rarità di tutta la monetazione della Westphalia. Personalmente, lo metterei dietro soltanto al 40 franchi (ovviamente quello autentico, non postumo ?).
Per certi versi, più che una moneta, questo 6 ducati in oro dal peso di 20,90 grammi può essere visto come una medaglia o, al più, una moneta commemorativa non destinata alla libera circolazione.
Difatti, venne coniata in pochissimi esemplari in occasione della visita dei reali alle miniere di Clausthal nell'agosto del 1811.
Andiamo ora ad analizzarla assieme: al dritto abbiamo uno dei ritratti più curati e meglio riusciti del sovrano di Westphalia.
Oserei dire forse una delle rappresentazioni più belle dell'intero periodo napoleonico. Non siamo certo ai livelli dello splendido volto napoletano di Murat ma resta comunque un'esecuzione notevole. Sempre al dritto, oltre al classico “Hieronymus Napoleon”, osserviamo una C maiuscola a ore 6.
Questa corrisponde alla zecca di Clausthal (occhio a non far confusione con la C di Cassel).
Il rovescio presenta la scritta “Glück auf Clausthal im August 1811”, che può essere tradotta come “Buona fortuna (o felicitazioni) da Clausthal nell'agosto del 1811”. Il tutto è circondato da una bella corona d'alloro, mentre il bordo si presenta ondulato.
Per quanto riguarda il mercato, è inutile dire che, quelle rarissime volte in cui fa la sua comparsa, ottiene cifre da capogiro. L'ultima ad essere passata è stata aggiudicata alla bellezza di 35.000 euro con diritti d'asta al 24%. Fatevi i conti...

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Ben ritrovati, appassionati del regno di Westphalia!
Dopo aver terminato nella scorsa puntata gli ori, quest'oggi ci spostiamo agli argenti. In particolare, nel corso di questo primo episodio inizieremo la trattazione del cosiddetto tallero di convenzione, moneta cardine di tutto il sistema pre-decimale.
I cataloghi classici riportano 4 tipologie di tallero. In realtà, però, come vedremo bene, si tratta di una classificazione incompleta.
Difatti, sarebbe più corretto parlare di 3 grandi tipologie che, al loro interno, racchiudono alcune sotto-varianti.
Ma facciamo un passo alla volta, partendo dai dati tecnici. Il tallero è una moneta in argento 833,33 millesimi dal peso di 28,06 grammi.
Tutte le varie tipologie e sottocategorie di questa moneta vennero coniate a Cassel, ovvero nella stessa zecca che si occupava, insieme a Parigi, della produzione dei franchi. Oltre al peso, al metallo e al luogo di coniazione, come ultima caratteristica comune, possiamo dire che il bordo si presenta sempre caratterizzato da una specie di decorazione floreale.


Partiamo, ora, dalla prima tipologia. Questa venne coniata nel 1810, ufficialmente in soli 5 pezzi.
Si tratta di una moneta oltre che estremamente rara anche particolarmente elaborata.
Al dritto troviamo il pomposo scudo della casata reale, eseguito in un modo ancor più complesso di quello osservato per il 5 e 10 talleri in oro.
Di collari ne abbiamo adesso due anziché uno: quello a sinistra con i cavalli rampanti di Westphalia, mentre quello a destra recante la Legion d'onore. Come ulteriore elemento aggiuntivo, possiamo notare lo scettro e la mano della giustizia, simboli del potere regale francese fin dai tempi di Carlo Magno.
Al rovescio troviamo, invece, una scritta alquanto strana: “X eine feine mark”, che letteralmente significherebbe “10 unità di marco puro”.
Personalmente, ci ho messo un po' ad interpretare il reale significato di tale dicitura. Cercherò di spiegarvela nel modo più chiaro possibile, anche se premetto che non sarà così semplice da capire.
Il marco è un'unità di peso usata in Germania fin dal medioevo per misurare i metalli preziosi e le monete. Nel corso dei secoli, ogni città tedesca creò la propria variante di marco, con “leggere” variazioni nel peso. Nel XVI secolo ottenne, tuttavia, una posizione predominante il cosiddetto marco di Colonia, il quale venne usato come base per tutta la monetazione del Sacro romano impero.
Il tutto venne, quindi, uniformato usando come punto riferimento proprio questo peso, corrispondente a 233,856 grammi (tenetelo bene a mente).
Torniamo ora al nostro bel tallero di Westphalia. Questo, come detto, è fatto in argento 833,33 millesimi e pesa 28,06 grammi. Cosa vuol dire, allora, quella bizzarra scritta? Semplicemente che questa moneta corrispondeva ad 1/10 di marco puro in argento. Difatti, possiamo anche calcolarlo assieme: 28,06 grammi x 0,83333... (purezza) x 10 (numero di talleri necessari per avere un marco) = 233,856 grammi!
Capisco che, magari, non sia molto chiaro. Se avete dei dubbi, chiedete pure che provo a rispiegarvelo in altri termini.
Si tratta, come potrete capire, di un sistema di misurazione pre-decimale in largo uso nella Germania del tempo. Ovvio che per noi sia qualcosa di assurdamente complicato ma, nel 1800, erano abituati così. Dopotutto, anche questo è il bello della numismatica: ci permette di assaporare tradizioni, usi e logiche tipiche di secoli fa e che ormai sono andate perdute.

Bene! Per oggi, se siete d'accordo, mi fermerei qui. Mi sembra di aver scritto già abbastanza... La prossima volta ci occuperemo delle altre due tipologie. Fortunatamente, di questa prima non ci sono sotto-varianti da analizzare. Qui di seguito vi lascio un'immagine di questa rarissima e costosissima moneta. Fu aggiudicata lo scorso anno per la modica cifra di 32.000 euro (senza contare i diritti d'asta al 23%).

 

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Ciao @lorluke, io non colleziono monete straniere, non colleziono monete napoleoniche e non nascondo una certa idiosincrasia per Napoleone! Devo tuttavia riconoscere che una così precisa, accurata e circostanziata trattazione della "tua" materia, che padroneggi brillantemente, rende piacevole e interessante la lettura anche per un collezionista così lontano come posso essere io da questa monetazione. Complimenti!

Michele 

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1 ora fa, ZuoloNomisma dice:

Ciao @lorluke, io non colleziono monete straniere, non colleziono monete napoleoniche e non nascondo una certa idiosincrasia per Napoleone! Devo tuttavia riconoscere che una così precisa, accurata e circostanziata trattazione della "tua" materia, che padroneggi brillantemente, rende piacevole e interessante la lettura anche per un collezionista così lontano come posso essere io da questa monetazione. Complimenti!

Michele 

Ti ringrazio di cuore Michele! È un complimento veramente bello. Non credevo di riuscire a far apprezzare una monetazione del genere a così tante persone, anche ideologicamente distanti dal collezionismo delle napoleoniche. Ovviamente il mio ringraziamento si estende anche a tutti coloro che lasciano un semplice “mi piace”. Vi assicuro che aiuta molto a capire quante persone apprezzano ciò che stai scrivendo. Come potete intuire, il progetto in corso mi richiede una buona dose di tempo, cure ed attenzioni. Quindi, fa veramente piacere vedere questo tipo di apprezzamenti. 

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Eccoci di nuovo qui! Quest'oggi concluderemo il grande capitolo riguardante i talleri di convenzione.
La scorsa volta avevamo descritto quello di prima tipologia.
Passerei, dunque, alla seconda tipologia, la quale differisce dalla precedente unicamente per il dritto. Al posto dell'elaborato stemma reale, in questo caso troviamo il busto laureato del giovane Girolamo. Un'altra differenza, se vogliamo, riguarda gli anni di coniazione (dal 1810 al 1813) e, di conseguenza, la minore rarità di questa tipologia rispetto alla precedente. Il bordo, il peso, la purezza dell'argento e il disegno del rovescio, invece, sono tutti elementi che rimangono inalterati. Soffermiamoci un attimo sul volto di Girolamo.
Per quanto riguarda la raffigurazione del sovrano, abbiamo 3 varianti: testa grande (non riportata in diversi cataloghi), testa media (la cosiddetta 2° tipologia), testa piccola (la 3° tipologia). Come detto, non mi trovo d'accordo con questa classificazione, anche perché, come potete voi stessi constatare, risulta essere incompleta. Personalmente, considero queste come 3 varianti di un'unica tipologia di tallero, ovvero quella con busto del sovrano al dritto e legenda “X eine feine mark” al rovescio. Di seguito potrete apprezzare le immagini delle 3 varianti (dalla grande alla piccola).

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La terza ed ultima tipologia (la 4° per i cataloghi) corrisponde, infine, al cosiddetto tallero della benedizione dei campi minerari di Mansfelder (situati in Sassonia). Di questa esistono due varianti: testa grande e testa piccola (niente taglia media questa volta :)).
Come potete osservare, ciò che cambia rispetto alle due tipologie precedenti è il rovescio.
Qui, infatti, troviamo la scritta “Seegen des Mansfelder bergbaues”, che può essere tradotta in “Benedetti i campi minerari di Mansfelder”.
Come ricorderete, non è la prima volta che incontriamo una moneta westphaliana a tema “minerario” (si rimanda al 6 ducati in oro del 1811).
Ciò sottolinea la grande importanza strategica di questo settore nell'economia del regno.
Tornando al nostro tallero, in basso, sotto la C maiuscola della zecca di Cassel, possiamo notare una piccola scritta: “10 st. eine mark f.”, la quale corrisponde in linea di massima a quella già incontrata nelle tipologie precedenti. Il significato di fondo resta sempre il medesimo.

Nonostante non si abbia un dato certo riguardante il numero di pezzi coniati, è meno rara del tallero con lo stemma (coniato in 5 esemplari) ma più difficile da trovare del tallero di 2° tipologia. Tendenzialmente, inoltre, la variante con la testa piccola è più rara di quella grande.
Perfetto! Per oggi abbiamo finito. Alla prossima e buona giornata a tutti voi :hi:

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Sconoscendo queste monete non sono in grado d'intervenire, ma leggo con molto piacere.

Grazie,  continua così, veramente un ottimo lavoro :good:

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1 ora fa, nikita_ dice:

Sconoscendo queste monete non sono in grado d'intervenire, ma leggo con molto piacere.

Grazie,  continua così, veramente un ottimo lavoro :good:

Ti ringrazio @nikita_! Come detto, l’obiettivo principale di questa discussione è proprio quello di far scoprire una monetazione sconosciuta al 99,9% dei collezionisti (italiani e non). Come potete vedere, c’è molto da dire (ed apprendere) anche su una monetazione così di nicchia. Guardate quante monete è riuscito a creare il piccolo regno di Westphalia in soli 6 anni! ?

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Ciao!

Tutto molto interessante; grazie per avermi insegnato cose nuove.

saluti

luciano

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28 minuti fa, 417sonia dice:

Ciao!

Tutto molto interessante; grazie per avermi insegnato cose nuove.

saluti

luciano

Prego Luciano! Grazie al forum ho imparato veramente tante cose e, quindi, mi sembra il minimo ricambiare con quello che so. Credo che così si crei anche un bel circolo virtuoso. Tra l’altro, noto con piacere che, grazie a questa discussione, sono riuscito a creare un piccolo “pubblico affezionato”. Quindi cercherò di non deludere le aspettative per le monete che ancora ci mancano ?

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Bene, dai! Riprendiamo. Concluso definitivamente il capitolo riguardante i talleri di convenzione, quest'oggi ci concentreremo sui 2/3 di tallero.
Di questa moneta esistono ben 4 tipologie. A parte forse la prima tipologia, si tratta di monete tutto sommato non particolarmente rare.
Sinceramente, non è nemmeno difficilissimo trovarle in alta conservazione.
Ora, trattandosi di 2/3 di tallero, potreste facilmente immaginare che si tratti di monete in argento 833,33 millesimi dal peso di circa 18,71 grammi (ovvero 2/3 del peso del tallero precedentemente considerato). Sarebbe, in effetti, un ragionamento logico, non trovate?
E, invece, no! Fosse così semplice avremmo già finito qui per oggi ? Difatti, cambia sostanzialmente tutto: zecca, peso e purezza del metallo.
Tutte e 4 le tipologie di 2/3 di tallero vennero coniate a Clausthal. Si tratta di monete in argento 994 millesimi e dal peso di 13,08 grammi.
Ma, allora, qualcosa non quadra. Difatti, se facessimo un po' di calcoli, noteremmo che la quantità d'argento puro contenuta non corrisponde affatto ai 2/3 del tallero finora considerato... Vediamolo insieme: 2/3 x 28,06 grammi x 0,8333... = 15,59 grammi (di puro argento). Quindi, per essere conforme, il 2/3 di tallero dovrebbe contenere 15,59 grammi di argento puro, mentre, invece, ne contiene solo 13,00 (13,08 x 0,994).
Molto probabilmente in questo momento sarete perplessi. Vi chiederete come ha fatto un popolo così preciso come quello tedesco a sbagliare dei calcoli del genere... In realtà, la spiegazione è tanto semplice quanto assurda.
Il metodo ponderale usato come riferimento a Clausthal era diverso da quello usato a Cassel (luogo di coniazione del tallero di convenzione).
Come ricorderete dal “X eine feine mark”, a Cassel servivano 10 talleri per raggiungere il corrispettivo peso in argento puro di un marco.
Qui a Clausthal, invece, si fa riferimento al sistema in uso a Lipsia, in cui servivano 12 talleri per ottenere un marco.
In altre parole, il "2/3" è riferito al tallero di Lipsia e non a quello di Cassel... Ora, sicuramente, vi starete sicuramente chiedendo il perché di tale scelta. Perché utilizzare all'interno di uno stesso regno due sistemi così diversi ed incompatibili?
Qui dobbiamo riprendere un po' in mano la Storia: durante le guerre napoleoniche, gli stati tedeschi subirono una serie di mutamenti repentini.
Il Sacro Romano Impero Germanico, esistente fin dal lontano 962 d.C., venne definitivamente sciolto a seguito della vittoria ad Austerlitz e del conseguente trattato di Presburgo (1806). Al suo posto fu istituita la cosiddetta Confederazione del Reno, di cui facevano parte 16 stati.
Questi divennero, sostanzialmente, dei vassalli dell'Impero francese, di cui Napoleone si impegnava ad essere loro protettore.
Un altro grande stravolgimento si ebbe nel 1807, a seguito della pace di Tilsit.
Qui nacque il nostro amato regno di Westphalia, il quale comprendeva territori persi dalla Prussia, il Ducato di Magdeburgo, l'Elettorato di Hannover, il Ducato di Brunswick-Lüneburg e l'Elettorato di Assia-Cassel.
Popoli che, magari, fino a qualche mese prima si facevano guerra tra di loro ora si trovavano sotto un unico regno.
Potete, dunque, immaginare le grandi differenze culturali, le enormi “contraddizioni” insite all'interno della piccola Westphalia: c'era chi preferiva la monetazione decimale filo-francese, chi usava ancora quella pre-decimale, chi si basava sul sistema di Lipsia, ecc.
Quindi, scelte apparentemente illogiche e senza senso vanno sempre considerate in relazione alle vicende storiche del periodo.
Altrimenti, ridurremmo il tutto ad una sterile descrizione di monete, senza mai comprendere il perché.


Bene. Credo che per oggi possa bastare. La prossima volta osserveremo nel dettaglio le singole tipologie. Mi scuso per essermi dilungato forse eccessivamente, ma credo che questa introduzione fosse essenziale per capire che cosa abbiamo di fronte.
Avrei voluto almeno iniziare a guardare la prima tipologia ma credo sia meglio fermarci qui per non appesantire troppo questa prima parte.

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38 minuti fa, b8b8 dice:

Complimenti @lorluke, avanti così!

 

Ti ringrazio! Cercherò di continuare a fare del mio meglio ? Vedo con piacere che piano piano la discussione sta continuando ad attirare nuovi utenti. Non nascondo la soddisfazione per aver creato qualcosa di così gradito. Come detto in altre occasioni, non immaginavo minimamente un tale successo di pubblico. Grazie a tutti! 

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Bellissima discussione. Nonostante non sia la mia monetazione l'ho letta molto volentieri. Descrizioni fatte molto bene! Bravo!! Saluti! 

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