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La classica testa elmata di Roma rappresenta il soggetto di dritto per eccellenza della monetazione romana repubblicana, stilisticamente magnifica in certi casi o, all'opposto, resa sul tondello con fattezze che, in certi casi, rimandano più al Guernica di Picasso piuttosto che all'arte classica.
Questa particolare fase è quella che il Grueber identifica con la “serie 2” del periodo VII della zecca di Roma (102-92 a.C. secondo il BMCRR).

La serie comprende otto tipologie di denari (varianti escluse):

99-95 a.C.

L. Postumius Albinus (BMCRR 1129-32) http://numismatica-classica.lamoneta.it/moneta/R-G112/1

L. Opimius (BMCRR 1133-35) http://numismatica-classica.lamoneta.it/moneta/R-G275/1

M. Opimius (BMCRR 1137-39) http://numismatica-classica.lamoneta.it/moneta/R-G276/1

Sex. Iulius Caesar (BMCRR 1140-42) http://numismatica-classica.lamoneta.it/moneta/R-G239/1

Q. Marcius Philippus (BMCRR 1143-44) http://numismatica-classica.lamoneta.it/moneta/R-G260/1

94 a.C.

M. Caecilius Metellus (BMCRR 1145-47) http://numismatica-classica.lamoneta.it/moneta/R-G173/1

Q. Fabius Maximus (BMCRR 1157-58) http://numismatica-classica.lamoneta.it/moneta/R-G52/2

C. Servilius [Vata] (BMCRR 1166-70) http://numismatica-classica.lamoneta.it/moneta/R-G303/1

 

Sempre secondo il Grueber le prime quattro di queste emissioni sono accomunate oltre che dallo stile del dritto anche da un simbolo dietro la testa di Roma (apex per Postumius Albinus, corona per L. Opimius, tripode per M. Opimius, ancora per Iulius Caesar). Il denario di Marcius Philippus invece non presenta simboli dietro la testa ma medesimo stile di Roma, viene poi giustamente segnalato un dettaglio, rappresentato dalla presenza di una stella sul paranuca dell'elmo.

Le tre rimanenti infine presentano medesimo stile di dritto e presenza della stella sul paranuca, ma rovesci differenti che “rompono” il tipo più tradizionale di divinità in biga o quadriga. Secondo il Grueber i tre magistrati C. Caecilius Metellus, Q. Fabius Maximus e C. Servilius sarebbero i tre membri del medesimo collegio di tresviri, probabilmente intorno all'anno 94.

Vediamo ora la ricostruzione del Crawford:

131 a.C.

L. Postumius Albinus (Cr. 252/1)

L. Opimius (Cr. 253/1)

M. Opimius (Cr. 254/1)

129 a.C.

Sex. Iulius Caesar (Cr. 258/1)

Q. Marcius Philippus (Cr. 259/1)

127 a.C.

M. Caecilius Metellus (Cr. 263/1)

C. Servilius Vata (Cr. 264/1)

Q. Fabius Maximus (Cr. 265/1)

Nella ricostruzione del Crawford lo stile, che oggettivamente è inconfondibile, appare sui denari ad anni alterni. Le emissioni del 130 a.C. ad esempio (la 255-256-257/1) presentano uno stile diverso, non certo tra i più raffinati, ma ben distinguibile da quello con Roma dal capo allungato e fattezze mascoline.

Ma c'è di più, in questo periodo ha indubbiamente operato un incisore (o più di uno della “medesima scuola”) che è riuscito a toccare livelli così bassi di stile da essere riuscito a creare un qualcosa comunque in grado di emergere e risultare quindi, a mio parere, molto molto affascinante... il bello del brutto.

 

L. Postumius Albinus.png

 

La mano di questo "Picasso romano" è rintracciabile in molti conii di quei denari che il Grueber include nelle serie 2, VII... ma forse non solo. Penso possa essere interessante provare ad approfondire un po' la questione, sia in termini di ricostruzioni delle sequenze che di considerazioni propriamente stilistiche.

 

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Oltre a Picasso i denari degli Opimii mi ricordano Jacovitti...

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Verissimo @Scipio, non mancano conii che hanno davvero molto in comune con quel tipo di donna che Jacovitti era solito disegnare quando toccava tematiche diciamo più "frivole".

A mio parere più che con i denari degli Opimii trovo similitudini con quelli successivi (Cr. 263-264-265/1)... e ancora di più con l'Apollo di quel denario che il Gruber associa al 265/1 ma che il Crawford data agli anni 82-80 a.C.

IMG_20200111_185007.jpg

121642.m.jpg

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Chiusa la pertinente parentesi "jacovittiana", vediamo come il Crawford "giustifica" la presenza di due stili differenti che compaiono ad anni alterni (pp. 64-65).

A suo avviso in questi anni si ha la presenza di differenti serie emesse in modo parallelo ed espone alcune considerazioni riguardanti la forma pratica di tale parallelismo. In prima battuta tende giustamente ad escludere la possibilità che parte del collegio dei tresviri abbia potuto lavore separatamente in ciascuna serie poiché all'interno delle sequenze è possibile rintracciare ciò che parrebbe essere l'azione del collegio triumvirale al completo. 

Ad esempio, per l'anno 130 a.C., abbiamo i tresviri:

M. Acilius http://numismatica-classica.lamoneta.it/moneta/R-G3/1

C. Metellus http://numismatica-classica.lamoneta.it/moneta/R-G171/1

M. Vargunteius http://numismatica-classica.lamoneta.it/moneta/R-G171/1

E per il 127, i già citati M. Caecilius Metellus, C. Servilius Vatia, Q. Fabius Maximus (Cr. 262-4/1).

Un sistema costituito da due triumvirati operanti ogni anno, uno per ogni sequenza stilistica, è poi evidentemente in conflitto con quanto si conosce sulla costituzione romana.

E poi così prosegue:

The only remaining possibility is that issues in each sequence appeared in alternate years and that the workshop wich was not actually producing coins spent the first part of its free year preparing blanks, the second part, after the appointment of the moneyers, cutting dies

 

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Ma questa ricostruzione lascia perplesso solo me? 

Tralasciando il fatto che non mi è proprio chiarissima...

 

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Finalmente ho potuto rileggere il passo del Crawford in questione. Se ho ben capito, l’autore parte dalla considerazione che le serie di denari immediatamente precedenti a quelle che formerebbero le sequenze descritte da @Rapax erano caratterizzate da volumi di emissione cospicui, probabilmente troppo onerosi per una sola officina, per cui egli ritiene che venne scelta la soluzione di suddividere il lavoro fra due officine. Tale esperimento ( da cui la produzione in sequenze alternate) ebbe breve vita perchè comportava sprechi (wasteful) e non fu più riproposto, come si desume dalle emissioni successive, prive di sequenze. Concordo con Rapax sulla fumosità della ricostruzione, che ignora l’aspetto stilistico-qualitativo delle immagini. Tanto più che Crawford ritiene tale ipotesi suffragata dal patto fra Focea e Mitilene agli inizi del IV sec a.C. che prevedeva che le due rispettive zecche dovessero produrre per una sola città ad anni alterni. Tale episodio non vedo come avrebbe potuto ispirare magistrati romani di 300 anni dopo.

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Un grazie a @Scipio per aver integrato ciò che avevo temporaneamente omesso ma che è parte integrante del fulcro della questione e sulla quale torneremo necessariamente osservando qualche altro esempio concreto.

Anche io l'ho intesa esattamente come Scipio ma direi che possiamo pure accettare il discorso delle due officine, operanti su serie alternate o parallele e perché no anche su serie diciamo ordinarie (di fronte a certi volumi di emissioni difficile pensare ad una sola officina operante). Quello che davvero mi è poco chiaro però è il discorso dell'officina che lavora nella prima parte dell'anno praticamente sulle produzioni "in bianco", quale la predisposizione delle matrici dei conii (che verranno incisi successivamente). È infatti nella seconda parte dell'anno che secondo tale ricostruzione entrerebbero in carica i tresviri, che darebbero quindi istruzioni agli incisori dell'officina sul come realizzare i conii.  Il Crawford ritiene anche che il collegio dei tresviri si rinnovi annualmente... ma si tratta semplicemente di un'ipotesi poiché non si hanno informazioni più precise al riguardo, c'è anche chi ipotizza una durata di due anni così come non è da escludere che questo triumvirato non entrasse in carica regolarmente, ma solo all'occorrenza.  

Gli interrogativi sono molti... ammettiamo pure la presenza di due officine... ma ad esempio, in questa fantomatica prima parte "libera" dell'anno quanti caspita di conii vergini producevano? Perché non potevano fare altro in quanto l'eventuale produzione di tondelli sarebbe necessariamente dovuta ricadere su dei responsabili, quali erano appunto i tresviri... quindi il collegio precedente??? Non ha senso.

Con un collegio in carica per due anni invece il discorso potrebbe tornare di più, ma questo cozza con la cronologia della ricostruzione. Evidentemente qualcosa mi sfugge... 

 

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@legionario,@L. Licinio Lucullo@gpittini Che ne pensate? Ha senso?


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Il 10/1/2020 alle 23:58, Rapax dice:

La classica testa elmata di Roma rappresenta il soggetto di dritto per eccellenza della monetazione romana repubblicana, stilisticamente magnifica in certi casi o, all'opposto, resa sul tondello con fattezze che, in certi casi, rimandano più al Guernica di Picasso piuttosto che all'arte classica.
Questa particolare fase è quella che il Grueber identifica con la “serie 2” del periodo VII della zecca di Roma (102-92 a.C. secondo il BMCRR).

La serie comprende otto tipologie di denari (varianti escluse):

99-95 a.C.

L. Postumius Albinus (BMCRR 1129-32) http://numismatica-classica.lamoneta.it/moneta/R-G112/1

L. Opimius (BMCRR 1133-35) http://numismatica-classica.lamoneta.it/moneta/R-G275/1

M. Opimius (BMCRR 1137-39) http://numismatica-classica.lamoneta.it/moneta/R-G276/1

Sex. Iulius Caesar (BMCRR 1140-42) http://numismatica-classica.lamoneta.it/moneta/R-G239/1

Q. Marcius Philippus (BMCRR 1143-44) http://numismatica-classica.lamoneta.it/moneta/R-G260/1

94 a.C.

M. Caecilius Metellus (BMCRR 1145-47) http://numismatica-classica.lamoneta.it/moneta/R-G173/1

Q. Fabius Maximus (BMCRR 1157-58) http://numismatica-classica.lamoneta.it/moneta/R-G52/2

C. Servilius [Vata] (BMCRR 1166-70) http://numismatica-classica.lamoneta.it/moneta/R-G303/1

 

Sempre secondo il Grueber le prime quattro di queste emissioni sono accomunate oltre che dallo stile del dritto anche da un simbolo dietro la testa di Roma (apex per Postumius Albinus, corona per L. Opimius, tripode per M. Opimius, ancora per Iulius Caesar). Il denario di Marcius Philippus invece non presenta simboli dietro la testa ma medesimo stile di Roma, viene poi giustamente segnalato un dettaglio, rappresentato dalla presenza di una stella sul paranuca dell'elmo.

Le tre rimanenti infine presentano medesimo stile di dritto e presenza della stella sul paranuca, ma rovesci differenti che “rompono” il tipo più tradizionale di divinità in biga o quadriga. Secondo il Grueber i tre magistrati C. Caecilius Metellus, Q. Fabius Maximus e C. Servilius sarebbero i tre membri del medesimo collegio di tresviri, probabilmente intorno all'anno 94.

Vediamo ora la ricostruzione del Crawford:

131 a.C.

L. Postumius Albinus (Cr. 252/1)

L. Opimius (Cr. 253/1)

M. Opimius (Cr. 254/1)

129 a.C.

Sex. Iulius Caesar (Cr. 258/1)

Q. Marcius Philippus (Cr. 259/1)

127 a.C.

M. Caecilius Metellus (Cr. 263/1)

C. Servilius Vata (Cr. 264/1)

Q. Fabius Maximus (Cr. 265/1)

Nella ricostruzione del Crawford lo stile, che oggettivamente è inconfondibile, appare sui denari ad anni alterni. Le emissioni del 130 a.C. ad esempio (la 255-256-257/1) presentano uno stile diverso, non certo tra i più raffinati, ma ben distinguibile da quello con Roma dal capo allungato e fattezze mascoline.

Ma c'è di più, in questo periodo ha indubbiamente operato un incisore (o più di uno della “medesima scuola”) che è riuscito a toccare livelli così bassi di stile da essere riuscito a creare un qualcosa comunque in grado di emergere e risultare quindi, a mio parere, molto molto affascinante... il bello del brutto.

 

L. Postumius Albinus.png

 

La mano di questo "Picasso romano" è rintracciabile in molti conii di quei denari che il Grueber include nelle serie 2, VII... ma forse non solo. Penso possa essere interessante provare ad approfondire un po' la questione, sia in termini di ricostruzioni delle sequenze che di considerazioni propriamente stilistiche.

 

Salve, scusate se mi intrometto, ma vorrei aggiungere alcuni denari che io ritengo stilisticamente brutti che in parte assomigliano a quelli presentati:

285/1 - denario Cn. Domitius Cn.f.Cn.n. Ahenobarbus http://numismatica-classica.lamoneta.it/moneta/R-G221/1

285/2 - denario Q. Curtius / M. Iunius Silanus http://numismatica-classica.lamoneta.it/moneta/R-G44/1

mentre nel denario 276/1 - denario M. Papirius Carbo http://numismatica-classica.lamoneta.it/moneta/R-G278/1 sembra che la povera Roma abbia bisogno di un lifting (ha 2-3 rotoli di pappagorgia sotto il mento) 

 

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@Ser. Broccolo mica ti intrometti, a questo serve il forum. L'incisore del denario di Carbone forse stava pensando alla suocera...

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DE GREGE EPICURI

Io non ho opinioni specifiche in merito. Come detto da Rapax, gli elementi che abbiamo sono un po' troppo inconsistenti, per cui è difficile suffragare una delle diverse ipotesi. Ho sempre pensato che i tresviri monetales stessero in carica un solo anno, ma anche questo fatto, a quanto pare, non è certo.

  • Grazie 2

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Credo che scopo di queste conversazioni sia anche quello di affinare lo “spirito critico” nei confronti dei testi, cercando riscontri storici e logici alle ricostruzioni esposte dagli Autori. E’ più facile farsi un’opinione autonoma sui temi più dibattuti, ascoltando diverse campane; su aspetti minori è, secondo me, interessante cercare conferme.

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Domanda banale forse, ma che personalmente non mi ero mai posto dando quasi per scontato che tutto dipendesse dall’abilita degli incisori... ma lo stile di una moneta da cosa o da chi dipende? 

Legionario nel titanico lavoro sui cataloghi ci mostra sempre esemplari stupendi, il meglio del meglio... ma sono certo che in alcuni casi abbia faticato non poco a trovare ritratti degni di tale nome. In certe emissioni infatti ritratti che non somigliano a caricature sono l’eccezione:

http://numismatics.org/crro/id/rrc-252.1

Si assiste però ad una evoluzione:

http://numismatics.org/crro/id/rrc-258.1

Con Servilius Vatia ad esempio le due serie parallele tendono a confondersi, i due stili infatti appaiono insieme:

http://numismatics.org/crro/id/rrc-264.1

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1854D0B8-B8D1-47B5-9F8F-600408E19BB8.jpeg

 

Ed arriviamo tranquillamente fino al 125, dove la Roma “jacovittiana” parrebbe in molti casi imposta a livello di modello e non il goffo prodotto di incisori inesperti.

http://numismatics.org/crro/id/rrc-269.1

 

Modificato da Rapax
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Premesso che sono solo speculazioni, ma riterrei ragionevole pensare che i tresviri se volevano un incisore con doti artistiche se lo dovevano pagare di tasca loro. Quindi le serie ripetitive Roma/Dioscuri e Roma/Giove in quadriga consentivano sicuramente un risparmio, potendo l’incisore limitarsi a riproporre un’iconografia standard. Sono certo che l’incisore del denario di T. Deidius ( che per me é un capolavoro assoluto) ha guadagnato molto più dei suoi colleghi più o meno contemporanei dallo stile “cubista”.

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Penso che possiamo permetterci di continuare a speculare un po’. Sul come venissero reclutati e sul come operassero all’interno della zecca gli incisori non credo lo si potrà mai sapere con certezza, così come possiamo fare solo delle ipotesi in merito alla concezione ed alla creazione dei modelli di riferimento da riproporre sul conio. Scipio lecitamente ipotizza che fossero figure strettamente legate al magistrato monetario, quindi reclutate e retribuite direttamente da quest’ultimo, o dal collegio triumvirale del quale faceva parte. Personalmente ho sempre pensato, impossibile dire se a torto o a ragione, che le maestranze fossero parte integrante della zecca e che i magistrati, non necessariamente i tresviri, prendessero per così dire il comando temporaneo fintanto che il processo di produzione della specifica serie non fosse giunto al termine. Devo però dire che l’ipotesi di Scipio è tutt’altro che peregrina, poiché si spiegherebbero i repentini alti e bassi stilistici tipici di certi periodi. 

Al tempo stesso però non mancano casi in cui in medesimi tipi si hanno stili piuttosto diversi tra loro, così come medesime impronte stilistiche sembrano essere state create da mani diverse, più o meno abili.

Il quadro stilistico del periodo è estremamente eterogeneo, ma in tale contesto la cosa che personalmente ritengo certa è che troppo spesso pensiamo, erroneamente, che le ricostruzioni fornite dal Crawford rappresentino ormai il punto d’arrivo dello studio della monetazione repubblicana e che diamo ormai per certe buona parte delle datazioni e delle sequenze del periodo con troppa leggerezza e sicurezza. 

 

 

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Il 17/1/2020 alle 23:00, Rapax dice:

Domanda banale forse, ma che personalmente non mi ero mai posto dando quasi per scontato che tutto dipendesse dall’abilita degli incisori... ma lo stile di una moneta da cosa o da chi dipende? 

Legionario nel titanico lavoro sui cataloghi ci mostra sempre esemplari stupendi, il meglio del meglio... ma sono certo che in alcuni casi abbia faticato non poco a trovare ritratti degni di tale nome. In certe emissioni infatti ritratti che non somigliano a caricature sono l’eccezione:

http://numismatics.org/crro/id/rrc-252.1

Si assiste però ad una evoluzione:

http://numismatics.org/crro/id/rrc-258.1

Con Servilius Vatia ad esempio le due serie parallele tendono a confondersi, i due stili infatti appaiono insieme:

http://numismatics.org/crro/id/rrc-264.1

C9504DCA-59C8-4635-98D1-584CCE32916D.jpeg

1854D0B8-B8D1-47B5-9F8F-600408E19BB8.jpeg

 

Ed arriviamo tranquillamente fino al 125, dove la Roma “jacovittiana” parrebbe in molti casi imposta a livello di modello e non il goffo prodotto di incisori inesperti.

http://numismatics.org/crro/id/rrc-269.1

 

Scusate ma io mi sono ormai perso.

Perché parliamo di due serie parallele? Forse per uno stesso denario esisteva sia un versione "bella" che una "picassiana"?

Altra domanda: se una officina lavora metà anno sui conii, metà invece sulle monete, perché tali monete dovrebbero essere emesse un anno sì e uno no? Come si concilia un ciclo su due semestri con uno su due anni?

Al di là dell'attendibilità della tesi, è che io proprio non l'ho capita


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Se può consolarti il tutto ha fatto venire un gran mal di testa anche a me.

Secondo il Crawford le serie parallele sono diverse e distinte, e gli stili appaiono ad anni alterni. Nel 131 ad esempio avremmo le 252-253-254/1 (Postumius Albinus ed Opimii), nel 130 le 255-256-257/1 (Acilia, Caecilia e Vargunteia)... e sarebbe così fino al 127.

Sul come conciliare questi fantomatici cicli semestrali con la carica annuale dei tresviri resta un enigma anche per me (l'ipotesi della durata biennale era solo una mia vuota considerazione al fine di tentare altre vie per far quadrare il ragionamento). Da quanto ho capito tutta questa ricostruzione servirebbe a giustificare la presenza ad anni alterni di uno stile piuttosto che l'altro, anche se il tutto mi pare troppo intricato ed al tempo stesso fumoso. Aggiungiamo un'altra curiosità... va bene che parliamo dello stesso anno, ma le serie degli Opimii nella sequenza sarebbero successive a quella di Postumius Albinus poiché nei ripostigli sono stati rinvenuti esemplari meglio conservati e che quindi avrebbero circolato di meno... solito criterio non propriamente scientifico.

A mio parere in termini di cronologie bene o male ci siamo, ma le sequenze del periodo andrebbero un attimo riviste e riconsiderate, poiché tale ricostruzione fa acqua da tutte le parti. Mi piacerebbe poi dare un senso o una spiegazione allo stile "cubista" tipico di questi anni, ma tentare di farlo basandosi su tale ricostruzione è senza dubbio ancora più arduo.

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@L. Licinio Lucullo in realtà la tesi di Crawford non spiega nulla, anche perché è esposta nel solito stile sbrigativo. Soprattutto la correlazione fra gli aspetti stilistici e quelli organizzativi rimane misteriosa.


  • 2 mesi dopo...
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Con riferimento a una delle emissioni di cui abbiamo trattato, RRC 253/1, vale la pena di sottolineare che Lucio Opimio (console, conquistatore di Fregellae, promotore della repressione contro i populares e comandante nello scontro finale contro i graccani sull’Aventino, nel 121 a.C.) è l’unico protagonista dell’epoca dei Gracchi ad aver firmato monete.

Con il bottino confiscato agli avversari fece erigere il tempio della Concordia ai piedi del Campidoglio. Nottetempo, mano ignota scrisse su un suo muro: "Tempio della Concordia, costruito dalla Demenza"

Fu poi accusato di aver parteggiato per Giugurta e condannato per corruzione.

Il R/ allude, probabilmente, al trionfo ottenuto nel 154 da Quinto, padre del monetiere, per la sconfitta dei Liguri


  • 2 settimane dopo...
Inviato (modificato)

salve , anche io mi sono posto a lungo la domanda del perche vi fosse questa grande diversita del busto di roma sul  dritto dei denari  repubblicani  fino a quando é poi  stato sostituito da soggetti diversi. io credo che non fosse per la difficolta di reperire incisori di talento,  una citta come roma di quel periodo  in piena ascesa credo avesse tra gli artigiani migliori in circolazione, ma credo che questa variabilita fosse voluta, forse per rendere le singole emissioni riconoscibili anche al dritto. il rovescio di questi denari rappresenta spesso scene in movimento e quindi difficilmente riconoscibile all'occhio umano anche con grandi variabili, quindi facilmente falsificabile, mentre l'espressione di un volto femminile per noi é riconoscibile con un semplice colpo d'occhio, per questo secondo me vi é stato questo continuo cambiamento dei tratti di roma e quindi la necessita di caratterizzare ogni volta il volto. 

Modificato da Euskadi
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Inviato
5 ore fa, Euskadi dice:

questa variabilita fosse voluta, forse per rendere le singole emissioni riconoscibili anche al dritto

Personalmente non mi convince, un denario era un denario, e i magistrati più che di distinguere un’emissione dall’altra da un certo punto in poi sentirono l’esigenza di celebrare la propria Gens, i propri antenati e promuovere così, indirettamente, sè stessi.

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Inviato (modificato)
17 ore fa, Scipio dice:

Personalmente non mi convince, un denario era un denario, e i magistrati più che di distinguere un’emissione dall’altra da un certo punto in poi sentirono l’esigenza di celebrare la propria Gens, i propri antenati e promuovere così, indirettamente, sè stessi.

sono d'accordo, ma questo avveniva  quasi sempre sul rovescio della moneta, almeno per questi denari con il dritto dedicato a  roma, in seguito per un periodo  le emissioni cambieranno mettendo anche sul  dritto una immagine diversa, dedicata alla gens a cui apparteneva il magistrato

Modificato da Euskadi

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