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Nella immensa produzione di monete romane , repubblicane ed imperiali , si trova spesso rappresentato il simbolo della stella , a volte accostata al crescente di luna . Il tema astronomico compare anche nelle monete precedenti il mondo romano , greche , magna grecia , ecc. , a dimostrazione che stelle , luna , sole e in un caso cometa , come nel denario emesso da Augusto dopo la morte di Cesare , erano simboli piuttosto frequenti che comparivano nelle coniazioni , quindi non si possono chiamare monete “ufologiche” , bensi’ monete a tema astronomico o piu’ semplicemente accostate ad un simbologia solare o regale . La difficolta’ quasi impossibile di accostare il simbolo della stella ad un evento "ufologico" risiede nel trovare un prodigio osservato in cielo , termine con il quale gli antichi scrittori definivano un evento astronomico a quei tempi inspiegabile , con l’ emissione di una moneta coeva a quell’ evento astronomico ; ad oggi l’ unico evento sicuramente accertato che puo’ soddisfare il binomio : evento astronomico / emissione di una moneta , e’ proprio quel denario di Augusto con al rovescio la cometa apparsa in cielo dopo la morte di Cesare , ma questa moneta non e’ certamente una moneta che si puo' definire “ufologica” .

Uno dei rarissimi esemplari di moneta , un successivo esemplare potrebbe essere una moneta coniata al tempo di Pertinace , emessa nello stesso tempo di un prodigio apparso in cielo , si puo’ ascrivere al tempo di Commodo nel corso della sua completa ultima TRP XVII del 191/192 mentre la TRP XVIII duro’ appena venti giorni poiche' Commodo il 31 Dicembre del 192 fu ucciso , prodigio che trova riscontro temporale in un passo di Erodiano relativo al libro primo , passo 14 - 1 , della : Storia dell’ Impero Romano dopo Marco Aurelio , che dice : <In quel tempo avvennero anche diversi prodigi . Per lunghi periodi furono visibili le stelle in pieno giorno , alcune avevano forma allungata e sembravano sospese a mezz’ aria……. > evento astronomico avvenuto con tutta probabilita’ nel corso dei primi undici mesi della TRP XVII del 192 , in base a quanto racconta Erodiano a proposito delle nefandezze commesse nell’ ultimo periodo della vita di Commodo .

Questo sesterzio sospetto “ufologico” e’ quello rappresentato in foto le cui legende del dritto e retro recitano : D/ L AEL AVREL COMM AVG P FEL , R/ P M TR P XVII IMP VIII COS VII P P S C , certamente emesso nel 192 (Cos VII) .

Naturalmente tutto il discorso non vuole dimostrare nulla , ma solo presentare una strana coincidenza temporale tra il prodigio descritto e l’ emissione della moneta con stella .

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Quanto raccontato da Erodiano fa parte di una immensa letteratura antica che tratto' anche di questi prodigi celesti , praticamente tutti gli antichi storici greci e romani inserirono nei loro scritti questi eventi ai loro tempi inspiegabili , Tito Livio li inserisce in ogni libro della sua opera , anche il piu' scientifico tra questi storici , Plinio il Vecchio , colui che si avvicino' al Vesuvio in eruzione , morendone , per studiare il fenomeno eruttivo , scrisse di questi prodigi nella sua opera : Storia Naturale , ne riporto alcuni passi relativi al secondo libro della sua opera storica , dal capitolo 31 al capitolo 35 e dal 57 al 58 , piu' 85 :
(31) E per contro hanno visto molti soli contemporaneamente, né sopra lo stesso né sotto, ma di traverso, né vicino né contro la terra né di notte, ma o all’alba o al tramonto. Una volta, riferiscono, furono avvistati a mezzogiorno sul Bosforo, e durarono da quell’ora del mattino fino al tramonto. Anche gli antichi videro spesso tre soli, come sotto i consolati di Spurio Postumio e Quinto Muzio, di Quinto Marcio e Marco Porcio , di Marco Antonio e Publio Dolabella , di Marco Lepido e Lucio Planco , e nella nostra epoca si vide sotto il principato del Divino Claudio, durante il suo consolato con il collega Cornelio Orfito . Più di tre insieme non furono mai visti alla nostra epoca.
(32) Anche tre lune, essendo consoli Gneo Domizio e Caio Fannio , apparvero.
(33) Riguardo a ciò che per lo più definirono soli notturni, una luce dal cielo fu vista di notte essendo consoli Caio Cecilio e Gneo Papirio e spesse altre volte, sì che la notte era illuminata come il giorno.
(34) Uno scudo ardente da occidente verso oriente scintillando attraversò (il cielo) al tramonto del sole, essendo consoli Lucio Valerio e Caio Mario .
(35) Fu vista una scintilla cadere da una stella ed accrescersi mentre si avvicinava alla terra e, dopo essere diventata grande quanto la luna, illuminare come in un giorno nuvoloso, e poi, risalendo verso il cielo, diventare una torcia , fu visto una sola volta essendo consoli Gneo Ottavio e Caio Scribonio. Lo vide il proconsole Silano insieme al suo seguito.
Plinio il Vecchio, da semplice cronista, non si ferma ai soli avvistamenti ma riporta anche i fenomeni tipici associati da sempre alla presenza di oggetti . Ecco cosa dice qualche capitolo dopo:
(57) Inoltre per quanto riguarda il cielo inferiore è registrato nei documenti che sia piovuto latte e sangue essendo consoli Manlio Acilio e Caio Porcio e spesse altre volte, come (una pioggia di) carne essendo consoli P. Voumnio e Servio Sulpicio e che di questa non imputridisse quella che gli uccelli non avevano portato via; inoltre (una pioggia di) ferro in Lucania l’anno prima che Crasso venisse ucciso dai Parti con tutti i soldati lucani che erano con lui, dei quali vi era un grande numero nell’esercito. La forma che piovve di quel ferro era simile alle spugne. Gli aruspici predissero ferite superiori. Essendo poi consoli Lucio Paolo e Caio Marcello piovve lana vicino al castello di Conza, proprio dove l’anno dopo Tito Annio Milone fu ucciso. Durante il processo per la stessa causa è riportato nei documenti di quell’anno che piovvero mattoni cotti.
(58) Strepito d’armi e suoni di tromba uditi dal cielo durante le guerre cimbriche ci è stato riferito, spesse volte sia prima che dopo. Inoltre nel terzo consolato di Mario dagli amerini e dai tudertini furono viste armi celesti da oriente e da occidente e che tra di loro si scontravano ed erano respinte quelle che erano (giunte) da occidente. Non c’è nessuna meraviglia nel vedere fiamme nello stesso cielo e spesso si sono viste nubi prese da un fuoco più grande.
(85) ... un grande portento di terre nella campagna di Modena essendo consoli Lucio Marcio e Sesto Giulio . Infatti due monti si scontrarono tra di loro con un grandissimo frastuono, avanzando e retrocedendo, tra di loro fiamme e fumo salivano in cielo in pieno giorno; assisteva dalla via Emilia una grande moltitudine di cavalieri romani e di loro familiari e di viandanti. Per il loro scontro tutti i casolari furono rasi al suolo, e molti animali, che si trovavano dentro, restarono uccisi.
 

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