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LA MONETA RACCONTA...


giuseppe ballauri

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Buon pomeriggio, quella che vi racconto è la Storia della 100 Lire Minerva 1968. La foto della moneta che posto è presa in prestito dal Web. La mia al momento non è con me. 

1' Gennaio 1968

Giorno di gran festa in tutto il mondo, molti reduci da un pantagruelico Veglione, non una giovanissima Mamma alla sua prima gravidanza praticamente al termine del 9 mese. 

Giornata trascorsa in maniera felice e festosa, non senza un incalzante mal di schiena, fino all'imbrunire, quando all'improvviso si fanno sempre più insistenti gli eloquenti movimenti del bimbo in grembo, era arrivato il momento.. Ecco che parte l'affannosa ricerca dell'unico parente Automunito in un paese di poche anime e poche macchine, a circa 30 km dal primo ospedale, in un giorno di festa, e quando la maggior parte ha allegramente mangiato e bevuto.. ?

Si parte, in macchina la giovane mamma, il giovane papà, l'autista e le due nonne, materna e paterna. 

Arrivo in ospedale, un ospedale donato dalla Svizzera nel 1947 ad una Cittadina del Basso Lazio. 

Calorosa accoglienza da parte delle infermiere Suore, cure e coccole per la Mammina in attesa, visita dei dottori, inizio del travaglio, siamo alle ore 21 del 1°gennaio 1968, il giovane papà accende una sigaretta dopo l'altra nella snervante attesa, avanti e indietro tra corridoio e balcone esterno dove probabilmente albergava una coppia di pinguini date le temperature di quell'anno. 

Visto che si andava per le lunghe, il parente autista aveva nel frattempo fatto ritorno a casa, le nonne erano al caldo in reparto. Ma ecco che arriva il momento decisivo, ormai il 1°gennaio era passato abbondantemente da un quarto d'ora, 20 minuti, 30 minuti, 00,35 è nato.. ? 02.01.1968 ben 52 Anni fa, mezzo secolo abbondante direi. Dopo la presentazione del bimbo e rassicurato sullo stato di salute della giovane sposa e de figlioletto il papà viene invitato a lasciare il reparto.. 

Notte in sala di Attesa, ma ne valse la pena. ? 

Mesi dopo la 100 lire Minerva 1968  incontra il giovane papà, lo riceverà come resto dal macellaio, vedendo il Millesimo 1968 penso' bene di conservarla al figlioletto, dopo 52 La conservo ancora, riposta nella bomboniera del mio battesimo. 

Quel Papà e quella Mamma erano i miei. Papà non c'è più ormai da tempo, ma penso sempre a lui e al racconto della mia nascita. 

Appena potrò vi farò vedere la mia bomboniera e la Cento Lire del 1968.

Saluti 

Alberto 

 

 

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4 minuti fa, Litra68 dice:

Buon pomeriggio, quella che vi racconto è la Storia della 100 Lire Minerva 1968. La foto della moneta che posto è presa in prestito dal Web. La mia al momento non è con me. 

1' Gennaio 1968

Giorno di gran festa in tutto il mondo, molti reduci da un pantagruelico Veglione, non una giovanissima Mamma alla sua prima gravidanza praticamente al termine del 9 mese. 

Giornata trascorsa in maniera felice e festosa, non senza un incalzante mal di schiena, fino all'imbrunire, quando all'improvviso si fanno sempre più insistenti gli eloquenti movimenti del bimbo in grembo, era arrivato il momento.. Ecco che parte l'affannosa ricerca dell'unico parente Automunito in un paese di poche anime e poche macchine, a circa 30 km dal primo ospedale, in un giorno di festa, e quando la maggior parte ha allegramente mangiato e bevuto.. ?

Si parte, in macchina la giovane mamma, il giovane papà, l'autista e le due nonne, materna e paterna. 

Arrivo in ospedale, un ospedale donato dalla Svizzera nel 1947 ad una Cittadina del Basso Lazio. 

Calorosa accoglienza da parte delle infermiere Suore, cure e coccole per la Mammina in attesa, visita dei dottori, inizio del travaglio, siamo alle ore 21 del 1°gennaio 1968, il giovane papà accende una sigaretta dopo l'altra nella snervante attesa, avanti e indietro tra corridoio e balcone esterno dove probabilmente albergava una coppia di pinguini date le temperature di quell'anno. 

Visto che si andava per le lunghe, il parente autista aveva nel frattempo fatto ritorno a casa, le nonne erano al caldo in reparto. Ma ecco che arriva il momento decisivo, ormai il 1°gennaio era passato abbondantemente da un quarto d'ora, 20 minuti, 30 minuti, 00,35 è nato.. ? 02.01.1968 ben 52 Anni fa, mezzo secolo abbondante direi. Dopo la presentazione del bimbo e rassicurato sullo stato di salute della giovane sposa e de figlioletto il papà viene invitato a lasciare il reparto.. 

Notte in sala di Attesa, ma ne valse la pena. ? 

Mesi dopo la 100 lire Minerva 1968  incontra il giovane papà, lo riceverà come resto dal macellaio, vedendo il Millesimo 1968 penso' bene di conservarla al figlioletto, dopo 52 La conservo ancora, riposta nella bomboniera del mio battesimo. 

Quel Papà e quella Mamma erano i miei. Papà non c'è più ormai da tempo, ma penso sempre a lui e al racconto della mia nascita. 

Appena potrò vi farò vedere la mia bomboniera e la Cento Lire del 1968.

Saluti 

Alberto 

 

 

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Bellissimo racconto Alberto, oggi è il tuo Compleanno e ti faccio i miei più sinceri auguri. 

Anno magico il 1968

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Bel racconto caro Alberto... nella pancia della mamma si stava bene e la calduccio! 

Tantissimi Auguri per il Compleanno! Mi sa che Babbo Natale, sulla via del ritorno... ti ha lasciato qualche monetina di rame del Regno di Napoli !

Ciao Beppe 

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Supporter

Immagini vivide di un tempo passato, evocative.

Il tuo racconto mi e' piaciuto: mi ha fatto pensare al mio tempo passato.

Potenza della scrittura!

Auguri @Litra68, buon compleanno.

Stilicho

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Auguri in ritardo, @Litra68.

Come a volte mi capita sono in piedi a un'ora assurda della notte, con il lavoro che mi aspetta incombente al solito orario, e solo adesso ho letto la tua storia: forse non ci crederai ma mi ha fatto venire l'ispirazione per un'altra.

Modificato da ART
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GIUANIN CìT (*) E LA MONETA ALLARGATA

(*) Il termine “Cìt” in piemontese si può tradurre con “piccolo” sia in senso anagrafico, sia per descrivere un uomo piccolo di statura.

PREMESSA:

In realtà “Giuanin Cìt” era un vero e proprio gigante, lo chiamavano così per distinguerlo da uno dei tanti fratelli maggiori che si chiamava anche lui, guarda caso, “Giuanin”. Probabilmente aveva sofferto di un disturbo ormonale della crescita ed a vederlo era veramente impressionante: alto sui 2 metri con delle mani più grosse di un badile, piedi smisurati che calzavano scarpe fatte su misura ed un viso grottesco che assomigliava a quello di Frankenstein. Ma era il tipico bonaccione che non avrebbe fatto paura a nessuno. Adorava i bambini e nei giorni di festa, sul sagrato della Chiesa, tutti si accalcavano attorno, tirandogli gli enormi pantaloni e gridando: “Capalocia! Capalocia!”. La “Capalocia” consisteva nel fare un giro sulle spalle del gigante per vedere il mondo dall'alto: Giuanin, imitando l'incedere dinoccolato di un cammello, cercava di accontentare quella marmaglia incontenibile. Quando tutti avevano finito il giro, metteva una manona nel pastrano e distribuiva delle caramelle di zucchero di vari colori, che erano apprezzate moltissimo da quella ciurma di piccole pesti.

---------

Con la sua prestanza fisica, Giuanin Cit poteva solo fare il fabbro ed il meccanico. Era una persona intelligente ed infatti la sua Officina artigianale era apprezzata da tutti: aveva diversi forni a carbone, un maglio gigantesco e, pur con le sue mani smisurate, era in grado di replicare qualsiasi pezzo meccanico o fare qualsiasi riparazione.

Lui e mio nonno “Pinotu” erano amici di infanzia e quando camminavano affiancati sembravano l'articolo “il”, perchè il nonno non arrivava neanche ai suoi gomiti. Questo comportava delle scenette sempre ripetute, ma esilaranti. Un classico era quando mio nonno entrava nell'officina e, sovrastato dai rumori gridava: “Giuanin!”. Il gigante smetteva di lavorare e guardando dritto davanti a sè: “Chi è che grida ??, chi è che mi vuole??“. Poi rivolgendo gli occhi in basso verso il nonno: “E tirati su... non sono mica come Sua Santità...che devi stare in ginocchio!” .

Quel giorno era capitato qualcosa di insolito nell'officina.

Giuanin, imitando goffamente un passo di valzer, e cercando di fare una vocina con la “R” arrotata, si rivolse a mio nonno: “E' venuta la Madama e mi ha portato il - TRRRattoRe - dice se posso “RipaRRaRglielo - e lei mi paga con quelle vecchie monete di aRRgento!”.

La Madama era una anziana Nobildonna che aveva passato giorni migliori ed attualmente si trovava in angustie economiche, pur non rinunciando alle sue prerogative di casta ed alla protervia di una persona ex Dama di Corte. Mio nonno immerse le mani nella scatola e cominciò a scuotere la testa: “Giuanin...sono tutte Due Lire e Una lira di Re Baffone...valgono poco! Perchè vedi, ma...è inutile che ti spieghi, tanto tu sei ignorante...Cavolo, ce ne fosse stata almeno una da 5 lire...sai quelle grosse il doppio, ne potevamo parlare!”. Giuanin, colpito nell'orgoglio, si avvicinò minaccioso, prese una moneta e disse: “Grossa il doppio neh? Stai lì e non ti muovere!”. Andò nell'altro locale dove aveva tutti gli attrezzi e cominciò ad azionare il maglio. Ritornò con il Due lire pressato che adesso era grande il doppio. “Caro Pinotu, il carburatore del trattore mi costa 7000 lire, per te che sei un amico e sei anche un po' stronzo, mi dai 8000 e ti prendi le monete e anche quella grossa!”. Invano mio nonno cercò di svicolare, l'atteggiamento di Giuanin Cìt era irremovibile: “Vuoi mica che mi faccia una figura con la Madama!” ed iniziò di nuovo a scimiottare la Madama: “Caro Giovannino sono CentotRREntatRRRe monete d'argento, se le faccia BastaRRRe!!”

EPILOGO:

mio nonno Pinotu ritornò a casa con il portafoglio alleggerito ed una scatola di monete comuni. Non so se fu un grande affare. So solo che per evitare la presenza di mia nonna “Sunta”, in vigile attesa davanti alla Panetteria, dopo un lungo tragitto diversivo, entrò in casa come un ladro da una finestra sul retro e nascose in cantina la scatola di monete di Re Baffone...con quella allargata!

PS: non so dove sia finita la "moneta allargata", forse in qualche scatola in cantina. Posto quindi un L 2 di Re Baffone.

Ciao a Tutti, Beppe 

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  • 2 settimane dopo...

Buonasera, stavo osservando il mio grano del 1793 acquistato in Germania, pensavo alla sua storia al come si fosse trovato lì, ad un certo punto mi ha iniziato a raccontare la sua storia, eccola. 

Siamo sul finire del 1792, in Francia si scoprono dei documenti segreti che provano gli intrighi reali con le potenze straniere. Luigi Capeto, già Luigi XVI, al termine di un tumultuoso processo, viene riconosciuto colpevole di cospirazione contro la sicurezza dello stato e condannato a morte. Il 21 gennaio del 1793 il Re viene ghigliottinato e la notizia giunge a Napoli quasi contemporaneamente alla definitiva partenza di Latouche.

La reazione del governo napoletano si scatena, vengono  "presi nella notte e menati in carcere molti di coloro che praticarono co' francesi", ma non si trovano capi di accusa contro di loro. Unico provvedimento sarà una specie di domicilio coatto per Antonio Jerocades e Giuseppe Cestari.

L'esecuzione di Luigi XVI e il timore di ribellioni in città, anche per le difficoltà di approvvigionamento della grano e della farina, spingono Napoli a stringere, nell'estate del 1793, un trattato di alleanza con l'Inghilterra. Ma per non turbare la neutralità promessa a La Touche, Acton lo sottoscrive in gran segreto.Horatio Nelson arriva sull'Agamennon per chiedere truppe in aiuto alla guarnigione di Tolone consegnatasi agli inglesi. 

Tutti i cittadini francesi vengono espulsi dal Regno compreso l'ambasciatore Mackau.

Ecco che entra in scena il mio grano, era uno spicciolo che aveva in tasca Pierre, un soldato Francese che prestava servizio nella guardia personale dell'ambasciatore francese a Napoli. L'ambasciatore lascia Napoli in gran fretta portandosi dietro i soldati Francesi che rappresentavano la propria guardia. 

Pierre tornato in patria viene inviato in missione come tanti altri soldati Francesi, entra a pieno titolo a far parte dell'armata Francese, e partecipa  alla battaglia di Kaiserslautern in Germania (28-30 novembre 1793) il grano ormai lo porta con sé come ricordo del periodo passato a Napoli quando i tempi erano migliori. 

Il 28 novembre, l'armata francese comincia un'avanzata su tre colonne. L'ala destra è guidata da Alexandre Camille Taponier, la sinistra da Jean-Jacques Ambert. Hoche marcia col centro ma le strade sono ancora in cattivo stato e così viene perduto molto tempo.

Ê Taponier ad entrare per primo in contatto col nemico e riporta qualche successo iniziale. Ma Ambert che ha avuto grossi problemi nell'attraversamento del fiume Lauter si trova, con soli 6000 uomini a dover far fronte al corpo d'armata di Friedrich Adolf von Kalckreuth dotato di forze preponderanti. Per sfuggire all'accerchiamento ripiega sulle forze di Hoche che giunge in suo soccorso

Il 29, i francesi passano il fiume. Le avanguardie di Dubois e Molitor sono bloccati sul pianoro di Erlenbach dalla feroce e preparata resistenza prussiana. Ambert deve correre al soccorso passando attorno all'altopiano; solo dopo che una forte batteria è installata sulle alture vicine si viene a capo della resistenza. Hoche si schiera con le sue truppe sui rilievi dell'Otterberg. L'ala sinistra prussiana, che si ritiene ormai isolata non accenna a ritirarsi nonostante gli attacchi lanciati da numerosi squadroni francesi. all'attacco dell'ala destra, la brigata Simon smarrisce la strada e non si ricongiungerà con la divisione Paillard che alla fine della giornata. Poiché è troppo tardi per attaccare il comandante Ambert riceve ordini di marciare anche tutta la notte per congiungersi col centro di Hoche.

Da parte sua Taponier attacca l'abitiato di Kaiserslautern, ma è isolato e di fronte ad una ben organizzata resistenza deve ritirarsi nei boschi; anche le sue truppe passano tutta la notte all'erta.

All'alba del 30, le opposte artiglierie fanno fuoco a volontà. Hoche lancia altri attacchi. A sinistra, alla testa di quattro battaglioni Molitor quasi si impadronisce della collina detta Buchberg, ma è infine respinto. A destra la divisione Huet riesce a malapena a mantenere le proprie posizioni. Al centro, le cavallerie opposte caricano a turno, senza obiettivi precisi: tutti gli attacchi di Hoche sono respinti in disordine. Vedendosi ben protetto ai fianchi, Brunswick attacca con decisione per riprendere l'Otterberg e Hoche si vede costretto ad abbandonare il terreno. 

La battaglia di Kaiserslautern (28-30 novembre 1793) fu una battaglia della Prima coalizione (parte delle guerre rivoluzionarie francesi), combattuta nei pressi della città tedesca di Kaiserslautern. Il risultato è stato una vittoria dell'esercito prussiano sotto il comando del duca di Brunswick contro l'esercito francese della Mosella guidato da Lazare Hoche. 

Durante il concitato scontro tra i due schieramenti  a Pierre cade la moneta perdendola, non si rivedranno mai più, Pierre resterà ferito e prigioniero ma avrà salva la vita. Il grano Napoletano del 1793  resterà nascosto e dimenticato in quei campi di battaglia fino a quando un contadino tedesco lo ritroverà negli 60 del 900 e di mano in mano arriverà in un negozio numismatico e da lì è venuto a me.. ? 

Spero che abbiate trovato anche voi interessante il racconto del mio Grano 12 Cavalli del 1793.

Saluti 

Alberto 

 

 

 

 

 

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  • 2 settimane dopo...

Cari amici Lamonetiani, 

avevo già presentato questa strana moneta in un'altra discussione. Una sera la guardavo e mi ha raccontato la sua vera storia... 

 

LE MONETE NEL FORNO.

PREMESSA:

Mio nonno Giuseppe era chiamato “Pinotu” ( Pinotto in piemontese) per la piccola statura, invero piuttosto strana per la mia famiglia, caratterizzata da omoni alti e corpulenti. Vicariava questa modesta prestanza fisica con l'intelligenza e la prontezza di spirito. Era riuscito a frequentare la scuola a malapena fino alla 5° Elementare, ma aveva continuato a leggere e studiare e le sue passioni erano diventate la Storia e le monete. Chi gli avesse trasmesso la passione ad inizio '900 non si sa, a quel tempo la Numismatica era un campo d'elite, riservato a famiglie facoltose o a ricchi nobili. Eppure lui girava le campagne in cerca di quei tondelli luccicanti che raccontavano sempre storie meravigliose e diverse.

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Di mestiere era Panettiere, aveva comperato una casa del '600 con uno splendido forno in muratura che funzionava a legna. Dopo molti decenni di onorato servizio, negli anni '30 del secolo scorso, il forno cominciava a diventare inadeguato. Era indispensabile ristrutturarlo. Durante i lavori venne abbattuta un'intercapedine piena di fuliggine nel cui fondo mio nonno notò qualcosa di strano che sembrava un fagotto. Naturalmente non disse niente ai muratori ed a fine giornata riuscì a recuperare il contenuto. Era quello che restava di un sacchetto di tela bruciacchiato ed era pieno di monete: la maggior parte centesimi di Carlo Felice, Soldi in mistura, piccoli Denari in rame che il calore aveva deformato ( e probabilmente mio nonno buttò ), lo Scudo di Carlo Felice che mi regalò molti anni dopo, incrostato e quasi irriconoscibile e 3 marenghi: 1 di Carlo Felice e 2 di Vitt.Emanuele II "collo lungo" .L'oro è un metallo fantastico, viene intaccato solo da pochi acidi e questi 3 marenghi, puliti con acqua e sapone, diventarono una meraviglia. Sono datati 1825, 1850 e 1851 e pertanto i proprietari nascosero le monete dopo quest'ultima data.

EPILOGO:

Mio nonno Pinotu dopo aver ammodernato il forno, aveva sempre in mente questo strano ritrovamento, che era diventato una vera ossessione. Andò in Comune e recuperò delle antiche mappe catastali ed i vari passaggi di proprietà. Scoprì che la casa ad inizio '800 era abitata da una famiglia che svolgeva l'attività di Monte dei Pegni e soprattutto notò che la vecchia planimetria era incompleta e sbagliata e sembrava nascondere dei piccoli ripostigli. Sembrava animato da un sacro furore, cambiò abitudini e carattere: armato di pala e piccone, passò molto tempo a cercare e scavare nelle cantine molto estese della casa in cerca di altri tesori, ma non trovò mai nulla.

O meglio...un giorno trovò mia nonna Assunta ( chiamata “Sunta”) che stava riempiendo il Baule da sposa, minacciando di ritornare a casa dai suoi genitori. Questo lo fece rinsavire e lasciò per sempre la ricerca del “Tesoro Perduto”.

Conoscendo a fondo la sua personalità, sono sicuro che la motivazione che lo aveva spinto non fosse l'avidità, non voleva diventare ricco... semplicemente, gli piacevano le monete e la loro storia!


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( L. 5 1826 – ZECCA DI GENOVA – TROVATA NEL FORNO ABBRUSTOLITA E POI PULITA )

Saluti a Tutti e Buon Weekend,

Beppe

 

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bellissimo racconto anche questo.. complimenti ?, ho colto l'occasione per dare un'occhiata ad altri esemplari di questa data.. presente sul catalogo lamoneta.it... e ho notato che hanno tutti un bordo strano.. cioè doppio con dentro la perlinatura.. in questo esemplare si nota poco sotto la data.. negli altri è molto evidente 

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1 ora fa, tonycamp1978 dice:

ho notato che hanno tutti un bordo strano.. cioè doppio con dentro la perlinatura.. in questo esemplare si nota poco sotto la data.. negli altri è molto evidente 

Ottima osservazione, alla quale non so risponderti. In effetti negli altri millesimi ( guardando le immagini da scanner... quindi poco dettagliate) mi sembra sia meno evidente. Mi piacerebbe sapere qualcosa in proposito da chi è più esperto del sottoscritto. 

Posto per confronto la foto ( sempre scanner...) del 1826 Ge che ho in collezione: 

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Non saprei dirti. Sentiamo se qualcuno interviene.

Ciao e grazie 

Beppe 

 

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  • 3 settimane dopo...

IL MARESCIALLO E LE MONETE RUBATE

Il nuovo Maresciallo, Comandante della Stazione dei Carabinieri del mio paese C***, si presentò alla popolazione il 4 Novembre, Festa della Vittoria, giorno molto importante e sentito dalla popolazione e che richiamava sempre Autorità, ex Alpini, Carabinieri in congedo, ed una folta rappresentanza della Curia. Quando l'Alfetta si fermò sulla piazza, centinaia di occhi curiosi scrutarono per vedere come fosse il nuovo Rappresentante dell'Ordine. Non fu un bel vedere, perché il Maresciallo Vitaliano Lapaglia era un omone obeso e ansimante che fu estratto a stento dall'abitacolo, grazie alla prestanza dell'Appuntato e del Brigadiere. Durante la cerimonia, strozzato dalla divisa, con i bottoni gementi per lo sforzo, fu preso di mira dai piccioni, che dal campanile planavano invariabilmente sul suo cappello e sulle mostrine, cosa che creò una crisi isterica al malcapitato, che sempre più paonazzo ed incavolato, continuava a sbracciarsi ed a urlare contro i volatili.

Dopo questa figura ridicola, le prime decisioni che prese per salvaguardare l'Ordine Pubblico, furono: portare l'Alfetta in carrozzeria per allungare i “binari” dei sedili anteriori, così da poter entrare, ed in seguito, cominciare una lunga diatriba con il vecchio Parroco, perchè non faceva il possibile per evitare la piaga dei piccioni.

Il Paese era tranquillo, a memoria d'uomo non si era mai verificato un omicidio, i furti erano pochi, tutto si riduceva a qualche diatriba familiare ed alle liti tra vicini. Quindi Vitaliano si poteva dedicare alla sua passione viscerale (in tutti i sensi): mangiare, mangiare, meglio ancora se a “scrocco”. In paese ormai, lo chiamavano “Sergente Garcia”, tutti erano al corrente di queste sue abitudini goderecce, ma essendo un'Autorità, erano mezze parole, qualche epiteto, qualche battuta salace.

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Con il tempo diventammo amici, perchè in fondo era un bonaccione che chiedeva alla vita soltanto di non avere dei “casini” e dedicarsi a soddisfare le sue insaziabili papille gustative.

A tutte le questioni cercava di applicare il “Metodo Lapaglia” che consisteva nell'appianare ogni lite o piccolo reato, evitando denunce, querele e cercando di comporre le diatribe con blandizie, minacce velate, mezze parole, accompagnate da una mimica faciale inconfondibile: stringere le labbra grassoccie a forma di “culo di gallina” (il cosiddetto “aumma aumma” alla maniera di Totò) . Il metodo funzionava e, naturalmente, il Maresciallo aveva il suo tornaconto alimentare: salami, salcicce, forme di formaggio ed in periodo di Festività anche capponi e porchette!

                                                                                                                                                 §§§§

Ebbi modo di toccare con mano il “Metodo Lapaglia” poco tempo dopo.

Avevo preso nella mia cassetta di sicurezza in Banca, un album contenente Marenghi e Sterline ed avevo aggiunto delle monete Sabaude e del Regno, in vista di uno scambio con un mio amico Numismatico Professionista, che avrei ospitato per un paio di giorni a casa mia. L'appuntamento saltò per motivi di salute del Professionista. Avevo prenotato una cena in un noto Ristorante della zona e non volendo disdire, andai con mia moglie, scusandomi per l'assenza del mio ospite.

Al ritorno, in tarda notte, trovai la casa svaligiata e... naturalmente le monete erano sparite! Telefonai alla Stazione dei Carabinieri e poco dopo si presentarono a casa mia il Maresciallo e l'Appuntato, assonnati e incavolati, per procedere ai "rilievi" ( cioè dare un occhiata sommaria al disastro ). Il Maresciallo con fare grave, tra uno sbadiglio e l'altro, sentenziò lapidario: “ E' un furto! “. Consegnai le fotografie delle monete e non dormii per qualche notte, pensando di aver perso gli amati tondelli per sempre.

Dopo qualche mese invece... fui convocato alla Stazione dei Carabinieri! Ero impaziente, passavano i minuti, quando finalmente l'imponente figura del Maresciallo si stagliò sul vano della porta: “ Era “La Stampa” Dottò... abbiamo svolto un grande lavoro... preso il delinquente, recuperata la refurtiva, ehh.. adesso anche i giornali sanno chi è il Maresciallo Lapaglia! Vieni a vedere le tue monete!”. Le monete erano poste in una scatola di cartone ed erano una meraviglia, Scudi di Genova e di Venezia d'argento, molte monete d'oro che non avevo mai toccato con mano. Ero come rapito, ma mi svegliò la voce del Maresciallo: “ Dottò, metti 'na firma qui, ti prendi le monete e Noi, Dico NOOOI ci troviamo una sera in quel Ristorante che tu BEN conosci !”. Lo guardai sconcertato, aveva un sorriso a 32 denti ed azzardai timidamente: “Il problema, caro Vitaliano è che le monete non sono mie e quindi non le posso prendere!” . Oddio, La..paglia prese fuoco! Il viso del Maresciallo avvampò, passando a varie tonalità di Rosso; quando arrivò al fantozziano Rosso Pompeiano, cominciò a gridare fissandomi intensamente con i suoi occhi porcini: “Io che ho risolto il caso trovando il delinquente e recuperando il maltolto...Io che il Colonnello mi ha proposto per un Encomio...Io che sono stato intervistato dai giornalisti! Cosa dico a Tutti? Che mi sono sbagliato? Ma vattenne!!! “ E lasciò ricadere la sua pesante mole sulla poltrona che emise dei gemiti sinistri. Feci per andare via, quando Vitaliano mi apostrofò: “Dottò chi nasce fesso...muore fesso!”.

Mi tolse il saluto, nei mesi seguenti cercai invano di avvicinarlo, ma lui era “ 'na capa tosta ” e svicolava. Usai l'unica arma che poteva avere successo: un invito in quel famoso Ristorante della zona. Tra una portata e l'altra, buttai l'amo: “E le monete ?” Mi guardò di traverso :“ Non ti dico niente perchè chi nasce...” “ Eh no, adesso basta! Chi nasce cesso... muore cesso! Ti sei guardato? Non sei il sosia di Paul Newman!!”.

L'amicizia era rinata ed è forse la cosa più importante di tutta la storia.

Posto la tipologia di una moneta che era parte della refurtiva: Scudo Largo – Rep. Di Genova ( immagine dal web: Ex Asta Varesi N.60 )

Ciao a Tutti cari Amici,  e Grazie a chi avrà la pazienza di leggere questa storia.

Beppe 

 

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Quando la realtà supera la fantasia... Che storia @giuseppe ballauri! Veramente coinvolgente. Spero solo che le monete ritrovate siano state riconsegnate al legittimo proprietario e non se le sia “pappate” il Maresciallo...

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1 ora fa, lorluke dice:

Spero solo che le monete ritrovate siano state riconsegnate al legittimo proprietario e non se le sia “pappate” il Maresciallo...

Ciao lorluke, 

non ho scritto l'epilogo della storia perchè non ho elementi probatori o fatti certi da raccontare. Sicuramente il Maresciallo Vitaliano ( il cognome, per ovvi motivi, non è Lapaglia... non volevo che qualche familiare mi denunciasse...) aveva una visione della "giustizia" tutta sua, ma in fondo erano un onesto. Non si sarebbe mai appropriato di una refurtiva. Aveva le sue regole. Magari avesse sequestrato un camion con dei prosciutti di Parma... forse uno sarebbe finito nella sua cantina, ma delle monete no, perchè, anche succhiandole avidamente, non avrebbe avuto nessun piacere. 

So che le monete "Genovesi e Veneziane" stazionarono a lungo in un deposito. Qualcuno le rivendicò, ma non so altro. Molte volte mi sono chiesto se la frase del Maresciallo: " Chi nasce fesso, muore fesso!" fosse da seguire. Ma, onestà o meno, ho pensato che qualcuno era stato depredato di qualcosa che, oltre al valore venale, voleva dire ricordi, momenti passati con i propri cari, sacrifici e condivisione. Non ho mai avuto recriminazioni e penso di avere fatto la cosa giusta. 

Delle mie monete invece non ho mai saputo niente ed è una ferita ancora aperta, perchè erano soprattutto ricordi.

Ciao Beppe  

 

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Ti ringrazio Giuseppe innanzitutto per aver condiviso con noi una storia che si sente che ancora fa penare il cuore (giustamente, direi). 
La mia insinuazione riguardante l'integrità morale del maresciallo era figlia soprattutto dell'affermazione "Chi nasce fesso, muore fesso!", come se la tua onestà intellettuale fosse segno di stupidità. Chiaramente il desiderio primario del maresciallo era quello di chiudere il più rapidamente possibile la questione. In fin dei conti, posso anche comprendere l'irritazione provata dall'ufficiale dell'Arma in quel dato momento. Affermando che non si trattava delle tue monete, è come se gli avessi rotto le uova nel paniere...

53 minuti fa, giuseppe ballauri dice:

Delle mie monete invece non ho mai saputo niente ed è una ferita ancora aperta, perchè erano soprattutto ricordi.

Mi domando se ti è mai capitato, nell'arco di questi anni, di trovare in asta, eBay, negozi, convegni, ecc. monete che eri assolutamente convinto facessero parte del nucleo di pezzi che ti era stato rubato. Se sì, come ti sei comportato?

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7 minuti fa, lorluke dice:

Mi domando se ti è mai capitato, nell'arco di questi anni, di trovare in asta, eBay, negozi, convegni, ecc. monete che eri assolutamente convinto facessero parte del nucleo di pezzi che ti era stato rubato. Se sì, come ti sei comportato?

Ciao lorluke, ti ringrazio perchè, pur non conoscendoti personalmente, sei una persona dotata di grande sensibilità. 

Non voglio essere un piagnone o fare dei paragoni fuori luogo, ma subire una "violazione del proprio ambito familiare"  ( più che la sottrazione di oggetti con la loro storia ) può essere lontanamente paragonato ad uno "stupro". Le tue cose svilite, distrutte, violate. Ho reagito male, al punto di abbandonare la Numismatica per molti anni e quindi ho lasciato "la passione di famiglia". 

In questi ultimi anni ho ripreso, grazie a qualche amico locale ed al nostro sito "Lamoneta", trovando degli esperti, ma soprattutto degli altri amici. Ho imparato molte cose, a studiare più che a possedere e quindi ho chiuso la questione. Sto catalogando e studiando le monete che ho, mi spiace per quello che ho perso, ma ho voltato pagina. 

Ciao e Grazie Beppe  

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45 minuti fa, giuseppe ballauri dice:

Ciao lorluke, ti ringrazio perchè, pur non conoscendoti personalmente, sei una persona dotata di grande sensibilità.

Troppo gentile! Semplicemente, mi immagino se potesse succedere una cosa del genere a me. Francamente non so come potrei reagire (e la mia collezione conta la bellezza di 3 pezzi...). 
Sicuramente sarebbe un dramma non facile da digerire

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