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Inviato

molto bello quanto scrivi caro Archestrato e forse oggi una necessità - vista la marea montante di falsi - poter andare a ricostruire un pedigree, un'origine delle proprie amate monete. Piu' si va indietro e piu' si è tranquilli (anche se i falsi sono un po' sempre esistiti) e inoltre soprattutto aumenta la storia della moneta e quindi il suo fascino, l'interesse e il divertimento.

Stoecklin era un dottore e amava le monete un po' come te - per le storie che potevano raccontare. Le sue vicende sono complesse e la collezione stessa puo' vantare piu' di 100 anni di storia. Ti allego un link dove potrai trovare le informazioni su Stoecklin e la storia della collezione:  https://coinsweekly.com/the-story-of-the-stoecklin-collection/

  • Grazie 2

Inviato

riguardo Nordheim (immagino Edmund Nordheim ?!), ti segnalo il catalogo di vendita di un aparte della sua collezione dove troverai magari maggiori cenni :

Catalogue of a Collection of Roman and Greek Coins, the Property of Edmund Nordheim ... Also Choice Roman Aurei, the Property of D. Anderson: For Sale by Auction at Our Galleries 7 Argyll Street Oxford Circus W1 on Tuesday December 3 1929

 

 

e inoltre un saggio di Alan Walker (titolare di Nomos) che ha scritto su diversi collezionisti storici - tra cui Nordheim - che certamente ti potrà interessare:

Catalogues and Their Collectors

Alan S. Walker
American Journal of Numismatics (1989-)
Vol. 20, 150 YEARS (2008), pp. 597-615
  • Grazie 2

Inviato
20 minuti fa, numa numa dice:

molto bello quanto scrivi caro Archestrato e forse oggi una necessità - vista la marea montante di falsi - poter andare a ricostruire un pedigree, un'origine delle proprie amate monete. Piu' si va indietro e piu' si è tranquilli (anche se i falsi sono un po' sempre esistiti) e inoltre soprattutto aumenta la storia della moneta e quindi il suo fascino, l'interesse e il divertimento.

Stoecklin era un dottore e amava le monete un po' come te - per le storie che potevano raccontare. Le sue vicende sono complesse e la collezione stessa puo' vantare piu' di 100 anni di storia. Ti allego un link dove potrai trovare le informazioni su Stoecklin e la storia della collezione:  https://coinsweekly.com/the-story-of-the-stoecklin-collection/

Finito di leggere ora il link. 

Che vicende interessanti in un periodo davvero difficile come il XX secolo e che vita numismatica eccezzionale ha avuto Walter Friederich Stoecklin.. essere in rapporti di amicizia con Niggeler, Voirol e Naegeli!

Grazie ancora di cuore @numa numami tuffo nel link che hai aggiunto. 

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Inviato

Che lettura stimolante l'articolo del Dr. Walker. La parte che riguardava questa discussione era di poche righe, ma il testo conteneva informazioni biografiche su alcuni dei più grandi collezionisti di fine '800 e del XX secolo e me lo sono goduto parola per parola.

La vendita di monete di Glendining del 1931 conteneva in parte monete della collezione di A. J. Evans (l'archeologo scopritore del palazzo di Cnosso) ma principalmente di quelle di Edmund Nordheim ed altri collezionisti.

Cosa dire.. Che inesauribile fonte di conoscenze e di stimoli ad indagare che è la numismatica!!!

Praticamente Edmund Nordheim (1874-1940) era un appassionato e ricco "uomo di mare" (un armatore) nonché  collezionista di monete proveniente da Amburgo. Era membro di diversi circoli velici sia ad Amburgo che in Inghilterra e la sua fonte di ricchezza era il commercio di pellicce con la Russia. Guadagnava così bene da varare una imbarcazione ogni due anni a quanto pare.

 

Grazie ancora Numa per le preziose segnalazioni. 


Inviato
3 ore fa, Archestrato dice:

Che lettura stimolante l'articolo del Dr. Walker. La parte che riguardava questa discussione era di poche righe, ma il testo conteneva informazioni biografiche su alcuni dei più grandi collezionisti di fine '800 e del XX secolo e me lo sono goduto parola per parola.

 

Ero certo che - al di la’ di Nordheim - ti sarebbero piaciute le storie di alcuni dei  grandi collezionisti del passato, per questo te l’ho segnalato ... :) 


  • 4 settimane dopo...
Inviato

Grazie Archestrato per la tua poetica discussione che ben descrive cosa prova e cerca un numismatico puro, e grazie a numa numa per la sua preparazione e la gentilezza nel condividere


  • 2 anni dopo...
Inviato

Buonasera,

Sul tema della storia collezionistica delle monete e la nebbia che ne ammanta il percorso ho individuato un altro esemplare che offre lo spunto per una riflessione sulla necessità di una corretta identificazione dei conii utilizzati, non solo per la catalogazione e lo studio ma anche, appunto, per poterne agevolmente ricostruire la “storia recente”, come a me piace anche definirla. Questo naturalmente vale particolarmente nel caso ci siano studi sistematici sulle emissioni in questione.

 

Siamo tra gli anni che vedevano il tramonto del VI secolo a.C. e quelli che raccoglievano le prime luci dell’alba del secolo d’oro dei sicelioti (sia da un punto di vista storico che più prettamente numismatico), quindi tra il 510 ed il 495 a.C.

 

Nell’asta Naville Numismatics 73 dell’ 8-5-2022 al lotto 64 veniva posto in vendita un didrammo akragantino riferibile al primo gruppo del periodo I delle emissioni di quella zecca, come riporta il corpus della professoressa Westermark.

Difetti di coniazione e l’inclemenza del tempo hanno forse reso difficile la corretta identificazione dei conii e di conseguenza la catalogazione. Eppure alcune caratteristiche ci parlano chiaramente, segni diagnostici che ci guidano nelle nebbie del passato più e meno recente.

La moneta veniva catalogata come Westermark 39 (O20-R19), stessi conii dell’esemplare ANS 914, dal buon peso (in riferimento al sistema ponderare di riferimento, quello attico) di 8,79 grammi in linea con le medie del periodo e dal ragguardevole diametro di 25 millimetri, anch’esso tuttavia coerente con le prime emissioni di didrammi a tondello largo.

E se le sabbie del tempo scorrono a volte lentamente, a volte invece sono veloci, esse tuttavia non ricoprono mai del tutto le orme che le cose umane lasciano dietro di se, basta studiarle con attenzione avendo cura di non tralasciare i particolari.

Così l’osservazione attenta mi ha portato a notare che se il rovescio R19 presentava il tipico difetto del conio sotto le zampe del granchio sulla sinistra e fino alle zampe a destra, tuttavia il dritto non poteva essere l’O20: un’aquila dalla posa troppo rigida, una testa del rapace non sufficientemente affusolata.

Il conio del dritto era evidentemente l’O18 (ingrandito alla tavola 20 di The Coinage of Akragas), tutto corrispondeva, quindi la catalogazione corretta doveva essere Westermark 36. Una piccola disattenzione del catalogatore.

Ma non era ancora finita e a pagina 18 del catalogo del corpus, a rivedere bene le informazioni sugli esemplari noti mi capitava di leggere un “feet of eagle distorted” in riferimento all’esemplare 36.2 dal peso di 8,78 grammi, cosa che ben calzava con la moneta ex Naville. Era il momento in cui, avendo scoperto qualcosa di inatteso, le sorprese si moltiplicavano inaspettatamente. Era quel momento tra sogno ed elaborazione razionale in cui l’istinto ti fa immaginare l’aquila del dritto strizzarti l’occhio.

L’esemplare 36.2 in sostanza proviene da diverse vendite di una sessantina di anni fa: ex Glendining del 13-12-1963 al lotto 104, ex Spink NC del maggio 1961 lotto 5006, ex Gerhard Hirsch 22 del 1959 lotto 127.

Da qui sono partito per verificare se l’istinto con l’aiuto della ragione poteva avere fatto centro.

E sí, era così, con un sorriso osservavo la tavola 5 del catalogo di Glendining, pensando che anche se la conoscenza era l’unica ricompensa potevo, quella notte, serenamente dormire sognando di estuari dove fioriscono colonie di granchi e cieli dove le aquile attendono l’incauta preda. Non necessitavo di altro. 

 

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https://www.biddr.com/auctions/navillenumismatics/browse?a=2502&l=2797216

 

 

Tornando alla moneta, essa veniva presentata da Naville come proveniente dalla collezione di un non meglio specificato “Mentor”, collezione esitata in contemporanea con Numismatica Ars Classica che nell’asta 132 aveva proposto i pezzi di maggior rilievo di questa raccolta.

Mi rendo conto che il Mentor è possibilmente ancora felicemente tra noi e che quindi la riservatezza sia, giustamente, una cortina da non violare, tuttavia faccio un umile tentativo visto il suo precedente e gradito apporto a questa discussione e chiederei a @numa numa se col suo bagaglio di conoscenze ha qualche informazione in merito al collezionista, sarebbe interessante anche solo sapere di cosa si occupi/occupasse nella vita di tutti i giorni, un ulteriore tassello della storia recente dell’esemplare.

 

 

 

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Inviato

“Motum Animat Spes “ nel 1915, o in versione dannunziana “Memento Audere Semper” nel 1918. Esortazione che anche il più umile ricercatore o studioso (ancorché privatamente) dovrebbe senza faziosità fare propria.

Parto di qua, poiché la fortuna mi ha donato un ulteriore piccola possibilità di vedere oltre il velo nebbioso del passato recente, senza attendere altri due anni, concedendomi di aggiungere un post ed una moneta a questa discussione sulla scorta di quanto sopra.

 

Era proprio nel 1918, anno della Beffa di Buccari cui parteciparono i MAS, che veniva barbaramente ucciso Samuel-Jean Pozzi, ginecologo di fama internazionale e collezionista di monete greche con pochi eguali.

Tre anni dopo la collezione Pozzi venne venduta nella prima asta Naville come descritto nella discussione allegata qui di seguito.


 

Una moneta proveniente dalla fu collezione Pozzi ha un pregio nettamente superiore a quello delle raccolte di origine dei due precedenti esemplari di questo topic, ma non è il punto di origine o la meta a dare senso al viaggio di ricerca, esso risiede nel viaggio stesso infatti, nei preparativi.

 

Mancando ancora un corpus sulle emissioni di Selinos (ancora in preparazione quello di Carmen Arnold-Biucchi?) mi trovavo a setacciare il web in cerca delle emissioni tardo arcaiche di questa zecca per analizzarne l’evoluzione stilistica nella rappresentazione della foglia di selinon, emblema parlante della più occidentale delle grandi poleis siceliote.

https://castelvetranonews.it/notizie/ambiente/parliamo-di/la-storia-del-selinon-la-pianta-che-diede-probabilmente-il-nome-all-antica-citta-di-selinunte/
 

Mi riferisco a quegli esemplari di didrammi selinuntini dove al rovescio il quadrato incuso a sezioni geometriche venne progressivamente sostituito da un incuso sempre quadrato ma contenente un’altra foglia di selinon come al dritto, successivamente accompagnata anche dalle prime quattro lettere dell’etnico ΣEΛI . Il numero assai elevato di conii utilizzato a Selinos e la maggior durata (rispetto a Gela e Akragas) per le emissioni di didrammi arcaici fino alla fine del primo quarto del V secolo a.C. permette infatti di osservare un’eccezionale e dettagliata evoluzione, da raffigurazioni marcatamente stilizzate a foglie di aspetto decisamente più naturalistico.

Selinos cominciò a battere moneta forse per prima in tutta la Sicilia, nel corso del terzo quarto del VI secolo a.C. . Le emissioni con foglia di selinon anche al rovescio sono pertanto databili approssimativamente ad un periodo compreso tra il primo gruppo del periodo I di Akragas (510 a.C. circa)  ed il periodo della battaglia di Himera del 480 a.C.

Purtroppo, ripeto, la mancanza di un corpus sulla monetazione di Selinos pone molti limiti e non permette di essere più precisi, anche se la Professoressa Arnold-Biucchi nello scritto sul Selinus Hoard pubblicato nel 1988 e nel suo apporto al Florilegium Numismaticum (scritti in onore della professoressa Westermark) qualche indicazione di massima la aveva concessa.


Ma veniamo alla moneta che mi porta ad arricchire questo topic.

Nel catalogo Naville 1 del 1921 al lotto 537 viene descritto un didrammo pesante 8,79 grammi della tipologia di cui scrivevo sopra dove veniva indicata la presenza delle lettere ΛI in basso a sinistra del dritto, non del rovescio (!). Cosa assai strana mi dicevo, mai visto nulla del genere. Osservando l’immagine del lotto nelle tavole della vendita della collezione Pozzi in effetti si vedono dei tratti, ma nel valutarli nel complesso della moneta mi parevano potenziali segni di usura (fratture di conio?) compatibili con l’apparente stato di consunzione avanzata del conio di incudine.

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Che fare mi chiedevo, riposare e riflettere oppure osare, e andarmi ad infilare in un ginepraio di immagini sparse sul web senza la guida di un corpus come quelli di Gilbert Kenneth Jenkins e Ulla Westermark, alla ricerca di altri esemplari con immagini digitali chiare?

Non era il momento “mistico” dei sogni ahimè, senza un “testo sacro” a illuminare la via non restava altro che consumarsi gli occhi raccomandandomi alla buona sorte.

 

Ero pronto a percorrere una strada che si perdeva all’orizzonte ed invece.. dopo neanche mezz’ora ero già arrivato ad un finale inaspettato, di nuovo. E di nuovo fortunosamente.

Una risata, un’esclamazione di incredulità, davanti alla schermata di acsearch da cui ero partito per la ricerca.

Già, non ci credo quasi neanche adesso, dopo ore.

No, non era una moneta simile, neanche un altro esemplare dagli stessi conii. Stavo ammirando una foto digitale dell’esemplare della collezione Pozzi il cui calco fotografato sulle tavole del catalogo d’asta mi faceva porre tanti interrogativi. Ma non era finita.

Non molto tempo dopo la gioia del momento si riverberava ancora su un secondo passaggio in vendita proprio dello stesso esemplare, ancora una volta del tutto negletta l’origine dalla vendita del 1921.

Che cosa triste sarebbe non sapere e non cercare la conoscenza, mi dicevo.

E pensando questo, un sospiro mi accompagna ancora mentre scrivo qui.

Ma è l’ora delle immagini, stavolta non c’è nulla da chiedere, la nebbia svanita, la moneta ed il suo passato recente possono continuare il loro viaggio senza più guardarsi indietro.

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Ex Lanz 153/97 del 12-12-2011:

https://www.sixbid-coin-archive.com/#/en/single/l26978086?text=Selinus didrachme 8%2C79 &companyId=c1100

 

Ex Nomisma spa 52/4 del 12-05-2015:

https://auctions.nomismaweb.com/it/lot/49359/sicilia-selinunte-didramma-foglia-r-/

 

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  • 2 mesi dopo...
Inviato (modificato)

Buonasera,

 

Aggiungo un nuovo capitolo a questa breve rassegna di monete le cui vicende storiche recenti si ammantano di nebbie. Come temporanei mantelli esse si sollevano davanti allo sguardo che non arretra, se gli incerti raggi la ricerca affonda nel bianco opaco dell’oblio. 
 

 

Tendo a dimenticare che non di sole monete vive un numismatico e lo studio delle provenienze serve da stimolo a rammentare che ci sono persone dietro l’oggetto fisico. Siano essi antichi tiranni o capi democratici, uomini di scienza o cinici mercanti, collezionisti umili o facoltosi, eredi di grandi tradizioni o nomi altrimenti sconosciuti, che importa?
Mi chiedo, sempre: chi erano costoro?

Il più delle volte è difficile se non impossibile  dare un volto ed un nome a tali individui, ma succede che l’eccezione si ripesenti, che la moneta in sé ci porti a ripercorrere le vite di chi la frequentò, prima di separarsene.

 


Oggi un didrammo di Akragas mi dá modo di accennare ad un padre ed un figlio, commercianti numismatici, provenienti da una lunga e fiorente tradizione familiare nel settore.

La moneta appartiene al terzo gruppo del periodo I della monetazione di Akragas (488/485-480/478 a.C.). Essa proviene quindi da una fase di riorganizzazione della zecca connotata da un signicativo incremento della produzione (ben rappresentato da un maggiore numero di combinazioni di conii rispetto al gruppo precedente, 84 contro 65), da un miglioramento nella qualità artistica delle incisioni e da un un maggior equilibrio in riferimento ai pesi teorici.

Non solo questi particolari, ma anche la datazione di ritrovamenti come il Gela Hoard del 1956 portano, appunto, a posizionare cronologicamente questa fase produttiva nella prima metà del periodo della “tirannide illuminata” (488-472 a.C.) dell’emmenide Terone. Quando Akragas raggiunse l’apice del suo potere, sottomettendo Himera (483/482) ed infliggendo una rovinosa sconfitta alle forze cartaginesi nei pressi di quella polis (480), grazie all’alleanza con la Siracusa del genero Gelone e ad altre forze dei sicelioti giunte in aiuto.

 

La moneta, venduta nella recente asta Künker 376 al lotto 4293, é classificabile come Westermark 167, più precisamente sono giunto alla conclusione che si tratti dell’esemplare 167.8, cosa non notata da Künker: ex asta Felix Yoel Schlessinger 13 lotto 220, del 1935 a Berlino (doppi del museo dell’Hermitage di San Pietroburgo), ex asta Waldemar Wruck 20 lotto 22, del 1970 a Berlino ed ex Schweizerischer Bankverein 38 lotto 44, del 1995 a Zurigo. Anche se purtroppo non ho potuto verificare le ultime due provenienze sarebbe un gradito apporto se qualcuno possedesse i relativi cataloghi e volesse condividerne immagini e note di catalogo.

Alcuni elementi della descrizione tratta da The Coinage of Akragas mi hanno fatto inizialmente dubitare: il peso noto di 8.00 grammi contro gli 8.09 dichiarati da Künker e la menzione di una leggera doppia battitura del rovescio col granchio.

Se il peso può essere giustificato da una lieve imprecisione della bilancia usata nel 1935 (il peso allora dichiarato era appunto 8 grammi), più difficilmente si può spiegare la doppia battitura che non pare per nulla evidente, ancorché leggera. La motivazione può essere, paragonando l’immagine del calco in gesso della moneta nel catalogo di Schlessinger con la foto di Künker, che fossero dei depositi di ossido/patina a dare una tale impressione, e che gli stessi siano stati successivamente rimossi/alterati con una pulizia/restauro professionale per migliorare l’aspetto. Le aree interessate sarebbero in questo caso quelle sottostanti gli arti di sinistra del granchio, anche se il dritto parrebbe essere stato ugualmente oggetto di una qualche pulizia (vedi dorso del rapace e la zona tra la N dell’etnico ed il bordo). In alternativa potrei ovviamente pensare ad un qualche genere di difetto/artefatto visivo generato in fase di produzione del calco in gesso.

A convincermi definitivamente della effettiva corrispondenza dell’esemplare in questione con il Westermark 167.8 sono alcuni difetti superficiali (perfettamente corrispondenti) presenti sotto e nel campo a sinistra delle zampe dell’aquila al dritto, nonché la rientranza presente al bordo del tondello da ore sette ad ore dieci sempre del dritto. Vedi foto.

 

Ma, non mi sono dimenticato, chi erano il padre ed il figlio di cui facevo cenno in apertura?

Sono Felix Yoel Schlessinger (1879-1944) e Max Mordechai Schlessinger/Mark Salton (1914-2005), entrambe di religione e cultura ebraica, il primo tragicamente assassinato insieme alla moglie Hedwig dai nazisti nel campo di sterminio di Auschwitz ed il secondo rocambolescamente salvatosi dal medesimo destino (come la futura moglie Lottie) per poi emigrare negli Stati Uniti d’America e cambiare nome in Mark Salton.


Provengono da quella che fu una delle più grandi “dinastie” di numismatici commercianti tedeschi, dalla famiglia Hamburger a quella Schlessinger.

 

Potrei scrivere molto su di loro, ma siccome quanto potrei riassumere proviene da una brochure (termine che temo suoni troppo restrittivo al lettore italiano, sono 116 pagine con la copertina) ad opera di Ursula Kampmann dal titolo “Origins of the German Coin Trade: the Hamburger and Schlessinger families”, vi rimando a questa stupenda lettura densa di dati e profondi significati, per scoprire chi erano queste persone, come funzionava il mercato numismatico tedesco nella prima metà del ‘900 e per ricordare, come cita il testo: “Coloro che non ricordano il passato sono condannati a ripeterlo”. In eterno aggiungo io..

 

La brochure ed una versione podcast sono disponibili sul sito di Künker, ma li allego in link, per comodità, di seguito insieme ad una conferenza online sul medesimo argomento pubblicata dalla American Numismatic Society, tutto rigorosamente in inglese, purtroppo per chi non lo legge o comprende:

 

https://www.kuenker.de/data/kataloge/Kuenker_Broschuere_Salton-Collection_en.pdf
 

 


 


 


Prima delle immagini del didrammo un’ultima considerazione personale, un po’ “romantica” se volete.

A me pare davvero un felice segno del destino che proprio mentre Künker (in collaborazione con Stack’s Bowers Galleries) sta offrendo al mercato la collezione di Mark Salton/Max Schlessinger e della moglie Lottie, una delle monete che Padre e Figlio avevano posto in vendita 87 anni orsono faccia capolino, non notata, nella medesima serie di vendite.
Come a dirci che i legami umani superano, coraggiosamente, i limiti dello spazio e del tempo, che ciò che è stato separato una volta tornerà ad unirsi ancora.
Ciò che gli esseri umani dimenticano, le monete continuano, silenziosamente, a portarlo con loro.. ed a raccontarcelo se le ascoltiamo attentamente.



https://www.kuenker.de/en/auktionen/stueck/334430

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Modificato da Archestrato
Correzioni ortografiche
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Inviato

Mi auguro che questa bellissima e stimolante discussione, che @Archestrato arricchisce progressivamente con interessanti apporti conoscitivi, frutto della sua ben nota competenza, possa essere da lui rielaborata in un futuro sperabilmente prossimo e inserita nell'Antologia numismatica, dove troverebbe opportuna collocazione.

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Inviato

Archestrato sei un vero esegeta numismatico, un ricostruttore di pedigree 😁

la storia di Mark Salton e della moglie Lottie e’ affascinante. Scampati ambedue al tragico destino delle persecuzioni naziste che ne hanno decimato le famiglie dinirigine si sono incontrati , e mai piu’ lasciati, a NY. Lui divenne un dirigente di banca - la Manufacturer Hanover Trust - di grande successo. Dopo avere negli anni iniziali continuato per un po’ anche il commercio di monete si è dedicato a collezionarle mettendo su una raccolta strepitosa con pezzi e multipli rarissimi recentemente esitate in una serie di aste Stack’s e Kuenker. Come mecenate ha anche dato i fondi all’ANS per istituire la Salton medal attribuita ogni anno ad un artista originale nel campo delle medaglie

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Inviato

Grazie per gli apprezzamenti.

Mi piace considerare le monete come finestre, alcune bloccate, altre apribili con qualche sforzo. Finestre sul tempo, che mostrano in primo piano le vicende a noi prossime di un collezionista, le indagini di uno studioso. Fino ad orizzonti lontani, assai difficili da mettere a fuoco in dettaglio, che rappresentano l’inizio di una Storia remota di antichi colonizzatori.

 

Servirebbe molto tempo per raccogliere e riordinare tutte le sfaccettature che una singola moneta può offrire e mi piacerebbe molto integrare quei particolari omessi per brevità qua e là.

 

Il problema è il tempo, la quantità di informazioni è notevole e per ogni singola moneta creare un contesto a 360 gradi potrebbe portare a scrivere pagine intere. Ma alcuni particolari sulla provenienza sono difficilmente accessibili, ammesso che esistano ancora tutti i registri.


Penso per esempio ai dettagli riguardanti la specifica provenienza delle monete conservate all’Hermitage e vendute nell’asta Schlessinger del 1935. 
In molti ritengono che le monete non fossero semplicemente dei doppi, ma parte della vera e propria collezione del museo ceduta per finanziare altre attività dello stato sovietico. Probabilmente la verità stava nel mezzo.

Sta di fatto che da un lato Mark Salton/Max Schlessinger, testimone dei passaggi, scriveva che i conferenti diretti erano “the Hermitage curators”, mentre la dottoressa Nataliya Smirnova, in un articolo sulla storia del museo, citava i vari curatori avvicendatisi all’Hermitage e menzionava un “Registration List of Acquisitions” del 1804. 
Questo documento sarà facilmente accessibile? Ora non penso.. ma chissà in futuro, con la caduta di questa nuova cortina di ferro.
Inoltre, non si può fare a meno di notare che sempre la dottoressa Smirnova dopo una ottima disamina sull’accrescimento della vastissima collezione del museo fino agli anni ‘20, arrivata al punto di parlare degli anni ‘30 si insabbia in tre righe striminzite, traduco : ~Negli anni trenta molte opere d’arte furono vendute nell’URSS , e migliaia delle più preziose monete e medaglie in oro ed argento classiche, medievali, dell’Europa Occidentale e Russe andarono perse attraverso l’Associazione Filatelica Sovietica e la compagnia “Antiquaria”. ~

 

Insomma ricostruire provenienze è, a volte, una via impervia e con ostacoli forse insormontabili, anche se la conquista di una vetta é un raggiungimento di certo premiante intellettualmente.

 

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  • 8 mesi dopo...
Inviato
Il 3/11/2019 alle 21:47, Archestrato dice:

Buona Domenica,

 

Lo scorrere inarrestabile degli anni porta spesso all'erosione del ponte che collega una moneta a chi l'ha posseduta. 

Capita a volte anche per collezioni ben note e pubblicate. Ma se il mercato ed i collezionisti di oggi possono dimenticare, perdere traccia del passato recente di un tondello, le monete portano con se una memoria millenaria che resta inalterata. Ci possono narrare dei loro creatori di ventiquattro secoli e mezzo orsono, così come possono sussurrare dove passavano le loro giornate un solo secolo addietro. 

E così capita, di tanto in tanto, che cercando di ascoltare cosa una moneta ha da raccontare si venga a capo di alcuni dei piccoli segreti che porta con sé. 

Mi è capitato, nella mie personali investigazioni sulla monetazone di Gela, di incontrare una moneta pronta a dire qualcosa di più sulla sua vita passata. 

La moneta in questione è un tetradramma della tipologia Jenkins 468, databile al 420-415 a.C.  Un esemplare che aveva sicuramente visto tempi migliori ma che portava con sé ancora qualche segreto. 

Era passato in asta un paio di anni fa nella Obolos 8 di Nomos AG al lotto 79, insieme ad una interessante serie di altre monete greche facenti parte dalla collezione di W.F. Stoecklin. In quella sede si menzionava che la moneta era stata acquistata presso Hess a Lucerna prima del  1975 (anno della scomparsa di Stoecklin). 

L'esemplare però aveva altro da raccontarci, solamente non era ancora pronto forse. 

Di recente invece, cercando un'altra moneta, ha cominciato a bisbigliare che anche lei era presente alla vendita relativa al catalogo che tenevo in mano, e che se avessi aperto il file dove l'avevo relegata era disposta a dirmi di più. 

Ed ecco così che davanti alla tavole della vendita tenuta a Londra da Glendining tra il nove ed il tredici marzo 1931 ho riconosciuto anche lei. Alcuni difetti del tondello non lasciavo adito a dubbi di sorta. Guardavo l'immagine del calco sulla tavola XXIII e poi la foto del mio file, ho approfondito ogni piccolo segno visibile. Era proprio lei al lotto 917. 

Ero davvero emozionato. Mi ritenevo fortunato ad aver appreso qualcosa che non sapevo e che mi era già sfuggita in passato. Riposto il catalogo e spento il computer tornai nel mondo presente dopo un meraviglioso viaggio nel tempo passato. 

 

Ritorno ora coi piedi per terra, alla fine di questa storia, per dire che oggi ho ripreso in mano quel catalogo e che la vicenda mi ha emozionato ancora così tanto che ho deciso di condividerla col forum che tanto mi ha dato. 

 

Di seguito le immagini relative alla moneta in questione, dal 1931 al 2017. 

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https://nomosag.com/default.aspx?page=ucWebAuctionDetails&webauctionid=8&id=79&p=1&s=&ca=0&co=0&re=0&ci=0&ru=0

 

 

Rivolgo in conclusione una richiesta agli utenti del forum per dare una maggiore completezza a questa piccola storiella. Avete informazioni su chi erano i collezionisti coinvolti? W.F. Stoecklin e prima di lui un non meglio precisato Nordheim. @numa numa ? 

L'ultimo lo aveva menzionato @acraf in questa discussione al post quattro.

 

Buona serata a tutti

 

La notte si era fatta fresca ieri e godevo, sotto il cielo stellato, di un beato sollievo dal caldo.

 

Parva ne pereant …
Così riflettendo, profondamente assorto, mi perdevo tra i tanti significati che si potevano attribuire al motto che riporta il simbolo della American Numismatic Society. Dicevo a me stesso quanto fosse piccola ogni moneta rispetto alla conoscenza che la segue, quanto ancor più minuscolo l’umano che si danna a perseguire un solo granello di quel sapere. 

Inizia quindi la mia piccola ricerca sulla storia recente di un tondello. 
Non lo sapevo, ma mi apprestavo ad incontrarla ancora, ed ancora  inaspettatamente.

E se non volevo affidarmi al destino, no non potevo proprio fare a meno di seguirne il filo. Così mi ero ritrovato alla tavola VI della vendita tenuta da Glendining congiuntamente alla compagnia di Herbert Allen Seaby il 15-07-1929 a Londra.
La moneta che stavo cercando non corrispondeva, poco male. Una piccola perdita di tempo pensavo, mentre lasciavo vagare lo sguardo tra le altre immagini.

Poi il vuoto, come se la notte mi avesse inghiottito in silenzio. 
Sgranavo gli occhi, non c’era un solo pensiero dietro dì essi. Alla fine, tornato lucido, dissi tra me e me : anche qui, sei ancora tu! 
Ma già la accoglievo con un grande sorriso. Nonostante la luce giocasse sul suo volto non era affatto cambiata, era sempre la stessa.

 



Beh, al di là del racconto della mia emozione di ieri notte, questa mattina mi fa piacere condividere con il forum la mia piccola scoperta sulla storia collezionistica della moneta di apertura.

Al lotto 191 della vendita Glendining-Seaby di novantaquattro anni fa c’era proprio il tetradrammo geloo in questione, che a questo punto si rivela essere l’esemplare numero dieci del catalogo di The Coinage of Gela di G. K. Jenkins per l’accoppiamento di conii 468.

 

Comprensibile dall’immagine del calco del 1931 (la seconda) che Jenkins non avesse potuto individuare nè l’esemplare nè gli esatti conii usati. É tremendamente più leggibile quella del 1929 dopotutto (la prima).

 

Dal 1929, al 1931, al 2017.

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Se qualcuno avesse notizie e approfondimenti sui conferenti dell’asta Glendining-Seaby del 1929 sarebbe un gradito apporto di “condimento” numismatico. @numa numa?

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Inviato

Bella ricerca Archestrato

Purtroppo sulla vendita Glendining, e piu' in generale sulle vendite inglesi della prima metà del Novecento non sono cosi ferrato. Nella mia biblioteca Ho dato preminenza a quelle tedesche e svizzere (da Hess a Naville, Helbing, Hamburger,  Rosenberg, Hirsch, Münzhandlung Basel  etc. ) piuttosto che a Glendining , Sotheby's , Christie's e Baldwin. Forse @skubydu puo' aiutarci...


Inviato
17 minuti fa, numa numa dice:

Bella ricerca Archestrato

Purtroppo sulla vendita Glendining, e piu' in generale sulle vendite inglesi della prima metà del Novecento non sono cosi ferrato. Nella mia biblioteca Ho dato preminenza a quelle tedesche e svizzere (da Hess a Naville, Helbing, Hamburger,  Rosenberg, Hirsch, Münzhandlung Basel  etc. ) piuttosto che a Glendining , Sotheby's , Christie's e Baldwin. Forse @skubydu puo' aiutarci...

 

ciao, purtroppo sul catalogo non è indicato nulla riguardo ai conferenti. Le monete provengono da vari collezionisti.

A parte Sotheby wilkinson, anche io sono carente delle vendite inglesi...

Numa, non dimenticare le mitiche italiane Ratto, Canessa ecc 

@snam, tu hai qualche informazione? qualche nome?

grazie

 


Inviato

E chi dimentica le favolose ditte numismatiche italiane dell’epoca  - mi ero concentrato sulle nordiche - pee le italiane ci sono anche Santamaria, Baranowski, Sambon etc

ho dei cataloghi che voi umani … ☺️😉


Inviato

Grazie comunque @numa numa e @skubydu.

Diciamo che già l’avere individuato la moneta come una di quelle censite da Jenkins é stato un buon punto di arrivo.

 

Per ulteriori approfondimenti gli unici indizi che possiedo e quindi le tracce che potrei seguire sono due al momento.

La prima è relativa al fatto che un certo numero di esemplari di monetazione dei sicelioti presenti nella vendita Glendining-Seaby del 15-07-1929 provengano dall’asta Sambon-Canessa del 27-06-1927 (ex collezione Pasquale del Pezzo duca di Caianello), quindi potrei cercare nelle vendite di queste due case.

L’alternativa sarebbe lanciarsi in una ricerca ad ampio spettro seguendo il vaghissimo (!) input che contiene il frontespizio del catalogo Glendining-Seaby del 1929: i collezionisti che avevano conferito monete greche e romane per la vendita provenivano da Inghilterra, Francia, Germania, Italia ed America. Praticamente tutto il mondo/mercato numismatico dell’epoca 😅

 

  • Grazie 1

Inviato

Approfondirei bene prima le vendite Sambon Canessa 

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Inviato

Bello leggere i post precedenti, perché credo che tutti i veri appassionati di greche e di numismatica in generale si possano riconoscere nella ricerca di pedigree, magari in orari notturni improbabili per non essere disturbati da altre attività familiari, nel tentativo di riunire nuovamente moneta e la sua storia pregressa… certe volte penso che le monete ci guardino dal plateau deridendoci perché non troviamo un pedigree ovvio!

Questo è un altro caso di pedigree dimenticato e poi ritrovato (senza grandi sforzi in realtà).

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Un bel didramma arcaico di Akragas, in asta Naumann 130 lotto 40, semplicemente catalogato come appartenente al gruppo I del periodo I della serie catalogata da Westermark.

Moneta arcaica particolarmente completa e ben coniata per il tipo, con l’etnico più in voga in quel periodo, al genitivo.

In realtà, con un minimo di ricerca in più è possibile riconoscere l’esemplare Westermark 16.3, fotografato nelle tavole del Westermark e proveniente (vado a memoria e non ho i sacri testi con me) da aste Cahn del 1930, Rosenberg del 1932 e da un listino MuM AG degli anni ‘60…

Effettivamente si riconosce meglio la foto Cahn rispetto a quella nelle tavole di Westermark…

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  • Grazie 1

Inviato
5 ore fa, Emilio Siculo dice:

Bello leggere i post precedenti, perché credo che tutti i veri appassionati di greche e di numismatica in generale si possano riconoscere nella ricerca di pedigree, magari in orari notturni improbabili per non essere disturbati da altre attività familiari, nel tentativo di riunire nuovamente moneta e la sua storia pregressa… certe volte penso che le monete ci guardino dal plateau deridendoci perché non troviamo un pedigree ovvio!

Questo è un altro caso di pedigree dimenticato e poi ritrovato (senza grandi sforzi in realtà).

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Un bel didramma arcaico di Akragas, in asta Naumann 130 lotto 40, semplicemente catalogato come appartenente al gruppo I del periodo I della serie catalogata da Westermark.

Moneta arcaica particolarmente completa e ben coniata per il tipo, con l’etnico più in voga in quel periodo, al genitivo.

In realtà, con un minimo di ricerca in più è possibile riconoscere l’esemplare Westermark 16.3, fotografato nelle tavole del Westermark e proveniente (vado a memoria e non ho i sacri testi con me) da aste Cahn del 1930, Rosenberg del 1932 e da un listino MuM AG degli anni ‘60…

Effettivamente si riconosce meglio la foto Cahn rispetto a quella nelle tavole di Westermark…

 

Grazie Emilio per lo spunto che mi porta a rilevare che con ogni probabilità l’esemplare raffigurato Sulla tavola 4 di The Coinage of Akragas non sia il numero di catalogo 16.3 come riportato nel testo e nella tavola.

Sarebbe, ahimè, non il primo errore di preparazione delle tavole con sostituzione dell’immagine con un diverso esemplare rispetto a quello dichiarato…

Meno male che le monete non dimenticano. Ed in questo caso mi sa che se la ridono davvero! 🤭

 

Posto di seguito le immagini che mi portano a pensare quanto sopra, nel caso sbagliassi. Anche se la centratura della coda e la posizione della C poco sopra rispetto al bordo non mi lasciano molti dubbi.

 

Westermark 16.3 come raffigurato sulle tavole:

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Westermark 16.3, come da catalogo:

1- Ex Rosenberg 72/155 del 1932:

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2- Ex Cahn 66/93 del 1930:

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3- Ex Naumann 130/40 del 2023:

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La prima immagine e le altre tre sembrano proprio tratte da diversi esemplari. Al netto che le immagini Cahn e Rosenberg provengano da calchi, mentre le altre sue sono foto di monete.


Inviato

Ora, dei sette esemplari censiti dalla professoressa Westermark dispongo delle immagini del 2, 3 e 4 per l’accoppiamento di conii 16.

Nessuno corrisponde all’immagine delle tavole.

Restano i numeri:

1- Gela Hoard 32195. (Al museo di Gela?)

5- Ad Atene…

6- Nello stock di Karl-Ludwig Grabow nel 1957. (Ex collezione Nägeli).

7- Collezione Fiorelli, 3917, a Napoli.

 

 

Ho il timore che la foto nelle tavole di The Coinage of Akragas al numero 16.3 resterà “muta” e senza nome ancora per un po’ di tempo…


Inviato

Un dubbio dell’ultimo momento.

La provenienza dell’esemplare Westermark 16.3 include oltre le vendite Cahn e Rosenberg anche un passaggio nel listino 253 del 1965 di Munzen und Medaillen, lotto 1.

Possibile che la moneta raffigurata sulle tavole sia quella del listino ma che essa non corrisponda al pezzo passato nelle altre due aste?


Inviato

L'opera del Fiorelli che descrive la coll Santangelo non ha tavole 

Il Gela Hoard è l'IGCH 2066 (rinvenuto nel 1956 che consisteva di oltre 1000 monete in maggior parte didramme di Agrigento e Gela) ? se si credo sia depositato a Gela (se c'è ancora)

Questo hoard è stato riportato per primo da Griffo in AIIN 1968-9 pp. 301-2

poi da Jenkins Gela pp. 20-1, 150-1

Ad Atene /museo numismatico) sono gentilissimi ma occorre andare la'

 

 

 


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