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Apro questa discussione per provare a raccogliere idee ed opinioni su questioni che ruotano intorno al titolo della discussione che, anche se un po' scherzoso, nasconde spunti di dibattito che credo possano essere interessanti. Mi piacerebbe però prendere in esame il solo periodo repubblicano, purtroppo più povero di fonti, al fine di provare a fare il punto della situazione sull'effettiva diffusione della moneta in ambito romano, dagli inizi della sua storia e fino al periodo tardo repubblicano.

Proviamo a fare un esempio concreto... un legionario appena rientrato a Roma dalla Guerra giugurtina compra una pagnotta il cui costo è di un asse, paga con un bel denario e riceve come resto 15 assi. Un acquisto banale, uno stralcio di vita quotidiana... ma a ben vedere sorgono non pochi interrogativi... 

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Certamente che davano il resto , a meno di mance da parte dell' acquirente , in quanto esistevano i sottomultipli del denario , in argento e in bronzo . Inizialmente il rapporto denario / asse era 1 a 10 , infatti sui primi denari al dritto compariva una X , successivamente tale rapporto fu portato a 1 a 16 , cioe' un denario valeva 16 assi . Ad aumentare la possibilita' di dare il resto nelle transazioni commerciali esistevano anche i sottomultipli sempre in argento del denario , cioe' il quinario , mezzo denario e il sesterzio , un quarto di denario .

Quindi c'era ampia possibilita' per soddisfare acquirente e venditore .

  

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Questo diciamo "sulla carta".

Personalmente, tornando all'esempio del nostro legionario che compra la sua pagnotta, mi vedo un "panettiere" felicissimo e quasi incredulo nell'aver ricevuto un denario e di aver poi corrisposto un resto con monete in bronzo. L'idea che ho io, che non escludo possa essere infondata, è che il legionario, piuttosto che pagare una pagnotta con un denario, sarebbe volentieri rimasto a digiuno... e nel caso l'avesse fatto, avrebbe accuratamente scelto il denario col quale pagare tra quelli che aveva a disposizione.

C'è poi un problema di fondo, i sottomultipli esistevano sicuramente, ma che fine hanno fatto? Parlo in termini di volumi di emissioni per ciascun tipo di nominale.

 

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Non vedo perché no. La diffusione della moneta penso fosse molto capillare e salvo piccole comunità sperdute che forse potevano usare ancora una qualche sorta di economia naturale, in generale l'uso del denaro era necessario e sicuramente diffuso.

Una piccola vicenda di una cittadina vicino la mia università che si trova sui monti, nella zona sono state rinvenute molte monete sopratutto di piccolo taglio quali quinari e rami vari (però qui si va più sul periodo imperiale).

Poi pensando che erano presenti diciamo una sorta di banchieri come ad esempio gli argentari che gestivano le grandi transazioni di denaro, penso che le piccole transazioni nelle botteghe erano frequenti e anche normali. L'unico dubbio che mi sorge è, ma i comuni cittadini e piccoli commercianti, sapevano il valore reale (senza pensare ai simboli) delle monete? Soprattutto nel primo periodo quando le svalutazioni erano pesanti e che le monete circolavano a lungo, anche per secoli, monete vecchie valevano di più anche se usurate rispetto a quelle nuove (?) 


Inviato (modificato)
11 minuti fa, Rapax dice:

Questo diciamo "sulla carta".

Personalmente, tornando all'esempio del nostro legionario che compra la sua pagnotta, mi vedo un "panettiere" felicissimo e quasi incredulo nell'aver ricevuto un denario e di aver poi corrisposto un resto con monete in bronzo. L'idea che ho io, che non escludo possa essere infondata, è che il legionario, piuttosto che pagare una pagnotta con un denario, sarebbe volentieri rimasto a digiuno... e nel caso l'avesse fatto, avrebbe accuratamente scelto il denario col quale pagare tra quelli che aveva a disposizione.

C'è poi un problema di fondo, i sottomultipli esistevano sicuramente, ma che fine hanno fatto? Parlo in termini di volumi di emissioni per ciascun tipo di nominale.

 

Beh sicuramente sfruttando un posteriore al periodo come Gresham "la moneta cattiva scaccia quella buona". Sicuramente l'argento essendo una forma cumulativa di ricchezza era data via solo in caso di necessità e quando succedeva, si davano via le monete usurate, deformi, bucate, etc.

Anche oggi se nel portafoglio hai 5€ e 200€, a meno che non sai di dover usare altri soldi per altre spese, se devi comprare il pane non cambi 200€ se puoi. Questo perché sai che valgono di più e occupano di meno. Io penso che un legionario se poteva tesaurizzare lo faceva, ed infatti a noi sono pervenuti numerosissimi tesoretti di denari o (raramente) di aurei e ogni tanto escono fuori. Difficile trovare un tesoro di assi, perché occupavano troppo e valevano poco.

Tornando all'esempio della bottega, perché pensi che non fossero diffusi i sottomultipli? Io penso che proprio perché valevano poco si cercava di darli via il più possibile e quindi circolavano, come quando oggi, svuotiamo il portamonete con i ramini da 1-2-5 centesimi nelle mani disperate di qualche commerciante che ci maledice...

Modificato da Ser. Broccolo
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Obiettivo centrato :).  I rinvenimenti di nuclei costituiti principalmente da assi e/o sottomultipli sono rari (uno dei più rilevanti è quello di Città Sant'Angelo, 3.306 pezzi, di cui 2 denari, 148 vittoriati, 2.518 assi, 449 semissi, 25 trienti, 145 quadranti, 9 sestanti, 6 uncie, 4 frammenti), per il resto sono più comuni ritrovamenti di moneta in bronzo in stipi votive, anche insieme a denari suberati... possiamo quindi dire che si tratta di moneta cattiva.

Il discorso torna, è normale tesaurizzare la moneta migliore, il fatto è che se la diffusione dei sottomultipli fosse stata così capillare oggi ci ritroveremmo a studiare una numismatica repubblicana diversa. Mettiamo da parte un attimo il discorso quantitativo riguardante il numero di denari giunto fino a noi rispetto a quello di assi e sottomultipli perché questo lo si potrebbe anche spiegare con ciò che hai giustamente detto. Poniamo l'attenzione sui tipi di assi emessi, sui periodi in cui la moneta di bronzo non venne battuta (che non sono pochi e in certi casi non sono brevi).

Riporto un passo del Catalli tratto dal suo approfondimento "Il denaro nel mondo romano", con riferimento alla fase di introduzione del denario:

Cita

 

Ma in questa fase di vita della moneta romana non dobbiamo ancora credere che la produzione fosse talmente ampia da essere diffusa capillarmente in tutte le transazioni commerciali, in tutti gli atti della vita quotidiana e in tutti i territori sottoposti al dominio romano. Il ridotto quantitativo di esemplari giunto fino a noi, pur nella consapevolezza che quanto pervenutoci rappresenta una minima parte di quanto prodotto, avvalora l’ipotesi di un uso ancora limitato della moneta.

Un consistente aumento della produzione monetaria della zecca romana (che in questi anni è ancora alloggiata presso i locali del tempio di Giunone Moneta in Campidoglio) coincide con l’allargamento dei confini dei domini romani verso Oriente e verso Occidente con la creazione delle nuove provincie di Macedonia (146 a.C.), di Asia (127 a.C.), di Spagna (197 a.C.) e di Africa (146 a.C.).

 

 

 

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Non c'entra molto con il discorso originale, ma riporto questo pezzettino  trovato in rete - Aristofane, Le rane, Parte I - Parabasi:

Spesso ci è parso che la città, nei confronti degli onesti cittadini,

si comportasse come verso la moneta antica e quella nuova dorata.

Gli esemplari non contraffatti, anzi, i meglio riusciti tra tutti i conii,

a quanto pare, i soli battuti per bene e legali dappertutto

tra i Greci e tra i barbari, non usiamo questi, no,

bensì queste schifezze di bronzo,

uscite ieri o l’altro ieri dal conio più infimo.

<< L’intero antepirrema è incentrato sul biasimo degli Ateniesi, che affidano la gestione dello stato a uomini di bassa lega, paragonabili alla corrente moneta di bronzo, e trascurano, invece, la gente per bene, educata all'antica e assimilabile alle preziose monete d’argento di un tempo e a quelle auree di nuovo conio. Vi erano state significative novità nella circolazione monetaria ateniese di quel periodo. In seguito all'occupazione spartana di Decelea (413), era cessata l’attività estrattiva nelle miniere del Laurion, e con essa il conio delle tradizionali monete d’argento ateniesi. Quindi nel 407 erano state battute monete in oro, ricavato dalla fusione delle Nikai dell’agorà: ma verosimilmente con l’aggiunta di molto rame, sì che questo nuovo denaro era considerato peggiore del precedente. Mastromarco e Totaro concordano con Del Crono nel vedere il paragone tra monete e cittadini così costruito: le persone perbene sono accantonate come le monete argentee e auree, mentre i soggetti peggiori circolano liberamente così come lo scadente conio bronzeo >>

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3 minuti fa, Rapax dice:

Poniamo l'attenzione sui tipi di assi emessi, sui periodi in cui la moneta di bronzo non venne battuta (che non sono pochi e in certi casi non sono brevi).

Premetto che la monetazione bronzea in generale a me non entusiasma molto e non sono molto esperto. Ricordo vagamente di aver letto che almeno all'inizio si coniava per uso non tanto per garantire emissioni annuali. Parlando degli albori della civiltà romana e per buona parte della storia repubblicana la forza romana era localizzata nel centro Italia. Gli scambi internazionali erano garantiti ed effettuati con moneta di stampo greco. Per il discorso precedente non penso che un abitante di Capua accettasse volentieri moneta romana rispetto ad una greca (come se adesso noi accettassimo come pagamento banconote dell'Armenia per dire)  perché sarebbe stato difficile darla via. Quindi la monetazione romana iniziale penso era coniata per uso interno e se la domanda non aumentava o rimaneva stabile non era necessario coniare ogni anno, casomai si coniavano piccoli quantitativi.

Il mio unico dubbio resta nella valutazione che davano i privati alle monete. Se dovevano dare il resto di un tot di assi ad esempio, queste potevano uscire da nascondigli oppure essere circolanti e il loro valore intrinseco poteva essere molto diverso da quello nominale. Per spiegarmi, quando si fece la riforma semionciale nell'89 a.C. l'asse pesava poco meno di 14 gr, però era certamente ancora in circolazione l'asse coniata con il sistema onciale che pesava il doppio. Alcune volte si trovano monete spezzate per cercare di recuperare il valore nominale ma non so quanto circolavano e quanto erano accettati come pagamento


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1 ora fa, Rapax dice:

Questo diciamo "sulla carta".

Personalmente, tornando all'esempio del nostro legionario che compra la sua pagnotta, mi vedo un "panettiere" felicissimo e quasi incredulo nell'aver ricevuto un denario e di aver poi corrisposto un resto con monete in bronzo. L'idea che ho io, che non escludo possa essere infondata, è che il legionario, piuttosto che pagare una pagnotta con un denario, sarebbe volentieri rimasto a digiuno... e nel caso l'avesse fatto, avrebbe accuratamente scelto il denario col quale pagare tra quelli che aveva

 

Perché?


Inviato (modificato)
36 minuti fa, Ser. Broccolo dice:

Premetto che la monetazione bronzea in generale a me non entusiasma molto e non sono molto esperto. Ricordo vagamente di aver letto che almeno all'inizio si coniava per uso non tanto per garantire emissioni annuali. Parlando degli albori della civiltà romana e per buona parte della storia repubblicana la forza romana era localizzata nel centro Italia. Gli scambi internazionali erano garantiti ed effettuati con moneta di stampo greco. Per il discorso precedente non penso che un abitante di Capua accettasse volentieri moneta romana rispetto ad una greca (come se adesso noi accettassimo come pagamento banconote dell'Armenia per dire)  perché sarebbe stato difficile darla via. Quindi la monetazione romana iniziale penso era coniata per uso interno e se la domanda non aumentava o rimaneva stabile non era necessario coniare ogni anno, casomai si coniavano piccoli quantitativi.

Il mio unico dubbio resta nella valutazione che davano i privati alle monete. Se dovevano dare il resto di un tot di assi ad esempio, queste potevano uscire da nascondigli oppure essere circolanti e il loro valore intrinseco poteva essere molto diverso da quello nominale. Per spiegarmi, quando si fece la riforma semionciale nell'89 a.C. l'asse pesava poco meno di 14 gr, però era certamente ancora in circolazione l'asse coniata con il sistema onciale che pesava il doppio. Alcune volte si trovano monete spezzate per cercare di recuperare il valore nominale ma non so quanto circolavano e quanto erano accettati come pagamento

L’asse onciale era segnato con”I” e tanto valeva, che fosse da 25 grammi o uno vecchio da 50 ....dal momento che si indica il valore sulla moneta stessa si passa dalla circolazione a valore intrinseco a quella fiduciaria, quindi il valore del metallo contenuto nella moneta non era più considerato nelle transazioni. Quindi nessuno si sarebbe mai sognato di mettersi a scegliere i  denari da spendere piuttosto che da tenere, perché per un denario, lo stato garantiva in ogni caso una capacità di spesa pari a “X” assi ( poi a 16) e lo scriveva sulla moneta....bastava guardare per sapere quanto valeva la moneta in mano.... discorso un po’ più complicato per asse e dupondio , tante che verrà risolto definitivamente da Nerone con la differenziazione tra testa nuda e testa radiata dopo qualche tentativo con l’introduzione del valore “II” sui dupondi a testa non radiata evolutisi nella tipologia a testa radiata e valore “II” e infine con l’eliminazione del segno di valore e la prosecuzione con la testa radiata. Nessuno , da dopo l’introduzione ufficiale del denario da “X” assi andava in giro con la bilancia, essendo circolazione fiduciaria. Non avrebbe avuto senso. 
Per quanto riguarda la tesaurizzazione, invece, fate il parallelo con la lotta ai tagli da 500 e 200 attuale che ha le stesse motivazioni anche se inverse. 

Modificato da Tinia Numismatica
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Inviato

Ho bisogno di un po' di tempo per elaborare qualche "numero". Vado a memoria, ma mi pare di ricordare di "buchi" di 50 anni e più ove non fu battuta moneta in bronzo.

Il succo del discorso è però un po' questo: in quale fase delle Repubblica la moneta divenne il solo ed unico mezzo di scambio anche per micro transazioni commerciali?

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6 minuti fa, Rapax dice:

Ho bisogno di un po' di tempo per elaborare qualche "numero". Vado a memoria, ma mi pare di ricordare di "buchi" di 50 anni e più ove non fu battuta moneta in bronzo.

Il succo del discorso è però un po' questo: in quale fase delle Repubblica la moneta divenne il solo ed unico mezzo di scambio anche per micro transazioni commerciali?

Io questi buchi non li ricordo , anche perché le prime monete realizzate sono state appunto quelle in bronzo....solo in seguito, per necessità di commercio col mondo greco ( e anche per darsi un tono) fu realizzata la didracma in argento e i suoi sottomultipli in argento e bronzo..... 


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1 ora fa, Tinia Numismatica dice:

Per quanto riguarda la tesaurizzazione, invece, fate il parallelo con la lotta ai tagli da 500 e 200 attuale che ha le stesse motivazioni anche se inverse. 

Grazie per la risposta molto esaustiva e interessante, però non abbiamo fatto un parallelo con la lotta alle banconote ?. Io ho solo detto per far capire il mio discorso che era: se io oggi devo pagare qualcosa e ho due banconote a disposizione di taglio diverso, pago con quella più piccola così non "aumento" il peso del mio denaro (irrisorio essendo banconote). Era per dire che un legionario se doveva pagare qualcosa di piccolo secondo me preferiva pagare con monete di taglio inferiore e non con i denari (che invece stoccava). Se devo pagare un caffè e ho 10 monete da 10 cent e una da 1€ io mi sbarazzo dei centesimi ? Questo per dire che sicuramente era molto diffusa sia la cultura del denaro che l'uso (soprattutto di quello minuto). Poi sono mie speculazioni da semplice curioso/appassionato e possono sempre essere smontate da chiunque


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Vero che spesso lo stato apponeva contromarche per cambiare il valore di una moneta (se non ricordo male sul forum lessi che la contromarca Tiberio = TIB abbassava e Varo = VAR alzava il valore) però si rinvengono anche molte monete spezzate (sembra di proposito), quindi o era per recuperarne il valore intrinseco (se su pezzi vecchi di riforme precedenti) o era per mancanza di spicci e se ne facevano artigianali(?). Mi suona difficile credere che se a un commerciante passava tra le mani un asse da 50 gr o uno da 25 gr per lui fosse la stessa cosa. Come non penso che se uno aveva tra le mani 2 denari identici ma uno era estremamente consumato per lui era sempre la stessa cosa. Lo facevano i nostri nonni il nascondere le monete "buone" (per esperienza personale nonno ogni 500 lire d'argento trovava le tesorizzava) e io un po' per tara mentale lo faccio anche con gli euro, prima do via quelli sporchi o consumati poi spendo quelli "nuovi"


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1 ora fa, Ser. Broccolo dice:

Grazie per la risposta molto esaustiva e interessante, però non abbiamo fatto un parallelo con la lotta alle banconote ?. Io ho solo detto per far capire il mio discorso che era: se io oggi devo pagare qualcosa e ho due banconote a disposizione di taglio diverso, pago con quella più piccola così non "aumento" il peso del mio denaro (irrisorio essendo banconote). Era per dire che un legionario se doveva pagare qualcosa di piccolo secondo me preferiva pagare con monete di taglio inferiore e non con i denari (che invece stoccava). Se devo pagare un caffè e ho 10 monete da 10 cent e una da 1€ io mi sbarazzo dei centesimi ? Questo per dire che sicuramente era molto diffusa sia la cultura del denaro che l'uso (soprattutto di quello minuto). Poi sono mie speculazioni da semplice curioso/appassionato e possono sempre essere smontate da chiunque

È la stessa cosa che ho detto io , applicata anche alla questione della tesaurizzazione: ovviamente non tesaurizzavano il bronzo male monete di maggior valore. Occupavano meno spazio e si trasportavano meglio in caso di necessità.....durante la seconda guerra mondiale gli ebrei in fuga dai nazisti cucivano diamanti nei risvolti dei cappotti ....pesavano pochissimo, ingombravano pochissimo e valevano molto. 


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52 minuti fa, Ser. Broccolo dice:

Vero che spesso lo stato apponeva contromarche per cambiare il valore di una moneta (se non ricordo male sul forum lessi che la contromarca Tiberio = TIB abbassava e Varo = VAR alzava il valore) però si rinvengono anche molte monete spezzate (sembra di proposito), quindi o era per recuperarne il valore intrinseco (se su pezzi vecchi di riforme precedenti) o era per mancanza di spicci e se ne facevano artigianali(?). Mi suona difficile credere che se a un commerciante passava tra le mani un asse da 50 gr o uno da 25 gr per lui fosse la stessa cosa. Come non penso che se uno aveva tra le mani 2 denari identici ma uno era estremamente consumato per lui era sempre la stessa cosa. Lo facevano i nostri nonni il nascondere le monete "buone" (per esperienza personale nonno ogni 500 lire d'argento trovava le tesorizzava) e io un po' per tara mentale lo faccio anche con gli euro, prima do via quelli sporchi o consumati poi spendo quelli "nuovi"

Eppure era perfettamente identico essendo il valore intrinseco del

metallo contenuto irrisorio rispetto al valore fiduciario. 
 

nonno Tesaurizzava le  500 lire perché già all’emissione il valore del metallo contenuto era superiore al valore facciale, ma è stata una assoluta eccezione. 
non ho mai riscontrato la faccenda del TIB e VAR per abbassare o alzare il valore delle monete, le contromarche avevano altra ragione di essere, per trovarne di valutarie devi andare alle monete etrusche o alle monete tardo romane in cui riusavano rimarcandole, le monete imperiali. 
le spezzature erano usate per supplire alla mancanza di moneta spicciola, un po’ come i nostri miniassegni o i francobolli incapsulati. , non certo perché il metallo della mezza moneta valeva intrinsecamente mezzo asse...


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2 minuti fa, Tinia Numismatica dice:

Eppure era perfettamente identico essendo il valore intrinseco del

metallo contenuto irrisorio rispetto al valore fiduciario. 
 

nonno Tesaurizzava le  500 lire perché già all’emissione il valore del metallo contenuto era superiore al valore facciale, ma è stata una assoluta eccezione. 
non ho mai riscontrato la faccenda del TIB e VAR per abbassare o alzare il valore delle monete, le contromarche avevano altra ragione di essere, per trovarne di valutarie devi andare alle monete etrusche o alle monete tardo romane in cui riusavano rimarcandole, le monete imperiali. 
le spezzature erano usate per supplire alla mancanza di moneta spicciola, un po’ come i nostri miniassegni o i francobolli incapsulati. , non certo perché il metallo della mezza moneta valeva intrinsecamente mezzo asse...

Perfetto e molto chiaro, grazie mille. Mi dispiace per le cavolate che scrivo ?

 


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Di “buchi” ce ne sono eccome ma non mi riferivo al periodo degli albori, ma alle fasi successive. Dall’80 al 50, vuoto totale, dal 150 al 100 abbiamo solamente 20 tipi dell’asse contro gli oltre 150 di denario... se prendiamo in esame  il trentennio 140-110 siamo a quota zero. 

Se consideriamo l’espansione di Roma avvenuta nel II e nel I secolo a.C. e se teniamo conto che la popolazione dell’Urbe alla vigilia delle guerre puniche era di poco inferiore ai 200.000 abitanti per arrivare al milione sotto Augusto, qualche domanda in riferimento alla monetazione enea è lecito farsela. Sostanzialmente il nuovo monetato doveva essere battuto al fine di colmare il divario esistente tra ciò che rientrava nelle casse a mezzo della tassazione e le esigenze economiche del periodo (oneri militari su tutti). Non so quanto peso possa aver avuto l’asse e le sue frazioni in tale contesto, visto appunto il loro basso valore. Possibile che gli “spiccioli” battuti con l’introduzione del sistema denariale risultassero quasi sufficienti anche un secolo dopo tanto da dover battere moneta enea in modo così sporadico? 

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@Ser. Broccolo non scrivi nessuna cavolata, anzi. Stai alimentando in modo costruttivo la discussione e ti ringrazio. E se poi vogliamo fare una gara sul chi azzarda o sul chi ne spara di più, arriveresti dietro di me ??

Spesso e volentieri si perde di vista il fatto che questo e’ un forum, nato per discutere e perché no, anche per “spararle” al fine di creare un confronto costruttivo. 

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Discussione interessantissima e probabilmente destinata a non trovare soluzione, come quella (correlata) che vi propongo: che valore avevano secondo voi le monetine di bronzo romano-campane, roba dagli 1 ai 10 grammi, che circolavano assieme agli assi da 3 etti e passa? (Circostanza appurata dai ritrovamenti)

Esisteva la moneta fiduciaria accanto a quella a valore intrinseco?


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40 minuti fa, Scipio dice:

Discussione interessantissima e probabilmente destinata a non trovare soluzione, come quella (correlata) che vi propongo: che valore avevano secondo voi le monetine di bronzo romano-campane, roba dagli 1 ai 10 grammi, che circolavano assieme agli assi da 3 etti e passa? (Circostanza appurata dai ritrovamenti)

Esisteva la moneta fiduciaria accanto a quella a valore intrinseco?

Circolavano insieme o sono stati ritrovati insieme? 
a  prescindere da un sempre possibile periodo di transizione tra un nominale e un sistema e l’altro, mi definisci “ circostanza appurata dai ritrovamenti”? 
in che percentuali e giaciture .....


Inviato (modificato)
1 ora fa, Rapax dice:

Di “buchi” ce ne sono eccome ma non mi riferivo al periodo degli albori, ma alle fasi successive. Dall’80 al 50, vuoto totale, dal 150 al 100 abbiamo solamente 20 tipi dell’asse contro gli oltre 150 di denario... se prendiamo in esame  il trentennio 140-110 siamo a quota zero. 

Se consideriamo l’espansione di Roma avvenuta nel II e nel I secolo a.C. e se teniamo conto che la popolazione dell’Urbe alla vigilia delle guerre puniche era di poco inferiore ai 200.000 abitanti per arrivare al milione sotto Augusto, qualche domanda in riferimento alla monetazione enea è lecito farsela. Sostanzialmente il nuovo monetato doveva essere battuto al fine di colmare il divario esistente tra ciò che rientrava nelle casse a mezzo della tassazione e le esigenze economiche del periodo (oneri militari su tutti). Non so quanto peso possa aver avuto l’asse e le sue frazioni in tale contesto, visto appunto il loro basso valore. Possibile che gli “spiccioli” battuti con l’introduzione del sistema denariale risultassero quasi sufficienti anche un secolo dopo tanto da dover battere moneta enea in modo così sporadico? 

Oneri militari pagati in eneo? E quando mai i legionari avrebbero accettato di essere pagati in Metallo vile? E lo stesso le forniture per le guerre chi avrebbe accettato di farsele pagare in bronzo , di valore intrinseco praticamente nullo , anziché in argento oppure oro?

la necessità di coniare in eneo non era certamente dettata da queste necessità, per il circolante interno( perché non accettato fuori dai confini) la moneta bronzea battuta e già in circolazione , eventualmente integrata da un po’ di emissione era sufficiente. 
per di più, in una circolazione basata prevalentemente sul denario( o sulla didracma d’argento con l’estero) aveva più poco senso continuare a battere monetone da trenta grammi quando il loro valore era solo fiduciario. Ogni volta che dovevi cambiare un denario da sedici assi tornavi via con mezzo chilo di bronzo in tasca?

già il fatto che circolassero monete spezzate( assi) testimonia che la moneta spicciola era in via di trasformazione e che le transazioni si basavano sul denario e i suoi sottomultipli argentei prevalentemente. 

Modificato da Tinia Numismatica

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Ho scritto esattamente il contrario. Mi pare ovvio che le coniazioni in bronzo non fossero destinate al pagamento degli oneri militari.

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4 minuti fa, Rapax dice:

Ho scritto esattamente il contrario. Mi pare ovvio che le coniazioni in bronzo non fossero destinate al pagamento degli oneri militari.

Avevo inteso diversamente il tuo discorso. 


Inviato

Di “buchi” ce ne sono eccome ma non mi riferivo al periodo degli albori, ma alle fasi successive. Dall’80 al 50, vuoto totale, dal 150 al 100 abbiamo solamente 20 tipi dell’asse contro gli oltre 150 di denario... se prendiamo in esame  il trentennio 140-110 siamo a quota zero

 

 

anche qui non ho chiarissimo cosa intendi con”buchi” 


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