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La bizzarria di Bernabò Visconti


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Inviato

Molte sono le bizzarrie di personaggi di spicco in epoca medievale, una speciale menzione merita il signore di Milano Bernabò Visconti (1323 - 1385). Si racconta che avesse una passione forte per le donne in carne , e qui nulla di così bizzarro. Oltre a questa passione aveva l'abitudine di inventarsi metodi di tortura, il più particolare era quello di legare il prigioniero e di far cadere sulla sua fronte una goccia naturalmente sgorgante dal soffitto. Una sorta di tortura cinese. La goccia con il tempo avrebbe dovuto far uscire di testa e letteralmente scavare la testa del malcapitato. Insomma un personaggio davvero malefico anche in confronto ai potenti dell'epoca. La bizzarria più grande fu quella di ospitare all'interno del palazzo circa cinquemila cani. Ogni cane era dato alle cure di un suddito che doveva recarsi al palazzo ogni giorno. Se il cane veniva trovato sottopeso o malandato il suddito pagava con la vita. Il palazzo prese il nomignolo di Ca’ di Can  ovvero "Casa dei Cani". Da questo parrebbe derivare l'espressione milanese alla "cà di can", ovvero "alla casa del cane" per indicare l'angoscia di recarsi dal signore in tali circostanze. Una errata traduzione sembrerebbe aver storpiato la frase in "alla ca**o di cane", significante "lavorare male, con nessun criterio".

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Il monumento equestre di Bernabò al Castello Sforzesco.

Nonostante queste bizzarrie Bernabò Visconti è passato alla storia come un decisionista dal pugno di ferro che seppe tenere le redini di una delle Signorie più potenti della penisola. Ebbe la fortuna di avere a fianco una donna di carisma come Regina della Scala.

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Inviato

La storia di Bernabò  è molto complessa e sfaccettata,  in quanto molto complesso fu il personaggi. È quindi impossibile racchiudere in poche righe quello che fu uno degli artefici della politica italiana per più di 35 anni nel mezzo del '300.

Moltissimi sono gli aneddoti e le leggende, molte senza alcun fondamento storico,  a lui attribuite.

Contribuì molto la morbosità popolare soprattutto dell'800 a richiedere novelle e storie truculente, a romanzieri piu attenti alla fama che alla verità  storica, ci rimise solo Bernabò. Ma del resto la dannatio memoria  del nipote Gian Galeazzo aveva già ben operato 500 anni prima.

Non si sa se gli piacessero le donne in carne, ma sicuramente le donne in generale, visto che tra legittimi e naturali ebbe circa 35 figli,  tutti  , tranne la povera Bernarda,  ben collocati e maritati.

 

 

 

 

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Inviato
Il 23/9/2019 alle 21:04, Archivio dice:

Il palazzo prese il nomignolo di Ca’ di Can  ovvero "Casa dei Cani". Da questo parrebbe derivare l'espressione milanese alla "cà di can", ovvero "alla casa del cane" per indicare l'angoscia di recarsi dal signore in tali circostanze. Una errata traduzione sembrerebbe aver storpiato la frase in "alla ca**o di cane", significante "lavorare male, con nessun criterio".

 

Bah ... sul modo di dire Fare un lavoro alla ca..o di cane sono state fatte molte ipotesi più o meno fantasiose.

Sta di fatto che che c'è il modo di dire Fare un lavoro del ca..o come c'è quello Fare un lavoro da cane.

Per me si tratta solo di "rafforzare" l'espressione unendo i due modi di dire. Tutto qua.


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