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L' acqua piu' buona


Risposte migliori

Inviato

E' risaputo che Roma e' una Citta' ricca di acqua , acqua antica e acqua moderna , fornita un tempo da ben 11 o 14 acquedotti tra grandi e piccoli , numero variabile a secondo dei nomi utilizzati , oggi il numero e' di molto inferiore , solo cinque acquedotti , ma che di contro trasportano a Roma piu' volume d' acqua rispetto all' antichita' per essere abitata oggi dal triplo di abitanti .

Naturalmente non tutte le acque che arrivavano a Roma antica erano di uguale qualita' , molto dipendeva dal luogo della sorgente , cioe' dal tipo di terreno nel quale si captava l' acqua sorgiva .

L' acqua migliore come qualita' e purezza che giungeva ai Romani antichi ed anche ai moderni , in quanto l' acquedotto fu restaurato da Papa Pio IX nel 1870 , e' quella Marcia , il naturalista Plinio il Vecchio la definì “clarissima aquarum omnium”.

Una delle migliori e complete descrizioni storiche ed archeologiche dell' acqua Marcia ci giunge dall' Archeologo romano Rodolfo Lanciani vissuto a cavallo del XIX e XX secolo , che cosi' ne parla :

“Nell' anno 144 a. C. il Senato , resosi conto che l' aumento demografico di Roma aveva fortemente diminuito l' aliquota pro capite d' acqua in distribuzione , decise la riparazione di due vecchi acquedotti e la costruzione di uno nuovo . Venne stanziata una somma di 8 milioni di Sesterzi per tutto il programma . Fu incaricato dei lavori Quinto Marcio Rex che seleziono' una serie di sorgenti ai piedi del Monte della Prugna , nel territorio di Arsoli vicino al confine con l' Abruzzo , a 4437 metri a destra del trentaseesimo miglio della Via Valeria . Dopo parecchi anni di infaticabile lavoro Quinto Marcio ebbe la soddisfazione di portare l' opera fino ad una grande mostra d' acqua sulla sommita' del Campidoglio . Agrippa riparo' questo acquedotto nel 33 a. C. , poi Augusto ne duplico' il volume d' acqua nel 5 a. C. con l' aggiunta dell' Aqua Augusta ; Tito da una lapide : “rivom aquae Marciae vetustate dilapsum et aquam quae in usum esse desierat reduxit” . Settimio Severo nel 196 ne aumento' ancora il volume con destinazione alle Termae Severianae ; nel 212 /213 , Caracalla da altra lapide : “Aquam Marciam variis kasibus impeditam , purgato fonte , excisis et perforatis montibus , adquisito fonte novo Antininiano , in Urbem perducendam curavit” e costrui' un nuovo ramo lungo quattro miglia per derivarla alle sue Terme . Infine al restauro dell' acquedotto gli Imperatori Arcadio e Onorio dedicarono i proventi della confisca dei beni del Comes Gildone , ribellatosi i Africa . L' acqua Marcia seguiva la riva destra dell' Aniene fino a San Cosimato dove girava intorno a Monte Ripoli , di fronte a San Gericomio e San Gallicano . Qui comincia una linea di viadotti e ponti , i piu' straordinari che si possono vedere nei dintorni di Roma . Essendo il corso della Marcia (e degli altri tre compagni : l' Anio Vetus , la Claudia e l' Anius Novus) , trasversale alle diverse vallate che solcano il pianoro e mantenendosi a mezza altezza tra il fondovalle e le alture soprastanti , gli ingegneri romani hanno dovuto realizzare una serie di ponti e di gallerie , molti dei quali si conservano perfettamente .

I ponti sono in tutto sette :

Ponte Lupo nella Valle dell' Acqua Rossa , passaggio di quattro acquedotti : Marcia , Anio Vetus , Anio Novus e Claudia , piu' una strada carrozzabile e una corsia per cavalcature .

In principio questo Ponte era stato costruito soltanto per l' Anius Vetus con altezza di metri 11,20 , lunghezza 81,10 metri e larghezza 2,75 metri . Dopo l' aggiunta della Marcia divento' alto metri 16,60 , lungo 88,90 e largo 12 metri . Aggiunta anche la Claudia e l' Anio Novus divenne alto 32 metri , lungo 155 e largo 14 metri senza contare i contrafforti ben visibili in foto . Nel Ponte Lupo e nelle gallerie che vi convergono sono rappresentate tutte le eta' e tutti gli stili costruttivi .

Ponti dell' Inferno nella Valle omonima , per il passaggio delle acque Claudia e Anio Novus .

Ponti delle Forme Rotte per gli stessi acquedotti di sopra , nella Valle San Gregorio .

Ponte di San Pietro sempre nella Valle delle Forme Rotte , per il passaggio della Marcia .

Ponte San Giovanni sempre nella stessa Valle per il passaggio dell' Anio Vetus , il Ponte venne rifatto da Augusto in opera reticolata e piu' tardi in mattoni da un altro Imperatore di epoca tarda .

Da Gallicano fino a sesto miglio della Via Latina la Marcia procede in canale sotterraneo ; da li' fino a Porta Maggiore , Porta San Lorenzo e l' attuale stazione ferroviaria la Marcia era sostenuta da una serie di archi poco meno che trionfali , in blocchi di tufo con cornice di travertino , le stesse arcate servirono poi per la Tepula e la Julia".

Recentemente il Ponte Lupo e' stato oggetto di un programma di Freedom a cura di Roberto Giacobbo dal titolo : Il Gigante dell' Acqua , questo il video :

https://www.mediasetplay.mediaset.it/video/freedomoltreilconfine/ponte-lupo-il-gigante-dellacqua_F309377001009C23

Acquedotto Marcio , Ponte Lupo.jpg

Acquedotto Marcio , Ponte Lupo.bjpg.jpg

Acquedotto Marcio , Ponte Lupo.cjpg.jpg

Acquedotto Marcio , Ponte Lupo.djpg.jpg

Acquedotto Marcio vicino Tivoli.jpg

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Inviato (modificato)

Un Denario commemorativo di Marcio Filippo emesso nel 56 a. C. , probabile pronipote di Marcio Rex , a ricordo della costruzione dell' Acquedotto costruito dall' avo qualche anno dopo il 144 a. C.  

La moneta dimostra anche che sopra le arcate dell' Acquedotto era presente una strada percorribile allo scopo di attraversare , come un moderno viadotto , la Valle sottostante ; sul dritto l' effige del Re Anco Marzio o Marcio della Gens Marcia .  

marcia28.10.jpg

Modificato da Legio II Italica

Inviato

Un quadro del Ponte Lupo dipinto dal pittore Franz Roesler nel 1898 rende l' immagine del Ponte attraversato da un modesto fiumiciattolo che in eta' classica doveva essere un vero e proprio fiume ; inoltre fa capire come in quasi 22 secoli l' acqua sia completamente scomparsa , oggi esiste solo un greto asciutto . Le falde acquifere stanno ritirandosi .

Ponte-lupo-Poli.jpg

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Inviato

Bellissima e interessantissima storia. Letta molto volentieri!! 

  • Grazie 1

Inviato
1 ora fa, DOGE82 dice:

Bellissima e interessantissima storia. Letta molto volentieri!! 

Ti ringrazio per l' apprezzamento dimostrato , se rintraccio altre notizie sull' argomento , le pubblichero' .

  • Grazie 1

Inviato
3 ore fa, Legio II Italica dice:

Ti ringrazio per l' apprezzamento dimostrato , se rintraccio altre notizie sull' argomento , le pubblichero' .

Grazie. Scrivi sempre cose molto interessanti! 


Inviato

Grazie @417sonia , per la preziosa testimonianza storica di Venezia a proposito dell' approvvigionamento idrico ; quello dell' acqua dolce era un problema che assillava molte Citta' prima che venissero "inventati" gli acquedotti che portavano il prezioso liquido da distanze notevoli , nel caso della Marcia la sorgente era a circa 90 chilometri da Roma , in epoca regia e della prima Repubblica si utilizzava quella del Tevere oppure le varie sorgenti che sgorgavano dentro Roma , ma naturalmente era un mal vivere e bisogno' attendere che Appio Claudio costruisse il primo acquedotto di Roma , quello dell' Aqua Appia intorno al 300 a.C.


Supporter
Inviato
Il ‎17‎/‎07‎/‎2019 alle 11:30, Legio II Italica dice:

E' risaputo che Roma e' una Citta' ricca di acqua , acqua antica e acqua moderna , fornita un tempo da ben 11 o 14 acquedotti tra grandi e piccoli , numero variabile a secondo dei nomi utilizzati , oggi il numero e' di molto inferiore , solo cinque acquedotti , ma che di contro trasportano a Roma piu' volume d' acqua rispetto all' antichita' per essere abitata oggi dal triplo di abitanti .

Naturalmente non tutte le acque che arrivavano a Roma antica erano di uguale qualita' , molto dipendeva dal luogo della sorgente , cioe' dal tipo di terreno nel quale si captava l' acqua sorgiva .

L' acqua migliore come qualita' e purezza che giungeva ai Romani antichi ed anche ai moderni , in quanto l' acquedotto fu restaurato da Papa Pio IX nel 1870 , e' quella Marcia , il naturalista Plinio il Vecchio la definì “clarissima aquarum omnium”.

Una delle migliori e complete descrizioni storiche ed archeologiche dell' acqua Marcia ci giunge dall' Archeologo romano Rodolfo Lanciani vissuto a cavallo del XIX e XX secolo , che cosi' ne parla :

“Nell' anno 144 a. C. il Senato , resosi conto che l' aumento demografico di Roma aveva fortemente diminuito l' aliquota pro capite d' acqua in distribuzione , decise la riparazione di due vecchi acquedotti e la costruzione di uno nuovo . Venne stanziata una somma di 8 milioni di Sesterzi per tutto il programma . Fu incaricato dei lavori Quinto Marcio Rex che seleziono' una serie di sorgenti ai piedi del Monte della Prugna , nel territorio di Arsoli vicino al confine con l' Abruzzo , a 4437 metri a destra del trentaseesimo miglio della Via Valeria . Dopo parecchi anni di infaticabile lavoro Quinto Marcio ebbe la soddisfazione di portare l' opera fino ad una grande mostra d' acqua sulla sommita' del Campidoglio . Agrippa riparo' questo acquedotto nel 33 a. C. , poi Augusto ne duplico' il volume d' acqua nel 5 a. C. con l' aggiunta dell' Aqua Augusta ; Tito da una lapide : “rivom aquae Marciae vetustate dilapsum et aquam quae in usum esse desierat reduxit” . Settimio Severo nel 196 ne aumento' ancora il volume con destinazione alle Termae Severianae ; nel 212 /213 , Caracalla da altra lapide : “Aquam Marciam variis kasibus impeditam , purgato fonte , excisis et perforatis montibus , adquisito fonte novo Antininiano , in Urbem perducendam curavit” e costrui' un nuovo ramo lungo quattro miglia per derivarla alle sue Terme . Infine al restauro dell' acquedotto gli Imperatori Arcadio e Onorio dedicarono i proventi della confisca dei beni del Comes Gildone , ribellatosi i Africa . L' acqua Marcia seguiva la riva destra dell' Aniene fino a San Cosimato dove girava intorno a Monte Ripoli , di fronte a San Gericomio e San Gallicano . Qui comincia una linea di viadotti e ponti , i piu' straordinari che si possono vedere nei dintorni di Roma . Essendo il corso della Marcia (e degli altri tre compagni : l' Anio Vetus , la Claudia e l' Anius Novus) , trasversale alle diverse vallate che solcano il pianoro e mantenendosi a mezza altezza tra il fondovalle e le alture soprastanti , gli ingegneri romani hanno dovuto realizzare una serie di ponti e di gallerie , molti dei quali si conservano perfettamente .

I ponti sono in tutto sette :

Ponte Lupo nella Valle dell' Acqua Rossa , passaggio di quattro acquedotti : Marcia , Anio Vetus , Anio Novus e Claudia , piu' una strada carrozzabile e una corsia per cavalcature .

In principio questo Ponte era stato costruito soltanto per l' Anius Vetus con altezza di metri 11,20 , lunghezza 81,10 metri e larghezza 2,75 metri . Dopo l' aggiunta della Marcia divento' alto metri 16,60 , lungo 88,90 e largo 12 metri . Aggiunta anche la Claudia e l' Anio Novus divenne alto 32 metri , lungo 155 e largo 14 metri senza contare i contrafforti ben visibili in foto . Nel Ponte Lupo e nelle gallerie che vi convergono sono rappresentate tutte le eta' e tutti gli stili costruttivi .

Ponti dell' Inferno nella Valle omonima , per il passaggio delle acque Claudia e Anio Novus .

Ponti delle Forme Rotte per gli stessi acquedotti di sopra , nella Valle San Gregorio .

Ponte di San Pietro sempre nella Valle delle Forme Rotte , per il passaggio della Marcia .

Ponte San Giovanni sempre nella stessa Valle per il passaggio dell' Anio Vetus , il Ponte venne rifatto da Augusto in opera reticolata e piu' tardi in mattoni da un altro Imperatore di epoca tarda .

Da Gallicano fino a sesto miglio della Via Latina la Marcia procede in canale sotterraneo ; da li' fino a Porta Maggiore , Porta San Lorenzo e l' attuale stazione ferroviaria la Marcia era sostenuta da una serie di archi poco meno che trionfali , in blocchi di tufo con cornice di travertino , le stesse arcate servirono poi per la Tepula e la Julia".

Recentemente il Ponte Lupo e' stato oggetto di un programma di Freedom a cura di Roberto Giacobbo dal titolo : Il Gigante dell' Acqua , questo il video :

https://www.mediasetplay.mediaset.it/video/freedomoltreilconfine/ponte-lupo-il-gigante-dellacqua_F309377001009C23

Acquedotto Marcio , Ponte Lupo.jpg

Acquedotto Marcio , Ponte Lupo.bjpg.jpg

Acquedotto Marcio , Ponte Lupo.cjpg.jpg

Acquedotto Marcio , Ponte Lupo.djpg.jpg

Acquedotto Marcio vicino Tivoli.jpg

Ciao @Legio II Italica,

una discussione molto interessante e scritta molto bene, davvero !

Ho un dubbio: dove si trova esattamente il Ponte Lupo?

Buona serata.

Stilicho

  • Grazie 1

Inviato
9 ore fa, Stilicho dice:

Ciao @Legio II Italica,

una discussione molto interessante e scritta molto bene, davvero !

Ho un dubbio: dove si trova esattamente il Ponte Lupo?

Buona serata.

Stilicho

Ciao @Stilicho grazie per l' interessamento al post . Il Ponte Lupo si trova tra Gallicano e Poli (RM) ma per visitarlo occorrono a piedi circa due ore tra andata e ritorno e il tragitto e' meglio non farlo in solitaria ma in gruppo ; come dice Giacobbo nel video inserito in apertura post , se il Ponte fosse stato in qualsiasi posto d' Europa magari avrebbero aperto un autostrada per raggiungerlo facilmente , per la difficolta' di raggiungerlo si trova oggi in condizioni di semi abbandono ? . Speriamo che i Comuni confinanti al Ponte si organizzino per preservare questo "Gigante dell' Acqua" dalla rovina e per dare opportunita' anche alle generazioni future di godere di una delle piu' ardite costruzioni ingegneristiche degli antichi Romani .

Per maggiori informazioni : http://www.tibursuperbum.it/ita/escursioni/gallicano/PonteLupo.htm

Un saluto

  • Grazie 1

Supporter
Inviato

Buona giornata

I veneziani non potevano però limitarsi a bere solo acqua piovana , le scorte di acqua potabile potevano essere integrate attingendo acqua dal fiume Brenta (la Brenta in veneziano) grazie all'opera degli “Acquaioli o Burchieri” che provvedevano al trasporto dell'acqua del fiume su barche (burchi) fino a Venezia e qui scaricata nei pozzi con delle canaline in legno (gorne); i capricci della meteorologia e la possibilità che i pozzi stessi e la foce del Brenta venissero inquinati erano comunque una spada di Damocle che li preoccupava incessantemente.

Burchieri che, con le gorne, riempiono i pozzi.

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Il corso del fiume Brenta era già stato deviato (insieme a quelli di altri corsi d'acqua), fin dal XII secolo, perché dalla sua foce entravano in laguna troppi detriti e quest'ultima si stava interrando, tanto che si stava creando una lingua di terra che avrebbe unito Venezia a Lizza Fusina in terraferma.

Con importanti lavori di ingegneria idraulica chiamati “intestadure”, la foce naturale del Brenta era stata sbarrata con un argine e spostata di vari chilometri più a sud, allungando il suo corso che veniva fatto scorrere parallelo al litorale della laguna e convogliato nel canale Resta d'aglio; questa operazione era stata denominata “tajada” (tagliata). A tutti i barcaioli era fatto divieto di superare l'argine per passare dalla laguna al Brenta e viceversa, le imbarcazioni dovevano seguire il nuovo corso.

Nella seconda metà del 1500 veniva costruito, a cavallo dell'argine, un macchinario detto il “carro” che, mediante un sistema di piattaforme mobili, scivoli, cime e verricelli mossi da forza motrice animale, sollevava i burchi e consentiva il superamento dell'argine, dall'una all'altra parte; così facendo si dimezzava l'uso di burchi e si evitava il trasbordo dell'acqua dalla barca sita nel Brenta alla barca sita in laguna.

Schema del "carro"

Carro.thumb.jpg.1e2a0fa932e965a3320f58b6eeeb53d2.jpg

Schema topografico dell'argine a Lizza Fusina e della posizione del carro"

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Il divieto di scavallare l'argine con le barche venne abrogato per le sole esigenze degli “Acquaioli”.

saluti

luciano

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Inviato (modificato)

Salve , altre notizie riguardo all' argomento principale del Post : la foto sottostante mostra la sezione del canale sotterraneo dell' acquedotto in un punto in cui emerge da sotto terra nei pressi del Casale chiamato Roma Vecchia , le lettere in rosso indicano : A canale della Marcia , B resti delle Tepula collocata sopra , C rinforzo , forse del periodo adrianeo , D altro rinforzo forse del periodo severiano , P canale dell' Acqua Felice di Papa Sisto V , F - F' , arcate dell' acquedotto della Claudia e dell' Anio Novus .

Foto tratta dallo stesso scritto del Lanciani di cui sopra .

DSCN2912.JPG

Modificato da Legio II Italica
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Inviato
10 ore fa, Legio II Italica dice:

Ciao @Stilicho grazie per l' interessamento al post . Il Ponte Lupo si trova tra Gallicano e Poli (RM) ma per visitarlo occorrono a piedi circa due ore tra andata e ritorno e il tragitto e' meglio non farlo in solitaria ma in gruppo ; come dice Giacobbo nel video inserito in apertura post , se il Ponte fosse stato in qualsiasi posto d' Europa magari avrebbero aperto un autostrada per raggiungerlo facilmente , per la difficolta' di raggiungerlo si trova oggi in condizioni di semi abbandono ? . Speriamo che i Comuni confinanti al Ponte si organizzino per preservare questo "Gigante dell' Acqua" dalla rovina e per dare opportunita' anche alle generazioni future di godere di una delle piu' ardite costruzioni ingegneristiche degli antichi Romani .

Per maggiori informazioni : http://www.tibursuperbum.it/ita/escursioni/gallicano/PonteLupo.htm

Un saluto

Non lo conoscevo affatto. Ho imparato qualcosa. Un'opera davvero imponente che meriterebbe ben altra attenzione.

Buona serata

Stilicho


Inviato

Tra le ardite costruzioni ingegneristiche degli antichi Romani (post10) valgono un cenno i ponti degli acquedotti di Gard e Segovia .

L'interessante riferimento alle cisterne sotterranee di Venezia (post11) un poco ricorda l'Idume, il fiume che scorrerebbe per lungo tratto sotterraneo sotto il centro città di Lecce, con accessi da alcuni edifici, e che a quei cittadini avrebbe anche fornito nei tempi, un qualche contributo idrico . 

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Inviato

Buona giornata

A questo punto ritengo utile dare qualche informazione economica-monetaria:

A cavallo del 1500 è stato stimato che l'uso di acqua potabile in Venezia era di circa 22.000 m3, due terzi dei quali di origine pluviale ed il rimanente terzo di provenienza fluviale.

L'attività di rifornimento dell'acqua, come spesso accadeva a Venezia, veniva appaltata dallo Stato a privati; tra i tanti e per parecchi anni in questo periodo, la famiglia di ca' Pesaro ed altri soci, fu quella che assunse tale appalto.

L'acqua potabile fornita al popolo tramite i pozzi era gratuita, mentre l'acqua non potabile, anch'essa contenuta in apposite cisterne e destinata ad uso delle arti e dei mestieri, doveva essere pagata (non ho trovato informazioni al riguardo); una legge disponeva che se qualcuno avesse usato l'acqua potabile fornita gratuitamente al popolo per mestiere e per guadagno, avrebbe dovuto rifornire a sue spese il pozzo dal quale l'aveva tratta, con l'acqua potabile contenuta in un burchio; oltre a ciò avrebbe subito pene pecuniarie e detentive.

La quantità d'acqua che un burchio poteva trasportare era di 240 "mastelli" ed un "mastello" aveva la capacità di circa 75,1 litri; il costo da tariffa per l'acqua era di 25 Soldi per burchio.

L'acqua potabile poteva essere venduta anche al dettaglio; questa veniva portata generalmente da donne (bigolanti) che portavano due secchie appese ad un bastone ritorto (bigolo) portato sulle spalle e andavano per le strade richiamando i clienti al grido “acqua mo”.

Stampa di una "bigolante"

Bigolante.jpg.0b9234c85b77eecf35cecbce97e17823.jpg

Alla data del 1493 (dogando Agostino Barbarigo) il costo dell'acqua era di 1 soldo per 8 secchie.

Esemplare di Soldo a nome del Doge Agostino Barbarigo:

1068350638_A.BarbarigoSoldinobis.jpg.37ac4e7e4d81822bda7f9342d719badf.jpg  1299770120_A.BarbarigoSoldino.jpg.0adf37f33d4334314dc378aa0917aacc.jpg

Tipo "Laus Tibi Soli" Argento gr 0,32 - mm 13

D/ AV ° BAR ° DVX ° S ° M ° V °, S. Marco stante porge il vessillo al Doge inginocchiato

R/ ° LAVS ° TIBI ° SOLI °, il Redentore stante su piedistallo, sul quale sono incise le iniziali del Massaro

Una "secchia" aveva la capacità di circa 10,6 litri e 6 secchie costituivano un barile della capacità di circa 64 litri.

Misure di capacità veneziane per i liquidi

Botte = 10 mastelli (o 2 caratelli) = 751 litri

Barile = 6 secchie = 64 litri

Se facciamo un paragone tra il costo dell'acqua venduta al dettaglio (quella dei pozzi era gratuita) ed il costo di alcune derrate alimentari e non nel 1509, rileviamo che era estremamente economica:

1 secchia di vino = 12 Soldi

1 pesce non pregiato = 1 Soldo

1 quinterno di carta da lettera = 3 Soldi

3,5 quarte di tela (60 centimetri ca ) = 6 Soldi

Sebbene vietato dalla legge, vi erano anche barcaioli che, pur non essendo iscritti all'Arte degli acquaioli, ma pagando la stessa, trasportavano acqua mediante imbarcazioni che, generalmente, erano adibite alla raccolta dei rifiuti (scoazzere); fortunatamente questi trasportavano l'acqua in botti e/o barili e non sciolta. Considerato che il trasporto dell'acqua veniva effettuato esclusivamente su mandato ed i capi contrada erano edotti del nome e cognome del caricatore, nonché della sagoma della barca affinché potesse controllare ….. c'è da credere che tanti chiudessero entrambi gli occhi.

saluti

luciano

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Inviato

Salve , chi avesse altre notizie , come sta inserendole @417sonia , su questo particolare argomento , inerente solo l' approvvigionamento idrico delle antiche Citta' italiche o medievali italiane : acquedotti , pozzi , sorgenti , ecc. , e' invitato a pubblicarle allo scopo di avere un quadro piu' ampio su questo essenziale argomento che poteva decidere della vita o della morte di una Citta' .


Supporter
Inviato

Buon pomeriggio

A cavallo del 1500 ci furono, in verità, progetti per la costruzione di un acquedotto che portasse l'acqua a Venezia dalla terraferma, una costruzione fissa che avrebbe fatto risparmiare non pochi denari allo Stato ed evitato tutto il lavoro di trasbordo dell'acqua dal Brenta alla laguna, ma l'aggressione subita dalla Serenissima nella guerra di Cambrai (1508-1516), bloccò questa aspirazione.

Per ben due volte i nemici arrivarono ad un tiro di schioppo dalla città; salendo sul campanile di San Marco si potevano vedere i roghi delle case messe a sacco a Mestre e Fusina; cosa sarebbe successo se ci fosse stato un acquedotto in muratura tra la terraferma e Venezia? Certamente avrebbe facilitato i nemici che avrebbero potuto usarlo come ponte ed accedere alla città; Venezia non sarebbe stata più isolata e protetta dalla sua laguna.

La crisi finanziaria che seguì, ipotecò le finanze per decenni ed il progetto di un acquedotto venne accantonato; poi arrivò la peste nel 1575, che causò più di 50.000 decessi nei successivi due anni; praticamente morì per il morbo un veneziano su tre. Non c'erano soldi da spendere se non per dare seguito al voto fatto per ottenere l'aiuto divino ed edificare la famosa Basilica del Redentore progettata da Andrea Palladio, a ringraziamento della cessazione dell'epidemia.

Basilica del Redentore:

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Bisogna attendere il 1609 per vedere nuove iniziative idrauliche che interessino l'approvvigionamento di acqua dolce a Venezia, quando il proto Cristoforo Sabbadino sentenziò che si doveva: “tuor l'aqua dolce al Dolo”.

A questa data il canale del Brenta, dal quale si traeva l'acqua attraverso il “carro”, non garantiva più la salubrità di un secolo prima; veniva così deciso di smantellare l'antica struttura e di costruire la Seriola, un canale di circa un metro di larghezza e lungo circa 13,5 chilometri che, pescando l'acqua dal Brenta più a monte, in prossimità del paese di Dolo, la convogliava verso delle apposite vasche di decantazione lungo il percorso, atte a garantire la sua depurazione e che la faceva arrivare fino a Maranzani, una frazione di Fusina, distante da questa circa 11 chilometri: in questa nuova ubicazione avveniva il trasbordo dell'acqua sui burchi.

Sulla Seriola era interdetta la navigazione e qualsiasi attività che ne pregiudicasse la salubrità; nel punto di congiunzione tra il Brenta e la Seriola, la Serenissima posava una lastra di marmo con inciso un bel leone di San Marco e sotto la scritta HINC VRBIS POTVS (di qui l'acqua potabile per la città); scritta che ancora si conserva nella via Garibaldi di Dolo.

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Questa situazione continuò ben oltre la caduta della Serenissima e solo con la costruzione dell'acquedotto nel 1884 a Venezia si potrà avere l'acqua corrente e cosa mai vista prima di allora, anche le fontane, come quella installata – seppur provvisoriamente – in piazza San Marco.

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Con questo intervento ho terminato il racconto che riguarda l'acqua potabile a Venezia e ringrazio coloro che l'hanno apprezzato.

saluti

luciano

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Inviato

Speriamo che qualcuno prosegua per altre Citta' la storia dell' "acqua piu' buona" .


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