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Monete suoi millesimi e Avvenimenti


Litra68

Risposte migliori

2 ore fa, giuseppe ballauri dice:

Posto il rovescio della moneta di Leopoldo II del Belgio in quanto ieri ho "esaurito" la disponibiltà di bytes...

CiaoLeopoldoII_1873_r__resize.thumb.jpg.821399866735ea945a262a9fc5f58a43.jpg

Buonasera, Giuseppe, @giuseppe ballauri, bellissima moneta, bei rilievi, di  piacevole impatto visivo, grande modulo, deve essere un piacere rigirarla tra le dita.

Millesimo 1873.

Ho trovato sempre sul web queste notizie, se i nostri fratelli Lamonetiani lo desiderano possono approfondire i vari avvenimenti, inizio io con alcuni cenni della grande depressione.

P. S. Mi sa che devo rifare il riepilogo delle annate trattate. ? 

Saluti 

Alberto 

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Ciao a tutti, oggi posto una bella piastra millesimo 1842, interessante piastra direi di Ferdinando II. La moneta è del mio Amico Rocco, @Rocco68. Ho trovato sul web alcuni avvenimenti di quell'anno, aspetto anche i vostri. Magari cosa succedeva nel Regno delle due Sicilie. In merito alla scritta Bomba potremmo allungarci magari nel 48?

1842 Padova
Durante il congresso di Torino fu Padova la sede più votata per succedere a Firenze. Le autorità austriache diedero inopinatamente il consenso, nell’intento di non tradire paura e debolezza, oppure – come sospettarono i più maligni – per poter meglio esercitare un controllo sui partecipanti, considerando insufficienti le misure di sicurezza adottate dagli altri sovrani italiani. E in effetti le cautele preventive bloccarono alla frontiera più di un aspirante congressista. Facendo del sarcasmo sull’insicurezza che aveva spinto la Censura toscana a proibire, per qualche battuta nel commento bernesco del Guadagoli, il Lunario di Sesto Caio Baccelli, meglio conosciuto come lo Strolago di Brozzi, Giuseppe Giusti commentava: «Ma chi se ne meraviglia, dopo aver veduto mandare indietro dai felicissimi Stati austriaci due o tre avvocati e altri due o tre scienziati che andavano a quel Congresso. Con quarantamila caiserlicchi sul Ticino, aver paura di due o trecento dotti in cravatta bianca andati là a litigare sul volvulus batatas o sopra un ranocchio!».

Per litigare su patate e ranocchi si presentarono in 514, molti meno che a Firenze, anche per la coincidenza delle date con due congressi analoghi a Magonza e a Strasburgo. Accolti a detta di tutti con grande ospitalità dai professori della locale Università, gli scienziati si fermarono a Padova dal 15 al 29 settembre. Presidente generale fu eletto il conte Andrea Cittadella Vigodarzere, segretario perpetuo dell’Accademia di Padova, gradito all’Austria per una buona dose di prudenza e moderazione che lo aveva fin lì tenuto lontano dall’attività politica. Segretario generale il botanico dalmata Roberto De Visiani. Fra i responsabili e gli iscritti in generale alle 6 sezioni (Scienze mediche e chirurgia; Zoologia, anatomia e fisiologia comparate; Botanica e fisiologia vegetale; Geologia, mineralogia e geografia; Fisica, chimica e matematica, Agronomia e tecnologia) il medico Giacomo Andrea Giacomini, l’oftalmologo Leovigildo Paolo Fario, i botanici Lorenzo Berlese e Giuseppe Meneghini, il geologo Lodovico Pasini, il chimico Bartolomeo Bizio, i matematici Giusto Bellavitis e Giuseppe Belli, Antonio Tommaso Catullo, professore di Storia naturale. Ma anche amatori, come l’abate Giuseppe Barbieri, teologo e filologo perseguitato dagli austriaci per le sue simpatie liberali, l’abate Iacopo Bernardi, educatore e patriota, il grecista Giovanni Petrettini, l’abate Giuseppe Iacopo Ferrazzi, letterato dantista, poi allontanato dall’insegnamento per decreto del maresciallo Radetzky. Fra gli stranieri il geologo Jean Baptiste Julien d'Omalius d'Halloy, il fisiologo vegetale e paleontologo Franz Unger, il geografo Jakob Gräberg, l’orientalista Joseph Toussaint Reinaud, maestro di Michele Amari.

Pietro Selvatico Estense scrisse una nuova guida di Padova per i partecipanti, che ricambiarono donando al Municipio un busto di Melchiorre Cesarotti loro offerto e inaugurato con cerimonia pubblica. Il Caffè Pedrocchi fu ristrutturato e ampliato per aver l’agio di raccogliere un numero di persone fuori dall’ordinario. La festa di gala fu alla villa di Strà, ospite il conte Aloisio Pálffy, governatore delle province venete.

 

Saluti 

Alberto 

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Supporter

Io ho trovato anche:

inoltre:

Christian Doppler, fisico austriaco, scopre l'effetto che porta il suo nome, e che sarà strumento di importanti progressi in molti campi scientifici;

John Bennet Lewis inventa, brevettandoli, i Fertilizzanti chimici agricoli basati sui perfosfati.

 

 

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Era noto che Ferdinando II soffrisse di una sorta di complesso di inferiorità nei confronti degli scienziati, perchè considerato rozzo ed illetterato. Capitò quindi che: 

"Sbarcato appositamente nel 1844 a Napoli senza passaporto e in divisa da colonnello della Repubblica di San Marino, Carlo Luciano Bonaparte riuscì a convincere Ferdinando II di Borbone re delle Due Sicilie ad accogliere nella propria capitale il settimo congresso degli scienziati. Era giunta anche una lettera di Leopoldo II di Toscana, affinché fossero aperte le porte di Napoli. Pur disorientato dai consigli contraddittori dei propri collaboratori, alla fine il sovrano si risolse ad acconsentire. «Spirava l’aura mossa dal Gioberti – interpretava Luigi Settembrini – e il Re, che sapeva di essere tenuto come nemico di ogni sapere, per mostrar falsa l’accusa, volle il Congresso, ed ordinò che gli scienziati fossero accolti ed ospitati splendidamente, ed invitati anche a Corte».

La riunione si svolse dal 20 settembre al 5 ottobre 1845. Dei 1613 intervenuti molti erano i regnicoli, presenti per la prima volta e provenienti da tutte le province, al di qua e al di là del Faro". 

Non fu un'ottima idea per Ferdinando II che li aveva accolti come dei Principi. Una volta arrivati a casa si accanirono con i racconti sulle condizioni in cui versava il popolo ( esagerando le condizioni negative ) e dimenticando presto i sontuosi banchetti e gli alloggi principeschi in cui avevano dimorato. 

Interessantissima la piastra con la sovraimpressione di "BOMBA". 

Tratto dall'ottimo libro di Mario Pin " Le piastre da 120 Grana di Ferdinando II di Borbone" posto la pagina dove sono descritte diverse Piastre con questa dicitura. 

Allo stesso tempo, considerato che queste Piastre hanno un valore superiore a quelle "normali", Vi chiederei come si può distinguere una sovraimpressione "falsa", eseguita magari ai nostri tempi, rispetto a quelle genuine. In passato ne ho trovate un paio ma non mi convincevano ed ho lasciato stare. 

Ciao 2144996433_REBOMBA_001.thumb.jpg.cf0f59c528bccd792a9d577bfdb2561b.jpg

 

 

 

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Buonasera a tutti, sarò ripetitivo ma amo leggere  i vostri interventi. 

Giuseppe, questa Piastra del 1842 con ben due contromarche BOMBA.... Mi fu proposta anni fa dal grande Morello di Latina... Non potei rifiutare, primo perché mi garantii della sua autenticità e poi perché il prezzo era veramente basso. 

Ora non si potrebbero acquistare a poco. 

Tempo fa aprii una discussione in sezione "monete e Medaglie delle due Sicilie....." 

"Contromarche BOMBA, autenticazione" 

 

 

Modificato da Rocco68
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Grazie Rocco e Litra68, ho letto le varie discussioni ( anche se un po' frettolosamente perchè in questi giorni ho degli impegni). Penso sia una tematica ancora da studiare ed in qualche caso controversa. 

La discussione termina con un intervento di Rex Neap che lascia aperta la porta e fa riflettere: .... ma quali furono le vere motivazioni dei rivoluzionari nell'apporre sulle monete queste contromarche ?

Non mi addentro nella discussione perchè non ho esperienze di queste monete. In effetti però se si considerano altre monete satiriche o di critica politica, il particolare preso di mira è il volto. E' comunque strano che "BOMBA" o "OLIM BOMBA" sia apposto sul Collo o nella Legenda invece che sul volto. Inoltre avevo delle riminiscenze Liceali sulla parola latina "OLIM" ( mi costò un brutto voto in una traduzione ), in quanto non ha il corrispettivo italiano. La traduzione più semplice è "una volta" in senso temporale, ma ( riporto il significato del Dizionario Olivetti ?

ōlim 
avverbio

parte del discorso non declinabile

1 (riferito al passato) una volta, un tempo
2 (riferito al futuro) un giorno, in avvenire
3 da tempo, da molto tempo
4 talvolta, talora, di solito

Quindi traduzione comune: "...un tempo Re per grazia di Dio" ma se OLIM non fosse considerata parte delle Legenda e fosse unita a "BOMBA" potrebbe significare "Bomba da molto tempo ( o di solito )" e potrebbe anche spiegare perchè sono contromarcate le Piastre degli ultimi anni ( ormai a 8-10 anni dalla repressione di Messina). E' una mia personale interpretazione che non ha nessuna pretesa. 

Altra domanda: perchè i "mazziniani, carbonari o rivoluzionari - che dir si voglia " rendevano di fatto non spendibile un 120 Grana ( penso fosse una bella cifra e si potessero comperare molte cose ) ? Ai fini della propaganda sarebbe stato meglio marcare dei Tornesi e magari infilarli tra quelli normali. Probabilmente sarebbero passati in molte mani prima di essere ritirati. 

Certamente i 120 Grana contromarcati avrebbero potuto essere distribuiti ai compagni rivoluzionari, che potevano conservarli e magari ostentarli come appartenenti ad una certa fede politica. Però rischiavano la galera ( se non peggio). 

A questo punto: perchè non pensare che, almeno in parte, non siano stati "costruiti" da qualche "savoiardo"  negli anni vicini alla conquista del Regno delle Due Sicilie ?  Sarebbe stata una bella campagna denigratoria!  ( anche questa è una mia ipotesi personale non suffragata da prove ).

E' comunque una tematica interessante che penso riserverà ancora delle sorprese. 

Ciao

 

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Buongiorno a tutti, seguendo un non tanto immaginario, filo conduttore dagli anni 1842 e ai richiami del 48, oggi posto uno dei due ultimi arrivi Borbonici  in collezione Litra68 . Ferdinando II 120 grana millesimo 1856.

Riporto un riepilogo degli avvenimenti di quell'anno e un piccolo approfondimento di uno di essi, mi riferisco al trattato di Parigi, tra gli interventi trovo degno di nota quello di Camillo Benso Conte di Cavour. 

Tutto fonte Web. Buona lettura e aspetto vostri interventi. 


L'occupazione dei principati danubiani di Moldavia e Valacchia da parte della Russia provocò la reazione di Francia e Inghilterra che dichiararono guerra allo zar Nicola I il 27 marzo 1854.

Già il 10 aprile conclusero un trattato di alleanza, in cui affermarono di voler tutelare l'integrità dell'Impero ottomano e ristabilire così l'equilibrio in Europa.

Grazie all'abilità di Cavour – che riuscì tra l'altro a sventare una manovra tendente a legare la partecipazione al conflitto all' affossamento del disegno di legge sulla soppressione dei conventi e alla nascita di un ministero Revel – nel gennaio 1855 il Piemonte firmò un trattato di alleanza con Francia e Inghilterra, poi approvato dal Parlamento tra febbraio e marzo.

Conseguenza immediata del trattato fu la dichiarazione di guerra alla Russia, il 4 marzo 1855, e la spedizione in Crimea di quindicimila uomini; il corpo armato, guidato da Alfonso La Marmora, diede poi buona prova di sé il 16 agosto 1855 nella battaglia difensiva sul fiume Cernaia. Questa stessa battaglia fece fallire l'ultimo tentativo russo di rompere l'assedio di Sebastopoli.

Cavour poté quindi partecipare come plenipotenziario di uno Stato vincitore al Congresso che si aprì a Parigi il 25 febbraio 1856. L'attività del primo ministro sardo fu particolarmente intensa al di fuori delle sedute congressuali e mirò sostanzialmente ad ottenere che qualche mutamento della situazione italiana potesse attuarsi con l'appoggio francese e inglese. Come è noto, però, l'unico risultato concreto ottenuto dallo statista piemontese fu la discussione sull'Italia, che si tenne nella capitale francese l'8 aprile 1856.
In quell'occasione Cavour protestò contro l'occupazione dello Stato pontificio e sottolineò come la situazione interna delle Legazioni fosse peggiorata dopo il 1849.

Condannando poi la condotta seguita da Ferdinando II (come era stato già fatto, del resto, dai rappresentanti di Francia e Inghilterra) sostenne che proprio quel comportamento accresceva le forze del partito rivoluzionario e costituiva, quindi, un pericolo per il Piemonte e per l'Italia.

Proponendosi in ambito internazionale come portavoce di istanze di rinnovamento e come tutore di uno sbocco non rivoluzionario nella penisola, Cavour ottenne così con il Congresso di Parigi un ampio successo morale: il suo operato, infatti, approvato dal Parlamento subalpino nel maggio 1856, contribuì a rafforzare il ruolo-guida del Regno di Sardegna nel movimento nazionale

Saluti 

Alberto 

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Il 1856 è sicuramente un anno fondamentale per la futura Unità d'Italia. Camillo Benso Conte di Cavour inviò la cugina Contessa di Castiglione " la donna più bella del secolo " alla corte di Napoleone III che non fu insensibile alle sue grazie, avvicinando la Francia al Regno Sabaudo ed aiutandolo nel disegno unitario. Il Conte era politico abilissimo e non aveva molte remore morali. Abitò gran parte della vita in un castello di un paesino - Grinzane, nel cuore delle Langhe. Abitando ad una ventina di chilometri vado spesso in quei posti meravigliosi. Il Castello è sede di un museo enologico ed è permessa la visita agli appartamenti del Conte che hanno ancora i mobili originali. Interessante è il letto "a barca" che è molto corto e nessuno di noi riuscirebbe a dormire decentemente ( dicono però che il Conte fosse alto 150  cm scarsi ). 

Posto un po' di foto.

Ciao a Tutti.

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Figura molto amante della sua immagine la contessa.. personaggio particolare per i tempi.

Al giorno d'oggi potrebbe essere una fashion-blogger.

Aggiungo un immagine

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16 minuti fa, savoiardo dice:

Al giorno d'oggi potrebbe essere una fashion-blogger.

Gran bella donna comunque e sicuramente, come hai rilevato, molto moderna ! Figura criticabile, ma che  comunque che mi piace molto e dovremmo ritornare su Lei,  "numismaticamente"  parlando. Largo alle donne, soprattutto se sono belle ed intriganti ! ?

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5 ore fa, giuseppe ballauri dice:

Gran bella donna comunque e sicuramente, come hai rilevato, molto moderna ! Figura criticabile, ma che  comunque che mi piace molto e dovremmo ritornare su Lei,  "numismaticamente"  parlando. Largo alle donne, soprattutto se sono belle ed intriganti ! ?

Numismaticamente parlando è difficile, ma sicuramente la bellezza 800ensca è diversa dai valori di bellezza odierni.. 

La figura invece della contessa meriterebbe davvero degli approfondimenti, personaggio veramente particolare!

Comunque è  facile parlare di millesimi abbastanza vicini, in cui la storia ci aiuta, allontanarsi invece di qualche secolo lo trovo molto interessante, anche perché la"rete" ci aiuta meno.. chi vuole cimentarsi?

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9 ore fa, savoiardo dice:

allontanarsi invece di qualche secolo lo trovo molto interessante, anche perché la"rete" ci aiuta meno..

Purtroppo e Tu, essendo un esperto mi insegni, imprimere la data sulle monete è una consuetudine ( almeno per le monete Sabaude ) che comincia nel 1500 e sovente per la tecnica di coniazione è difficilmente leggibile. Devo vedere se riesco a trovarne almeno una da postare. 

Per oggi, con la nostra "De Lorean numismatica", viaggiamo al 1825 ( mi sembra manchi alla nostra collezione )

 In quell'anno morì Il Re Ferdinando I ( IV ) di Napoli, dopo 65 anni di Regno ( con qualche interruzione) . Lasciò il Regno nelle mani di Francesco I che non era molto portato a svolgere tale gravoso compito. Essendo appassionato di botanica ed agricoltura, delegò a personaggi non proprio capaci e di non specchiata moralità le questioni di Stato. Altre passioni furono: la famiglia ( ebbe 14 figli da 2 mogli ) e la caccia... soprattutto alle gonnelle ( che fossero nobildonne o popolane, purtroppo non esistendo ancora la "pillola" ebbe numerosi figli illegittimi ). Amante della buona tavola e tendente alla pinguedine a 40 anni ne dimostrava 20 di più. Morì a 53 anni ( 1830 ) lasciando il trono a quello che diventerà Ferdinando II.  

La moneta è una Piastra o 120 Grana del 1825 in buone condizioni ma con dei fondi "opachi" ed un colore tipo alluminio. Il peso ( 27,07 g ) ed il diametro sono congrui a tale tipo di moneta. 

Pertanto chiederei al nostro amico Rocco ed agli altri esperti del forum cosa ne pensano.

Ciao a Tutti

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1 ora fa, giuseppe ballauri dice:

Ho raggiunto il limite massimo di bytes e per adesso non posso postare il contorno.

Ciao Giuseppe, stavo appunto per chiederti le foto del taglio?

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4 ore fa, giuseppe ballauri dice:

Purtroppo e Tu, essendo un esperto mi insegni, imprimere la data sulle monete è una consuetudine ( almeno per le monete Sabaude ) che comincia nel 1500 e sovente per la tecnica di coniazione è difficilmente leggibile. Devo vedere se riesco a trovarne almeno una da postare. 

Per oggi, con la nostra "De Lorean numismatica", viaggiamo al 1825 ( mi sembra manchi alla nostra collezione )

 In quell'anno morì Il Re Ferdinando I ( IV ) di Napoli, dopo 65 anni di Regno ( con qualche interruzione) . Lasciò il Regno nelle mani di Francesco I che non era molto portato a svolgere tale gravoso compito. Essendo appassionato di botanica ed agricoltura, delegò a personaggi non proprio capaci e di non specchiata moralità le questioni di Stato. Altre passioni furono: la famiglia ( ebbe 14 figli da 2 mogli ) e la caccia... soprattutto alle gonnelle ( che fossero nobildonne o popolane, purtroppo non esistendo ancora la "pillola" ebbe numerosi figli illegittimi ). Amante della buona tavola e tendente alla pinguedine a 40 anni ne dimostrava 20 di più. Morì a 53 anni ( 1830 ) lasciando il trono a quello che diventerà Ferdinando II.  

La moneta è una Piastra o 120 Grana del 1825 in buone condizioni ma con dei fondi "opachi" ed un colore tipo alluminio. Il peso ( 27,07 g ) ed il diametro sono congrui a tale tipo di moneta. 

Pertanto chiederei al nostro amico Rocco ed agli altri esperti del forum cosa ne pensano.

Ciao a Tutti

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Non sono esperto in napoletane... anche se mia moglie è di Gragnano ?...

Ma questa moneta mi sembra strana.. voglio sentire cosa dicono gli esperti...

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Buonasera a tutti, 

La Piastra sembra autentica, forse i fondi opachi color alluminio sono dovuti al luogo dove è stata riposta la moneta. 

Non ho visto fino ad ora falsi d'epoca così curati nei particolari. 

Anche se questi conii dai rilievi bassi furono realizzati appositamente per prevenire la falsificazione. 

@giuseppe ballauri, la prima prova da fare è passare con il taglio della moneta su un foglio bianco.... Se è argento lascerà un segno scuro, se non è argento non segnerà il foglio.

Aspettiamo foto del taglio. 

Cordiali saluti 

Rocco 

 

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20 ore fa, savoiardo dice:

Numismaticamente parlando è difficile, ma sicuramente la bellezza 800ensca è diversa dai valori di bellezza odierni.. 

La figura invece della contessa meriterebbe davvero degli approfondimenti, personaggio veramente particolare!

Comunque è  facile parlare di millesimi abbastanza vicini, in cui la storia ci aiuta, allontanarsi invece di qualche secolo lo trovo molto interessante, anche perché la"rete" ci aiuta meno.. chi vuole cimentarsi?

Buonasera a tutti, @savoiardo, @giuseppe ballauri, veramente bei ritratti, ma soprattutto bella donna la Contessa, ho spulciato un po' tra le mie monete, ma di monete con ritratto femminile ne ho ben poche ma soprattutto recenti, mi sposto un pochino indietro nel tempo, solo che non ho una data ben precisa, per l'occasione usiamo un lasso temporale che va dal 1516 al 1519 se non sbaglio. 

La moneta, piuttosto malconcia e credo ammalata, è un Sestino di Giovanna di Castiglia (detta la Pazza) e di suo figlio Carlo. 

La moneta è collezione Litra68, le notizie storiche e avvenimenti sono come al solito fonte Web. 

Poi piano piano cercherò di andare ancora più a ritroso nel tempo. 

Buona lettura. 

Saluti 

Alberto 

Dalla morte del marito, 1506, e fino al 1520 Giovanna venne confinata, per ordine del padre, nel castello di Tordesillas, completamente isolata dal mondo esterno, e vi rimase anche quando - morto il padre Ferdinando, 23 gennaio 1516 a Madrigalejo - la Spagna, ormai unita, passò al figlio Carlo di Gand, poi meglio conosciuto, una volta divenuto imperatore, con il nome di Carlo V. Il 4 novembre 1517 Carlo si recò in visita alla madre che non vedeva da dieci anni, essendo stato allevato nelle Fiandre dalla zia Margherita. Di lei non ricordava le sembianze e aveva solo sentito descrivere la sua follia. L'incontro, peraltro, era dettato dalla necessità di ottenere la legittimazione all'assunzione del potere, ma la situazione per Giovanna non cambiò.

Carlo V
Carlo temeva le idee poco convenzionali della madre, specie per quanto riguarda la religione: un governo della madre avrebbe avuto effetti dirompenti su quegli interessi del clero e della nobiltà che si erano consolidati negli anni della reggenza di Ferdinando; avrebbe altresì escluso dalla gestione della corona lui e l'entourage fiammingo di cui era circondato e che si stava arricchendo enormemente alle sue spalle; un'incapacità mentale di Giovanna faceva comodo a molti e ovviamente gli interessati ne erano consapevoli. Carlo continuò la politica del nonno lasciando la madre nella stessa condizione in cui l'aveva trovata: prigioniera nel palazzo di Tordesillas.

«Egli sacrificò risolutamente la madre alla sua missione, come Filippo aveva sacrificato la moglie alla sua avarizia, come Ferdinando aveva immolato la figlia ai suoi piani politici.»

Carlo pose a custodia di Giovanna il marchese di Dénia, don Bernardino de Sandoval y Royas, che si dimostrò un feroce aguzzino non migliore del suo predecessore Luis Ferrer, che, peraltro, dichiarava di non avere mai sottoposto la regina alla tortura della cuerda[10] se non per ordine del padre Ferdinando.[11] La prigionia a Tordesillas di Giovanna, regina di Castiglia, fu estremamente dura, per quanto coerente con i tempi, e resa ancora più dura sia dal rigoroso isolamento a cui fu sottoposta sia dai tentativi di costringerla a pratiche religiose, come la confessione, che ostinatamente rifiutava.

Il marchese di Denia manifestò uno zelo esemplare nella sua funzione di carceriere-aguzzino, come dimostra la corrispondenza intrattenuta con Carlo, nella quale a volte gli ricordava che prima dei sentimenti filiali dovevano venire gli interessi politici: a volte suggeriva di applicare alla regina la tortura perché questa sarebbe stata utile alla sua salvezza e certamente avrebbe reso un servizio a Dio e spesso gli ricordava che egli agiva nel suo esclusivo interesse. Il marchese allontanava quei frati che, messi vicino alla regina nel tentativo di convertirla, ne divenivano, invece, amici e difensori, come accadde per il futuro santo Giovanni d'Avila. Di tutto veniva sempre informato il figlio Carlo, che temeva una Giovanna libera e attiva, che potesse infiammare il serpeggiante sentimento popolare antifiammingo, mettendo in pericolo il suo potere.

Fiandra e profonda pianura padana, Gand e Mantova, città d’acqua entrambe nel 1500 diedero i natali a Carlo, figlio di Filippo e di Giovanna la Pazza e a Federico, primo maschio di Francesco II Gonzaga e Isabella d’Este.
Tra il 24 e il 25 febbraio nasce Carlo, a Gand. Il padre morirà presto e nel 1516 a soli sedici anni Carlo diventerà re e in seguito, grazie a una serie di improbabili coincidenze, riunirà nella sua persona un impero che non ne vedrà altri uguali.
Federico ha un’infanzia diversa, erede del marchesato lascia Mantova come ostaggio del papa Giulio II della Rovere e trascorrerà gli anni più formativi a Roma nel periodo in cui vi lavorano sia Raffaello che Michelangelo. Nel 1519 diventa Marchese di Mantova e comincerà la sua scalata al titolo di duca. Nel 1519 Carlo diventa Carlo V l’imperatore del Sacro Romano Impero sbaragliando gli altri due candidati: Francesco I di Francia che diventerà suo acerrimo nemico e Enrico VIII d’Inghilterra.
Entrambi campioni della chiesa cattolica: Carlo fronteggia la riforma luterana e combatte i principi che la sostengono. Durante il suo impero è stampato il primo indice dei libri proibiti. Federico sarà Capitano generale della Santa Romana Chiesa.
Entrambi campioni della Chiesa cattolica ma: Carlo V darà il via al sacco di Roma nel 1527, la giusta punizione per un papa disubbidiente e Federico aiuterà i Lanzichenecchi ad attraversare il Po (suo fratello Ferrante comanderà le truppe imperiali nell’assalto alla città eterna).
Non ci si deve stupire di questa doppiezza in un periodo storico in cui era vero tutto e il contrario di tutto ma soprattutto quello che rispettava i canoni della Chiesa e dell’Impero: i deboli principi italiani sono costretti a quella politica di continuo cambiamento delle alleanze per potersi presentare dalla parte giusta, quella del vincitore, quando sarà chiaro di chi sarà la vittoria.
Ma il vero legame tra i due personaggi ha come baricentro Mantova e soprattutto Palazzo te.

 


1516, l'anno prima
di Claudio Geymonat
08 aprile 2016

Cosa accadeva nel mondo poco prima dell’irrompere della Riforma protestante

Prima del 1517 c'è stato il 1516, avrebbe potuto dire senza timor di smentita monsieur Lapalisse. Cosa accadde nell'anno che precede la decisione di Lutero di affiggere le 95 tesi e di dare in questo modo un nuovo corso a parte degli eventi storici?

Le cause profonde della Riforma sono antiche e il movimento riformatore pare essere il frutto di una evoluzione lenta ma ineluttabile. Il 1516 rappresenta la messa in atto degli elementi che precedono immediatamente lo choc causato dal 2017. Umanisti, teologi, politici, tutti i protagonisti dell'epoca sono presenti in scena.

Iniziamo dalle lettere: Erasmo da Rotterdam sostiene che le Scritture possono essere lette e comprese dal popolo, a patto che questo possa utilizzare traduzioni in lingue a lui note. Pubblica il primo marzo 1516 a Basilea il “Novum Instrumentum”, dedicato a papa Leone X. Propone un Nuovo Testamento sempre in greco e latino, ma sulla base di manoscritti disponibili in greco appena scoperti con la fine dell’impero bizantino; la versione di san Girolamo, la Vulgata, viene dunque lasciata da parte per la prima volta. Le idee contenute nei commenti, nelle note, sono rivoluzionarie: si parla di auspici perché le donne possano leggere il Vangelo, e perché gli operai, le tessitrici, possano cantarlo durante le ore di lavoro. Il battesimo, i sacramenti, appartengono a tutti i cristiani, e allora perché il dogma, la Parola, è nota solo a teologi e monaci? Il testo di Erasmo segna un punto di svolta e verrà ristampato più di 200 volte prima della fine del secolo. Lo stesso anno, sempre il 1516, vede il Concilio Lateranense V stabilire tramite la bolla Inter Sollicitudines che qualsivoglia pubblicazione debba essere sottomessa all'approvazione preventiva delle autorità ecclesiastiche. Non sono poche le figure nell’ambito della chiesa cattolica ad auspicare un rinnovamento al proprio interno: fra queste Ulrich Zwingli, prete a Zurigo che rende note sempre nel 1516 le proprie opinioni portanti. Lutero dal canto suo ha già ampiamente iniziato le proprie riflessioni. Al momento ricopre ancora il ruolo di professore di sacre scritture all'università di Wittenberg e di monaco agostiniano al convento di Erfurt e pubblica un commentario sull'epistola ai romani di san Paolo, documento prezioso perché consente di conoscere il suo pensiero alla vigilia degli avvenimenti del 1517 :« l’unica disposizione nei confronti della grazia è l’eterna elezione e predestinazione di Dio».

L'anno 1516 da un punto di vista politico vede la pubblicazione del Principe di Niccolò Machiavelli: la realpolitik entra nel linguaggio corrente; nel mentre papa Leone X, un Medici, dona il ducato di Urbino a suo nipote, detronizzando il titolare, a sua volta nipote di un pontefice precedente, l’ineffabile Giulio II. Il papato da tempo subisce le critiche per questa continua commistione fra potere temporale e spirituale. Intanto Carlo di Gand, principe d'Asburgo, diventa re di Spagna col nome di Carlo I. Diventerà più noto come Carlo V, una volta nominato imperatore del Sacro romano impero, e con questa carica dovrà gestire gli albori della Riforma in Germania. A Venezia il 29 marzo compare per la prima volta il termine ghetto per definire l’area in cui sono obbligati a risiedere gli ebrei, a seguito di un decreto del doge Leonardo Loredan: l’inizio di un apartheid che avrà il suo culmine con Auschwitz. In Inghilterra? Tutto va bene, Enrico VIII regna in armonia con la sua sposa Caterina d'Aragona. Unica inquietudine, la regina mette al mondo figli che muoiono tutti in tenerissima età, tranne una bimba che sembra dimostrarsi più tenace: sarà la futura Maria Tudor, Bloody Mary o Maria la cattolica. In Francia il giovane re Francesco I entra nel secondo anno del suo regno, sigla il 18 agosto con il papa il concordato di Bologna, che regolerà i rapporti fra chiesa cattolica e stato francese fino al 1790, anno della sua abrogazione per mano dell'assemblea costituente figlia della rivoluzione. Testo di estrema importanza che rinforza il potere del re donando a lui il diritto di nomina di quasi tutte le cariche ecclesiastiche. In pratica è il sovrano a controllare la chiesa in Francia: se ne servirà per ricompensare le grandi famiglie cui dispensa cariche utili per raccogliere i profitti dei raccolti dei poveri contadini. Un bimbo di 7 anni cresce tranquillamente a Noyon, in Picardia. Si chiama Giovanni Calvino. Un altro nasce, il 2 di febbraio, non lontano da Bergamo: di nome fa Girolamo Zanchi e contribuirà in maniera decisiva alla diffusione del nascente protestantesimo luterano e calvinista anche nei nostri confini. Del 26 novembre è il trattato di Friburgo fra Francia e Svizzera: la Lombardia diventa francese e gli elvetici rinunciano ai progetti di espansione in pianura padana, tracciando il confine fra Como e Varese valido ancora oggi.

Tommaso Moro pubblica “L’utopia”, sogno di una società pacifica dove è la cultura a regolare la vita degli uomini: l’umanesimo tocca il suo culmine.

Vediamo quindi che nel 1516 erano presenti tutti quegli elementi che saranno costitutivi dei stravolgimenti che da lì a poco sarebbero esplosi: dalla crisi del papato alle spallate dei massimi teologi e pensatori dell’epoca. Il 31 ottobre 1517 non è quindi un fulmine a ciel sereno, ma il frutto di un percorso lungo, che intreccia religione e storia, rivolte sociali e grandi imperi, fughe in avanti e volontà di mantenere lo status quo. I tempi erano maturi per un rivolgimento.

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14 ore fa, Litra68 dice:

La moneta, piuttosto malconcia e credo ammalata, è un Sestino di Giovanna di Castiglia (detta la Pazza) e di suo figlio Carlo. 

Ottima lettura caro Litra68. I Pontefici di quei tempi erano più Principi e Condottieri che Pastori di anime. Il potere Temporale regnava molto al di sopra di quello Spirituale. A tal punto che il delirio di onnipotenza dei Papi e della Curia non permise loro di capire che " The Times They are a Changin'  " per dirla con Bob Dylan. 

La goccia che fece traboccare il vaso e diede nuovo impulso alla Riforma fu la costruzione della Basilica di San Pietro una vera voragine per le casse del Papato, ma soprattutto per i poveri Fedeli

Immaginatevi un grandioso progetto da realizzare e la necessità di reperire un mucchio di soldi per portarlo avanti. E’ un po’ quello che accadde durante la costruzione della Basilica di San Pietro. La sua realizzazione venne avviata per volere di Giulio II ma i lavori stavano proseguendo a rilento. Sull’edificazione della basilica si stava giocando letteralmente l’onore e la credibilità di tutta la Chiesa. Mentre le palanche a disposizione venivano impegnate nella protezione dall’invasione turca ma anche su altri fronti, c’era la necessità di trovare fondi per il proseguimento dei lavori del San Pietro.

Senza soldi non si potevano pagare gli architetti nè gli operai e nemmeno era possibile acquistare marmi pregiati, oro e tutto ciò che serviva sia per la decorazione degli interni che per la realizzazione delle varie strutture.

A tutto c’è rimedio però fuorchè alla morte si dice oggi e si diceva allora. Per far entrare nelle casse un buon quantitativo di denari si iniziarono a vendere le nomine dei cardinali. Le famiglie ricche dell’epoca dovevano avere un alto prelato in casa: era quasi una sorta di status simbol imprescindibile per contare nella società. Inoltre il cardinale poteva un giorno divenire papa con tutti i vantaggi e i favoritismi che ne derivavano per la famiglia d’origine.

Con questo sistema poco cristiano e parecchio truffaldino si rimpinguarono i fondi papali ma i soldi ancora non bastavano. Si escogitò allora un sistema più redditizio che poteva essere esteso a tutti indistintamente: la vendita delle indulgenze. Appositi incaricati  di raccogliere le somme, rilasciavano al peccatore tanto di certificato che garantiva il perdono dei peccati commessi a chi avesse elargito una generosa offerta da destinare alla costruzione di nuove chiese, San Pietro in primis.

Nel corso degli anni vennero redatti pure dei tariffari: in pratica più era grande la colpa di cui ci si era macchiati, più era elevato il costo per ottenere l’indulgenza. Non tutti ovviamente erano d’accordo con la mercificazione del perdono divino. Martin Lutero fu uno di quelli che si oppose con decisione a questo assurdo sistema. Leone X non la prese benissimo e lo scomunicò su due piedi.

Per  ritornare al Tuo Sestino " ammalato ", se vuoi ti posso studiare una terapia adeguata ( senza pretendere naturalmente la parcella ).  Per adesso metti la moneta vicino ad una compressa di Tachipirina 500 per almeno 4-5 giorni. Se si riprende OK, se no passiamo agli Antibiotici ?

Ciao a Tutti !

 

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Visto che si parla della Basilica di San Pietro posto un due fiorini del 1626 anno in cui questa Basilica venne consacrata il 18 novembre..

Un poco debole di conio sul busto, ma data ben visibile..

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Supporter
Il 23/8/2019 alle 21:15, Litra68 dice:

Buonasera a tutti, @savoiardo, @giuseppe ballauri, veramente bei ritratti, ma soprattutto bella donna la Contessa, ho spulciato un po' tra le mie monete, ma di monete con ritratto femminile ne ho ben poche ma soprattutto recenti, mi sposto un pochino indietro nel tempo, solo che non ho una data ben precisa, per l'occasione usiamo un lasso temporale che va dal 1516 al 1519 se non sbaglio. 

La moneta, piuttosto malconcia e credo ammalata, è un Sestino di Giovanna di Castiglia (detta la Pazza) e di suo figlio Carlo. 

La moneta è collezione Litra68, le notizie storiche e avvenimenti sono come al solito fonte Web. 

Poi piano piano cercherò di andare ancora più a ritroso nel tempo. 

Buona lettura. 

Saluti 

Alberto 

Dalla morte del marito, 1506, e fino al 1520 Giovanna venne confinata, per ordine del padre, nel castello di Tordesillas, completamente isolata dal mondo esterno, e vi rimase anche quando - morto il padre Ferdinando, 23 gennaio 1516 a Madrigalejo - la Spagna, ormai unita, passò al figlio Carlo di Gand, poi meglio conosciuto, una volta divenuto imperatore, con il nome di Carlo V. Il 4 novembre 1517 Carlo si recò in visita alla madre che non vedeva da dieci anni, essendo stato allevato nelle Fiandre dalla zia Margherita. Di lei non ricordava le sembianze e aveva solo sentito descrivere la sua follia. L'incontro, peraltro, era dettato dalla necessità di ottenere la legittimazione all'assunzione del potere, ma la situazione per Giovanna non cambiò.

Carlo V
Carlo temeva le idee poco convenzionali della madre, specie per quanto riguarda la religione: un governo della madre avrebbe avuto effetti dirompenti su quegli interessi del clero e della nobiltà che si erano consolidati negli anni della reggenza di Ferdinando; avrebbe altresì escluso dalla gestione della corona lui e l'entourage fiammingo di cui era circondato e che si stava arricchendo enormemente alle sue spalle; un'incapacità mentale di Giovanna faceva comodo a molti e ovviamente gli interessati ne erano consapevoli. Carlo continuò la politica del nonno lasciando la madre nella stessa condizione in cui l'aveva trovata: prigioniera nel palazzo di Tordesillas.

«Egli sacrificò risolutamente la madre alla sua missione, come Filippo aveva sacrificato la moglie alla sua avarizia, come Ferdinando aveva immolato la figlia ai suoi piani politici.»

Carlo pose a custodia di Giovanna il marchese di Dénia, don Bernardino de Sandoval y Royas, che si dimostrò un feroce aguzzino non migliore del suo predecessore Luis Ferrer, che, peraltro, dichiarava di non avere mai sottoposto la regina alla tortura della cuerda[10] se non per ordine del padre Ferdinando.[11] La prigionia a Tordesillas di Giovanna, regina di Castiglia, fu estremamente dura, per quanto coerente con i tempi, e resa ancora più dura sia dal rigoroso isolamento a cui fu sottoposta sia dai tentativi di costringerla a pratiche religiose, come la confessione, che ostinatamente rifiutava.

Il marchese di Denia manifestò uno zelo esemplare nella sua funzione di carceriere-aguzzino, come dimostra la corrispondenza intrattenuta con Carlo, nella quale a volte gli ricordava che prima dei sentimenti filiali dovevano venire gli interessi politici: a volte suggeriva di applicare alla regina la tortura perché questa sarebbe stata utile alla sua salvezza e certamente avrebbe reso un servizio a Dio e spesso gli ricordava che egli agiva nel suo esclusivo interesse. Il marchese allontanava quei frati che, messi vicino alla regina nel tentativo di convertirla, ne divenivano, invece, amici e difensori, come accadde per il futuro santo Giovanni d'Avila. Di tutto veniva sempre informato il figlio Carlo, che temeva una Giovanna libera e attiva, che potesse infiammare il serpeggiante sentimento popolare antifiammingo, mettendo in pericolo il suo potere.

Fiandra e profonda pianura padana, Gand e Mantova, città d’acqua entrambe nel 1500 diedero i natali a Carlo, figlio di Filippo e di Giovanna la Pazza e a Federico, primo maschio di Francesco II Gonzaga e Isabella d’Este.
Tra il 24 e il 25 febbraio nasce Carlo, a Gand. Il padre morirà presto e nel 1516 a soli sedici anni Carlo diventerà re e in seguito, grazie a una serie di improbabili coincidenze, riunirà nella sua persona un impero che non ne vedrà altri uguali.
Federico ha un’infanzia diversa, erede del marchesato lascia Mantova come ostaggio del papa Giulio II della Rovere e trascorrerà gli anni più formativi a Roma nel periodo in cui vi lavorano sia Raffaello che Michelangelo. Nel 1519 diventa Marchese di Mantova e comincerà la sua scalata al titolo di duca. Nel 1519 Carlo diventa Carlo V l’imperatore del Sacro Romano Impero sbaragliando gli altri due candidati: Francesco I di Francia che diventerà suo acerrimo nemico e Enrico VIII d’Inghilterra.
Entrambi campioni della chiesa cattolica: Carlo fronteggia la riforma luterana e combatte i principi che la sostengono. Durante il suo impero è stampato il primo indice dei libri proibiti. Federico sarà Capitano generale della Santa Romana Chiesa.
Entrambi campioni della Chiesa cattolica ma: Carlo V darà il via al sacco di Roma nel 1527, la giusta punizione per un papa disubbidiente e Federico aiuterà i Lanzichenecchi ad attraversare il Po (suo fratello Ferrante comanderà le truppe imperiali nell’assalto alla città eterna).
Non ci si deve stupire di questa doppiezza in un periodo storico in cui era vero tutto e il contrario di tutto ma soprattutto quello che rispettava i canoni della Chiesa e dell’Impero: i deboli principi italiani sono costretti a quella politica di continuo cambiamento delle alleanze per potersi presentare dalla parte giusta, quella del vincitore, quando sarà chiaro di chi sarà la vittoria.
Ma il vero legame tra i due personaggi ha come baricentro Mantova e soprattutto Palazzo te.

 


1516, l'anno prima
di Claudio Geymonat
08 aprile 2016

Cosa accadeva nel mondo poco prima dell’irrompere della Riforma protestante

Prima del 1517 c'è stato il 1516, avrebbe potuto dire senza timor di smentita monsieur Lapalisse. Cosa accadde nell'anno che precede la decisione di Lutero di affiggere le 95 tesi e di dare in questo modo un nuovo corso a parte degli eventi storici?

Le cause profonde della Riforma sono antiche e il movimento riformatore pare essere il frutto di una evoluzione lenta ma ineluttabile. Il 1516 rappresenta la messa in atto degli elementi che precedono immediatamente lo choc causato dal 2017. Umanisti, teologi, politici, tutti i protagonisti dell'epoca sono presenti in scena.

Iniziamo dalle lettere: Erasmo da Rotterdam sostiene che le Scritture possono essere lette e comprese dal popolo, a patto che questo possa utilizzare traduzioni in lingue a lui note. Pubblica il primo marzo 1516 a Basilea il “Novum Instrumentum”, dedicato a papa Leone X. Propone un Nuovo Testamento sempre in greco e latino, ma sulla base di manoscritti disponibili in greco appena scoperti con la fine dell’impero bizantino; la versione di san Girolamo, la Vulgata, viene dunque lasciata da parte per la prima volta. Le idee contenute nei commenti, nelle note, sono rivoluzionarie: si parla di auspici perché le donne possano leggere il Vangelo, e perché gli operai, le tessitrici, possano cantarlo durante le ore di lavoro. Il battesimo, i sacramenti, appartengono a tutti i cristiani, e allora perché il dogma, la Parola, è nota solo a teologi e monaci? Il testo di Erasmo segna un punto di svolta e verrà ristampato più di 200 volte prima della fine del secolo. Lo stesso anno, sempre il 1516, vede il Concilio Lateranense V stabilire tramite la bolla Inter Sollicitudines che qualsivoglia pubblicazione debba essere sottomessa all'approvazione preventiva delle autorità ecclesiastiche. Non sono poche le figure nell’ambito della chiesa cattolica ad auspicare un rinnovamento al proprio interno: fra queste Ulrich Zwingli, prete a Zurigo che rende note sempre nel 1516 le proprie opinioni portanti. Lutero dal canto suo ha già ampiamente iniziato le proprie riflessioni. Al momento ricopre ancora il ruolo di professore di sacre scritture all'università di Wittenberg e di monaco agostiniano al convento di Erfurt e pubblica un commentario sull'epistola ai romani di san Paolo, documento prezioso perché consente di conoscere il suo pensiero alla vigilia degli avvenimenti del 1517 :« l’unica disposizione nei confronti della grazia è l’eterna elezione e predestinazione di Dio».

L'anno 1516 da un punto di vista politico vede la pubblicazione del Principe di Niccolò Machiavelli: la realpolitik entra nel linguaggio corrente; nel mentre papa Leone X, un Medici, dona il ducato di Urbino a suo nipote, detronizzando il titolare, a sua volta nipote di un pontefice precedente, l’ineffabile Giulio II. Il papato da tempo subisce le critiche per questa continua commistione fra potere temporale e spirituale. Intanto Carlo di Gand, principe d'Asburgo, diventa re di Spagna col nome di Carlo I. Diventerà più noto come Carlo V, una volta nominato imperatore del Sacro romano impero, e con questa carica dovrà gestire gli albori della Riforma in Germania. A Venezia il 29 marzo compare per la prima volta il termine ghetto per definire l’area in cui sono obbligati a risiedere gli ebrei, a seguito di un decreto del doge Leonardo Loredan: l’inizio di un apartheid che avrà il suo culmine con Auschwitz. In Inghilterra? Tutto va bene, Enrico VIII regna in armonia con la sua sposa Caterina d'Aragona. Unica inquietudine, la regina mette al mondo figli che muoiono tutti in tenerissima età, tranne una bimba che sembra dimostrarsi più tenace: sarà la futura Maria Tudor, Bloody Mary o Maria la cattolica. In Francia il giovane re Francesco I entra nel secondo anno del suo regno, sigla il 18 agosto con il papa il concordato di Bologna, che regolerà i rapporti fra chiesa cattolica e stato francese fino al 1790, anno della sua abrogazione per mano dell'assemblea costituente figlia della rivoluzione. Testo di estrema importanza che rinforza il potere del re donando a lui il diritto di nomina di quasi tutte le cariche ecclesiastiche. In pratica è il sovrano a controllare la chiesa in Francia: se ne servirà per ricompensare le grandi famiglie cui dispensa cariche utili per raccogliere i profitti dei raccolti dei poveri contadini. Un bimbo di 7 anni cresce tranquillamente a Noyon, in Picardia. Si chiama Giovanni Calvino. Un altro nasce, il 2 di febbraio, non lontano da Bergamo: di nome fa Girolamo Zanchi e contribuirà in maniera decisiva alla diffusione del nascente protestantesimo luterano e calvinista anche nei nostri confini. Del 26 novembre è il trattato di Friburgo fra Francia e Svizzera: la Lombardia diventa francese e gli elvetici rinunciano ai progetti di espansione in pianura padana, tracciando il confine fra Como e Varese valido ancora oggi.

Tommaso Moro pubblica “L’utopia”, sogno di una società pacifica dove è la cultura a regolare la vita degli uomini: l’umanesimo tocca il suo culmine.

Vediamo quindi che nel 1516 erano presenti tutti quegli elementi che saranno costitutivi dei stravolgimenti che da lì a poco sarebbero esplosi: dalla crisi del papato alle spallate dei massimi teologi e pensatori dell’epoca. Il 31 ottobre 1517 non è quindi un fulmine a ciel sereno, ma il frutto di un percorso lungo, che intreccia religione e storia, rivolte sociali e grandi imperi, fughe in avanti e volontà di mantenere lo status quo. I tempi erano maturi per un rivolgimento.

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Per una rilettura della storia di Giovanna la Pazza, suggerisco un romanzo di Gioconda Belli: La pergamena della seduzione.

Ricostruisce la vicenda di Giovanna attraverso uno specchio con la contemporaneità, sottolineandone le dimensioni passionali, fuori dal suo tempo e dalle convenzioni dell'epoca.

 

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